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morelin · 1 year ago
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Education City
Ci spostiamo poi nella municipalità di Al Rayyan (Qatar) che viene considerata ormai area metropolitana di Doha. Qui è stato creato l’Education City, un centro di eccellenza per la cultura che comprende campus di prestigiose università straniere, centri di ricerca, centri congressi, biblioteche ed ospedali all’avanguardia. L’obiettivo di questo progetto è la creazione di una nuova società araba basata sul potere della conoscenza in cui anche le donne abbiano la possibilità di studiare.
Parte del tour di quest’area è stata fatta in pullman e parte a piedi per permettere alcune visite interne.
Abbiamo fatto un veloce passaggio davanti al Sidra Medical and Research Center per osservare l’opera “The Miraculous Journey” formata da 14 sculture che raffigurano le varie fasi dell'evoluzione fetale dal concepimento alla nascita.
Poi una sosta fotografica per vedere il Ceremonial Court progettato da Arata Isozaki, il giardino Green Spine e sullo sfondo il cubico edificio dell’headquarter della Qatar Foundation.
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La visita della National Library è stata invece completa. L’architetto Rem Koolhaas ha progettato questo edificio di 45.000 metri quadrati che sembra quasi un’astronave per ospitare una delle più grandi biblioteche del mondo (2 milioni di volumi).
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L’edificio più iconico è la futuristica moschea dagli alti minareti inclinati (90 metri), la prima progettata all’interno di un campus universitario. La sala principale può contenere fino a 1.800 fedeli, mentre il cortile esterno ha una capienza di 1.000 persone.
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Vi invito a fare una breve ricerca in internet per scoprire l’architettura (sia esterna sia interna) di altri edifici costruiti in quest’area.
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cinquecolonnemagazine · 7 months ago
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Napoli diventa capitale della mobilità internazionale degli studenti
Napoli ospiterà per la prima volta l’Annual Joint Meeting of the ENIC and NARIC Networks, il convegno annuale dei centri che si occupano del riconoscimento dei titoli di studio afferenti alle reti ENIC-NARIC. Giunto alla sua 31° edizione, l’evento internazionale rappresenta il principale incontro dell’anno per discutere delle misure volte a promuovere la mobilità degli studenti in tutto il mondo, uno degli strumenti prioritari per la formazione degli studenti, per consentire loro di apprendere competenze preziose e ampliare i propri orizzonti. Mobilità internazionale degli studenti L’organizzatore dell’incontro di quest’anno è CIMEA, Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche, l’ente italiano parte delle reti ENIC – NARIC, che per la terza volta nella storia del convegno porta l’evento in Italia. Quest’anno, in occasione dei 40 anni di CIMEA, il centro ha scelto proprio Napoli come città ospitante. Una scelta per niente casuale: il 2024 infatti è l’anno dell’800esimo anniversario dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Si è voluto, quindi, celebrare la città che ha dato i natali a una delle università più prestigiose in Italia, la prima ad esser stata fondata da un Imperatore, nonché una delle università pubbliche più antiche del mondo. Le parole di CIMEA “Napoli da 800 anni rappresenta una delle culle della cultura accademica e la ricorrenza dell’anniversario dell’Università degli Studi di Napoli Federico II è per noi l’occasione ideale per enfatizzare il ruolo che questa città ha nel promuovere la formazione superiore in Italia e nel mondo” ha dichiarato Luca Lantero, Direttore Generale di CIMEA. “Come CIMEA da sempre ci facciamo portavoce dell’etica e dei valori accademici, tra cui quello della mobilità internazionale degli studenti, per questo siamo orgogliosi di ospitare per la terza volta in Italia il convegno e dar risalto alle misure messe in campo dal nostro Paese per accogliere quanti più studenti internazionali nelle nostre università. L’incontro costituisce un’opportunità per scambiare le buone prassi sul riconoscimento dei titoli di studio esteri, a vantaggio sia degli studenti internazionali che vogliono proseguire il percorso di studi da noi, sia degli studenti italiani che invece vogliono frequentare università all’estero”. Incontri Nei tre giorni dell’incontro, la capitale partenopea diventerà un vero e proprio crocevia di centinaia di delegati internazionali, che potranno discutere del ruolo cardine del riconoscimento delle qualifiche come strumento di inclusione e promozione della mobilità, in una cornice del tutto eccezionale, che va dal Complesso Monumentale Donna Regina, luogo in cui prenderanno il via i lavori, al Centro Congressi Federico II, che ospiterà l’intero convegno, fino alla Galleria Borbonica, l’esclusiva location in cui festeggiati i 40 anni di CIMEA e della rete NARIC. Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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personal-reporter · 1 year ago
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A zonzo per la Francia: Disneyland Paris
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Il cuore del regno della Disney in Europa… Disneyland Paris, il leggendario parco divertimenti Disney di Parigi, ancora oggi resta la prima destinazione turistica in Europa, con più di 300 milioni di visite dall’apertura del Resort nel 1992, di cui 14 milioni di visite nel 2017. Ma non si tratta solo di un parco a tema, bensì di un complesso molto articolato con molteplici attrazioni, svaghi, zone commerciali e alberghiere interamente dedicato al mondo Disney e ai suoi protagonisti. Visto dall'alto Disneyland Paris riprende nella sua forma esattamente la faccia di Topolino e comprende due parchi a tema. Il primo nasce con l'apertura del resort nel 1992 ed è noto anche con il nome che aveva in precedenza cioè Euro Disney, oggi non più utilizzato in quanto il parco ha preso il nome di Parco Disneyland. Dedicato agli eroi e alle storie del mondo Disney, è questo il parco del Castello della Bella Addormentata nel Bosco, ancora oggi l’icona di Disneyland Paris, situato al centro del Parco Disneyland, l’incantevole castello rosa è alto quasi 50 metri e grazie a una