#cioè. ma ve li immaginate
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Comunque io sogno una mega collaborazione tra tutti gli artisti con cui Fedez ha litigato dove lo trascinano per un buon otto minuti e mezzo di canzone. Forse lì potremmo eguagliare Kendrick vs Drake
#io ne ho bisogno#cioè. ma ve li immaginate#i vari guè/marra/fibra/salmo assiema ad anna oxa e morgan#sarebbe da scassarsi#italian tag#ma si. ci metto pure:#sanremo 2025
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PALLE VERE E PALLONCINI FALSI
Avete idea di quanti impianti fotovoltaici o eolici servono per soddisfare una richiesta di 1000 MW in assenza di fossili?
No?
Vi sorprenderà non poco e capirete l’assurdità delle idee di Bonelli &Co. Ecco i numeri.
Fissiamo, come è diffuso, che per sopperire all’intermittenza di eolico e solare, si usino batterie di backup.
Supponiamo di dover coprire un periodo di 5 giorni consecutivi di assenza di sole e/o vento. Perciò servono teoricamente 5ggx24h x 1000= 120.000 MWh di backup.
In realtà, come succede per le auto elettriche, la carica non va da 0 a 100% ma da 20% a 80%. Il che fa salire la necessità di backup a 200.000 MWh.
Il fattore di potenza medio per eolico e solare è del 25% (il sole non c’è sempre e il non soffia sempre) In condizioni di uso ordinarie, servono perciò almeno 4000 MW di potenza disponibile.
A questa va aggiunta quella per ricaricare in parallelo le batterie tampone (supponiamo in 12 ore).
Serve perciò una potenza di 200.000/12=16.666 MW. In totale 4000+16.666 = 20.666 MW Il primo risultato, già stupefacente, è che per 1000 MW di richiesta, servono impianti eolico-solari di potenza 21 volte superiore. Quanto costa tutto ciò? L’IEA parla di 1,3 Mil$/MW. Quindi per gli impianti servono 1,3*20666 = 26.866 Milioni di $.
Per le batterie si valuta un costo di 200$/KWh., cioè 200.000/MWh. Per le nostre batterie servono quindi 200.000 * 200.000 = 40 miliardi di $, che sommati ai costi degli impianti danno 66,8 miliardi di $ Tutto questo per una potenza richiesta di 1000 MW.
Per avere un’idea più chiara, considerate che la richiesta di potenza per tutta l’Italia è pari 54 GW, 54.000 MW. Quindi se pensiamo a produrre l’energia elettrica solo con rinnovabili, il costo per l’Italia lo otteniamo moltiplicano per 54, cioè…
66 miliadi * 54 = 3.610 Miliardi di $, circa 3.300 Miliardi di Euro. Questo è 1,7 volte il nostro PIL.
La spesa delle famiglie italiane per l’elettricità è stata nel 2022 di 30 Miliardi. Cioè il costo della transizione totale, è 110 volte superiore al consumo annuo!
Ma non è tutto qui. Ho considerato cautelativamente 5 giorni di carenza di energia. Ma potrebbe succedere che d’inverno ce ne sia un sesto. Il quel giorno, senza fossili, saremmo in blackout e al gelo. E non è ancora finita.
Il passaggio a tutto elettrico comporta una crescita dell’energia elettrica richiesta. Si può valutare circa il doppio di quella attuale. Allora i costi e i rischi di blackout non ve li calcolo ma li immaginate.
Non vi suona un campanellino di allarme?
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Bud Ecchi
Una parte di me è delusa che quel troglodita di Bandecchi non sia stato eletto. Una parte di me (la stessa di prima) lo vorrebbe addirittura come nostro Presidente del Consiglio. Ve li immaginate i suoi discorsi al G7, all'ONU o nei meeting internazionali, oppure a risolvere le inestricabili controversie geopolitiche alla vecchia maniera, come si fa cioè tra veri uomini.
D'altro canto lo stesso Piero Calamandrei, padre della patria e fine giurista, in alcune lettere inedite indirizzate a Norberto Bobbio, sognava una politica "non più fatta di cavilli, ma di sonori schiaffoni".
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Come può essere credibile il governo di Draghi e Confindustria sull’antifascismo? Di Giorgio Cremaschi. Il regime dei padroni tra fascismo e antifascismo Lo sciopero generale convocato da quelle che sono piccole organizzazioni, se paragonate ai grandi sindacati confederali, ha riscosso un successo clamoroso: un milione di persone astenute dal lavoro, centomila in corteo e in piazza in oltre quaranta città. Non troverete nessuna cronaca di questa giornata di lotta nei mass media, tv e grandi giornali. Non troverete nessuna informazione sulle ragioni dello sciopero, cioè la lotta contro i licenziamenti dalla GKN all’Alitalia a tanti altri, contro lo sfruttamento e la precarizzazione, contro l’aumento del costo della vita e i salari scandalosamente bassi, contro la distruzione della sanità, della scuola e dei servizi pubblici. Nello sciopero e nelle manifestazioni erano spesso presenti in massa i migranti, in lotta contro la doppia oppressione che li colpisce come lavoratori e come persone sottoposte al ricatto permanente del permesso di soggiorno. Non troverete loro immagini nell’informazione ufficiale che ha affogato la giornata di lotta in un grande calderone, ove al centro stava l’attacco fascista alla CGIL, poi il rifiuto del green pass, poi il rischio diffuso di violenza, senza definizioni ulteriori. Anzi il direttore di Repubblica è andato oltre, perché in televisione ha dedicato gran parte della sua condanna della violenza ai NOTAV, esplicitamente accusati di terrorismo. Tutto questo non è solo dovuto alla cialtroneria e alla abitudine alla disinformazione dei mass media, frutto di trent’anni di egemonia ideologica del liberismo, è anche un preciso disegno politico che con il governo Draghi si è consolidato e rafforzato. La sostanza di questo disegno è semplice: Draghi è il massimo della democrazia e della giustizia, contro di lui ci sono solo fascisti, terrapiattisti e violenti. L’opposizione a Draghi da sinistra, nel nome dell’eguaglianza sociale, dei diritti costituzionali e dell’ambiente, non deve e non può esistere e se c’è va ignorata e repressa. Un mondo sindacale indisponibile al patto sociale proposto dal presidente del consiglio e entusiasticamente accolto dalla Confindustria, deve essere escluso dalla rappresentanza del mondo del lavoro. La mano sulla spalla posta da Draghi su Landini, da una posizione iconograficamente più alta nonostante il capo del governo sia molto più basso del segretario della CGIL, non è solidarietà ma potere. E non a caso nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi si parla di rifiuto della violenza e non del neofascismo. Perché il governo di unità nazionale che Draghi presiede non può fare propria la pregiudiziale antifascista della prima repubblica. Prima di tutto perché deve sempre avere i voti di Berlusconi e Salvini e dialogare con Meloni. Poi perché i fascisti possono sì essere colpiti quando esagerano e scappano di mano come sabato scorso, ma solo collocandoli in una generica, indifferenziata, ipocrita condanna della violenza. In modo da usare la stessa accusa contro i lavoratori che fanno un picchetto contro i licenziamenti, o gli ambientalisti che vogliono fermare la devastazione della natura. (...) Ed è in questo autoritarismo sociale e politico, che trovano alimento le spinte reazionarie, nelle quali galleggia il neofascismo. Come insegna la storia, il fascismo è il figlio prediletto del liberismo economico e solo la lotta sociale degli oppressi contro gli oppressori, degli sfruttati contro gli sfruttatori, dei poveri contro i ricchi, solo questa lotta sostiene davvero la democrazia e la sottrae alla frantumazione delle guerre trasversali tra i poveri, che sempre portano autoritarismo. Il governo Draghi non può riconoscere la centralità della questione sociale, mentre raccoglie le ovazioni degli industriali. (...) Ve lo immaginate Draghi intervenire contro le imprese che impediscono ai propri dipendenti di rivendicare, lottare, persino di esprimere le proprie opinioni? Lì la libertà vera finisce, ma Draghi tutela solo la libertà d’impresa. Come si fa a combattere davvero il fascismo, quando nel nome del mercato e del profitto si minano le basi materiali della Costituzione antifascista, lo stato sociale ed i diritti del lavoro? (...) Come si fa a dire seriamente che con il certificato verde lo stato tutela i lavoratori, quando non c’è un solo imprenditore che paghi per la strage sul lavoro? E quale nuova catastrofe della sanità pubblica preparano Draghi e i suoi, che hanno concordato con le regioni di andare avanti con l’autonomia differenziata? Cioè con il sistema di frantumazione e privatizzazione della sanità corresponsabile di 130000 morti Covid. I fascisti ed i reazionari hanno inventato il termine dittatura sanitaria, un falso che serve a coprire non solo la dittatura fascista di ieri, ma anche quella dell’impresa e del profitto oggi. I fascisti sono sempre gli ultimi servi sciocchi e violenti del sistema. Ma Draghi, con cautela da banchiere, non riesce neppure a pronunciare la parola fascismo. E Meloni pensa di coprire le sue radici neofasciste con una mozione contro tutte le violenze. Del resto la maggioranza del Parlamento Europeo, la stessa che in Italia sostiene Draghi, non ha forse equiparato fascismo e comunismo, cioè ha negato le basi stesse della sconfitta del fascismo in Europa? (...) Perché è il regime dei padroni che alimenta il fascismo; e se non si rovescia il primo, il secondo continuerà in varie forme a diffondersi.
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POLMONI TAMPONATI POLMONITICI
Mi sa che qua (qua-->ovunque) la gente faccia un po’ di confusione su quando e perché si faccia (o non si faccia) il tampone per la ricerca del Covid-19 e su come e quanto sia pericolosa la polmonite (causata dal Covid-19 o meno).
Tampone --> un cotton fioc lunghissimo che a volte ti infilano nel culo, a volte nella passera, a volte persin laggiù in fondo nell’utero e qualche volta persin’anche addirittura guarda te nell’uccello, dove natura insegna che di solito non ci va proprio nulla. Serve a prelevare del materiale cellulare per studiarlo mediante tantissime metodiche di laboratorio diverse, volte ora a rilevare cellule tumorali, ora batteri, ora virus, ora miceti, ora se qualcuno fa cosacce contronatura col cioccolato fondente. Quando te lo infilano nella bocca e nel naso, prende il nome di tampone oro-faringeo o rino-faringeo e la sua punta intinta nel vostro moccio salivoso viene poi studiata tramite una tecnica magica di laboratorio chiamata PCR (Polymerase Chain Reaction), in cui la macchina magica fa la parte dello sbirro inquisitorio che chiede i documenti al virus (se c’è) e poi li trasmette in centrale. Esistono tecniche più nuove e più veloci (RT-PCR, real-time PCR) ma non ci interessano ai fini di quanto sto per dirvi.
Poche ore dallo stupro oro-nasale con cotton-fioc per orecchie maggiorate e saprete se avete o no il Covid-19.
E, ditemi, a voi che cazzo ve ne frega se ce l’avete o no?
La domanda sembra stupida, forse retorica ma senza dubbio offensiva come un colpo di phon su un prezioso e unico fiocco di neve (cioè l’italiano medio CHE VUOLE SAPERE COSA GLI TENGONO NASCOSTO!) eppure la questione, hic et nunc, è proprio questa.
Non ha più senso fare i tamponi di ricerca per il Covid-19.
Ci arrivo ma prima fatemivi dire cosa sia una polmonite.
La polmonite --> immaginate di avere una spugna nel petto che si imbeve d’acqua quando tirate dentro il respiro e che schizza fuori l’acqua quando tirate fuori il respiro. La polmonite è un’infiammazione che rovina e strappa così tanto la trama di quella spugna che questa non è più capace di assorbire acqua o ne assorbe pochissima, spesso non in modo sufficiente. La trama della spugna sono gli alveoli polmonari - immaginateli come dei piccoli chicchi d’uva, ognuno collegato col picciolo ai bronchi - e l’acqua, ovviamente, l’ossigeno.
La polmonite viene per svariate cause - tipo anche a respirare farina, cemento o polvere di cioccolato fond... ok, avete capito - ma quella virale, per esempio, è causata molto spesso dal Rhinovirus, i virus del raffreddore. La polmonite è, in genere, motivo di allerta sanitaria e quella virale a maggior ragione poiché non può essere debellata con antibiotici.
Ma alla fine le polmoniti virali VENGONO TRATTATE TUTTE ALLA STESSA MANIERA: si aspetta che passino se sono lievi, si somministra ossigeno e corticosteroidi se sono serie e si intuba il paziente se sono molto gravi.
E quando dico tutte intendo pure QUELLE CAUSATE DAL COVID-19, che ha l’unica colpa di essere un po’ più aggressivo per il tessuto polmonare rispetto ad altri patogeni. Un po’... non mortalissimo di morte certa.
Se vi ricoverano non è perché lì vi somministrano il farmaco ammazza Covid-19 che a casa non vi danno (al massimo, se siete gravi provano con qualche antivirale) ma perché lì c’è ossigeno, respiratori e medici che vi possono soccorrere qualora il calzino dovesse cominciare a tirare.
Quindi, il tampone aveva un proprio senso ALL’INIZIO dell’epidemia, quando c’era la necessita di circoscrivere il contagio ed eventualmente rintracciare i vettori errabondi (gli involontari untori che andavano a ballare per il Nord Italia) ma ora che IL COVID-19 E’ DA CONSIDERARSI UBIQUITARIO PRATICAMENTE SU TUTTO IL TERRITORIO ITALIANO IL TAMPONE NON SERVE PIU’ A NULLA.
Quindi,
Se avete il raffreddore state a casa.
Se avete la tosse state a casa e lo dite al medico per telefono.
Se avete febbre alta e tosse lo dite al medico e lui, eventualmente, vi verrà ad auscultare o lo dirà ai servizi preposti.
Se fate davvero fatica a respirare chiamate il medico e il 118 e sarete soccorsi come anche prima del coronavirus.
Se avete la polmonite - non importa se da Covid-19 o da inalazione di polvere di cioccolato fondente - se è lieve VI RIMANDANO A CASA e vi dicono di stare in isolamento controllato, se è seria VI RICOVERANO come se fosse da Covid-19 e se è grave vi intubano.
Basta parlare di tamponi negati, tamponi mancanti, tamponi per i ricchi e se non hanno i tamponi mangino le brioches.
I TAMPONI PER LA RICERCA DEL COVID-19 HANNO UN VALORE DIAGNOSTICO COMPLETAMENTE DIFFERENTE DA QUELLO CHE GLI VIENE COMUNEMENTE DATO.
Se vi può far stare tranquilli infilatevi un cottonfioc nel naso e speditemelo per posta... vi prometto che vi riscrivo indietro una lettera contenente un pensiero o una poesia che vi allieteranno l’attesa mentre non potrete rompere il cazzo a nessuno con le vostre paranoie perché rinchiusi in quarantena dentro casa vostra.
