#che in fondo è il multiverso della vita
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affogonellamarmellata · 2 years ago
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Sethu e Jiz, Napoli Comicon 2023
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chiara1294 · 2 years ago
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Everything everywhere all at once
Quante volte ho pensato alle scelte della mia vita che hanno escluso un mare di altre cose che sarei potuta essere. È impossibile non pensarci, e mi fa sentire terribilmente impotente e in colpa per le parti di me a cui ho rinunciato. Quanto sarebbe bello sapere come sarebbe andata la mia vita facendo delle scelte piuttosto che altre. Ecco, in questo film attraverso il mezzo del multiverso, viene messa in termini pratici questa riflessione. Alla protagonista viene data proprio questa possibilità, le viene fatto vedere coi propri occhi cosa sarebbe stata se avesse fatto scelte diverse. Nella vita di tutti i giorni, però, dopo aver viaggiato con la mente nelle ipotesi, bisogna sempre tornare coi piedi per terra, alla realtà delle cose. E allora anche la protagonista, alla fine del film, ritorna nel proprio universo. Ma ci torna con una tristezza di fondo: tutto è caos nel grande quadro delle cose, tutto è relativo, noi non contiamo niente se paragonati all’immensità del tutto, ogni decisione è futile. È così facile abbandonarsi all’accettazione apatica di questo nulla di fondo, e lei e Jobu ne sono un’esemplificazione: il bagel pronto a risucchiare tutto rappresenta perfettamente quanto è seducente il richiamo del nichilismo, quanto sarebbe facile lasciarsi finalmente prendere. Ma noi siamo di più di questo. Abbiamo il potere di guardare le cose in modo diverso, e non è affatto ingenuità. Possiamo mettere in atto una Resistenza del lato positivo, possiamo attaccare occhietti buffi dove vogliamo: dare importanza a quegli unici “piccoli frammenti di tempo in cui tutto ha senso”, vederli come il bicchiere mezzo pieno, trovare connessioni con le altre persone (che sono tutte nella nostra stessa “barca esistenziale”) tramite la gentilezza, affetto, amore (persino in un universo in cui esistono solo le rocce, esse possono decidere di muoversi per una buona causa). Con questo atteggiamento possiamo trovare la forza di restare nel nostro universo, di affrontare la nostra vita, che non si può scambiare con nessun’altra, ma che racchiude già in sé infinite possibilità.
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crisaore · 5 years ago
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Riesci a sentirmi? - Giorno 135
Due mesi. Sono due mesi ormai che ho terminato di leggere il libro. Non l’ho più aperto da allora. L’ho semplicemente riposto nella libreria a casa. Inutile specificare che il mio attuale partner è tornato a essere il cibo. Non riesco a trovare consolazione in nient’altro. Il vuoto che ho dentro sembra incolmabile e mi illudo di riempirlo mangiando. L’unica cosa che riesco a riempire in realtà sono i vestiti. Un mese fa sono stata costretta ad acquistare gonne e pantaloni di una taglia superiore. Oggi anche questi abiti sono ufficialmente troppo piccoli perché non riesco più nemmeno ad allacciare i bottoni. Mi rendo conto di aver esagerato.
Continuo a stramaledire il giorno in cui quel dannato insieme di fogli è entrato nella mia borsa. Mi flagello con pensieri di una tristezza immane. Mi si proiettano nel cervello solo rimpianti. Nei momenti meno bui invece mi limito a rimuginare su quanto mi manchi Niccolò. Non posso continuare in questo modo. La mia vita si è ridotta a un vortice di lacrime e cibo. Tutte queste riflessioni, unite all’evidenza di essere andata ancora oltre nel rimpinzarmi, mi portano a una verità incontrovertibile: ho bisogno di reagire. Devo iniziare un nuovo capitolo.
Sento una piccolissima nuova scintilla dentro di me. Provo a farmi coraggio e con il trucco sbavato, gli occhi gonfi e il cuore in frantumi, estraggo il libro dallo scaffale. Lo fisso, tenendolo tra le mani. Voglio buttarlo via, ma dentro di me non ho la forza per farlo. Decido allora di dare un'ultima rapida scorsa. Vorrei rileggere alcune delle parti che preferisco. C’erano delle frasi dolci che mi rivolgeva che mi lusingavano tantissimo. Ricordo anche la tenerezza dei racconti riguardanti le sue piante grasse. Ho voglia di riprendere qualche brano e allora sfoglio le prime pagine: sono totalmente bianche! Non c’è più nemmeno una singola parola. Stropiccio gli occhi, chiudo e riapro il libro più e più volte, ma tutto resta invariato.
A quel punto non so davvero cosa pensare, ma una cosa è certa: non posso più sbarazzarmene, devo andare a fondo dell'enigma. Mi vesto al volo e mi fiondo in biblioteca dato che è aperta anche di sabato. Cerco indizi su libri che appaiono misteriosamente o che si cancellano senza spiegazioni. Dopo più di un'ora mi ritrovo a leggere un volumetto sperduto tra gli scaffali di uno scrittore mai sentito prima. È l'unico però che forse esplica in maniera “sensata” l'accaduto. Anche se definirla una spiegazione sensata è quantomeno azzardato.
Il tizio espone una teoria secondo cui noi viviamo in un multiverso particolare, in cui ogni universo è parallelo all’altro e gli avvenimenti si verificano nello stesso modo in ognuno di essi. Nessuna variazione, nessuna differenza, tutto permane identico e il flusso degli eventi è il medesimo. Per far capire meglio il concetto usa un esempio: dice di immaginare il reparto TV dei centri commerciali. Ci sono un sacco di televisioni che solitamente trasmettono tutte in contemporanea lo stesso video. Questo presunto conoscitore della realtà afferma che il nostro universo sia semplicemente come una di quelle televisioni e che ne esistano molti altri e che in ognuno di essi accadano situazioni sempre identiche.
Di tanto in tanto però si verifica qualche anomalia tra due universi vicini generando una lieve distorsione. Un po’ come se apparecchi televisivi contigui creassero un’interferenza gli uni agli altri. In quel caso occorrerebbe intervenire per sistemare il problema. Ecco, il multiverso stesso cerca di correggere la situazione con i più disparati metodi: scritte sui muri, messaggi da numeri sconosciuti, lettere anonime, libri trovati misteriosamente. Quest’ultimo potrebbe proprio essere il mio caso. Rimango però immensamente delusa quando noto che il fascicolo fa parte di una collana che non è mai stata continuata per lo scarso successo.
Ormai però ho la pulce nell’orecchio e inizio a elucubrare su tutti i tasselli che via via compongono il puzzle. Se tutto ciò che ho letto fosse vero, il libro sarebbe arrivato nella mia borsa perché qualcosa sta creando una discrepanza tra due mondi paralleli. Ok, solo a dirlo mi sento fuori di testa, però questa fantascientifica spiegazione mi dà lo stimolo a impegnarmi e, onestamente, mi affascina.
La mia giornata è un susseguirsi di idee e bocciature fino a che, prima di coricarmi ho un’intuizione: provo a ragionare fuori dagli schemi e inizio a scrivere io stessa sul libro, cercando di scoprire se quella linea tra realtà e finzione sia valicabile. Mi limito a una semplice frase: «Sono io, Camilla. Mi manchi…»
Aspetto qualche minuto ma non accade niente. Che sciocca, che mi aspettavo? Con l’amaro in bocca accantono il libro e vado a dormire.
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scienza-magia · 3 years ago
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Inflazione universale, big bang e multiverso
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Un universo come tanti. Dallo studio del cosmo a quello delle particelle subatomiche, le teorie più convincenti ci portano a pensare che il nostro universo sia solo una goccia in un mare di altri universi. Fino a poco tempo fa i fisici erano riluttanti ad accettare l’idea del “multiverso”, ma le ultime scoperte nel campo della cosmologia, della teoria delle stringhe e della meccanica quantistica sembrano avergli fatto cambiare idea. “Il multiverso non è solo una delle alternative possibili”, afferma Raphael Bousso, un fisico dell’università della California a Berkeley. La storia del cosmo indica che il multiverso “esiste e dobbiamo prenderlo in considerazione”. Ormai i ricercatori trattano gli universi paralleli come se fossero una realtà, li studiano e li testano per capire cosa ci dicono del nostro universo. Uno dei motivi principali della loro ricerca sta nella necessità di capire perché le leggi fisiche che reggono il nostro universo sembrano andare così d’accordo da permettere l’esistenza delle galassie, delle stelle, dei pianeti, della chimica organica, della vita, e anche di noi stessi. Piuttosto che fare appello a Dio o al caso, alcuni sostengono che la nostra stessa esistenza stabilisce dei parametri che ci permettono di pensare che esistano altri universi come il nostro. Ma c’è un problema: teorie diverse ci portano a immaginare tipi differenti di multiverso. La teoria standard delle origini dell’universo, per esempio, prevede una quantità infinita di altri universi, compreso un numero infinito di mondi in cui un nostro doppio sta leggendo questa frase, chiedendosi se davvero esiste un’altra versione di sé. Secondo la teoria delle stringhe, invece, esistono 10500 universi paralleli. Allo stesso modo, per la meccanica quantistica il nostro universo è solo un piccolo fiocco di neve in una bufera di universi paralleli. Oggi il compito degli studiosi è sviluppare e mettere in relazione queste idee. Il concetto di multiverso risale all’inizio degli anni ottanta, quando i fisici si resero conto che la teoria del big bang aveva un problema enorme. Quando gli scienziati misurarono la radiazione cosmica di fondo (Cmb), il bagliore residuo del big bang, scoprirono che era eccezionalmente uniforme, perfino alle estremità opposte dell’universo visibile. Con loro grande sorpresa, i ricercatori rilevarono che in regioni lontanissime una dall’altra la temperatura non variava di un decimillesimo di grado. Fu come scoprire che i rispettivi abitanti, semmai esistevano, parlavano la stessa lingua, spiega Brian Greene, un fisico della Columbia university di New York. Da qualche parte nel multiverso avete già vinto la medaglia d’oro olimpica nei duecento metri stile libero. Congratulazioni! Il problema è stato risolto brillantemente dai cosmologi Alan Guth, del Massachusetts institute of technology (Mit), e Andrei Linde, dell’università di Stanford. Secondo Guth e Linde, nei primi 10-35 secondi di vita dell’universo, lo spazio si è espanso di circa 1.030 volte. Questa straordinaria espansione, chiamata “inflazione”, spiega sia la temperatura uniforme della Cmb sia perché lo spazio appare piatto, come la versione tridimensionale di un tavolo infinito. La teoria dell’inflazione ha avuto un successo incredibile, anche perché ha saputo prevedere le leggere increspature che sono state rilevate in seguito nella Cmb (sarebbero gli echi delle perturbazioni quantiche che hanno generato le galassie e le stelle).