tecnica cinematografica sembra ancora più imponente. Il secondo Parco Disney, il più recente, è il Parco Walt Disney Studios aperto 10 anni dopo nel 2002 e ispirato alla magia del cinema e degli studi cinematografici. L'attrazione più famosa di questo parco è Ratatouille, aperta nel 2014, un'esperienza in 4d ispirata alle sorprendenti avventure del topolino Rémy. Il complesso di Disneyland Paris, oltre ai due parchi tematici, include 7 hotel tematici Disney per un totale di oltre 5.800 stanze, con un’aggiunta di più di 2.700 stanze gestite da Hotel Associati e Selezionati, due centri congressi e un campo da golf con 27 buche. Ospita anche il Disney Village, uno dei quartieri di divertimento più grandi della regione Ile-de-France, che offre ristoranti tematici, negozi e un cinema multisala ed è anche il posto dove poter trascorrere la serata dopo la chiusura dei parchi. Oltre ai 7 hotel a tema in stile Disney, si può  alloggiare in molti altri hotel consigliati e affiliati nei pressi del parco, collegati con navetta gratuita, o nelle strutture ricettive di Val d'Europe, raggiungibili in treno RER - A ad una sola stazione da Marne-de-la-Vallée-Chessy Parc Disneyland. Read the full article
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corallorosso · 3 years ago
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SAN MARINO, LO "STATO CANAGLIA" Quell'indocile staterello grande poco più di Piazza Duomo, sta creando qualche grattacapo alla corazzata Italia e al di Lei Ministro degli Esteri. Oh Dio, per creare problemi a Di Maio basterebbe chiedergli la tabellina del 7 o molto più crudelmente la coniugazione di un qualsiasi verbo, senza infierire con gli irregolari. Fatto sta che San Marino é finita di fatto nella Lista dei Paesi nemici, altrimenti detti "canaglia" che non si inchinano alle Leggi dei Paesi evoluti, tra i quali ovviamente (nonostante Di Maio) figura anche l'Italia. Veniamo ai fatti. In un periodo di carenza vaccinale, mentre dagli schermi tv, più o meno improvvisati esperti, discutevano sulla bontà dei vaccini, La Repubblica dei Capitani, si era messa diligentemente in lista per vaccinare il suo Popolo. Dopo un incontro durato sei ore per spiegare a Di Maio dove si trovasse San Marino, perché era li' e che non era un quartiere di Riccione, la risposta fu di puro stampo leghista : Prima gli Italiani. I Sanmarinesi attesero pazientemente che i vaccini benedetti dall'UE, arrivassero sulle pendici del Monte Titano, in particolare il Pfizer, considerato "salvavita". Ma non arrivarono nemmeno le siringhe. Busso' alla porta del castello il Diavolo veste Putin, con la fialetta in mano dello Sputnik V, e come fa ancora Mastrotta, si mise a decantare l'improbabile bontà del prodotto. La Repubblica, stremata dall'attesa, accetto' il regalo russo. E vaccino' tutti i suoi Cittadini. Ma per l'UE, il vaccino non vale e quindi niente "green pass" a meno che il Popolo non si sottoponga ad un'altra dose di vaccino benedetto da Santa Madre Europa. Cosa che i Sanmarinesi non vogliono fare, preoccupati da quel "miscuglio vaccinale" nelle loro vene. Ma sappiamo che senza la Carta Verde non puoi nemmeno andare in toilette figuaratevi andare a lavorare in strutture scolastiche e sanitarie, o accedere a fiere, congressi, musei, teatri, cinema, piscine, parchi divertimento, centri termali, sale giochi in territorio italiano, né sedersi all’interno di bar e ristoranti se non entro il perimetro della loro Repubblica; ma nemmeno far visita ai parenti in ospedale e nelle residenze per anziani, prendere aerei o treni o imbarcarsi da qualche località italiana. Insomma saranno reclusi in pochi ettari di terra, sovrana ma isolata dagli altri. Ed ecco la genialata del Di Maio. Proroga fino a metà Ottobre dell'obbligo di presentare il Green Pass. Si va bene, ma dopo ? Dio vede e provvede. Le lamentele della piccola Repubblica sono giunte alle orecchie di Spock-Lavrov, Ministro degli Esteri russo. Incazzato é arrivato a Roma per chiedere all'amabile Ministro Di Maio, come mai i Sanmarinesi sono esenti ed i russi (vaccinati con il medesimo vaccino) invece NO. Voci di corridoio della Farnesina dicono che Giggetto s'é chiuso in bagno fino a quando il mastino russo non é tornato a Mosca. Ma poi, il 15/10, che succederà con San Marino ? L'ultima volta che abbiamo avuto un problemino con loro, abbiamo mandato l'Esercito a presidiare i confini. Era il lontano 1957 e la Repubblica dei Capitani si diede un Governo Social- Comunista. Apriti cielo. Mandammo i soldati a far la guerra ad uno dei pochi Paesi contro i quali probabilmente avremmo vinto. Era la "Notte di Rovereta". Il Governo dei mangia-bambini cadde e le truppe si ritirarono. Potremmo armare i soldati di siringhe e Pfizer e sterminarli, pardon vaccinarli, tutti, alla faccia dello Sputnik e dei Cremliniani. La pace sarebbe salva. L'Onore un po' meno. Claudio Khaled Ser
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. https://ift.tt/2VBWFf3 Musei di Bologna: i più belli da visitare Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. Bologna è una città bella ed accogliente dove coesistono bellezze architettoniche, storiche e gastronomiche oltre a numerosi musei da visitare.
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altabattery00 · 2 years ago
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Perché abbiamo nuovi nomi per il Wi-Fi
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Gli standard Wi-Fi che usi nella tua casa sono stati rinominati e, come accennato, c'è un nuovo nome per lo standard Wi-Fi più recente (802.11ax), che si chiama Wi-Fi 6.
Prima d'ora, gli standard wireless sono stati indicati con un nome tecnico, il nome che erano stati originariamente dati dall'IEEE, che è l'organizzazione che definisce gli standard di rete.
Ora verrà utilizzato quanto segue:
Wi-Fi 6 significa tecnologia 802.11ax: la nuova generazione di Wi-Fi, presente in molti router che puoi acquistare oggi Wi-Fi 5 significa tecnologia 802.11ac, in pratica la generazione precedente Wi-Fi 4 significa tecnologia 802.11n: molte persone avranno dispositivi di rete basati su 802.11n, ma è stato sostituito da 802.11ac in molti nuovi router dal 2013 in poi. Vale la pena notare che tutti gli standard wireless a cui si fa riferimento qui sono compatibili con le versioni precedenti. Quindi i tuoi dispositivi non smetteranno improvvisamente di funzionare quando il Wi-Fi 6 diventa più comune.