E non lo dico con cattiveria o senso di superiorità... solo che davvero vi state preoccupando per la cosa sbagliata. <3
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Generalmente non mi espongo su questi fatti, perché non sono informata a modo, ma questa cosa ve la devo troppo raccontare. Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria, conscia che probabilmente mi addormenterò nelle file alte dell’aula magna. Mi siedo, leggo la scaletta, la seconda voce è “sanità pubblica e immigrazione: il diritto fondamentale alla tutela della salute”. Inevitabilmente penso “e che do bali”. Accendo Pokémon Go, che sono sopra una palestra della squadra blu. Mi accingo a conquistarla per i rossi. Comincia a parlare il tale Dottor Pietro Bartolo, che io non so chi sia. Non me ne curo. Ero lì che tentavo di catturare un bulbasaur e sento la sua voce in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici di chissà quale sindrome di *lallallà*. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”. Decido di ascoltare lui con un orecchio e bulbasaur con l’altro. Bartolo racconta che sta lì, a Lampedusa, ha curato 350mila persone, che c’è una cosa che odia, cioè fare il riconoscimento cadaverico. Che molti non hanno più le impronte digitali. E lui deve prelevare dita, coste, orecchie. Lo racconta:”Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail antiprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano”. Mi perplimo. Ma non era un congresso ad argomento clinico? Dove sono le terapie? Perché la voce di un internista non mi sta annoiando con la metanalisi sull’utilizzo della sticazzitina tetrasolfata? Decido di mollare bulbasaur, un secondino, poi torno Bulba, devo capire cosa sta dicendo questo qua. “Su questi barconi gli uomini si mettono tutti sul bordo, come una catena umana, per proteggere le donne, i bambini e gli anziani all’interno, dal freddo e dall’acqua. Sono famiglie. Famiglie come le nostre”. Mostra una foto, vista e rivista, ma lui non è retorico, non è formale. È fuori da ogni schema politically correct, fuori da ogni comfort zone. “Una notte mi hanno chiamato: erano sbarcati due gommoni, dovevo andare a prestare soccorso. Ho visitato tutti, non avevano le malattie che qualcuno dice essere portate qui da loro. Avevano le malattie che potrebbe avere chiunque. Che si curano con terapie banali. Innocue. Alcuni. Altri sono stati scuoiati vivi, per farli diventare bianchi. Questo ragazzo ad esempio”, mostra un’altra foto, tutt’altro che vista e rivista. Un giovane, che avrà avuto 15/16 anni, affettato dal ginocchio alla caviglia. Mi dimentico dei Pokémon. “Lui è sopravvissuto agli esperimenti immondi che gli hanno fatto. Suo fratello, invece, non ce l’ha fatta. Lui è morto per essere stato scuoiato vivo”. Metto il cellulare in tasca. ”Qualcuno mi dice di andare a guardare nella stiva, che non sarà un bello spettacolo. Così scendo, mi sembrava di camminare su dei cuscini. Accendo la torcia del mio telefono e mi trovo questo..” Mostra un’altra foto. Sembrava una fossa comune. Corpi ammassati come barattoli di uomini senza vita. “Questa foto non è finta. L’ho fatta io. Ma non ve la mostrano nei telegiornali. Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti. Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare”. Ora non c’è nessuno in aula magna che non trattenga il fiato, in silenzio. “Ma ci sono anche cose belle, cose che ti fanno andare avanti. Una ragazza. Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta” ci mostra la foto del loro abbraccio. “..Si perché la gente non capisce. C’è qualcuno che ha parlato di razza pura. Ma la razza pura è soggetta a più malattie. Noi contaminandoci diventiamo più forti, più resistenti. E l’economia? Queste persone, lavorando, hanno portato miliardi nelle casse dell’Europa. E io aggiungo che ci hanno arricchito con tante culture. A Lampedusa abbiamo tutti i cognomi del mondo e viviamo benissimo. Ci sono razze migliori di altre, dicono. Si, rispondo io. Loro sono migliori. Migliori di voi che asserite questo”. Fa partire un video e descrive:”Questo è un parto su una barca. La donna era in condizioni pietose, sdraiata per terra. Ho chiesto ai ragazzi un filo da pesca, per tagliare il cordone. Ma loro giustamente mi hanno risposto “non siamo pescatori”. Mi hanno dato un coltello da cucina. Quella donna non ha detto bau. Mi sono tolto il laccio delle scarpe per chiudere il cordone ombelicale, vedete? Lei mi ringraziava, era nera, nera come il carbone. Suo figlio invece era bianchissimo. Si perché loro sono bianchi quando nascono, poi si inscuriscono dopo una decina di giorni. E che problema c’è, dico io, se nascono bianchi e poi diventano neri? Ha chiamato suo figlio Pietro. Quanti Pietri ci sono in giro!”. Sorridiamo tutti. “Quest’altra donna, invece, è arrivata in condizioni vergognose, era stata violentata, paralizzata dalla vita in giù... Era incinta. Le si erano rotte le acque 48 ore prima. Ma sulla barca non aveva avuto lo spazio per aprire le gambe. Usciva liquido amniotico, verde, grande sofferenza fetale. Con lei una bambina, anche lei violentata, aveva 4 anni. Aveva un rotolo di soldi nascosto nella vagina. E si prendeva cura della sua mamma. Tanto che quando cercavo di mettere le flebo alla mamma lei mi aggrediva. Chissà cosa aveva visto. Le ho dato dei biscotti. Lei non li ha mangiati. Li ha sbriciolati e ci imboccava la mamma. Alla fine le ho dato un giocattolo. Perché ci arrivano una montagna di giocattoli, perché la gente buona c’è. Ma quella bimba non l’ha voluto. Non era più una bambina ormai.” Foto successiva. “Questa foto invece ha fatto il giro del mondo. Lei è Favour. Hanno chiamato da tutto il mondo per adottarla. Lei è arrivata sola. Ha perso tutti: il suo fratellino, il suo papà. La sua mamma prima di morire per quella che io chiamo la malattia dei gommoni, che ti uccide per le ustioni della benzina e degli agenti tossici, l’ha lasciata ad un’altra donna, che nemmeno conosceva, chiedendole di portarla in salvo. E questa donna, prima di morire della stessa sorte, me l’ha portata. Ma non immaginate quanti bambini, invece, non ce l’hanno fatta. Una volta mi sono trovato davanti a centinaia di sacchi di colori diversi, alcuni della Finanza, alcuni della polizia. Dovevo riconoscerli tutti. Speravo che nel primo non ci fosse un bambino. E invece c’era proprio un bambino. Era vestito a festa. Con un pantaloncino rosso, le scarpette. Perché le loro mamme fanno così. Vogliono farci vedere che i loro bambini sono come i nostri, uguali”. Ci mostra un altro video. Dei sommozzatori estraggono da una barca in fondo al mare dei corpi esanimi. “Non sono manichini” ci dice. Il video prosegue. Un uomo tira fuori dall’acqua un corpicino. Piccolo. Senza vita. Indossava un pantaloncino rosso. “Quel bambino è il mio incubo. Io non lo scorderò mai”. Non riesco più a trattenere le lacrime. E il rumore di tutti coloro che, alternadosi in aula, come me, hanno dovuto soffiarsi il naso. “E questo è il risultato” ci mostra l’ennesima foto. “368 morti. Ma 367 bare. Si. Perché in una c’è una mamma, arrivata morta, col suo bambino ancora attaccato al cordone ombelicale. Sono arrivati insieme. Non abbiamo voluto separarli, volevamo che rimanessero insieme, per l’eternità”. Penso che possa bastare così. E questo è un estratto. Si, perché il Dottor Bartolo ha parlato per un’ora. Gli altri relatori hanno lasciato a lui il loro tempo. Nessuno ha osato interromperlo. E quando ha finito tutti noi, studenti, medici e professori, ci siamo alzati in piedi e abbiamo applaudito, per lunghi minuti. E basta. Lui non ha bisogno di aiuto, “non venite a Lampedusa ad aiutarci, ce l’abbiamo sempre fatta da soli noi lampedusani. Se non siete medici, se non sapete fare nulla e volete aiutare, andate a raccontare quello che avete sentito qui, fate sapere cosa succede a coloro che dicono che c’è l’invasione. Ma che invasione!”. E io non mi espongo, perché non so le cose a modo. Ma una cosa la so. E cioè che questo è vergognoso, inumano, vomitevole. E non mi importa assolutamente nulla del perché sei venuto qui, se sei o no regolare, se scappi dalla guerra o se vieni a cercare fortuna: arrivare così, non è umano. E meriti le nostre cure. Meriti un abbraccio. Meriti rispetto. Come, e forse più, di ogni altro uomo.
Virginia Di Vivo
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Generalmente non mi espongo su questi fatti, perché non sono informata a modo, ma questa cosa ve la devo troppo raccontare.
#MoreMed2019
Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria, conscia che probabilmente mi addormenterò nelle file alte dell’aula magna. Mi siedo, leggo la scaletta, la seconda voce è “sanità pubblica e immigrazione: il diritto fondamentale alla tutela della salute”. Inevitabilmente penso “e che do bali”. Accendo Pokémon Go, che sono sopra una palestra della squadra blu. Mi accingo a conquistarla per i rossi. Comincia a parlare il tale Dottor Pietro Bartolo, che io non so chi sia. Non me ne curo. Ero lì che tentavo di catturare un bulbasaur e sento la sua voce in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici di chissà quale sindrome di *lallallà*. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”. Decido di ascoltare lui con un orecchio e bulbasaur con l’altro. Bartolo racconta che sta lì, a Lampedusa, ha curato 350mila persone, che c’è una cosa che odia, cioè fare il riconoscimento cadaverico. Che molti non hanno più le impronte digitali. E lui deve prelevare dita, coste, orecchie. Lo racconta:”Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail antiprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano”. Mi perplimo.
Ma non era un congresso ad argomento clinico? Dove sono le terapie? Perché la voce di un internista non mi sta annoiando con la metanalisi sull’utilizzo della sticazzitina tetrasolfata? Decido di mollare bulbasaur, un secondino, poi torno Bulba, devo capire cosa sta dicendo questo qua.
“Su questi barconi gli uomini si mettono tutti sul bordo, come una catena umana, per proteggere le donne, i bambini e gli anziani all’interno, dal freddo e dall’acqua. Sono famiglie. Famiglie come le nostre”.
Mostra una foto, vista e rivista, ma lui non è retorico, non è formale. È fuori da ogni schema politically correct, fuori da ogni comfort zone.
“Una notte mi hanno chiamato: erano sbarcati due gommoni, dovevo andare a prestare soccorso. Ho visitato tutti, non avevano le malattie che qualcuno dice essere portate qui da loro. Avevano le malattie che potrebbe avere chiunque. Che si curano con terapie banali. Innocue. Alcuni. Altri sono stati scuoiati vivi, per farli diventare bianchi. Questo ragazzo ad esempio”, mostra un’altra foto, tutt’altro che vista e rivista. Un giovane, che avrà avuto 15/16 anni, affettato dal ginocchio alla caviglia.
Mi dimentico dei Pokémon.
“Lui è sopravvissuto agli esperimenti immondi che gli hanno fatto. Suo fratello, invece, non ce l’ha fatta. Lui è morto per essere stato scuoiato vivo”.
Metto il cellulare in tasca.
”Qualcuno mi dice di andare a guardare nella stiva, che non sarà un bello spettacolo. Così scendo, mi sembrava di camminare su dei cuscini. Accendo la torcia del mio telefono e mi trovo questo..”
Mostra un’altra foto.
Sembrava una fossa comune. Corpi ammassati come barattoli di uomini senza vita.
“Questa foto non è finta. L’ho fatta io. Ma non ve la mostrano nei telegiornali. Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti. Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare”.
Ora non c’è nessuno in aula magna che non trattenga il fiato, in silenzio.
“Ma ci sono anche cose belle, cose che ti fanno andare avanti. Una ragazza. Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta” ci mostra la foto del loro abbraccio.
“..Si perché la gente non capisce. C’è qualcuno che ha parlato di razza pura. Ma la razza pura è soggetta a più malattie. Noi contaminandoci diventiamo più forti, più resistenti. E l’economia? Queste persone, lavorando, hanno portato miliardi nelle casse dell’Europa. E io aggiungo che ci hanno arricchito con tante culture. A Lampedusa abbiamo tutti i cognomi del mondo e viviamo benissimo. Ci sono razze migliori di altre, dicono. Si, rispondo io. Loro sono migliori. Migliori di voi che asserite questo”.
Fa partire un video e descrive:”Questo è un parto su una barca. La donna era in condizioni pietose, sdraiata per terra. Ho chiesto ai ragazzi un filo da pesca, per tagliare il cordone. Ma loro giustamente mi hanno risposto “non siamo pescatori”. Mi hanno dato un coltello da cucina. Quella donna non ha detto bau. Mi sono tolto il laccio delle scarpe per chiudere il cordone ombelicale, vedete? Lei mi ringraziava, era nera, nera come il carbone. Suo figlio invece era bianchissimo. Si perché loro sono bianchi quando nascono, poi si inscuriscono dopo una decina di giorni. E che problema c’è, dico io, se nascono bianchi e poi diventano neri? Ha chiamato suo figlio Pietro. Quanti Pietri ci sono in giro!”.
Sorridiamo tutti.
“Quest’altra donna, invece, è arrivata in condizioni vergognose, era stata violentata, paralizzata dalla vita in giù... Era incinta. Le si erano rotte le acque 48 ore prima. Ma sulla barca non aveva avuto lo spazio per aprire le gambe. Usciva liquido amniotico, verde, grande sofferenza fetale. Con lei una bambina, anche lei violentata, aveva 4 anni. Aveva un rotolo di soldi nascosto nella vagina. E si prendeva cura della sua mamma. Tanto che quando cercavo di mettere le flebo alla mamma lei mi aggrediva. Chissà cosa aveva visto. Le ho dato dei biscotti. Lei non li ha mangiati. Li ha sbriciolati e ci imboccava la mamma. Alla fine le ho dato un giocattolo. Perché ci arrivano una montagna di giocattoli, perché la gente buona c’è. Ma quella bimba non l’ha voluto. Non era più una bambina ormai.”
Foto successiva.
“Questa foto invece ha fatto il giro del mondo. Lei è Favour. Hanno chiamato da tutto il mondo per adottarla. Lei è arrivata sola. Ha perso tutti: il suo fratellino, il suo papà. La sua mamma prima di morire per quella che io chiamo la malattia dei gommoni, che ti uccide per le ustioni della benzina e degli agenti tossici, l’ha lasciata ad un’altra donna, che nemmeno conosceva, chiedendole di portarla in salvo. E questa donna, prima di morire della stessa sorte, me l’ha portata. Ma non immaginate quanti bambini, invece, non ce l’hanno fatta. Una volta mi sono trovato davanti a centinaia di sacchi di colori diversi, alcuni della Finanza, alcuni della polizia. Dovevo riconoscerli tutti. Speravo che nel primo non ci fosse un bambino. E invece c’era proprio un bambino. Era vestito a festa. Con un pantaloncino rosso, le scarpette. Perché le loro mamme fanno così. Vogliono farci vedere che i loro bambini sono come i nostri, uguali”.