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La spiegazione di Guth e Linde introduce anche l’idea di multiverso, perché l’inflazione non si ferma alle regioni più lontane da cui oggi ci arriva la luce. Secondo Guth, l’universo potrebbe essere 1.010, 1.020 o anche infinite volte più grande di quello che siamo in grado di osservare. La teoria dell’inflazione implica un’espansione più rapida della velocità della luce, portandoci a pensare che oltre gli orizzonti osservabili del nostro universo ne esistano parti concretamente separate dalla nostra. Nulla può viaggiare attraverso queste regioni, e quindi si crea un numero infinito di mondi. Come sono fatti questi mondi? Secondo Max Tegmark, un altro cosmologo dell’Mit, negli altri universi possiamo ritrovare le stesse particelle, le stesse forze e le stesse leggi fisiche del nostro. Ma, mentre nel nostro universo le particelle elementari si sono unite in modo da formare certe stelle e galassie, nell’universo vicino le stelle e le galassie saranno combinate diversamente. Lo stesso succede in quello successivo, e così via. Tuttavia, Tegmark ha dimostrato che, per quante particelle elementari possano esserci in un universo, queste possono essere organizzate solo in un numero finito di modi. Naturalmente è un numero molto elevato, 2 elevato alla 10.118, e le combinazioni possono ripetersi. Questo significa, però, che se potessimo viaggiare abbastanza lontano, prima o poi incontreremmo un universo identico al nostro. Tegmark ha calcolato che la copia più vicina potrebbe trovarsi a circa 10 elevato alla 1.029 metri di distanza. Proseguendo, il gemello successivo dovrebbe trovarsi a 10 elevato alla 10.118 metri da noi. Dato che un universo infinito ospita un numero infinito di variazioni, questo significa che da qualche parte nel multiverso avete già vinto la medaglia d’oro olimpica nei duecento metri stile libero. Congratulazioni! Per quanto numerosi, questi universi non hanno nulla di esotico. Tegmark colloca gli universi creati dall’inflazione sul primo gradino di una gerarchia a quattro livelli, che diventa più strana man mano che si sale. Prendiamo, per esempio, il secondo tipo di multiversi. Poco dopo aver scoperto l’inflazione, Linde si è reso conto che il processo potrebbe essere ancora in corso e perfino durare all’infinito. Quando l’enorme energia dello spazio vuoto crea un piccolo universo in espansione, lo spazio che lo circonda, ancora carico di energia, continua a espandersi ancora più velocemente, e potrebbe dare origine ad altri universi che a loro volta si espandono, e così via. “Tutti i modelli che abbiamo preso in considerazione fanno pensare che l’inflazione sia eterna”, dice Alexander Vilenkin della Tufts university di Boston, uno dei promotori di questa teoria. A questo proposito, Guth parla del “pranzo gratis più abbondante di tutti”. Il “buffet” dell’inflazione eterna comprende un numero infinito di universi di primo livello, ma anche delle varianti. Ognuno è diverso dall’altro, perciò anche le caratteristiche che si ritenevano comuni, come la massa delle particelle elementari e le forze fondamentali che agiscono su di esse, risultano diverse. Gli universi bolla che nascono dall’inflazione eterna comprendono ogni mutazione consentita dalle leggi della fisica. Linde ha commentato scherzosamente che non solo è un pasto gratis, “ma è l’unico in cui si possono trovare tutte le pietanze possibili”. Troppe alternative Questo tipo di universo appartiene al secondo livello della gerarchia di Tegmark, che comprende anche i 10500 universi previsti dalla teoria delle stringhe, la principale candidata a diventare una “teoria del tutto”, in grado di spiegare tutte le particelle e le forze della natura. Nel modello standard della fisica delle particelle ci sono una ventina di parametri (come, per esempio, la massa dell’elettrone) il cui valore può essere misurato ma non spiegato. I fautori di questa teoria speravano di poter capire perché quei parametri hanno il valore che hanno, ma sono rimasti delusi. Invece di produrre il fiocco di neve perfetto – di cui conosciamo le particelle, le forze fondamentali e il modo in cui interagiscono – la teoria delle stringhe ha scatenato una valanga di universi, rivelando un territorio enorme e scoraggiante che il fisico Leonard Suss-kind ha definito il “paesaggio” della teoria delle stringhe. Quello che distingue un universo dall’altro è la natura dello spazio-tempo. Secondo la teoria delle stringhe, le particelle e le forze della natura derivano dalle vibrazioni di minuscole stringhe che si sviluppano su dieci dimensioni. Noi ne conosciamo solo quattro perché le altre sono “compattate”, intrecciate tra loro in strutture complesse troppo piccole per essere percepite. La fisica di ogni universo dipende da quante sono le dimensioni compattate e da qual è la loro struttura. Gli studiosi hanno individuato un numero enorme di possibili forme che interagiscono con i campi della teoria delle stringhe e definiscono vari tipi di universi, la maggior parte dei quali è regolata da leggi fisiche sconosciute e popolata da forze e particelle completamente diverse. L’inflazione eterna è un meccanismo convincente che permette di infilare in ogni angolo del paesaggio della teoria delle stringhe un numero infinito di universi reali. “In origine gli studiosi delle stringhe non amavano l’idea del multiverso e andavano in cerca di una soluzione unica. Invece, ne hanno trovate 10500”, dice Linde. Oggi la grande sfida della cosmologia è capire perché il nostro universo è fatto così com’è, visto il grande numero di alternative a disposizione. Il nostro universo inesplicabilmente ben sintonizzato (fine tuned) per produrre le condizioni necessarie alla vita. Se la gravità fosse stata leggermente più forte, il big bang sarebbe stato poco più dello scoppio di un petardo. Se fosse stata un po’ più debole, non sarebbero nate le stelle e le galassie. Se la carica dell’elettrone fosse stata leggermente diversa, le stelle non avrebbero potuto creare gli elementi pesanti che formano i pianeti come la Terra. Se la forza nucleare forte fosse stata diversa, non si sarebbe formato il carbonio e non sarebbe nata la vita.
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In cima a questa lista di variabili c’è la costante cosmologica, la minuscola dose di energia oscura che alimenta l’espansione sempre più rapida dell’universo. Alla fine degli anni novanta molti cosmologi sono rimasti sorpresi nello scoprire che l’espansione dell’universo è in costante accelerazione. La teoria dei quanti prevede un livello di energia oscura all’incirca 10120volte superiore di quello effettivamente misurato. Visto che tanta energia farebbe esplodere il mondo, la maggior parte dei fisici ha ipotizzato l’esistenza di un elemento simmetrico, ancora da scoprire, che avrebbe annullato quell’energia enorme, portando la costante cosmologica quasi a zero. Nessuno aveva previsto che fosse diversa da zero, tranne una persona. Dieci anni prima, il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg aveva predetto l’esistenza di una piccola costante cosmologica positiva. Quest’ipotesi derivava dall’applicazione al multiverso del principio antropico, che è ancora contestato da molti. Secondo Weinberg, se l’universo poteva generare delle galassie (stelle, pianeti ed esseri umani come osservatori), il quantitativo necessario di energia oscura doveva rientrare entro i limiti che ci permettevano di essere qui a misurarla. Questo comporterebbe, all’interno del multiverso, l’esistenza di un sottoinsieme di universi che hanno le stesse proprietà. A partire da questo approccio probabilistico Weinberg è riuscito a calcolare il valore della costante cosmologica con estrema precisione. “La scoperta della costante cosmologica è stata una delle più inaspettate dell’ultimo secolo, ed era prevista dalla teoria del multiverso”, racconta Vilenkin. “Quindi può essere considerata la prova indiretta del fatto che viviamo in un multiverso”. Da allora altri studiosi hanno applicato il principio antropico per stabilire la quantità di energia oscura, il rapporto tra materia oscura e materia visibile, e la massa di particelle elementari come i neutrini e i quark. Usando il principio antropico per distinguere il nostro universo dal multiverso, sembrava possibile venire a capo del misterioso fenomeno del fine tuning. In realtà, è l’unico modo per spiegarlo. “Se in altri posti le leggi e le costanti della fisica sono diverse”, dice l’astronomo Martin Rees, “non c’è modo di evitarlo”. Purtroppo, usando questo metodo per spiegare il posto del nostro universo nel multiverso, si crea un problema: non possiamo usare le regole della probabilità per calcolare quanti universi come il nostro potrebbero esistere. “I posti dove si può vincere la lotteria sono infiniti, e quelli dove non è possibile sono a loro volta infiniti. Perciò su quale base diciamo che è improbabile vincere alla lotteria?”, dice Bousso. “È praticamente impossibile dimostrare che la nostra teoria sia giusta o sbagliata”. Questo problema di misurazione potrebbe essere stato risolto da Bousso e da I-Sheng Yang, che oggi fa ricerca alla Columbia university. Mettendo da parte la fastidiosa infinità, Bousso e Yang hanno dedotto le probabilità di ritrovare gli stessi parametri di un dato universo da “causal patches” locali (tutto quello con cui un osservatore può interagire). E i risultati che hanno ottenuto corrispondono a quelli di uno studio, condotto con metodi diversi, da Vilenkin e Jaume Garriga, dell’università di Barcellona, confermando per la prima volta le ipotesi sul multiverso. Anche se i teorici hanno fatto passi da gigante nello studio del multiverso, rimangono sempre gli ultimi due livelli della gerarchia di Tegmark. Il livello tre ha origine nella teoria dei quanti. Tutti i fisici riconoscono che la meccanica quantistica funziona perfettamente. Per esempio, può essere usata per calcolare un valore per il momento magnetico dell’elettrone che corrisponde quasi