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Il Castello di Chignolo Po: La Versailles della Lombardia per un Matrimonio da Favola
Un’esperienza indimenticabile in una delle dimore storiche più affascinanti d’Italia, immersa in un’atmosfera regale tra giardini incantati e saloni spettacolari.
Un’esperienza indimenticabile in una delle dimore storiche più affascinanti d’Italia, immersa in un’atmosfera regale tra giardini incantati e saloni spettacolari. Immerso in un paesaggio suggestivo e ricco di storia, il Castello di Chignolo Po, spesso soprannominato la “Versailles della Lombardia”, è una delle location più affascinanti per celebrare il vostro matrimonio. Situato in provincia di…
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COME SIAMO RIDOTTI
Ieri stavo facendo un importante lavoro di riparazione all'impianto idraulico di casa mia che, premetto, si trova posizionata in zona carsica argillosa e per questo è stata eretta in cima a una collina su un sistema di pali in cemento armato che la forano per andarsi ad ancorare alla roccia a 15-20 metri di profondità.
Questo, oltre ad aver fulminato una parte cospicua del budget di costruzione, implica che sì, la nostra casa è meravigliosamente antisismica ma che ogni qual volta un evento atmosferico cambia la composizione di suolo, atmosfera, campo elettromagnetico terrestre etc essa si comporta come il Castello Errante di Howl o, visto l'umore condiviso, la capanna della famigerata Strega Baba Yaga
In parole povere, qualsiasi tubo, condotto, filo o corrugato che non abbia sufficiente capacità dilatativo-estensoria SI STACCA DALLA CASA, con ben immaginabili fastidiose conseguenze sul benessere psico-fisico degli abitanti.
Ieri stavo perciò posizionando una riduzione a un tubo di gomma estensibile affinché si evitasse che il mio bel giardino si trasformasse in una fossa settica a cielo aperto, quando nel cercare di incastrarne una sul tubo, perdo l'equilibrio e per non farmi troppo male appoggio la mano su un tondino di ferro sporgente, facendomi molto male
Mentre scateno un supercalifragilistichespiralidoso di apprezzamenti sulla madonna, in contemporaanea compilo in multitasking una lista mentale di tutte le potenziali conseguenze della lesione, arrivando alla conclusione che potrei essere il primo caso di decesso da infezione tetanica, escherichia coli, leptospirosi, clostridium perfrigens ed emorragia cerebrale da brusca ipertensione su base psichiatrica ma poi una buona detersione della ferita seguita da adeguata medicazione (nonché respiri profondi) mi permettono di riportare tutto alla quasi normalità.
E allora ripenso con calma all'incipit con cui ho dato il via alla sequenza di bestemmie...
Ho urlato
MALEDETTE RIDUZIONI!
E poi, non so perché, mi viene in mente quella figura retorica chiamata REDUCTIO AD HITLERUM e il suo successivo adattamento alle discussioni in ambito digitale che recita
A mano a mano che una discussione online si allunga, la probabilità di un paragone riguardante i nazisti o Hitler tende ad 1, ovvero, se una discussione online (a prescindere dall'argomento o dallo scopo) va avanti abbastanza, prima o poi qualcuno paragonerà qualcuno o qualcosa a Hitler.
E mentre la mano mi pulsa e la frequenza cardiaca scende, immagino che questo tipo di ragionamento può applicarsi ad altri tipi di riduzioni
REDUCTIO AD FERAS -> gli animali sono meglio degli esseri umani!
REDUCTIO AD RAPTORES -> alla fine i politici rubano tutti alla stessa maniera!
REDUCTIO AD VENENUM -> chissà cosa c'è dentro che non ti dicono!
REDUCTIO AD PUEROS -> sì però qualcuno pensi ai bambini!
REDUCTIO AD TEMPUS IENTEM -> ai miei tempi c'era X/non c'era X!
REDUCTIO AD LICTORIUM -> ci vorrebbe la disciplina del servizio militare!
La lista, poi, sarebbe lunghissima e da aggiornare in maniera pressoché costante ma se vi state chiedendo il senso di questo lungo post ai limiti del delirante, nulla... serviva solo a lamentarmi dei tubi di merda e del male alla mano.