Ci mostra un altro video. Dei sommozzatori estraggono da una barca in fondo al mare dei corpi esanimi. “Non sono manichini” ci dice.
Il video prosegue.
Un uomo tira fuori dall’acqua un corpicino. Piccolo. Senza vita. Indossava un pantaloncino rosso. “Quel bambino è il mio incubo. Io non lo scorderò mai”.
Non riesco più a trattenere le lacrime. E il rumore di tutti coloro che, alternadosi in aula, come me, hanno dovuto soffiarsi il naso.
“E questo è il risultato” ci mostra l’ennesima foto. “368 morti. Ma 367 bare. Si. Perché in una c’è una mamma, arrivata morta, col suo bambino ancora attaccato al cordone ombelicale. Sono arrivati insieme. Non abbiamo voluto separarli, volevamo che rimanessero insieme, per l’eternità”.
Penso che possa bastare così. E questo è un estratto. Si, perché il Dottor Bartolo ha parlato per un’ora. Gli altri relatori hanno lasciato a lui il loro tempo. Nessuno ha osato interromperlo. E quando ha finito tutti noi, studenti, medici e professori, ci siamo alzati in piedi e abbiamo applaudito, per lunghi minuti. E basta. Lui non ha bisogno di aiuto, “non venite a Lampedusa ad aiutarci, ce l’abbiamo sempre fatta da soli noi lampedusani. Se non siete medici, se non sapete fare nulla e volete aiutare, andate a raccontare quello che avete sentito qui, fate sapere cosa succede a coloro che dicono che c’è l’invasione. Ma che invasione!”.
E io non mi espongo, perché non so le cose a modo. Ma una cosa la so. E cioè che questo è vergognoso, inumano, vomitevole. E non mi importa assolutamente nulla del perché sei venuto qui, se sei o no regolare, se scappi dalla guerra o se vieni a cercare fortuna: arrivare così, non è umano. E meriti le nostre cure. Meriti un abbraccio. Meriti rispetto. Come, e forse più, di ogni altro uomo.
#fuocoammare
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"Facevo il medico. Non bastava.
Facevo il medico e lo scrittore. Non bastava.
Facevo il medico, lo scrittore, il regista. Non bastava ancora.
Allora mi sono messo in viaggio per raccontare la verità ai ragazzi e son venuto qui".
Ha scelto il Congresso Studentesco MoReMED il Dott. Pietro Bartolo, Dirigente Medico del presidio Sanitario di Lampedusa , per raccontare la vita dei migranti sull'isola. Di tutta risposta, gli oltre 800 giovani spettatori presenti al MoReMED, primo Congresso in Italia organizzato e rivolto a studenti di medicina, ha ringraziato il Dott. Bartolo per la preziosa testimonianza, con una sentita standing ovation di diversi minuti, che ha commosso lo stesso Bartolo.
Il feedback di una studentessa che ha assistito all'evento:
Questo è un post di Virginia di Vivo. Studentessa di medicina.
#MoreMed2019
Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria, conscia che probabilmente mi addormenterò nelle file alte dell’aula magna. Mi siedo, leggo la scaletta, la seconda voce è “sanità pubblica e immigrazione: il diritto fondamentale alla tutela della salute”. Inevitabilmente penso “e che do bali”. Accendo Pokémon Go, che sono sopra una palestra della squadra blu. Mi accingo a conquistarla per i rossi. Comincia a parlare il tale Dottor Pietro Bartolo, che io non so chi sia. Non me ne curo. Ero lì che tentavo di catturare un bulbasaur e sento la sua voce in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici di chissà quale sindrome di *lallallà*. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”. Decido di ascoltare lui con un orecchio e bulbasaur con l’altro. Bartolo racconta che sta lì, a Lampedusa, ha curato 350mila persone, che c’è una cosa che odia, cioè fare il riconoscimento cadaverico. Che molti non hanno più le impronte digitali. E lui deve prelevare dita, coste, orecchie. Lo racconta:”Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail antiprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano”. Mi perplimo.
Ma non era un congresso ad argomento clinico? Dove sono le terapie? Perché la voce di un internista non mi sta annoiando con la metanalisi sull’utilizzo della sticazzitina tetrasolfata? Decido di mollare bulbasaur, un secondino, poi torno Bulba, devo capire cosa sta dicendo questo qua.
“Su questi barconi gli uomini si mettono tutti sul bordo, come una catena umana, per proteggere le donne, i bambini e gli anziani all’interno, dal freddo e dall’acqua. Sono famiglie. Famiglie come le nostre”.
Mostra una foto, vista e rivista, ma lui non è retorico, non è formale. È fuori da ogni schema politically correct, fuori da ogni comfort zone.
“Una notte mi hanno chiamato: erano sbarcati due gommoni, dovevo andare a prestare soccorso. Ho visitato tutti, non avevano le malattie che qualcuno dice essere portate qui da loro. Avevano le malattie che potrebbe avere chiunque. Che si curano con terapie banali. Innocue. Alcuni. Altri sono stati scuoiati vivi, per farli diventare bianchi. Questo ragazzo ad esempio”, mostra un’altra foto, tutt’altro che vista e rivista. Un giovane, che avrà avuto 15/16 anni, affettato dal ginocchio alla caviglia.
Mi dimentico dei Pokémon.
“Lui è sopravvissuto agli esperimenti immondi che gli hanno fatto. Suo fratello, invece, non ce l’ha fatta. Lui è morto per essere stato scuoiato vivo”.
Metto il cellulare in tasca.
”Qualcuno mi dice di andare a guardare nella stiva, che non sarà un bello spettacolo. Così scendo, mi sembrava di camminare su dei cuscini. Accendo la torcia del mio telefono e mi trovo questo..”
Mostra un’altra foto.
Sembrava una fossa comune. Corpi ammassati come barattoli di uomini senza vita.
“Questa foto non è finta. L’ho fatta io. Ma non ve la mostrano nei telegiornali. Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti. Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare”.
Ora non c’è nessuno in aula magna che non trattenga il fiato, in silenzio.
“Ma ci sono anche cose belle, cose che ti fanno andare avanti. Una ragazza. Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta” ci mostra la foto del loro abbraccio.
“..Si perché la gente non capisce. C’è qualcuno che ha parlato di razza pura. Ma la razza pura è soggetta a più malattie. Noi contaminandoci diventiamo più forti, più resistenti. E l’economia? Queste persone, lavorando, hanno portato miliardi nelle casse dell’Europa. E io aggiungo che ci hanno arricchito con tante culture. A Lampedusa abbiamo tutti i cognomi del mondo e viviamo benissimo. Ci sono razze migliori di altre, dicono. Si, rispondo io. Loro sono migliori. Migliori di voi che asserite questo”.
Fa partire un video e descrive:”Questo è un parto su una barca. La donna era in condizioni pietose, sdraiata per terra. Ho chiesto ai ragazzi un filo da pesca, per tagliare il cordone. Ma loro giustamente mi hanno risposto “non siamo pescatori”. Mi hanno dato un coltello da cucina. Quella donna non ha detto bau. Mi sono tolto il laccio delle scarpe per chiudere il cordone ombelicale, vedete? Lei mi ringraziava, era nera, nera come il carbone. Suo figlio invece era bianchissimo. Si perché loro sono bianchi quando nascono, poi si inscuriscono dopo una decina di giorni. E che problema c’è, dico io, se nascono bianchi e poi diventano neri? Ha chiamato suo figlio Pietro. Quanti Pietri ci sono in giro!”.
Sorridiamo tutti.
“Quest’altra donna, invece, è arrivata in condizioni vergognose, era stata violentata, paralizzata dalla vita in giù... Era incinta. Le si erano rotte le acque 48 ore prima. Ma sulla barca non aveva avuto lo spazio per aprire le gambe. Usciva liquido amniotico, verde, grande sofferenza fetale. Con lei una bambina, anche lei violentata, aveva 4 anni. Aveva un rotolo di soldi nascosto nella vagina. E si prendeva cura della sua mamma. Tanto che quando cercavo di mettere le flebo alla mamma lei mi aggrediva. Chissà cosa aveva visto. Le ho dato dei biscotti. Lei non li ha mangiati. Li ha sbriciolati e ci imboccava la mamma. Alla fine le ho dato un giocattolo. Perché ci arrivano una montagna di giocattoli, perché la gente buona c’è. Ma quella bimba non l’ha voluto. Non era più una bambina ormai.”
Foto successiva.
“Questa foto invece ha fatto il giro del mondo. Lei è Favour. Hanno chiamato da tutto il mondo per adottarla. Lei è arrivata sola. Ha perso tutti: il suo fratellino, il suo papà. La sua mamma prima di morire per quella che io chiamo la malattia dei gommoni, che ti uccide per le ustioni della benzina e degli agenti tossici, l’ha lasciata ad un’altra donna, che nemmeno conosceva, chiedendole di portarla in salvo. E questa donna, prima di morire della stessa sorte, me l’ha portata. Ma non immaginate quanti bambini, invece, non ce l’hanno fatta. Una volta mi sono trovato davanti a centinaia di sacchi di colori diversi, alcuni della Finanza, alcuni della polizia. Dovevo riconoscerli tutti. Speravo che nel primo non ci fosse un bambino. E invece c’era proprio un bambino. Era vestito a festa. Con un pantaloncino rosso, le scarpette. Perché le loro mamme fanno così. Vogliono farci vedere che i loro bambini sono come i nostri, uguali”.
Ci mostra un altro video. Dei sommozzatori estraggono da una barca in fondo al mare dei corpi esanimi. “Non sono manichini” ci dice.
Il video prosegue.
Un uomo tira fuori dall’acqua un corpicino. Piccolo. Senza vita. Indossava un pantaloncino rosso. “Quel bambino è il mio incubo. Io non lo scorderò mai”.
Non riesco più a trattenere le lacrime. E il rumore di tutti coloro che, alternadosi in aula, come me, hanno dovuto soffiarsi il naso.
“E questo è il risultato” ci mostra l’ennesima foto. “368 morti. Ma 367 bare. Si. Perché in una c’è una mamma, arrivata morta, col suo bambino ancora attaccato al cordone ombelicale. Sono arrivati insieme. Non abbiamo voluto separarli, volevamo che rimanessero insieme, per l’eternità”.
Penso che possa bastare così. E questo è un estratto. Si, perché il Dottor Bartolo ha parlato per un’ora. Gli altri relatori hanno lasciato a lui il loro tempo. Nessuno ha osato interromperlo. E quando ha finito tutti noi, studenti, medici e professori, ci siamo alzati in piedi e abbiamo applaudito, per lunghi minuti. E basta. Lui non ha bisogno di aiuto, “non venite a Lampedusa ad aiutarci, ce l’abbiamo sempre fatta da soli noi lampedusani. Se non siete medici, se non sapete fare nulla e volete aiutare, andate a raccontare quello che avete sentito qui, fate sapere cosa succede a coloro che dicono che c’è l’invasione. Ma che invasione!”.
E io non mi espongo, perché non so le cose a modo. Ma una cosa la so. E cioè che questo è vergognoso, inumano, vomitevole. E non mi importa assolutamente nulla del perché sei venuto qui, se sei o no regolare, se scappi dalla guerra o se vieni a cercare fortuna: arrivare così, non è umano. E meriti le nostre cure. Meriti un abbraccio. Meriti rispetto. Come, e forse più, di ogni altro uomo.
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16 ago 2020 18:36
CONTINUAVANO A CHIAMARLI TAROCCHI - SIMONE E MATTEO, GLI INQUIETANTI SOSIA DIMENTICATI DI BUD SPENCER E TERENCE HILL (VIDEO) - ALL'APICE DEL SUCCESSO DEL DUO, FU PRODOTTA UNA VERSIONE FASULLA PER CAVALCARE L'ONDA, CON GLI STESSI DOPPIATORI E ADDIRITTURA LE MUSICHE DEGLI OLIVER ONIONS (SOTTO DIVERSO NOME). NEI CINEMA TEDESCHI QUANDO USCÌ UNO DEI LORO FILM CI FU UNA RIVOLTA, IL PUBBLICO LANCIÒ LE SEDIE DELLA SALA CONTRO LO SCHERMO APPENA SCOPRÌ L'INGANNO. ECCO CHE FINE HANNO FATTO I DUE ATTORI
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Massimo Bulgarelli per https://www.noidegli8090.com/
Bud Spencer e Terence Hill sono una delle coppie più amate del nostro cinema, forse la migliore.
Tra il 1967 e il 1985 la coppia girò insieme 16 film, il diciassettesimo cioè l’ultimo, fu Botte di Natale del 1994 con la regia dello stesso Terence Hill. Una coppia che adoro. Il mio codice morale si è formato grazie a loro e a Kenshiro. Mamma e papà insomma.
Ecco, immaginate cosa vuol dire di notte, su una una tv locale, beccare un film western con un biondo e un omone grosso con la barba che fanno a botte contro tutti e notare dopo qualche istante che non sono Bud e Terence. Praticamente un treno che passa velocemente dalla stazione “Confusione” a “Spavento” per fare capolinea a “Curiosità”.
Mi vado subito ad informare. Io sciocco che pensavo di aver trovato una somiglianza, che fosse solo una coincidenza: Cinque (5, five, V) film all’attivo per questa inquietante coppia. Inquietante magari più per me, per come ne sono venuto a conoscenza.
Facciamo ordine: escono i primi film di Bud Spender e Terence Hill, tra cui “I quattro dell’Ave Maria” e “Trinità“. Il botteghino sorride ed incassa dappertutto e proprio per questo, nel 1974, dato l’enorme successo dei due e dei “cazzotti western”, la Aetos Film pensò di fornire la loro replica esatta con un film. Esce cosi “Carambola“, in cui i protagonisti sono Michael Coby, nome d’arte di Antonio Cantafora, e Paul L. Smith, nome d’arte di Adam Eden. I nostri due sosia.
E cosi in parallelo mentre quelli veri continuavano sfornare film come “Altrimenti ci Arrabbiamo”, i sosia, che verranno poi venduti col nome di Simone e Matteo, realizzavano il seguito di Carambola e altri film come Simone e Matteo – Un gioco da ragazzi e Noi non siamo angeli. Nei cinema Tedeschi (popolo che adora Bud e Terence quasi più di noi, e di questo ci dovremmo vergognare) quando uscì “Un gioco da ragazzi” ci fu una rivolta, dove il pubblico lanciò le sedie della sala contro lo schermo una volta scoperto l’inganno. Bravi, avete fatto bene. In Francia invece ogni loro film veniva venduto come “Trinità” che fa cose.
