#cero pasquale
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PASQUA 2024
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Il Brindellone e lo scoppio del carro: la storia dal Trecento ai giorni nostri
Nel Medioevo il “Carro di San Giovanni” è un modesto carretto su cui viene trasportato un cero durante il corteo da piazza della Signoria al Battistero nel giorno della festa del patrono cittadino, San Giovanni Battista, il 24 giugno. Con gli anni il "Carro di San Giovanni" diventa una torre alta 10 metri, con una base di 3 e una lunghezza di 4 metri, suddivisa in quattro ordini, con nicchie per ospitare fanciulli e, in cima, un uomo rivestito di pelli che impersona lo stesso santo. Si tratta in genere di un pover'uomo che viene, per questo scomodo servizio, ricompensato con 10 lire dall'Arte dei Mercatanti. Dall'alto della sua postazione l'uomo mangia, beve e soprattutto distribuisce dolci, confetti e monetine al popolo, suscitando una vera baruffa intorno al Carro: l'arguzia dei fiorentini lo ribattezzerà "brindellone", vocabolo con cui si indica un uomo alto, grosso, dinoccolato, di movenze sgarbate e malvestito. Anche se questo tipo di carro cadrà in disuso nel Settecento, il nome di "Brindellone" arriverà fino ai nostri giorni passando però ad indicare tutta la complessa macchina che il giorno di Pasqua (e non più il 24 giugno) prende fuoco nella piazza fra il Battistero e il Duomo liberando le colombe che hanno preso il posto dell'uomo travestito da San Giovanni. Le scintille provocate dalla silice delle pietre focaie regalate a Pazzino de’ Pazzi davano fuoco al razzo a forma di colomba che partiva dall'interno del Duomo e arrivava al Carro dandogli fuoco e accendendo altri mortaretti e girandole. Se tutto andava bene i contadini ne traevano auspicio per un anno di buon raccolto.
Lo Scoppio del Carro è una delle tradizioni più amate e antiche della città, che risale alla fine del Trecento, quando il “fuoco santo”, simbolo di purificazione, era portato in processione per Firenze sopra un carro. Questa tradizione affonda le radici all’epoca della prima crociata, quando Pazzino de’ Pazzi, di ritorno da Gerusalemme, portò con sé tre pietre provenienti dal Santo Sepolcro; quelle stesse pietre che per centinaia di anni hanno acceso il fuoco del carro. Nel 1097, al comando di Goffredo di Buglione, Duca della bassa Lorena, i crociati, il cui nome derivò dalla croce rossa cucita sulla spalla destra della tunica bianca che ricopriva l’armatura, partirono per la Palestina e nell’estate del 1099 posero l’assedio alla città di Gerusalemme che espugnarono il 15 luglio. Secondo la tradizione fu il fiorentino Pazzino de' Pazzi a salire per primo sulle mura della città santa dove pose l’insegna bianca e vermiglia. Per questo atto di valore, Goffredo di Buglione gli donò tre schegge del Santo Sepolcro. Rientrato a Firenze il 16 luglio 1101, il valoroso capitano fu festeggiatissimo ed accolto con solenni onori.
Le tre pietre rimasero inizialmente conservate nel Palazzo dei Pazzi e quindi consegnate alla Chiesa di Santa Maria Sopra a Porta in Mercato Nuovo, poi ampliata e rinominata come chiesa di San Biagio fino a quando, nel 1785, questa fu soppressa. Dal 27 maggio di quell’anno le sacre reliquie vennero definitivamente trasferite nella vicina Chiesa di Santi Apostoli dove tuttora sono gelosamente conservate. Gli storici ci hanno tramandato che, dopo la liberazione di Gerusalemme, nel giorno del Sabato Santo, i crociati si radunarono nella Chiesa della Resurrezione e, in devota preghiera, consegnarono a tutti il fuoco benedetto come simbolo di purificazione. A questa cerimonia risale l'usanza pasquale di distribuire il fuoco santo al popolo fiorentino. Difatti, dopo il ritorno di Pazzino, ogni Sabato Santo, i giovani di tutte le famiglie usavano recarsi nella cattedrale dove, al fuoco benedetto che ardeva, accendevano rispettivamente una fecellina (piccola torcia) per poi andare, in processione cantando laudi, per la città a portare la fiamma purificatrice in ogni focolare domestico. Il fuoco santo veniva acceso proprio con le scintille sprigionate dallo sfregamento delle tre schegge di pietra del Santo Sepolcro. Secondo versioni meno romantiche della storia, la famiglia dei Pazzi avrebbe ottenuto dalla Repubblica il diritto ad accendere per prima il fuoco santo grazie a qualche personaggio particolarmente robusto e persuasivo… Comunque sia andata, per molti secoli la famiglia si occupò del carro e dei suoi addobbi, ed era addirittura previsto un omaggio davanti alle loro case, al Canto dei Pazzi, all’angolo di via del Proconsolo. Con l'andar del tempo lo svolgimento della festa divenne sempre più articolato per cui venne introdotto l’uso di trasportare il fuoco santo con un carro dove, su un tripode, ardevano i carboni infuocati. Non si conosce quando, in sostituzione del tripode, si usarono i fuochi artificiali per lo "scoppio del carro", ma si ritiene che ciò risalga alla fine del trecento.
Oggi la processione è gestita dai discendenti degli antichi crociati, ovvero dai Cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i quali accendono e, scortati dal Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, consegnano all'Arcivescovo di Firenze il fuoco sacro, originato dalle pietre del Santo Sepolcro, partendo da piazza del Limbo e giungendo con solenne processione in Piazza del Duomo la sera del Sabato Santo.
La domenica di Pasqua il corteo parte dal piazzale di Porta al Prato intorno alle 8 di mattina, perché è proprio qui che il carro, chiamato Brindellone, viene parcheggiato per 364 giorni. Un alto portone in legno (ricavato da una vecchia stradella d’ingresso al giardino Corsini) si maschera tra le facciate dei palazzi e custodisce l’unico esemplare sopravvissuto dei carri e carrocci usati in antico per battaglie e processioni: ha la forma di una torre mozza come quelle usate per assedi e battaglie nel Medioevo.
Il carro ha una base di 3 metri per 3,50 ed è alto circa 9 metri, che diventano 12 con la girandola. Il carro che vediamo oggi ha al suo interno varie targhe commemorative che indicano i restauri e le riparazioni più significative (1622, 1629, 1764 e 1924). Si suppone che abbia circa tre secoli. La mattina di Pasqua vengono attaccati al carro quattro buoi ben addobbati per l’evento e appositamente allenati! Un corteo di circa 500 figuranti in costume accompagna il carro (il percorso: da Via il Prato, Borgo Ognissanti, Piazza Goldoni, Via della Vigna Nuova, Via Strozzi, Piazza della Repubblica, via Roma con arrivo in Piazza San Giovanni). In piazza Repubblica si esibiscono gli sbandieratori e si ricongiunge il corteo “delle autorità”, per arrivare poi in Piazza del Duomo.
