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#che mi tocca fare per quella ragazza
der-papero · 2 years
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Embè, mi dovete credere, se non racconto la favola della buonanotte a @ross-nekochan non si addormenta.
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klimt7 · 9 months
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Non farò bilanci
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Mi limito a ricordare alcuni punti positivi e altri negativi di quest'anno 2023.
In positivo:
E' stato l'anno che ha aperto gli occhi degli italiani, sul fatto che Giorgia Meloni lavori per la reintroduzione del Medioevo.
Che ogni suo atto politico si iscriva in una visione del potere che ci proietta all'indietro di secoli, ora, non c'è più alcun dubbio.
Che si batta per un potere che ostacola a tutti i livelli il mondo femminile, incarnando con una infinità di provvedimenti e di prese di posizione,una visione maschilista e antiquata delle relazioni.
Che la prima Presidente del Consiglio, donna, eviti volutamente, di presenziare ai funerali di Giulia Cecchettin ( il femminicidio che ha scoperchiato una volta per tutte, la natura violenta e la capillarità di questo tipo di cultura della sopraffazione) e che imponga addirittura di farsi chiamare "IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO", la dice lunga su quanto sia imbevuta di questa decrepita concezione della società (manco che la sua formazione fosse nata sui manuali del giovane Balilla di 90 anni fa!)
Alla donna, secondo questa politicante della Destra neofascista, compete solo il ruolo di fattrice, di madre, di strumento della difesa della razza italiana - come direbbe Lollobrigida. Non quello di persona che aspira ad una propria personale realizzazione umana, economica e professionale.
Che la prima donna che raggiunge una grande responsabilità politica, (invece che battersi per un avanzamento del mondo femminile, faccia approvare provvedimenti penalizzanti proprio come la nuova "Opzione Donna" e sostenga che una ragazza, abbia valore solo in quanto "madre", significa che la società italiana rischia oggi, 2023, una involuzione del tutto antistorica, assimilabile alla restaurazione talebana in Afganisthan.
Una nazione che finisce in mano a degli estremisti radicalizzati che vogliono imporre la loro visione ideologica, a tutti quanti visti ormai come sudditi di un Potere unico, che sceglie lui per tutti, quale sono i ruoli sociali.
L'azione della Meloni, a livello sociale e culturale, si traduce in un regime ideologico e non più in uno Stato Laico come è stato fino ad oggi.
Che le sue politiche non siano altro che un goffo e maldestro tentativo di manomettere la Costituzione Repubblicana per poter reintrodurre un regime autoritario è ormai chiarissimo.
In positivo:
Aver visto finalmente un film "sociale" dentro il panorama asfittico del Cinema Italiano. L'opera di Paola Cortellesi "C'è ancora domani" ha riaperto una stagione di discussione civile e pubblica sui rapporti di potere esistenti all'interno delle relazioni personali.
In positivo :
Aver smascherato definitivamente i bluff del duo Ferragni-Fedez. La loro pochezza umana e morale. Il cinismo tipico di questa figura del tutto finta e tossica dell'influencer.
In positivo :
Aver partecipato alla poderosa reazione delle piazze italiane in tema di parità di genere e lotta agli schemi del Patriarcato, in occasione della giornata del 25 novembre, proprio per fare rumore e per smentire la passività a cui ci vorrebbero condannare questi nostri governanti inadeguati.
In negativo:
Il persistere di ben due violentissimi conflitti contrassegnati da intollerabili crimini di guerra rimette in discussione tutta la storia europea e gli ultimi 70 di pace dei paesi occidentali.
In negativo:
La conferma in questo ultimo anno, degli effetti catastrofici del Cambiamento climatico, che non è più solo un dibattito della Comunità scientifica, ma un evento concreto, materiale, che ora tocca gli interessi economici e direttamente la vita delle persone.
Nelle alluvioni di maggio della Romagna e in quella della Toscana, abbiamo tutti preso coscienza, di cosa sia l'effetto di una Natura fuori controllo. Finalmente, comprendiamo che ciò che si ostinava a ripetere in ogni ambito, Greta Tumberg e cioè che "NON C'È PIÙ TEMPO", non era un semplice slogan, ma una drammatica verità.
I Gretini veri erano dunque i vari Nicola Porro, Vittorio Feltri, Giuseppe Cruciani e Belpietro con il loro arrogante negazionismo.
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AUGURI A TUTTI PER UN 2024 PIÙ SERENO E PIÙ COSTRUTTIVO.
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silenziodorato · 9 months
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Vabbè amo fai l'infermiera è chiaro che devi sostenere certe cose. Grazie davvero per le tue fonti attendibili ma ancora non vedo la tua fonte riguardo il "non sono aumentati i malori improvvisi".
Nelle fonti che ti ho mandato ci sono i dati che non vengono divulgati perché scatenerebbero la terza guerra mondiale.
Fuori dal coro è uno dei pochi che dice le cose come stanno per esempio ma non viene preso sul serio. La verità l'avete sotto gli occhi ma capisco che avete paura di riconoscere che potreste morire a breve. Sai come si dice? Finché non tocca a te o a qualcuno che ami allora non importa ed è quello che state a fare voi. A voi non muore nessuno e quindi tutte le morti non sono causate dal vaccino. Ma se accadesse a voi fidate che la musica cambierebbe.
E non solo i morti ma i milioni e milioni di danneggiati.
NON TUTTI SI SONO VACCINATI PERCHÉ VOLEVANO MA PERCHÉ ALTRIMENTI AVREBBERO PERSO IL LAVORO COME IL SOTTOSCRITTO.
Avete obbligato qualcosa che non era sicuro e che ha un bugiardino pieno di effetti collaterali. Hai presente quella polmonite cinese che sta girando e colpisce i bambini? Ecco. È contenuto negli effetti collaterali del vaccino COVID.
Ora ti spiego il discorso dei 20 anni. Tu studi un vaccino mRNA (RNA messaggero) per 20 anni e ok. Arriva il sarscovid e nel giro di un anno riescono ad adattare quel vaccino studiato da anni per un virus completamente nuovo che veniva "curato" con Tachipirina e vigile attesa. È questa terapia che ha ammazzato milioni di persone. Io ho preso il COVID alla prima ondata ed era così mortale che con le vitamine è passato nel giro di un cazzo. Sono ancora vivo esattamente come molti altri che vi piace definire no vax. Intanto chi crepa sono quelli da una dose in su. E finitela di dire "io ne ho 4 e sono ancora vivo" perché lo siete ora. Malattie fulminanti, tumori, malori, problemi cardiaci ecc... Tutti vaccinati.
Pensa te che chi si è vaccinato e ha contratto il covid ha un rischio tre volte maggiore di avere ictus e infarti ma scommetto che hai la tua fonte scientifica pure per smentire questo.
A me fa rabbia che non vi rendiate conto di quanti malori improvvisi ci sono QUOTIDIANAMENTE!! Alla guida, bambini che muoiono durante l'ora di ginnastica, una ragazza è morta due giorni dopo essersi laureata a 22 anni "senza motivo". Ma come fate a negare una cosa del genere???? Tu che vuoi fare l'infermiera poi perché non ti ribelli? Perché non racconti quanti giovani arrivano in ospedale con problemi perché molti tuoi colleghi lo dicono! Molti raccontano di non aver mai visto tanti giovani malati o andare direttamente in obitorio.
Mi dispiace ma non ti meriti una risposta, davvero mi dispiace perché ti vedo molto convinto e spero che riuscirai a vedere la realtà.
Ps. Gli infermieri salvano le vite "amo" ❤️
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gcorvetti · 11 months
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Giornatina piena.