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Scorrendo tra i post patinati e luccicanti dei social, mi sono imbattuta in una di quelle frasi che si attaccano alla mente come una melodia ossessionante: 'Tu prima di tutto!'. All'inizio sembrava un inno all'autostima, un invito a prendersi cura di sé. Poi, sul finale, ho iniziato a percepire un retrogusto amaro. Perché quel 'prima di tutto' non è un invito all'introspezione, alla scoperta di sé, ma piuttosto un imperativo categorico a mettersi al centro della scena, a brillare più di tutti gli altri.
'Affinché gli altri non abbiano altra scelta che prendere parte alla tua felicità o guardarti splendere'. Ecco la formula magica che ci propongono. Un'idea di felicità egoistica, che si nutre dell'ammirazione altrui come una pianta carnivora. Ma la felicità, quella vera, non è un gioiello da esibire, è un giardino segreto che condividiamo con chi amiamo.
Questo 'io' che ci viene proposto è un castello di sabbia, che ha bisogno di continue tempeste di applausi per non sgretolarsi. Un castello che, per sentirsi importante, deve necessariamente oscurare gli altri. È come un bambino che piange più forte degli altri per attirare l'attenzione, senza rendersi conto che le sue urla finiscono per annegare la sua voce.
Ma l'amore per sé stessi non è egoismo, è consapevolezza. È come coltivare un bonsai, un piccolo albero che, con cura e attenzione, diventa un capolavoro di natura, portando serenità e bellezza a chi lo ammira.
Pensa a una casa: per invitare qualcuno a casa tua, devi prima averla costruita, arredata, averne cura. Non puoi certo invitarlo a vivere in un cantiere. Allo stesso modo, per offrire qualcosa agli altri, devi prima averlo sperimentato tu stesso. Come potresti consigliare un libro che non hai letto? Come potresti parlare di amore se non lo hai mai sentito sulla tua pelle?
L'amore per sé stessi e l'amore per gli altri sono profondamente interconnessi. Crescere nell'amore verso sé stessi ci permette di amare gli altri in modo più autentico e completo, e viceversa. Questa interconnessione è fondamentale per una vita appagante e significativa.
Quindi, la prossima volta che sentirai qualcuno ripetere 'tu prima di tutto', ricordati che la vera felicità non si trova isolandosi dal mondo, ma connettendosi con gli altri. E che l'amore, per essere autentico, deve essere condiviso.
Con questo non sto dicendo che dobbiamo imporre i nostri valori agli altri, ma che i nostri valori sono come una lente attraverso la quale percepiamo il mondo. È come indossare un paio di occhiali colorati: tutto ciò che vediamo sarà tinto di quella particolare sfumatura. Aver chiari i nostri desideri e le nostre necessità, ci permette di capire chi siamo davvero e di scegliere, consapevolmente, le persone con cui vogliamo condividere la nostra vita. Non è una questione di essere migliori o peggiori, ma di essere compatibili.
Purtroppo, spesso cerchiamo l'approvazione di chiunque incontriamo sul nostro cammino, senza renderci conto che questo ci rende dipendenti e insicuri. È come chiedere a un gruppo di estranei di dipingere il nostro ritratto. Ma la nostra identità non può essere definita dagli altri. Creare relazioni stabili e sincere significa prima di tutto conoscersi profondamente.
L'amore per sé stessi e l'amore per il prossimo non sono due binari paralleli, ma due radici dello stesso albero. Quando ci prendiamo cura di noi stessi, stiamo automaticamente costruendo le fondamenta per amare gli altri. È un errore pensare di poter amare gli altri se prima non abbiamo imparato ad amarci. È come voler costruire una casa senza avere i mattoni. E più a lungo continueremo a praticare un amore per sé stessi egoistico e narcisistico, più sarà difficile cambiare rotta. Questo atteggiamento è pericoloso perché rischia di consolidare abitudini negative che saranno difficili da sradicare, non solo in noi ma in chiunque ci circonda.
L'amore per sé stessi è sia la soglia d'ingresso in noi che l’uscita per incontrare il mondo. Siamo pronti ad attraversarla con la nostra vera essenza?
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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Ortona
Una città “dalle sere dolci e profumate come quelle d’Oriente”
(Gabriele D’Annunzio)
Questa città ha una storia tutta da scoprire, dove leggende tramandate nel tempo si mescolano alla vita di tutti i giorni e sanguinose battaglie e saccheggi distrussero tanto davvero troppo tra le vie di questa cittadina.