Il Carro, ben fornito di fuochi d’artificio, quando arriva davanti alla cattedrale si ferma e aspetta l’inizio della messa. Prima dello scoppio vero e proprio vengono sorteggiate le partite del Calcio Storico.
Più o meno verso le 11 dall’altare della Cattedrale, mentre all’interno della chiesa si canta il “Gloria”, l’arcivescovo accende con il fuoco sacro un razzo a forma di colomba (chiamato appunto “la Colombina”, che simbolizza lo Spirito Santo). Questa vola fuori dalla chiesa percorrendo un filo d’acciaio di 90 metri in circa 10 secondi e va a colpire il Carro nella piazza, accendendo i primi fuochi d’artificio e dando il via alla spettacolare manifestazione di fuochi d’artificio che incontrano gli applausi di tutto il pubblico: gli ultimi fuochi fanno aprire tre bandiere sulla sommità del carro e concludono la festa. Se il rituale procede regolarmente e tutti i fuochi d’artificio esplodono, allora si prospetta un raccolto ricco e florido e buona fortuna per la città e per i suoi cittadini. L’ultima volta che la colombina non riuscì a completare il suo percorso fu nel 1966, quando ci fu l’alluvione. In epoca più recente, a causa dell’epidemia di Mucca pazza, il carro è stato portato in piazza del Duomo con un trattore, ma la colombina ha spiccato ugualmente il volo.
Gabriella Bazzani Read the full article
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Il vescovo di Terni celebra la messa della notte di Pasqua
Celebrata la veglia pasquale nella cattedrale di Terni con la liturgia, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco nuovo e con l’accensione del cero pasquale. “E’ un momento carico di emozione quello che viviamo – ha detto il presule – radunati nel cuore della notte per rivivere e incontrare il Signore risorto, questa realtà…
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Ceccano, Ana Maria diventa Cristiana, battesimo di un'adulta nella Veglia Pasquale a S. Giovanni
Momento di grande suggestione, nella Collegiata di San Giovanni a Ceccano, affollata di fedeli per la Veglia Pasquale, alle 23,30 del Sabato Santo 30 marzo, in una celebrazione ricca di simboli: il fuoco acceso sul sagrato, il cero pasquale che entra nella chiesa buia, illuminandola, con il triplice canto di Cristo, luce del mondo, le candele dei fedeli accese grazie al cero, l’improvvisa…
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Veglia di Pasqua, Papa Francesco: «Desideri di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio»
Veglia di Pasqua, Papa Francesco: «Desideri di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio». Papa Francesco, che venerdì sera aveva deciso di non recarsi alla Via crucis al Colosseo, ha presieduto, nella Basilica di San Pietro, la Veglia pasquale. Entrato sulla sedia a rotelle, è stato poi aiutato a mettersi su una sedia. Il rito è iniziato nell'atrio con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. «La Pasqua fa rotolare via i macigni della morte», ha ricordato il Pontefice nella sua omelia. «A volte sentiamo che una pietra tombale è stata pesantemente poggiata all'ingresso del nostro cuore, soffocando la vita, spegnendo la fiducia, imprigionandoci nel sepolcro delle paure e delle amarezze, bloccando la via verso la gioia e la speranza», ha detto Papa Francesco. «Sono “macigni della morte” - ha sottolineato il Pontefice - e li incontriamo, lungo il cammino, in tutte quelle esperienze e situazioni che ci rubano l'entusiasmo e la forza di andare avanti: nelle sofferenze che ci toccano e nelle morti delle persone care, che lasciano in noi vuoti incolmabili; nei fallimenti e nelle paure che ci impediscono di compiere quanto di buono abbiamo a cuore; in tutte le chiusure che frenano i nostri slanci di generosità e non ci permettono di aprirci all'amore; nei muri di gomma dell'egoismo e dell'indifferenza, che respingono l'impegno a costruire città e società più giuste e a misura d'uomo; in tutti gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell'odio e dalla ferocia della guerra». Probabilmente la decisione di riposare ieri sera, presa in extremis «per conservare la salute in vista della Veglia di domani e della Santa Messa della domenica di Pasqua», come ha comunicato la Sala stampa vaticana, ha deposto a favore di un minore stress fisico e di una migliore prevenzione dei malanni di stagione, che negli ultimi tempi hanno un po’ perseguitato l'87enne Pontefice. Del resto anche l'anno scorso Francesco aveva disertato la Via Crucis al Colosseo, causa il «freddo intenso», anche se con un maggior preavviso fin dal primo pomeriggio. Domani Bergoglio celebrerà la Messa di Pasqua nella Basilica di San Pietro e impartirà la benedizione Urbi et Orbi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Custodi di arte e fede: San Paolo fuori le mura a Roma
Con la sua struttura, la Basilica di San Paolo fuori le Mura è una delle quattro basiliche papali di Roma e più grande dopo quella di San Pietro. La chiesa sorge sul luogo dove, secondo la leggenda, fu sepolto l’apostolo Paolo, e li i primi cristiani eressero una cappella sepolcrale, successivamente trasformata in basilica da Costantino e consacrata, secondo la tradizione, da Papa Silvestro I nel 324. Nel 385, si dette inizio alla ricostruzione del tempio, terminata nel 395 sotto l’imperatore Onorio. Divenuta una delle tappe più importanti del pellegrinaggio a Roma, l’aspetto attuale della basilica si deve a Pasquale Belli che, in collaborazione con altri architetti, la ricostruì tra il 1825 e il 1854, dopo l’incendio occorso nel 1823. La facciata, decorata nella fascia superiore da mosaici ottocenteschi, è di Luigi Poletti, autore anche del campanile e del pronao sul lato settentrionale, realizzato reimpiegando dodici colonne già nella navata della chiesa precedente , ed è preceduta da un quadriportico, disegnato alla fine del diciannovesimo secolo da Virginio Vespignani, dove sorge la statua di San Paolo di Giuseppe Obici. L’interno è suddiviso in cinque navate da ottanta colonne monolitiche di granito e la navata centrale, più ampia, presenta alle pareti mosaici con ritratti di papi, che continuano anche nelle navate laterali, e affreschi con storie della vita di San Paolo. L’altare centrale, dove si trova la confessione e la tomba dell’apostolo, è sormontato dal celebre ciborio gotico di Arnolfo di Cambio con, a destra, il grande candelabro per il cero pasquale, realizzato in marmo da Nicola D’Angelo e Pietro Vassalletto nel 1170. Nell’abside c’è il maestoso mosaico, voluto da Innocenzo III terminato al tempo di Onorio III e nel chiostro sono conservati numerosi frammenti architettonici, provenienti dall’antica basilica, e reperti archeologici dal sepolcreto ostiense. Il chiostro della basilica, opera di Jacopo e Pietro Vassalletto, presenta colonne in marmo a coppie, di diversa tipologia e forma, decorate da mosaici e marmi colorati che reggono gli archi con l’epistilio ornato di magnifici mosaici e limitato in alto da una cornice di marmo bianco con teste di leoni, buoi, capre ed altri animali, dalle bocche dei quali scorre l’acqua piovana. I monaci benedettini dell’Abbazia di San Paolo, da secoli custodi della tomba dell’Apostolo Paolo, hanno creato il giardino monastico nel quale coltivano erbe e alberi citati nella Bibbia, che riproduce idealmente l’Eden biblico, un luogo senza tempo in cui meditare e riflettere sulla visione cristiana e monastica della natura. Tra i diversi ambienti si può ammirare l’Orto dei semplici dove vengono coltivate, secondo la millenaria tradizione benedettina, le piante officinali impiegate nella realizzazione dei rimedi fitoterapici disponibili alla Spezieria Monastica. Nel 2007, alcuni scavi nell'orto hanno portato all’individuazione di antiche strutture, come la base di un piccolo campanile, delle costruzioni relative alle case dei poveri risalenti alla fine del V secolo, e i resti di un portico colonnato. Read the full article