Oggi sono andato in banca, non per fare una rapina che poi quelli rapinati siamo noi, ma per prendere la nuova carta bancomat, detta anche tecnicamente debit card che fa già capire qual è la mia posizione sociale. Prendo il numerino, anzi no nel tabellone a schermo verticale di 40 pollici, si enorme, c'è l'opzione "I will remember" che serve a non far stampare il fogliettino di carta, numero 209, nell'ampio atrio ci sono due persone, una è una vecchietta che si sta rivestendo e quindi ha finito, l'altro è un signore che fissa il mega televisore del cazzo dove vengono visualizzate le varie pubblicità della banca stessa con la bocca aperta e la lingua di fuori, complimenti. Mentre aspetto noto i box dove ci sono le signorine (o signore) che lavorano in banca che sono nuovi, prima erano solo divisi da separè mentre adesso sono dei box chiusi con tanto di vetrata, porta d'ingresso con numerone e freccia se per caso non hai capito dove sta la porta, penso "Cavolo allora li usano bene i miei soldi". Ad un certo punto spunta da una porta una donna robusta, ma piacente, una bella donna va, che con i tacchi alti (non 12, ma alti) ritma come un tamburino fino al box #1 (non ashtag ma numero 1) si siede e inizia a smanettare sul pc. Dopo neanche un minuto un'altra donna esce dalla medesima porta più o meno con lo stesso fascino ma invece dei capelli color patata, è una tipologia tutta estone il capello color patata, è brizzolata il che la rende molto affascinante, entra nel box 4. Dopo un pò suona il campanello e guardo la banda viola (non so perché è viola visto che il colore predominante della banca è verde) che c'è in basso nella tv perché nel frattempo il signore con la lingua di fuori è andato col numero 208 al box 3, quindi penso che tocca a me, invece no, il counter dice 210, che cazzo, allora dovevo stampare il bigliettino? Non mi inalbero perché il 210 si posiziona al box 8 che non è nell'atrio quindi magari è da un'altra parte. Tocca a me e finisco nel box 1, entro e dico subito il perché sono la, le allungo il documento, lei entra nel mio conto (prassi) e mi dice un attimo che vado a prendere la carta nuova. Torna le dò quella vecchia e le chiedo, anche se lo so già, il perché questo cambio ogni 3 anni, facendole la domanda è un'operazione commerciale? Lei subito mi dice "No, non è un'operazione commerciale, ma sa, spesso le carte sono consumate, anche se la sua è in ottimissimo stato, oppure ci sono degli aggiornamenti al chip, ma nulla di commerciale". Vidi un video anni fa a riguardo, ci sono aziende con centinaia di operai che sfornano carte simili ogni giorno, e naturalmente il costo viene attribuito a noi utenti ma maggiorato, quindi bella mia a chi vuoi prendere per il culo? Faccio comunque lo gnorri e in pochi minuti sono fuori e mi dirigo al bar. Caffè e torta al mango e ricotta, la mia preferita, al banco c'è la tipa che mi saluta sempre, mi guarda sempre e mi sorride, si si sono troppo figo :D ho lavorato per quella ditta, non in quel bar in un altro e sicuramente sa chi sono, l'ho sempre detto alla piccoletta monella che mi diceva "Guarda che la tipa ti sta guardando, ti fissa", lo so lo so, ma so anche che una bella ragazza giovane è impegnata sicuramente e se non lo è lo sono io, quindi niente di che. La cosa invece che noto oggi, dopo anni perché non siamo mica a Frittole quasi 1500 e non fisso, ma l'ho guardata mentre serviva una cliente e aspettavo il caffè, dio se esisti fulminami, niente, la tipa (che non so neanche come si chiama) assomiglia moooooolto a PJ Harvey, voglio morire. Finisco il caffè e la torta e vado via, mi saluta come sempre, la saluto come sempre, ci scambiamo l'ultimo sguardo per oggi, alla prossima PJ. Non sono un tipo romantico, ma mi piace quel non so che che si crea in quelle situazioni dove il mistero, cioè il fatto che non so nulla e spero anche lei non sappia nulla, mi affascina e mi intriga, tutto qua.
Torno a casa, non ho portato la borsa con me dove tengo un quaderno e uno sketch book, penna, matita e temperino, perché ho le pulizie da fare, dovrei anche portare le biciclette, il taglia erba, il tosa siepe e altre cose dal garage alla cantina perché già ieri notte ha nevicato ma non è restato niente, perché l'auto non entra se ci sono tutte quelle cose, ma non l'ho fatto perché volevo scrivere sta cosa e ora me ne vo a suonare, forse era più per suonare :D.
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La mia prima volta
Sono certo che il titolo ti ha fatto pensare alla cosa sbagliata, perché parlo della mia prima esperienza omosessuale.
Ero giovane, carico di ormoni, e con una fantasia che correva veloce...
Di ragazze ne avevo avute, ma avevo quel tarlo in testa, e volevo togliermi lo sfizio.
All'epoca c'era una banalissima chat con stanze a tema, tra cui ovviamente quelle gay.
Mi ci butto dentro.
SBAM...
Immagini, frasi, proposte che sembravano veri e propri annunci di sesso.
Si chiacchiera, si inventa, ci si nasconde nella privacy che può dare una simile chat.
Svariate settimane dopo, molti dialoghi, molti click, inizio a darmi fiducia e fare un passo avanti.
Primo incontro, lui molto maturo, fuori zona per non incappare in possibili amicizie condivise e situazioni imbarazzanti.
Dopo i vari ciao, come stai, sei molto più carino di persona che in foto, si va a casa sua.
Sul divano, qualche sigaretta, un paio di bicchieri di vino e dopo qualche inconvenevole mi faccio avanti.
Ci si tocca, ci si scopre, e qualche minuto dopo ero nudo davanti a lui e con mia sorpresa ero a mio agio, nessun imbarazzo.
Lui seduto mezzo svestito sul suo divano, io davanti a lui in piedi praticamente nudo.
La voglia di sperimentare è così forte che, come se lo avessi sempre fatto, gli ho preso la testa, mi sono avvicinato, ha aperto la bocca e gliel'ho infilato. Mi sentivo ancora più potente nel fare certe cose ad un uomo di quell'età invece che a qualche ragazza o donna.
Si gioca, ci si scambia di posto, ci si tocca, poi toccava a me accoglierlo. Era pulito ma non profumato da deodorante che da fastidio ;), il giusto!
Non è durato molto, lui diceva che ero pure bravo ma era la prima volta per me, magari è una di quelle cose che si dice tanto per accontentare il partner. Un sapore inebriante, ne sono rimasto colpito perché mi era piaciuto ed ero ancora super eccitato, così ho ripreso la posizione dominante in piedi davanti a lui per poter arrivare al culmine.
In verità nemmeno io sono durato molto, ma l'ho preso per i capelli e non ho mollato la presa fino a quando non ho sentito di aver eiaculato l'ultima goccia di sperma.
Caldo, gambe tese e muscoli tirati.
Guardavo ad occhi chiusi verso il soffitto, e quando mi sono ripreso e ho abbassato lo sguardo, quasi non credevo di essere io in quella posizione, ad aver fatto ciò che avevo appena fatto.
Ma era fatta, mi era piaciuto molto!
E come di consueto dopo il sesso, ci si da una lavata veloce, ci siamo seduti a chiacchere senza alcun imbarazzo.
Ci saremmo rivisti presto, lo sapevamo entrambi.
E così è stato...
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a--piedi--nudi · 2 years
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Ero sul set, aspettavo di andare in scena. Bevi una birra dietro l'altra, ti assopisci sulla sedia rotta, inclinato, con una mano che tocca quasi terra, poi mi chiedi il numero di telefono, mi fai uno squillo "come vuoi essere salvato?"...la domanda è surreale...se proprio mi chiedi come, fai: nomecognometuttattaccatoetuttoominuscolo. La risposta è perfettamnente reale, a dispetto dell'alcol. Mi snoccioli attività passate e presenti da fare invidia, davvero, eri bello, un piccolo Bowie del nord est. Fa freddo ma fino a che il sole non scende non si soffre, poi è tutta un'altra storia. Anche il cinema visto da dentro è tutta un'altra storia. Avrei voluto essere dietro alla macchina da presa, avrei voluto recitare benissimo per rendere la vita facile a tutti. Non so come ci possano stare tante persone in una stanza e non sapevo che il regista non "porti" la macchina da presa...ma porca l'oca...è proprio vero che è come una catena di montaggio...avrei voluto essere la ragazza con la macchina da presa, non ho capito cosa facesse l'altra ragazza, quella con il monitor sempre a scrivere appunti sul tablet, seria seria, mai una distrazione. Ho visto occhi dolcissimi, bambini scostumati, una donna da sogno ma vicina a me. Ho conosciuto un attore professionista, un bambino timido e molto deciso, sono stata controllata, accudita, trattata bene, richiamata, assecondata. Questa cosa che il regista non porti la macchina da presa mi ha sconvolta. Però...ad un certo punto, durante una pausa l'ho visto guardare nei campi, nostalgico, imbarazzato, vedendo un film che si stava girando da solo: c'erano dei bambini in tuta e una bimba con la felpa rossa. Bellissimi. Verissimi. Penso che un regista dovrebbe "portare" la macchina da presa e stare alla giusta distanza pronto per ogni cosa.
