#cibo pregiato
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pier-carlo-universe · 8 months ago
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Tartufi Bianchi: Il Tesoro della Terra tra Storia, Cucina e Tradizione. Di Alessandria today
Dal Piemonte all’Umbria: Il Fascino del Tartufo Bianco e la Passione dei Cercatori
Dal Piemonte all’Umbria: Il Fascino del Tartufo Bianco e la Passione dei Cercatori. Il Tartufo Bianco: Il Diamante della Terra Il tartufo bianco (Tuber magnatum Pico) è considerato uno dei prodotti più pregiati della gastronomia mondiale. Questo fungo ipogeo, caratterizzato dal suo intenso aroma e dal sapore inconfondibile, è noto anche come “diamante della terra”. Tra le sue zone di produzione…
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animationchronicles · 3 months ago
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Il cibo della Ghibli / Ghibli's food
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Il cibo che appare nei film dello Studio Ghibli può non essere nulla di particolarmente pregiato o elaborato, tuttavia assume sempre un significato emblematico. Tanto è vero che il 27 maggio 2017, lo Studio Ghibli, conscio del ruolo che il cibo ricopre nelle sue pellicole, ha inaugurato Delicious! Animating Memorable Meals: una mostra temporanea che esplorava l’arte di disegnare e animare il cibo.
Tra i vari piatti che possiamo trovare nei lungometraggi – per esempio ne La città incantata (2001, Hayao Miyazaki) – dello studio giapponese, c’è l’onigiri: la celebre palla di riso pressato, ormai è diventata una vera e propria icona della cultura culinaria (e non solo) del Paese del Sol Levante. La storia di questo alimento comincia durante il periodo Heinan (794-1185), quando i tonjiki cominciano a mutare in omusubi e onigiri. Se i primi erano a forma di triangolo per rappresentare gli dèi della montagna e venivano mangiati dai nobili, gli onigiri potevano assumere diverse forme e venivano consumati principalmente dal popolo. Allora, il fatto che Chihiro (la protagonista) mangi proprio degli onigiri ci rimanda alla sua condizione di lavoratrice, ma non solo: 御握り (palla di riso), infatti, si pronuncia allo stesso modo di 鬼斬り, ossia “uccisore di demoni”. Quindi il fatto che Haku consegni a Chihiro degli onigiri può essere visto come una sorta di benedizione, considerando che la storia si svolge in un mondo abitato da spiriti.
Un’altro esempio è quello dei noodles in scatola presenti in Ponyo sulla scogliera (2008, Hayao Miyazaki). Ė il 1958 quando Momofuku Andō inventa i noodles in scatola, che in un’inchiesta del 2000, vennero votati dai giapponesi come la miglior invenzione del XX secolo. Questo chiaramente dimostra la loro importanza all’interno della cultura nipponica  perché, in primo luogo, sono un prodotto economico, ma anche perché, nonostante il loro prezzo, sono ancora collegati a un’idea di forza e sostentamento – sono, infatti, nati in un periodo in cui la gente aveva un gran bisogno di energie dato che doveva di fatto ricostruire la società dopo che questa era stata distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale (basti pensare che nello stesso periodo, in Italia gli alimenti venivano sponsorizzati in base alla quantità di calorie che possedevano). Nella pellicola, attraverso i noodles si crea un’unione domestica e familiare, ma viene anche avanzata un’idea di uguaglianza: il cibo diventa rappresentazione dei bisogni che tutti noi, in quanto esseri umani, abbiamo a prescindere dalla classe sociale.
Un’altro piatto che può essere interessante analizzare è il manzo alla Stroganoff: un piatto di origine russa che, nel lungometraggio I miei vicini Yamada (1999, Isao Takahata), diventa una metafora del rapporto complicato che il Giappone ha con sé stesso e con l’Occidente. Il punto di partenza è una fascinazione per l’estero: la nonna quindi si offre di preparare questo piatto. Tuttavia sorgono a questo punto due problemi: non è in grado di pronunciare correttamente il nome del piatto e, inoltre, non ha idea di come vada preparato. Viene dunque rappresentato, in modo comico e buffo, l’incapacità di una persona di collegarsi ad un’altra cultura – tanto che alla fine dice alla sua famiglia di ordinare il sushi.
Ma ancora, in Pom Poko (1994, Isao Takahata), l’hamburger realizzato da mani invisibili assume una connotazione negativa: diventa uno dei tanti modi che il film ha per criticare una società fortemente capitalista, causa della distruzione del mondo naturale e della morte di chi questo mondo lo abita.
L’ultimo cibo di cui parlerò è forse quello che più esemplifica il profondo rapporto tra il cibo e le storie “ghibliane”: le Sakuma Drops del film Una tomba per le lucciole (1988, Isao Takahata), ossia delle caramelle dure aromatizzate alla frutta prodotte in Giappone dal 1908 al 2023. Nel contesto della pellicola (la seconda guerra mondiale), queste caramelle possono quasi stonare, possono essere viste come un eccesso non necessario, di cui però i due bambini hanno bisogno per dare un po’ di gioia e colore alle loro vite –  tanto che, quando finiscono, i due bambini riempiono la confezione di acqua che poi bevono come se fosse un succo. Le Sakuma Drops rappresentano allora l’ultimo barlume di speranza di due bambini in un contesto di fame e morte.