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Terni, veglia pasquale col cero decorato dalle Clarisse e sette adulti battezzati
Ester e gli altri adulti battezzati durante la veglia pasquale Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco nuovo e con l’accensione del cero pasquale, che è stato decorato dalle suore Clarisse di Terni. Il cero è stato portato in processione lungo…
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Quesito Buonasera Padre, mi potrebbe spiegare cosa sia un sacramentale? Grazie mille. Risposta del sacerdote Carissimo, 1. il codice di diritto canonico presenta i sacramentali in questo modo: “I sacramentali sono segni sacri con cui, per una qualche imitazione dei sacramenti, vengono significati e ottenuti per l'impetrazione della Chiesa, effetti soprattutto spirituali" (can.1166). Sono sacramentali tutti quei riti e quelle cerimonie che si fanno nella celebrazione dei sacramenti e che non costituiscono l'essenza del sacramento. Ad esempio, nel battesimo l'essenza del sacramento è costituita dall’effusione dell’acqua sul battezzando pronunciando le debite parole da parte del ministro. Tutti gli altri riti come il segno della croce, l’esorcismo, l’unzione col sacro crisma, la benedizione finale, la veste bianca, la candela accesa, il cero pasquale… sono sacramentali. 2. Si distinguono dai sacramenti essenzialmente per due motivi. Il primo: perché i sacramenti sono stati istituiti da Cristo, mentre i sacramentali sono istituiti dalla Chiesa. Il secondo: i sacramenti sono efficaci ex opere operato, mentre i sacramentali sono efficaci ex opere operantis, anzi, ex opere operantis Ecclesiae. Ex opere operato significa che per la loro stessa celebrazione producono effetto. I sacramentali invece sono efficaci dipendentemente dalla devozione della Chiesa. L'intercessione della Chiesa è particolarmente potente sebbene non sia infallibile come quella dei sacramenti. Nei sacramentali la Chiesa chiede a Dio per coloro che ne usano degnamente l'effetto spirituale per il quale sono stati istituiti. 3. I sacramentali si distinguono in due classi: esorcismi e benedizioni. Gli esorcismi consistono nell'imposizione delle mani e nella recita di alcune preghiere allo scopo di espellere il demonio da coloro che ne sono posseduti. Le benedizioni, che sono una effusione di doni celesti, si distinguono in benedizioni costitutive e invocative. Le benedizioni costitutive si applicano agli uomini e anche agli oggetti (ad esempio i calici) allo scopo di consacrarli, e cioè di destinarli esclusivamente al culto di Dio. Le benedizioni invocative vengono date agli uomini per ottenere qualche beneficio divino. Vengono date anche alle cose affinché il loro uso giovi alla salute dell'anima e del corpo. Ad esempio, è un sacramentale la benedizione della mensa. 4. A proposito dei sacramentali San Tommaso scrive: “L'acqua benedetta e le altre cose consacrate non si chiamano sacramenti, perché il loro uso non produce l'effetto proprio dei sacramenti, e cioè il conferimento della grazia. Queste realtà dispongono a ricevere i sacramenti sia allontanando gli ostacoli, come l'acqua benedetta che è usata contro gli assalti del demonio e i peccati veniali, sia facilitandone il compimento e l'amministrazione, come l'altare e i vasi sacri che sono consacrati per il rispetto dovuto all'eucaristia (Somma teologica, III, 65, 1, ad 6). 5. Sono sacramentali anche gli oggetti che vengono benedetti, come il crocifisso, la corona del Santo Rosario, le medaglie… A questo proposito il domenicano A. Sertillanges scrive: “Gli effetti che da essi si attendono sono quelli che richiede la vita cristiana: la purificazione dell’anima, la soddisfazione della giustizia per le nostre colpe, l’espulsione degli spiriti maligni, il sollievo delle nostre pene se il nostro Padre celeste lo trova opportuno, l’allontanamento dei flagelli sotto le stesse condizioni e la libertà interiore dei figli di Dio. Tali sono quelli che registra la teologia. Gesti minuscoli e familiari, cose da nulla: un’aspersione, una croce tracciata sulla fronte o sul petto, una formula: queste cose, entrando nella grande corrente religiosa, diventano efficaci. E lo diventano a cagione della nostra costituzione psicologica nella quale il sensibile ha tanta parte. Lo diventano anche a cagione dell’istituzione della Chiesa che ha il potere di captare forze superiori: forza di associaz
ione che è creatrice riguarda l’individuo; forza del Redentore, nel quale la società cristiana trova il suo centro; forza di Dio che è congiunto al Redentore e che, per mezzo di lui e della chiesa, e congiunto con noi” (L’Eglise, II, p. 4). Con l’augurio che l’uso dei sacramentali sia di grande beneficio per te e ti introduca sempre di più nella vita di Dio ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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#girl help! area woman’s phd project gets praised and complimented by incredibly nice professor area woman works with#signora mia la sento la nausea che sta per arrivare#meno del solito. perché ormai vivo in un costante stato di nausea quindi il livello medio di nausea è già da sè piuttosto elevato#‘si capisce bene quello che hai in mente di fare’ boh fra se lo dici tu ok#il fra in questione comunque è una persona per la quale accenderò un cero pasquale per buone cose sempiterne#mamma mia quanto mi lasciano disarmata le persone gentili perché sono gentili e basta#‘gentile e basta’ ottimo soprannome dal mio umile ma fuori bolla punto di vista
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14/04/2019
Oggi è 14 aprile. Come ogni 14 aprile che si rispetti dovrebbe succedere qualcosa. Questa volta succede che, no, non mi riesco ad alzare per andare a mungere. Sto male, ripenso al pomeriggio precedente, alla pizza che mi ha fatto male, al nervoso e al fatto che, ho voglia di piangere. Ripenso alle simbologie della Pasqua. Al periodo del fuoco, al fatto che anche nel Cristianesimo la rinascita sia legata agli elementi di purificazione e rigenerazione acqua e fuoco. E mi immagino il Cero Pasquale, il fuoco dentro l'acqua, il maschile dentro al femminile. Mi riaddormento e al risveglio sento mio padre arrabbiato, ma che non ha il coraggio di dirmi nulla. Solo che ci sono da inviare messaggi. Vado con mia madre alla messa delle Palme. Ritorno nella mia Chiesa di origine.. E ascoltando le Parole, le preghiere, non mi ritrovo più. Trovo troppo lontano dalla vera spiritualità molti fatti, parole, dettate dagli uomini. Credo nella Chiesa. Una, Santa, Cattolica, Apostolica. No. Io non ci credo nella Chiesa. Non ci credo proprio a una istituzione del genere. Mi rifiuto di accompagnare con certe parole. Sono di offesa, Gesù non è venuto per uccidere, vedere popoli uccidersi tra loro. Torniamo a casa, pranziamo, cerco di vedere il seminario di archeologia, ma ho sonno. Troppo sonno per ascoltare tutti i dettagli raccontati da Ilaria. Mi riposo e, torno dalle pecorelle che tanto mi mancano. La Luna è in alto, le mie ovaie ricominciano a tremare.
