#cattivi si nasce
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Il malvagio finisce sempre col trovarsi con un altro malvagio. (Tito Livio).
Ci si incontra per caso..ci si perde per scelta..
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Dall’eco-ansia all’eco-razzismo
Di Marcello Veneziani
L’angoscia si esprime oggi in due modi: ego-ansia ed eco-ansia. Siamo angosciati per l’io e per il pianeta; di tutto quel che sta nel mezzo – persone, famiglie, società, nazioni, popoli, culture, religioni, civiltà, umanità – ci interessa sempre meno.
L’eco-ansia è la patologia dei nostri giorni, una specie di infiammazione ecologica. I malati più acuti sono i ragazzi, poi vengono i media e tutti gli altri; ma ne patiscono anche alcuni ministri. La nuova linea di discriminazione tra i buoni e i cattivi, gli insider e gli outsider, è quella: se ti affibbiano il marchio di negazionista ambientale sei fritto, come il pianeta; hai perso ogni rispetto, non puoi coprire alcun ruolo, devi solo nasconderti.
Ma cos’è l’eco-ansia? E’ un fenomeno non solo italiano ma occidentale, trae suggestioni dal movimento di Greta Thunberg, però non nasce dal nulla: alcune emergenze ambientali e climatiche toccano reali alterazioni dell’eco-sistema. Quanto però queste dipendano dai comportamenti umani è da verificare: alcune di più (per es. la plastica nei mari), altre assai meno (i mutamenti nell’ecosistema). E poco dipendono da singoli stati e singoli paesi, di modeste dimensioni, come il nostro. L’eco-ansia è divenuto improvvisamente ossessivo, monomaniacale, con un giacobinismo ideologico e un fanatismo patologico.
Ma la sua motivazione originaria, la salvaguardia della natura in pericolo, è sacrosanta. Ed è più coerente con una visione del mondo conservatrice e tradizionale, in cui è un bene primario la difesa, il rispetto e l’amore per la natura, a partire dalla natura umana. Il legame profondo tra l’uomo e la terra, le sue radici, il suo habitat, i suoi luoghi originari e identitari sorgono non a caso in una concezione della tradizione, nei suoi legami spirituali e biologici, naturali e culturali. A lungo questa visione della natura ha trovato come suoi avversari il capitalismo e il comunismo, il mercato globale e la pianificazione statale socialista, figli entrambi della rivoluzione industriale, e legati entrambi a una visione utilitarista, produttivista e antinaturale. Alla fine degli anni ottanta, in Processo all’Occidente, analizzai questo scontro tra la difesa della natura e i suoi nemici ideologici, sovietici e mercantilisti.
Poi con gli anni è avvenuto qualcosa: da una parte l’insensibilità verso i temi della natura in pericolo da parte di una “turbo-destra” liberista e ipermercatista, dall’altra la sostituzione di madre natura con la maternità surrogata dell’ambiente, termine più asettico che può valere per qualunque habitat, anche una fabbrica. Da lì nasce il ménage à trois fra eco-ansia, progressismo radical e capitalismo “eco-sostenibile”.
Il risultato che ne è derivato è questo ambientalismo allarmato, antinatura, ideologico e funzionale al nuovo capitalismo globale e allo sfruttamento del business ambientale. Al massimalismo ideologico e al suo profitto politico si unisce così l’eco-speculazione. La strategia pubblicitaria delle grandi aziende alimentari non vanta più le qualità dei prodotti ma il fatto che siano eco-sostenibili; vantano la loro buona coscienza ecologica oltre alla buona coscienza ideologica (gli spot con dosi obbligate di mondo verde, ma anche nero, gay e arcobaleno). Il pregio principale del prodotto è che non nuoce all’ambiente ed è ideologicamente conforme; non conta la qualità del cibo ma i rifiuti e gli effetti ideologici derivati. All’industria del food eco-sostenibile si è aggiunta la cosmesi e la moda eco-sostenibile; grandi marchi vendono vestiari, scarpe, creme eco-sostenibili. L’eco-sostenibile leggerezza dell’essere… Ma il core business dell’eco-ansia è nei farmaci, nella sanità e nelle cure psicanalitiche. Viene monetizzata l’ansia. Per non parlare della riconversione verde dell’industria e delle case, dei trasporti e dell’energia. Un business enorme sullo spavento diffuso e sulle nuove norme obbligate da adottare.
Sulla nuova pandemia chiamata eco-anxiety e sul suo target giovanile, ho scritto nel recente libro Scontenti. L’eco-ansia investe la salute mentale; vi si accompagna un disturbo psichico chiamato solastalgia, generato dal cambiamento eco-climatico. I sintomi e gli effetti dell’eco-ansia sono: attacchi di panico, traumi, depressione, disturbi da stress, abuso di sostanze, aggressività, ridotte capacità di autonomia e controllo, senso d’impotenza, fatalismo e paura, spinta al suicidio. E un grande senso di colpa ambientale. Il popolo degli eco-ansiosi reputa il futuro “spaventoso”.