perfettamente al valore ottenuto con le misurazioni. Ma gli scienziati devono ancora mettersi d’accordo sul significato di questi valori. Nel regno dei quanti le particelle non esistono come entità discrete e osservabili, ma come “onde di probabilità”. L’evoluzione di queste onde permette ai fisici di fare ipotesi su come gli elettroni avvolgono l’atomo o su come quark e gluoni interagiscono tra loro. Reali come i dinosauri La questione più importante è cosa succede all’onda di probabilità di un oggetto – alla sua funzione d’onda – quando qualcuno la misura. Niels Bohr, uno dei fondatori della meccanica quantistica, sosteneva che durante l’osservazione la funzione d’onda collassa e fa apparire la particella in un particolare spazio-tempo. Secondo Bohr, questo spiega perché vediamo solo una delle infinite possibilità contenute nella funzione d’onda. Ma la sua posizione è stata a lungo criticata perché implica che nulla diventi realtà fino a che qualcuno non lo osserva. Negli anni cinquanta questa considerazione spinse Hugh Everett, che all’epoca si stava specializzando a Princeton, a cercare di vedere cosa sarebbe successo mettendo da parte la tesi di Bohr. Quando immaginò che la funzione d’onda rimanesse tale, come dicevano i calcoli matematici della teoria dei quanti, Everett arrivò a una conclusione ancora più sorprendente. La sua teoria, nota come interpretazione dei molti mondi, prevede l’esistenza di un gran numero di universi paralleli al nostro in cui si realizzano tutte le possibilità. Quanto sono reali questi mondi paralleli? Quanto i dinosauri, dice David Deutsch, un fisico dell’università di Oxford. “Noi vediamo solo i fossili ma i dinosauri sono l’unica spiegazione per quei reperti”, dice. “L’esistenza di molti mondi è l’unica spiegazione razionale dei fenomeni quantistici che osserviamo. Secondo me è valida quanto quella dei dinosauri”. I mondi paralleli della teoria dei quanti e gli universi multipli creati dall’inflazione eterna sembrano molto distanti tra loro. Ma i fisici hanno cominciato a prendere in considerazione l’ipotesi che il paesaggio quantistico e quello dell’inflazione siano in realtà la stessa cosa. Bousso e Susskind sostengono che producono la stessa serie di universi paralleli. “Siamo convinti che l’idea del multiverso e quella dei mondi paralleli descrivano lo stesso fenomeno”, dice Susskind. All’inizio di quest’anno, lui e Bousso hanno trovato un sistema coerente per applicare le regole della fisica quantistica al multiverso. “Le realtà virtuali della meccanica quantistica diventano autentiche realtà nel multiverso”, afferma Susskind. Anche Tegmark mette sullo stesso piano le infinite varianti del nostro universo sul primo livello del multiverso e l’infinità dei mondi quantistici. “L’unica differenza tra il livello uno e il livello tre”, dice, “sta nel dove si trova il nostro doppio”. I multiversi di cui abbiamo parlato finora fanno pensare al nostro universo come a un sassolino in un paesaggio vastissimo, ma almeno ci permettono di pensare che sia rea-le. Nick Bostrom, filosofo all’università di Oxford, pensa invece che il nostro universo sia solo una simulazione nel supercomputer di una civiltà più avanzata. La sua tesi è semplice. Le civiltà più durature sviluppano una potenza informatica quasi illimitata. Alcune hanno creato una “simulazione” che ricostruisce la vita dei loro antenati o di altri esseri. Come noi giochiamo con i videogame, probabilmente una civiltà transumana avrà creato varie simulazioni, ed è plausibile che ci troviamo in una di queste. Bostrom dubita di riuscire a dimostrarlo perché una civiltà avanzata abbastanza intelligente da creare una simulazione non permetterebbe mai alle persone che vivono al suo interno di accorgersene. Secondo Tegmark, questa e altre ipotesi più fantasiose compongono il quarto livello della sua gerarchia. Prove di collisione Forse non siamo in grado di capire se ci troviamo all’interno di una simulazione, ma come si identificano gli altri tipi di multiverso? I teorici indicano vari modi in cui altri universi potrebbero aver lasciato segni che siamo in grado di osservare. Per esempio, gli universi bolla dell’inflazione eterna potrebbero entrare in collisione e annientarsi a vicenda. “Se sei in una bolla e la parete accelera verso di te, sei nei guai”, dice Matthew Kleban, fisico teorico dell’università di New York. Ma in alcuni casi le bolle rimbalzano via l’una dall’altra, lasciando un segno nella radiazione cosmica di fondo. Kleban e i suoi colleghi l’hanno immaginato nei dettagli: sarebbe una macchia simmetrica, che rientra in una specifica gamma di dimensioni, e spicca dal resto perché ha una temperatura e una polarizzazione diversa. Nella radiazione cosmica di fondo è stato trovato qualcosa di simile, ma Kleban ammette che le prove di una collisione sono deboli. Tuttavia, dice, potrebbe essere confermata dai dati raccolti dal satellite Planck, che attualmente sta studiando la Cmb. Una simile scoperta provocherebbe una nuova rivoluzione copernicana. “Ci confermerebbe che siamo in una bolla inserita in un gran numero di altre bolle con leggi della fisica diverse”, dice. “Sarebbe una scoperta fondamentale”. Secondo la meccanica quantistica i nuovi universi nascerebbero aggrovigliati tra loro e questo groviglio iniziale lascerebbe segni indelebili. “Una volta individuato un meccanismo fisico che dimostra com’è nato l’universo, puoi fare una serie di previsioni sull’aspetto che avrà in futuro”, dice Laura Mersini-Houghton, cosmologa dell’università della North Carolina a Chapel Hill. Mersini-Hough-ton e i suoi colleghi hanno usato questo metodo per fare quattro previsioni che, a suo dire, sono state tutte confermate. Una è l’esistenza di un vuoto enorme nel nostro universo. I dati del satellite Wmap della Nasa e della Sloan digital sky survey (un progetto di cartografia digitale del cielo) dimostrano che c’è qualcosa di simile nella costellazione di Eridano. Read the full article
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levysoft · 7 years ago
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Mentre il mondo rendeva omaggio alla vita di Stephen Hawking, una delle menti più brillanti della fisica moderna, scomparsa il 14 marzo all'età di 76 anni, il mondo accademico ha appreso dell'esistenza di un ultimo articolo a sua firma, ancora in revisione, che potrebbe costituire la sua più importante eredità.
Le ultime modifiche al paper intitolato A Smooth Exit from Eternal Inflation, e realizzato insieme al collega Thomas Hertog, fisico della KU Leuven University in Belgio, risalgono a 10 giorni prima della morte di Hawking: il lavoro è visibile suArXiv.org, il sito della Cornell University Library che traccia gli articoli scientifici prima della loro pubblicazione ufficiale (la rivista ancora non è nota).
Secondo il The Sunday Times, nel lavoro si pongono i fondamenti teorici per la dimostrazione dell'idea di multiverso: in particolare vi si leggono le basi matematiche per realizzare una sonda che, analizzando la radiazione cosmica di fondo (l'eco del Big Bang) con i giusti sensori, possa dimostrare che il nostro è soltanto uno di più universi paralleli. Se questa evidenza fosse stata trovata quando Hawking era in vita, gli sarebbe valsa il Nobel per la Fisica (un premio che non può essere assegnato postumo). «Questo era Stephen: spingersi audacemente dove Star Trek non osa» commenta Hertog.
Secondo le prime indiscrezioni, il nuovo articolo partirebbe da quanto proposto da Hawking e il collega James Hartle nel 1983, nella teoria dello stato senza confini (no boundary proposal), che descrive come l'Universo si sia espanso a partire da uno stato iniziale di altissima densità ed energia, in un processo chiamato inflazione. In base a questa teoria, il "nostro" Big Bang sarebbe stato accompagnato da un infinito numero di altri, ciascuno dei quali avrebbe dato origine a un universo distinto. Questa conclusione non è però mai stata testabile dal punto di vista matematico: «Volevamo trasformare l'idea del multiverso in un impianto scientifico verificabile» ha detto Hertog.
L'articolo in fase di revisione prova inoltre a delineare il futuro del nostro Universo, destinato a "spegnersi" nell'oscurità quando tutte le sue stelle avranno esaurito la loro energia. Quest'ultima teoria è controversa e non accettata da altri cosmologi.
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crazy-pot-pourri · 7 years ago
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[Anime] Mazinga Z Infinity
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Titolo originale: 劇場版 マジンガーZ / INFINITY (Gekijōban Majingā Zetto / Infinitī) Genere: azione, mecha, fantascienza Regia: Junji Shimizu Soggetto: basato sui personaggi creati da Go Nagai Sceneggiatura: Takahiro Ozawa Character Design: Hiroya Iijima Mechanichal Design: Takayuki Yanase Musiche: Toshiyuki Watanabe Anno: 2017 Studio: Toei Animation Formato: Film d'animazione Durata: 95'
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In occasione dei 45 anni dalla prima messa in onda sulle tv giapponesi, la Toei Animation ha deciso di omaggiare uno dei suoi più grandi successi con un lungometraggio per il grande schermo: in Mazinga Z Infinity tornano in azione Koji Kabuto, Tetsuya Tsurugi e tutti gli altri compagni delle tante battaglie di Mazinga Z e Il Grande Mazinga.
Dopo l'anteprima in occasione della Festa del Cinema di Roma, il film giunge nelle sale italiane per 3 giorni, a partire dal 31 ottobre 2017 (in Giappone si dovrà aspettare fino al gennaio 2018).
Mazinga Z Infinity si propone come un vero e proprio seguito delle avventure sul piccolo schermo di Mazinga Z e Il Grande Mazinga (nessun riferimento al terzo capitolo della trilogia, Ufo Robot Goldrake): sono passati circa 10 anni dalla fine delle ostilità, e il mondo sta conoscendo il suo più fecondo e protratto periodo di pace. Alla base del cambiamento, l'utilizzo per scopi civili dell'energia fotonica, un'energia "pulita" e ipertecnologica, apparentemente inesauribile.