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100 Memorable Skating Programs - 36-40
I've been working on this list for the past couple of years. It started out as my top ten favorite programs, but as a fan of over twenty-four years who has seen hundreds of skating programs over the years, ten didn't seem quite enough, so I bumped it to twenty-five. That twenty-five then expanded to fifty, then to a hundred. Um...oops?
Anyway, some rules I kept in mind while making this list:
1) Only senior-level competitive programs from the 1993-1994 season and later are eligible. Yes, there are a few amazing programs from before then that I love as well, but I wanted to stick to the years that I was actively a fan.
2) Each skater only gets mentioned once on the list, unless there's a partner switch involved. (Hey, Aljona!) I could probably fill this list alone with my favorite Wagner/P. Chan/Weaver Poje/Davis White/Asada/Takahashi/Browning/Anissina Peizerat programs, but variety is the spice of life.
3) Choice of music is also not repeated, either! Y'all don't need a list of fifty amazing "Phantom of the Opera" programs, do y'all? ... I didn't think so.
By the way, this list is mostly about the programs themselves, which is why I've tried to note the choreographers whenever possible. If there are any mistakes or you happen know the name of a choreographer I'm missing, I would love to know!
I’ll be posting five a day. Today, we have 36-40!
36. Giada Russo "Red Violin" (Edoardo de Bernardis) 2016 Europeans - Giada may not be a great jumper, but I would say her incredible musicality and choreography more than make up for whatever technical deficiencies she has. Seriously, she is one of the few skaters who could probably skate a no-jump program and still keep the audience enthralled. This "Red Violin" is a choreographic masterpiece! Uh...just ignore the jumps.
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37. Shoma Uno "Buenos Aires Hora Cero" (Mihoko Higuchi) 2016 Grand Prix Final - I must admit that I was not the biggest fan of this program when I first saw it, but the more times I watched it, the more I came to love it, with it eventually becoming one of my favorites. It really does have fabulous choreography, and I love how intense and passionate Shoma is while skating it!
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38. Kaitlin Hawayek/Jean-Luc Baker (Pasquale Camerlengo) "Liebestraume" 2018 Nationals - I'm so, so glad they decided to keep this free dance after a disappointing Nationals in 2017 meant no late season assignments. It was too beautiful a program to only see three times in major competition, and it improved even more the second season, leading to 4CC gold and a great 10th place debut at Worlds. This performance at 2018 Nationals, though, was just breathtaking!
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39. Lu Chen "The Last Emperor" (Toller Cranston) 1995 Worlds - The choreography of this program is so beautiful and detailed! In particular, the footwork section is gorgeous; the repetition of moves is very effective. I also love that the first Chinese skater to win the world championships won with a program that spoke to her heritage and culture.
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40. Piper Gilles/Paul Poirier "Hitchcock" (Carol Lane and Juris Razgulajevs) 2014 Four Continents - Piper and Paul are known for their often unconventional dances, and none have been more effective than this brilliant free dance set to the music from Alfred Hitchcock movies. The way they conveyed a mood of suspense is incredible. At times, I was genuinely creeped out -- in a good way, of course! And I absolutely love the opening and closing lifts. The first lift is just really cool, while the last does a fantastic job of feeling almost like a struggle between murderer and victim, especially when Piper thrashes about.
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I' brindellone.
i' brindellone All'inizio era il Fuoco Santo. Una distribuzione della fiamma nella notte del sabato Santo. Il Fuoco Santo era conservato dalla famiglia che lo aveva portato dalla Terra Santa, dal Santo Sepolcro, la famiglia Pazzi tramite Pazzino dei Pazzi nel 1096. La mattina del sabato le pietre venivano esposte presso la cappella della famiglia Pazzi e poi venivano usate per accendere il Fuoco Sacro mediante sfregamento. I Pazzi per primi ricevevano la Sacra Fiamma e poi la distribuivano ai fedeli in preghiera e processione; i fiorentini la portavano a casa dove accendevano i propri focolari e lumi.