I film comunque avevano una colonna sonora di tutto rispetto, curata da Guido e Maurizio De Angelis noti in questi film con lo pseudonimo di Juniper, mentre in quelli di Bud e Terence come Oliver Onions (ehehe sentivano anche loro puzza di bruciato).
Ecco quelli originali, che magari ve li siete dimenticati leggendo.
Ma c’è una cosa che non vi ho detto, che renderà ancora più magica questa favola. In Italia Simone e Matteo hanno le stesse voci di Bud Spencer e Terence Hill (si, anche se Italiani gli originali erano doppiati per avere una voce più godibile). Questo dettaglio fu la concreta spinta che fece partire il treno di cui vi parlavo prima.
Come è andata a finire questa storia? Scemando grazie a dio. Il pubblico capì l’inganno abbastanza presto, la corda tirata si spezzò e i due decisero di dismettere gli abiti dei cloni per proseguire la carriera con i loro nomi reali. Antonio Cantafora è stato impiegato come caratterista in numerose produzioni, l’ultima accreditata è del 2004 ne “Il cartaio” di Dario Argento. Paul L. Smith invece, dopo aver lavorato in film di tutto rispetto come “Fuga di Mezzanotte” e ”Dune” è morto nel 2012 in Israele in circostanze mai chiarite.
Bene, ora che conoscete anche voi questa storia, occhio a quando vedete un belloccio biondo con gli occhi azzurri e un barbuto enorme che tirano cazzotti a destra e a manca: non fidatevi ne dei vostri occhi e ne delle vostre orecchie. Fidatevi solo del vostro cuore perchè non è tutto oro quello che luccica. Ma soprattutto perchè se sono Simone e Matteo vedrete un brutto film.
Vi lascio con un pezzetto di un film preso da YouTube in modo da passare subito dal teorico al pratico.
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“Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria, conscia che probabilmente mi addormenterò nelle file alte dell’aula magna. Mi siedo, leggo la scaletta, la seconda voce è “sanità pubblica e immigrazione: il diritto fondamentale alla tutela della salute”. Inevitabilmente penso “e che do bali”. Accendo Pokémon Go, che sono sopra una palestra della squadra blu. Mi accingo a conquistarla per i rossi. Comincia a parlare il tale Dottor Pietro Bartolo, che io non so chi sia. Non me ne curo. Ero lì che tentavo di catturare un bulbasaur e sento la sua voce in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici di chissà quale sindrome di *lallallà*. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”. Decido di ascoltare lui con un orecchio e bulbasaur con l’altro. Bartolo racconta che sta lì, a Lampedusa, ha curato 350mila persone, che c’è una cosa che odia, cioè fare il riconoscimento cadaverico. Che molti non hanno più le impronte digitali. E lui deve prelevare dita, coste, orecchie. Lo racconta:”Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail antiprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano”. Mi perplimo.
Ma non era un congresso ad argomento clinico? Dove sono le terapie? Perché la voce di un internista non mi sta annoiando con la metanalisi sull’utilizzo della sticazzitina tetrasolfata? Decido di mollare bulbasaur, un secondino, poi torno Bulba, devo capire cosa sta dicendo questo qua.
“Su questi barconi gli uomini si mettono tutti sul bordo, come una catena umana, per proteggere le donne, i bambini e gli anziani all’interno, dal freddo e dall’acqua. Sono famiglie. Famiglie come le nostre”.
Mostra una foto, vista e rivista, ma lui non è retorico, non è formale. È fuori da ogni schema politically correct, fuori da ogni comfort zone.
“Una notte mi hanno chiamato: erano sbarcati due gommoni, dovevo andare a prestare soccorso. Ho visitato tutti, non avevano le malattie che qualcuno dice essere portate qui da loro. Avevano le malattie che potrebbe avere chiunque. Che si curano con terapie banali. Innocue. Alcuni. Altri sono stati scuoiati vivi, per farli diventare bianchi. Questo ragazzo ad esempio”, mostra un’altra foto, tutt’altro che vista e rivista. Un giovane, che avrà avuto 15/16 anni, affettato dal ginocchio alla caviglia.
Mi dimentico dei Pokémon.
“Lui è sopravvissuto agli esperimenti immondi che gli hanno fatto. Suo fratello, invece, non ce l’ha fatta. Lui è morto per essere stato scuoiato vivo”.
Metto il cellulare in tasca.
”Qualcuno mi dice di andare a guardare nella stiva, che non sarà un bello spettacolo. Così scendo, mi sembrava di camminare su dei cuscini. Accendo la torcia del mio telefono e mi trovo questo..”
Mostra un’altra foto.
Sembrava una fossa comune. Corpi ammassati come barattoli di uomini senza vita.
“Questa foto non è finta. L’ho fatta io. Ma non ve la mostrano nei telegiornali. Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti.
Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare”.
Ora non c’è nessuno in aula magna che non trattenga il fiato, in silenzio.
“Ma ci sono anche cose belle, cose che ti fanno andare avanti. Una ragazza. Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta” ci mostra la foto del loro abbraccio.
“..Si perché la gente non capisce. C’è qualcuno che ha parlato di razza pura. Ma la razza pura è soggetta a più malattie. Noi contaminandoci diventiamo più forti, più resistenti. E l’economia? Queste persone, lavorando, hanno portato miliardi nelle casse dell’Europa. E io aggiungo che ci hanno arricchito con tante culture. A Lampedusa abbiamo tutti i cognomi del mondo e viviamo benissimo. Ci sono razze migliori di altre, dicono. Si, rispondo io. Loro sono migliori. Migliori di voi che asserite questo”.
Fa partire un video e descrive:”Questo è un parto su una barca. La donna era in condizioni pietose, sdraiata per terra. Ho chiesto ai ragazzi un filo da pesca, per tagliare il cordone. Ma loro giustamente mi hanno risposto “non siamo pescatori”. Mi hanno dato un coltello da cucina. Quella donna non ha detto bau. Mi sono tolto il laccio delle scarpe per chiudere il cordone ombelicale, vedete? Lei mi ringraziava, era nera, nera come il carbone. Suo figlio invece era bianchissimo. Si perché loro sono bianchi quando nascono, poi si inscuriscono dopo una decina di giorni. E che problema c’è, dico io, se nascono bianchi e poi diventano neri? Ha chiamato suo figlio Pietro. Quanti Pietri ci sono in giro!”.
Sorridiamo tutti.
“Quest’altra donna, invece, è arrivata in condizioni vergognose, era stata violentata, paralizzata dalla vita in giù… Era incinta. Le si erano rotte le acque 48 ore prima. Ma sulla barca non aveva avuto lo spazio per aprire le gambe. Usciva liquido amniotico, verde, grande sofferenza fetale. Con lei una bambina, anche lei violentata, aveva 4 anni. Aveva un rotolo di soldi nascosto nella vagina. E si prendeva cura della sua mamma. Tanto che quando cercavo di mettere le flebo alla mamma lei mi aggrediva. Chissà cosa aveva visto. Le ho dato dei biscotti. Lei non li ha mangiati. Li ha sbriciolati e ci imboccava la mamma. Alla fine le ho dato un giocattolo. Perché ci arrivano una montagna di giocattoli, perché la gente buona c’è. Ma quella bimba non l’ha voluto. Non era più una bambina ormai.”
Foto successiva.
“Questa foto invece ha fatto il giro del mondo. Lei è Favour. Hanno chiamato da tutto il mondo per adottarla. Lei è arrivata sola. Ha perso tutti: il suo fratellino, il suo papà. La sua mamma prima di morire per quella che io chiamo la malattia dei gommoni, che ti uccide per le ustioni della benzina e degli agenti tossici, l’ha lasciata ad un’altra donna, che nemmeno conosceva, chiedendole di portarla in salvo. E questa donna, prima di morire della stessa sorte, me l’ha portata. Ma non immaginate quanti bambini, invece, non ce l’hanno fatta. Una volta mi sono trovato davanti a centinaia di sacchi di colori diversi, alcuni della Finanza, alcuni della polizia. Dovevo riconoscerli tutti. Speravo che nel primo non ci fosse un bambino. E invece c’era proprio un bambino. Era vestito a festa. Con un pantaloncino rosso, le scarpette. Perché le loro mamme fanno così. Vogliono farci vedere che i loro bambini sono come i nostri, uguali”.
Ci mostra un altro video. Dei sommozzatori estraggono da una barca in fondo al mare dei corpi esanimi. “Non sono manichini” ci dice.
Il video prosegue.
Un uomo tira fuori dall’acqua un corpicino. Piccolo. Senza vita. Indossava un pantaloncino rosso. “Quel bambino è il mio incubo. Io non lo scorderò mai”.
Non riesco più a trattenere le lacrime.
E il rumore di tutti coloro che, alternadosi in aula, come me, hanno dovuto soffiarsi il naso.
“E questo è il risultato” ci mostra l’ennesima foto. “368 morti. Ma 367 bare. Si. Perché in una c’è una mamma, arrivata morta, col suo bambino ancora attaccato al cordone ombelicale. Sono arrivati insieme. Non abbiamo voluto separarli, volevamo che rimanessero insieme, per l’eternità”.
Penso che possa bastare così. E questo è un estratto. Si, perché il Dottor Bartolo ha parlato per un’ora. Gli altri relatori hanno lasciato a lui il loro tempo. Nessuno ha osato interromperlo. E quando ha finito tutti noi, studenti, medici e professori, ci siamo alzati in piedi e abbiamo applaudito, per lunghi minuti. E basta. Lui non ha bisogno di aiuto, “non venite a Lampedusa ad aiutarci, ce l’abbiamo sempre fatta da soli noi lampedusani. Se non siete medici, se non sapete fare nulla e volete aiutare, andate a raccontare quello che avete sentito qui, fate sapere cosa succede a coloro che dicono che c’è l’invasione. Ma che invasione!”.
E io non mi espongo, perché non so le cose a modo. Ma una cosa la so. E cioè che questo è vergognoso, inumano, vomitevole. E non mi importa assolutamente nulla del perché sei venuto qui, se sei o no regolare, se scappi dalla guerra o se vieni a cercare fortuna: arrivare così, non è umano. E meriti le nostre cure. Meriti un abbraccio. Meriti rispetto. Come, e forse più, di ogni altro uomo.”
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Divinazione con gli specchi

Domenica 12 Maggio pomeriggio nuvolo 17 gradi
Con la definizione "Divinazione con gli specchi", intendiamo l'arte del divinare per mezzo di specchi (catoptromanzia), sfera di cristallo (cristallomanzia) e specchio d' acqua oscura o pulita (idromanzia). Leggere nel cristallo che ha da sempre affascinato la mente umana, prese nei secoli varie forme fra le quali la più comune in antico era quella di guardare entro un specchio concavo. Spesso mi si chiede come è possibile avvicinarsi a questo tipo di pratica divinatoria.. La risposta è la medesima che do a riguardo dello studio di ogni pratica di questo tipo: non può esserci miglior giudice che lo sperimentatore stesso poiché il modo di concentrarsi dell'uno può risultare impossibile a un altro.
Durante la storia, anche le forme di divinazione con gli specchi sono passate sotto la disapprovazione del clero, difatti, intorno al 450 D.C. la chiesa di Roma decretò che qualunque cristiano il quale credesse esistere nello specchio uno spirito familiare, dovesse essere colpito da anatema e gli fosse proibito di tornare nel grembo della chiesa se prima non si fosse sottoposto a speciali penitenze.
In quell' epoca si credeva che le visioni nel cristallo fossero di natura oggettiva, cioè che si formassero sulla superficie del "mezzo", oggi siamo coscienti del fatto che ciò che vediamo sono riproduzioni delle immagini del pensiero del nostro subcosciente. Nel 1332 un poeta persiano, Ibn Kaldoun era già arrivato a questa conclusione:
"Alcuni credono che le immagini percepite con questo mezzo si formino sulla superficie dello specchio, ma sono in errore. L'indovino fissa la superficie fino a che i suoi occhi non lo vedono più e una specie di nebbia si interpone fra essi e lo specchio. È sopra questo velo che si disegnano le figure che egli desidera vedere, la percezione nasce dal suo intimo e non si trasmette agli occhi, bensì all'anima".
Quindi, prima che alcun oggetto si renda visibile sul cristallo, un velo di nebbia biancastra ne intercetta la superficie e soltanto quando questa svanisce le visioni si fanno apparenti. Il cristallo serve come aiuto per la memoria, anche per richiamare ricordi dimenticati, ma i poteri più comuni della visone nel cristallo sono la rappresentazione di cose o di fatti prodotti altrove in quello stesso momento.
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Accade però anche, che durante il consulto si abbia già la mente già fissa sulla risposta che si desidera avere, e la forte intensità del desiderio ne imprime l'idea sull'atmosfera di pensiero trasformandosi poi in forma oggettiva quando si guarda il cristallo. Vi sono persone le cui visioni nel cristallo prendono l'apparenza di scene e di persone a loro sconosciute, senza che si possa dare ad esse un' interpretazione chiara. Per farvi un esempio ecco un fatto successo tempo fa. Un’amica mi pregò un giorno di vedere e darle notizie di una persona scomparsa e quasi immediatamente vidi un' anziana signora che mi guardava con un sorriso di trionfo, aveva un naso assai prominente e un mento aguzzo, il suo viso era pieno di rughe, specialmente ai lati degli occhi, come se fosse sempre sorridente. Portava uno scialletto bianco con un angolo nero e nonostante le rughe del viso, la facessero sembrare anziana, i suoi capelli erano di un castano perfetto. L'immagine scomparve, e la mia amica mi disse che invece della persona scomparsa, ne avevo descritto la madre, che tutti in famiglia erano convinti che la vecchia signora si tingesse i capelli, poiché essi si mantenevano scuri quantunque avesse 82 anni. Poi mi domandò se l'avessi veduta tanto bene da poterne distinguere la somiglianza in una fotografia del figlio, e io potei, senza la minima esitazione, scegliere proprio la fotografia giusta tanta era la somiglianza con l' immagine della visione. Uno degli interrogativi che ci si pongono quindi, è se si tratti o no di auto ipnosi: fino a che punto, i divinatori col cristallo sono auto ipnotizzati? Il cristallo o la superficie lucente agisce forse sui nervi ottici in modo da produrre una specie di semi sonnolenza della coscienza normale e da far prevalere la personalità subcosciente? Comunque gli effetti sembrano implicare sempre uno spostamento anormale del centro della coscienza
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Un' altra questione molto dibattuta è se, e fino a che punto, sia possibile vedere il futuro nel cristallo, oppure soltanto il passato ed il presente. Penso che, a questo riguardo, dobbiamo riconoscere che quello che è possibile per altre forme di percezione fisica debba esserlo altrettanto per il cristallo, il quale, se si ammette la chiaroveggenza, non ha ragioni speciali per essere escluso. Per soddisfare l'intima aspirazione di conoscere l'avvenire, in tutte le epoche vennero costruiti specchi magici di tutti i generi. Ve ne furono di tutte le grandezze, composti di differenti metalli brillanti, in stagno levigato, in argento e in oro. Alcuni si servivano di bocce di vetro, di cristallo, di forme sferiche, altri ancora erano composti di piante narcotiche, aromatiche, macerate in vasi di diaspro, riempiti d'acqua o di diverse composizioni. Il famoso veggente Cagliostro ebbe il suo. Possiamo fare una prima distinzione per quanto riguarda gli specchi magici e cioè specchi magici e specchi magnetici. I primi avevano un valore e significato pratico, in epoche da noi lontane, quando esistevano ancora organizzazioni iniziatiche molto chiuse che trasmettevano oralmente dati tradizionali sicuri, permettenti di usare gli specchi descritti in modo speciale, in virtù di particolari influenze, e capaci di dare risultati soddisfacenti e qualche volta perfino prodigiosi. Quanto agli specchi magnetici, essi avevano un valore particolare all'epoca dei cosiddetti "magnetizzatori", individui che avevano la capacità di "caricare" particolari oggetti in modo, da "permearli" di forze speciali.