Il "vecchio" Centro di Ricerca per l'Energia Fotonica è in disuso da tempo e sta per essere demolito; nel frattempo, sempre alle pendici del Monte Fuji, procedono i lavori per la costruzione del Nuovo Centro di Ricerca per l'Energia Fotonica, sotto la direzione di Sayaka Yumi (suo padre, Gennosuke Yumi, è diventato  Primo Ministro).
Koji Kabuto è un ricercatore, mentre Tetsuya Tsurugi, pur essendo tornato ad indossare abiti civili, è sempre alla guida del Grande Mazinga, utilizzato però principalmente per la difesa delle varie Centrali per l'Energia Fotonica che vengono avviate nel resto del mondo.
Shiro è cresciuto ed è un pilota militare; Boss, con gli inseparabili Nuke e Mucha, ha un piccolo ristorante di ramen; Misato ha una figlia, e i due professori, Sewashi e Nossori ("orfani" di Morimori, morto durante la serie tv) continuano le loro ricerche.
Dal punto di vista sentimentale, Tetsuya e Jun sono sposati da tre anni e stanno per avere il loro primo bambino, mentre le cose tra Koji e Sayaka sembrano arrivate ad un morto: lei vorrebbe sposarsi, mentre lui è piuttosto restio a farsi avanti.
Nel corso degli scavi per l'allestimento del nuovo Centro di Ricerca, viene inaspettatamente portato alla luce un gigantesco Majin, una "divinità demoniaca" dalle enormi potenzialità. Al suo interno, come Central Unit, l'androide L.I.S.A., una sorta di chiave di avviamento che riconosce in Koji il suo "gestore" (è il primo individuo con cui si trova ad interagire, ricevendo in questo modo una sorta di "imprinting").
Mentre Koji, con l'aiuto di L.I.S.A., approfondisce lo studio del Majin ribattezzato "Infinity", in Texas, la Centrale per l'Energia Fotonica protetta da Tetsuya viene attaccata da un'orda di Mostri Meccanici, guidati da un redivivo Barone Ashura; la disparità in campo è enorme, e Tetsuya e il Grande Mazinga vengono catturati. La notizia ancora non giunge in Giappone che già il Nuovo Centro di Ricerca sull'Energia Fotonica viene attaccato dalle Croci di Ferro del Conte Blocken.  Lo stesso Dottor Inferno non tarda ad entrare in scena. Ma come è possibile che nemici morti ormai da anni tornino improvvisamente in vita?  La comparsa di Inferno e dei suoi sembra confermare l'ipotesi elaborata da Koji dopo il ritrovamento di Infinity: rifacendosi alla teoria del multiverso, laddove c'è la concentrazione di una grande quantità di energia fotonica viene a crearsi un'interruzione del continuum spazio-temporale che permette a mondi sovrapposti di manifestarsi. La stessa L.I.S.A. conferma che Infinity ha il potere di innescare il Goragon, ossia la sostituzione di un mondo con un suo parallelo.  Come ogni scienziato, il Dottor Inferno è mosso dalla curiosità: il mondo ai suoi occhi non è che un esperimento da osservare; se però il risultato è facilmente prevedibile, ha senso continuare l'osservazione? Non è preferibile mettere da parte il vecchio e passare ad un nuovo esperimento?  Per Inferno, gli esseri umani sono terribilmente scontanti nelle loro azioni, e questo mondo non ha per lui nessuna attrattiva; il Goragon gli permetterà di fare tabula rasa e ricominciare daccapo, sperimentando nuove possibilità. Ha fatto prigioniero Tetsuya e si è impadronito del Grande Mazinga per usarli come chiave di avviamento di Infinity al posto di L.I.S.A. e purtroppo per i nostri riesce nel suo intento.  I militari e lo stesso Koji non possono nulla contro una forza così soverchiante. Ma Kabuto non sarebbe l'eroe che tutti conoscono se non trovasse la forza di rialzarsi e combattere. Con l'aiuto di tutti i suoi alleati storici riesce a liberare Tetsuya, e con il supporto di L.I.S.A. e di coloro che ancora credono in Mazinga può affrontare il Gran Maresciallo Inferno (divenuto a sua volta la chiave di avviamento di Infinity in sostituzione del Grande Mazinga) e salvare questo mondo dell'oblio.
Mazin- GO!
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Come sempre di fronte ad operazioni di questo tipo, l'intento celebrativo si sposa con la volontà di creare nuovi proseliti, puntando tipicamente sulle nuove generazioni; apparentemente, l'inserimento di un personaggio originale come L.I.S.A. sembra muoversi proprio in questa direzione: come già visto tante volte, l'aspetto di adolescente nasconde un essere dalle capacità straordinarie, una macchina che però non si sente tale, creata per uno scopo, che al bisogno riesce a sbaragliare qualsiasi avversario nel combattimento corpo a corpo.
Il look rimanda a Rei Ayanami e anche il rapporto che si instaura con Koji ricorda in parte quello tra la First Children e Gendo Ikari.
Ad onor del vero, però, tutto questo pare quasi una sorta di dazio da pagare su cui non si investe poi più di tanto; Mazinga Z Infinity, infatti, è un film che parla molto poco al potenziale nuovo pubblico, rivolgendosi invece alla vecchia guardia, a coloro che sono cresciuti con gli eroi di Nagai e che come Koji, Sayaka, Tetsuya e Jun hanno dovuto affrontare il passaggio dall'adolescenza all'età adulta.
Un neofita difficilmente apprezzerà in pieno alla pellicola: non viene speso molto per la caratterizzazione dei personaggi o  per la ricostruzione del loro background (le vicende di Mazinga Z e Il Grande Mazinga vengono riassunte in una serie di fotogrammi iniziali sulle note dell'opening storica di Ichiro Mizuki durante i titoli di testa); non è reboot: si dà per scontato che il pubblico conosca la storia; ci si sofferma soltanto su cosa è cambiato in quei dieci anni trascorsi dalla sconfitta di Mikenes.
Il tema del coming of age è molto frequente nell'animazione nipponica, ma in questo caso siamo allo step successivo: i protagonisti sono ormai già degli adulti, anche se tra di loro c'è chi come Koji sembra dover ancora venire a patti con il suo nuovo status.
Juzo Kabuto nel momento in cui ha consegnato Mazinga Z al nipote, ha posto Koji di fronte a un bivio: scegliere se diventare un dio o un demone; in realtà, però, il ragazzo non ha mai sentito di poter davvero scegliere; per lui, non c'è mai stata altra possibilità se non essere un "dio", ossia combattere non per ambizione personale, ma per difendere l'umanità. 
Una volta ottenuta la pace, ha abbandonato l'azione a favore del lavoro come ricercatore, perché convinto che fosse la cosa giusta da fare, quello che tutti si aspettavano. 
Con il ritorno di Inferno, si ritrova ancora una volta sul campo di battaglia, e qualcosa in lui si riaccende: combattere lo fa sentire vivo, e sebbene in passato abbia sempre soffocato questa sensazione perché legata al "demone", ormai ha capito che non si può essere un dio o un demone, perché ogni essere umano è sempre un dio e un demone: ha le sue luci e le sue ombre, e solo accettando entrambe la sua identità può raggiungere la forma definitiva dell'età adulta.
Nello scontro finale, Inferno cerca di risvegliare in Koji il rimpianto per i tempi passati, in cui era più giovane, più ingenuo, ma anche più spontaneo, forte, e, soprattutto, libero. 
In fondo, lo scienziato non vorrebbe mai metter fine alla loro battaglia, impegnando il suo acerrimo rivale in una lotta senza soluzione di continuità. Per Koji, però, la vita è andata avanti e vuole che proceda ulteriormente: è finalmente pronto ad essere un adulto.
C'è magari chi storce il naso di fronte ad un'impostazione tanto tradizionalista (per Koji il passaggio definitivo all'età adulta coincide con la decisione di sposare Sayaka e avere un figlio); allo stesso tempo, però, è pur vero che una simile esperienza è probabilmente stata vissuta da una buona fetta di quel pubblico a cui il film si rivolge e con cui si vuole creare una connessione: per quanto sia quindi una scelta scontata, è però anche molto in linea con lo scopo del film, e perciò del tutto giustificata.
In quest'ottica, il personaggio di L.I.S.A. viene ad essere non più solo un "contentino" per le mode contemporanee, ma è l'ultima spinta necessaria a Koji per abbracciare una nuova vita:  trasportato per alcuni istanti in un mondo alternativo in cui Lisa non è altro che la figlia che avrebbe potuto avere con Sayaka, è come se Koji aprisse finalmente gli occhi, capendo che nel suo essere attuale c'è qualcosa che manca e che ci sono tantissime esperienze che vorrebbe fare (una famiglia, un figlio),  ma che finora si è precluso, rimanendo in una sorta di limbo tra adolescenza e maturità.
Certo, non c'è nulla che non sia già stato visto altrove, e il discorso ha sicuramente del semplicistico, eppure è a suo modo efficace. 
La vita come evoluzione continua è il tema accompagna il percorso di più personaggi, e non solo di Koji. Per ogni passo che si fa in avanti, c'è qualcosa che necessariamente viene lasciato alle spalle, e l'io di oggi è diverso da quello di ieri come lo sarà rispetto a quello di domani.
La scena più significativa in tal senso ha come protagonista Jun.
Tetsuya è in mano al nemico e Jun vorrebbe salvarlo, eppure si ritrova impotente all'interno della cabina di pilotaggio della sua Venus: il pancione è ormai così grande che neanche riesce a raggiungere i pedali. 
Nulla avrebbe fermato la vecchia Jun; la nuova Jun, invece, è costretta a restare indietro, perché il suo corpo (così come la sua vita) non è più lo stesso. 