In passato la città era completamente circondata da una cinta muraria trecentesca e al suo interno era suddivisa tra Terra Vecchia, ovvero la zona dove abitavano i pescatori e i marinai e dove si svolse la terribile Battaglia del dicembre 1943, e Terra Nuova, una zona costituita per lo più da orti e campi. Parlando di Terra Vecchia bisogna considerare un aspetto molto singolare che i pescatori avessero lì le loro casette colorate tra quelle viuzze strette nella parte alta della città e non sulla costa vicino al porto e che per raggiungere le loro imbarcazioni percorressero degli scalini che collegano ancora oggi queste due zone; inoltre bisogna dire che il porto un tempo non era situato dove lo troviamo oggi ma si trovava più vicino al Castello Aragonese quindi sotto la cosiddetta Pizzuta.
Proprio dietro al faro dell'attuale porto, dove si trova anche una statua di San Tommaso che accoglie i marinai, c'è una piccola spiaggetta di pietre nominata la spiaggetta della Ritorna perché con l'avvicinarsi del maltempo le mogli dei pescatori (ed anche secondo un'altra leggenda una principessa) urlavano e pregavano «ritorna» ai loro amati.
Percorrendo le viuzze di Terra Vecchia possiamo notare un arco in pietra tufacea, il materiale di cui sono costutuite le scogliere, una casa lasciata così com'era di cui si può scorgere il colore originale attorno alla finestra e una casa che venne distrutta dalle bombe che si trova (ironia della sorte) nella piazzetta dedicata alla convivialità nominata dell'Allegria.
Per quanto riguarda il commercio bisogna dire che Ortona aveva un commercio comune con Venezia di stoccafisso e baccalà, che un tempo era il pesce dei poveri e dei contadini.
Terra Vecchia ha termine dove è situato Palazzo Farnese, costruito nel 1584 venne comprato dalla Madama (Margherita d'Austria) insieme a tutto il feudo di Ortona e le vennero affidati anche i restanti feudi abruzzesi che amministrò con grande maestria.
Tra i personaggi illustri di Ortona che possiamo nominare ci sono due membri del Cenacolo Michettiano: Basilio Cascella (seppur nato a Pescara) e il compositore Francesco Paolo Tosti.
Pertanto a fine 800 Ortona vive di riflesso del Cenacolo Michettiano e vengono costruite case in stile liberty.
Proprio a Ortona è stato composto il nostro "inno" abruzzese per la gioventù "Vola Vola Vola " a cui a Porta Caldari è dedicata una fontana.
Vulesse fa' r'venì pe' n'ora sole
Lu tempe belle de la cuntentezze
Quande pazzijavame a vola vola
E te cupria de vasce e di carezze
E, e vola, vola, vola, vola, vola E vola lu pavone Si tiè lu core bbone Mo' fammece arrepruvà
...
Percorrendo la passeggiata orientale che costeggia la costa e qualche viuzza raggiungiamo affacciato sul mare il Castello Aragonese che esternamente si presenta intatto ma all'interno possiamo notare essere rimaste in piedi solo alcune mura e torrette. La sua storia è un continuo trasformarsi: da alcuni resti romani venne costruita poi una fortezza che in seguito venne utilizzata per scopi militari, per poi venire acquistata facendola diventare un palazzo signorile con all'interno un meraviglioso giardino all'inglese.
È arrivato il momento di fare una visita al museo dedicato alla Battaglia di Ortona tra civili e soldati canadesi contro le truppe tedesche, ma intanto possiamo già rinvenire delle tracce di questo sanguinoso scontro in un vicolo della città dove possiamo ancora leggere una scritta che indicava il coprifuoco: "il coprifuoco per tutte le truppe alleate è alle 21:00" e affianco possiamo notare dei fori nel muro causati dalle schegge delle granate esplose e dai proiettili.
Il Museo della Battaglia conserva oggetti e foto che testimoniano i giorni del violento scontro urbano del dicembre 1943, ciò che caratterizza questa guerra è essere stata principalmente una guerra di "propaganda" e poco utile invece a fini strategici, anche se comunque molto sanguinosa essendosi svolta casa per casa.