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m2024a · 3 months
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Tonino Lamborghini contro Flavia Borzone, "sorella" di Elettra: «Non farò il test del Dna. Tuo papà per soldi ammette di essere cornuto?» Tonino Lamborghini non ne può più della vicenda giudiziaria con Flavia Borzone, che dice di essere sua figlia e sorella di Elettra Lamborghini, sostenuta dalla mamma Rosalba Colosimo. Il tribunale di Bologna ha infatti assolto la 36enne napoletana Borzone dall'accusa di diffamazione nei confronti dell'imprenditore, erede di Ferruccio, fondatore dell'omonima casa automobilistica di Sant'Agata Bolognese oggi controllata da Audi. La mamma, invece, è stata condannata. Nel rito civile entrambe devono risarcire il magnate. Le dichiarazioni di Lamborghini «La vivo male - spiega Tonino Lamborghini alla conferenza stampa nel Museo Ferruccio Lamborghini, a Funo di Argelato, in provincia di Bologna - perché tocca la mia famiglia, io di guerre ne ho fatte tante, ma non la mia famiglia». L'imprenditore vuole fare luce e chiarezza perché il suo nome «non venga sputtanato, la mia famiglia pure e la gente non venga ingannata da informazioni grossolane, generiche e approssimative». Tonino ammette la relazione con la mamma di Borzone ma non di averci fatto una figlia. Il loro flirt risale agli anni Ottanta e sembra essere stata caratterizzato «da pochissimi e saltuari rapporti intimi quando io non ero ancora sposato». La ricorda come una ragazza che «tra un aereo e l’altro si appoggiava ogni tanto in casa mia a Bologna e poi tornava dal marito». Figlia o non figlia, questo è il problema Quanto alla paternità, l'imprenditore è piuttosto chiaro: Flavia Borzone non è sua figlia. «Chi vivrà vedrà, io mi batterò per la verità fino all’ultimo - dichiara - Se mi proponessero di fare il test del Dna aprioristicamente dico di no, perché ho avuto tante donne, prima di mia moglie, dovessi rendermi disponibile a tutte quelle che pensano di dire 'questa è tua figlia', no». La richiesta del test del Dna dopo trentacinque anni sembra «un po’ sporca, però» all'imprenditore che è convinto, al contrario, si tratti di una questione di interesse economico nei confronti della futura eredità e di ricerca di notorietà. Il test del Dna da una cannuccia nella spazzatura Lamborghini deride anche il test del Dna presentato dagli avvocati delle due donne che sarebbe stato effettuato su una cannuccia buttata in un bidone della spazzatura dalla figlia Elettra. «Se la prendi dalla spazzatura come fai a sapere che quella cannuccia è di Elettra o no? – fa notare – Non c’è il nome sopra, magari prendi la cannuccia della signora Flavia la ciucci e poi dici che è compatibile, per forza». Pare che a febbraio 2019 ci sia già stato un test di cui poi però non si è saputo più nulla. Flavia sarebbe salita una volta sulla macchina dell'imprenditore per chiedergli di fare il test. Quando lui si è rifiutato, «mi ha preso una bottiglia d’acqua con l’intenzione di fare il test, la agitava da lontano. Ma non abbiamo mai saputo niente». I precedenti In passato, mamma e figlia si sarebbero spinte anche oltre quelle che gli avvocati di Lamborghini definiscono «aggressioni contro la persona». Nel 2015 chiamarono al telefono la moglie dell'imprenditore raccontandogli tutta la vicenda sulla loro relazione. Un episodio che lo fece infuriare molto. «Ma stiamo scherzando? Hanno buttato per aria una famiglia». Gli avvocati del magnate, che stanno ancora valutando se fare appello contro la sentenza del tribunale di lunedì, dicono che il test del Dna è illegittimo ed è stato respinto in sede penale. Hanno anche obiettato che se veramente Borzone volesse cercare la verità, si sarebbe mossa prima in modo più discreto. Lamborghini promette battaglia con «tutti i mezzi legali disponibili». L'eredità negata Tonino Lamborghini dice che le due partner in crime non diventeranno miliardarie. «Forse qualche nocciolina l’avranno, ma io ho una moglie, dei figli - riferisce - Pensano solo alla notorietà, se la notizia la porti a vari giornali tiri fuori 30, 40, 50mila euro come ridere, per loro è oro che cola». «Ma vi rendete conto cosa si fa per danaro? - incalza - Si rinnega un padre, chi ti ha cambiato i pannolini, ti ha portato a scuola, ti ha portato in vacanza suonando la chitarra e vendendo i quadri per le strade di Napoli, sperando che poi alla mia morte questa erediti? Sono indignato. E poi il povero padre che anche lui per danaro accetta e ammette di essere cornuto, contento e patentato? E accetta di sottoporsi al test?».
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essereilsole · 6 months
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Buongiorno, come va? Spero tu stia bene! Volevo confessarti o meglio confidarti una cosa, ci tengo a precisare che te la dico non per fare colpo o che ne so io, mi faceva piacere condividertelo, è capitato ed è già la seconda volta che tu posti un qualcosa che mi “tocca” mi riferisco al post della ragazza che guarda con occhi innamorati ed intensi il suo ragazzo. Devi sapere, che nella mia galleria dal 14/04/2018 ho una foto simile, quella di Hannah Baker e Clay Jansen di 13 la scena del ballo scolastico dove lei lo guarda. Beh ho sempre desiderato un giorno che qualcuno che mi chiedesse cosa potessi desiderare per essere felice e rispondere inviando quella foto di poter trovare una compagna che mi guardasse in quel modo. Ci tenevo a condividertelo.
🌷
Abbiamo un desiderio in comune.
Grazie per averlo condiviso con me :)
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Che il marketing sia qualcosa di cattivo è un pregiudizio duro a morire quando lo si associa al concetto di ''vendere, no matter what''. A dar credito al preconcetto secondo cui per vendere bisogna mentire, ingannare o ancora peggio truffare, bisognerebbe prenderne subito le distanze.
Ma oggi il marketing si sta lentamente riscattando grazie a una posizione diversa presa dagli stessi operatori: il marketing non vuole essere un'arma, ma uno strumento utile che ci fa bene conoscere.
Prima di formarmi come Social Media Manager ho lavorato molto tempo nel commercio a stretto contatto con persone di ogni genere e devo dare merito alla mia curiosità se ho osservato tanto da capire che alla base della vendita ci sono sempre più spesso fattori più semplici di quanto si potrebbe pensare.
La mia esperienza in una boutique è stata altamente formativa per comprendere una regola fondamentale.
Vi racconto una storia.
Ero commessa in questo negozio circondata da abbigliamento, scarpe, gioielli ed accessori. La clientela, naturalmente, era all'80% femminile sebbene fossimo negozio uomo/donna.
Salgo pure al 90%, se considero che i pochi uomini che ho visto erano solo d'accompagnamento (forzato, ovviamente!) a mogli e fidanzate.
Era una mattina d'estate e il negozio era pieno. Vedo entrare una signora che attira la mia attenzione per la sua altezza, una bella donna che di certo non passa inosservata.
Nel trambusto e in un grande via vai, non faccio a meno di notare che la signora gira molto nel negozio osservando qua e là, ma passa e ripassa più volte davanti a un paio di scarpe in particolare.
Finisco di servire altri clienti, mi libero e la signora è ormai al quinto o sesto giro davanti le stesse scarpe.
Le guarda con la testa di traverso, quasi a studiarle. Il corpo è girato verso destra. Sembra prenderne le distanze. Poi distoglie lo sguardo, finge di guardare altro, tocca i vestiti esposti quasi sfogliandoli distrattamente e poi si gira di nuovo a guardarle.
Il mio intuito si attiva e voglio capire.
Le dico che quel paio di scarpe piace tantissimo anche a me (era vero).
Lei per un attimo sobbalza, come svegliata da un sonno di cui non era consapevole. Mi sorride e si avvicina. Ammette il suo interesse palese e mi chiede se ci sono altri colori. Glieli faccio vedere ma negli occhi della signora vedo passare due stati d'animo: l'interesse per i colori che guarda estasiata prima e subito dopo una forte disillusione, il suo sguardo si spegne.