In sostanza, i nomi ora sono più facili da capire. Se hai un nuovo router degli ultimi due anni, è probabile che supporti 802.11ac e standard precedenti, incluso 802.11n. oppure, nella nuova nomenclatura, supporterà Wi-Fi 5 e 4. Cosa offre Wi-Fi 6 Wi-Fi 6 (o 802.11ax) offre un miglioramento della velocità di circa il 30%. Ma i cambiamenti hanno una portata più ampia di un semplice numero di titolo.
Anche la latenza viene ridotta in modo significativo e c'è un cambiamento nel modo in cui questa versione del Wi-Fi gestisce più dispositivi. Questa modifica significa che può fornire molti più dati a ciascun dispositivo contemporaneamente.
E sì, ciò significa che i luoghi in cui hai un gran numero di dispositivi - come mostre, conferenze stampa, stadi e simili - dovrebbero avere reti più solide in futuro.
I router Wi-Fi 6 hanno diversi flussi di connettività wireless, con diversi prodotti in grado di gestire diverse quantità di dispositivi connessi (essenzialmente si possono pensare a questi come "tubi" con capacità per una determinata quantità di dati). I migliori hanno 8 o 12 stream.
E il Wi-Fi 6E? Come suggerisce il nome, il Wi-Fi 6E fa ancora parte dello standard Wi-Fi 6, ma presenta una differenza fondamentale. Il Wi-Fi 6E può utilizzare la banda a 6 GHz, mentre il Wi-Fi 6 normale è limitato alle tradizionali bande radio a 2,4 GHz e 5 GHz.
Come con tutti gli altri standard Wi-Fi, 6E è retrocompatibile con tutto il resto, ma se desideri utilizzare la banda 6GHz, avrai bisogno di un dispositivo compatibile 6E insieme a un punto di accesso compatibile 6E.
Il vantaggio dell'utilizzo della banda a 6 GHz è che è meno affollata. La Wi-Fi Alliance afferma che Wi-FI 6E consente "14 canali aggiuntivi da 80 MHz e 7 canali aggiuntivi da 160 MHz".
Nel mondo reale, ciò significa prestazioni migliori in aree con bande radio congestionate, come condomini, uffici e centri congressi cittadini.
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aldebaran66 · 3 years ago
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DOPO IL DECRETO ULTIMO DEL 29.12.2021 ........ SENZA NESSUNA OMBRA DI DUBBIO .......... POSSIAMO DEFINIRE IL GOVERNO ITALIANO ............ NAZISTA IN ASSOLUTO........ SENZA NESSUNA PAURA DI VILIPENDIO ALCUNO...............LE DISCRIMINAZIONI IN ATTO APPLICATE INESORABILMENTE AI VACCINATI E IL CALPESTARE DELLA LORO DIGNITA' E LIBERTA .........E' ASSURDO DA SPIEGARE NON SO COME ABBIANO FATTOI A SCRIVERE CERTE COSE .....CI VUOLE UN BEL CORAGGIO , INFAME DA VERI NAZISTI PER FARE QUESTO.................ECCO LE NUOVE DISCRIMINAZIONI DETTATE DAL NUOVO ORDINE NAZI-FASC-COMUNISTA (UN CONCENTRATO DI VERI PSICOPATICI)......... GRAZIE AGLI ITALIANI INFAMI CHE STANNO ACCETTANDO TUTTO QUESTO.............MA TANTO VEDRETE CHE IL 10/01/2021 CI SARANNO 200.000 VACCINATI CONTAGIATI ...............Dal 10 gennaio fino alla fine dello stato di emergenza, ovvero il 31 marzo, l’uso del Super Green pass è esteso ad alberghi e strutture ricettive, feste conseguenti a cerimonie civili o religiose, sagre e fiere, centri congressi, servizi di ristorazione all’aperto, impianti di risalita con finalità turistico-commerciale anche se ubicati in comprensori sciistici, piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto, centri culturali, centri sociali e ricreativi per le attività all’aperto. Il Green Pass rafforzato sarà necessario per l’accesso ai mezzi di trasporto, compreso il trasporto pubblico locale o regionale. Solo vaccinati e guariti potranno sedersi al ristorante all’aperto, frequentare piscine e centri benessere.
Nuovo decreto Covid: cosa possono fare i non vaccinati
Per i non vaccinati non cambia niente riguardo la quarantena, ma non potranno mangiare al ristorante, andare a sciare, usare i mezzi pubblici. In uffici o in fabbrica potranno andare con un tampone negativo. Potranno fare la spesa al supermercato e fare sport all’aperto ma senza usare gli spogliatoi e le docce, riservati ai vaccinati. Chi ha fatto passare quattro mesi dalla seconda dose dovrà seguire le vecchie regole per la quarantena e se non faranno la terza dose dovranno seguire le regole che valgono per i non vaccinati. Chi ha già ricevuto la terza dose avrà delle nuove regole per la quarantena in caso di contatto con un positivo. Potranno andare al ristorante al teatro, allo stadio e avranno l’obbligo di usare la mascherina FFP2 in caso di isolamento.
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jumpingfrog75 · 6 years ago
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Quarta tappa
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Nürnberg (Norimberga)
Una città in cui tornare
Norimberga è tante cose, tutte insieme.
Norimberga è imperiale, c’è poco da fare..., quando si è per secoli capitale “ufficiosa” del Sacro Romano Impero non si può nasconderne le tracce. La città ha custodito per anni i simboli dell’impero: scettro, globo, corona e spada. Dal 1356 ogni nuovo imperatore eletto fu obbligato a tenere qui la prima dieta imperiale e la città divenne la residenza preferita dai re tedeschi.
