#collovati e il sessismo nel calcio
Explore tagged Tumblr posts
spettriedemoni · 6 years ago
Text
Un post sessista sul sessismo nel calcio
Non lasciatevi ingannare dal titolo: serve solo per clikbaiting e di sesso parleremo poco.
Si è fatto un gran parlare di Collovati e della sua affermazione sessista circa il fatto che quando lui sente una donna parlare di tattica gli viene il voltastomaco. Un po' lo capisco, sapete? Sì perché capita pure a me, ma non solo con le donne. Mi succede pure quando parlo di tattica con gli uomini o con i laziali o con gli juventini. No scherzo gli juventini non parlano di tattica: per loro la Juve vince perché è forte e tu che non sei juventino sei rosicone, Maalox, fegato spappolato e interista. Ah gli juventini, quante soddisfazioni! Il triplete quest'anno credo sia diventato Champions, 30 scudetti e un Trofeo Berlusconi visto che sono fuori dalla Coppa Italia.
No, davvero, mica si può parlare di tattica con chiunque. Prendete Maurizio Pistocchi (detto piadina) uno che venne presentato a suo tempo come "il massimo biografo di Arrigo Sacchi", volete davvero parlare di tattica con lui?
Tumblr media
Spesso sono gli addetti ai lavori che fanno venire l'orticaria quando devi parlare di tattica con loro e per addetti ai lavori intanto i calciatori tipo Cassano. Ho già il mal di testa.
Dice Massimo Fini che è una polemica inutile e ipocrita perché il calcio è cosa da maschi (seee vabbè) perché "voi non avete mai provato a spiegare il fuorigioco a una donna" e qui l'inneffabile Fini ha ragione: non ci ho mai provato. Mai! Certo uno può obiettare che non l'ho mai fatto perché non lo so per me, figuriamoci spiegarlo. In realtà sono un ex arbitro di calcio (dai, avanti, fate tutte le battute del caso: sono cornuto eccetera eccetera) quindi il fuorigioco lo conosco e posso spiegarlo, ma a una donna non mi è capitato di doverlo spiegare perché... Non è interessata. Ma non al fuorigioco, dico non è interessata al calcio in generale, non solo alla regola del fuorigioco. Certo non tutte le donne, sto generalizzando eccetera eccetera, ma nella mia piccola esperienza personale le donne che ho conosciuto se ne sbattevano abbastanza di calcio.
Ma poi, avete mai provato ad arbitrare a Rancitelli, quartiere di Pescara dove hanno pestato il giornalista Rai? Ecco, lì non vi dicono un cazzo per un fuorigioco sbagliato (sospetto perché non lo conosce nessuno il fuorigioco) ma se invece invertite una rimessa laterale vi si mangiano. No, davvero: rischiate di non poter finire la partita in tranquillità perché stanno lì a protestare perché la rimessa va invertita.
Non è facile fare l'arbitro ma hai comunque il vantaggio di conoscere il regolamento meglio dei giocatori. Inoltre sei più uomo di loro perché sei da solo a correre in mezzo al campo, loro possono fare le fighette tipo Cristiano Ronaldo o Bonucci a cui pare abbiano sparato per una mano appoggiata addosso. Un arbitro deve correre sempre e non può permettersi di evitare uno scatto perché non ha un compagno che corre al posto suo. Capito, mezze seghe?
Ma sto divagando e il punto è che il calcio non lo conosce nessuno bene bene, neppure io che ne parlo. Il calcio poi, "non è una scienza esatta". Vabbè questa è una frase retorica del cazzo, lo so, ma significa che nel calcio vince (a volte) la squadra che merita meno, ma anche questa è una cazzata perché se ti vengono a dire "loro si sono solo difesi e hanno fatto un tiro in porta e hanno fatto gol" vuol dire che nella migliore delle ipotesi hai un portiere che è una pippa o che ha mani di merda tipo Olsen sabato sera a Frosinone che è riuscito a mandare nella propria porta un pallone parato all'angolino. Oppure, se hai fatto 25 tiri e zero gol, che hai degli attaccanti con i piedi storti. Ecco questi sono concetti difficili da fare capire a molti tifosi uomini, figurati se puoi parlare di tattica con questi. A malapena sanno la differenza tra una mezz'ala e un mediano. No, scherzo: non sanno la differenza tra un portiere e un mediano.