In conclusione, non è difficile immaginare come il prodotto culinario possa diventare una delle chiavi di lettura delle produzioni cinematografiche della casa giapponese. Dall’okayu della Principessa Mononoke (1997, Hayao Miyazaki), allo stufato di funghi e fagiano de La storia della Principessa Splendente (2013, Isao Takahata), alla Stargazy Pie di Kiki - Consegne a domicilio (1989, Hayao Miyazaki). In altre parole, il cibo passa dall’essere semplice sostentamento a rappresentare le varie sfaccettature dell’esperienza umana. 
Scritto da Procione
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The food that appears in Studio Ghibli films may not be anything particularly fine or elaborate, yet it always takes on an emblematic significance. So much so that on May 27, 2017, Studio Ghibli, aware of the role that food plays in its movies, opened Delicious! Animating Memorable Meals: a temporary exhibition that explored the art of drawing and animating food. 
Among the various dishes that we can find in feature films – for example in Spirited away (2001, Hayao Miyazaki) – by the Japanese studio, there’s onigiri: the famous pressed rice ball, which by now has become a true icon of the culinary culture (and not only) of the Land of the Rising Sun. The history of this food begins during the Heinan period (794-1185), when tonjiki began to mutate into omusubi and onigiri. If the former were triangle-shaped to represent the mountain gods and were eaten by the nobles, onigiri could take different shapes and were eaten mainly by the people. So, the fact that Chihiro (the protagonist) eats onigiri specifically tells us of her status as a worker, but not only that: 御握り(rice ball), in fact, is pronounced the same way as 鬼斬, i.e. “demon slayer”. So the fact that Haku hands Chihiro some onigiri can be seen as a kind of blessing, considering that the story takes place in a world inhabited by spirits.
Another example is that of the canned noodles featured in Ponyo on the Cliff by the Sea (2008, Hayao Miyazaki). It’s 1958 when Momofuku Andō invented canned noodles, which in a 2000 survey, were voted by the Japanese as the best invention of the 20th century. This clearly shows their importance within Japanese culture because, first of all, they are an economical product, but also because, despite their price, they are still connected to an idea of strength and sustenance – they are, in fact, born at a time when people were in great need of energy since they actually had to rebuild society after it had been destroyed by World War II (suffice it to say that at the same time, in Italy, foods were sponsored based on the amount of calories they possessed). In the film, a domestic and familiar union is created through noodles, but an idea of equality is also advanced: food becomes a representation of the needs that all of us, as human beings, have regardless of social class. 
Another dish that may be interesting to analyse is Stroganoff beef: a dish of Russian origin that, in the feature film My neighbours the Yamadas (1999, Isao Takahata), becomes a metaphor for Japan’s complicated relationship with itself and with the West. The starting point is a fascination with foreign cultures: the grandmother then offers to prepare this dish. However, two problems arise at this point: she is unable to pronounce the name of the dish correctly and, moreover, she has no idea how it should be prepared. A person’s inability to connect with another culture is thus portrayed in a comical and funny way – so much so that she eventually tells her family to order sushi.
But again, in Pom Poko (1994, Isao Takahata), the hamburger made by invisible hands takes on a negative connotation: it becomes one of the film’s many ways of criticizing a highly capitalistic society, the cause of the destruction of the natural world and the death of those who inhabit this world. 
The last food I will discuss is perhaps the one that most exemplifies the profound relationship between food and “Ghiblian” stories: the Sakuma Drops from the film Grave of the Fireflies (1988, Isao Takahata), which are fruit-flavored hard candies produced in Japan from 1908 to 2023. In the context of the movie (World War II), these candies can almost clash, they can be seen as an unnecessary excess, which, however, the two children need to bring some joy and color to their lives – so much so that when they run out, the two children fill the package with water, which they then drink as if it were juice. The Sakuma Drops represent the last glimmer of hope of two children in a context of hunger and death. 
In conclusion, it is not hard to imagine how the culinary product could become one of the keys to the Japanese company’s film productions. From the okayu of Princess Mononoke (1997, Hayao Miyazaki), to the mushroom and pheasant stew of The Tale of the Princess Kaguya (2013, Isao Takahata), to the Stargazy Pie of Kiki’s Delivery Service (1989, Hayao Miyazaki). In other words, food goes from being mere sustenance to representing the various facets of the human experience. 