Santa Maria Sopra Porta Le pietre in seguito furono consegnate alla chiesa di Santa Maria sopra Porta, chiamata cosi perchè sorgeva presso la porta meridionale della cinta muraria carolingia, detta Por Santa Maria ed oggi chiesa sconsacrata. Le pietre furono poste in un tabernacolo di marmo ed estratte solo per accendere il Cero Pasquale portato in processione nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Sabato Santo. Questo avveniva mediante un carro di cui si occupava sempre la famiglia Pazzi. Il carro da cerimonia trasportava i carboni ardenti del fuoco sacro fino a piazza del Duomo, ma prima di giungere a destinazione passava per le vie di Firenze distribuendo la fiamma alle abitazioni del popolo. Il fuoco era alloggiato su un tripode e il carro ne veniva spesso danneggiato La famiglia pazzi doveva restaurarlo praticamente ogni anno. All'epoca il carro era semplice e spartano e i Pazzi decisero di farne costruire uno più resistente e di aspetto più solenne. Nacque quindi il "i Brindellone" . Il nuovo carro prese luce nel 1494 forse come rivincita dei Pazzi che tornarono in Firenze dopo la cacciata de' Medici. Una piccola digressione merita questo nome dato al carro pasquale. Brindellone a Firenze assume anche un altro significato, avete mai sentito dire "tu sei un bel brindellone"? Significa letteralmente una persona alta, instabile nel passo, malvestita. La genesi della parola, se spiegata, permette di capire perchè è usata sia per il carro pasquale che per identificare una persona alta e malvestita. Il tutto risale ad un'antica parata organizzata dalla zecca fiorentina. Il 24 giugno per la festa del patrono di Firenze, San Giovanni Battista, la zecca allestiva un carro di fieno che passava per le strade di Firenze e sul pagliericcio veniva posto un uomo vestito come San Giovanni con uno straccio di cammello strappato e logoro. Il carro che avanzava per le strade era lento e instabile e ondeggiava notevolmente a causa delle strade dissestate. Ecco, i fiorentini chiamavano questo carro brindellone e di conseguenza entrò in uso la stessa parola per le persone alte e malvestite che camminavano barcollando, proprio come un carro per le strade dissestate. Solo in seguito divenne uso chiamare ogni carro da parata con il nome brindellone per poi chiamare cosi l'unico carro che ancora sfila per le strade di Firenze, cioè il carro pasquale.
Non è dato sapere quando il tripode con i carboni ardenti fu sostituito dai fuochi artificiali, determinando l'uso della dicitura "scoppio del carro", ma sappiamo però che fu sotto il pontificato di Leone X° (1513-1521) che venne in uso per la prima volta la "colombina" per innescare lo scoppio del carro. La colombina non è altro che una struttura di cartapesta raffigurante una colomba della pace con un ramo di ulivo in bocca dotata di due razzi che ne permettono la propulsione e il ritorno. Ieri come oggi il carro la mattina di Pasqua, scortato da musici e sbandieratori del Corteo Storico si muove dal Piazzale del Prato trainato da una coppia di buoi bianchi infiorati accompagnati da un asinello ed arriva sino in piazza del Duomo. I brindellone viene posizionato fra il Battistero e la Cattedrale. I suoi 40 quintali si stagliano fra la folla, dall'alto dei suoi 11 metri osserva i fiorentini e gli presenta gli stendardi dei 4 quartieri storici, uno su ogni fiancata ed in sua presenza avviene il sorteggio per le partite del Calcio Storico.
Il carro è unito da un cavo d'acciaio che si protrae fin dentro la chiesa ad un'altezza di circa 7 metri e termina ad una colonna di legno posta per l’occasione al centro del coro. La miccia della colombina viene accesa con il fuoco sacro e la portatrice di pace e buon augurio parte dell’altare maggiore e percorre in circa 10 secondi i 90 metri di acciaio prima lungo la navata centrale per poi uscire andando a colpire il carro. La colombina funge da percussore e incendia i fuochi d'artificio dando origine allo scoppio del carro, la colombina deve poi, con il secondo razzo, percorrere il cavo all'indietro sino a tornare al punto di origine. I circa 400 fuochi scoppiano per 10 minuti celebrando la ricorrenza. Il coretto svolgimento della cerimonia è auspicio di buona fortuna, un tempo questa buona fortuna era rappresentata da un buon raccolto, oggi in termini generici si conserva la tradizione. Il tutto è ancora oggi avvalorato dal triste 1966, anno dell'ultima alluvione fiorentina ed anno in cui la colombina fece cilecca. Lo spirito fiorentino burlesco non tradisce nemmeno in un giorno tanto sacro e seppur ormai caduta in disuso un tempo i discoli ragazzacci fiorentini approfittavano dell'attenzione rivolta allo scoppio del carro per combinarne qualcuna delle loro. Una delle burle più frequenti era quella della cucitura. In pratica venivano cuciti fra loro gli abiti di 6/7 astanti che a fine cerimonia muovendosi si accorgevano di essere diventati un unico corpo suscitando l'ilarità e il divertimento di chi gli era vicino. Il carro viene poi riportato alla sua casa originaria dove riposerà per un anno intero presso il civico 48 di Porta al Prato. Ed il Fuoco Sacro? Quelle potenti pietre nel 1785 trovarono la loro dimora definitiva presso la chiesa di Santi Apostoli dove ancora oggi sono attentamente conservate.
Jacopo Cioni Read the full article
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L'Omelia della Veglia Pasquale di Don Luigi Ruggiero del 3 aprile 2021
Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro ZangrilloDon Luigi Ruggiero Omelia di Don Luigi Ruggiero del 3 aprile 2021 - audio di Pietro Zangrillo https://youtu.be/EaUdRxDhxZY Omelia di Don Luigi Ruggiero - video di Pietro Zangrillo La “madre di tutte le veglie", con le quattro parti in cui questa funzione ci trasporta nella Risurrezzione di Gesù. Don Luigi Ruggiero, cappellano dell'ospedale “Dono Svizzero” di Formia, ha voluto mettere in evidenza sia l'aspetto dell'angelo che annuncia il ritorno alla vita del Cristo pèer notificarlo ai discepoli e a Pietro, ma anche il ruolo del cristiano di essere la luce, il liveto e il sale del mondo: “Alleluja, Alleluja, Alleluia! Qualcuno diceva: Alleluja non si dice durante la Quaresima? Ma Alleluja significa Gloria a Dio, e quindi nella Quaresima si dice Gloria a Dio, Gloria a Cristo. Ma al di la delle parole certamente la lode a Dio bisogna renderla, Gloria a Dio, bisogna rendere Gloria a Dio sempre e comunque, anche nei momenti quando noi diciamo no, in momenti che tanto sono gioiosi. Tant'è vero la Liturgia e quest già abbiamo già detto pure noi, ecco prima dell'Avvento, prima del Natale durante l'Avvento, e prima della