Noto quel cambio di bagliore, ma capisco anche che c'è qualcosa sotto che io non so, anche se posso intuirlo.
Ci vado con delicatezza quando le chiedo: ''Vuole provarle?''
La signora rifiuta, poco convinta e con un'aria di colpevolezza (che era verso se stessa). Ma subito dopo si arrende e mi confida, con voce bassissima quasi a svelare un tremendo crimine, qual è il problema.
''Io non ho mai potuto indossare un sandalo coi lacci alla caviglia, perchè ho una caviglia bruttissima. Non posso.''
''Non posso''. Ecco, è questo il momento esatto in cui quella donna si è fidata di me.
E' il momento esatto in cui ha svelato la sua debolezza e ora sta a me esserne degna e non tradirla.
E' il momento esatto in cui ho l'opportunità non solo di capire, ma di fare qualcosa di buono.
La mia empatia ha uno scossone tale che la prendo in disparte, le offro uno spazio di dialogo lontana da orecchi indiscreti e lei si apre, erutta come un vulcano le sue insicurezze. Queste caviglie le vede grosse, brutte, orribili, inguardabili, per niente femminili e le mettono un disagio tale al punto che mi confida di averle sempre nascoste il più possibile. Che sono il suo disagio più forte da quando era ragazza e non l'ha mai superato.
Sarà che conosco il peso di un'insicurezza, sarà che fra donne ci si capisce, ma prendo a cuore la situazione al punto che mi dimentico di essere una commessa per un paio di minuti.
Le chiedo con la massima delicatezza possibile se posso darle la mia opinione e lei mi permette di guardargliele. Questo succede perchè si fida di me. Lei si alza di poco i pantaloni lunghi, indossati in Agosto con temperature folli (pur di coprirle) e mi continua un elenco dispregiativo e... ingiusto, mentre mi sono abbassata di poco per osservarle.
Quelle caviglie non avevano assolutamente niente.
Mi rialzo e la guardo, sentendomi in dovere di provare a scioglierle qualcosa che la tormenta da tutta la vita e per farlo non devo cercare le parole perchè quando si dice la verità non c'è bisogno di copione.
Quello che le dico è pressappoco questo: ''Io lavoro qui da mesi, di donne ne ho viste e di caviglie pure perchè vendo scarpe tutti i giorni. Le posso garantire che le sue caviglie non solo non hanno niente, ma sono perfettamente proporzionate alla sua altezza e alla sua corporatura.''
Già, dimenticavo: la signora aveva circa 45 anni ed era alta almeno un metro e ottanta. La sua corporatura era imponente per natura, ma non per questo tozza come si vedeva. Forse plagiata dagli standard comuni, dalle sue taglie non in linea con lo standard imposto dal mondo della moda e forse, chissà, da qualche cretino che gliel'aveva fatto credere, quel ''Non posso'' mi ha disturbata e intristita.
Oppure per qualcosa di più semplice: non aveva mai accettato la sua altezza e le sue forme.
Non so se quella signora non avesse mai chiesto a nessuno un'opinione o se avesse avuto bisogno da chissà quanto di sentirsi dire certe parole, ma sono certa che l'empatia ha vinto.
Le ho chiesto di credermi e che provasse quelle scarpe per me, ma non l'avrei mai obbligata all'acquisto se non se le sentiva. Non c'entrava più niente la vendita, volevo che spezzasse quel circolo. Non sopportavo che vivesse in quel modo. Io sapevo che le sarebbero state bene.
Si è fidata di me, le ha provate e io le ho consigliato con cosa potessero stare bene. Mentre parlavo aveva il sorriso stampato in faccia, come di chi si è appena liberato dalle catene.
Lei ha cominciato a fare una lista entusiasta di cosa aveva già nell'armadio che poteva starci bene, non smettendo mai di sorridere. Eravamo davanti a un grande specchio e lei non smetteva mai di fissarsi i piedi con le sue belle scarpe e io mi godevo lo spettacolo di una donna liberata da una paranoia inutile.
''Le prendo!'' e si illumina in volto ancora di più.
Non mi scorderò mai l'espressione che aveva alla cassa: era di libertà, di felicità infantile, di soddisfazione, di chi si è liberata di un peso che l'ha oppressa per anni. Era talmente libera che era diventata goffa dall'emozione.
Quando se n'è andata mi ha sussurrato un ''Grazie'' che parlava da solo.
Questa esperienza è stata una delle più forti mai provate.
E avevo già capito cosa significa per me vendere: attivare l'intuito e l'empatia, andare a fondo, osservare chi ho davanti. A volte la persona non vuole vuotare il sacco, ma in quel caso serve una bella dose di inutito condita da empatia: individuato il potenziale blocco, esprimerlo con delicatezza e vedere se quella persona si lascia aiutare. Nel 90% dei casi funziona, perchè le persone vogliono qualcuno che le aiuti a scegliere.
Vogliono essere ascoltate, comprese, supportate.
Tutto il marketing è empatia. Siamo così presi nel produrre, produrre e produrre oggetti sempre più funzionali, sempre più completi, sempre più costosi che ci dimentichiamo spesso delle persone.
Da cliente, raramente trovo commessi e addetti che mi trattano come una persona. Mi trattano solo come un cliente che deve comprare qualcosa e questo mi fa uscire dal negozio. Non mi interessa essere trattata così. Sono sicura che non piace a nessuno.
Le vendite più difficili, coi clienti più impossibili, le ho sempre chiuse con pazienza, professionalità e una grande dose di empatia.
Il segreto è puntare al cuore e non al portafogli.
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valdis-d · 1 year
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Percorso, ma inconcludente?
8 Luglio 2023
Il diario vuole essere anonimo, ma aperto a tutti. Di che strano feticcio stiamo parlando, il fatto di non volere che nessuno sappia ma voler lasciare la possibilità di leggere. Potevo fare tutto questo su un foglio drive, e invece eccoci qui. 
Ogni tanto rileggo vecchi post, e mi ritrovo nei momenti in cui li ho scritti, risento le emozioni e riprovo quelle sensazioni. Alcune sono sempre molto attuali, altre invece sono maturate o si sono estinte perché il momento contingente, o contesto se volete chiamarlo, che le produceva è passato allo stesso modo. Mi ricordo di New York per esempio. Alcune altre ancora invece le rileggo e mi accorgo che alcune cose che mi tormentavano oggi non ci sono più, e invece altre di cui ignoravo l’esistenza oggi mi prendono. L’ansia per il lavoro, per esempio. Che rivedo nei primi post e oggi non mi attanaglia COSI’ tanto, perché so che bene o male me la caverò. E’ la fortuna di aver studiato quello che ho studiato. Invece, nuove paure che prima.. Non è che non le avessi, ma non ci pensavo perché non le avevo definite. Ogni tanto abbiamo un malessere, ma non identifichiamo la causa, quindi pensare a qualcosa non ci tocca più di tanto. Ma quando riconosciamo il perché di rabbia, o tristezza, e magari non ci avevamo mai fatto caso, ecco che questa diventa una nuova paura, un nuovo motivo di ansia, e noi si acquisiamo consapevolezza ma ci sono sempre nuove cose. In generale però, è una cosa molto buona tutto questo, perché significa che c’è un percorso, che c’è una evoluzione. Che in alcuni momenti può essere devoluzione, beninteso. Però oggi ho più armi di cinque anni fa, più proiettili e soprattutto mi conosco di più, e questo è certamente importantissimo. Vuol dire che ne uscirò, o che potrò uscirne. 
Per esempio, il mio post di qualche settimana fa. Partiamo dai fatti: ho ricevuto un rifiuto da questa ragazza che mi piace tantissimo, V., e dalla quale mi accorgo di essere ricambiato, ma purtroppo succede essere in una situazione molto.. Definitiva diciamo.
Ora, le mie considerazioni. Da una parte, razionalmente, sono molto contento. Sono riuscito ad aprirmi con una persona, sono riuscito ad entrarci in confidenza, a interagirci, a parlarci e a spingere il rapporto in una direzione ben precisa. E poi, sono riuscito a chiederle di uscire, cosa che non avevo mai fatto se non in pochissimi casi nella mia vita. Ma soprattutto ero entrato in una situazione di loop negli ultimi anni in cui mi spaventava molto parlare con una ragazza, provarci, anche solo inviare messaggi e frecce spuntate, col mio subconscio che sperava, che cosa? Che si innamorasse perdutamente a sua volta dopo un caffè alla macchinetta? No bisogna interagirci, bisogna farla ridere e parlarci tanto prima. Oggi sono riuscito in questo, e soprattutto, sono riuscito a farmi ricambiare. Ricambiare. Poi è andata com’è andata, ma solo una persona che ha letto tutto questo, può capire perché sono comunque contento di questo. 