Oh certo poi se una donna fa pure l'agente di un calciatore là sono "volatili per diabetici". Non vi dico che succede se, incidentalmente, questa donna oltre che agente è pure moglie del suddetto calciatore: apriti cielo.
Lasciatelo perdere Collovati, date retta a me, tanto la moglie lo avrà mazzolato per bene una volta tornato a casa, sicuro.
8 notes · View notes
questouomono · 6 years ago
Text
Questo uomo no, #103 - Il filo marrone
*
Tumblr media
C'è un filo marrone che tiene collegati i sessismi di Collovati e Dotto, di Giulio Perrone, di Lagerfeld, di Insigne, del consigliere Masocco - solo per citare i più recenti. E non c'entra nulla col calcio, con la moda, con la letteratura o con la politica: c'entra solo col potere.
Fulvio Collovati e Giancarlo Dotto rappresentano quei simboli culturali che nei decenni sono diventati rappresentazioni dell’identità maschile tanto da essere scambiati con la stessa identità maschile. Il calcio è prerogativa della natura maschile quanto stirare le camicie lo è per quella femminile, ma è ovvio che parlando di un movimento sportivo che fattura milioni di euro al giorno, c’è un certo attaccamento al potere mediatico vagamente superiore di quello esercitato per la tavola da stiro. Questi individui virano sullo scherzo, la buttano su una presunta “estetica” di cui non sanno e non capiscono nulla, ma hanno bisogno di nomi per giustificare la loro idea sessista di donna (e quindi di uomo) in quei modi “civili” che secondo questo distorto pensiero dovrebbero essere accettabili come “opinioni”. Ma una opinione sessista è una discriminazione, cioè uno strumento di potere. Questo uomo no.
La retorica sessista del “conoscere le donne” non conosce crisi da secoli e il libro di Giulio Perrone casualmente uscito il 14 febbraio sarà certamente un successo per l’autore e per chi ancora crede a ruoli stereotipati - che indubbiamente sono efficaci, dato che appunto sono stereotipi. La loro efficacia però non ne giustifica né l’esistenza né la diffusione, perché quel modo di interpretare la relazione di coppia etero propaganda un modello basato su mostruose convinzioni riguardo la “natura” di uomini e donne. Dovrebbe bastare saper leggere per capirlo, ma chi compra prodotti editoriali come quello, tecnicamente legge ma effettivamente si specchia in una rappresentazione rassicurante - quella degli stereotipi, appunto, che sono lì a impedire qualsiasi pensiero critico che aiuterebbe non poco queste relazioni. Invece si continua a giocare con ruoli che nessuno ha scelto, imponendo comportamenti ai quali nessuno ha dato consenso, e spacciando per conoscenza dell’altro quello che invece è schiacciarne l’identità dalla propria posizione di potere (uomo, bianco, scrittore/editore, rivista patinata, foto ammiccante). Questo uomo no.
Karl Lagerfeld rappresenta un classico esempio di prodotto culturale che esercita una potente influenza sull’immaginario di milioni di persone senza che ne venga mai riconosciuta la terribile potenza discriminante. Non sono bastate negli anni le rappresentazioni di sé trasformate in agiografie da personcine altrettanto fintamente ignare del potere della rappresentazione come Natalia Aspesi (ecco un bell’esempio di cinque anni fa che la dice lunga su entrambi); anche quando costui si è speso direttamente per parlare di cose che ovviamente non può minimamente comprendere (ecco le sue idee di un anno fa sul movimento #metoo) tutto ciò non ha minimamente intaccato la sacra aura dovuta al designer che, invece di risolvere problemi, decide che “il mio solo compito è creare desiderio per ciò che non è necessario” (parole sue). Peccato non riflettere mai che quel compito gli è possibile grazie a poteri discriminanti che con tutta l’erudizione che sfoggiava si è ben guardato dallo studiare, e che delle sue creazioni si sono giovati per decenni. Sì lo so che è stato tanto romantico nel volere le sue ceneri insieme a quelle del suo compagno storico, ma tutto st’amore poteva sinceramente usarlo un po’ meglio. Grandi poteri danno grandi responsabilità, diceva qualcuno, e se non te le prendi perché pensi solo ai cavoli tuoi sei uno stronzo comunque. Questo uomo no.