La gravidanza non è che una metafora del cambiamento: tra le lacrime, la ragazza si lascia sfuggire che morirebbe piuttosto che rimpiangere i tempi passati, eppure... eppure ogni nuovo inizio comporta spesso un sacrifico, e quel che eravamo, perché conosciuto, può apparire più rassicurante di quel che saremo.
Sayaka è in una situazione simile a quella di Koji: ha sostituito il padre come Direttore del Centro di ricerca per l'Energia Fotonica e sente tutto l'onere del ruolo; continuamente sotto i riflettori, devono sempre essere all'avanguardia, non possono fermarsi, e soprattutto non possono lasciare che i sentimenti personali prevalgano su questioni di più ampio interesse. In poche parole, Sayaka fa quello che ci si aspetta faccia, indipendentemente da ciò che vorrebbe veramente, e così si trova a dover mandare Koji in battaglia, sebbene dentro di sé sia convinta che il ragazzo abbia già fatto abbastanza e non sia giusto riversare ancora su di lui il peso della salvezza dell'umanità.
Ancora una volta, quindi, il significato del diventare adulti e della necessità di raggiungere dei compromessi.
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Al di là delle considerazioni sul messaggio di cui il film vuole farsi portavoce, Mazinga Z Infinity è anche una festa per i fan dei Super Robot nagaiani, di cui viene celebrata la storia attraverso immagini (poteva mancare la celeberrima partenza del pilder dalla vecchia base al grido di "Mazin - Go"?), mosse, armi, e, ovviamente, lo scontro contro alcuni iconici Mostri Meccanici, come Garada K7:
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Ashura e Blocken sono sempre uguali a sé stessi, sia nella loro rivalità sia nella loro incompetenza nei momenti topici; Boss ha il suo momento di gloria come diversivo, e insieme ai professori è anche il relief comico; non manca un po' di ecchi con le Mazing Girls, le idol dell'esercito, in grado all'occorrenza di pilotare un robot.
Si tratta giusto di piccoli ma doverosi riferimenti per omaggiare l'immaginario creato da Nagai 45 anni fa.
È indubbio che per godere appieno l'opera bisogna farle alcune concessioni, come l'accettare l'ennesimo ritorno dal mondo dei morti di Inferno e compagni (la spiegazione fornita non è che un pretesto su cui è inutile soffermarsi più di tanto), e in fondo lo si era già visto in Mazinkaiser (diverso il discorso Mazinger Edition Z: The Impact! che si propone piuttosto come un retelling). 
Proprio come nella serie OAV, sono Koji e il suo robot ad occupare la scena, mentre Tetsuya, Jun e il Grande Mazinga hanno un ruolo più marginale, ma per lo meno stavolta la giustificazione è un po' più consistente.
Infinity è puro fanservice, però di quello buono: qualcuno si dispiace per il matrimonio di Tetsuya e Jun, o per il vedere Boss, Mucha e Nuke ancora insieme? Per i due professori? Per uno Shiro finalmente adulto e che sa farsi valere come pilota? Vedere questi personaggi agire ancora una volta come una famiglia, superati i dissidi e le rivalità del finale de Il Grande Mazinga è sicuramente quanto di più auspicato dai fan.
Nella mossa finale contro Inferno è impossibile non vedere una sorta di Genkidama di energia fotonica, giusto per l'occasione veicolata da un Rocket Punch, ma alla fine è comunque un bel vedere.
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Tecnicamente il film è di altissimo livello; il character design è piacevole e alla reinterpretazione moderna del mecha design ci si abitua presto.
Anche l'utilizzo della CGI funziona sul grande schermo molto di più di quanto sembrerebbe in base ai trailer e agli spezzoni visti on line.
L'azione è fluida e i combattimenti estremamente dinamici.
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Riassumendo: Mazinga Z Infinity è un ottimo prodotto d'animazione diretto però quasi esclusivamente ai nostalgici, con giusto qualche strizzata d'occhio ai più giovani. 
È molto "parlato" e c'è probabilmente meno azione di quanto atteso dai più. 
Ci sono delle concessioni da fare a priori alla trama, prezzo da pagare per ripercorrere l'epopea di Mazinga Z (in primis) e del Grande Mazinga (in posizione certamente più defilata), che non può non passare attraverso i nemici storici.
L'intento celebrativo c'è e si vede, ma c'è anche la volontà di dire qualcosa di più sui personaggi, orami non più adolescenti, ma adulti che devono assumere coscientemente un nuovo ruolo, anche a prezzo di alcune rinunce, mettendo in scena il percorso affrontato dal loro stesso pubblico negli ultimi 45 anni.
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Storia: ♥♥♥ Disegni/Animazione: ♥♥♥♥ Voto complessivo: ♥♥♥ e 1/2
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italianaradio · 5 years ago
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Doctor Strange 2 mostrerà una versione alternativa del MCU?
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/doctor-strange-2-mostrera-una-versione-alternativa-del-mcu/
Doctor Strange 2 mostrerà una versione alternativa del MCU?
Doctor Strange 2 mostrerà una versione alternativa del MCU?
Doctor Strange 2 mostrerà una versione alternativa del MCU?
Anche se il sequel di Doctor Strange non ha più un regista (il sostituto di Scott Derrickson dovrebbe essere annunciato a breve), continuano ad arrivare online nuovi dettagli – chiaramente non ufficiali – sull’attesissimo film che vedrà il ritorno di Benedict Cumberbatch nei panni dello Stregone Supremo.
Stando infatti a quanto riportato da MCU Cosmic, in Doctor Strange in the Multiverse of Madness esplorerà a fondo il significato del Multiverso e con molta probabilità “vedremo una versione alternativa di alcuni dei personaggi del MCU che già conosciamo”. In altre parole, visiteremo tanti universi paralleli che potrebbero aprire le porte ad una miriade di possibilità, inclusi mondi che mai ci saremmo aspettati che potessero prendere vita all’interno dell’Universo Cinematografico Marvel.
Ad esempio, il sito parla della possibilità che nel film possano apparire diversi attori nei panni di Captain America o Iron Man. Questa esplorazione profonda del Multiverso potrebbe anche permettere l’introduzione degli X-Men o dei Fantastici Quattro, senza considerare che il film (considerati i “toni horror” che il sequel dovrebbe avere) potrebbe prendere in prestito alcuni elementi da “Marvel Zombi“, la miniserie a fumetti in cui appaiono versioni alternative dei più celebri supereroi e villain delle storie Marvel, nelle insolite vesti di zombi.
Nel frattempo, The Illuminerdi sostiene che nel sequel rivedremo il personaggio di Mordo e che il candidato all’Oscar Chiwetel Ejiofor tornerà nei panni del potente mago. Insieme a Mordo, nel sequel di Doctor Strange dovrebbero apparire anche i personaggi di Fratello Voodoo, Clea e Miss America.
LEGGI ANCHE – Doctor Strange 2: 10 storyline che vorremmo vedere nel film
Annunciato ufficialmente questa estate al Comic-Con di San Diego, Doctor Strange 2 vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Scott Derrickson, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision. Le riprese dovrebbero cominciare nella prima metà del 2020.
Secondo Collider, la produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro mani con il regista.
Il primo film su Doctor Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al confronto con Dormammu. Nel film c’erano anche Benedict Wong, Tilda Swinton, Chiwetel Ejiofor e Rachel McAdams. Abbiamo rivisto Strange in Infinity War e in Endgame.
Doctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 7 maggio 2021.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Doctor Strange 2 mostrerà una versione alternativa del MCU?
Anche se il sequel di Doctor Strange non ha più un regista (il sostituto di Scott Derrickson dovrebbe essere annunciato a breve), continuano ad arrivare online nuovi dettagli – chiaramente non ufficiali – sull’attesissimo film che vedrà il ritorno di Benedict Cumberbatch nei panni dello Stregone Supremo. Stando infatti a quanto riportato da MCU Cosmic, […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Stefano Terracina
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maxdemigodpower · 7 years ago
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Nel nome del Figlio
Quando riapre gli occhi, Maximilian Lee è affacciato sul corridoio dei pezzi mancanti del suo Sistema Nervoso Centrale.
È buio e fa freddo. Non sono bastati diciassette anni a dominare quella sensazione, quando si addormenta non è affatto certo del fatto che tornerà a svegliarsi.
Come ogni notte, i piedi nudi in pozze di acqua gelida e limacciosa, avanza in cerca dell’uscita. Le pareti sono costellate di candele semisciolte che ha provato a riaccendere per quasi vent’anni, senza risultati. È un gelo e un buio che ti divorano dentro. Il soffitto opprimente schiaccia le spalle e la schiena, i sussurri dietro la porta da cui cerca di allontanarsi, quella che è tutto il contrario dell’uscita, sono malevoli e sottili come le punte degli aghi. Alcune notti, ci mette più tempo a ritrovare l’uscita, lo spirito si ribella a quel luogo con ogni fibra della sua anima, ma il corpo, il corpo viene reso impotente, legato dalla chimica con catene invisibili che lo costringono ad arrancare in quel corridoio così a lungo che non saprebbe nemmeno dire quanto, piegandolo un po’ di più in cambio di energie per mandare avanti il lui che non è li, la parte sana, dall’altra parte delle palpebre. Oggi è una di quelle notti.
Ha camminato per un tempo infinito nel buio freddo e umido dell’anticamera della Morte, quando qualcosa di inaspettato accade.
E una delle candele si accende.
Per un attimo, rimane a fissarla come si fissa un miraggio. Si avvicina, tende una mano- è una fiamma nera che non getta luce nè calore, quando la sfiora con un dito gli sembra quasi di averlo immerso in un secchio di acqua ghiacciata.
Con la coda dell’occhio, nota il guizzare di un’altra fiammella.
I piedi si muovono come le ali di una falena; svolta un angolo, seguendo le candele, che prima non aveva mai notato. Lentamente il freddo si dissipa, i soffitti si fanno più alti, i pavimenti asciutti, il buio più completo. Per qualche motivo, anche così ci vede benissimo.
Nel petto scalpita un’urgenza mai provata prima. Quel corridoio conduce a una porta- lo sa- ma non è la porta d’uscita, è la porta per un altro mondo, ancora un salto, ancora una dimensione. Lo spaziotempo si piega, spingendolo avanti e-
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E alla fine emerge dall’altra parte.