I civili vennero fatti sfollare dalle truppe tedesche ma non tutti fuggirono decidendo di nascondersi nelle cantine delle loro case ma perdendo così la vita.
Ortona ha ottenuto la medaglia d'oro al valore civile perché durante il conflitto ci si è aiutati l'un l'altro civili e soldati canadesi.
I tedeschi tra le altre cose distrussero anche la torre dell'orologio, una delle due torri della Cattedrale di San Tommaso, per evitare fosse un punto di avvistamento.
Ma perché proprio a Ortona?! Semplice, perché è qui che il Re Vittorio Emanuele III di Savoia fuggì durante la seconda guerra mondiale imbarcandosi appunto al porto di Ortona verso Brindisi; ed è qui che si trovava la Linea Gustav.
Tra gli oggetti presenti nel museo possiamo soffermarci su tre in particolare:
I papaveri ricamati sulle vesti dei soldati canadesi e delle crocerossine, che indicavano la loro morte in battaglia essendo i papaveri rossi come il sangue;
Varie radioline e giradischi militari con cassa perché anche i soldati avevano bisogno di qualche momento di svago;
Una foto particolarissima, una foto di un banchetto di natale realizzato durante la guerra per i soldati circondato da firme, firme dei soldati sopravvissuti sia canadesi che tedeschi come inno alla pace, a testimoniare che fare la guerra non conviene.
Ora è sufficiente uscire dal museo e svoltare verso la costa per raggiungere la Cappella del Crocifisso Miracoloso. Un tempo chiamato monastero di Sant'Anna questo luogo è testimone di antiche storie di fede, mare, corsari saraceni e leggende anche culinarie.
Era il luogo di fede in cui vivevano e pregavano del monache di clausura. Si narra che un giorno mentre pregavano l'affresco del crocifisso iniziò a gettare sangue dal costato, questo venne considerato un miracolo ma anche simbolo di presagio di un'imminente tragedia. Il sangue miracoloso venne raccolto in due ampolline, di cui una si trova a Venezia e l'altra è rimasta in questa Cappella ad Ortona rinchiusa in una teca (che viene messa in mostra il secondo venerdì del mese).
Il presagio era reale infatti dalla costa arrivarono le vele dell'ammiraglio della flotta ottomanna Piyale Paşa che iniziarono a distruggere tutto. Gli abitanti di Ortona fuggirono nelle campagne ma le monache di clausura non poterono abbandonare il monastero e restarono a pregare, le loro preghiere forse le salvarono perché Ortona viene nuovamente distrutta ma i nemici non riuscirono nemmeno ad avvicinarsi al monastero e alle suore di clausura perché una fitta nebbia ricoprì questo luogo come a renderlo invisibile e inesistente.
A questo luogo e alle monache di clausura sono legate anche altre due leggende di cui una è solamente la visione della realtà in chiave magica e fantasy poiché le monache di notte per lavare i panni si recavano alla fonte vicina facendosi luce nel buio e da allora quella fonte venne chiamata la fonte delle fate. Mentre l'altra è legata alla nascita del dolce tipico di Ortona: le nevole (da non confondere con le neole o ferratelle abruzzesi), dolce che appunto secondo questa leggenda è stato creato dalle monache di clausura che un giorno avendo finito le ostie presero gli ingredienti che avevano e unendoli e cuocendoli con il ferro per le ostie diedero vita alle nevole, la cui ricetta prevede solamente mosto cotto, arancio autoctono dal sapore dolceamaro e olio d'oliva (alcuni pasticceri del posto aggiungono anche della cannella).
La Cattedrale di San Tommaso, un tempo Cattedrale di Santa Maria Vergine, custodisce le reliquie dell’apostolo San Tommaso e la sua pietra tombale dove viene ritratto l'apostolo e che presenta due fori uno per inserirvi un bastoncino di incenso e l'altro per inserirci degli oggetti che successivamente venivano recuperati intrisi dell'energia sacra per poter ottenere cure miracolose, infatti sia la pietra tombale che le reliquie stesse dell'apostolo sono importanti non per il loro aspetto fisico materiale ma per l'energia fortissima dell'anima che emana il corpo del santo apostolo, un'anima che è stata così vicina a Cristo nei suoi giorni in Palestina.