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Idromanzia Anche l' idromanzia, cioè la visione entro uno stagno d'acqua oscura, ebbe seguaci fin dal nono secolo. Fu anzi in quell' epoca che l'Arcivescovo di Rheims attribuiva all' opera del demonio tutte le visioni di questo genere specialmente quelle degli idromanti che, fissando le profondità oscure dell'acqua, cadevano in una specie di sonno ipnotico e asserivano di ricevere comunicazioni dagli spiriti degli abissi. Nell'impossibilità di recarsi presso un pozzo d acqua stagnante o di una fontana di pietra dall'acqua limpidissima, si prenda un bacile e lo si riempia d'acqua fin quasi all'orlo e lo si collochi sopra un tavolo. Si metta sotto il bacile un foglio di carta bianca abbastanza largo affinché nessun oggetto circostante si rifletta sul vetro. Si fissi lo sguardo sull'acqua per una decina di minuti ispirandosi alla sola idea di dare al liquido la proprietà di rendere delle immagini. Non si dovrà distogliere lo sguardo dalla superficie dell'acqua, questa attenzione è necessaria, diversamente è rotto l'incanto e ci vorrà un certo tempo per ricominciare l'esperienza. Allorché la manifestazione si produce, si cade in una specie di trans molto superficiale che permette di vedere quadri "fluidici" sopra la superficie del liquido. In principio si vedono vapori, poi delle nubi che si condensano e che producono dei paesaggi, e delle forme di tutti i tipi, a volte allegoriche, a volte figure umane a volte vi si inscrivono frasi intere.
Antichi rituali Sin dai tempi antichi, il guardare nel cristallo a scopo divinatorio era preceduto da un rituale religioso molto complicato, che comprendeva invocazioni agli spiriti e alle forze dell' aria. Queste cerimonie preparatorie erano un mezzo di concentrazione, preparavano alla seduta divinatoria e avevano un ben preciso risultato pratico sulle visioni che apparivano nel Il metodo in uso a questo scopo è descritto in un manoscritto antico che fa parte della collezione Ashmoleall di Oxford. Vediamolo per curiosità. "Prima di tutto lo specchio od il cristallo deve esser messo nel sangue di una gallina bianca tre Mercoledì o Venerdì. Poi deve essere tolto, lavato con acqua santa e soffumigato (probabilmente intende fatto passare attraverso l’incenso). Prendete poi tre bastoncini di nocciuolo o verghette di un anno, colle quali scriverete i nomi degli spiriti e che sotterrerete sotto una collinetta,. ove gli spiriti o le fate. sogliono adunarsi, il Mercoledì prima dell' invocazione che desiderate fare: e quest' invocazione farete poi il Venerdì seguente alle otto, alle tre, o alle dieci, quando i pianeti e le ore saranno più propizie. Se qualche lettore desiderasse tentare la prova, .non deve dimenticare di fare l'invocazione col viso rivolto ad est, e star bene attento di non lasciar più libero lo spirito dopo che se ne sarà impossessato". (Non fatelo, non serve.)
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Avere le visioni Chi può leggere nel cristallo? Concentrare il proprio sguardo sul cristallo riesce abbastanza facile, ma la maggioranza di chi tenta non riesce poi a vedere riflesso in esso che gli oggetti circostanti. Uno degli esercizi utili a questa pratica si può fare mentre si sta leggendo una novella, una storia o una commedia, oppure qualcuno vi racconta qualcosa. In questi attimi, siete in grado di evocare chiaramente nel vostro cervello le scene di questi fatti? Li vedete mentalmente? Fate ora una prova con queste due semplici domande tratte da un metodo appositamente scritto per queste pratiche: -Re Alfredo sedeva a destra o a sinistra del focolare quando bruciò le ciambelle? -Miranda aveva i capelli biondi o bruni?
E così via, con altre domande del genere. Le visioni nel cristallo, infine, dipendono da altri due fattori molto importanti: la forma degli occhi e la facoltà di concentrazione che ognuno possiede e sono molte le difficoltà che si possono incontrare per l'acquisto di queste attitudini. Ricordate solo due o tre consigli utili: -Assumente una posizione di massima comodità prima di sedersi davanti al cristallo perché la mente non abbia ad essere distratta da nessuna impressione fisica di disagio. -Mettete un panno nero come sfondo al cristallo in modo che gli oggetti circostanti si riflettano il meno possibile -Voltate sempre le spalle alla luce. -Non prolungate mai troppo la seduta se la prova non riesce. -Guardate fisso il cristallo e aldilà del cristallo. Esso assumerà per le prime volte l'apparenza di un disco bianco che diventa sempre più chiaro a mano a mano che le visioni prendono forma.
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Contemplazione della sfera di cristallo La sfera di cristallo deve avere un diametro minimo di almeno 7 centimetri, ma sarebbe meglio fosse di almeno 10-12 centimetri. Le sfere di cristallo di rocca sono molto costose, quando hanno queste dimensioni non sono perfettamente trasparenti e poiché inclusioni o incrinature possono alterare la visione, è meglio usare una sfera di vetro. Potete usare un supporto, di legno o di metallo per reggere la sfera, oppure posarla direttamente sul tavolo, coperto da un panno nero. Alcuni preferiscono tenere la sfera in mano, però senza toccarla direttamente, anche in questo caso la sfera va retta con la mano avvolta in un panno nero. Una delle regole che presiedono a questa tecnica vuole che solo il veggente tocchi o contempli la sfera. Quando non la usate, tenetela sempre coperta con il panno nero. Un tempo, prima di passare alla contemplazione della sfera si compivano azioni magiche, questi rituali, spesso complicatissimi, servivano a creare l'atmosfera favorente la trance. Prima di iniziare a fissare la sfera riscaldatela tenendola un poco fra le mani, non dimenticate il panno, la sfera non deve mai essere toccata direttamente. Poi collocatela sul supporto o sul tavolo, allontanate gli oggetti che vi danno fastidio perché riflettono la luce o perché hanno un colore troppo forte. Alcuni veggenti si collocano una sorgente luminosa dietro la schiena in maniera che il raggio di luce cada sulla sfera passando sopra la loro spalla, altri si siedono con le spalle a una finestra affinché illumini la sfera la luce del sole o della luna. Questo, naturalmente, riduce notevolmente i periodi nei quali poter lavorare con la sfera di cristallo. Portati a termine i preparativi, rilassatevi per qualche minuto e concentratevi sul vostro respiro. Respirate più lentamente e più regolarmente possibile, poi guardate nella sfera, non dovete guardarla tutta ma fissare lo sguardo su un punto di essa. Quando la visione sta per arrivare la sfera si « annebbia », diventa opaca o lattea. Il processo che prepara l'avvento della visione può assumere anche altre forme: alcuni percepiscono determinati colori (sempre gli stessi), altri vedono nella sfera una specie di luce nera, si tratta di fenomeni sempre uguali in ogni seduta. L'annebbiamento per lo più dura molto poco e quando la sfera ridiventa trasparente, appare la visione. Non siate ansiosi, anche se l'annuvolamento non si dilegua o, una volta scomparso l'annuvolamento, la visione non compare, non preoccupatevi. Spesso l'esperimento fallisce a causa del nervosismo e la paura dell'insuccesso mette in moto l'intelletto, il pensiero, la coscienza razionale, e lo stato di trance scompare. Si può impedire l'instaurarsi di questi stati d'animo solo con un enorme sforzo di volontà e spesso la visione si manifesta quando ci si è già rassegnati a non vederla comparire e si sta per rinunciare all'impresa. Tutto il processo avviene con il controllo del respiro.
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Quando la sfera si appanna, concentratevi al massimo sul vostro respiro: respirate più lentamente e più regolarmente che potete; poi guardate nella sfera, però ricacciando pensieri ed emozioni. Se, nonostante ciò, la visione non compare, probabilmente la visione si produrrà non nella sfera di cristallo ma davanti al vostro occhi spirituale. Provate a chiudere gli occhi. Avvertite una sensazione precisa? Vedete la sfera di cristallo col vostro occhi spirituale? Provate l'impulso irresistibile di parlare, o di scrivere? Udite voci o assistete all'improvvisa comparsa di simboli? Aspettate tranquilli e state attenti, poi prendete nota di ciò che avete sentito, visto o udito e mettetelo in rapporto con la domanda. Se la visione non è particolarmente suggestiva o interessante, prendete nota dei dettagli apparentemente insignificanti. La cosa più importante è avere pazienza e affrontare l'esperimento senza perdere la calma.
Per gli oracoli ottici non esistono schemi interpretativi fissi perché il significato della visione si rivela da sé all'osservatore. Però esistono delle regole generali, secondo le quali la visione va collocata nel presente quando le immagini compaiono in primo piano, nel passato o nel futuro quando compaiono su] fondo della sfera. Anche gli eventi del futuro prossimo, quelli che si verificheranno a pochi giorni di distanza dalla consultazione dell'oracolo, si manifestano in primo piano. Nella metà sinistra della sfera gli avvenimenti si visualizzano sotto forma di simboli, nella metà destra nella loro forma concreta, reale. Quando le immagini non sono nitide significa che non si conoscono bene i propri desideri e probabilmente si è influenzati dalla volontà di altre persone, oppure che nel problema di cui trattasi sono in gioco fattori che non si conoscono e sui quali non si può influire.
Dopo la seduta coprite la sfera col panno nero. Potete anche avvolgerla in esso e riporla in una cassetta. Alcuni veggenti dopo ogni seduta la lavano sotto l'acqua corrente per liberarla delle sostanze immateriali che potrebbero essersi raccolte sulla sua superficie. Secondo altri invece non bisogna assolutamente farlo.
Studiate su libri e internet, annotate i vostri lavori di divinazione con specchio, acqua e sfera, i successi e gli insuccessi, le vostre sensazioni e frustrazioni, solo con lo studio e la pratica si ottengono risultati. Sara
#divinazione con gli specchi#idromanzia#catoptromanzia#cristallomanzia#acasadisarina#mater#materterra#stregoneria#divinazione#specchio nero#sfera di cristallo#specchio d'acqua
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“Siamo Fatti Così” La gravidanza gemellare
Dite la verità..quante volte vi è capitato, vedendo un passeggino biposto, di pensare “Oh che belli! Due gemellini!' oppure di incontrare una vostra amica e alla domanda 'Come procede la gravidanza?' sentirvi rispondere “Abbiamo scoperto di aspettare due bambini!” ? E' innegabile, la doppietta fotocopia vestiti uguali o la coppia maschio/femmina che assomigliano alla versione umana Cicciobello/Sbrodolina sono tenerissimi!
Ma vi siete mai chiesti cosa c'e stato dietro tutto questo? Avete provato ad immedesimarvi nella coppia che ha affrontato I mesi di gestazione con la consapevolezza di attendere due frugoletti?
Oggi ve lo racconterò io! Non vi tedierò con una noiosa lezione di anatomia ma...
Ultimamente vi sarà sembrato di scorgere molte più coppiette di bimbi ed in effetti stiamo assistendo ad un aumento delle nascite gemellari; vuoi per il diffondersi delle cure ormonali e delle fecondazioni assistite, vuoi per I progressi medici che permettono ad un numero sempre maggiore di bimbi prematuri di sopravvivere, ad oggi il numero di gemelli in circolazione è notevolmente aumentato. Eravate a conoscenza del fatto che solamente 1 gravidanza gemellare su 80 è spontanea, dove il fattore familiarità è spesso, ma non sempre, la causa?
Dovete sapere però che non tutti i gemelli sono uguali...cioè...sì, i gemelli sono uguali...tra di loro! Intendo che non tutte le gravidanze gemellari sono uguali!
A scuola abbiamo imparato la differenza tra gemelli monozigoti ed eterozigoti, in parole povere gemelli identici e gemelli che si assomigliano molto.
E se vi dicessi che non c'è solo questo...
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Nella maggior parte dei casi ogni gemello avrà una sua placenta, diciamo il suo frigorifero personale, e il suo sacco amniotico, cioè la sua ''dimora'' piena di liquido che lo proteggerà fino al giorno X in cui verrà alla luce. Tale gravidanza è detta bicoriale biamniotica e il tasso di mortalità e solo del 9%. Diciamo che si può stare abbastanza tranquilli, non sarà una passeggiata ma tutto dovrebbe andare per il meglio.
Altro caso è quello in cui la placenta sarà una sola e da cui partiranno i cordoni ombelicali che collegheranno i due sacchi amniotici dei due pupi. Qui le cose si fanno un po' più complicate e i rischi salgono al 25%. Il frigorifero è uno solo e mamma e papa devono sperare che un gemello non mangi anche le scorte dell'altro mettendolo cosi in pericolo. E' cosi che il medico ci spiegò quello a cui saremmo andati incontro. Non dimenticherò mai quando la prima dottoressa che scoprì la presenza di due camere gestazionali ci disse di ''andarci coi piedi di piombo''; in un caso su quattro alla seconda ecografia si perde il battito di uno dei gemelli e la mamma è ''costretta” a proseguire la gravidanza con questa consapevolezza. Qua la strada è un po' tortuosa, ci saranno visite frequenti, continui controlli e misurazioni per monitorare la crescita e spesso la mamma dovrà passare un po’ di settimane a riposo. La medicina è andata avanti in questi anni e si può stare mediamente tranquilli, I bimbi hanno buone possibilità di farcela! Volete sapere quante volte capita la cosiddetta gravidanza monocoriale biamniotica? 1 su 400 parti sarà di questo tipo.
Ultimo caso e la gravidanza monocoriale monoamniotica. Triste a dirsi ma è la gravidanza più rischiosa e quella che più spesso non va a buon fine. Una placenta si collega a un solo sacco amniotico dove i bimbi cercano di sopravvivere assieme nello stesso liquido amniotico che in certi casi può non essere sufficiente per entrambi oppure dove uno è più forte e prevale sull'altro rubando nutrimento e ossigeno. Per ''fortuna'' si tratta del caso più raro.