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Un brivido corre lungo la schiena come una carezza al contempo nauseante e familiare.
Preziosi marmi neri, intarsiati d’oro e diamanti che gettano i riflessi di Fiamme azzurre, nutrite in bracieri d’avorio. Ogni passo echeggia della vastità di sale antiche come la struttura dell’Multiverso stesso, ogni respiro si condensa in un’aria gelida che non raffredda il corpo.
Da quel lucido marmo nero, come da dietro una lastra di vetro, sembra quasi affacciarsi qualcosa, mani magre e pallide, protese in una richiesta d’aiuto muta- ma è poi muta? Sente i sussurri. Sussurri che lo chiamano ad avvicinarsi, sussurri verso i quali si protende, le dita ad un soffio dalla pietra e gli occhi che incontrano il formarsi di un viso, un bagliore di occhi acquosi- con orrore riconosce lo sguardo di Iphigenia Clark.
“Non puoi salvarli.”
Alza la testa di scatto e ritrae la mano per ritrovarsi a fissare una figura sgradevolmente familiare.
Siede statuario su un trono fatto d’avorio, il Principe dell’Oltretomba, ogni mano poggiata sui crani lisci di teschi, macabri pomoli di braccioli regali. Le lunghe pieghe del chitone sobrio e severo delineano un corpo che ha la perfezione inumana degli Dei pur nel suo pallore, un corpo dove i segni delle battaglie non intaccano la carne, dove i tratti severi e rigidi del viso hanno la regalità del sangue Olimpico e lo sguardo scuro è senza tempo, capace di guardare oltre la Vita e la Morte al tessuto del Creato stesso. Il sorriso è condiscendente.
“Well, non ti aspettavi davvero cumuli di ossa e frattaglie, right?”
È con nausea crescente che riconosce in quella voce il proprio black humor. Non riesce ad aprire bocca, il massimo di cui è capace è restare dritto, schiena e spalle dritte, di fronte al Principe che si alza.
“Oh, c’mon. Non fingere di non sapere come un Olimpico ottiene il potere, Maximilian.”
“Potere... Questo non è potere, questo è solo il riflesso del potere di qualcun altro, tu sei solo un Principe.”
Quando trova la voce, la voce è salda, sfrontata come quella del Dio che ha di fronte, ma piena di un orgoglio differente, come due facce della medesima moneta.
“Am I?”
Eppure quelle singole due parole che l’altro scivola fanno annodare lo stomaco con una fitta violenta. Lo guarda carezzare con la mano sinistra uno dei due teschi, giallastro e squadrato, dall’aria antica quanto i marmi senza tempo del Tempio stesso. Gli occhi risalgono a percorrere il corpo fino ad incontrare un sorriso sfacciato e senza vergogna che conosce fin troppo bene.
“Crono ha tagliato le palle ad Urano per venire al mondo. Zeus ha squartato lo stomaco di Crono. You see, è solo naturale, parte dell’ordine cosmico delle cose: il parricidio è un’arte che ti scorre nel sangue. E l’unica via per avere il potere che cerchi.”
“Non mi serve nessun cazzo di fottuto potere.”
Sputa per terra, macchiando il pavimento lucido sotto occhi scuri quanto i suoi, indifferenti e quasi divertiti da quel gesto.
“E come vorresti costruire il mondo perfetto, sentiamo, coi proclami e le canzoncine alla radio?”
“Shut the fuck up, come se tu avessi costruito un cazzo: “il Regno dei Morti sarà il tuo esercito, e lo farai marciare per distruggere tutti. Mutanti, umani, le loro ossa spappolate saranno il tuo altare”- yeah, suona davvero costruttivo, fanculo.”
“Proprio non ci arrivi, mh? Jeez, chiudilo tu il cesso un secondo, e prova a usare i pezzi di cervello che ti rimangono, vuoi? For Gods’ sake.”
Le labbra si stringono in una smorfia dura. Freme, impotente, lo sguardo incupito dalla rabbia latente.
“Il Caos è una parte dell’Equilibrio del Multiverso. Non è buono nè cattivo, sono le persone a dare queste accezioni a quelli che sono semplicemente gli elementi del Caos. Come i Demoni delle Ombre. Semplicemente: avevo bisogno di un esercito, loro si sono gentilmente offerti di essere il mio.”
“E le ossa spappolate dove le metti, testa di cazzo?”
“Come se fosse la prima volta che uccidi per vincere una guerra, Max, porca puttana, guardati allo specchio: una volta tenevi il conto, da quanto hai smesso?”
Tace. E’ vero, una volta teneva il conto. Lo ha perso durante la guerra contro Magnus, quando i corpi hanno cominciato a impilarsi in montagne carbonizzate, quando ha portato l’Inferno in Terra perchè quella Terra potesse continuare a esistere.
“Come pensavo. Per cui chiudi il cesso e guarda: guarda cosa ha comprato, il mio esercito, prima di sparare sentenze. Pezzo di cretino.”
Lo spazio tra loro sembra tremare, e sotto la lucida superficie del pavimento immagini iniziano a scorrere: Philadelphia, anno 2045.
Sotto il sole tiepido di una primavera piena di speranza, la Young Gifted School si erge a cancelli spalancati nel lustro della Old City. Battendo le piccole ali, due ragazzini- ma quanto potranno avere, tre anni?!- svolazzano oltre l’inferriata d’oro, gettandosi nella portiera di una macchina che li aspetta, una mamma orgogliosa a ridere e sistemare piume arruffate  prima di chiudere. Scivola tra i prati e poi i corridoi, passando di fronte ad aule aperte e lezioni di ogni sorta, scendendo nel Level: First Class, dove la vista di un  giovane uomo un po’ paffuto dai capelli dorati seduto alla plancia del Simulatore fa affondare il cuore nel petto. È un battito di palpebre, e da lì è al Force Building, dove visi familiari di nuovo in divisa si riuniscono sotto il comando di una ASI non meno bionda, fiera e altera, coordinando assieme alla First Class il prossimo salvataggio del mondo.
Batte ancora le palpebre, ed è tra le strade di Bella Vista, a casa, e ha la meraviglia negli occhi nel guardare un sogno di molti anni fa, e forse non c’è il mare ma c’è un Telecineta con un ristorante, e piatti che aleggiano nell’aria raggiungendo le loro mete e fiammate azzurre nelle cucine, e gli occhi si spostano ed ecco un cantiere, travi d’acciaio sollevate senza l’ausilio di costosi macchinari, ed ecco un ospedale e ferite che si sanano sotto mano imposte, ed ecco mille altre cose, scene, sorrisi, poteri.
Ancora un battito di ciglia, ed è in una scuola. C’è un uomo in quella scuola, ed è un uomo che conosce.
È un uomo che ha lo sguardo triste, e il sorriso felice: siede sulla cattedra con una discutibile camicia a fiori sotto una cravatta, con una fede al dito e le spalle e la schiena solide. I ricci corti e ordinati sono grigi e striati di bianco, come una barbetta un po’ caprina che macchia il mento. È un uomo che con un’occhiata ti può guardare fin dentro il cervello e spolpartelo come un quarto di manzo, ma non lo fa, perché non ne ha bisogno. È un uomo che sta insegnando una materia di cui non ha mai sentito parlare prima, Storia Superumana, in una scuola normale, nel South Side, a bambini che non importa di che razza sono.
È un uomo che, a guardarlo, gli si spezza per l’ennesima volta il cuore.
“You see, now?”
La sua stessa voce lo strappa al sogno per rigettarlo nell’incubo. Tremante rialza lo sguardo sul Signore dell’Oltretomba, il fiato mozzo, la gola arida.
“Come...?”
“Ma con la guerra, ovviamente. E non farmi quella faccia del cazzo, che in fondo al cuore lo sai che la guerra arriverà, che tu lo voglia o no. È questione di loro, la Phoeni-X o noi. E io ho scelto noi- cazzo si, è un po’ presuntuoso arrogarsi il diritto di scegliere per tutti, ma qualche volta arroganza e coraggio pagano, non ti pare?”
Suda freddo, riconosce con l’ennesima fitta dolorosa il proprio pragmatismo, il proprio schema di pensiero. Il capo si scuote.
“No? Ma no cosa? Look, si: non lo negherò. Sono morti molti, ma sarebbero morti molti di più se avessi lasciato che gli eventi seguissero il loro corso e basta. Le Profezie stanno tutto a come le interpreti, ho costruito questo regno sul sangue ma cazzo- you can’t tell me it’s not worth it.”
Non glielo può dire. C’è un senso di disgusto e di ribrezzo che scuote il corpo fin nell’anima, lacerandola e gettandovi sopra sale, ma la matematica è una realtà oggettiva e una guerra breve fa meno vittime di una guerra lunga.
“Mi hanno offerto un esercito: me lo sono preso, ma questo non vuol dire che ci debba fare il cazzo che vogliono loro. Ci ho fatto quello che ritenevo giusto io. E ora... Ora è pace.”
Dentro di se, in qualche modo, trova ancora la forza di rimettersi dritto, fronteggiarsi, la voce di Iris Carter a dirgli di guardarsi allo specchio, conoscere i desideri più reconditi, i lati più oscuri.
“You’re still not happy. You still don’t have the one thing that could make you truly happy.”
“Don’t I?”
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È una figura evanescente quella che scivola tra le ombre, spuntando da dietro una colonna. Più abbandona l’oscurità, più diventa reale, dolorosamente vivida: le pieghe candide di un chitone ricamato a scivolare sulle forme morbide, seni generosi e fianchi accoglienti, sandali d’oro come d’oro e diamanti sono i monili che adornano le braccia, e la piega sensuale di un collo che con una sola occhiata risveglia fiamme che non hanno nulla di divino e mistico nella pancia, fino a condensarsi in labbra rosee, che piegano un sorriso lieve.
Guarda mani diafane scivolare sulle spalle del Sire, cingerlo, richiedere una torsione e un bacio che guardare ha il potere di metterlo in ginocchio.
“Ancora così sicuro di te?”