Translated by Dog
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nedsecondline · 1 year ago
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L’alimentazione nel Medioevo | le pagine dei nostri libri
Le città medievali erano impossibilitate a coltivare il cibo necessario a nutrire la popolazione all’interno delle proprie mura. C’era quindi una grande dipendenza dall’agricoltura che si sviluppava nelle terre che circondavano le città. I raccolti venivano trasportati tra grandi distanze e il cibo che arrivava da più lontano era considerato più raffinato e pregiato. La patata, tubero originario…
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personal-reporter · 2 years ago
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Cibo, vino e sagre: Gusta l'autunno italiano a novembre
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L'autunno è una stagione magica in Italia. Le foglie degli alberi assumono tonalità calde e vivaci, il clima è più mite e le giornate sono più lunghe. È un momento perfetto per esplorare il paese e gustare i suoi sapori. I colori dell'autunno L'Italia è un paese ricco di paesaggi naturali, e l'autunno è il momento perfetto per ammirarli. Le foreste di faggi, castagni e querce si tingono di giallo, rosso e arancione, creando un paesaggio fiabesco. Ecco alcuni dei luoghi migliori per ammirare i colori dell'autunno in Italia: I laghi del Nord Italia: il Lago di Como, il Lago di Garda e il Lago Maggiore sono particolarmente suggestivi in autunno. Le colline del Chianti: la regione del Chianti è famosa per i suoi vigneti, che in autunno assumono un colore rosso intenso. Le Dolomiti: le Dolomiti sono una catena montuosa spettacolare, che in autunno si tinge di giallo e arancione. La Sicilia: la Sicilia è un'isola ricca di storia e cultura, e in autunno offre paesaggi mozzafiato. Cibo e vino L'autunno è anche la stagione dei prodotti tipici italiani. È tempo di vendemmia, e i vigneti si riempiono di grappoli d'uva maturi. È anche il momento di raccogliere i frutti autunnali, come le castagne, le noci e le mele. Ecco alcuni dei piatti tipici italiani da gustare in autunno: Pasta al ragù: il ragù è un sugo a base di carne di manzo, salsiccia e pomodoro. È il condimento perfetto per la pasta. Torta di castagne: la torta di castagne è un dolce tradizionale italiano a base di farina di castagne, zucchero, uova e cannella. Funghi: i funghi sono un ingrediente versatile che può essere cucinato in molti modi diversi. In autunno, i funghi sono particolarmente saporiti. Cioccolata: l'autunno è la stagione perfetta per gustare la cioccolata calda. Sagre In Italia, l'autunno è anche il periodo delle sagre, feste popolari che celebrano i prodotti tipici locali. In queste sagre, è possibile assaggiare i prodotti tipici della zona, ascoltare musica e partecipare a eventi culturali. Ecco alcune delle sagre più famose d'Italia da non perdere in autunno: Sagra del marrone di Marradi: questa sagra si tiene a Marradi, in Toscana, e celebra il marrone, una varietà di castagna tipica della zona. Sagra dell'uva di Strevi: questa sagra si tiene a Strevi, in Piemonte, e celebra la vendemmia. Sagra del fungo di Borgotaro: questa sagra si tiene a Borgotaro, in Emilia-Romagna, e celebra il fungo, un prodotto tipico della zona. Sagra del tartufo di Norcia: questa sagra si tiene a Norcia, in Umbria, e celebra il tartufo, un fungo pregiato tipico della zona. Read the full article
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stregamorganablog · 3 years ago
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Voglio essere cibo per i tuoi denti.. e vino pregiato per la tua lingua....
Morgana🫀
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weloveatblog · 5 years ago
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#storieitaliane #inostriproduttori  Il sapore del mare.
Finalmente è arrivato quel periodo dell’anno in cui ci si può riposare, ci si può divertire, far tardi la sera, uscire a fare un passeggiata dopo cena e sentire la musica nelle orecchie mentre un sole bollente ti scalda la fronte. È estate, le persone vanno in vacanza, si godono i momenti più intimi con la famiglia, vanno al mare. C’è forse simbolo più esplicativo per l’estate del mare? Sentire la salsedine sulla pelle, l’odore della crema solare, e quel sapore inconfondibile del pesce sulla tavola. Questa settimana vogliamo infatti parlare di quei prodotti che assaggiandoli ci catapultano con la mente direttamente sulla riva, e che ci fanno gustare quell’inconfondibile sapore del mare. 
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In Sardegna, uno dei luoghi più ambiti per le mete estive di italiani e non, nel golfo di Cagliari, si riuniscono ogni anno per la riproduzione i muggini, dai quali è prodotta la bottarga con procedimenti di antiche tradizioni. Infatti la sua produzione risale alle civiltà mediterranee di 3000 anni fa, Egizi e Fenici, in seguito sei è diffusa tra i greci e i romani, ed è per questo che per ottenere prodotti di prima qualità vengono sempre seguiti metodi tradizionali e genuini. La Sardegna è diventata poi, per via delle numerose invasioni e contaminazioni etniche, il fulcro della produzione di bottarga di muggine, mentre la Sicilia si è fatta conoscere per la produzione della bottarga di tonno. 
Uno di questi produttori è Mr. Moris, azienda fondata da Moris Raccah su una lunga ed antica tradizione gastronomica, che negli anni si è fatta conoscere per la bontà della sua bottarga, sia di muggine sia di tonno. 