Gli eco-ansiosi sono considerati malati virtuosi, i loro disturbi sono ritenuti lodevoli perché denotano sensibilità green. I colpevoli invece sono quegli adulti che hanno così malridotto il pianeta e non patiscono eco-ansia. L’umanità viene nuovamente divisa in buoni e cattivi, e dopo i no-vax, i no-war, ecco i no-eco: da una parte le vittime gli eco-ansiosi, dall’altra i negazionisti, gli eco-mostri, che minimizzano il problema da loro creato.
La follia ulteriore di questa drammaturgia ambientale è che non produce effetti concreti sull’ambiente: una volta esaltata la minoranza benemerita degli eco-attivisti e vituperata la minoranza maledetta degli eco-negazionisti, non viene fuori alcun risultato pratico in tema di degrado ambientale. Si è solo usata un’ennesima discriminazione ideologica per sostenere un nuovo, manicheo eco-razzismo da cui trarre profitto politico. Allo stesso tempo l’eco-ansia dirotta il mondo dalla realtà: l’incubo è il clima, concentriamoci sul riscaldamento globale, il resto è irrilevante o meno urgente. Non pensate più all’economia e alla politica, alla società reale e all’economia, alla famiglia e alle ingiustizie, alla disumanizzazione e alla fine della civiltà; è in ballo il pianeta da salvare. Tra l’io e il pianeta c’è di mezzo il vuoto; di quello spazio se ne occupa la governance globale. Voi pensate al clima, agli animali e ai ghiacciai, e al vostro io angosciato. Il mondo si va disumanizzando, ma il tema su cui concentrarsi è il clima. L’importante è salvare il pianeta; e se l’umanità è di ostacolo, salviamo il pianeta anche a prezzo dell’umanità.
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A volte ti prende la voglia di diventare cattivo, ma purtroppo lo dici ma poi non lo fai, per il semplice motivo che cattivi ci si nasce.
Le persone cattive hanno proprio un'anima diversa, un modo di pensare diverso.
Inutile dannarsi e domandarsi perché arrivano a tanto. Chi non conosce "valori & sentimenti" non lo capirà mai... ♠️🔥
Silvia Nelli ✍️
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A volte ti prende la voglia di diventare cattivo, ma purtroppo lo dici e poi non lo fai, per il semplice motivo che cattivi ci si nasce. Le persone cattive hanno proprio un'anima diversa, un modo di pensare diverso. Inutile dannarsi e domandarsi perché arrivano a tanto. Chi non conosce "valori e sentimenti" non lo capirà mai.
Silvia Nelli
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High and Low The Worst Episode 0 + High and Low the Worst
Il nemico del mio nemico è mio amico
Sono tornati. E più belli che mai.
Non mentirò: fino a quando non ho ripreso in mano la Saga di High and Low non avevo idea di tutti questi nuovi drama/film.
D'altronde dopo High and Low: the story of SWORD, High and Low 2, Road to High&Low, High&Low The Movie e High&Low The Red Rain e gli ultimi due film High & Low: End Of Sky e The Final Mission, uno pensa che finiranno ad una certa!
Ero rimasta alla fine di High and Low e la vittoria dei Nostri contro i cattivi e sapevo che mi mancava solo la serie DTC per chiudere il cerchio di tutta la storia. Certo, avevo adocchiato anche la presenza di The Worst - sia drama che film - ma l'avevo preso più come uno spin-off di High and Low, facilmente saltabile poiché non si parlava più delle vicende dello SWORD.
La mia presa di posizione era centrata In virtù anche del fattore emotivo: nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Cobra, Rocky, HYUGA... sono personaggi così amati e così entrati nel profondo del mio cuore che pensare di poter affezionarmi ad altri personaggi, ad un altra storia, pareva pura utopia.
Pareva.
Perché dopo la serie ad a metà del film successivo, mi sono ritrovata a commentare sorridendo:- " alla fine ti ci affezioni a questi piccoli mostri."
Ma andiamo con ordine:
La serie - tra i due prodotti - è quella che mi è piaciuta meno. Fondamentalmente è una presentazione dei ragazzi che andranno poi ad essere i futuri protagonisti della storia ( esattamente come la prima stagione di HIGH and LOW presentava i propri componenti e basta!) e che almeno qui, non mi hanno fatto morire, onestamente.
Nota a margine per Todoroki, gemma che splende tra la bigiotteria tutta uguale.
Questo infatti è stato il mio problema con i personaggi presentati: mi sembravano tutti uguali. Nessuna particolarità, mania o caratterizzazione che potesse distinguerlo dalla massa di ragazzini intenti a conquistare la posizione di leader.
In High and Low, ogni gruppo aveva delle particolarità che li differenziava dagli altri: I Rude Boy praticavano parkur e proteggevano la loro baraccopoli, i White Rascal si vestivano tutti di bianco e proteggevano le donne ed i bambini e così via... erano talmente diversificati che li inquadravi subito.
In The Worst invece, oltre all'ambizione di conquistare la vetta dell'Oya, di questi personaggi poco si è parlato.
Ed ecco che allora Todoroki splende. Un po' perché l'ho visto leggere un libro - oggetto mistico al pari del Santo Graal - ed un po' perché la sua determinazione a sconfiggere Murayama e prenderle sempre, era davvero ammirevole.
Ho apprezzato come la sua forza non significasse necessariamente la sua posizione di leader - come ci ricorda Murayama - ma è necessario il carisma per conquistare tutti gli studenti e che questo, lo stesso Todoroki lo capisca nel finale, quando accetta Fujio come capo.