La gola non risponde subito. Quando lo fa, è con un sussurrio rauco e rabbioso.
“She’s not dead.” “Well she most definitely is not now.” “SHE’S NOT DEAD!”
Oltraggio, indignazione per le leve che vengono usate sul suo spirito per piegarlo, sono gli impeti che gli danno la forza di tirarsi in piedi e ruggire tutta la sua furia. Guarda l’Altro fissarlo con disprezzo, come si guardano le macchie di sporcizia sul pavimento.
“Chiudi quella fogna dentata e ascolta, un giorno mi sarai grato. I may be wrong about a lot of things, but I’m right about this one.”
Non vuole saperlo. Non vuole sapere come l’ha riavuta, non gli interessa- è tutto falso, tutto una menzogna, tutto un’Illusione-
Ma se fosse vero?
“Mi ritrovo alla fine di un’altra fottuta guerra, con un esercito e un sacco di poteri di cui non so bene che farmene. Ecco quando mi è venuta l’idea di venire a far visita a papà. La sua faccia, cazzo, impagabile, quando mi ha visto. Ma poi se ne sta li come un grandissimo stronzo and I’m like “give her back” and he’s like “I can’t” e allora glielo dico, no, fottuto bugiardo, certo che puoi, è che non vuoi! Lasciala andare, I’m no fucking Orpheus, io non mi girerò, io tirerò dritto fino a fuori da questo cesso di Oltretomba, e lui no, no, ancora con questa puttanata che non può, che gli dispiace ma non può. Così me ne vado.”
La frustrazione dell’Altro nel ricordare è palpabile, lo guarda misurare il pavimento con passi nervosi finché non torna a fronteggiarlo. Ha l’aria di avere bisogno di una sigaretta.
“La volta dopo, torno col fottuto esercito. Visto che a quanto pare davvero non c’è mai un cazzo dì facile a questo mondo, ma non voglio combattere, sono fottutamente stanco di combattere, così glielo chiedo di nuovo, “give her back, don’t make me do this.” E lui? LUI DICE ANCORA CHE NON PUÒ!”
È un istante, un lampo di fuoco, un bagliore bluastro che squarcia le tenebre e per un paio di secondi lo avvolge, spegnendosi con mani che stropicciano il viso privo di occhiaie e sfregi.
“Well. Immagino che ognuno scelga il suo destino, mh? Ade ha scelto il suo. Viene fuori che dopotutto... Si può uccidere un Dio.”
Le nocche pallide battono con un toc-toc e un sorriso soddisfatto sulla sommità di quel teschio antico, e a Max lo stomaco si annoda di nuovo mentre guarda il Principe, il Re, ritornare sul suo scranno, accomodarsi, accogliere una Regina dallo sguardo gelido a sedere su una sua gamba, lasciandole carezzargli il viso. 
Ride. Ride una risata un po’ sarcastica e un po’ disperata, scuotendo la testa, fissandoli con uno sguardo che si rifiuta di credere, ostinatamente, nonostante i dubbi che scivolano tra le pieghe della coscienza, annidandosi fin dentro lo spirito.
“Dei, è tutta una menzogna. Non avresti potuto ottenere tutto questo nemmeno se volessi, nemmeno se volessi potresti ammazzare Iris Carter per un esercito, è un avversario al di sopra della mia portata, sono debole.”
“Oh, non ho avuto bisogno di essere più forte di lei.”
La risposta lo fa espirare con forza. Scuote il capo.
“You can’t outsmart Athena’s blood.” “Actually, you can. Se lei ti insegna come farlo. Due passi davanti agli amici, mh?”
La citazione lancia un ennesimo macigno nello stomaco. La testa gira come se il corpo fosse sul punto di cedere, la scuote ancora, rifiutando con forza le parole.
“No. Shut up. She’s outta your league.” “Ammetto che non è stato facile e che... Non è stato piacevole. È stata la parte più difficile.”
Si sente inchiodato sul posto, d’un tratto, da quello sguardo a cui non riesce a dare umanità, uno sguardo che forse quell’umanità l’ha ceduta in cambio di tutto il resto, il respiro difficoltoso che si blocca nella trachea. Segue le dita dell’altro scivolare sul secondo cranio di quello scranno, meno antico, più affilato, e l’ennesima ondata di nausea scuote il corpo. La testa gira ancora, e vorrebbe scappare, chiudere gli occhi, tapparsi le orecchie: non vuole sapere.
“Ma grandi sacrifici, grandi atti di bontà... Portano i loro risultati. E condividerò questa storia con te, così che, al momento giusto, saprai cosa fare.”
No. No lo urla con ogni fibra del suo essere, con ogni minuscolo frammento del proprio corpo, con ogni ritagli strappato della sua anima: no.
“Stop fighting it, Max. Lo sai anche tu, sei debole.”
È sentirselo dire in faccia da se stesso che scarica nuova forza nelle vene, una fiammata a fare ribollire il sangue, rinvigorire i muscoli, e accende gli occhi di bagliori azzurri, dipingendo sulle labbra un sorriso tagliente che sa di odio e fiele.
“Am I?”
Echeggia l’altro, guardando con soddisfazione il lampo di furia che lo indigna.
È l’ultima cosa che vede.
Johnny tira uno strillo quando suo padre si alza di schianto seduto tra le lenzuola sudate, mandandolo a ruzzolare di lato sul letto, a fissarlo con occhioni spaventati nel buio della stanza nella Underground Base.
“Hai fatto un brutto sogno, papa?”
Il respiro spezzato, il cuore in gola e la rabbia nelle vene, Max lascia che il bambino gli si sistemi di nuovo addosso, passando manine preoccupate a spianare rughe più che premature.
“Papa?” “Dormi, amore mio.. It’s nothing.”
Lo avvolge tra le braccia, posa un bacio ruvido e arrabbiato sui sottilissimi ciuffi biondi. Le labbra aride ripetono mute il vecchio adagio, una frase per volta, scavate nella memoria e incise a fuoco nell’anima, a fondo nelle tenebre come la luce di un faro, da seguire quando la notte è troppo nera e buia per orientarsi con le stelle.
Tre passi davanti ai nemici. Due passi davanti agli amici. Un passo davanti a te stesso.
Un passo davanti a te stesso.
Un passo davanti a te stesso.
Un passo davanti a te stesso.
Un passo davanti a te stesso.
Un passo davanti a...
“Sono ancora più forte di te, stronzo.”
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carmenvicinanza · 7 years ago
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il mantello di Arlecchino
Un sistema di regole preconfezionato che vada bene per tutti ormai è impensabile. Si tratta allora di riconoscere la specificità della vita interiore di ciascuno e conseguentemente trovare la versione singolare, personale, di tali regole. Se l'Europa è così in crisi e al fondo depressa è perché non ha utilizzato la carta migliore a disposizione: la cultura. In ciascuno c'è un briciolo di eccezione: e qui va cercata la verità. Nell'epoca della globalizzazione, non si confrontano soltanto diverse lingue e religioni, ma anche diverse morali. A noi il compito di intessere una sorta di mantello d'Arlecchino, una specie di passerella ideale tra i codici morali di ciascuno. L'umanità ormai non ci appare più come un universo, ma come un multiverso. Il mantello d'Arlecchino è una nuova veste sociale e normativa, a cui deve concorrere la stessa rilettura della tradizione e la sua concezione di limite. È molto di più che il richiamo all'usurato concetto di solidarietà. È un incitamento a entrare in contatto con l'estraneo, a comprenderlo, salvaguardando la sua singolarità, la sua eccezione. Per riuscirci, occorre creare una nuova classe di pionieri dell'umanesimo, disposti a combattere la battaglia di una inesausta negoziazione tra differenze. 
Julia Kristeva
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italianaradio · 5 years ago
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Doctor Strange 2: 10 storyline che vorremmo vedere nel film
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Doctor Strange 2: 10 storyline che vorremmo vedere nel film
Doctor Strange 2: 10 storyline che vorremmo vedere nel film
Doctor Strange 2: 10 storyline che vorremmo vedere nel film
Doctor Strange in the Multiverse of Madness è uno dei prossimi film del MCU più attesi, dal momento che presenterà scenari e personaggi del tutto inediti, nonostante i dettagli sulla trama del film non siano ancora stati resi noti.
Sulla base dei rumor emersi online fino ad oggi, ecco 10 storyline che potrebbero andare a costituire la trama dell’attesissimo sequel con Benedict Cumberbatch atteso per maggio 2021.
Impedire a Mordo di uccidere gli Stregoni
Questa potrebbe essere una sotto-trama forse scontata, visto che già nel primo film abbiamo visto Doctor Strange e Mordo l’uno contro l’altro. Il sequel potrebbe mostrarci il personaggi interpretato da Chiwitel Ejiofor mentre escogita un piano per eliminare tutte le persone che praticano la magia. 
Al fine di rendere questa sotto-trama ancora più intima e personale, il seqeul potrebbe riportare Stephen e Mordo ai tempi in cui il primo si allenava per diventare uno stregone, andando così ancora più a fondo del loro conflitto, con Stephen in azione per cercare di mettere la parola fine all’agire maniacale di Mordo. 
Fuggire dalla dimensione dei sogni di Incubo
Incubo è sempre stato uno dei più grandi nemici di Stephen Strange. Un modo per introdurre il villain nella trama del sequel potrebbe essere il seguente: Doctor Strange si ritrova intrappolata nella dimensione dei sogni di Incubo e deve trovare un modo per fuggire servendosi del Multiverso. 
Una storyline del genere sarebbe indubbiamente legata a quella atmosfere horror che la Marvel ha già annunciato pervaderanno l’intero sequel: cosa può esserci di più spaventoso che vedere Stephen Strange affrontare i suoi peggiori incubi? 
Diventare il mentore di Scarlet Witch
Una delle cose che sappiamo per certo a proposito del sequel, è che Scarlet Witch apparirà nel film: due dei più potenti eroi dotati di poteri magici combatteranno dunque fianco a fianco. Certo, Scarlet Witch non è ancora così esperta nella sua arte, con un potenziale ancora tutto in divenire.