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Norimberga è la città del Terzo Reich. Fu scelta da Hitler come palcoscenico ideale per l’auto rappresentazione del regime e come sede privilegiata per i raduni del Partito Nazionalsocialista. Non a caso: dove un tempo si tenevano le fastose diete imperiali, si tennero i raduni del nuovo impero nazista. Qui il Führer fece costruire un’arena grandiosa e un enorme centro congressi (mai terminato, ma resta comunque un relitto imponente) per ospitare le adunate e le assemblee naziste. Tutto studiato nei minimi dettagli, per amplificare il messaggio della grandezza e potenza del Terzo Reich. La maggior parte delle foto propagandistiche e celebrative del nazismo furono scattate proprio qui.
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Norimberga è la culla del moderno diritto internazionale. Al termine della Seconda guerra mondiale fu sede del Tribunale per i crimini di guerra. Per la prima volta nella storia, dirigenti politici furono chiamati a rispondere delle proprie azioni di fronte a un tribunale internazionale. Il processo ai criminali nazisti (dirigenti del partito e autorità governative) ha una storia complessa, che lascia aperte questioni e interrogativi, ma segnò una tappa fondamentale nella storia del XX secolo.
La visita ai due centri documentali, quello nella sede del Tribunale in cui si svolse il processo e quello nei luoghi dei fasti nazisti, sono stati una tappa fondamentale.
Al di là di tutti i significati storici e politici, al di là delle vicende umane dei singoli che ne sono stati protagonisti (da una parte e dall’altra) la storia del processo di Norimberga è emozionante e a colpirmi, come sempre, è stata anche la complessità della macchina organizzativa.
La ricerca e il recupero delle testimonianze e della documentazione probatoria, il trasporto delle carte a Norimberga (all’interno di casse di legno); le migliaia di documenti da riordinare, organizzare, tradurre e analizzare. Perché se di mestiere fai l’archivista pensi anche a queste cose qui...
E per me la foto simbolo, tra le tante esposte, è questa qui: una stanza con documenti sparsi ovunque, un pavimento affollato di carte (incubo o sogno di ogni archivista...) e una decina di persone a riordinare. E sono tutte donne, le persone messe a riordinare, intendo... Tutte donne..., per un sacco di motivi che non sto qui a dire, ma che sono facilmente intuibili. Sarà per questo che mi ha colpito.
Norimberga è una città in cui tornerò.
23 agosto 2018
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giancarlonicoli · 3 years ago
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20 set 2021 16:59
E MENO MALE CHE I MEDICI DI BASE DOVEVANO SALVARCI DAL COVID - LA GABANELLI MASSACRA IL SISTEMA DI LOBBY CHE GOVERNA LA CATEGORIA, TRA CONFLITTI D'INTERESSI E AFFARI DEI SINDACATI: "SE IN ITALIA I DOTTORI DI FAMIGLIA IN FORMAZIONE RESTANO STUDENTI MAL PAGATI E QUASI COMPLETAMENTE IN MANO AI SINDACATI, LA CONSEGUENZA È CHE LA PROFESSIONE È DESTINATA A RESTARE DI SERIE B, SPESSO UTILIZZATA COME RIPIEGO DA CHI NON ENTRA NELLE SCUOLE DI SPECIALITÀ…" - VIDEO
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Guarda il video:
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/medici-base-famiglia-inchiesta-lobby-potere-sindacati-sanita-salute-corsi-formazione-fimmg-simg-snami-conflitto-interesse-corporazione-dottori-prestazioni-pazienti/866e4bda-1956-11ec-af75-f327f3924e85-va.shtml
Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza per il "Corriere della Sera"
Il sistema sanitario nazionale è costruito attorno al presidio numero uno: i medici di base. Devono assistere i pazienti il più possibile a casa, e ogni cittadino da lì deve passare per accedere a qualunque prestazione, dalle visite specialistiche alle ricette per i farmaci.
Come abbiamo documentato durante i lunghi mesi dell’epidemia Covid-19, il loro ruolo diventerà sempre più cruciale: tra 10 anni ci saranno quasi 800 mila ultra 80enni in più, ovvero 5,2 milioni (quasi il 9% della popolazione), i malati cronici sono in aumento (23 milioni) e bisogna evitare di riempire inutilmente i Pronto soccorso di codici bianchi e verdi.
  Ogni anno sono 16 milioni di accessi (su un totale di 21 milioni), e l’87% non sfocia in un ricovero. Con la legge di Bilancio del 2020 sono stati stanziati 235 milioni di euro per dotare i dottori di famiglia di ecografi, spirometri ed elettrocardiografi, in modo da poter eseguire finalmente nei loro ambulatori gli esami di primo livello, evitando così ai pazienti penose liste d’attesa. Vuol dire nuovi compiti e competenze. Di qui la necessità di preparare al meglio chi intraprende la professione di medico di medicina generale.
Come sono formati?
In tutta Europa, dopo la laurea in Medicina, bisogna fare tre anni di corso tra teoria e pratica in ambulatorio e ospedale. Questo tirocinio è molto diverso da un Paese all’altro: in Baviera è governato dalla Bayerische Landesärztekammer, l’Associazione medica bavarese, e i medici sono pagati come dipendenti a 5 mila euro circa al mese. In Inghilterra i corsi e l’attività pratica sono coordinati dall’Health Education England, l’Agenzia governativa nazionale, e lo stipendio è di 4.166 sterline al mese.
In Italia occorre un «diploma di formazione specifica in medicina generale», che si ottiene attraverso un corso post laurea di tre anni formato da 1.600 ore di teoria e 3.200 di pratica in ospedale e negli ambulatori dei dottori di famiglia.
Sono pagati con una borsa di studio (dunque inquadrati come studenti) di 11 mila euro l’anno, cioè 966 euro al mese, soggetti a Irpef, con contributi a carico, ed erogati dal Ministero della Salute.
Ben diversa dalla borsa di studio degli specializzandi ospedalieri, che è di 26 mila euro l’anno, contributi inclusi e senza Irpef. Già questo indica a monte la scarsa considerazione per il medico di base.
I sindacati preparano i medici
Il finanziamento è affidato alle Regioni (d.lgs n. 368 del 17 agosto 1999) e ognuna decide come organizzare i corsi: attraverso centri regionali di formazione per le cure primarie (Friuli-Venezia Giulia), enti regionali (Lombardia), fondazioni (Veneto), aziende sanitarie Asl/Usl (Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Sardegna, Valle d’Aosta), laboratori regionali per la formazione sanitaria (Toscana).