Tra questi baldi giovani alla conquista del trono, vanno notati Tsukasa e Fujio. Se il primo - uno dei più belli, esteticamente parlando - si mostra "dormiente" per gran parte della serie, il secondo passa il tempo con il nonno, facendoci sì vedere il suo buon cuore e l'essere un bravo guaglione ma d'altra parte togliendolo dall'azione per tutta la storia. Infatti Fujio entrerà in scena solo nel film.
Tsukasa poi è quello che mi ha lasciata più perplessa: chiaramente si era iscritto all'Oya per conquistare la vetta al fianco dell'amico ed è bello che si sia "fatto da parte" per amicizia accettando un ruolo "secondario." La perplessità nasce quando lo vedo andare a far a botte con Fujio per superare i propri limiti ed ho pensato che alla fine volesse anche lui partecipare alla corsa per il trono.
Ed invece no.
E la scazzottata allora? che ci siamo andati a fare?!
Va bene, non importa.
Ho visto così tante botte in testa, sediate nei reni e cazzotti in faccia che una rissa in più o una in meno ormai non mi sconvolge manco più.
E finisce così la serie di The Worst, con questi ragazzi che si presentano nelle classi, distruggendo porte, sedie, facce... mentre si urlano addosso imprecazioni ed intanto progettano la conquista del trono.
Ma.
Ma se c'è un trono vuol dire che c'è un RE.
E mi spiace per tutti loro, ma L'UNICO VERO RE è e sarà per sempre Murayama. #stacce
tutta la sua sobrietà in questa gif XD
Che qui, con questa serie e film si conferma uno dei personaggi più belli ed il mio migliore dell'intera saga.
Potrei scrivere un ode su questo personaggio, facendo notare come abbia preso un liceo di ragazzini e l'abbia trasformato in un gruppo capace di stare sullo stesso piano dello SWORD, di poter sedersi allo stesso tavolo con "i grandi " della città. Come ci ricorda la voce narrante nell'intro " Il Liceo Oya contribuisce alla forza dello SWORD".
Oppure potrei parlare della sua evoluzione da tizio forte che sa solo menar le mani a leader capace sotto i consigli di Cobra. Trasformazione che trova il suo apice sul finire di questa serie, quando Murayama nega agli studenti del tempo pieno la partecipazione agli affari dello SWORD. Capolavoro.
Ed infine potrei parlare della sua maturità sul finale del film, quando ormai diventato uomo, lascia il Liceo per diventare finalmente "grande" ed andare avanti con la sua vita, lasciando il passo alla generazione che verrà.
Perché High and Low, tra botte e amicizia, parla anche di cambiamento e crescita e nessuno più di Murayama ha saputo racchiudere questa tematica.
VOTO: 7+
E poi c'è il film.
Solo dopo averlo visto si capisce l'intento della serie precedente: un conto è vedere un centinaio di ragazzi sconosciuti che se la suonano di santa ragione. Un altro è vedere i ragazzi a cui un minimo ti sei affezionata, vederli spaccarsi teste, rotule e ginocchi in maxi risse sotto i ponti.
Ed in effetti, funziona. Funziona perché ho onestamente seguito con attenzione questi combattimenti, preoccupandomi un po' per tutti, riconoscendoli e facendo il tifo per ognuno di loro.
Il film segue diversi filoni che si riuniscono poi nel finale:
Mentre lo SWORD è in guerra con i Doubt e la yakuza, gli studenti a tempo pieno della Oya High sono combattuti tra la guerra delle fazioni all'interno della scuola, il conflitto con la Housen Academy e il tentativo di sconfiggere Kidra, una banda di spacciatori che stanno cercando di infiltrarsi nelle scuole locali.
(la vita impegnatissima degli studenti dell'Oya. E' per questo che non studiano. C'hanno da fa'!)
Murayama, che è il leader della Oya High, trova la sua posizione messa alla prova da un gruppo di ambiziosi nuovi arrivati, soprattutto lo studente trasferito Hanaoka Fujio. ( fonte mydramalist)
Ora, questa è un po' una cazzata perché tranne Todoroki, NESSUNO di questi pretendenti al trono ha mai avuto le palle di sfidare in combattimento Murayama. XD
Ovviamente i più attenti hanno già rizzato le orecchie perché leggendo questa trama c'è una parola che immediatamente dovrebbe far alzare in piedi la gente a festeggiare gasata come un furetto sotto steroidi.
Housen.
La Housen.
Ma io infatti vedevo questi ragazzi pelati con l'uniforme e pensavo:-" io questi lo ho già visti. Ma dove? sto nome non mi è nuovo."
Crows Zero docet.
Ed infatti sono proprio loro: la scuola che nel secondo film di Crows Zero si scontrò contro il Suzuran in un epica guerriglia fatta di pugni, calci, risse e mani in faccia.
Aggiungo che vengono presentati con una delle OST più belle e azzeccate di sempre. Appena ascoltata la loro canzone mi sono precipitata a scaricarla!
In questo film si presentano in una veste nuova, con nuovi attori ovviamente, ma sempre ordinati e preparati come piccoli soldatini super efficienti. e ovviamente pelati
Ma c'è di più: se nel film di Crows Zero, loro erano i "cattivi", i rivali da abbattere, questa volta sono dalla "parte nostra" ... nostri alleati. Ed è un piacere conoscerli in questa veste.