Adesso invece immaginate di poter vedere cosa sta succedendo nel corpo della futura mamma. Le cellule fatidiche si sono incontrate ed è iniziata la magia..la vita ha inizio!
Nel 70% dei casi la mamma avrà prodotto due cellule uovo e due piccoli soldatini del papà avranno raggiunto la meta. Ecco quindi la gravidanza del primo tipo con i famosi gemelli eterozigoti.
Un 30% invece deriva da un ovetto e uno spermatozoo, uno zigote che ad un certo punto decide di separarsi perciò avremo due gemelli monozigoti, una mela divisa a metà. Se questa divisione avviene nei primi tre giorni avremo 2 sacchi e 2 placente, se avviene nei successivi 4 giorni avremo due sacchi ma una sola placenta mentre se le cellule sono un po' indecise e decidono di separarsi tra il 9^ e il 12^ giorno avremo un sacco e una placenta. Rarissimamente la separazione avviene dopo il 13^ giorno, con una conseguenza importante: avremo dei gemelli siamesi.
Piccola curiosità: desiderate dei gemelli? Avete tutti delle chance! La gravidanza con i gemelli identici è un evento del tutto fortuito e casuale perciò non importa se zio Pasqualino e la trisavola Evelina avevano un gemello...se è il vostro giro fortunato alla roulette vincerete a avrete un doppio premio!
Ora non voglio tediarvi con tristi dettagli di “cosa potrebbe succedere se”...Sappiate solamente che in ogni caso aspettare due gemelli è una grande gioia ma citando approssimativamente un famoso eroe possiamo dire che ''Da una doppia attesa derivano grandi preoccupazioni”
Nel 50/60% dei casi la mamma subirà un taglio cesareo. Ciò accade non perché il cesareo sia la strada più semplice o perché cosi i medici faranno prima ma è unicamente per il bene dei piccolini oltre ad essere anche meno rischioso per la mamma. Se c'e solo una placenta o addirittura anche un solo sacco i due gemelli dovranno nascere uno dopo l'altro nel minor tempo per evitare complicazioni e in tutti i casi non sempre la nascita del secondo gemello avviene così facilmente perché quest’ultimo potrebbe non essere ancora pronto a nascere oppure essere in una posizione sfavorevole per scendere nel canale del parto .
I gemelli nascono praticamente sempre prima dello scadere delle 40 settimane, chi più chi meno. Ciò significa che i genitori che vedete fieri spingere la doppia carrozzina hanno probabilmente affrontato da 1 a 3 mesi di terapia intensiva neonatale. Per fortuna siamo nel 21esimo secolo e i progressi nel campo medico permettono a questi bimbi di tornare a casa senza conseguenze o al massimo qualche piccola complicazione che si risolverà col passare dei mesi. Altra piccola curiosità: il 17 Novembre è la giornata internazionale del neonato pretermine!
Perché ho scritto tutta questa prolissa pappardella? Mi piacerebbe che la prossima volta che vi capiterà di incontrare delle bis-mamme e dei bis-papà (senza dimenticare che esistono anche le trismamme e I trispapà!) pensaste a tutto questo. Se li conoscete, se sono ancora in attesa, chiedetegli che tipo di gravidanza stanno affrontando, non limitatevi a chiedere ''ma avevate gemelli in famiglia?!'' Se i bimbi sono già nati ma sono ancora in ospedale non evitate il discorso o addirittura arrivare a consigliare di riposarsi mentre i bimbi sono ancora in ospedale. Se notate che hanno piacere a parlare dei loro piccolini chiedetegli quanto tempo è passato e quali progressi stanno facendo; vi stupirete a sapere che ogni giorno in terapia intensiva ci sono piccole conquiste! Inoltre parlare dei bimbi anche se non sono presenti lì con loro glieli farà sentire meno lontani. E se invece la dolcissima coppietta o addirittura tripletta è li di fronte e voi non sapete chi guardare, siate consapevoli che le difficoltà per quei genitori non sono il doppio cambio del pannolino o il pianto sincronizzato, i pensieri sono cominciati ben prima perciò sono ben temprati!
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il Fuoco a mare
Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria, conscia che probabilmente mi addormenterò nelle file alte dell’aula magna. Mi siedo, leggo la scaletta, la seconda voce è “sanità pubblica e immigrazione: il diritto fondamentale alla tutela della salute”. Inevitabilmente penso “e che do bali”. Accendo Pokémon Go, che sono sopra una palestra della squadra blu. Mi accingo a conquistarla per i rossi. Comincia a parlare il tale Dottor Pietro Bartolo, che io non so chi sia. Non me ne curo. Ero lì che tentavo di catturare un bulbasaur e sento la sua voce in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici di chissà quale sindrome di *lallallà*. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”. Decido di ascoltare lui con un orecchio e bulbasaur con l’altro. Bartolo racconta che sta lì, a Lampedusa, ha curato 350mila persone, che c’è una cosa che odia, cioè fare il riconoscimento cadaverico. Che molti non hanno più le impronte digitali. E lui deve prelevare dita, coste, orecchie. Lo racconta:”Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail antiprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano”. Mi perplimo.
Ma non era un congresso ad argomento clinico? Dove sono le terapie? Perché la voce di un internista non mi sta annoiando con la metanalisi sull’utilizzo della sticazzitina tetrasolfata? Decido di mollare bulbasaur, un secondino, poi torno Bulba, devo capire cosa sta dicendo questo qua.
“Su questi barconi gli uomini si mettono tutti sul bordo, come una catena umana, per proteggere le donne, i bambini e gli anziani all’interno, dal freddo e dall’acqua. Sono famiglie. Famiglie come le nostre”.
Mostra una foto, vista e rivista, ma lui non è retorico, non è formale. È fuori da ogni schema politically correct, fuori da ogni comfort zone.
“Una notte mi hanno chiamato: erano sbarcati due gommoni, dovevo andare a prestare soccorso. Ho visitato tutti, non avevano le malattie che qualcuno dice essere portate qui da loro. Avevano le malattie che potrebbe avere chiunque. Che si curano con terapie banali. Innocue. Alcuni. Altri sono stati scuoiati vivi, per farli diventare bianchi. Questo ragazzo ad esempio”, mostra un’altra foto, tutt’altro che vista e rivista. Un giovane, che avrà avuto 15/16 anni, affettato dal ginocchio alla caviglia. Mi dimentico dei Pokémon. “Lui è sopravvissuto agli esperimenti immondi che gli hanno fatto. Suo fratello, invece, non ce l’ha fatta. Lui è morto per essere stato scuoiato vivo”. Metto il cellulare in tasca. ”Qualcuno mi dice di andare a guardare nella stiva, che non sarà un bello spettacolo. Così scendo, mi sembrava di camminare su dei cuscini. Accendo la torcia del mio telefono e mi trovo questo..” Mostra un’altra foto. Sembrava una fossa comune. Corpi ammassati come barattoli di uomini senza vita. “Questa foto non è finta. L’ho fatta io. Ma non ve la mostrano nei telegiornali. Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti. Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare”.
Ora non c’è nessuno in aula magna che non trattenga il fiato, in silenzio.
“Ma ci sono anche cose belle, cose che ti fanno andare avanti. Una ragazza. Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta” ci mostra la foto del loro abbraccio.
“..Si perché la gente non capisce. C’è qualcuno che ha parlato di razza pura. Ma la razza pura è soggetta a più malattie. Noi contaminandoci diventiamo più forti, più resistenti. E l’economia? Queste persone, lavorando, hanno portato miliardi nelle casse dell’Europa. E io aggiungo che ci hanno arricchito con tante culture. A Lampedusa abbiamo tutti i cognomi del mondo e viviamo benissimo. Ci sono razze migliori di altre, dicono. Si, rispondo io. Loro sono migliori. Migliori di voi che asserite questo”.
Fa partire un video e descrive:”Questo è un parto su una barca. La donna era in condizioni pietose, sdraiata per terra. Ho chiesto ai ragazzi un filo da pesca, per tagliare il cordone. Ma loro giustamente mi hanno risposto “non siamo pescatori”. Mi hanno dato un coltello da cucina. Quella donna non ha detto bau. Mi sono tolto il laccio delle scarpe per chiudere il cordone ombelicale, vedete? Lei mi ringraziava, era nera, nera come il carbone. Suo figlio invece era bianchissimo. Si perché loro sono bianchi quando nascono, poi si inscuriscono dopo una decina di giorni. E che problema c’è, dico io, se nascono bianchi e poi diventano neri? Ha chiamato suo figlio Pietro. Quanti Pietri ci sono in giro!”.
Sorridiamo tutti.
“Quest’altra donna, invece, è arrivata in condizioni vergognose, era stata violentata, paralizzata dalla vita in giù... Era incinta. Le si erano rotte le acque 48 ore prima. Ma sulla barca non aveva avuto lo spazio per aprire le gambe. Usciva liquido amniotico, verde, grande sofferenza fetale. Con lei una bambina, anche lei violentata, aveva 4 anni. Aveva un rotolo di soldi nascosto nella vagina. E si prendeva cura della sua mamma. Tanto che quando cercavo di mettere le flebo alla mamma lei mi aggrediva. Chissà cosa aveva visto. Le ho dato dei biscotti. Lei non li ha mangiati. Li ha sbriciolati e ci imboccava la mamma. Alla fine le ho dato un giocattolo. Perché ci arrivano una montagna di giocattoli, perché la gente buona c’è. Ma quella bimba non l’ha voluto. Non era più una bambina ormai.”
Foto successiva. “Questa foto invece ha fatto il giro del mondo. Lei è Favour. Hanno chiamato da tutto il mondo per adottarla. Lei è arrivata sola. Ha perso tutti: il suo fratellino, il suo papà. La sua mamma prima di morire per quella che io chiamo la malattia dei gommoni, che ti uccide per le ustioni della benzina e degli agenti tossici, l’ha lasciata ad un’altra donna, che nemmeno conosceva, chiedendole di portarla in salvo. E questa donna, prima di morire della stessa sorte, me l’ha portata. Ma non immaginate quanti bambini, invece, non ce l’hanno fatta. Una volta mi sono trovato davanti a centinaia di sacchi di colori diversi, alcuni della Finanza, alcuni della polizia. Dovevo riconoscerli tutti. Speravo che nel primo non ci fosse un bambino. E invece c’era proprio un bambino. Era vestito a festa. Con un pantaloncino rosso, le scarpette. Perché le loro mamme fanno così. Vogliono farci vedere che i loro bambini sono come i nostri, uguali”.
Ci mostra un altro video. Dei sommozzatori estraggono da una barca in fondo al mare dei corpi esanimi. “Non sono manichini” ci dice.
Il video prosegue. Un uomo tira fuori dall’acqua un corpicino. Piccolo. Senza vita. Indossava un pantaloncino rosso. “Quel bambino è il mio incubo. Io non lo scorderò mai”.
Non riesco più a trattenere le lacrime. E il rumore di tutti coloro che, alternadosi in aula, come me, hanno dovuto soffiarsi il naso.
“E questo è il risultato” ci mostra l’ennesima foto. “368 morti. Ma 367 bare. Si. Perché in una c’è una mamma, arrivata morta, col suo bambino ancora attaccato al cordone ombelicale. Sono arrivati insieme. Non abbiamo voluto separarli, volevamo che rimanessero insieme, per l’eternità”.
Penso che possa bastare così. E questo è un estratto. Si, perché il Dottor Bartolo ha parlato per un’ora. Gli altri relatori hanno lasciato a lui il loro tempo. Nessuno ha osato interromperlo. E quando ha finito tutti noi, studenti, medici e professori, ci siamo alzati in piedi e abbiamo applaudito, per lunghi minuti. E basta. Lui non ha bisogno di aiuto, “non venite a Lampedusa ad aiutarci, ce l’abbiamo sempre fatta da soli noi lampedusani. Se non siete medici, se non sapete fare nulla e volete aiutare, andate a raccontare quello che avete sentito qui, fate sapere cosa succede a coloro che dicono che c’è l’invasione. Ma che invasione!”.
E io non mi espongo, perché non so le cose a modo. Ma una cosa la so. E cioè che questo è vergognoso, inumano, vomitevole. E non mi importa assolutamente nulla del perché sei venuto qui, se sei o no regolare, se scappi dalla guerra o se vieni a cercare fortuna: arrivare così, non è umano. E meriti le nostre cure. Meriti un abbraccio. Meriti rispetto. Come, e forse più, di ogni altro uomo.