Ciascun corso di formazione ha poi una direzione, un comitato tecnico-scientifico e coordinatori territoriali per le attività teoriche e pratiche. Il criterio nella scelta di chi forma i futuri medici di famiglia dovrebbe essere solo quello della competenza, capacità, esperienza.
La principale corporazione è la Fimmg che con 23.800 iscritti rappresenta il 63% dei medici di medicina generale, seconda lo Snami con il 19%, ma l’elenco è lungo e sorprendente. Oltre ai sindacati, i coordinatori dei corsi appartengono in numero significativo anche alla Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), fondata nel 1982 a Firenze per valorizzare il ruolo dei medici di base.
Ai suoi vertici c’è da 30 anni ininterrottamente l’ematologo Claudio Cricelli, 71 anni, presidente dal 1998 dopo essere stato vicepresidente dal 1996 al 1998 e segretario generale dal 1990 al 1996.
Nel 2017 la Simg viene riconosciuta come società scientifica. Vicepresidente nazionale è Ovidio Brignoli che è anche coordinatore del corso lombardo e consigliere dell’Ordine dei medici di Brescia. Ma cosa fa di scientifico questa società?
Ruolo pubblico e interesse privato
La Simg organizza congressi e corsi di aggiornamento sponsorizzati dalle case farmaceutiche: nel 2020 riceve 80 mila euro da Bayer, 42 mila dalla Grunenthale 452 mila dalla GlaxoSmithKline, di cui 309 mila a titolo di donazione e liberalità. Nell’aprile 2020 firma con Sanofi e Fimmg (il sindacato più importante) un protocollo d’intesa per un «innovativo programma di formazione dei medici» di 40 ore, valido per i crediti Ecm, quelli che devono essere obbligatoriamente acquisiti durante il triennio.
Dopo mille polemiche per conflitto d’interessi le parti hanno fatto un passo indietro. Però il grosso dell’attività è sulla raccolta e gestione dei dati sanitari dei pazienti. Come società scientifica dal 2013 Cricelli promuove con gran successo presso i medici di famiglia dei software per il governo clinico, con cui vengono raccolti migliaia di dati sanitari dei malati.
Sono 17 mila oggi i medici di medicina generale che li utilizzano. Questi software sono messi a punto da due società a lui strettamente collegate. Una è la Millennium, controllata dalla Dedalus, leader internazionale dei software clinici, di cui lo stesso Cricelli tra il 2004 e il 2013 è presidente del Cda e oggi è presidente di Dedalus Italia.
L’altra è la Genomedics, già società di softwaredi Cricelli e Brignoli, dal 19 aprile 2011 all’85% di Iacopo Cricelli (figlio di Claudio) e al 15% di Silvia Tronci, contemporaneamente responsabile dell’assistenza clienti di Dedalus.
A sorvegliare sull’attività dei medici c’è un organismo indipendente: l’Ordine dei Medici. Carlo Roberto Rossi per esempio è sia presidente dell’Ordine dei Medici di Milano che presidente del sindacato Snami Lombardia. E contemporaneamente tiene i corsi di formazione triennale.
Dai corsi ai contratti
Finito il tirocinio i medici di base diventano liberi professionisti, e sono gli stessi sindacati che li hanno formati e hanno raccolto le iscrizioni alla loro associazione sindacale durante il corso, a trattare poi con il governo i contratti collettivi.
L’accordo in vigore prevede che l’ambulatorio debba essere aperto (a seconda del numero di assistiti) dalle 5 ore settimanali (fino a 500 pazienti) alle 15 ore (per 1.500 assistiti). Ogni prestazione in più deve essere contrattata e retribuita, al contrario di quanto avviene per i medici ospedalieri, perché nei contratti non è mai stato definito nei dettagli quali sono le cure primarie da garantire.
In mezzo ci sono i pazienti, che sanno bene quanto vedono il loro medico di famiglia. Regione Lombardia, che ha pagato pesantemente gli errori della sua politica sanitaria, a luglio scorso decide di cambiare tutto: negli ambulatori di medicina generale rimasti scoperti si fa l’apprendistato retribuito come in Baviera e Inghilterra.
Il futuro medico di famiglia mentre fa formazione triennale, tiene aperto anche il suo ambulatorio (ovviamente sotto stretta sorveglianza dei tutor), e alla borsa di studio viene aggiunta una retribuzione di 2.400 euro al mese per 500 pazienti. Carlo Roberto Rossi e la Fimmg escono con comunicati stampa sdegnati. Il provvedimento al momento è bloccato.
Chi comanda?
Se in Italia i dottori di famiglia in formazione restano studenti mal pagati e quasi completamente in mano ai sindacati, la conseguenza è che la professione di medico di famiglia è destinata a restare una professione di serie B, spesso utilizzata come ripiego da chi non entra nelle Scuole di specialità per diventare cardiologo, cardiochirurgo, ginecologo, ortopedico, ecc.
Ormai da anni è una zona grigia dove da una parte ci sono medici di famiglia che fanno solo i compilatori di carte, e dall’altra quelli che cercano di assistere i pazienti al meglio delle loro possibilità, ma vengono danneggiati da un sistema poco trasparente e intriso di conflitti di interesse.
Intanto i 7 miliardi di euro del Recovery Fund disponibili per migliorare l’assistenza territoriale rischiano di essere buttati al vento se i medici di famiglia non si convinceranno ad andare a lavorare dentro le 1.288 nuove case della Comunità previste entro il 2026.
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gijoat · 3 years ago
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No Green Pass, chi c'è dietro la manifestazione di Torino: il reportage
No Green Pass, chi c’è dietro la manifestazione di Torino: il reportage
5mila persone si sono radunate giovedì 22 luglio in piazza Castello a Torino contro la decisione del governo di introdurre il Green Pass, il certificato verde che attesta che ci si è vaccinati e servirà per accedere a musei, teatri, cinema, eventi, congressi, per i posti seduti al chiuso di bar e ristoranti (non al bancone dunque), e per gli spazi al chiuso piscine, palestre e centri benessere. I…
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senzabarcode · 7 years ago
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È l’Agenda 2030 a dare il via ad un modello di cambiamento con chiari obbiettivi di sviluppo sostenibile e, al centro della Fiera exco2019, sono stati posti punti fondamentali come la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo.