Ho dato il mio cuore a Odajima Yuken, sappiatelo. Con l'addio di Murayama ho trovato una nuova fonte di gioia.
I ragazzi dell'Housen si dimostrano dei delinquenti dal cuore d'oro ( più o meno). Degli specchi dei nostri Oya e vederli combattere tutti assieme è una gioia per gli occhi. Il film infatti, ne approfitta per delinearli e caratterizzarli un po', prima come avversari e poi come alleati.
Tra l'altro, mentre vedevo i ragazzi dell'Housen assaltare un palazzo con delle scale, dopo averle usate a mo' di scudo, pensavo:-" ed io che mi sono emozionata per la battaglia la Fosso di Helm! Guarda questi che stanno a fa'!!! "
Nota di merito poi per Fujio che finalmente viene messo in primo piano ed in relazione con gli altri: come prevedibile risulta avere quel carisma necessario ad unire l'Oya ed in più - per diversificarlo da Murayama - ha quella vena di pazzia ingenua dei bambini che ti lascia piacevolmente sbigottita.
Perché andare sotto casa del Suzuran per spiarne i ragazzi e vedere quanto sono forti è follia.
Mi ricorda un personaggio come Rufy di One Piece: quella sconsideratezza gioiosa che porta il sorriso ovunque vada.
Ma se con l'Housen di toccano i cuori degli amanti di questo genere di drama/film, è con il nome Suzuran che The Worst tocca l'epicità. Prima solo nominato - con riverenza - e poi fattaci vedere solo l'entrata, il film ti alza l'hype a livelli atomici facendoti supporre uno scontro/ sfida / incontro futuro contro i ragazzi del Suzuran.
E ma qui giochi troppo facile! mi sono gasata peggio dei bambini!
Ed infatti andando ai trailer dei prossimi drama/film di High and Low, indovina chi ci sta?!
Tornano i ragazzi della scuola più malfamata del circondario! E l'effetto nostalgia vola altissimo. Io ero anche convinta che non avrei visto più prodotti di High and Low! Ma non si può dir di no all'Housen e al Suzuran.
Tornando al film in questione, due sono le cose che mi hanno lasciata invece più freddina: la prima è la questione di Arata.
L'amico di Fujio che spaccia droga per pagare le spese ospedialiere della madre e tutto il contorno degli amici che si conoscono da bambini è idealmente molto bello. Ma devi farmelo vedere.
Il film e la serie prima ci dicono che Fujio e Takeshi ad esempio sono amicissimi, tanto che il secondo fa da braccio destro al primo, ma non viene mai mostrata questa grande amicizia nata a quanto pare in passato.
Idem per i ragazzi del bar della Nonna. Non basta farmeli vedere da bambini mangiare tutti assieme una volta per farmi percepire la grande amicizia che dovrebbe legarli. Soprattutto se poi ognuno di loro è andato e va per la sua strada.
L'altro problema è lo stesso che riscontro sempre nei drama di High and Low: i villain sono piatti come tavole da surf. Cattivi perché sì, senza nessuna introspezione o profondità che fanno cose malvagie perché gli va. Sono tutti uguali, tanto che da Ranmaru alla yakuza, per passare ai Dubt e adesso a questi Kidra, se ci metti dei cartonati al loro posto, sarebbe uguale.
Detto questo, The Worst è un bel film per chi piace veder menar le mani in modo coreografico:
ha un buon ritmo, una storia un po' contorta per gli standard di questo genere ma che poi si semplifica verso il finale, due grandi ritorni che toccano il cuore dei nostalgici come me e belle scene d'azione.
Il combattimento contro l'Housen prima e il Kidra poi è spettacolare: musiche, inquadrature, montaggio... una bella visione che non può non emozionare gli amanti delle scazzottate.
Con questo film, High and Low di apre a nuovi protagonisti che hanno un ardua missione: non far rimpiangere le colonne portanti di High and Low. Ci riusciranno? Per me è ancora troppo presto per giudicare, avendo visto solo un drama e un film ma voglio dargli fiducia.
Il pezzo forte di High and Low, oltre alle botte e ai bei messaggi d'amicizia, erano i personaggi, le loro personalità e le loro introspezioni.
Fujio può essere un buon protagonista, diverso da tutti gli altri dello SWORD. Todoroki può interpretare il freddo ma costante contraltare del leader, così come Tsukasa e Jamuo possono diventare interessanti.
Va capito se anche gli altri prodotti di The Worst prenderanno i ragazzi dell'Housen come "protagonisti" o li lasceranno in secondo piano. Ricordo che in High and Low, la serie era iniziata con Cobra ed i suoi amici come protagonisti, per poi virare sugli altri leader dello SWORD, fino ad arrivare ad approfondire Murayama, per dire. Faranno una cosa simile anche per questa storia?
Oh, a me, se mi mettono l'Housen come "protagonisti" mi va benissimo, eh!
Ed infine l'ultima cosa che ci tengo a dire:
per quanto io ami alla follia le storie di ragazzi - di cui il 99% ha superato l'adolescenza da anni - che si gonfiano per diventare il capo della scuola e le storie di scuole VS scuole, onestamente non vorrei vedere di nuovo questa dinamica.