Almeno razionalmente. Perché si, noi tutti abbiamo una parte razionale e una emotiva, che ti tiene in ostaggio. L’inconscio se vuoi, che non controlliamo. 
Emotivamente, la sensazione che provo è quella che decide la seconda parte del titolo di questo post. Si, perché non è la prima volta che succede, e oggi ho 2* anni, mi rendo conto che una vita così è inconcludente. Vado avanti per inerzia e le mie giornate scorrono, senza le emozioni che vorrei. Penso a V., la immagino col suo ragazzo, li sogno, e mi rattristo, molto. Sono solo, non ho un punto fisso, non ho una compagna di squadra, una collega, una partner in crime, con cui sostenermi nella vita. Sono io e io devo affrontare tutto. E’ come avere un telaio su due colonne anziché su una. Anche se il carico è maggiore, perché sono due vite anziché una, sarà più facile sostenerlo per il singolo pilastro. Non me ne frega niente del sesso, anche se ormai è passato un po’. Io vorrei condividere la mia vita con qualcuno che mi supporti, e poter supportare a mia volta - anche se ora mi sorge la paura che forse, dico forse, dovrei nel caso stare attento a non riversare tutto quanto sull’altro, tutta la mia depressione e tristezza. Fermiamoci qui per il momento -. 
In questi casi, bisogna essere forti e cercare di respirare. V. la vedrò tutto i giorni al lavoro, e tutti i giorni avrò il chiodo fisso. Devo cercare di ricordarmi le cose razionali, devo cercare di pensare positivo e sostenermi. Andare avanti, respirando profondamente e a piccoli passi. La vita non sarà sempre inconcludente, bisogna cercare di superare le avversità parlandone, descrivendole e sperare che quei piccoli cambiamenti, impercettibili, avvengano permettendoci di superare le nostre paure. 
Questo è quello che è successo con questa esperienza. V. mi piace moltissimo perché sentivo di poter essere me stesso, non sentivo l’emarginazione e lo sguardo da weirdo che mi ha accompagnato tutta la vita, perché per tutta la vita mi sono sentito diverso dagli altri e sono stato messo in disparte. Esattamente come succedeva con C. dalla G. o A. dalla P. 
Troverò qualcuno disposto ad accettarmi, sia per quello che sono che come partner? Un’altra grande paura. 
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sorrowsandprayers · 1 year
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Sono in una città, in campeggio con delle altre persone. Hanno tutti più o meno la mia età, e dopo una settimana tutti hanno fatto coppia, tranne me e un tipo, che ci prova ma io faccio l'asociale e non lo filo.
Dopo un po’ conosciamo una famiglia di agricoltori, con quattro figli, due ragazzi grandi e due ragazze della nostra età. Subito la più piccola delle due fa amicizia con il ragazzo della mia compagnia, e dato che il campeggio dura due mesi decidono di fare coppia fissa.
Quando la madre dei ragazzi vede che io passo molto tempo da sola, decide di presentarmi a sua figlia maggiore, che se non passava il giorno nei campi, se me stava in camera da sola.
Io e la ragazza passiamo giorni a chiacchierare, ogni giorno intraprendiamo conversazioni lunghe, senza mai trovarci senza niente da dire. Facciamo lunghe passeggiate, ci divertiamo e leggiamo insieme, le passo spesso una mano frai capelli, una volta le lascio pure un fiorellino.
La prendono in giro, le urlano “gay” perché non parla mai con i ragazzi. Ad un certo punto lei smette di venire a passeggiare con me e inizia a passare il tempo con alcuni ragazzi della città, come se si fosse dimenticata di me.
Io so di essere gay, e sono felice che lei lo sia, ma vedo che lei cerca di nascondere cos'è veramente, e ciò mi fa stare male.
Un giorno torna nel nostro posto trai campi, passiamo la giornata come se non fosse successo niente, anche se un velo di tristezza nei miei occhi si cela. Alla tramonto, mentre le poso un fiore trai capelli, la bacio, come se fosse una cosa naturale. Lei non mi respinge e continua il bacio.
Il giorno dopo tocca a me. Mi additano, urlandomi “gay” per le strade della città. Io faccio finta di non sentire, ma con noi non c'era nessuno, è lei che ha detto a tutti cos'è successo tra di noi.
Non capisco, mi sento tradita e umiliata, io che ho aperto i miei sentimenti a lei.
Non torno più nel posto nei campi. Non è più il nostro posto, non appartiene più a nessuno.
Per i giorni successivi vago per la città senza meta, lei spesso mi cerca, ma non ci faccio caso.
I miei mesi di campeggio sono finiti, è il momento che io lasci quella città.
Lei arriva poco prima che me ne vada, mi guarda negli occhi, come se volesse chiedermi scusa per tutto.
Lei mi ama.
Mi bacia con dolcezza, per un'ultima volta.
Salgo sull'autobus, sto lasciando il primo amore della mia vita, e per quanto mi senta male è giusto così.
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yomersapiens · 3 years
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Ci saremmo dovuti incontrare settimana scorsa io e la psicanalista, per la prima seduta dopo la pausa estiva. Quante cose ho da dirle. Le stavo covando dentro di me. Anche come trovare il modo per farle capire che non ho più i soldi per continuare con la terapia ma questo è un altro problema. Volevo parlarle del lavoro nuovo. Di come sta andando. Delle paure sul futuro che si sono dissipate nel momento stesso in cui ho capito che alla fine stavo solo rifiutando la risposta che avevo davanti agli occhi, ovvero che forse tutto quello che ho studiato durante le superiori e poi all'università ecco, forse forse, aveva proprio senso usarlo come mestiere. Che anche se non è la cosa più emozionante del mondo, è molto meglio dello stare a scrollare infinite pagine di corsi online che mai avrò la voglia di frequentare. Invece mi scrive il giorno stesso (la psicanalista) per dirmi che non si sente bene e che si farà sentire per fissare un nuovo appuntamento. Ora io vorrei non farmi prendere dall'ansia, ma ancora non mi ha scritto ed è passata una settimana. Lo dico perché uno dei motivi principali per cui sono finito in psicanalisi è stato proprio per superare il trauma del ghosting. Ok, quella era un'altra storia, erano tre anni di relazione a distanza passata al 97% a scriversi parole, non è paragonabile a un annetto di psicanalisi, ma comunque fa accendere le mie spie di allarme. Mi ricorda quello che accadde con l'unica donna delle pulizie che mai ho avuto. Ragazza che mi scrive che vuole lavorare, che ha bisogno, se la posso aiutare, che è senza permesso di soggiorno e ha paura di venire beccata. La faccio venire da me e ci conosciamo e mentre lei lavora ci becchiamo ogni tanto a fare pausa sigaretta lei, pausa canna io. Mi dice che è bello lavorare per qualcuno che non ci prova esplicitamente. Io le dico che a me basta avere casa pulita, il sesso in qualche modo me lo procuro. Mi dice che è quasi automatico per lei ricevere offerte monetarie da parte di uomini anche sposati, solo perché la vedono lì, giovane e intraprendente. Le dico di non preoccuparsi, che ho capito cosa intende, che mi dispiace debba passare attraverso tutto questo. Ci salutiamo dopo alcune ore, ci diamo appuntamento tra tre settimane. Mi scrive la mattina stessa che non si è riuscita a svegliare in tempo, che le è scaduto l'abbonamento ai mezzi, che poi deve attaccare con l'altro lavoro dopo poche ore. Le dico di non preoccuparsi, facciamo un altro giorno, scrivimi quando riesci. Sparisce. Posso accettare il ghosting post fine relazione, anche se lascia una marea di traumi, ma oramai ci ho lavorato su un sacco che guarda non me ne frega quasi più niente in generale (un peccato davvero per le prossime persone che ospiterò in questo tristissimo supermercato dagli scaffali oramai vuoti e impolverati che ho al posto del cuore), posso anche accettare il ghosting della donna delle pulizie (vi giuro so di fare schifo ma non riesco a smettere di pensare che magari stesse cercando di comunicarmi indirettamente di farle una proposta monetaria per una prestazione sessuale e che sia sparita proprio perché ha capito che non c'era trippa per gatti e col diavolo che vado a pulire casa di sto sfigato che passa ore a parlarmi della collezione di videogiochi) ma non penso proprio di essere in grado di farcela se adesso mi sparisce anche la psicanalista. Cioè dai. Ascoltare le mie paranoie dovrebbe essere uno spasso. Ci ho costruito una carriera su Tumblr! Invece mi tocca restare col dubbio, guardare il telefono ogni tot minuti. Sperare sia suo quel messaggio che mi è arrivato. Ah no, che palle, non è lei. L'ennesimo invito a una nottata di sesso estremo. Noia. Io voglio solo tornare in terapia.
