#certi giorni
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“In giorni come questo ho bisogno che tu
mi passi le dita fra i capelli e parli piano.”
— Milk and honey
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“ Certi giorni sembra che ho un vuoto da colmare
Ciò che c'è di bello pare che poi scompare
Non mi guardare così perché mi fai male male
Non pensavo di trovarmi così ”
- Ernia feat. Nitro
(Certi Giorni)
.♚♛
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Oggi
So quando esco, ma non so quando rientro.
Venerdì
E meno male.
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....dipendenze! 🦋
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Quando sei in piena crisi da sindrome premestruale e il corpo e il cervello si uniscono all'unisono per ronzare di violenza e dolore- ma tu oramai sei una brava mamma e spingi l'altalena.
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#devo condividere questo pensiero perché altrimenti mi sento la testa pesante#penso che vi sia un’intrinseca libertà nella gestione del proprio tempo#penso che vi sia un’innata libertà nel tempo in generale#ma sarebbe carino se questa fosse usata per supportare persone#che appartengono a una certa sezione di questo fandom#senza promuovere di fatto autori che invece si fanno poi esponenti di linee di pensiero#quantomeno offensive nei confronti del gruppo a cui tu stesso appartieni#invece come accade sempre nei gruppi alienati o che comunque ricevono maggiori flussi di odio gratuito#succede che si reinforzi ulteriormente questo isolamento#oggi ho scoperto di essere stat bloccata da penso quello che sia il più famoso blog di tumblr#quando fino a due giorni fa potevo vedere il suo blog#francamente non ho idea del motivo però è assurdo come#in certi contesti soprattutto online venga a mancare il supporto della tua stessa comunità di appartenenza#quando il ‘leader’ decide che non la meriti#è una situazione che crea parecchio disagio in me#soprattutto perché nella vita reale e nella vita lavorativa#io non riscontro mai problemi di inserimento o adeguamento al#contesto anzi! sono molto socievole e amabile ed è molto facile tollerare la mia presenza lol#invece mi ritrovo in questo posto in cui mi è silentemente richiesto di superare un certo ostracismo interno#di cui non dovrei nemmeno essere a conoscenza ma che invece affronto molto spesso#non so se Virgilio avesse ragione…#forse dovrei non curarmi di loro e bla bla
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QUA CI SAREBBE STATO UN TITOLO ALTISONANTE MA QUESTA VOLTA NO
Trovo difficile spiegare quello che sto per raccontarvi, non perché provi vergogna o esitazione ma perché ho impiegato 23 giorni a capire cosa stesse succedendo e tutte le volte che mi fermavo con l'intenzione di parlarne, sentivo che le parole scritte non avrebbero reso il senso di quello che stavo provando.
Questa volta lo butto giù e basta, ben consapevole che le parole immiseriscono ciò che una volta fuori dalla testa non sembra poi così universale o interessante.
L'errore più grande che ho fatto in questi cinque anni (conto un anno prima della pandemia ma forse sarebbero pure di più) è stato credere di avere un equilibrio emotivo tale da poter prendere in carico i problemi e le sofferenze delle persone della mia famiglia.
Non solo, mi sono fatto partecipe e a volte risolutore dei problemi dei miei amici e una volta che sono stato in gioco mi sono reso disponibile ad ascoltare chiunque su questa piattaforma avesse bisogno di supporto, aiuto o di una semplice parola di conforto.
Ho sempre detto che una mano tesa salva tanto chi la stringe che chi la allunga e di questo sono ancora fermamente convinto.
Ma per aiutare qualcuno devi stare bene tu per primo, altrimenti ci si sorregge e si condivide il dolore, salvo poi cadere assieme.
In questi anni ho parlato molto di EMPATIA e di sicuro questa non è una dote che mi manca ma c'è stato un momento - non saprei dire quando e forse è stato più uno sfilacciamento proteso nel tempo - in cui non ho potuto fare più la distinzione tra la mia empatia e la mia fragilità emotiva.
Sentivo il peso, letteralmente, della sofferenza di ogni essere vivente con cui mi rapportavo... uno sgangherato messia sovrappeso con la sindrome del salvatore, insomma.