In Crow Zero assistevamo alla scalata di Genji e nel secondo film alla battaglia del Suzuran contro l'Housen. In High and Low The Worst episode 0, seppure in misura minore, abbiamo avuto lotte per la conquista della vetta e con il film, una lotta contro un altra scuola.
Qua si è differenziato con le scuole che si univano contro gli spacciatori ed ho apprezzato il cambio di mood e vorrei che rimanesse così.
Ho un po' paura infatti, di vedere sempre la stessa dinamica sapendo già che la versione di Crow Zero rimarrà imbattibile.
Vedremo cosa accadrà.
Anche perché risulterebbe inevitabile. Con la divisione dei ragazzi dell'Oya in studenti a tempo pieno e part-time, questi ultimi non possono più partecipare agli affari dello SWORD. Ciò significa che se anche i ragazzi di High And Low si trovassero ad affrontare nemici da ogni parte, Fujio e compagnia non potrebbero essere presenti.
Ed ecco quindi che per loro, l'unica possibilità di scontro è con le altre scuole.
Boh, vedremo...
Per adesso...
VOTO: 8
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L'amore nasce da un dettaglio.
La vita, in fondo, è sempre una tragedia. Non perché "lui" o "lei" siano cattivi - a meno di non restare prigionieri dell'infanzia e dei mostri oscuri che ci perseguitano durante la notte. Non perché "lui" o "lei" siano sbagliati - a meno di non illudersi che la persona giusta si nasconda in qualche posto e che prima o poi finiremo per trovarla anche noi. Semplicemente perché "lui" o "lei" sono come noi alla ricerca di qualcosa che sfugge, l'origine dell'irrequietezza, la fine del desiderio. E come noi combattono contro la perdita di quel paradiso, quando tutto era fusione e indeterminatezza.
Roland Barthes lo spiega bene nei suoi "Frammenti di un discorso amoroso": l'angoscia che si prova quando si ama una persona è legata a una perdita che si è già vissuta.
La persona che amiamo l'abbiamo già persa prima ancora di averla conosciuta e di averla amata. Anzi, la si ama proprio perché la si è già persa.
Michela Marzano, da L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore
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La rinascita…
“Ho sempre pensato che cattivi non si nasce, si diventa.” “È più facile parlare con qualcuno se non ti interessa la sua opinione.”Scopri ciò che vuoi e cerca di ottenerlo senza esclusioni di colpi.La forza con cui neghi è più forte di quanto pensassi e ti impedisce di vedere la verità.Tu trovi del buono negli altri, e quando non c'è, lo crei tu. L'amore può essere una debolezza, ma può anche essere un'arma.Non è folle vedere e non credere?
il dolore ti coglie sempre di sorpresa
L’unica gioia al mondo è cominciare è bello vivere perché vivere è cominciare sempre ad ogni istante.
Ho pianto i primi 10 giorni dopo l'incidente, piangevo tutte le sere come uno stupido sul letto ascoltando musica triste o che mi faceva pensare a te, rivedevo le foto, i video, i tanti momenti passati insieme. Mi mancavi, avevo paura che non ti svegliassi e che ti avessi perso per sempre. Poi il miracolo, una calda giornata di maggio dove io ero al mare, hai aperto gli occhi, hai ricominciato a vivere. Ho trattenuto a stento le lacrime, che stavolta però erano di gioia. Tu dici che non possiamo capire ciò che hai provato e hai pienamente ragione, ma ti posso assicurare che i miei pensieri, le mie emozioni in quei giorni erano rivolti solo e solamente a te. Poi la prima chiamata verso inizio giugno, con la tua voce fioca e nelle parole ancora la paura per quel brutto giorno di fine aprile. Ti ricordi poi quando ci siamo rivisti la prima volta al santa lucia? Sei scattata in piedi, mi hai riconosciuto subito e dato quell'abbraccio che dai poche volte nella vita. Ecco da lì io non ti ho mai lasciato, ma in realtà neanche da prima. Il tuo sorriso, i tuoi occhi e la felicità nel rivedermi sono cose che non capitano tutti i giorni. Il peggio è passato amore mio e vorrei che tu sapessi che ci sono io vicino a te, sei una guerriera e non ti devi arrendere, non ti devi buttare giù, devi tenere duro, se non vuoi farlo per te stessa, fallo almeno per me. Sappi che io di quel cerbiatto con gli occhi così profondi ed un sorriso che fa invidia a tanti io non posso farne a meno. Poi i tuoi baci, i tuoi abbracci, le tue coccole, il modo in cui mi guardi, mi scatenano una pace interiore che non provavo da tanto tempo e che credevo di non provare più nella vita dopo le tante delusioni che ho avuto, invece poi sei arrivata tu e mi hai riaperto il mio cuore all'amore. Sei il mio punto di riferimento, il mio ossigeno, la mia luce nei giorni bui. Mi sto innamorando di te amore mio. Non ti prometto che sarà facile ma sono qui se vuoi rischiare…❤️
Ciao amore mio,
Non riesco a non scriverti, mi manchi un casino mi manchi come l’aria. Ho una grande voglia di te che tu non hai idea. Ho voglia dei tuoi baci, delle tue carezze, di quei occhi che mi guardano e che dicono molte cose. Ho voglia di te perché voglio fare l’amore con te. Ho voglia di te perché mi fai stare bene. Ho voglia che tu sei qua ad abbracciarmi. Ho voglia di te perché sei la mia vita. Riesci sempre a strapparmi un sorriso dalla faccia. Sei bello forte e affascinante. Sei entrato a far parte della mia vita così velocemente, mi sono affezionata a te piano piano. Mi stai rendendo una terribilmente romantica. Non ti voglio abbandonare per nessuna ragione al mondo. Mi sta battendo forte il cuore scrivendo questa cosa, ho gli occhi gonfi, le lacrime scendono come fosse pioggia.Ho fatto una promessa e la mantengo. So che non troverò mai una persona come te. Combatto per averti. So che sarà dura... Ti voglio ora, ho voglia di te, perché TI AMO e ti ameró sempre. ❤️
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A volte ti prende la voglia di diventare cattivo, purtroppo lo dici e poi non lo fai, per il semplice motivo che cattivi si nasce.