A proposito di stronzi, spero non sia necessario dilungarsi troppo su Lorenzo Insigne: il problema non è la sua pericolosa fobìa dimostrata per qualsiasi libertà personale della moglie (per chi si fosse perso le gesta ecco un link), è un fenomeno sociale diffusissimo denunciato da secoli da quei femminismi che tanto nessuno ascolta. Fa molto più ribrezzo il fatto che tutto ciò venga rappresentato da una “testata” giornalistica come un simpatico scherzo, e che tutto torni nell’alveo dei “cazzi loro” matrimoniali dopo pochi giorni di maretta mediatica. Questo è veramente ciò di cui vergognarsi socialmente: che vedere rappresentata e in azione una schifosa discriminazione sessista, applicata anche con una notevole violenza, non abbia fatto succedere nulla. Nessun provvedimento di una qualche autorità - a dimostrazione che la sacralità del vincolo matrimoniale è ancora superiore a tutto; nessuna azione da parte del datore di lavoro di Insigne - un’azienda ipocrita falsamente sensibile alle questioni di immagine; nessuna sollevazione “popolare” da parte di un popolo che quindi dimostra di identificarsi con questo suo “eroe” maschilista e violento, che ancora dopo secoli chiama gelosia le proprie paure e il potere che esercita per non affrontarle. Questo uomo no.
Kevin Masocco non ha fatto neanche in tempo a diventare esempio del legame tra potere politico e discriminazione sessista; gli esempi si sono rapidamente diffusi. Massimiliano Galli è un altro, forse la schiera è stata aperta da Massimo Bitonci - non credo si arriverebbe mai a un vero inizio. E, che sia chiaro, la parte politica da cui vengono questi tre esempi è un caso: non si tratta di questo o quel partito, si tratta di chi ha il potere, locale o nazionale che sia. Avere potere politico aumenta quella hybris tutta maschile che è già più che latente nella cultura sessista ancora dominante, e quindi dal messaggio all’amico alla trasmissione televisiva il sessismo discriminante fa sentire le proprie ragioni, sicuro che sarà molto poco drenato da una qualche inibizione educativa o sociale. Già sono folte le schiere che se la prendono con quel partito come se in altri albergassero invece i campioni della parità, di linguaggio e di abitudini (agevolo un articolo che ricorda come di sessismo sia ben impregnata anche la sedicente “sinistra” partitica italiana). Se pensate sia solo una questione di partito, siete di molto lontani dalla realtà. Questo uomo no.
Il sessismo è anche un nome collettivo per linguaggi, strumenti, comportamenti e concetti manipolatori che servono ad avere potere su un genere intero. O lo si chiama col suo nome quando si manifesta (impedendo al contempo che se ne sminuisca la portata, berciando di complotti, “sessismo al contrario”, ironia e scuse simili) e se ne riconosce il filo colorato che lo accomuna ovunque, o continuerà il suo efficace servizio per chi opprime, dentro casa come una nazione intera, nella politica come nella cultura, ieri come domani. Questo uomo no.
6 notes · View notes
gianssnow · 6 years ago
Text
Sulla fatuità delle accuse a Fulvio Collovati
Il tribunale del web ha sentenziato, si svolga l’autodafé: che Fulvio Collovati abiuri le sue sacrileghe frasi sulle donne che non capiscono nulla di calcio, o sia messo tosto sul rogo, figurato, s’intende e si spera. Quello del campione del mondo di Spagna 82 è solo l’ultimo capitolo di una lunga teoria di cyberprocessi nei quali la pena è per nulla commisurata alla colpa, se esiste una colpa. Non più tardi di due settimane fa, il mio quasi-concittadino Francesco Renga si è dovuto inginocchiare sui ceci implorando misericordia dopo aver fatto una notazione innocentemente tecnica circa la differenza tra le qualità canore maschili e femminili. Lo scandalo è stato nazionale. Le bufere fatte esplodere dai napalm51 camerettari sono ormai l’amaro pane quotidiano.