Sovrastato e dolente.
Mi sentivo costantemente sovrastato e dolente e più provavo questa terribile sensazione, più sentivo l'impellente bisogno di aiutare più persone possibile, perché questo era l'unico modo per lenire la mia sofferenza.
Dormivo male, mi svegliavo stanco, mangiavo troppo o troppo poco, lasciavo i lavori a metà e mi veniva da piangere per qualsiasi cosa.
Naturalmente sempre bravo a dispensare consigli ed esortazioni a curare la propria salute mentale ma lo sapete che i figli del calzolaio hanno sempre le scarpe rotte, per cui se miagola, graffia e mangia crocchette, bisognerà per forza chiamarlo gatto.
E io l'ho chiamata col suo nome.
Depressione.
La mia difficoltà, ora, a parlarne in modo comprensibile deriva da un vecchio stigma familiare, unito al fatto che col lavoro che faccio sono abituato a riconoscere i segni fisici di una patologia ma per ciò che riguarda la psiche i miei pazienti sono pressoché tutti compromessi in partenza, per cui mi sto ancora dando del coglione per non avere capito.
All'inizio ho detto 23 giorni perché questo è il tempo che mi ci è voluto per capire cosa sto provando, anzi, per certi aspetti cosa sono diventato dopo che ho cominciato la terapia con la sertralina.
(per chi non lo sapesse, la sertralina è un antidepressivo appartenente alla categoria degli inibitori della ricaptazione della serotonina... in soldoni, a livello delle sinapsi cerebrali evita che la serotonina si disperda troppo velocemente).
Dopo i primi giorni di gelo allo stomaco e di intestino annodato (la serotonina influenza non solo l'umore ma anche l'apparato digestivo) una mattina mi sono svegliato e mi sono reso conto di una cosa.
Non ero più addolorato per il mondo.
Era come se il nodo dolente che mi stringeva il cuore da anni si fosse dissolto e con lui anche quell'impressione costante che fosse sempre in arrivo qualche sorpresa spiacevole tra capo e collo.
Però ho avuto paura.
La domanda che mi sono subito fatto è stata 'Avrò perso anche la mia capacità di commuovermi?'
E sì, sentivo meno 'trasporto' verso gli altri, quasi come se il fatto che IO non provassi dolore, automaticamente rendesse gli altri meno... interessanti? Bisognosi? Visibili?
Non capivo ma per quanto mi sentissi meglio la cosa non mi piaceva.
Poi è capitato che una persona mi scrivesse, raccontandomi un fatto molto doloroso e chiedendomi aiuto per capire come comportarsi e per la prima volta in tanti anni ho potuto risponderle senza l'angoscia di cercare spasmodicamente per tutti un lieto fine.
L'ho aiutata senza che da questo dipendesse la salvezza del mondo.
Badate che non c'era nulla di eroico in quella mia sensazione emotiva... era pura angoscia esistenziale che resisteva a qualsiasi mio contenimento razionale.
E ora sono qua.
Non più 'intero' o più 'sano' ma senza dubbio meno stanco e più vigile, sempre disposto a tendere quella mano di cui sopra - perché finalmente ho avuto la prova che nessun farmaco acquieterà mai il mio amore verso gli altri - con la differenza che questa voltà si cammina davvero tutti assieme e io sentirò solo la giusta stanchezza di chi calpesta da anni questa bella terra.