Le persone cattive hanno un'anima diversa, un modo di pensare diverso. Inutile dannarsi e domandarsi perché arrivano a tanto.
Chi non conosce "valori e sentimenti" non lo capirà mai ♡
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Napoli Ponticelli: i 9 anni dell'ambulatorio Emergency
Napoli Ponticelli: festa all'ambulatorio Emergency con la partecipazione del cantante Piero Pelù. Il cantante fiorentino, da sempre al fianco di Emergency, ha incontrato lo staff e i pazienti che abitualmente frequentano l’ambulatorio. Proprio per le persone presenti durante la visita, Pelù ha deciso di improvvisare una versione unplugged de “Il mio nome è mai più”, brano pubblicato il 17 giugno del 1999 e che ancora oggi è un inno contro tutte le guerre. Napoli: l'ambulatorio Emergency di Ponticelli L’ambulatorio di Napoli Ponticelli è nato nel 2015 per facilitare l’accesso delle persone al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di persone in difficoltà. Un team di medici, infermieri, psicologi, mediatori culturali e volontari assicura gratuitamente servizi di medicina di base e specialistica, prestazioni infermieristiche, orientamento socio-sanitario ed educazione sanitaria a persone italiane e straniere in difficoltà. “Ringraziamo Piero Pelù per aver deciso di venire qui oggi, dedicando il suo tempo ad ascoltare le voci dei pazienti che quotidianamente curiamo gratuitamente nell’ambulatorio di EMERGENCY di Napoli Ponticelli - ha detto Tetyana Zolotarova coordinatrice del progetto – è molto importante continuare a tenere alta l’attenzione sulle periferie urbane.” Programma Italia L’ambulatorio fisso di Napoli Ponticelli si inserisce nel più ampio progetto di Emergency Programma Italia, attivo dal 2006, che nasce dalla volontà di rendere concreto, per ogni individuo, il diritto alla cura sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. Oltre a Napoli Ponticelli, Emergency è presente in Italia per supportare le persone in condizioni di fragilità, italiani e stranieri, in Sicilia a Ragusa e Vittoria, in Sardegna a Sassari, in Campania a Castel Volturno, in Calabria a Rosarno, Polistena e San Ferdinando in Veneto a Marghera e in Lombardia a Milano e Brescia. Nel 2023, in Italia, sono state 9.703 le persone che si sono rivolte agli ambulatori di Emergency di Programma Italia e per cui sono state erogate gratuitamente 42.962 prestazioni socio-sanitarie di cui 24.430 prestazioni di mediazione; 9.688 prestazioni di medicina generale; 5.602 prestazioni infermieristiche; 363 prestazioni pediatriche e 894 prestazioni psicologiche. Piero Pelù ed Emercency Il legame di Piero Pelù con l’associazione fondata da Gino Strada trent’anni fa, nel maggio 1994, è sempre stato molto forte, come da lui stesso sottolineato. Fu proprio per questo che insieme a Luciano Ligabue e Jovanotti, incisero il singolo “Il mio nome è mai più” per raccogliere fondi a favore di Emergency, e destinarli ai progetti umanitari dell’ONG in particolare in Afghanistan. "Mi sembra ieri che ci incontrammo con Gino e fu amore a prima vista, un amore che dura ancora oggi e durerà per sempre - ha raccontato Piero Pelù - So che l’ospedale a Kabul aperto grazie alla canzone con Luciano e Lorenzo è ancora aperto e questa cosa mi riempie di orgoglio perché so che è un ospedale che cura tutti, compreso i cattivi. La cura non si deve mai rifiutare a nessuno esattamente come la pace. Lunga vita a Emergency!" In copertina foto di Julio César Velásquez Mejía da Pixabay Read the full article
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Quante bugie ci raccontiamo ogni giorno..
"Non ho pazienza per alcune cose, non sono arrogante. Sono arrivata a un punto della mia vita, in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce. Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride. Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare. Ho deciso di non con-vivere più con la presunzione, l'ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato. Non tollero l'erudizione selettiva e l'arroganza accademica. Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti. Credo in un mondo di opposti, per questo evito le persone rigide e inflessibili. Nell'amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento. Non mi accompagno con chi non sappia elogiare o incoraggiare. I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali. Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza."