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Proprio quest’anno (2020) dalla guida Besteat.it è stata nominata come la migliore Bottarga di muggine sul mercato; mentre quella grattugiata in vasetto, sempre Mr. Moris, si posiziona al quarto posto. 
Fin da tempi antichi la bottarga è considerato un cibo molto pregiato sia dal punto di vista nutrizionale che gustativo. È un cibo dall’alto valore nutrizionale perché è una ricca fonte di proteine e grassi salutari. Un consumo controllato è consigliato, dato che secondo l’università di Cagliari, la bottarga è una fonte naturale di Omega 3 che aiuta nella prevenzione delle malattie vascolari . Il processo di salagione ed essiccatura non altera le componenti nutrizionale della bottarga, ma ne fa un prodotto duraturo e molto nutritivo.
É sicuramente un prodotto fuori dal comune, dal sapore particolare, ma non troppo forte; vi invitiamo a scavare più a fondo, per trovare nuovi gusti e sapori, per approfondire il mondo della qualità italiana, e sostenere le tradizioni della nostra bella terra. 
Puoi trovare la Bottarga di muggine e tonno sul nostro sito weloveat.it, insieme a tanti nuovi prodotti. 
https://weloveat.it/shop/prodotti-alimentari-italiani/food/sapori-del-mare/
#bottarga #italianfood #quality #food #cibo #pesce #sardegna #saporedimare #mare #sea #weloveat
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danielemuzzarelli · 6 years ago
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Niente panico
Sua Maestà Blue adesso schifa perfino la pappa con l'aragosta. Ok, calma, da qualche parte ci sarà pure qualcosa di ancora più pregiato, no? Qualcosa che sia alla sua altezza, non so, tipo una scatoletta di caviale per gatti? O del manzo Kobe? Niente panico, il mondo è pieno di cibo costosissimo da sottoporre alla sua attenzione e ho l'età giusta per contrarre un debito, ce la posso fare...
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perilleonedisanmarco · 6 years ago
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Ma no!Nemo vuol dire Nessuno!Tu non sei nessuno!Lo sai che ti amiamo tutti(e anche i produttori di bevande alcoliche)(forse i santi e quelli che stanno in cielo un po' meno)
Saperlo lo so, ma ti ringrazio di tutto cuore perché avere la conferma è sempre una cosa piacevole. Anche perché, a volte, ho questa lievissima sensazione di stare un po' sul cazzo a fin troppe persone.
Per carità, i gusti son gusti, se la gente non riesce a vedere quale perla di persona e personalità si perdono son problemi loro, ma comunque dispiace. Si tratta pur sempre di uno spreco, un'ottima opportunità di inserire nella propria rosa delle conoscenze qualcuno del mio calibro ed è un vero peccato.
I produttori di alcool mi amano per forza, non solo lo bevo, lo apprezzo e lo coccolo, ma ne produco anche di pregiato. Di tutti i tipi, anche se porto sempre all'attenzione di tutti il mio prosecco, il mio ottimo amarone e ovviamente la mia grappa. Sono in ogni caso tutti meravigliosi, passate per casa mia quando volete, ho la scorta buona giù in cantina, ve la tiro fuori apposta. Solo avvisate un paio d'ore prima che almeno non mi ritrovo impreparato con il cibo, sennò bella figura di merda.
Mi amano anche i santi, perché sanno che li amo anche io: basta vedere con quanta dedizione li volevo con me a riposare, nella mia bellissima terra e nelle mie splendide chiese. Si tratta solo di nomignoli affettuosi.
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UN PO’ DI NOI
L`azienda Agricola Isaia vide la luce nel 1980, quando mio padre edificò un capannone per l`allevamento di alcune decine di tori e contemporaneamente impiantò una piantagione di actinidia che produceva dolcissimi kiwi. Mio padre venne purtroppo a mancare nel 1983 ed io ero ancora un bambino ma amavo già gli animali: infatti possedevo alcune caprette e alcune pecore. Arrivando ai nostri giorni, ormai da 25 anni mi occupo della mia azienda, allevando bovini di razza piemontese, con alimentazione da me curata, cioè coltivando una parte dei miei terreni a foraggi di altissima qualità e una parte a mais, al fine di per poter procurare il cibo per i miei capi di bestiame che ad oggi sono 90. Da noi troverete sia le madri nutrici con il piccolo vitellino che le manze più grandi. L`azienda fa parte dell`associazione allevatori della razza bovina piemontese ANABORAPI, per la selezione della stessa razza. Inoltre mi occupo della produzione dei kiwi: quella di Alice Castello e Borgo d`Ale è la zona più produttiva del Piemonte per quanto riguarda il pregiato frutto. Grazie all`allevamento dei bovini utilizzo lo sterco per poter arricchire i terreni che coltivo a kiwi e far sì che la loro coltivazione sia la più naturale possibile.