Benritrovati e... ci si vede nella luce <3
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A volte mi chiedo come ci si riscatta nella vita... Cosa bisogna fare... Dimostrare... Per far capire a noi stessi che valiamo... Io tendo sempre a cercare l'approvazione degli altri... Ho bisogno di sentirmelo dire per crederci... Sentirmi dire che sono una bella donna... Che scrivo bene... Che ho un bel temperamento... Ma non mi basta mai... In realtà davanti ai complimenti sono scettica... Mi chiedo sempre se siano veri... Fatti di cuore... Spesso giungo alla conclusione che sono frasi di circostanza... Cose dette per educazione... E quindi il mio bisogno di sentirmi appoggiata rimane sempre e costantemente inappagato... Per quanto le persone possano dimostrarmi la loro stima non mi sento mai soddisfatta... Rimango sempre con quel senso di inutilità... Con quella debolezza di non sentirmi mai "giusta". Certi giorni sono più forte... Mi sveglio allegra e piena di me... E allora penso che l'unica cosa per riscattarsi da una vita scialba sia quella curva che ho sul viso... Sia il mio sorriso... Ed è un miracolo quando accade... La cura a questa malattia deve essere per forza sorridere di più... 🖤
~ Virginia ~
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Certi giorni proprio non ce la faccio
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“Ti svegli,
ti cerchi,
t'inventi.
In ordine sparso.”
— Wislawa Szymborska
#svegliare#svegliarsi#cercare#inventare#ordine#sparso#frasi#frasi e citazioni#frasi tumblr#certi giorni#wislawa szymborska
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È che certi giorni... proprio non ce la faccio a contenere l'euforia 💓
Buongiornooo💋
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Ma certe sere erano tutte uno spreco; e certi giorni, e certi anni.
Charles Bukowski
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Storia Di Musica #343 - Alice In Chains, Jar Of Flies, 1994
Le storie musicali ottobrine avranno come protagonista un formato musicale, perchè ho scelto 4 EP come protagonisti delle quattro domeniche di questo mese. Cos'è un EP? Un Extended Play è un supporto fonografico (in vinile, CD, musicassetta, download digitale o altro) che contiene più tracce rispetto ad un singolo, ma che, similmente al mini LP, non può essere classificato come album discografico. La definizione è alquanto vaga e non esiste un limite preciso che stabilisca quando un EP non è più tale e diviene un album vero e proprio: per convenzione, si concorda che un disco con pochi brani e una durata di 25-30 minuti sia un EP ma, per esempio, le regole della Recording Academy per i Grammy stabiliscono che ogni pubblicazione con cinque o più tracce sopra i 15 minuti di durata dev'essere considerata "album", senza menzionare gli EP. Tuttavia nelle classifiche ufficiali di vendita sono sempre segnalati quando vengono commercializzati come tali, e la storia della musica popolare occidentale ci fa scoprire che è una forma di registrazione niente affatto secondaria: nasce addirittura negli anni '20 del 1900 come supporto che conteneva non una solo brano per lato, ma due o due più tre sull'altro lato. Nelle prossime storie ne racconteremo un po' la storia, anche inteso come mezzo di espressione alternativo, soprattutto in certi momenti specifici della storia musicale.
Quello di oggi, per partire, è uno degli EP più famosi della storia. Fu il primo EP a svettare tra i dischi più venduti di Billboard. Questo EP si intitola Jar of Flies e fu pubblicato dagli Alice in Chains il 25 gennaio del 1994. Gruppo formidabile, dell’ala hard rock del grunge di Seattle (anche se tentarono sempre di non apparire grunge), gli Alice in Chains (un omaggio sadomaso ad Alice nel Paese delle Meraviglie) si fondano nel 1987 quando Layne Staley incontra Jerry Cantrell. Ispirandosi più verso l’heavy metal che la psichedelia acida dei coetanei gruppi grunge, nel 1990 pubblicano il primo disco, Facelift, che li proietta alla ribalta delle cronache musicali. Subito dopo, con Sap, il primo di una coppia meravigliosa di fortunati EP, iniziano a suonare sonorità acustiche, lontano dal suono potente, distorto ed elettrico dei dischi “interi”, come Dirt del 1992, che a metà tra