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"Dodici punti per un unico incanto"
L'incanto della luna rossa - Il mio romanzo fantasy
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Una storia nella quale si intrecciano avventura e magia e che nasce da un lontano passato di sofferenza, trovando il suo epilogo in una piccola valle, creduta dai più insignificante ed estranea a notevoli avvenimenti, ma che invece si rivelerà il fulcro di un’epica avventura. E questo grazie alla presenza di un Menhir, attraverso cui potenti energie daranno vita a un antico rito; un rito nefasto, con il quale i protagonisti dovranno inevitabilmente fare i conti.
Cosa è successo ad Anja? Chi è quella vecchia megera comparsa dal nulla? Una pestilenza e strani avvistamenti; c’è una regia dietro questi eventi?
Tutte domande alle quali Wick, eroe sospeso tra due popoli, quello degli uomini e quello dei Lemmick, dovrà rispondere sbrogliando una matassa intricata. Tra viaggi, fulminee scene di combattimento e repentini cambi di fronte, egli, nello svelare l’arcano che si cela dietro questi avvenimenti, troverà risposte relative al proprio passato, rievocando eventi, immagini e sensazioni sepolti da tempo nella sua mente.
Non il classico scontro tra buoni e cattivi, ma qualcosa di più complesso e sfaccettato che metterà il lettore nella condizione di immedesimarsi in entrambi e, forse, anche in difficoltà nel distinguere chiaramente tra il bene e il male.
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Cattivi secondo me si nasce, non si diventa, perché un buono che è diventato cattivo lo riconosci subito.
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A volte ti prende la voglia di diventare cattivo, ma purtroppo lo dici ma poi non lo fai, per il semplice motivo che cattivi ci si nasce. Le persone cattive hanno proprio un'anima diversa, un modo di pensare diverso. Inutile dannarsi e domandarsi perché arrivano a tanto. Chi non conosce "valori & sentimenti" non lo capirà mai. S.N.
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La macchina da guerra della democrazia ipermaggioritaria lavora a pieno regime. Perché questa ossessione a costruire una fortezza? Partiamo dalla leadership che mette in moto la macchina, ovvero il demagogo (maschio o femmina poco importa). La democrazia elettorale è naturalmente esposta alla possibilità che emergano demagoghi e governi ipermaggioritari. La logica della demagogia è abbastanza semplice e prevedibile: il demagogo che vince non può permettersi di perdere.
Una volta eletto, se riesce (direttamente e con una colazione) a guidare una maggioranza di governo, si trova nella necessità di integrare la retorica con un capiente potere decisionale. Non perché il suo governo debba dare vita a chissà quale nuovo Paese o regime, ma perché ha bisogno di rimanere in sella il più a lungo possibile. Un demagogo non può perdere. Se perde, perde per sempre. Non ha una seconda possibilità, anche se la logica elettorale gliela concede. Un demagogo bastonato alle urne è un perdente senza alternativa. Deve quindi rimanere al governo il più a lungo possibile. Per questo fa della sua maggioranza una fortezza. Ecco perché mina il pluralismo e la cosiddetta “società aperta”.
Non sono gli oratori a definire il passaggio alla demagogia e non sono le elezioni a favorire questo processo di ipermaggioritarismo. Altre sono le variabili da considerare come la struttura istituzionale e la legge elettorale. Come ci insegnano gli studiosi di populismo, ai fini della tutela della democrazia liberale, il multipartitismo è più sicuro di un sistema bipartitico, un sistema elettorale proporzionale più sicuro di un sistema maggioritario, una democrazia parlamentare più sicura di una democrazia presidenziale (i Paesi dell’America Latina lo sanno bene).
Queste valvole di sicurezza sono prudenti perché la libera competizione elettorale è un ossigeno che alimenta tutti, buoni e cattivi. Se un demagogo e il suo partito riescono a conquistare il potere, hanno come primo obiettivo quello di blindarlo. Le strategie sono ben note. Occupano lo Stato e usano le istituzioni come se gli appartenessero, in modo da distribuire favori e cariche e rafforzare così il loro elettorato nel tempo. Dopo aver raggiunto il potere attraverso la mobilitazione, una leadership demagogica può consolidarlo e idealmente mantenerlo a lungo attraverso l’uso delle istituzione e il clientelismo di partito.
Un Machiavelli democratico direbbe che, in questo caso, non è il popolo a essere sovrano “sulla legge”, ma è il leader, che conquista il consenso del popolo ai suoi piani. Kurt Weyland, uno dei maggiori studiosi di populismi, ha definito questa strategia “legalismo discriminatorio”: «tutto per i miei amici; per i miei nemici, la legge».
Questo è il film che si gira oggi in Italia. Per l’occupazione del potere e l’uso fazioso delle istituzioni nell’interesse della maggioranza – cioè per durare nel tempo – un mezzo molto praticato è quello di addomesticare coloro che operano nella sfera dell’opinione pubblica: giornalisti, giornali e media. La pena del carcere minacciata ai giornalisti colpevoli di diffamazione ha una funzione di deterrenza. Tutti zitti e buoni.