Spero questo riassunto vi abbia fatti viaggiare insieme a me alla scoperta di questa città abruzzese e ringrazio per la visita guidata i Compagni d'Avventura e Ortona Welcome
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#Ortona#Abruzzo#storia#cultura#visita guidata#alla scoperta del territorio#compagni d'avventura#abruzzese#battaglia#guerra#castello aragonese#cattedrale#crocifisso#miracolo#legenda#leggenda#ortona welcome#nevole#costa#mare#foto#fotografia#scatto fotografico#sintesi#riassunto#reportage#reporter#reportage fotografico
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Agosto e i casi umani.
Mi ha appena chiamato una per sapere se vale la pena di venire a vedere il castello. Le rispondo “beh certo signora, poi se lo chiede a me”.
Risponde: “beh fosse onesta me lo direbbe se fa schifo”.
Anni di respirazione yoga per non mandarla a fanculo.
Un’altra doveva convincermi che dovremmo stare aperti tutti giorni anche in inverno perché i pensionati viaggiano in settimana.
La genia che ha chiamato stamattina è arrivata, con un chihuahua nella borsa, dicendo che è disabile e non dovrebbe pagare ma non ha un tesserino che lo certifichi.
Stavo dicendo che oggi era abbastanza tranquillo… Parlato troppo presto… è sbucato uno con un uccello in mano dentro una copertina: “è in riabilitazione”.
Plus due con il gatto nello zaino.
Gruppetto di otto, uno entra e mi fa “prendo ste sedie (quelle antiche imbottite) che mangiamo qua fuori. E dov’è il bagno?”
Il tutto senza fare un biglietto.
“Guardi al giardino sopra ci sono i tavoli con le panche, lasci stare le sedie. Il bagno è all’Interno del museo”
Non oso immaginare domani che è ferragosto.
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INSEGUIRE OPERE
La Triennale di Milano e la Fondation Cartier pour l’Art Contemporaine di Parigi hanno stretto una intensa collaborazione e allestiscono mostre di grande interesse. È il caso per esempio di quella di uno dei più grandi scultori contemporanei, Ron Mueck. La scorsa estate ho avuto modo di visitare la sua mostra alla Fondation del Boulevard Raspail e sabato scorso ho visitato la stessa mostra (con qualche variazione) alla Triennale. È sempre molto stimolante per me vedere una installazione d’arte allestita in due contesti diversi, poiché l’opera assume, inevitabilmente, sfumature diverse se non, addirittura, significazioni diverse. Mi era capitato di notarlo la prima volta con “La Venere degli stracci” vista al Castello di Rivoli e rivista al Louvre, così come con la celebre mappa del mondo (“Map”) di Mona Hatoum fatta di carbone arso vista al Beaubourg e rivista alla Fondazione Prada. E ancora con opere di Louise Bourgeois viste alla Tate Modern di Londra e riviste a Parigi. Questa volta è capitato con “Mass” il gigantesco cumulo di teschi umani che Ron Mueck ha posizionato nella Hall principale della fondazione parigina e ha riallestito al primo piano del Palazzo della Triennale. Nell’esposizione parigina i teschi (che sono enormemente più grandi di un teschio originale), complice la bella stagione, ma soprattutto l’architettura “trasparente” di Jean Nouvel, mi davano l’impressione di un gigantesco “divertissement”, scanzonato, dissacrante. La possibilità di vedere anche dall’alto l’installazione, i riflessi del sole e l’ombreggiatura del lussureggiante giardino della Fondation, facevano di “Mass” un gioco più che un “memento mori”. Non così a Milano dove, una cupa giornata d’inverno e la razionale,ma gelida architettura di Giovanni Muzio (1933), nonché l’occhieggiamento inquieto della Torre Branca dalla finestra, mi hanno fatto apparire l’opera come un cupo monito alla nostra vita terrena. È davvero incredibile come un “contesto” possa contribuire a determinare il senso di un’opera. Certo questo vale anche per il “Tondo Doni” regalo di nozze di Agnolo Doni a Maddalena Strozzi che probabilmente doveva stare a capo del letto e non su una parete degli Uffizi, ma a maggior ragione vale per le opere d’arte contemporanea. Come suggeritomi da un’amica (e dallo storico dell’arte Philippe Daverio), è meglio cimentarsi in esercizi come questo anziché infilarsi in un museo per vedere (molto superficialmente) migliaia di quadri che sono stati dipinti da migliaia di artisti in centinaia di anni a cui noi poi possiamo concedere solo uno sguardo distratto. Provate anche voi a inseguire un’opera d’arte (non importa quale e non importa dove) e l’arte vi apparirà per quello che veramente è, uno specchio profondo dove ritrovare o perdere noi stessi.