speed metal e Black Sabbath li fa diventare superstar. Ma come sempre nelle migliori storie rock arrivano i guai. Staley inizia una dipendenza pesantissima da alcol ed eroina, e per oltre un anno la band non si esibisce. Appena però sta meglio, in una settimana nel 1994, la band, in tenuta acustica con Mike Inez al basso e Sean Kinney alla batteria, sfoggia in 7 giorni, a detta degli stessi pieni di fumo, depressione ed alcol, questo capolavoro. Il titolo, Jar of Flies, prende spunto da un esperimento che Cantrell fece al liceo: in due vasi venivano poste due comunità di mosche, uno con molto cibo, l’altro con meno. Quella con più cibo prosperava molto più forte di quella con meno cibo, ma alla fine il sovrappopolamento finì per esaurire presto le risorse e la comunità morì, mentre l’altra continuò a vivere. Rotten Apple è una struggente ballata fatta apposta per la voce straziante di Staley, e vola per oltre 6 minuti. Nutshell, con scie sonora da pelle d’oca, è tanto favolosa quanto tetra e devastante nel testo (inizia così: Inseguiamo promesse mal stampate, affrontiamo il sentiero del tempo). I Stay Away è una traccia acida e psichedelica e che forse faceva capire i progetti futuri della band. Cantrell scrive No Excuses, che diventerà uno dei loro brani icona e canta con Staley la bellissima Don’t Follow. Whale & Wasp è strumentale, Swing Of This è una melodia diversa, quasi staccata al resto dell’album, così compatto sia musicalmente che emozionalmente. Nel 1995 la band scrive ancora un capolavoro, Alice in Chains, conosciuto come Tripod per la foto del cane a tre zampe in copertina, ancora numero 1 in classifica. Ma il tour che segue sarà di sole 7 date, per le condizioni sempre più disastrose di Staley, che comparirà per un ultimo concerto, la registrazione di un toccante MTV Unplugged del 1996, uscito anche come disco, e con una Nutshell da brividi. Morirà, isolato, depresso e distrutto, il 5 aprile del 2002, precisamente 8 anni dopo Kurt Cobain. La band si è riunita sotto l’egida di Cantrell nel 2005 e nel 2009 ha pubblicato Black Gives Way To Blue con un nuovo cantante, William DuVall, dai suoni iper heavy come i bei tempi ed è ancora in attività (Rainier Fog ultimo disco del 2018 e è da tempo annunciato un settimo album). Ascoltatene la malinconica bellezza.
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Certi giorni mi sento come Frank Gallagher
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La dichiarazione finale del G7 è composta di 19.842 parole. Apro il mio tablet sul bordo del lago di Sevan. Sono venuti a trovarmi alcuni amici cacciati dall’Artsakh (Nagorno-Karabakh), desertificato della sua popolazione indigena dagli invasori giunti dall’Azerbaigian tirando cannonate su Stepanakert e su tutti i villaggi abitati. Una espulsione totalitaria equivalente al genocidio, qualcosa di così disumano da spaccare le ossa della mia anima.
Ma so che tutto questo è stato vissuto dolorosamente anche da tanti italiani, a differenza del loro governo e del Parlamento (maggioranza e opposizione, presenzialisti e assenteisti). Tutti adoratori della Costituzione, questi politici, e tutti a citare l’articolo 11 che «ripudia la guerra». Ma ci dev’essere un post-scriptum riservato, che si passano tra loro le generazioni di potenti: non c’è scritto che bisogna ripudiare chi fa la guerra e annienta poveri cristi, purché in cambio stipino di gas
i nostri serbatoi, e di caviale certi tipetti, e di denaro le nostre fabbriche di cannoni e aerei militari per trasferire paracadutisti di reparti d’assalto sui tetti di sciagurate minoranze cristiane…
Sono ingiusto a non fare distinguo. Non tutti i parlamentari e i ministri e i sottosegretari hanno sacrificato gli armeni dell’Artsakh alla ragion di Stato (ma val la pena sopravviva uno Stato che ha ragioni così miserabili per campare, al punto da accarezzare massacri e pulizie etniche purché gli autori siano bravi fornitori?); non tutti hanno chiuso gli occhi, ci sono pochi meravigliosi deputati e senatori coraggiosi, oltre a qualche Nicodemo che nel silenzio dissente. Oso qualche nome: Centemero, Formentini, Zampa, Pozzolo, Orsini, Malagola, Fassino e se dimentico qualcuno, scriva che – se sono ancora vivo – rimedierò.