Pasqua durante la Quaresima ci stanno le due giornate le domeniche della gioia, del “leatare” e del “gaudere”, la terza domenica di Avvento e la quarta di Quaresima. Dire che per noi cristiani il rapporto che è ciò che è buono e ciò che è anche cattivo, quando c'è Cristo con noi non dobbiamo temere nulla, perché il Signore Gesù Cristo è il Signore della vita, è il Signore di ogni bene, di ogni cosa positiva, quindi le cose buone che solo Lui perché Dio ci può donare. Non so voi cosa avete pensato, io non ci ho mai fatto caso sinceramente, si parla di Pietro e quest'angelo dice: “Andate e dite ai discepoli e a Pietro”. Stavolta Pietro è presentato come il responsabile della comunità, non è solo Gesù che dice “Tu sei Pietro”. Ecco l'angelo che sottolinea questo aspetto come per dire “Andate da Pietro, andate dai fratelli,” e ricorda come già aveva detto Gesù prima della Passione che lo avrebbe preceduto in Galilea. Non dimentichiamo mai che la Galilea è la regione alta, a nord della Palestina, la galilea è sinonimo di luogo dove tutto è mischiato, bene e male, il luogo diove si passa per andare ad Occidente ed a Oriente, è il luogo delle lingue più diverse, che si parlano tante lingue perché è una zona di commercio, una zona di passaggio, quindi tutte quelle caratteristiche che pottremmo applicare in tutti gli altri settori della vita politica, strategica, economica e compagnia bella. E da lì Gesù comincia a predicare, è andato in Galilea a predicare dopo il Battesimo. Quindi non è andato a Gerusalemme, non è andato nella città santa, e qui mi preme un po' mettere in evidenza perché è un'aspetto che cerchiamo di riprendere in queste prossime settimane. Tutto quello che è stato preparato, abbiamo anche seguito nelle preghiere alla fine delle letture e qualche preghiera in modo particolare, il tempo dei profeti da quando Dio chiama Abramo, quindi possiamo fare i calcoli e qui possiamo dare anche i numeri, Abramo stava al 1850-1900 avanti Cristo, quindi quando Sabramo è stato chiamato, e poi tutto quello che è successo dopo nei figli di Abramo, c Giacobbe, i discendenti di Giacobbe, le tribù di Israele e compagnia bella fino a Gesù, c'è stata una preparazione di duemila anni, se possiamo dire così. E quando arriva Gesù che nasce, manco ci si accorge, ecco non ci si rende conto di ciò che sta avvenendo. Eppure di Gesù si sapeva che sarebbe nato, il luogo dove sartebbe stato, Nazaret, il luogo dove sarebbe nato, Betlemme, il nome, sara chiamato Re Emmanuele Dio – con - noi, Gesù il salvatore, sarà chiamato Nazareno. Se vedete le domande che abbiamo ascoltato in questi giorni passati prima di questa Settimana Santa, quel mettersi contro comunque e Gesù e quei poveri Giudei erano un po' anche ignorantelli, ma dalla Galilea mica ci sono profeti, non sapevano per esempio che Giona era della Galilea. Ma Gesù chi lo conosce, il Messia noi sappiamo mica deve venirte dalla Galilea, perché pensavano di Nazaret tu guiarda che Nazaret nons apevano, se si fossero informati che Gesù è nato a Betlemme, e Betlemme significa la città di Davide, significa, ecco, il discendente, il Messia promesso dalla discendenza di Davide. Insomma anche questo aspetto che un po' si deve non solo dire, ma come siete ignoranti, ma qualche volta anche noi siamo ignoranti, ma al di là della conoscenza, diciamo, intellettuale che possiamo avere delle cose, l'anima delle cose che non devono mai venir meno questi aspetti importanti che deve essere l'anima delle cose, è questa fede in Gesù Cristo. Quando Gesù è venuto e ha annunciato l'amore di Dio, l'amore dei fratelli, ha insegnato con la parola e con la vita ed è morto sulla croce per noi, ci ha dimostrato quanto Dio amam l'umanità nonostante tutto. Scusate se mi ripeto in certe cose, io avrei detto andatevene perchè vi prendo a calci tutti quanti. Qualcuno mi dirà: ma stai sempre a dire la stessa cosa. Per me è stata una cscoperta anche questa sinceramente come sacerdote e come uomo: ma lì sotto la croce ci stavo pure io. E Gesù, morendo sulla croce, ha salvato il mondo dalla creazione e lo ha salvato prima della fine di questo mondo. Quindi c'è quel momento, il centro il Mistero Pasquale, la morte e risurrezione di Gesù, che deve essere anche nella nostra vita, la nostra fede, che diventa anche il punto e il tempo dello Spirito, il tempoche stiamo vivendo noi. E in un certo qual modo calcolate duemila anni prima e lo gustiamo duemila anni dopo. Quindi come si dice, qualcuno dice, in una maniera azzardata, ma stai dicendo stupidaggini, però dobbiamo pensare che il tempo di un cambiamento, di svolta che ci deve essere nel mondo, nella terra. E qui il tempo della Chiesa, il tempo dello Spirito Santo, il tempo nostro, il tempo di rivedere, rimane sempre fondamentale Cristo morto e risorto, ma la conversione del primo annuncio di Gesù fa, e tutti dobbiamo sentirci nel bisogno di dire: ma di può sempre ricominciare da capo. Anche quelli che hanno un percorso di vita spirituale avanti, è insoimma lavorare perché il Regno di Dio diventi sempre più realtà, che verrà la fine, ci saranno delle svolte, ci saranno tante cose che forse non si riusciranno a capire e ad accettare come le malattie, le pandemie, le morti, qualcuno si azzarda a dare anche dei numeri dicendo: i due terzi, i tre terzi, i tre quarti dell'umanità, ecco, perirà, e ci sarà un resto a qui al là di quello che potrà succedere. Certamente io mi devo salvare l'anima insieme ai miei cari, è quell'impegno che abbiamo preso un pochettino in queste settimane scorse che è uno degli impegni che dobbiamo prendere nel tempo di Pasqua: la preghiera, lla soferenza, l'offerta, la penitenza, il digiuno, diciamo, di rinunciare anche alle cose piccole nostre che possono aiutare, ad aiutare a dare tutto di me, di offrire tutto di me al Signore. Insomma, anche se nelle case non sempre tutti la penseranno alla stessa maniera, ci deve essere sempre qualcuno che si fa carico per tutti. Io devo pensare a mia moglie, a mio marito, insieme ci dobbiamo salvare, io devo pensare ai miei figli, ai miei ghenitori, insieme ci dobbiamo salvare, io mi devo mettere con i mioei fratelli, von i miei parenti, insomma questo aspetto della salvezza che dipende anche da me, se non altro per dire si e no a Dio. Perché vede Dio è onnipotente, però ha una debolezza, come qualcuno dice, debole nelle preghiere, nelle penitenze, ma mi permetto di aggiungere noi siamo più potenti di Lui in qualche modo, se pensiemo che possiamo ditre anche no all'amore. Dio non può dire no all'amore, deve dire sempre si perché è anche amore. Noi abbiamo anche la libertà di poter dire: si Signore, accetto il tuo