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Still can't believe how much "rewriting in my native language then translating the rewriting" works, I hate it lmao.
Anyway. Have some Hectaly:
ENG, first draft:
It’s like the ebbs of the tides, in time with the waxing and waning of the moon.
Most of the days now, he lives a tranquil life, he watches Rosaly sew lace, he keeps company to the children, he even visits the village more often: word has spread among the townsfolk that he is quite apt at taking care of and training animals, and what once was reason for scorn, is now a sought quality, something that doesn’t fail to amuse Hector. He has always preferred the company of his non-human companions, but if they once used to be his safe haven out of need, now they are simply a soothing presence. [He quite enjoys being useful to others.]
ITA:
È come le onde della marea, in sincronia con la luna che cresce e cala.
La vita di Hector continua placida, e il sentiero è sempre più in discesa, a poco a poco meno scosceso. Ha imparato come aiutare Rosaly nelle sue infinite faccende: se lei insiste a prodigarsi per il prossimo, lui non la lascerà da sola. Quando i bambini del villaggio le portano miele e fragole per ringraziarla per il suo duro lavoro da parte dei genitori, Hector li cucina: i suoi lavori non saranno mai deliziosi come quelli di sua moglie, ma il suo sorriso da solo li rende più dolci. La presenza dei bambini, che un tempo adocchiava con diffidenza e imbarazzo e non senza una punta di rancore, è ora più che benvenuta, ora che “zio” Hector sa come intrattenerli. Non rivelerà mai a nessuno dove abbia imparato a disegnare mostri nel minimo dettaglio, e non importa più, non quando le sue bozze ora servono soltanto a incuriosire anime innocenti.
Il giardino è la sua parte preferita della casa, dove può dedicarsi a prendersi cura del giardino e degli animali, in pacifica solitudine. Hector ha sempre preferito la compagnia dei suoi amici non umani, ma se un tempo erano il suo rifugio sicuro dalla crudeltà dell’uomo, oggi altro non sono che una piacevole presenza.
Si sparge la voce nel villaggio che il marito di Rosaly è stranamente abile nel domare gli animali, anche i più temuti. Ha accettato da tempo di essere chiamato “pastore” dalla donna a mo’ di vezzeggiativo, ma mai si sarebbe aspettato che altri umani lo avrebbero accettato così come fosse. Alcuni paesani si azzardano ad avvicinarsi a lui, a chiedergli aiuto; Hector esita all’inizio, perché alcune delle sue cicatrici sono più vecchie della sua permanenza del castello, ma Rosaly lo incoraggia a fare del bene, e lui si fida di lei. C’è chi gli annuncia che è un segno che Dio lo favorisce, perché solo un’anima buona può avere tale affinità con il Suo creato. Hector deve mordersi la lingua per non scoppiare a ridere.
Riesce persino a scambiare due parole con il prete della chiesetta vicina. Si premura di ignorare il crocefisso che gli pende dal collo, perché non è degno di guardare Cristo in faccia, ma il vecchio è mite e cordiale e si offre di essere a disposizione, nel caso Hector decidesse di confessarsi. Lui rifiuta con un sorriso tirato, perché non ne ha bisogno – Dio sa già benissimo di quali crimini si è macchiato. Accetta, come compromesso, di aiutarli con il loro orto, e di insegnare ai bambini a leggere e a scrivere.
E, nei rari giorni pigri, Hector non si affanna a cercare un compito da svolgere, perché ora sa che non è quello lo scopo della sua vita e nessuno più gli darà ordini da eseguire a ogni costo. Invece, passa il tempo ad osservare Rosaly che ricama sulla sua sedia a dondolo, con calma e destrezza, intrecciando il pizzo senza un attimo di sosta. Non è molto differente, riflette, dal creare demoni: Rosaly ha un disegno ben preciso in mente, ognuno diverso dal precedente, e lo ricrea con le sue mani, gli dà forma e significato, infonde parte della sua vita nelle sue piccole opere d’arte.