Ultimamente ho avviato anche la coltivazione di asparagi che produco con cura e attenzione ad un prodotto al 100% naturale.
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pollicinor · 2 years ago
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Barack Obama è stato uno dei principali protagonisti della food diplomacy «perché è riuscito a cambiare le regole di questa diplomazia molto impettita e molto cerimoniosa andando a mangiare con Anthony Bourdain alla trattoria Huong Lien di Hanoi, capitale del Vietnam, un locale che serve bún chả – un piatto tipico a base di spaghetti di riso – e dove un pasto costa massimo quattro, cinque dollari. Obama si trovava ad Hanoi nel 2016 per la prima visita ufficiale da Presidente allo Stato asiatico, e questa cena – parecchio apprezzata dai vietnamiti – venne letta come un tentativo di ridimensionare l’intoccabilità della politica». Certo, anche Obama non è immune agli scivoloni: durante la cena di stato alla Casa Bianca con il suo omologo francese François Hollande, nel 2014, nel menu era incluso il pregiato caviale dell’Illinois, una presenza che non desta grandi sorprese nelle occasioni più importanti: per Hollande però, il cui governo socialista non desiderava suscitare ulteriore risentimento nei confronti dei cosiddetti Gauche caviar, ciò costituì una bella gatta da pelare al rientro in patria.
Dall’articolo "Tutta la food diplomacy piatto per piatto: ovvero, quando il cibo influenza l’agenda politica" di Marianna Tognini
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belle-et-inspirante · 2 years ago
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Rosso delle colline lucchesi
Rosso delle colline lucchesi
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Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino rosso prodotto nella regione della Toscana, nell’Italia centrale, nella zona collinare intorno alla città di Lucca.
Il vino è ottenuto da uve autoctone come Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, e uve internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, che vengono coltivate in un terreno argilloso e calcareo. Il processo di vinificazione prevede una fermentazione a temperatura controllata, seguita da un affinamento in botti di rovere per un periodo che varia da 6 a 24 mesi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi si presenta di colore rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Al naso si avvertono note di frutta rossa, come ciliegie e prugne, spezie, come pepe nero e cannella, e un leggero sentore di cuoio e tabacco. Al palato è strutturato, tannico e persistente, con una buona acidità che ne equilibra la struttura.
Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino versatile, che si abbina perfettamente con la cucina toscana, come la bistecca alla fiorentina, il cinghiale in umido, la ribollita e la pappa al pomodoro. Inoltre, si presta ad accompagnare formaggi stagionati e salumi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi ha ottenuto la denominazione DOC (Denominazione di Origine Controllata), che garantisce la sua qualità e autenticità.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uve dei seguenti vitigni: Sangiovese, Ciliegiolo, Colorino, Canaiolo, Malvasia toscana, Trebbiano bianco, Vermentino. Accertato che l’uva del vitigno Sangiovese è prevalente, non indico qui le percentuali di taglio che variano da produttore a produttore.
Il colore
è un rosso rubino lucente che, secondo le annate, può tendere al granata dopo un anno di sosta in botte.
L’odore
assolutamente vinoso, è sincero, gradevole e delicato.
Il sapore
è asciutto, di discreto corpo e armonico.
La gradazione alcolica
oscilla normalmente tra gli 11,5 e i 12,5°.
Invecchiamento
Il trattamento di cantina è il seguente: a vinificazione conclusa, entra in botti di rovere della Croazia dove sosta per un anno; trascorso il quale, viene imbottigliato nelle tradizionali borgognone da mantenersi orizzontalmente in cantina a media umidità, piuttosto buia e lontana da rumori. Il tempo previsto per l’affinamento e la completa maturazione in bottiglia, non supera generalmente i 2-3 anni.
Vi sono tuttavia produttori che assicurano che questo vino trae notevole giovamento da un maggiore invecchiamento (3-4 anni).
Degustazione
Per quanto riguarda la degustazione, è necessario trasferire la bottiglia dalla cantina a temperatura ambiente (18-20 °C) e tenervela, tappata, per circa 2 ore; quindi, stapparla e lasciarla aperta per 45 minuti prima di mescere.
Abbinamento cibo vino
Da tutto pasto, si accompagna deliziosamente ai primi piatti (ottimo con i risotti ben saporiti), con arrosti misti, carni rosse alla griglia e alla brace; con pollame pregiato arrosto e allo spiedo; con formaggi non molto piccanti ma ben stagionati.
Centri di produzione
sono situati in provincia di Lucca nei territori dei comuni di Porcari e di Capannori.
un nuovo post è stato publicato su https://online-wine-shop.com/rosso-delle-colline-lucchesi/
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mantruffles · 2 years ago
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Rosso delle colline lucchesi
Rosso delle colline lucchesi
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Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino rosso prodotto nella regione della Toscana, nell’Italia centrale, nella zona collinare intorno alla città di Lucca.