amore; no Signore, se tu permetti io scelgo altro. E' questo il discorso del tempo della Chiesa, il tempo nostro, possiamo anche rifiutare Dio. Ecco si parla tanto di questo allontanarsi da Dio, la famiglia che non è stata distrutta dal peccato originale, nemmeno dal diluvio universale e oggi l'uomo vuole avere la presunzione di distruggere questo mondo che è quello della famiglia, la vita, quella ridicolaggine e stupidità di tanta gente, ecco c'è anche una espressione molto pesante per le persone che, per esempio, sono contro l'aborto e magari chi maltratta una bestiola usa la stessa espressione e magari non si rendono conto che anche un bambino che deve nascere e potrtebbe nascere un bambinio piccolo che viene seviziato, tutto il discorso anche dei vaccini quando si parla, non si riesce a …... non ho sentito. Perché quelli che dicono di no, dicono no, non sanno parlare, io dico grazie a Dio che la televisione non mi funziona, forse è una cosa provvidenziale. C'è anche qui questo momento che stiamo vivendo, noi cristiani abbiamo un ruolo importante, dobbiamo essere veramente sale, di essere luce, di essere lievito, anche se il cero a volte sembra spento perché là sta acceso, non si vede, noi dove stiamo? E' qui che diventa importante la testimonianza, la Chiesa, anche mettere in discussione. Questo fatto di mettere in discussione il Papa, è questo o non è questo il Papa, i Sacramenti e l'altro giorno persone che ho avuto in parrocchia, voi avete sentito di Gallinaro, che a un certo punto hanno fatto la scelta di Gallinaro, prsone che hanno sempre fatto la comunione, hanno sempre prregato, adesso dicono non è vero più, non è vero quello che dici tu. Fino adesso cosa abbiamo creduto? Che cosa hai creduto? Quindio non è questione forse siamo d'accordo o non siamo d'accordo su certe idee, però ci sono tanti di quei segni che a volte anche inconsciamente, vedui qeulli dei cosiddetti cristiani che vanno a messa, andavano e adesso non ci vanno più, che hanno paura. Questa espressione sarebbe interessante raccogliere ed espressioni più o meno leggere, più o meno pesanti, non so non rispettare, è vero tu puoi fare tutte le scelte che vuoi, ma se permetti acìnche io come te posso fare le mie scelte. E' però se tu porti avanti le tue idee, non rispetti le persone, inomma si definiscono altre cose. Insomma npoi crisrtiani davvero dobbiamo crderci in Gesù Cristo, dobbiamo credere nell'uomo, nella vita umana che è fondamentale, e dobbiamo credere al creato e alle creature tutte, anche ai fiuori e alle piante, e anche negli animaletti, ma soprattutto Dio e l'uomo e il mondo sono da amare. E qui il discorso da amare Dio e il prossimo come se stesso è fondamentale, il vivere negli ambineti e santificare non solo sanificare, adesso si dice santificare con i nostri ambienti, i luoghi dove noi viviamo, le situazioni che viviamo di gioia e di dolore hanno bisogno di Dio. Spesso si fanno tante iniziative, i compleanni, le feste, gli anniversari, non so, è capitato anche a voi nelle feste con i diciotto anni si fa tutto e non si prega, per esempio. L'altro giorno stavo pensando, nella pastorale degli infermi sono ormai quasi venti anni che sto qui all'ospedale, solo un caso è capitato delle persone che vanno in poensione hanno avuto la bella delicatezza e attenzione, ecco Costantino, la sorella, la amma che è andata in pesnione, di dire una messa di ringraziamento. Mi ricordo li nel salone nella sala conferenze e cjhi voleva venire e poi si è fatto altro, per dire grazie. Gli unici che hanno fatto una cosa del genere, dico ma gli altyri sono anche cristiani, a parte andare o non andare a messa, ma quanto li ha edificati. Allora anche qui il discorso di noi cristiani, credenti e non credenti, che siamo tante volte, perché a volter siamo un po' più credenti, a volte meno, però su certe cose dobbiamo anche un po' ritornarci e quindi anche alla Paqua di quest'anno, pensiamo rispetto alla Pasqua dell'anno scorso, di due anni fa e degli altri anni, quanto sono andato avanti nella fede, quisanto sono andato avanti con la mia famiglia nella fede, quanto nella mia comunità, nel mio mondo dove lavoro, il mio vicinato, il mio parentado, cioè quanto noi cristiani siamo ad essere lievito e sale e luce. E triste quando, questo è un altro aspetto che abbiamo provato a chiedere, invece di prendere in considerazione questi giorni dio Pasqua, la pace che dovremmo chiedere per le famiglie. Non so voi, a me è capitato spesso nelle varie parrocchie dove sono stato, ma anche al paese mio, quando si nominano certe famiglie, soprattutto con certe persone, è sinonimo di diavolo, du terrore, perché è vero anche che io e te non centriamo niente con i nostri nonni che sono stati e hanno fatto i cretini perché bisogna dire così, e degli strascichi che rimangono in quella famiglia non voglio averw a che fare. Ma tu che centri? Perché mio nonno e mio bisnonno …. Allora questo non si finisce mai se nonm ci si riconcilia. E qui il dono del perdono, anche della divina volontà che è quella dell'amore di Dio che deve essere accolto con Gesù, condividerlo con Lui questo amore e anche questo perdono, e lo dobbiamo fare questo lavoro. E allora nella mia famiglia, io mi ricordo a casa mia quando si parlava, con tutta la buona volontà, ho visto anche con quanta difficoltà tra fratelli, tra parenti, tra vicinio, insomma a volte con cose anche pesanti. Ed allora chiedere perdono, credere in Gesù significa anche ringraziare certamente per tutti i doni, cvhiedere aiuto per le necessità più diverse, chiedere anche perdono, riconciliarsi e riconciliare, e farlo pure per chi non lo fa. Ecco l'atto divino nostro quando lo facciamo con Gesù, che anche se a casa mia non ci sta nessuno che lo fa, lo faccio solo io, nel posto di lavoro solo io, dice il mio paese solo uno che prega, fa peniternza, si fa carico per riparare i peccati dei suoi paesani, ecco tuta la Chiesa, tutto il mondo si salva e viene aiutato a santificarsi. Quindi basta solo una persona, io dico mezza persona, ma perché se ci sta, si incomincia magari si raggiungono tanti obiettivi, non importa. Anche quel poco, quel mezzo, quel passo, è l'inizio di fare anche grandi passi, tante miglia, e quindi dobbiamo un pochettino rivedere la nostra vita, ma nella luce di Gesù Cristo morto e risorto. Ecco, morire al male, al peccato è la prima risurrezione che dobbiamo fare in noi, chiedere la grazia che deve essere la guida, il riferimento, cioè la luce, la grazia significa l'aiuto di Dio, la luce e la forza di Dio, cioè quello che Dio vuole lo voglio anch'io. E cerco, con il suo aiuto, con la sua grazia si dice, ma con il suo