Dal 15 al 17 maggio 30mila metri quadrati di esposizione del polo fieristico sulla portuense saranno dedicati all’esposizione di prodotti e servizi, spazi per incontri e dibattiti. L’evento è posto in calendario da un’idea di Fiera Roma, Diplomacy e Sustainaway. L’evento si basa su da tre parole chiave sostenibilità, buone pratiche e business. È rivolto alle aziende e buyer che operano nella ricerca scientifica, nelle innovazioni tecnologiche e nella formazione. Stefano Manservisi,  direttore generale del dipartimento della cooperazione internazionale e dello sviluppo della commissione europea, ricorda che “la nuova politica di sviluppo non si fonda solo sulla redistribuzione dei fondi pubblici, ma prevede l’interesse e il coinvolgimento di capitale privato sotto forma di investimento”.
Dello stesso avviso Giorgio Marrapodi, direttore generale per la cooperazione allo sviluppo della Farnesina, dove si è tenuta la conferenza di presentazione il 2 luglio scorso, e a proposito del settore privato ricordo che “il settore può offrire interessanti opportunità di sviluppo economico per le imprese interessate ad investire in contesti difficili seguendo un approccio inclusivo, articolato e sostenibile in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030″ .
Pietro Piccinetti amministratore unico, impegnato anima e corpo da 2 anni nel rilancio di Fiera Roma
ancora una volta ricorda che le fiere sono una eccellenza italiana, e ben il 50% dell’expo passa dai centri di esposizione. Oggi Fiera Roma non è solo una vetrina per grandi eventi, ma vanta oltre 10 fiere organizzate in autonomia, ideate e realizzate interamente.
Riguardo a exco2019  l’ingegnere dichiara “ la nostra parola chiave è creare lavoro, abbiamo fatto un’analisi a livello mondiale, non esiste una fiera così”.
Sarà infatti l’innovazione il filo conduttore, in un’area espositiva suddivisa tra edilizia e costruzioni, tecnologie di processo, sicurezza e conservazione degli alimenti, prevenzione delle catastrofi, educazione e formazione professionale ma anche, sostenibilità ambientale, commercio equo e solidale e molto altro – brochure del programma a fine articolo. Non mancheranno di B2B, workshop, conferenze e spazio alle no profit, alle organizzazioni volte al asociale ed alle istituzioni. Aree tematiche speciali rivolte al costruire lavoro, impiego e business.
L’ingresso a exco2019 sarà gratuito previa registrazione
Nei mesi di luglio e agosto, a Fiera Roma, si terranno congressi e concorsi, ma già da settembre ripartiranno le nuove fiere: Ecoc Conferenza europea sulla comunicazione optica, sarà la prima dopo la pausa estiva, subito dopo torna Blast, la manifestazione internazionale dell’innovazione tecnologica. Ricco il programma per i restanti mesi del 2018 che si concluderà  con Rome Museum Exhibition, manifestazione dedicata alla filiera museale internazionale.
Exco2019 la fiera dove si crea lavoro e business È l’Agenda 2030 a dare il via ad un modello di cambiamento con chiari obbiettivi di sviluppo sostenibile e, al centro della Fiera exco2019, sono stati posti punti fondamentali come la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo.
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andreamassarisindaco · 4 years ago
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Coprifuoco: dal 18 maggio obbligo di rientro alle 23; dal 7 giugno obbligo di rientro alle 24; dal 21 giugno nessun obbligo di rientro e libera circolazione anche notturna. Bar dall'1 giugno si potrà consumare al bancone. Congressi dal 15 giugno con «green pass». Corsi di formazione dall’1 luglio. Centri culturali dal 1 luglio riaprono i centri culturali, centri sociali e centri ricreativi. Sale da ballo, discoteche e simili, all’aperto o al chiuso Le attività restano sospese. (presso Fidenza, Italy) https://www.instagram.com/p/CO_DYcqFwIP/?igshid=45ges7mv6era
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blogdispaggiari · 4 years ago
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ECCO LE NUOVE RIAPERTURE: VIA IL COPRIFUOCO
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Meno di 6mila casi, terapie intensive e numero di vittime in discesa (93, per la prima volta da mesi). Alla luce di questi dati lunedì la cabina di regia del governo potrebbe posticipare il coprifuoco e rivedere le restrizioni. In��Puglia intanto si prepara un test per la riapertura delle discoteche. In 2mila con il green pass entreranno in un locale a Gallipoli e, a fine serata, si sottoporranno a un nuovo tampone. 
Nuove regole per il coprifuoco
Il "tagliando" al decreto in vigore dovrebbe dunque portare ad un nuovo provvedimento che sarà operativo dal 24 maggio e che riscriverà tutta una serie di regole e restrizioni. La prima è, appunto, quella che riguarda il coprifuoco: l'indicazione era di posticiparlo alle 23 ma non è escluso che possa essere portato fino a mezzanotte visto il pressing del centrodestra e delle Regioni. Un nuovo check verrà fatto poi all'inizio di giugno e potrebbe essere quella l'occasione per cancellarlo definitivamente. "E' realistico ipotizzare - sostiene il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini - che nelle prossime settimane verrà rivisto". Ma il vertice tra i capigruppo della maggioranza si occuperà anche di altro visto che, lo ribadisce il capogruppo di Forza Italia alla Camera Roberto Occhiuto, il centrodestra continua a chiedere "aperture vere" per tutti i settori, soprattutto quelli che ancora non hanno una data per poter ripartire.
Green pass come funzionaerà
Salvini fa ancora pressing sull'esecutivo: "Ci aspettiamo riaperture e ripartenza, lavoro e libertà, all'aperto e al chiuso, di giorno e di sera". Il governo dovrebbe dunque decidere anche la riapertura dei centri commerciali nei fine settimana (il 22 o il 29 maggio), quella delle piscine al chiuso, che potrebbe essere il 1 giugno assieme alle palestre, e la ripresa del settore dei matrimoni. La data potrebbe essere attorno al 15 giugno e non è escluso che il wedding sia la prima attività nella quale sperimentare il green pass, le certificazioni che già consentono di spostarsi tra Regione di colore diverso.