Il vino è ottenuto da uve autoctone come Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, e uve internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, che vengono coltivate in un terreno argilloso e calcareo. Il processo di vinificazione prevede una fermentazione a temperatura controllata, seguita da un affinamento in botti di rovere per un periodo che varia da 6 a 24 mesi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi si presenta di colore rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Al naso si avvertono note di frutta rossa, come ciliegie e prugne, spezie, come pepe nero e cannella, e un leggero sentore di cuoio e tabacco. Al palato è strutturato, tannico e persistente, con una buona acidità che ne equilibra la struttura.
Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino versatile, che si abbina perfettamente con la cucina toscana, come la bistecca alla fiorentina, il cinghiale in umido, la ribollita e la pappa al pomodoro. Inoltre, si presta ad accompagnare formaggi stagionati e salumi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi ha ottenuto la denominazione DOC (Denominazione di Origine Controllata), che garantisce la sua qualità e autenticità.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uve dei seguenti vitigni: Sangiovese, Ciliegiolo, Colorino, Canaiolo, Malvasia toscana, Trebbiano bianco, Vermentino. Accertato che l’uva del vitigno Sangiovese è prevalente, non indico qui le percentuali di taglio che variano da produttore a produttore.
Il colore
è un rosso rubino lucente che, secondo le annate, può tendere al granata dopo un anno di sosta in botte.
L’odore
assolutamente vinoso, è sincero, gradevole e delicato.
Il sapore
è asciutto, di discreto corpo e armonico.
La gradazione alcolica
oscilla normalmente tra gli 11,5 e i 12,5°.
Invecchiamento
Il trattamento di cantina è il seguente: a vinificazione conclusa, entra in botti di rovere della Croazia dove sosta per un anno; trascorso il quale, viene imbottigliato nelle tradizionali borgognone da mantenersi orizzontalmente in cantina a media umidità, piuttosto buia e lontana da rumori. Il tempo previsto per l’affinamento e la completa maturazione in bottiglia, non supera generalmente i 2-3 anni.
Vi sono tuttavia produttori che assicurano che questo vino trae notevole giovamento da un maggiore invecchiamento (3-4 anni).
Degustazione
Per quanto riguarda la degustazione, è necessario trasferire la bottiglia dalla cantina a temperatura ambiente (18-20 °C) e tenervela, tappata, per circa 2 ore; quindi, stapparla e lasciarla aperta per 45 minuti prima di mescere.
Abbinamento cibo vino
Da tutto pasto, si accompagna deliziosamente ai primi piatti (ottimo con i risotti ben saporiti), con arrosti misti, carni rosse alla griglia e alla brace; con pollame pregiato arrosto e allo spiedo; con formaggi non molto piccanti ma ben stagionati.
Centri di produzione
sono situati in provincia di Lucca nei territori dei comuni di Porcari e di Capannori.
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personal-reporter · 2 years ago
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Cibo, vino e sagre: Gusta l'autunno italiano a novembre
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L'autunno è una stagione magica in Italia. Le foglie degli alberi assumono tonalità calde e vivaci, il clima è più mite e le giornate sono più lunghe. È un momento perfetto per esplorare il paese e gustare i suoi sapori. I colori dell'autunno L'Italia è un paese ricco di paesaggi naturali, e l'autunno è il momento perfetto per ammirarli. Le foreste di faggi, castagni e querce si tingono di giallo, rosso e arancione, creando un paesaggio fiabesco. Ecco alcuni dei luoghi migliori per ammirare i colori dell'autunno in Italia: I laghi del Nord Italia: il Lago di Como, il Lago di Garda e il Lago Maggiore sono particolarmente suggestivi in autunno. Le colline del Chianti: la regione del Chianti è famosa per i suoi vigneti, che in autunno assumono un colore rosso intenso. Le Dolomiti: le Dolomiti sono una catena montuosa spettacolare, che in autunno si tinge di giallo e arancione. La Sicilia: la Sicilia è un'isola ricca di storia e cultura, e in autunno offre paesaggi mozzafiato. Cibo e vino L'autunno è anche la stagione dei prodotti tipici italiani. È tempo di vendemmia, e i vigneti si riempiono di grappoli d'uva maturi. È anche il momento di raccogliere i frutti autunnali, come le castagne, le noci e le mele. Ecco alcuni dei piatti tipici italiani da gustare in autunno: Pasta al ragù: il ragù è un sugo a base di carne di manzo, salsiccia e pomodoro. È il condimento perfetto per la pasta. Torta di castagne: la torta di castagne è un dolce tradizionale italiano a base di farina di castagne, zucchero, uova e cannella. Funghi: i funghi sono un ingrediente versatile che può essere cucinato in molti modi diversi. In autunno, i funghi sono particolarmente saporiti. Cioccolata: l'autunno è la stagione perfetta per gustare la cioccolata calda. Sagre In Italia, l'autunno è anche il periodo delle sagre, feste popolari che celebrano i prodotti tipici locali. In queste sagre, è possibile assaggiare i prodotti tipici della zona, ascoltare musica e partecipare a eventi culturali. Ecco alcune delle sagre più famose d'Italia da non perdere in autunno: Sagra del marrone di Marradi: questa sagra si tiene a Marradi, in Toscana, e celebra il marrone, una varietà di castagna tipica della zona. Sagra dell'uva di Strevi: questa sagra si tiene a Strevi, in Piemonte, e celebra la vendemmia. Sagra del fungo di Borgotaro: questa sagra si tiene a Borgotaro, in Emilia-Romagna, e celebra il fungo, un prodotto tipico della zona. Sagra del tartufo di Norcia: questa sagra si tiene a Norcia, in Umbria, e celebra il tartufo, un fungo pregiato tipico della zona. Read the full article
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blissful-moontrip · 2 years ago
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Rosso delle colline lucchesi
Rosso delle colline lucchesi
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Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino rosso prodotto nella regione della Toscana, nell’Italia centrale, nella zona collinare intorno alla città di Lucca.