Speranze tradite
Ho letto la dichiarazione finale firmata da capi di Stato e premier del G7. Ho usato i dispositivi dell’intelligenza calcolatrice che permettono di scrutare il succo dei testi. Avevo moderate speranze di trovare un impegno per tutelare la piccola culla delle memorie cristiane, un luogo che non è simbolico e basta, ma palpitava. Uso il passato! Il Nagorno era abitato da centoventimila cristiani. Nel settembre del 2020 l’Azerbaigian sostenuto dai turchi si era già preso metà del territorio. Russia e Bielorussia, che avrebbero dovuto intervenire in base ai trattati sottoscritti con l’Armenia, hanno lasciato fare. Nel 2022, quattro giorni prima dell’aggressione all’Ucraina, Putin e il dittatore azero Ilham Aliyev hanno firmato un trattato che ha consentito alla Russia di triangolare gas e petrolio con l’Occidente tramite il simpatico tiranno il cui padre Heydar fu vice di Breznev e colonna asiatica del Kgb. Nel 2023, dopo uno stillicidio di attacchi e assassinii, e l’assedio utile per far morire i bambini di fame, il colpo finale. In centomila espropriati della loro essenza furono costretti, per non essere schiavizzati o appesi ai pali, ad andarsene in Armenia. L’Italia era corsa in soccorso del vincitore sin dai primi giorni del 2023 firmando un accordo per la “modernizzazione” (dichiarazione ufficiale del governo di Baku) delle forze armate azere.
Clima 53, Nagorno 0
Ed ecco il G7 a presidenza italiana. Speravamo in Giorgia Meloni, ma forse l’essersi affidata a Elisabetta Belloni come sherpa per fissare accordi, non è stata una grande idea, almeno per noi disgraziati cristiani del Caucaso. Avevamo sperato nella presenza al G7 di Borgo Egnazia dello Stato più amico di noi armeni che esista in Occidente, almeno sulla carta: in Francia circa 750 mila suoi cittadini sono “arméniens de France”; ma dovrebbero esserlo anche gli Stati Uniti e il Canada, nazioni in cui i miei fratelli assommano a un milione e mezzo. Risultati? Siamo invisibili, siamo inesistenti. Esiste anche un genocidio che passa attraverso la soppressione del problema, l’impiparsene.
Tra i circa 20 mila lemmi ho fatto contare al computer alcune parole chiave. Innanzitutto nomi di Stati o territori: Russia 61 occorrenze, Ucraina 57, Cina 29, Nord Corea 14, Palestina 13, Israele 11, Iran 11, Gaza 9, Libia 6, Armenia 0, Nagorno-Karabakh 0, Azerbaigian 0./
Nomi per problematiche: clima/cambiamento climatico 53, gender 25, diritti umani 24, dignità umana 3, migrazioni/migranti 38, inquinamento 12, plastica 9, libertà 13, libertà religiosa 0, persecuzione 1, persecuzione religiosa 0.
Come si vede, l’Armenia e la sparizione di una nazione cristiana dalle cartine geografiche in Caucaso non sono un problema che interessi i grandi. Qui batterò ancora qualche colpo in alfabeto Morse, o vi siete stancati anche voi?
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Certi giorni, come questo, ho una stanchezza così densa e pesante che mi viene da piangere, ma non sono triste, sono solo schiacciata dalla fatica. Mi ricorda di quella volta a Bologna in cui ho traslocato da sola facendo tre giri in bus con una valigia da 20 chili quasi più grande di me, zaino stracolmo, e borse varie per poi salire tutte e tre le volte tre piani di scale trascinandomeli dietro. Era fine agosto e faceva caldissimo, la mia inquilina mi ha conosciuta sudata marcia, dalla testa fino ai piedi. Ero molto felice di aver finito e ho lasciato la camera un casino, piena di vestiti e cazzate varie ovunque per almeno una settimana prima di ordinare e prendere la prima piantina di basilico al mercato.
#oggi però non ho fatto nessun trasloco#quando dovrò traslocare da qui ci sarà da piangere davvero#ho il doppio delle piante e molte più cazzate
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