stare con Lui, il suo stare con noi insieme, nelle famiglie ci deve stare Gesù. Il discorso che dicevamo di benedire, e tante volte nelle famiglie è normale che si convive, per esempio. Oggi due belle notizie: due persone che convivono da un po' di tempo, ecco una cosa che è successa non tanto positiva, si sono decise di sposarsi. Meno male, e si sono ricordati qualcuno che il nonno, il papa ….. eppure tu dicevi, tanti anni fa, eh, bisogna che la grazia di Dio è importante nella casa, la benedizione di Dio, e se noi non accostiamo ai sacramenti, ecco noi mettiamo fuori Gesù dalla porta della nostra casa. Insomma anche qui essere sale, essere lievito, essere luce, essere presenza di Dio da incarnare e c'è molto da lòavorare in questo senso, Non so voi, ma a me è capitato tante volte, non lo so, perché ho la faccia brutta, dioce: ma lo sai, Don Luigi, mi ricordo..... e quanto senti dire da qualcuno mi ricordo che tu dicevi, io magari un paio di volte dicevo queste cose, ma poi ho pensato e dici bene, è vero quello che mi dicono. E allora, guarda un pochettino, però mi confesso pure, spesso per le persone che si sono allontanate, non le ho avvicinate, e non solo a me ma a Gesù pure. Stamattina mentre scendendo e facevo questa considerazione, avevo l'intenzione di pregarci perché è un momento che io personalemente sto vivendo, la difficoltà di queste persone che non si accostano ai sacramenti per tanti motivi, nelle persone che magari le chiami e rispondono, magari hanno visto che sei tu e chiudono il telefono. Pensi, come capita pure a me, chiudo perché sto occupato, poi magari richiamo, ma poriecco magari me lo scordo, passa tuitto, ma poi guarda un po', mò faccio così, il giorno di Pasqua di domani, proprio il momento della preghiera, mi faccio una bella carrellata e dire: Buongiorno, neanche Buona Pasqua, solo Buongiorno. Se lo fai può essere una cosa di cattiveria, generale. No, voglio dire buongiorno Pietro, buongiorno Maria, buongiorno personalizzato. Quindi saranno dici, venti, cinquanta, gari a uno a uno dedicare prima della messa epoi emttere tutto sull'altare. Ecco, a volte sembra propmario poco, ci vuole, a volte una telefonata, un messaggio, un semplice come stai. E allora il saluto, il ricordarci, il guardarci neglòi occhi, con queste mascherine io le vedo positive in qeusto senso pure, perché c'è da guardarci di più negli occhi, a non abbassare la guardia perché non è questo il momento, è un pezzo di stoffa, ma se può dare un po' di sollievo, anche questo serve. Ecco mettiamo un pochettino tutto davanti al Signore, tutto di noi in positivo, tutto positivo positivo, e il cosidetto negativo che tante volte è positivo, non accolto, insomma mettiamo la nostra quotidianità, le nostre scelte, le nostre decisioni, nostre e di tutti quanti quelli che conosciamo, tutti gli uomini che desiderano un po' di bene, un po' di pace, un po' di amore.” Read the full article
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Tempo di Pasqua a Petriolo
Tempo di Pasqua a Petriolo, pillole di tradizioni popolari pasquali nel paese di Giovanni Ginobili Lu vinidìttu La notte del sabato Santo c’era la veglia con la benedizione dell’acqua e del fuoco. La gente portava da casa una bottiglietta d’acqua, che veniva benedetta durante la funzione, durante la quale veniva anche fatta la benedizione del fuoco, l’accensione del cero pasquale e la liturgia…
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#costumanze marchigiane#lu vinìdittu#marche#Petriolo#pillole di tradizioni popolari#Pitrió&039; mmia#tempo di Pasqua a Petriolo#uova di gallina felice
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Il Sabato Santo, in attesa della Pasqua
Se il Giovedì Santo è il momento dell’istituzione dell’Eucaristia e nel Venerdì Santo ci sono la mestizia, il dolore e la penitenza per la Passione e morte di Gesù, con la sua sepoltura, il Sabato Santo è dove domina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro prima della gioia della Pasqua, con l’annuncio della Risurrezione. A partire dal IV secolo in alcuni luoghi questo giorno era il momento dove i candidati al Battesimo facevano un pubblica professione di fede, prima di essere ammessi nella Chiesa, in rito che avveniva proprio nella Veglia di Pasqua. Verso il XVI secolo c’era un’anticipazione della Vigilia alla mattina del Sabato Santo, dato che non era consigliabile stare di notte fuori casa, una tradizione che è durata fino agli anni Cinquanta del XX secolo quando, verso le 10-11 del mattino del sabato, si scioglievano le campane dai legami messi la sera del Giovedì Santo per l’annuncio della Risurrezione Dopo la riforma liturgica Conciliare, tutto è ritornato alle origini e il Sabato della Pasqua ha ripreso il significato del giorno della meditazione e penitenza, dove l’oscurità nelle chiese è totale, non vi sono celebrazioni liturgiche, né Sante Messe. Inoltre il Sabato Santo è l’unico giorno dell’anno dove non si può ricevere la Comunione, tranne nel caso di Viatico per gli ammalati gravi, mentre tutto è silenzio nell’attesa dell’evento della Resurrezione. Ma per quanto tempo rimase nel sepolcro Gesù? Si sa che furono tre giorni non interi, dalla sera del Venerdì fino all’alba del giorno dopo la festa del Sabato ebraico, noto oggi come la Domenica di Pasqua, ma che per gli Ebrei era il primo giorno della settimana, cioè vi rimase per circa 40 ore. Con la liturgia odierna, la Veglia Pasquale è prevista in gran parte di chiese e cattedrali, con inizio verso le 22 del sabato ma la madre di tutte le Veglie celebrate dalla liturgia cristiana, pur iniziando nell’ultima ora del sabato, di fatto fa parte della Liturgia solenne della Pasqua. Durante la Veglia viene benedetto il cero pasquale, oltre all’acqua battesimale, in modo da far coincidere il canto del Gloria, con il suono delle campane a festa, verso mezzanotte. In alcune zone la Veglia inizia verso mezzanotte e così la liturgia eucaristica prosegue nelle prime ore notturne. Read the full article
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Carceri, i detenuti di Paliano donano a Papa Francesco un cero pasquale
Carceri, i detenuti di Paliano donano a Papa Francesco un cero pasquale
Un cero artistico, il primo prodotto dai detenuti impegnati nel progetto “La Luce della Libertà”, è stato il dono che i reclusi nel carcere di Paliano hanno voluto recare a Papa Francesco in occasione della Pasqua. E’ stato l’Ispettore dei Cappellani degli istituti italiani, don Raffaele Grimaldi, a consegnare il dono al Santo Padre al termine dell’udienza papale prima delle festività…
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