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Richiami di Yahweh 18
Nel nostro sistema di vita o al giorno d'oggi, sembra che questo nostro Creatore (se e vero che esiste), se ne stia così distante da noi e che noi, non siamo neanche in grado di sapere se egli esista realmente! Molti, pensano e gli rimproverano, di non interessarsi a loro e che li abbia lasciati, al proprio destino. Questo accade, per colpa della nostra ignoranza. Dio, ci ha sempre voluti bene! Yahuweh, quando ideò le creature viventi, non li ideò, come automi, insensibili, questo lo possiamo notare, osservando qualsiasi animale, con l'amore che ha ogni madre, per il suo proprio cucciolo. Pensate un'orsa cosa e pronta a fare, per difendere i suoi cuccioli? O quanto amore c'è tra loro, quando giocano tra loro, proseguendo a salire addosso alla madre e a disturbarla e lei, si lascia fare tutte queste cose e di tanto in tanto, da una leccata (come se fossero carezze), a ognuno dei suoi cuccioli. O quando giocano con noi stessi, la felicità che proviamo noi, mentre giochiamo, la stessa cosa prova l'animale. Yahuweh, non ha fatto creature antropomorfe ma, esseri, che si sentono vivi e che possono provare piacere, durante la loro vita. Pensate: se non ci fosse il gusto, si proseguirebbe a mangiare, ma non si proverebbe nessun piacere nel farlo. I colori, un mondo senza colori, come sarebbe, ve lo immaginate? Tutte queste cose, Yahuweh le creò, per rendere la vita più gradevole e bella da vivere, per non parlare delle sensazioni che si provano, quando si gioca col proprio bambino o bambina che sia. Dio, si preoccuperebbe di renderci felici, per poi, abbandonarci? Non è così! Yahuweh, si preoccupò di ognuno di noi, prima ancora che Satana si ribellasse, perché nella sua sapienza, Yahuweh, avrà pure previsto nella sua lungimiranza, che col lungo andare, qualcuno avrebbe cercato di deviare quindi, prima o dopo, doveva accadere e in previsione di questo, Yahuweh, aveva calcolato cosa fare così, dopo che Satana istigò Eva a disubbidire a Dio, persuadendola che Dio mentiva, Yahuweh, pronunciò la prima profezia che si doveva concludere con la fine del tempo della rivolta, per riportare la creazione alle sue origini, dove tutto l'universo sta in armonia col Creatore. Yahuweh, si interessa di ognuno di noi, e lo possiamo apprendere, solamente se leggiamo la sua parola. Non possiamo venirne a conoscenza se leggiamo Socrate o la gazzetta dello sport. In 2 Cronache 36: 15-16, Yahuweh, per dar scampo al suo popolo, cercava di richiamarli a s, per salvarli, dicendo:E Yahuweh l'Iddio dei loro antenati mandava avvertimenti (richiami) contro di loro per mezzo dei suoi messaggeri, mandandoli più volte, perché provò compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma si facevano continuamente beffe dei messaggeri del vero Dio e disprezzavano le sue parole e schernivano i suoi profeti, finché il furore di Yahuweh salì contro il suo popolo, finché non ci fu più, guarigione. Prosegue, dicendo: che punì il popolo Israelita e questo, vale, anche per noi oggi. In Isaia 1: 18, Yahuweh chiama dicendo: Venite, ora, e mettiamo le cose a posto fra noi, dice Yahuweh. Benché i vostri peccati siano come lo scarlatto, saranno resi bianchi proprio come la neve; benché siano rossi come il panno cremisi, diverranno pure come la lana. Se Yahuweh fa questi generi di richiami, non si può dire che non s’interessi di noi, anzi, fa di tutto per avvertire coloro che lo cercano con cuore sincero, affinché si affidino a Lui (l'Unica Roccia, a cui aggrapparsi), facendo quello che Egli dice. Isaia 2: 5 porta scritto: O uomini (che dite di amare Dio), venite e camminiamo nella luce di Yahuweh. Anche qui, sta a chiamare coloro che hanno il dono della fede. In Geremia 7: 13, Yahuweh dice: E ora per la ragione che continuaste a fare tutte queste opere, è l'espressione di Yahuweh, e io continuai a parlarvi, alzandomi di buon'ora e parlando, ma non ascoltaste, e continuai a chiamarvi, ma non rispondeste. In Geremia 25: 3-7 ci sta un altro potente richiamo che vale anche per noi oggi, dove ci sta scritto: Dal tredicesimo anno di Giosia figlio di Ammon, re di Giuda, e fino a questo giorno, in questi ventitré anni la parola di Yahuweh mi è stata rivolta, e vi parlavo, levandomi di buon’ora e parlando, ma voi non ascoltaste. E Yahuweh vi mandò tutti i suoi servitori i profeti, alzandosi di buon’ora e mandandoveli, ma voi non ascoltaste, né porgeste orecchio per ascoltare, dicendovi: Volgetevi, suvvia, ognuno dalla sua cattiva via e dalla malizia delle vostre azioni, e continuate a dimorare sul suolo che Yahuweh diede a voi e ai vostri antenati da molto tempo fa e per un lungo tempo avvenire. E non camminate dietro ad altri déi per servirli e inchinarvi davanti a loro, in modo da non offendermi con l'opera delle vostre mani e in modo che io non vi causi calamità. Ma voi non mi ascoltaste, è l'espressione di Yahuweh, con l'intento di offendermi con l'opera delle vostre mani, a vostra calamità. E nel caso che non avrebbero ascoltato il suo richiamo, nel versetto 11 fa scrivere: E tutto questo paese deve divenire un luogo devastato, un oggetto di stupore, e queste nazioni (di cui voi fate parte), dovranno servire il re di Babilonia per settant'anni. Questo, si è avverato, a scapito degli israeliti di quel tempo, mentre, questo medesimo messaggio, vale anche per noi oggi. Ricordiamoci che siamo nel giorno del Signore e questo vuol dire che siamo vicino della fine di questo sistema malvagio. Al 30: 21-22 Yahuweh dice a coloro che veramente lo cercano: Poiché chi è ora, questi che ha dato in pegno il suo cuore per accostarmisi? è l'espressione di Yahuweh. A tutti quelli che avrebbero dato il proprio cuore come pegno a Yahuweh e non per modo di dire ma, letteralmente per come si esprime; alla maniera di Cristo e degli apostoli, a questo genere di persone dice, nel versetto 22: E voi diverrete certamente il mio popolo, e io stesso, diverrò il vostro Dio. Sentite cosa dice nel versetto seguente, a tutti quelli che non avrebbero preso a cuore, tutti questi richiami; 24: L'ardente ira di Yahuweh non si ritirerà finché Egli, non avrà eseguito e finché non avrà compiuto le idee del suo cuore. Nella parte finale dei giorni lo prenderete in considerazione. Lo prenderanno in considerazione, solo chi ha conoscenza della Bibbia ed è in vita. Chi non conosce le profezie bibliche, non potrà comprendere gli eventi che devono accadere, nel tempo della fine! Ecco, chi sono, coloro che nella parte finale dei giorni, avrebbero considerato gli eventi che dovevano accadere e riconoscerli. Questa è una profezia fatta da Yahuweh, che si doveva compiere nella parte finale dei giorni, non prima! Questa profezia, si sta realizzando da più di cento anni e la gente, non se ne accorge nemmeno. Poi, ci sono alcuni che dicono: perché non ci dai un segno, per dimostrarci che esisti? [Per più di 1500 anni, chiamò il popolo ebraico e da più di due mila anni, questo invito, è rivolto a tutti i popoli della terra quindi, non possiamo dire, che Dio, non s’interessi di noi. Vi ricordate la parabola di quel Re, che aveva organizzato una grande festa, mandando gli inviti, alle persone più rappresentativi, del suo regno e costoro, con varie scuse, rifiutarono l’invito e il Re, per ripicca, sostituì i nobili, con la gente comune del popolo, compresi storpi e ciechi. I nobili, sarebbero gli ebrei, che sono stati rigettati come popolo e il popolo di Dio, sono, tutti coloro che si sottomettono al suo volere, comportandosi e vivendo, come ordina Dio e suo figlio il Cristo]. Sono millenni, che Dio fa chiamare nelle strade e dietro le porte, ricevendo rifiuti ed insulti; ma, trovando anche qualcuno che l'ascolta. 32: 33 E continuarono a rivolgermi il dorso e non la faccia, benché io insegnassi loro, alzandomi di buonora e insegnando, ma non c'era nessuno di loro che ascoltasse per ricevere disciplina. Anche in Ezechiele 3: 10-11 Yahuweh avverte e chiama le persone dicendo: Figlio dell'uomo, tutte le mie parole che ti pronuncerò, ricevile nel tuo cuore e odile con i tuoi propri orecchi. 11 E va, entra tra il popolo ... e devi dir loro: il Sovrano Signore Yahuweh ha detto questo, sia che odano o che se ne astengano. L'importante era, che Ezechiele, facesse conoscere gli avvertimenti, anche se il popolo, non avrebbe ascoltato. La stessa cosa, faccio io, in questo momento, riproponendo questo messaggio, per far capire, che questo messaggio, è valido anche adesso, sia che odano o che se ne astengano. Sentite cosa dichiara Daniele nel suo libro, omonimo, al capitolo 9: riguardo al fatto che dovevano rimanere per settantanni sotto il dominio babilonese per come prediceva la profezia: Nel primo anno di Dario figlio di Assuero del seme dei medi, che era stato fatto re sul regno dei caldei, nel primo anno del suo regno io stesso, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni riguardo ai quali la parola di Yahuweh era stata rivolta a Geremia il profeta, per compiere le devastazioni di Gerusalemme, cioè, settant'anni. E volgevo la mia faccia a Yahuweh Dio, per cercarlo con preghiere e suppliche, con digiuno e sacco e cenere. E pregavo Yahuweh mio Dio e facevo confessione e dicevo: Ah Yahuweh, vero Dio, grande e tremendo, che osserva il patto e l'amorevole benignità verso quelli che lo amano e verso quelli che osservano i suoi comandamenti (ci rendiamo conto, che qui Daniele stesso conferma che Yahuweh osserva il patto (quello fatto con Cristo Yahushua) e verso quelli che realmente lo amano!? Questo è un messaggio, che vale per tutti quelli che leggono queste frasi), 5 noi abbiamo peccato e fatto il male e agito malvagiamente e ci siamo ribellati; e c'è stato uno sviarsi dai tuoi comandamenti e dalle tue decisioni giudiziarie. E non abbiamo ascoltato i tuoi servitori i profeti (forse noi oggi, li ascoltiamo i profeti? Non sappiamo neanche cosa hanno scritto e se sono esistiti e potremmo sapere, cosa dicono!?), che hanno parlato in tuo nome ai nostri re, ai nostri principi e ai nostri antenati e a tutto il popolo del paese e non abbiamo ubbidito alla voce di Yahuweh nostro Dio per camminare nelle sue leggi che Egli ci pose dinanzi per mano dei suoi servitori i profeti. (E noi, camminiamo nelle leggi di Yahuweh Dio? Questo principio, valeva solo per gli Ebrei o vale anche per noi oggi?) E tutti i figli d'Israele, hanno trasgredito la tua legge e c'è stato uno sviarsi, col non ubbidire alla tua voce, così che versasti su di noi la maledizione e la dichiarazione giurata che è scritta nella legge di Mosè il servitore del vero Dio, poiché abbiamo peccato contro di lui. Ed Egli eseguiva le sue parole che aveva pronunciato contro di noi e contro i nostri giudici che ci giudicavano blandamente, facendo venire su di noi una grande calamità tale, che non si è fatto sotto tutti i cieli per come si è fatto in Gerusalemme. Proprio come è scritto nella legge di Mosè, tutta questa calamità è venuta su di noi, e non abbiamo placato la faccia di Yahuweh, nostro Dio, volgendoci dal nostro errore e mostrando perspicacia nella sua verità. E Yahuweh vigilava sulla calamità e infine la fece venire su di noi, poiché Yahuweh nostro Dio è giusto in tutte le sue opere che ha fatto; e noi, non abbiamo ubbidito alla sua voce. Come possiamo notare, non è Yahuweh che non chiama, siamo noi che siamo sordi, e nel caso che sentiamo, non ubbidiamo! Tutti questi richiami e inviti, allora erano rivolti al popolo d'Israele ma, Yahuweh, in Osea 2: 23 b, dice che avrebbe rigettato il suo popolo, per prendere persone delle nazioni, affermando: ... e certamente dirò a quelli che non sono mio popolo: Tu sei mio popolo, ed essi, da parte loro, diranno: Tu sei nostro Dio. Qui, sta affermando che molte persone delle nazioni, avrebbero accettato i suoi inviti e l'avrebbero scelto quale vero Dio. Proseguendo a parlare con quelli di una volta (riferendosi alla fine dei settantanni del dominio babilonese) e con noi oggi [dato che siamo nel tempo della fine], il 3:5 dice: In seguito i figli d'Israele torneranno e certamente cercheranno Yahuweh loro Dio, e Davide (che sarebbe Yahushua) loro re; e di sicuro verranno tremando a Yahuweh loro Dio, e alla sua bontà nella parte finale dei giorni. Questa è una profezia, che si ripete per ben tre volte, allora, tempo di Yahushua e nel nostro tempo. E nel 4: 1 chiama le persone che lo amano, dicendo: Udite la parola di Yahuweh, o figli d'Israele, poiché Yahuweh ha una causa con gli abitanti del paese, poiché non c'è verità né amorevole benignità né conoscenza di Dio sulla terra. (come possiamo notare, sta includendo tutta la terra) 10: 12 Seminate per voi seme nella giustizia; mietete secondo l'amorevole benignità. Coltivatevi il terreno arabile, quando c'è tempo per ricercare Yahuweh finché Egli venga e vi dia istruzione nella giustizia. Qui Yahuweh, a chi parla, se non a coloro, che Lui ama? Quello che Lui consiglia, sono consigli di un Vecchio (Antico) saggio. Michea 6: 8, ci riprende di nuovo dicendo: Egli ti ha dichiarato, o uomo terreno, ciò che è buono. E che cosa richiede da te Yahuweh, se non di esercitare la giustizia e la benignità e di essere modesto nel camminare col tuo Dio (qui a scrivere è Michea, ma chi detta, dovrebbe essere Yahushua), In Sofonia 3: 8-9, ci sta scritto (anche in questo caso dovrebbe essere sempre Yahushua, quando ancora viveva col nome di Michele): Perciò attendetemi, è l'espressione di Yahuweh (Chi si attese per molto tempo? E chi attendiamo noi oggi? At 1: 11, dice: “Uomini di Galilea, perché state a guardare in cielo? Questo Yahushua che di fra voi è stato assunto in cielo, verrà nella stessa maniera in cui l’avete visto
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#MoreMed2019
Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria è “sanità pubblica e immigrazione: il diritto fondamentale alla tutela della salute”. Sento una voce in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”.. Bartolo racconta che sta lì, a Lampedusa, ha curato 350mila persone, che c’è una cosa che odia, cioè fare il riconoscimento cadaverico. Che molti non hanno più le impronte digitali. E lui deve prelevare dita, coste, orecchie. Lo racconta: ”Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail antiprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano”.
Ma non era un congresso ad argomento clinico? Dove sono le terapie? Perché la voce di un internista non mi sta annoiando ? “Su questi barconi gli uomini si mettono tutti sul bordo, come una catena umana, per proteggere le donne, i bambini e gli anziani all’interno, dal freddo e dall’acqua. Sono famiglie. Famiglie come le nostre”. Mostra una foto, vista e rivista, ma lui non è retorico, non è formale. È fuori da ogni schema politically correct, fuori da ogni comfort zone. “Una notte mi hanno chiamato: erano sbarcati due gommoni, dovevo andare a prestare soccorso. Ho visitato tutti, non avevano le malattie che qualcuno dice essere portate qui da loro. Avevano le malattie che potrebbe avere chiunque. Che si curano con terapie banali. Innocue. Alcuni. Altri sono stati scuoiati vivi, per farli diventare bianchi. Questo ragazzo ad esempio”, mostra un’altra foto, tutt’altro che vista e rivista. Un giovane, che avrà avuto 15/16 anni, affettato dal ginocchio alla caviglia. Mi dimentico dei Pokémon. “Lui è sopravvissuto agli esperimenti immondi che gli hanno fatto. Suo fratello, invece, non ce l’ha fatta. Lui è morto per essere stato scuoiato vivo”. ”Qualcuno mi dice di andare a guardare nella stiva, che non sarà un bello spettacolo. Così scendo, mi sembrava di camminare su dei cuscini. Accendo la torcia del mio telefono e mi trovo questo..” Mostra un’altra foto. Sembrava una fossa comune. Corpi ammassati come barattoli di uomini senza vita.
“Questa foto non è finta. L’ho fatta io. Ma non ve la mostrano nei telegiornali. Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti. Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare”. Ora non c’è nessuno in aula magna che non trattenga il fiato, in silenzio. “Ma ci sono anche cose belle, cose che ti fanno andare avanti. Una ragazza. Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta” ci mostra la foto del loro abbraccio.
“..Si perché la gente non capisce. C’è qualcuno che ha parlato di razza pura. Ma la razza pura è soggetta a più malattie. Noi contaminandoci diventiamo più forti, più resistenti. E l’economia? Queste persone, lavorando, hanno portato miliardi nelle casse dell’Europa. E io aggiungo che ci hanno arricchito con tante culture. A Lampedusa abbiamo tutti i cognomi del mondo e viviamo benissimo. Ci sono razze migliori di altre, dicono. Si, rispondo io. Loro sono migliori. Migliori di voi che asserite questo”.