Alle cerimonie con il certificato di vaccinazione 
Chi vuole partecipare ad un banchetto dovrà avere il certificato di vaccinazione, di avvenuta guarigione o un tampone negativo effettuato 48 ore prima della cerimonia. Non dovrebbe cambiare nulla, invece, per quanto riguarda la data dei ristoranti al chiuso: potranno riaprire a partire dal 1 giugno; è possibile  che il governo decida di consentire l'attività anche la sera mentre al momento il decreto fissa l'apertura dalle 5 alle 18. Se sarà probabilmente superato il divieto di consumare al bancone del bar, non dovrebbe essere modificata la data per la ripartenza delle fiere (15 giugno), dei congressi e dei parchi tematici (1 luglio). Questo perché il governo, ha ribadito il presidente del Consiglio superiore di Sanità e coordinatore del Cts Franco Locatelli, vuole comunque avere una fotografia piena degli effetti delle riaperture del 26 aprile, che si avrà solo a partire dal monitoraggio di venerdì prossimo. Una nuova verifica verrà fatta all'inizio di giugno anche per questi settori.
Mascherine all'aperto
Potrebbe essere sempre quello il momento per l'esecutivo per affrontare un altro tema, quello dell'utilizzo della mascherina all'aperto. Al momento, ha detto chiaro Locatelli, "è troppo presto per rimuoverla, oggi la scelta non è ipotizzabile". Ma, ha aggiunto, "verrà il momento in cui potremmo abbandonarla". La decisione non sarà all'inizio di giugno, ma non è affatto escluso che con l'arrivo dell'estate, quando la metà della popolazione sarà vaccinata almeno con una dose, l'esecutivo possa fare questa scelta. Fonte: TgCom24 Read the full article
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giancarlonicoli · 4 years ago
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18 feb 2021 09:45
SO' SFIORITE LE "PRIMULE" - "LA STAMPA": "BELLA L'IDEA, BELLO IL DISEGNO, BELLI I COLORI, MA LE PRIMULE LE FACCIAMO UN'ALTRA VOLTA. PER LA CAMPAGNA DI VACCINAZIONE DI MASSA MEGLIO PUNTARE SU STRUTTURE GIÀ DISPONIBILI, HA SPIEGATO DRAGHI. CHIEDIAMO SCUSA ALL'ARCHITETTO STEFANO BOERI E AL COMMISSARIO DOMENICO ARCURI PER QUESTA SCELTA PRAGMATICA PRIVA DEL BENCHÉ MINIMO GUSTO ESTETICO, CON L'UNICO PREGIO DI FARCI RISPARMIARE QUASI MEZZO MILIARDO DI EURO…"
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Niccolò Carratelli per "la Stampa"
Bella l'idea, bello il disegno, belli i colori, ma le primule le facciamo un'altra volta. Per la campagna di vaccinazione di massa meglio puntare su «strutture già disponibili», ha spiegato il neopremier Mario Draghi. Pare si faccia prima. Caserme, palazzetti, fiere, centri congressi e commerciali: non hanno i petali, ma si possono allestire in pochi giorni per fare le iniezioni.
Chiediamo scusa all'architetto Stefano Boeri e al commissario Domenico Arcuri per questa scelta pragmatica priva del benché minimo gusto estetico, con l'unico pregio di farci risparmiare quasi mezzo miliardo di euro. Ma gli amanti della botanica, che sognavano di «far rinascere l'Italia con un fiore», non si deprimano. Se pure non spunteranno tanti suggestivi padiglioni rosa nelle piazze delle nostre città, il logo della primula verrà mantenuto. E sarà decisivo per convincerci a scoprire il braccio di fronte alla siringa.
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luigidalise · 4 years ago
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La chiamano la sindrome Nimby: Not in my backyard, Non nel mio orticello. E' quella che sta vendendo fuori dalle manifestazioni di piazza contro questo lockdown del tempo libero, di questa  democrazia senza ricreazione, come Gabriele Romagnosi ha definito su Repubblica le conseguenze dell'ultimo decreto coronavirus, che chiude cinema, teatri, palestre, piscine, centri sociali e sospende eventi, festival e congressi. Un impulso alla difesa dei singoli interessi, annota il sociologo Franco Garelli, intervistato oggi dal Mattino.Per il professore, docente all'Università di Torino, si ha la sensazione di essere di fronte ad una gestione politica alla giornata, e questo si traduce in sentimenti collettivi di incertezza. La prima fase della pandemia ha ricevuto una risposta solidale, questa è più rivendicativa. Si teme che la propria categoria non sia stata considerata, ci si sente trascurati. Al senso di responsabilità e sacrificio sono subentrate - come è logico che sia - l'insofferenza e la protesta contro le decisioni improvvisate me cervellotiche dei governanti, interviene lo storico Francesco Barbagallo ancora sulle colonne del quotidiano napoletano. Una situazione che ha trasformato l'Italia in una polveriera, con migliaia di ristoranti e altri luoghi d'incontro che, dopo avere accettato rigide regole di sanificazione, sono stati costretti e chiudere. E milioni di cittadini che vedono ridursi drasticamente o scomparire le abituali fonti di reddito.  Sarebbe bello se ci trattassero finalmente da adulti, dicendoci la verità, chiosa Massimo Gramellini sul Corriere: ospedali vuoti si esce di casa, ospedali pieni, si rientra. Lockdown yo-yo, nell'attesa messianica di un vaccino