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callmeiceice · 2 years
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Ogni volta che esco con gli amici sono sempre il più allegro e scherzoso, quello che parla più di tutti nonostante solitamente io parli poco, ma poi.. una volta che salgo in macchina per tornare a casa, quella mezz’oretta di tragitto mi frega, ogni volta.
Sali in macchina, usi l’igienizzante per le mani, accendi la macchina e parti. Ogni volta nel viaggio per tornare la musica resta sempre spenta, non ho voglia di ascoltare la musica, ma solo il motore della macchina.. per poi ogni tanto far caso al sedile di fianco che è vuoto, o meglio.. c’è solo il portafoglio con la mascherina e il telefono che va a destra e a sinistra ad ogni curva, e penso ogni volta: ora il sedile resta vuoto, sei in macchina da solo alle 2 del mattino, come hai fatto a passare dall’adorare il guidare di notte, a renderlo straziante e triste, come..? Il pensiero resta fino a quando arrivo al semaforo, in fronte la stazione e incanalato nella corsia a sinistra, l’unico a non mettere la freccia.. perché se nella corsia c’è già la freccia a sinistra, cosa la metti a fare la freccia? E nulla, appena il semaforo diventa verde parto, per poi andare sempre a 50/55 all’ora per via degli autovelox, fino ad arrivare in quel tratto di superstrada, e vado a 70, e dentro di me ogni volta che lo schermo della macchina suggerisce una strada alternativa penso sempre: Ei.. puoi premere “ok” che così la schermata va via? Almeno non distolgo lo sguardo dalla strada.. e invece ormai devo sempre farlo io, sempre sempre.. arrivo al pezzo davanti alla Conad, una mini rotonda sulla quale passano tutti, ormai sto più attento alla “bellezza” della macchina che alla strada, tanto non c’è nessuno, e penso: tra poco siamo a casa, se vuoi puoi dormire da me.. domani ti porto a casa.. ma poi mi dico: sei da solo, pensa alla strada. Quanto era bello avere una persona che era lì sul sedile alle 2 di notte.. Arrivo a casa, apro il garage e parcheggio la macchina, scendo e la pulisco, tappetini, sedile.. e poi prendo tutto, e salgo in casa, mia mamma sempre che dorme, ormai sono le 2 passate e mio papà che fa il turno di notte, nessuno che mi aspetta sveglio, ma forse è meglio cosi, poi mi cambio e faccio la doccia, ma appena entro uso subito il bagnoschiuma, per poi stare 10-15 minuti a fissare il muro nonostante sotto abiti una coppia di 80 anni e mi sa che il rumore dell’acqua si senta, e a pensare: quanto hai bevuto? Dai poco, ma oggi no, oggi hai speso 40€ con drink da 8.. stupido, è vero che sei triste, è vero che guidare la notte ormai ti distrugge psicologicamente, ma non è che i problemi si risolvono in questo modo, o almeno.. i problemi materiali, non “interni” sullo stato d’animo. A proposito del costo... ogni volta che ci vediamo, e c’è da pagare, i miei amici tirano sempre in ballo quanto io prenda di stupendo (perché una volta il capo mi ha chiamato ed ero fuori con loro, avevo il vivavoce e stavo scrivendo mi dice anche lo stipendio) e dicono: ehh ma prendi (e dicono quanto prendo), puoi bere quanto vuoi, paga anche a me ahah, prendi il doppio di me, il triplo di me.. si ok, ma va che io faccio il doppio delle ore, voi non durate una settimana con il mio lavoro e a volte ho il turno nelle feste e il weekend. Poi ogni volta che si portano la ragazza, mi tocca i capelli, mi prende l’anello e lo mette, e mi chiede sempre se voglio mettere il portafoglio nella sua borsa, e ovviamente il mio amico si ingelosisce, a prodigo della borsa.. una volta ho detto: mettila li (tra le due macchinette, eravamo in sala giochi, così se passa qualcuno non la prende, e lei: wow, che carino sei, come mai non hai la ragazza? Io ho fatto finta di nulla, ma ho pensato: stai zitta e gioca. Bene, ero alla doccia... esco e mi metto il pigiama, pulisco il telefono e gli occhiali, lavo i denti e vado a letto, a guardare il telefono, sperando di scambiare due parole con una persona. E finisce così la serata.. ma non oggi, oggi bho.. ho sbagliato a fare una cosa al lavoro, forse abbastanza importante e il capo oggi mi dice: martedì la vediamo, e io: aspetta, se hai due minuti possiamo vederla ora? Lui dopo 20 minuti: il caso è questo, se vuoi guarda e vedi l’errore, martedì ne parliamo. Ha dovuto “correggerla” lui, non so quanto sia importante l’errore ma ho sempre paura che sia abbastanza grave, e ora sto con il pensiero per 5 giorni compreso oggi
Sempre oggi, due miei amici hanno avuto l’idea di portare un uovo di pasqua a tutti, anche a me, ma cavolo.. in quasi 8 anni che ci conosciamo, a Pasqua non ci siamo mai fatti niente, al massimo solo qualcosa per i rispettivi genitori, ma oggi no.. e io devo andare a comprare l’uovo per loro entro domenica e portarglielo. Ecco come sto, un agglomerato di malinconia, tristezza nel fare una cosa che adoravo, pensieri per il lavoro e commissioni aggiuntive da fare.. io.. non sto bene..
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vaginosibatterica · 3 years
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C'è un racconto di Boris Vian che si chiama Una storia penosa:
Nel racconto il protagonista passeggia per la città, e giunge a costeggiare un fiume. Siccome scorge in cima una sagoma misteriosa che lo incuriosisce, decide di deviare il suo percorso abituale e di raggiungerla. Quando si avvicina scopre che si tratta di una ragazzina che ha intenzione di buttarsi giù, ma che pare indecisa sulle modalità: «Mi domando se devo saltare a monte o a valle del ponte» dice «A monte, ho ovviamente una possibilità di essere trascinata dalla corrente e di accopparmi contro un pilone. A valle, posso approfittare dei vortici. Ma è possibile che, inebetita dal tuffo, rimanga aggrappata a un pilone. Nel primo caso come nel secondo, sarei in vista e probabilmente attirerei l’attenzione di un soccorritore.» Siro è d'accordo sul fatto che il suo sia un problema non da poco (se la ragazza si gettasse nei pressi della sorgente ad esempio il livello dell'acqua sarebbe troppo basso per poterci affogare), e perciò la invita ad elaborare un piano più dettagliato seduti assieme in un bar lì vicino, perché non è molto bravo a pensare a stomaco vuoto. Tanto più che cadere tra le acque ghiacciate del fiume dopo aver mangiato faciliterebbe l'eventuale congestione di lei (l'obiettivo è pur sempre morire!). Siro le chiede, con lo stesso tono che avrebbe usato per chiederle di passargli il sale, come mai poi voglia togliersi la vita. Flavia mente, poi confessa di aver mentito e l'arcivescovo della storia si degrada a vescovo ed il commissario di polizia a vigile urbano (la traduzione un po' datata le fa dire: "Sono un salamino patentato!"), e poi mente ancora e ancora si smentisce, e mette in piedi una storiola così pietosa ed inverosimile da risultare buffa.
Quando pare davvero vicina a vuotare il sacco, Siro si tappa discretamente le orecchie, evitando così di ascoltare. Cionondimeno Siro prova a consolarla: le dà un buffetto sulla guancia, ma lei piange lacrime tanto calde che gli tocca ritirare in fretta i palmi bruciati. Bisognava tirarle su il morale, ma come? Non ce la si fa mica in un soffio. Almeno… a conti fatti, lo si è mai provato? Soffiò. «Che cos’ha?» domandò la ragazzina. «Niente» disse.