E’ d’uopo una premessa. Non si è liberi di dire ciò che si vuole, tout court. Se valesse il principio della totale e piena libertà di parola, si autorizzerebbe ciascheduno a proclamare le bellezze del cannibalismo, o le soavi lusinghe del lanciarsi da un grattacielo, o i terribili pericoli che si celano dietro i vaccini (ah no, questo lo fanno, e ricevono anche il pubblico encomio!). Sussistono dei vincoli inviolabili, da rinviare al buon gusto, alla decenza, alla sensibilità di un’etnia, di una classe sociale, di un genere. Su questo non ci piove. Ma la frase di Collovati, che qui riporto: “Sara (Peluso, nda) è un’amica, ma quando sento una donna parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco, non ce la faccio. Se parli della partita, su come è andata, bene, ma non puoi parlare di tattica. Una donna non capisce come un uomo” non ha contenuti insultanti, per alcune semplici ragioni. La prima, la più evidente: si sta parlando di calcio, e non di fisica nucleare, o di medicina, o di economia. Il calcio non è un prodotto né dell’estetica, né tanto meno della ragione umana. Non si sta dicendo: le donne non possono esercitare la professione medica, o scientifica, o artistica tal quale agli uomini, perché non sono dotate quanto loro. Una donna può tranquillamente sopravvivere e realizzarsi pienamente nella propria esistenza, pur non essendo ammessa al sancta sanctorum dell’episteme futbolistica. Può vincere il premio Nobel, diventare presidente degli Stati Uniti, essere spedita nello spazio, fare tutte queste cose non solo come gli uomini, ma meglio di loro; e non sapere nemmeno la regola del fuorigioco. Sono sufficientemente persuaso che le suffragette non abbiano condotto le loro battaglie per spalancare le porte del calcio al genere femminile.
Purtuttavia, l’enunciato di Collovati non ha necessariamente lo statuto di verità. Anzi, sicuramente non lo ha, perché sicuramente esistono donne che conoscono il calcio, ed anche meglio degli uomini. Di qui, si aprono due alternative: la frase di Collovati o è una fesseria, o è una battuta. Se è una fesseria è inoffensiva per i motivi di cui sopra, Collovati non sta limitando il diritto all’autodeterminazione della donna e non ne sta oltraggiando la sensibilità. Perché mai una donna dovrebbe sentirsi offesa? il massimo che possa fare è riconoscere l’inconsistenza dell’assunto collovatiano. Alternativamente, è una facezia, ipotesi che io mi sento di sposare maggiormente, che rinvia al topos della guerra fra sessi, iper-abusato nel periodo della commedia classica americana, e facente leva sui più innocenti cliché circa la dicotomia sesso maschile-sesso femminile. Il calcio rientra evidentemente fra questi. Altrimenti, tacciamo di sessismo anche “La partita di pallone” di Rita Pavone.
La generalizzazione di Collovati contiene un seme di errore, come tutte le generalizzazioni. Tuttavia, si rivela analogamente errata anche una generalizzazione fatta sul sentimento di indignazione: quella frase non è “sessista”, non offende “tutte” le donne (a parere di chi scrive, non dovrebbe offenderne nemmeno una), ma al più dovrebbe stuzzicare quelle donne che seguono abitualmente il calcio, che non sono “tutte” le donne. Mentre “tutte” le donne devono avere il diritto a poter fare scienza, economia, politica esattamente come gli uomini, non “tutte” le donne nutrono interesse verso il calcio. Una spiegazione ultronea, ma necessaria visti i chiari di luna in cui viviamo. Sarebbe un atto di maturità stendere per una volta un velo di silenzio sopra queste vicende, nell’interesse stesso della causa femminile (o degli stranieri se stessimo parlando di razzismo, o dei più poveri se stessimo discorrendo di classismo, e così via). Mettere nello stesso paiolo le tante banalità e le poche cose serie su cui vale davvero la pena di interrogarsi e, perché no, di indignarsi, significa equiparare tutti i fenomeni sullo stesso piano e banalizzarli, renderli regola, abbassare la soglia dell’attenzione e quindi perdere di vista le reali gravità. 
0 notes
alessandro54-plus · 6 years ago
Text
Il machismo nel pallone, la carica degli ex calciatori contro Wanda Nara: ''Fuori dallo spogliatoio''
Il machismo nel pallone, la carica degli ex calciatori contro Wanda Nara: ”Fuori dallo spogliatoio”
Costacurta, Marocchi, Collovati & C. Al centro della scena non ci sono Icardi e la scandalosa consorte quanto ormai la categoria dell'”ex calciatore maschio latino”. Ex giocatori che adesso esercitano la professione di commentatore tv e si pavoneggiano a colpi di sessismo
articolo: https://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/2019/02/18/news/wanda_nara_icardi_commentatori_tv_maschio_latino-2194…
View On WordPress
0 notes