Ecco perché Stephen Strange potrebbe entrare in gioco come mentore di Wanda Maximoff e rivelarle i segreti della vera magia. Ciò potrebbe collegarsi anche al piano di Mordo di sradicare gli Stregoni, con Scarlet Witch che potrebbe tranquillamente finire nel suo mirino.
Creare una nuova Gemma dell’Infinito
Sarebbe davvero un buco di sceneggiatura imperdonabile se la Gemma del Tempo non venisse inclusa nella storia. Dopotutto, proprio l’Antico aveva stabilito che quella Gemma dovesse appartenere agli Stregoni per garantire la protezione dell’umanità. Proprio per questo motivo, nel sequel Stephen Strange dovrebbe realizzare una nuova Gemma del Tempo.
Scarlet Witch può essere coinvolta nel difficile compito, visto che è stata l’unica ad aver distrutto una delle Gemme: adesso, potrebbe essere in grado di fare proprio il contrario! Viaggiando nel Multiverso, Stephen Strange potrebbe trovare il modo esatto per mettere a punto una nuova Gemma dell’Infinito.
Incontrare una versione alternativa di Doctor Strange
Viaggiando nel Multiverso, è possibile Doctor Strange possa incontrare un’altra versione di se stesso, magari una versione alternativa. Sarebbe molto interessante se nel Multiverso della Pazzia, Stephen incontrasse una versione non troppo definita di sé, magari opposta e con la quale entrare in conflitto. Magari potrebbe essere proprio la versione di Strange del Multiverso a mettere in guardia quella del MCU sui piani di Mordo…
Viaggiare nel passato per scovare l’Antico
Per sconfiggere Mordo, Incubo o qualsiasi altro cattivo che apparirà nel sequel, Doctor Strange avrà necessariamente bisogno dell’aiuto dell’Antico. In Avengers: Endgame abbiamo visto Hulk viaggiare nel tempo e incontrarla, e qualcosa di molti simile potrebbe accadere anche a Stephen Strange.
Il Dottore potrebbe viaggiare indietro nel tempo per trovare l’Antico e servirsi della sua infinita conoscenza per sconfiggere i suoi nemici. O forse potrebbe essere l’Antico ad arrivare nel futuro grazie all’intervento di Strange… 
Salvare Scarlet Witch dal suo sogno
Dalle poche informazioni in nostro possesso sulla serie WandaVision, sappiamo che la serie sarà ambientata negli anni ’50 e che Scarlet Witch e Visione dovrebbero vivere insieme una vita familiare a dir poco idilliaca. E se fosse tutto un sogno? Se Wanda fosse intrappolata nella dimensione dei sogni di Incubo?
Ecco allora che Doctor Strange potrebbe entrare in scena per salvarla ed ecco in che modo il sequel e la serie tv potrebbe essere collegati, con Stephen e Wanda che cercano di fuggire dal Multiverso della Pazzia e torneare alla realtà.
Reclutare nuovi Vendicatori
Una delle più grandi speranze che i fan nutrono verso il sequel di Doctor Strange, è che Stephen possa guidare il nuovo team di Vendicatori. Il sequel potrebbe gettare le basi perché ciò accada realmente. Con la scissione degli Stregoni a causa della perdita della Gemma del Tempo e degli attacchi di Thanos, ora potrebbe essere il momento per Doctor Strange farsi avanti e guidare una nuova squadra di eroi. 
Proprio per questo, nel sequel potremmo vedere Doctor Strange viaggiare tra gli universi alla ricerca del team perfetto da assemblare. Sarebbe un ottimo modo per mostrare più Vendicatori possibili ed introdurre di nuovi.
Combattere contro Dormammu
La sequenza “Sono venuto a contrattare” è diventata una delle più celebri del MUC, e sicuramente nel sequel Doctor Strange dovrebbe tornare a fare visita a Dormammu, chiaramente senza la Gemma del Tempo. Sarebbe interessante vedere Strange che cerca di avere la meglio sul Distruttore dei Mondi senza la sua arma più preziosa.
È difficile immaginare che Dormammu mantenga fede alle sue parole una volta scoperto che la Gema del Tempo non esiste più; ecco perché il Signore della Dimensione Oscura potrebbe fare ritorno nel sequel, magari convocato da Mordo che cerca di coinvolgerlo nel suo grande piano per eliminare gli Stregoni.
Unificare gli altri santuari
Attualmente sono tre i santuari che conosciamo: New York, Hong Kong e Londra. Doctor Strange e Wong operano all’interno di quello situato a New York, mentre gli altri due li abbiamo visti soltanto di sfuggita. Un sequel potrebbe far capire a Stephen Strange che, proprio a causa dei piani di Mordo, è meglio se i santuari venissero unificati, con lo Stregone Supremo che diventerebbe il principale leader delle arti mistiche. Ciò potrebbe mettere fine ai disordini che si creano negli altri santuari e scongiurare una situazione alla Civil War all’interno del mondo degli Stregoni.
Fonte: ScreenRant
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Doctor Strange 2: 10 storyline che vorremmo vedere nel film
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Stefano Terracina
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italianaradio · 6 years ago
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Regno Quantico: in che modo potrebbe influenzare la Fase 4 del MCU?
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Regno Quantico: in che modo potrebbe influenzare la Fase 4 del MCU?
Regno Quantico: in che modo potrebbe influenzare la Fase 4 del MCU?
Regno Quantico: in che modo potrebbe influenzare la Fase 4 del MCU?
Come dichiarato da Kevin Feige durante la promozione di Ant-Man and The Wasp, il Regno Quantico diventerà un fattore importante per il futuro del Marvel Cinematic Universe, e il ruolo svolto in Avengers: Endgame con i viaggi nel tempo conferma l’incredibile potenziale di questa dimensione alternativa.
Ma in che modo potrebbe influenzare la Fase 4? Ecco qualche teoria:
Il Regno Quantico è davvero disabitato?
Per quanto ne sappiamo, la versione del Regno Quantico dei Marvel Studios sembrerebbe abitata da una specie aliena, la stessa con cui interagivano Hank Pym e Janet Van Dyne nella scena eliminata di Ant-Man & the Wasp. Dunque possiamo ipotizzare che esista una vera e propria civiltà aliena nella dimensione alternativa?
Chi ha letto i fumetti avrà sicuramente esplorato i misteri di questa città, visivamente simile a Chronopolis, la casa di Kang il Conquistatore situata nel Limbo, che può consentire l’accesso a tutti i diversi periodi della storia che il villain ha conquistato.
Secondo un’altra teoria quella vista di sfuggita in Ant-Man 2 è la Cittadella Starlight, torre di portali infiniti per diverse dimensioni che nei fumetti originali è la sede del Captain Britain Corps, una specie di guardia al Multiverso. E se è vero che i Marvel Studios introdurranno presto nel MCU il personaggio di Capitan Bretagna, allora il Regno Quantico potrebbe funzionare come ponte tra i vari racconti…
Una finestra sul Multiverso
Arriviamo quindi al primo scenario possibile per la Fase 4, già suggerito dal trailer di Spider-Man: Far From Home: il Multiverso. E se fosse proprio il Regno Quantico il mezzo per viaggiare attraverso questa realtà parallela alla nostra? D’altronde in Avengers: Endgame i Vendicatori sono riusciti a tornare indietro nel tempo creando timeline alternative…
Ovviamente qui c’è del potenziale per dare sia nuova vita al franchise di Ant-Man, ampliando il discorso sulle particelle Pym e il lavoro su Hank Pym e Janet Van Dyne, oltre che per aprire una finestra sull’utilizzo del Multiverso e introdurre tramite quest’ultimo nuovi personaggi.
L’accesso diretto al Multiverso
Se la teoria del punto precedente dovesse rivelarsi fondata, allora Ant-Man and the Wasp potrebbe aver già introdotto nel MCU due personaggi ipoteticamente legati al Multiverso e al Regno Quantico come suo diretto portale.
In una scena del film infatti, Bill Foster sta tenendo una conferenza a cui assiste anche Hank Pym, seduto in fondo alla classe, e in cui si sta parlando dello studio sui poteri di Ghost a cui ha lavorato per anni. “Le particelle coesistono in una relazione di fase stabile“, spiega Foster, “Ma se il sistema viene interrotto, quella stabilità diventa caos. Imprevedibile, pericoloso, bello, completamente isolato, un sistema quantistico tornerebbe a stati separati della materia, ognuno impigliato in uno stato distinto del suo ambiente.”
In poche parole, l’oggetto in questione si troverebbe sia dentro che fuori fase con molteplici realtà parallele. Ecco spiegato allora il motivo dei movimenti di Ghost, strani e spasmodici: forse stava attraversando il Multiverso, spostandosi tra sequenze temporali alternative?
Vedremo Kang il Conquistatore?
Abbiamo già parlato dei viaggi nel tempo, uno degli snodi cardine di Avengers: Endgame, ma cosa succederebbe se attraverso questi salti temporali venisse introdotto un classico villain Marvel come Kang Il Conquistatore?
Tra i nemici più impressionanti dei Vendicatori, Kang può viaggiare nel futuro, dove ha creato la sua base e da cui mira a conquistare tutto il tempo e lo spazio. E se il Regno Quantico fosse la versione del MCU del Limbo, e la città misteriosa intravista in Ant-Man e il Wasp corrispondesse alla sua dimora?
Come Thanos, Kang è uno dei personaggi più potenti in circolazione, ed è possibile che i Marvel Studios puntino a renderlo l’antagonista dominante della Fase 4. Staremo a vedere…
Leggi anche – MCU: 5 eroi e 5 villain che vorremmo vedere nella Fase 4
Fonte: ScreenRant
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Regno Quantico: in che modo potrebbe influenzare la Fase 4 del MCU?
Come dichiarato da Kevin Feige durante la promozione di Ant-Man and The Wasp, il Regno Quantico diventerà un fattore importante per il futuro del Marvel Cinematic Universe, e il ruolo svolto in Avengers: Endgame con i viaggi nel tempo conferma l’incredibile potenziale di questa dimensione alternativa. Ma in che modo potrebbe influenzare la Fase 4? Ecco qualche […]
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Cecilia Strazza
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