Il vino è ottenuto da uve autoctone come Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, e uve internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, che vengono coltivate in un terreno argilloso e calcareo. Il processo di vinificazione prevede una fermentazione a temperatura controllata, seguita da un affinamento in botti di rovere per un periodo che varia da 6 a 24 mesi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi si presenta di colore rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Al naso si avvertono note di frutta rossa, come ciliegie e prugne, spezie, come pepe nero e cannella, e un leggero sentore di cuoio e tabacco. Al palato è strutturato, tannico e persistente, con una buona acidità che ne equilibra la struttura.
Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino versatile, che si abbina perfettamente con la cucina toscana, come la bistecca alla fiorentina, il cinghiale in umido, la ribollita e la pappa al pomodoro. Inoltre, si presta ad accompagnare formaggi stagionati e salumi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi ha ottenuto la denominazione DOC (Denominazione di Origine Controllata), che garantisce la sua qualità e autenticità.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uve dei seguenti vitigni: Sangiovese, Ciliegiolo, Colorino, Canaiolo, Malvasia toscana, Trebbiano bianco, Vermentino. Accertato che l’uva del vitigno Sangiovese è prevalente, non indico qui le percentuali di taglio che variano da produttore a produttore.
Il colore
è un rosso rubino lucente che, secondo le annate, può tendere al granata dopo un anno di sosta in botte.
L’odore
assolutamente vinoso, è sincero, gradevole e delicato.
Il sapore
è asciutto, di discreto corpo e armonico.
La gradazione alcolica
oscilla normalmente tra gli 11,5 e i 12,5°.
Invecchiamento
Il trattamento di cantina è il seguente: a vinificazione conclusa, entra in botti di rovere della Croazia dove sosta per un anno; trascorso il quale, viene imbottigliato nelle tradizionali borgognone da mantenersi orizzontalmente in cantina a media umidità, piuttosto buia e lontana da rumori. Il tempo previsto per l’affinamento e la completa maturazione in bottiglia, non supera generalmente i 2-3 anni.
Vi sono tuttavia produttori che assicurano che questo vino trae notevole giovamento da un maggiore invecchiamento (3-4 anni).
Degustazione
Per quanto riguarda la degustazione, è necessario trasferire la bottiglia dalla cantina a temperatura ambiente (18-20 °C) e tenervela, tappata, per circa 2 ore; quindi, stapparla e lasciarla aperta per 45 minuti prima di mescere.
Abbinamento cibo vino
Da tutto pasto, si accompagna deliziosamente ai primi piatti (ottimo con i risotti ben saporiti), con arrosti misti, carni rosse alla griglia e alla brace; con pollame pregiato arrosto e allo spiedo; con formaggi non molto piccanti ma ben stagionati.
Centri di produzione
sono situati in provincia di Lucca nei territori dei comuni di Porcari e di Capannori.