Le norme sulla (im)par condicio cucinate in questi giorni, in vista della campagna elettorale per il Parlamento europeo, sono un caso esemplare di ipermaggioritarismo. Le opposizioni avranno un’esposizione impari rispetto ai partiti di governo, che occuperanno spazi e tempi sia come partiti concorrenti che come ministri e capi di governo. I forti si avvantaggiano. Questa è la regola dell’impermaggioritarismo.
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Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente: Come Nasce un Villain
Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, è film prequel della saga con protagonista Jennifer Lawrence, in cui scopriamo la giovinezza del presidente Snow.
I cattivi, si sa, che sia sul grande schermo, in una serie tv o sulle pagine di un libro sono sempre i più apprezzati. Ma nella vita incontrare narcisisti e megalomani è una vera e propria disgrazia ma quando si racconta una storia, invece, sono quelli che sortisco più effetto sul pubblico e di solito tutto ne giova. Amati, si, dal pubblico e ancora di più dagli attori che li interpretano, che dichiarano puntualmente di divertirsi molto quando li interpretano, gli antagonisti spesso però rimangono, appunto, antagonisti, dovendo cedere il cono di luce ai protagonisti, avvolte meno interessanti, ma pur sempre eroi designati e destinati a vincere. Il prequel di Hunger Games invece ribalta tutto: l’adattamento dell'omonimo romanzo di Suzanne Collins, pubblicato nel 2020, ci racconta l'origine dei giochi dal punto di vista del villain.
In sala lo scorso novembre, il film, diretto nuovamente da Francis Lawrence, regista anche di altri due capitoli della saga, ha il punto di vista del giovane Coriolanus Snow (Tom Blyth), il futuro e terribile presidente Snow, che renderà la vita molto difficile a Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence). Ma prima di avere la bianchissima barba di Donald Sutherland, Snow è stato un 18enne intelligente e brillante, ma in difficoltà economiche. Lo troviamo infatti pronto a tutto pur di risollevare le sorti economiche della famiglia, caduta in disgrazia dopo la ribellione del padre.
L'occasione per farsi notare arriva con la decima edizione degli Hunger Games creati da Casca Highbottom (Peter Dinklage), preside dell'Accademia. A ogni studente meritevole viene affidato uno dei tributi dei giochi: insieme dovranno conquistarsi il favore del pubblico che li guarda, perché è stato deciso di trasformare quello che era un sacrificio in un grande spettacolo. A Snow capita Lucy Gray Baird (Rachel Zegler), del 12esimo distretto. Gracile, ma con un punto a favore per quanto riguarda l'intrattenimento: canta e suona la chitarra.
La trama di questo Hunger Games è divisa in tre atti, proprio come una tragedia greca. Abbiamo ascesa, apice e caduta, ma al centro non ci sono i giochi, né il rapporto tra i protagonisti. È l'anima di Snow che vediamo mutare. Da ragazzo pieno di speranze ad arrampicatore sociale, fino a perdere completamente ogni scrupolo. Si è spettatori della creazione di un villain.
Il fascino del film lo si trova proprio in questo: non capita spesso di poter seguire dall'inizio la storia di un antagonista, vedendo il mondo attraverso i suoi occhi e le sue motivazioni. E il superamento progressivo di ogni morale.
C'è un grande sfoggio di costumi e scenografie, ma il vero punto di forza sono gli attori. Se con fuoriclasse del calibro di Viola Davis non c'è alcun dubbio, è bello vederla divertirsi con un ruolo così sopra le righe come quello della Dr.ssa Volumnia Gaul, mentore di Snow, sono proprio Blyth e Zegler a stupire: il primo ha il giusto mix di carisma e ambiguità che disorientare lo spettatore, la seconda si esibisce in diversi numeri musicali in cui mostrara tutto il proprio talento come cantante (già apprezzato in West Side Story di Steven Spielberg). Insieme, i due, funzionano benissimo, non facendo mai capire davvero chi ha il controllo e chi invece sta subendo la manipolazione dell'altro.
È interessante come in un prodotto di intrattenimento quale è senza dubbio Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente ci sia anche una critica all'intrattenimento a tutti i costi: se tutto può diventare spettacolo non c'è limite a quello che si può mostrare. Perdendo così intenzione e significato. Tutto diventa mercato.
Elogio della complessità, data dalla comprensione delle motivazioni di un cattivo come Snow, critica alla smania di apparire, un invito a restare umani: il film di Francis Lawrence è uno young adult perfetto per il suo target, che prova a farlo anche pensare. E non è una cosa scontata.
In conclusione Hunger Games - La ballata dell’usignolo e del serpente, prequel della saga con Jennifer Lawrence è un film perfetto per il suo pubblico. Uno young adult che intrattiene ma che allo stesso tempo invita il pubblico a farsi qualche domanda. Un grande sfoggio di costumi e scenografie, ma a fare davvero la differenza sono i due giovani protagonisti.
Perché ci piace
- Per aver reso il punto di vista del villain quello principale.
- I protagonisti Tom Blyth e Rachel Zegler.
- Le canzoni, interpretate e suonate da Zegler.
- Viola Davis e Peter Dinklage.
- Costumi e scenografie.
Cosa non va
- Non tutte e tre le parti in cui è diviso il film funzionano al meglio.
- Il finale è sembrato un po’ frettoloso.
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