Si decide infine a darle dei soldi. Le dà l'intero contenuto del suo portafogli! La ragazza è contenta e desiste dai suoi intenti suicidi. Siro camminava a testa bassa e pensava a Flavia, alla sua gioia quando aveva preso il suo denaro. Si sentiva tutto intenerito. Neanche una banconota nel portafoglio, povera piccola. Alla sua età, ci si sente perduti, senza risorse. Che stranezza: si ricordò che avevano proprio la stessa età.
A quel punto infatti è lui a ritrovarsi solo, senza soldi, con la scadenza imminente di un lavoro che non ha voglia di fare. Ecco allora che il richiamo del ponte si fa sentire, e le gambe lo portano sullo stesso parapetto dove aveva visto Flavia da principio. Niente soldi. Povera, povera Flavia. No, è vero, lei adesso ne aveva (...) Che fortuna che si fosse trovato lì. Per lei. Arriva sempre qualcuno in tempo per tutti? Scavalcò il parapetto e si assestò sul cornicione (...) Guardò a destra, a sinistra. Decisamente, per lei era stato un colpo di fortuna che fosse passato di lì. Neanche un cane. Si strinse nelle spalle, palpò la tasca vuota. Inutile vivere in quelle condizioni, era evidente. Ma perché quella storia di a monte e a valle? Si lasciò cadere nel fiume senza badarci. Era proprio come pensava: si colava a picco. Il lato importava poco.
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der-papero · 3 years
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Andiamo a rubare con Papero - Side lesson - NAT: storia di un improbabile successo - part I
Era una mattina come tante altre, quel caldo (ma non troppo) giorno del maggio 1994. Frankie, fondatore della Internet Inc., azienda multimiliardaria nata dopo che nel 1989 aveva trasformato Internet da una rete per militari esauriti e scienziati fricchettoni anti-Woodstock in un business a 9 zeri, se ne stava nel suo ufficio all'ultimo piano di WebPlaza, grattacielo da centinaia di piani, oberato di lavoro come sempre.
Tony, nome americanizzato di Antonio Scapece da Casoria, partito dall'Italia con un diploma dell'ITIS in Radiotecnica, finito negli USA prima a friggere le patatine da Burger Queen e poi assunto da Frankie poichè Tony gli aveva appena salvato la vita con una manovra di Heimlich, visto ci stava restando secco per aver ingoiato un mappozzo di hamburger troppo grande per il suo cannarone, lavorava nel seminterrato di WebPlaza, affianco ai depuratori per le acque dei cessi, sottopagato ma sempre meglio che puzzare di fritto, monitorando con decine di PC quello che era l'utilizzo degli indirizzi IP nel pianeta, gentilmente concessi dietro lauto pagamento dalla Internet Inc.
Il perché Tony avesse avuto un lavoro così poco all'altezza della sua professionalità risale a 2 anni prima. Tony si occupava di tutta la rete di IT della Internet Inc., era una persona esperta e competente, ma allo stesso tempo un gufatore di professione e, a dispetto delle sue origini, non si faceva mai i cazzi suoi. Ad una riunione con gli azionisti, nel giugno del '92 ...
Frankie: come potete vedere dai grafici, la Internet Inc. va a gonfie vele, continuiamo a vendere indirizzi come se non ci fosse un domani. CIDR, la nostra recente soluzione diventata realtà, ci garantirà un trend di crescita pazzesco, con soldi a palate blah blah blah ...
Tony: ehm ... scusa capo ...
Frankie: oh, signori, vi presento Tony, il nostro senior expert, quello che tip tip sulla tastiera, eh ... 'tacci tua, Tony, quante ne sai ... MATTACCHIONE!
Tony: ... sì, capo ... grazie ... volevo dire ... sì, insomma ... gli indirizzi stanno per esaurirsi ...
Frankie: HA! HA HA! Che sagoma che sei Tony! HA HA HA! Sto' cazz di umorismo italiano, ma dove le trova??? E' un genio di comicità sto' ragazzo, davvero ... te possino, al Saturday Night Live dovevi lavora' te!
Tony: capo, è giusto che si sappia che ...
Frankie: ... che stiamo per fare un salto di qualità nella distribuzione degli indirizzi IP, che aumenterà i nostri margini!!! (se nn chd qll czz di bcc ti giuro che ti friggo a clc in culo come un dabol steccaus con coca grande). Adesso tutti a pranzo signori, ho importato delle ostriche roba che manco Rockfeller!
E così il nostro povero Tony venne trasferito a fare il lavoro che più merda non si può, ovvero a vedere numeri su uno schermo dalla mattina alla sera.
Passano due anni. Mentre il nostro Tony fa finta di guardare il monitor, quando invece è al telefono, a carico dell'azienda, su una telefonata intercontinentale con mamma', piangendo lacrime napulitane su come è amaro questo pane e su cosa ci tocca patire a noi poveri emigranti, il computer di controllo fa partire un allarme DEFCON 3: aveva appena calcolato che, senza una misura urgente di contenimento del consumo di indirizzi IP, il mondo sarebbe presto finito nella merda quella più marrone possibile.
Tony sputa il suo succhino alla pera, mette giù con mamma' dicendo che l'avrebbe chiamata la sera se avesse ancora avuto un posto di lavoro, fa un paio di stampe veloci e si infila dritto in ascensore, dal piano -6 al 94. Bussa agitato alla porta di Frankie.
Frankie: CHI CAZZ E'???
Tony: capo, sono io.
Frankie: E CHE MINCHIA VUOI?
Tony: capo, DEFCON 3, è urgente! (entra)
Frankie: (con una segretaria seduta su una coscia e due strisce di cocaina sul tavolo) MA NON VEDI CHE STO LAVORANDO, CAZZO?
Tony: capo, lo vedo, ma la situazione è seria. Stanno per finire gli indirizzi IP ...
Frankie: ancora con questa storia? Veramente ti fa schifo il lavoro, eh?
Tony mostra le stampe del computer.
Frankie: ... Nancy, hai sentito, c'è un emergenza. Trovati qualcosa da fare e porta del caffè, nero! Tu invece, chiama tutti qua, SUBITO! Massa di incompetenti scaldasedie ... ah, Tony! ... (lungo silenzio, mentre guarda dalle vetrate del palazzo) ... sveglia il Presidente.
Viene organizzata in 5 minuti una riunione con tutti gli esperti e i capi area. Frankie legge attentamente le stampe.
Er Zagaja: (assunto pure lui, mistero!) caaaapo, stiamo asssssegnando gli indirizzi CIDR tttroppppo veeeeelocemente!
Frankie: non vedo dove è il problema, ne abbiamo
Al: capo, 256 elevato alla quarta fa 4.294.967.296
Frankie: appunto, dico ... e quando cazzo li finiamo???!!!
Mortimer: capo, la gente ha iniziato a comprare 2, 3 PC per ogni casa. Dicono che tra poco faranno anche i cellulari che si connettono ad Internet ...
Frankie: ma figurati se la gente si perde appresso a ste' cose!
Louise Winthorpe III: ne ho appena comprati sei!
Silenzio.
Frankie: si trattengano soltanto Tony, Al e Egon.
Nancy: capo, c'è il Presidente degli Stati Uniti sulla 4.
Frankie: NON ORA, NANCY, CAZZO!
Si chiude la porta.
Frankie: AVEVO DATO UN ORDINE! AVEVO ORDINATO A GEORGE DI ALLOCARE! VOI PENSATE DI POTER DISOBBEDIRE AD UN MIO PRECISO ORDINE! A QUESTO PUNTO SIAMO ARRIVATI? GLI AMMINISTRATORI DI SISTEMA MI HANNO MENTITO! TUTTI MI HANNO MENTITO, PERFINO QUELLI DEL BACKUP! I NOSTRI INGEGNERI DELLE TELECOMUNICAZIONI SONO COMPOSTI DA COGLIONI CON UNA LAUREA PRESA AL CEPU!
Egon: capo, sono dei professionisti laureati al MIT!
Frankie: SONO SOLTANTO DEI DEMENTI, DEGLI INCAPACI, DELLE TESTE DI CAZZO SENZA PARI!
Al: capo, ma la matematica è la matematica ...