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danni-phantom · 2 years ago
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Rosso delle colline lucchesi
Rosso delle colline lucchesi
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Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino rosso prodotto nella regione della Toscana, nell’Italia centrale, nella zona collinare intorno alla città di Lucca. Il vino è ottenuto da uve autoctone come Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, e uve internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, che vengono coltivate in un terreno argilloso e calcareo. Il processo di vinificazione prevede una fermentazione a temperatura controllata, seguita da un affinamento in botti di rovere per un periodo che varia da 6 a 24 mesi. Il Rosso delle Colline Lucchesi si presenta di colore rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Al naso si avvertono note di frutta rossa, come ciliegie e prugne, spezie, come pepe nero e cannella, e un leggero sentore di cuoio e tabacco. Al palato è strutturato, tannico e persistente, con una buona acidità che ne equilibra la struttura. Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino versatile, che si abbina perfettamente con la cucina toscana, come la bistecca alla fiorentina, il cinghiale in umido, la ribollita e la pappa al pomodoro. Inoltre, si presta ad accompagnare formaggi stagionati e salumi. Il Rosso delle Colline Lucchesi ha ottenuto la denominazione DOC (Denominazione di Origine Controllata), che garantisce la sua qualità e autenticità. Uve di produzione È prodotto mediante taglio di uve dei seguenti vitigni: Sangiovese, Ciliegiolo, Colorino, Canaiolo, Malvasia toscana, Trebbiano bianco, Vermentino. Accertato che l’uva del vitigno Sangiovese è prevalente, non indico qui le percentuali di taglio che variano da produttore a produttore. Il colore è un rosso rubino lucente che, secondo le annate, può tendere al granata dopo un anno di sosta in botte. L’odore assolutamente vinoso, è sincero, gradevole e delicato. Il sapore è asciutto, di discreto corpo e armonico. La gradazione alcolica oscilla normalmente tra gli 11,5 e i 12,5°. Invecchiamento Il trattamento di cantina è il seguente: a vinificazione conclusa, entra in botti di rovere della Croazia dove sosta per un anno; trascorso il quale, viene imbottigliato nelle tradizionali borgognone da mantenersi orizzontalmente in cantina a media umidità, piuttosto buia e lontana da rumori. Il tempo previsto per l’affinamento e la completa maturazione in bottiglia, non supera generalmente i 2-3 anni. Vi sono tuttavia produttori che assicurano che questo vino trae notevole giovamento da un maggiore invecchiamento (3-4 anni). Degustazione Per quanto riguarda la degustazione, è necessario trasferire la bottiglia dalla cantina a temperatura ambiente (18-20 °C) e tenervela, tappata, per circa 2 ore; quindi, stapparla e lasciarla aperta per 45 minuti prima di mescere. Abbinamento cibo vino Da tutto pasto, si accompagna deliziosamente ai primi piatti (ottimo con i risotti ben saporiti), con arrosti misti, carni rosse alla griglia e alla brace; con pollame pregiato arrosto e allo spiedo; con formaggi non molto piccanti ma ben stagionati. Centri di produzione sono situati in provincia di Lucca nei territori dei comuni di Porcari e di Capannori.
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captainvegas · 2 years ago
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Rosso delle colline lucchesi
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Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino rosso prodotto nella regione della Toscana, nell’Italia centrale, nella zona collinare intorno alla città di Lucca.
Il vino è ottenuto da uve autoctone come Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, e uve internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, che vengono coltivate in un terreno argilloso e calcareo. Il processo di vinificazione prevede una fermentazione a temperatura controllata, seguita da un affinamento in botti di rovere per un periodo che varia da 6 a 24 mesi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi si presenta di colore rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Al naso si avvertono note di frutta rossa, come ciliegie e prugne, spezie, come pepe nero e cannella, e un leggero sentore di cuoio e tabacco. Al palato è strutturato, tannico e persistente, con una buona acidità che ne equilibra la struttura.
Il Rosso delle Colline Lucchesi è un vino versatile, che si abbina perfettamente con la cucina toscana, come la bistecca alla fiorentina, il cinghiale in umido, la ribollita e la pappa al pomodoro. Inoltre, si presta ad accompagnare formaggi stagionati e salumi.
Il Rosso delle Colline Lucchesi ha ottenuto la denominazione DOC (Denominazione di Origine Controllata), che garantisce la sua qualità e autenticità.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uve dei seguenti vitigni: Sangiovese, Ciliegiolo, Colorino, Canaiolo, Malvasia toscana, Trebbiano bianco, Vermentino. Accertato che l’uva del vitigno Sangiovese è prevalente, non indico qui le percentuali di taglio che variano da produttore a produttore.
Il colore
è un rosso rubino lucente che, secondo le annate, può tendere al granata dopo un anno di sosta in botte.
L’odore
assolutamente vinoso, è sincero, gradevole e delicato.
Il sapore
è asciutto, di discreto corpo e armonico.
La gradazione alcolica
oscilla normalmente tra gli 11,5 e i 12,5°.
Invecchiamento
Il trattamento di cantina è il seguente: a vinificazione conclusa, entra in botti di rovere della Croazia dove sosta per un anno; trascorso il quale, viene imbottigliato nelle tradizionali borgognone da mantenersi orizzontalmente in cantina a media umidità, piuttosto buia e lontana da rumori. Il tempo previsto per l’affinamento e la completa maturazione in bottiglia, non supera generalmente i 2-3 anni.
Vi sono tuttavia produttori che assicurano che questo vino trae notevole giovamento da un maggiore invecchiamento (3-4 anni).
Degustazione
Per quanto riguarda la degustazione, è necessario trasferire la bottiglia dalla cantina a temperatura ambiente (18-20 °C) e tenervela, tappata, per circa 2 ore; quindi, stapparla e lasciarla aperta per 45 minuti prima di mescere.
Abbinamento cibo vino
Da tutto pasto, si accompagna deliziosamente ai primi piatti (ottimo con i risotti ben saporiti), con arrosti misti, carni rosse alla griglia e alla brace; con pollame pregiato arrosto e allo spiedo; con formaggi non molto piccanti ma ben stagionati.
Centri di produzione
sono situati in provincia di Lucca nei territori dei comuni di Porcari e di Capannori.
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