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Varsavia, conosciuta in passato come la Parigi del Nord grazie ai sontuosi palazzi neoclassici e ai larghi viali alberati, è uno dei centri più affascinanti d’Europa da visitare almeno una volta nella vita. La splendida capitale della Polonia è tra le mete più ambite di tutta la nazione ed è in grado di stupire grazie a scorci suggestivi e alle innumerevoli attrazioni che testimoniano la sua lunga (e spesso difficile) storia. Se state pensando di organizzare la vostra prossima vacanza a Varsavia, eccovi allora le 5 esperienze che non potrete assolutamente lasciarvi sfuggire. Perdersi nella Città Vecchia Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale e poi fedelmente ricostruita con dovizia di particolari, la Città Vecchia di Varsavia è oggi considerata a pieno titolo Patrimonio dell’Umanità e tutelata dall’Unesco. Sorprende grazie ai molti esempi di architettura rinascimentale e barocca che la rendono località ideale per respirare arte, cultura e storia. Passeggiate senza fretta e lasciatevi incantare da Piazza del Castello, Piazza del Mercato, cuore e simbolo di Varsavia, e dalla Residenza di Wilanow, la Versailles polacca circondata da un parco spettacolare. Visitare il Castello Reale Su Piazza del Castello si staglia il magnifico Castello Reale, voluto dai duchi di Mazovia e residenza ufficiale dei monarchi polacchi, distrutto dai nazisti e poi definitivamente ricostruito nel 1984. Sulla stessa piazza spicca anche la Colonna di Sigismondo, del 1644, intitolata al re che spostò la capitale da Cracovia a Varsavia. Il Castello conserva al suo interno gli arredi originali e custodisce una pregevole collezione di dipinti tra cui spiccano due opere di Rembrandt. Passeggiare per il Parco Lazienki Percorrendo il suggestivo “Tragitto Reale” con partenza dalla Città Vecchia, si raggiunge il Parco Lazienki che, insieme alla Residenza di Wilanow, è il più bel palazzo con parco di tutta la città. In passato residenza reale estiva, oggi è adibito a museo e custodisce al suo interno incantevoli edifici storici tra cui il Palazzo sull’Acqua, il Palazzo Myśliewicki, la Casa Bianca, l’Orangeria nonché numerosi templi e statue. Il monumento più visitato è quello dedicato a Chopin, la cui sublime musica risuona nel parco da primavera ad autunno inoltrato. Mangiare gli Smalec Un viaggio che si rispetti non è caratterizzato soltanto da luoghi da vedere ma anche da specialità gastronomiche da sperimentare. Quale piatto tipico e gustoso dovete assaggiare a Varsavia? Senza dubbio gli Slamec, crostini di pane spalmati con strutto, cipolla e maggiorana (e a volte un po’ di vodka), antipasto dal sapore aromatico ma, al tempo stesso, delicato all’assaggio. Salire sul Pkin Altra esperienza da non perdere è quella di salire sul Pkin, il Palazzo della cultura e della scienza che ha visto, nel corso degli anni, l’esibizione di numerosi artisti. L’edificio è alto 237 metri e ha 42 piani su cui si distribuiscono cinema, uffici, teatri, sale congressi, musei e piscina. Al trentesimo piano ecco la terrazza panoramica, aperta ogni giorno, da cui godere di una vista mozzafiato sulla capitale. https://ift.tt/2BMZSND 5 esperienze da non perdere a Varsavia, la Parigi del Nord Varsavia, conosciuta in passato come la Parigi del Nord grazie ai sontuosi palazzi neoclassici e ai larghi viali alberati, è uno dei centri più affascinanti d’Europa da visitare almeno una volta nella vita. La splendida capitale della Polonia è tra le mete più ambite di tutta la nazione ed è in grado di stupire grazie a scorci suggestivi e alle innumerevoli attrazioni che testimoniano la sua lunga (e spesso difficile) storia. Se state pensando di organizzare la vostra prossima vacanza a Varsavia, eccovi allora le 5 esperienze che non potrete assolutamente lasciarvi sfuggire. Perdersi nella Città Vecchia Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale e poi fedelmente ricostruita con dovizia di particolari, la Città Vecchia di Varsavia è oggi considerata a pieno titolo Patrimonio dell’Umanità e tutelata dall’Unesco. Sorprende grazie ai molti esempi di architettura rinascimentale e barocca che la rendono località ideale per respirare arte, cultura e storia. Passeggiate senza fretta e lasciatevi incantare da Piazza del Castello, Piazza del Mercato, cuore e simbolo di Varsavia, e dalla Residenza di Wilanow, la Versailles polacca circondata da un parco spettacolare. Visitare il Castello Reale Su Piazza del Castello si staglia il magnifico Castello Reale, voluto dai duchi di Mazovia e residenza ufficiale dei monarchi polacchi, distrutto dai nazisti e poi definitivamente ricostruito nel 1984. Sulla stessa piazza spicca anche la Colonna di Sigismondo, del 1644, intitolata al re che spostò la capitale da Cracovia a Varsavia. Il Castello conserva al suo interno gli arredi originali e custodisce una pregevole collezione di dipinti tra cui spiccano due opere di Rembrandt. Passeggiare per il Parco Lazienki Percorrendo il suggestivo “Tragitto Reale” con partenza dalla Città Vecchia, si raggiunge il Parco Lazienki che, insieme alla Residenza di Wilanow, è il più bel palazzo con parco di tutta la città. In passato residenza reale estiva, oggi è adibito a museo e custodisce al suo interno incantevoli edifici storici tra cui il Palazzo sull’Acqua, il Palazzo Myśliewicki, la Casa Bianca, l’Orangeria nonché numerosi templi e statue. Il monumento più visitato è quello dedicato a Chopin, la cui sublime musica risuona nel parco da primavera ad autunno inoltrato. Mangiare gli Smalec Un viaggio che si rispetti non è caratterizzato soltanto da luoghi da vedere ma anche da specialità gastronomiche da sperimentare. Quale piatto tipico e gustoso dovete assaggiare a Varsavia? Senza dubbio gli Slamec, crostini di pane spalmati con strutto, cipolla e maggiorana (e a volte un po’ di vodka), antipasto dal sapore aromatico ma, al tempo stesso, delicato all’assaggio. Salire sul Pkin Altra esperienza da non perdere è quella di salire sul Pkin, il Palazzo della cultura e della scienza che ha visto, nel corso degli anni, l’esibizione di numerosi artisti. L’edificio è alto 237 metri e ha 42 piani su cui si distribuiscono cinema, uffici, teatri, sale congressi, musei e piscina. Al trentesimo piano ecco la terrazza panoramica, aperta ogni giorno, da cui godere di una vista mozzafiato sulla capitale. Varsavia, la splendida Parigi del Nord, è centro di arte, storia e cultura tutto da scoprire. Ecco 5 esperienze da non perdere.
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