Frankie: SONO LA FECCIA DELLA COMUNITA' LINUX! SI FANNO CHIAMARE SYSADMIN PERCHE' INSTALLANO LE DISTRO DAI CD CHE DANNO NELLE EDICOLE, MA NON SAPREBBERO ATTACCARE UN COMMODORE 64 AD UN TELEVISORE IN BIANCO E NERO! PER ANNI HANNO INTRALCIATO I MIEI PIANI AZIENDALI, PER IMPEDIRE LA MIA SCALATA AL DOMINIO DEL MONDO! Non ho mai installato manco il DOS in vita mia, ma da solo, DA SOLO, ho fondato un impero! Fin dall'inizio quegli zozzoni dello IANA NON HANNO FATTO ALTRO CHE INGANNARMI! Ma la pagheranno, LA PAGHERANNO CON ANNI PASSATI SOTTO I PONTI A BRUCIARE COPERTONI!
Nancy consola una collega in lacrime fuori dall'ufficio di Frankie - tranquilla, prenderemo comunque la strenna a Natale, non preoccuparti ...
Frankie: è impossibile continuare in queste condizioni. Ormai è finita. L'azienda è perduta.
Egon: capo, ci sarebbe una possibilità ...
(gli altri due fanno di NO con la testa, e fanno gesto di tacere)
Frankie: sì, parla, avanti, ma che cazzo, ve le devo tirare dalla bocca le parole?
Egon: ecco ... un tizio, che cercava lavoro qui alla Internet Inc., si chiamava Francis, aveva proposto una soluzione, chiamata NAT ...
(gli altri due lo scongiurano, mimando, di non continuare)
Frankie: parla chiaro, Egon, che cazzo sarebbe questo NAT?
Egon: ecco, sulla carta ci permetterebbe di continuare a vivere anche quando gli indirizzi saranno finiti
Frankie: e dove cazzo sta adesso questo Francis?
Tony: ecco, capo ... l'abbiamo cacciato a calci in culo
Frankie: E PERCHE', PUTTANA QUELLA SANTISSIMA STRONZA?
Al: perché la sua soluzione violava due paradigmi sacri della nostra architettura, ovvero che una connessione deve resistere alla variabilità delle rotte a causa di malfunzionamenti, e che in ogni strato dello stack TCP/IP un layer non può modificare un altro
Frankie: MA IO VI CACCIO TUTTI A CALCI IN CULO, QUANTO E' VERA LA MADONNA IN CIELO! QUA RISCHIAMO DI FINIRE TUTTI IN MEZZO AD UNA STRADA PERCHE' LOR SIGNORI FIGHETTI HANNO I PARADIGMI DI STOCAZZO! Io non ho capito un cazzo di quello che hai detto, ma se un calabrone vola pur sapendo che non può volare, allora noi faremo funzionare questo cazzo di NAT! Richiamate sto' Francis, non me ne frega niente se adesso è nella Legione Straniera!
Francis viene individuato mentre fa shopping con la sua ragazza sulla 5th Avenue. Una auto nera si accosta, due omacci con gli occhiali scuri scendono, gli infilano un cappuccio nero in testa, lo infilano a forza nell'auto mentre la ragazza urla FRANCIIIIIIIIS, e parte a tutto gas verso la Internet Inc.
Frankie: Francis, grazie di cuore per averci concesso il tuo tempo!
Francis: 'TACCI VOSTRI, CHE CAZZO VOLETE? Ma è modo di prelevare i poveri cristi per strada?
Frankie: Francis ... Francis ... il mondo ha bisogno di persone geniali come te, la nostra azienda ha bisogno di te!
Francis: veramente mi avevate risposto "ti facciamo sapere", e manco un'email mi avete più mandato, brutti bastardi!
Frankie: ma non ci perdiamo su questi tecnicismi! Al mi accennava che hai ideato una soluzione che si incastra perfettamente nella nostra architettura mondiale, rispettandone i principi e le regole di funzionamento ...
Tony alza gli occhi al cielo, facendo scappare un bestemmione col labiale, Al scappa in bagno a vomitare.
Frankie: ... ti andrebbe di illustrarcela?
Francis: avrò l'ufficio vista Central Park?
Frankie: ma io ti cedo tutta la proprietà di Central Park!
Francis quindi prende un pennarello e spiega a Frankie cosa è il NAT, mentre Frankie inizia a sognare la vice presidenza degli USA.
A domani per la seconda parte!
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spettriedemoni · 3 years
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Di prelievi e altre amenità
Oggi mi è toccato fare il prelievo venoso. Al solito dobbiamo tenere d'occhio alcuni valori ematici perché "non si sa mai".
Sono andato al poliambulatorio e ho preso il solito numeretto alla categoria "SP" che sta per "Sportello Prioritario". Tra l'altro: prioritario un par de palle perché mi passano avanti tutti gl "AN" ma la macchina dice così è quindi non resta che abbozzare e aspettare pazientemente perché tutto sommato sei un paziente "e un paziente che non pazienta, che paziente è?" (cit. Totò)
Arriva il mio turno e la signorina mi dice che devo prendere AN. Vabbè dai ora sono qui, facciamo senza, no? No. Va bene, prendiamo AN. Mi comunica che devo andare davanti la "stanza 8".
In sala d'attesa c'è una coppia di ragazze. Una di loro è incinta. Sono sedute a parlare. Prendo il telefonino e apro Tumblr. Un po' di chiappe, qualche sculacciata e decisamente pochi gattini, anzi nessuno. Rialzo lo sguardo e una delle due ragazze è a terra. L'altra la sta sventolando un foglio di carta. La ragazza a terra è quella incinta, ha i piedi sulla sedia. Faccio per avvicinarmi ma un altro lì vicino, più vicino di me, ha già chiesto se deve chiamare qualcuno. Entrambe dicono che è già successo, che non serve nulla, che ci è abituata (ma in che senso?)
Dopo un po' arriva un infermiere o un medico chiede se serve una mano, cosa si sente e ottiene le stesse risposte. Questo medico o infermiere chiama infermieri dalla stanza 8. Escono tre infermieri due donne e un ragazzo che mi pare abbia l'accento siciliano. Chiedono alla ragazza se vuole mettersi su un lettino lì presente, non pare convinta ma poi la convincono e la ragazza si mette sul lettino. Continua a ripetere che "Ci è abituata" (a cosa? A sdraiarsi per terra in sala d'attesa? Non è ben chiaro). L'infermiera risponde che lei ci è un po' meno abituata. La portano dentro. Fa il prelievo, quando entro pure io lei e su una poltroncina. Ho scambiato due parole con la sorella che è rimasta fuori.
Quando entro ripeto la solita litania: ho le vene antipatiche piccole e profonde. L'infermiera taglia corto: «Sei antipatico, insomma»
«Pure un po' stronzo»
«Come?»
«Nulla, lasci perdere»
Al tavolo di fianco c'è un tizio che sta parlando con un'altra infermiera di un po' di noie che ha avuto in condominio. Una sequela di parole che faccio fatica a comprendere tranne nel punto in cui dice che ha pensato al suicidio. L'infermiera gli fa: «Magari prima parli con un avvocato o un notaio». Il tipo ha già fatto il prelievo ma ci tiene a raccontare tutta la sua vita. Non si sa come si convince ad uscire poco prima di arrivare a raccontare della sua infanzia.
Io, la mia infermiera e la ragazza incinta prossima allo svenimento ci guardiamo perplessi. L'infermiera che ha parlato col tipo dice solo: «Giuro: gli ho chiesto solo come stava. Solo quello gli ho chiesto!»
Intanto l'infermiera che deve farmi il prelievo ha già sondato entrambe le mie braccia senza trovare la vena. Se le ha trovate le ha perse subito. Tocca di nuovo prelievo sulla mano. Il sangue esce. Lentamente ma esce.
Saluto la ragazza incinta. Quando esco saluto la sorella e la tranquillizzo sulle condizioni della sua congiunta.
Perdo altri 15 minuti per compilare la liberatoria per farmi mandare gli esami via mail. Non è nulla rispetto alla mezz'ora abbondante che perdo per prenotare gli esami a mio figlio (ecografia e oculistica). Tra l'altro per la visita oculistica la ragazza del Cup mi propone Scafa, direi che no. Allora c'è Pescara ma nel settembre 2022. Ok allora Montesilvano a dicembre ma di quest'anno.
Fortunatamente non ho un cazzo da fare stamattina.
Fortunatamente, già.
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