Fa partire un video e descrive:”Questo è un parto su una barca. La donna era in condizioni pietose, sdraiata per terra. Ho chiesto ai ragazzi un filo da pesca, per tagliare il cordone. Ma loro giustamente mi hanno risposto “non siamo pescatori”. Mi hanno dato un coltello da cucina. Quella donna non ha detto bau. Mi sono tolto il laccio delle scarpe per chiudere il cordone ombelicale, vedete? Lei mi ringraziava, era nera, nera come il carbone. Suo figlio invece era bianchissimo. Si perché loro sono bianchi quando nascono, poi si inscuriscono dopo una decina di giorni. E che problema c’è, dico io, se nascono bianchi e poi diventano neri? Ha chiamato suo figlio Pietro. Quanti Pietri ci sono in giro!”. “Quest’altra donna, invece, è arrivata in condizioni vergognose, era stata violentata, paralizzata dalla vita in giù... Era incinta. Le si erano rotte le acque 48 ore prima. Ma sulla barca non aveva avuto lo spazio per aprire le gambe. Usciva liquido amniotico, verde, grande sofferenza fetale. Con lei una bambina, anche lei violentata, aveva 4 anni. Aveva un rotolo di soldi nascosto nella vagina. E si prendeva cura della sua mamma. Tanto che quando cercavo di mettere le flebo alla mamma lei mi aggrediva. Chissà cosa aveva visto. Le ho dato dei biscotti. Lei non li ha mangiati. Li ha sbriciolati e ci imboccava la mamma. Alla fine le ho dato un giocattolo. Perché ci arrivano una montagna di giocattoli, perché la gente buona c’è. Ma quella bimba non l’ha voluto. Non era più una bambina ormai.” Foto successiva. “Questa foto invece ha fatto il giro del mondo. Lei è Favour. Hanno chiamato da tutto il mondo per adottarla. Lei è arrivata sola. Ha perso tutti: il suo fratellino, il suo papà. La sua mamma prima di morire per quella che io chiamo la malattia dei gommoni, che ti uccide per le ustioni della benzina e degli agenti tossici, l’ha lasciata ad un’altra donna, che nemmeno conosceva, chiedendole di portarla in salvo. E questa donna, prima di morire della stessa sorte, me l’ha portata. Ma non immaginate quanti bambini, invece, non ce l’hanno fatta. Una volta mi sono trovato davanti a centinaia di sacchi di colori diversi, alcuni della Finanza, alcuni della polizia. Dovevo riconoscerli tutti. Speravo che nel primo non ci fosse un bambino. E invece c’era proprio un bambino. Era vestito a festa. Con un pantaloncino rosso, le scarpette. Perché le loro mamme fanno così. Vogliono farci vedere che i loro bambini sono come i nostri, uguali”. Ci mostra un altro video. Dei sommozzatori estraggono da una barca in fondo al mare dei corpi esanimi. “Non sono manichini” ci dice. Il video prosegue. Un uomo tira fuori dall’acqua un corpicino. Piccolo. Senza vita. Indossava un pantaloncino rosso. “Quel bambino è il mio incubo. Io non lo scorderò mai”. Non riesco più a trattenere le lacrime. E il rumore di tutti coloro che, alternadosi in aula, come me, hanno dovuto soffiarsi il naso. “E questo è il risultato” ci mostra l’ennesima foto. “368 morti. Ma 367 bare. Si. Perché in una c’è una mamma, arrivata morta, col suo bambino ancora attaccato al cordone ombelicale. Sono arrivati insieme. Non abbiamo voluto separarli, volevamo che rimanessero insieme, per l’eternità”. Penso che possa bastare così. E questo è un estratto. Si, perché il Dottor Bartolo ha parlato per un’ora. Gli altri relatori hanno lasciato a lui il loro tempo. Nessuno ha osato interromperlo. E quando ha finito tutti noi, studenti, medici e professori, ci siamo alzati in piedi e abbiamo applaudito, per lunghi minuti. E basta. Lui non ha bisogno di aiuto, “non venite a Lampedusa ad aiutarci, ce l’abbiamo sempre fatta da soli noi lampedusani. Se non siete medici, se non sapete fare nulla e volete aiutare, andate a raccontare quello che avete sentito qui, fate sapere cosa succede a coloro che dicono che c’è l’invasione. Ma che invasione!”. E io non mi espongo, perché non so le cose a modo. Ma una cosa la so. E cioè che questo è vergognoso, inumano, vomitevole. E non mi importa assolutamente nulla del perché sei venuto qui, se sei o no regolare, se scappi dalla guerra o se vieni a cercare fortuna: arrivare così, non è umano. E meriti le nostre cure. Meriti un abbraccio. Meriti rispetto. Come, e forse più, di ogni altro uomo. #fuocoammare
-Marina Clara Borghetti)
(Dalla bacheca di Antonio Cavagnini)
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..PAPA FRANCESCO..UDIENZA GENERALE..Piazza San Pietro..Parole del Santo Padre ai malati riuniti nell'Aula Paolo VI all'inizio dell'Udienza Generale..Buongiorno a tutti voi!..Accomodatevi, accomodatevi…Oggi faremo l’udienza in due posti diversi, ma saremo uniti con il maxischermo, così voi sarete più comodi qui, perché in piazza il caldo batte! Sarà un bagno turco, oggi…Grazie tante per essere venuti. E dopo ascoltate quello che dirò, ma con il cuore unito a quelli che sono in piazza: la Chiesa è così. Un gruppo è qui, un altro là, un altro là, ma tutti sono uniti. E chi unisce la Chiesa? Lo Spirito Santo. Preghiamo lo Spirito Santo perché ci unisca tutti oggi, in questa udienza..Veni, Sancte Spiritus…Padre Nostro…Ave o Maria…E adesso vi do la benedizione..[benedizione]..Grazie tante e pregate per me: non dimenticatevi! E continuiamo a vederci…CATECHESI DEL SANTO PADRE..La Speranza cristiana…Figli amati, certezza della Speranza..Cari fratelli e sorelle, buongiorno!..Oggi facciamo questa udienza in due posti, ma collegati nei maxischermi: gli ammalati, perché non soffrano tanto il caldo, sono in Aula Paolo VI, e noi qui. Ma rimaniamo tutti insieme e ci collega lo Spirito Santo, che è colui che fa sempre l’unità. Salutiamo quelli che sono in Aula!..Nessuno di noi può vivere senza amore. E una brutta schiavitù in cui possiamo cadere è quella di ritenere che l’amore vada meritato. Forse buona parte dell’angoscia dell’uomo contemporaneo deriva da questo: credere che se non siamo forti, attraenti e belli, allora nessuno si occuperà di noi. Tante persone oggi cercano una visibilità solo per colmare un vuoto interiore: come se fossimo persone eternamente bisognose di conferme. Però, ve lo immaginate un mondo dove tutti mendicano motivi per suscitare l’attenzione altrui, e nessuno invece è disposto a voler bene gratuitamente a un’altra persona? Immaginate un mondo così: un mondo senza la gratuità del voler bene! Sembra un mondo umano, ma in realtà è un inferno. Tanti narcisismi dell’uomo nascono da un sentimento di solitudine e di orfanezza. Dietro tanti comportamenti apparentemente inspiegabili si cela una domanda: possibile che io non meriti di essere chiamato per nome, cioè di essere amato? Perché l’amore sempre chiama per nome…Quando a non essere o non sentirsi amato è un adolescente, allora può nascere la violenza. Dietro tante forme di odio sociale e di teppismo c’è spesso un cuore che non è stato riconosciuto. Non esistono bambini cattivi, come non esistono adolescenti del tutto malvagi, ma esistono persone infelici. E che cosa può renderci felici se non l’esperienza dell’amore dato e ricevuto? La vita dell’essere umano è uno scambio di sguardi: qualcuno che guardandoci ci strappa il primo sorriso, e noi che gratuitamente sorridiamo a chi sta chiuso nella tristezza, e così gli apriamo una via di uscita. Scambio di sguardi: guardare negli occhi e si aprono le porte del cuore..Il primo passo che Dio compie verso di noi è quello di un amore anticipante e incondizionato. Dio ama per primo. Dio non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che suscita amore. Dio ci ama perché Egli stesso è amore, e l’amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi. Dio non lega neppure la sua benevolenza alla nostra conversione: semmai questa è una conseguenza dell’amore di Dio. San Paolo lo dice in maniera perfetta..Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.. (Rm 5,8). Mentre eravamo ancora peccatori. Un amore incondizionato. Eravamo..lontani..come il figlio prodigo della parabola..Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione… (Lc 15,20). Per amore nostro Dio ha compiuto un esodo da Sé stesso, per venirci a trovare in questa landa dove era insensato che lui transitasse. Dio ci ha voluto bene anche quando eravamo sbagliati..Chi di noi ama in questa maniera, se non chi è padre o madre? Una mamma continua a voler bene a suo figlio anche quando questo figlio è in carcere. Io ricordo tante mamme, che facevano la fila per entrare in carcere, nella mia precedente diocesi. E non si vergognavano. Il figlio era in carcere, ma era il loro figlio. E soffrivano tante umiliazioni nelle perquisizioni, prima di entrare, ma..E’ il mio figlio!..Ma, signora, suo figlio è un delinquente!..E’ il mio figlio!..Soltanto questo amore di madre e di padre ci fa capire come è l’amore di Dio. Una madre non chiede la cancellazione della giustizia umana, perché ogni errore esige una redenzione, però una madre non smette mai di soffrire per il proprio figlio. Lo ama anche quando è peccatore. Dio fa la stessa cosa con noi: siamo i suoi figli amati! Ma può essere che Dio abbia alcuni figli che non ami? No. Tutti siamo figli amati di Dio. Non c’è alcuna maledizione sulla nostra vita, ma solo una benevola parola di Dio, che ha tratto la nostra esistenza dal nulla. La verità di tutto è quella relazione di amore che lega il Padre con il Figlio mediante lo Spirito Santo, relazione in cui noi siamo accolti per grazia. In Lui, in Cristo Gesù, noi siamo stati voluti, amati, desiderati. C’è Qualcuno che ha impresso in noi una bellezza primordiale, che nessun peccato, nessuna scelta sbagliata potrà mai cancellare del tutto. Noi siamo sempre, davanti agli occhi di Dio, piccole fontane fatte per zampillare acqua buona. Lo disse Gesù alla donna samaritana..L’acqua che io [ti] darò diventerà in [te] una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna..(Gv 4,14)..Per cambiare il cuore di una persona infelice, qual è la medicina? Qual è la medicina per cambiare il cuore di una persona che non è felice? [rispondono: l’amore] Più forte! [gridano: l’amore!] Bravi! Bravi, bravi tutti! E come si fa sentire alla persona che uno l’ama? Bisogna anzitutto abbracciarla. Farle sentire che è desiderata, che è importante, e smetterà di essere triste. Amore chiama amore, in modo più forte di quanto l’odio chiami la morte. Gesù non è morto e risorto per sé stesso, ma per noi, perché i nostri peccati siano perdonati. È dunque tempo di risurrezione per tutti: tempo di risollevare i poveri dallo scoraggiamento, soprattutto coloro che giacciono nel sepolcro da un tempo ben più lungo di tre giorni. Soffia qui, sui nostri visi, un vento di liberazione. Germoglia qui il dono della speranza. E la speranza è quella di Dio Padre che ci ama come noi siamo: ci ama sempre e tutti. Grazie!..Saluti..[Do il benvenuto ai pellegrini di lingua francese, in particolare agli studenti della Conferenza Olivaint di Parigi come anche ai gruppi venuti da Francia, Belgio e Isola di Maurizio. Ricordiamoci che siamo tutti figli amati da Dio, e che siamo tutti preziosi ai suoi occhi! È la sorgente della nostra speranza! Dio vi benedica!]..[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Svezia, Hong Kong, Pakistan, Filippine, Corea, Thailandia, Canada e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo.]..[Un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare alla comunità del Collegio dei Padri Scolopi di Illertissen. Nel mese di giugno veneriamo in modo speciale il Sacratissimo Cuore di Gesù, fonte del suo inesauribile amore per noi. Cerchiamo di essere lieti testimoni di quell’amore donandolo a quanti incontriamo. Dio benedica voi e le vostre famiglie.]..[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi della modalità di Spagna e America Latina. Chiediamo alla Vergine Maria di farci essere sempre guidati dall'amore del Figlio suo. Sappiamo trasmettere agli altri l'amore di Dio perché venga su tutti una nuova speranza. Che il Signore vi benedica. Grazie mille.]..[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare a quanti sono venuti dal Brasile, invitando tutti a rimanere fedeli all’amore di Dio che troviamo in Cristo Gesù. Egli ci sfida a uscire dal nostro mondo piccolo e ristretto verso il Regno di Dio e la vera libertà. Lo Spirito Santo vi illumini affinché possiate portare la Benedizione di Dio a tutti gli uomini. La Vergine Madre vegli sul vostro cammino e vi protegga.]..[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, San Paolo nella Lettera ai Romani scrive: voi..avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo..Abbà! Padre!..Mostriamo la gioia di essere figli di Dio e comportiamoci come veri figli, lasciando che Cristo ci trasformi e ci renda come Lui. Il Signore vi benedica!]..[Saluto cordialmente i Polacchi. San Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Redemptor hominis ha ricordato..L’uomo rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, (…) se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente.. (n. 10). Ricordando che amore chiama amore, in modo più forte di quanto l’odio chiami la morte, non abbiamo paura dell’amore e delle sue esigenze. Rendiamolo grande, bello, responsabile nella nostra vita, così che per gli altri sia un raggio di speranza. Sia lodato Gesù Cristo.]..Do il benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!..Accolgo i sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia e li incoraggio ad essere Pastori secondo il cuore di Dio, come pure l’Associazione “Carità senza confini” della Diocesi di San Marino-Montefeltro in occasione dei venti anni di attività..Saluto l’unione italiana ciechi di Rossano Calabro; la Fondazione Silvana Angelucci di diverse regioni italiane e l’Associazione Culturale Reatium, che commemora la figura di Papa San Zosimo. Saluto i fedeli di Corridonia, Altamura e Potenza. Un pensiero speciale ai familiari dei militari deceduti in missioni di pace: vi sono vicino con l’affetto, il conforto e l’incoraggiamento..Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Ieri abbiamo ricordato nella liturgia Sant’Antonio di Padova..insigne predicatore e patrono dei poveri e dei sofferenti..Cari giovani, imitate la linearità della sua vita cristiana..cari ammalati, non stancatevi di chiedere a Dio Padre con la sua intercessione ciò di cui avete bisogno..e voi, cari sposi novelli, alla sua scuola gareggiate nella conoscenza della Parola di Dio..
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