È uno spettacolo semplice, ma Hector non se ne stanca mai e potrebbe ammirarlo per ore e ore, perché sua moglie risplende come il sole quando si dedica a portare gioia al prossimo.
E nei suoi giorni migliori, Hector è sicuro di aver imparato a fare lo stesso, e il conforto lo aiuta a camminare a testa alta.
ENG, translation:
It’s like the ebbs of the tides, in time with the waxing and waning of the moon.
Hector’s life continues placidly, and the path is less and less steep. He has learned how to help Rosaly in her endless chores: if she insists on doing her best for others, he won’t leave her alone. When the children from the village bring her honey and strawberries on their parents’ behalf, to thank her for her hard work, Hector has taken to baking them: his works will never be as delicious as his wife’s, but her smile alone makes them sweeter. The presence of the children, which he once eyed askance with distrust and awkwardness and not without a hint of resentment, is now more than welcome, now that “Uncle” Hector knows how to entertain them. He will never reveal to anyone where he had learned to draw monsters in great detail, and it doesn’t matter anymore, not when his sketches now only serve to intrigue innocent souls.
The garden is his favorite part of the house, where he can dedicate himself to taking care of the plants and the animals in peaceful solitude. Hector has always preferred the company of his non-human friends, but where once they used to be his safe haven from the cruelty of man, today they are nothing more than a soothing presence.
Word spreads through the village that Rosaly’s husband is strangely apt at taming animals, even the most feared ones. He has long accepted being called “shepherd” by the woman as a term of endearment, but he never would have imagined that other humans would accept him as he is. Some villagers dare to approach him, to ask him for help to drive beasts away or train their pets; Hector hesitates at first, because some of his scars are older than his time in the castle, but Rosaly encourages him to do some good, and if he can trust anyone, it’s her. There are those who, clutching their hands, declare that it is a sign that God favors him, because only a good soul can have such an affinity with His creation. Hector has to bite his tongue to keep from bursting out laughing.
He even manages to exchange a few words with the priest of the nearby church. He takes care to ignore the crucifix hanging from his neck, because he is not worthy of looking at Christ’s agonized expression, but the old man is gentle and friendly and offers to be available, in case Hector decides to confess. He refuses with a tight smile, because he doesn’t need it – God already knows all too well the sins that stain his soul. He agrees, as a compromise, to help them with their grounds, and to teach the children to read and write.
And, on the rare lazy days, Hector doesn’t bother looking for a task to carry out, because he now knows that that is not the purpose of his life and no one will give him orders to obey at any cost. Instead, he spends his time watching Rosaly as she sews in her rocking chair, calmly and deftly, weaving the lace without a moment’s rest. It’s not very different, he muses, from creating devils: Rosaly has a very specific design in mind, each and every one different from the previous one, and she recreates it with her own hands, gives it shape and meaning, infuses part of her life into her small works of art.
It is a simple sight, but Hector never tires of it and could admire it for hours and hours, because his wife shines like the sun when she dedicates herself to bringing joy to others.
And on his best days, Hector is sure he has learned to do the same, and the comfort helps him walk with his head held high.
#beev's writing#hectaly#i could always fix it later#but it looks nice to me :)#(if some parts sound weird please tell me!)#a bit of reprive from all the angst of the chapter#... and before another dose of angst and nightmares woohoo#(this is how i celebrate the premiere of a certain show :) )
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Castello Incantato
A Sciacca (Agrigento) c’è un giardino-museo a cielo aperto, il Castello Incantato realizzato da Filippo Bentivegna, uno dei maggiori esponenti dell’Art Brut.
Nato proprio a Sciacca, da giovane emigra in America ma una serie di vicissitudini lo riportano al paese natio dove si rifugia in un piccolo podere. Qui inizia a scolpire gli alberi ed i massi estratti dalle pareti rocciose creando volti.
Migliaia di teste scolpite vi osserveranno durante il percorso, ognuna con i propri tratti e la propria storia perché ogni scultura è un “suddito” del “Regno” di cui Bentivegna si proclamava “Signore”.
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Ars Botanica
Giardini di carta nella biblioteca di Miramare
Paper gardens in the Miramare library
Andreina Contessa
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2022, 151 pagine, 23,5 x 28 cm, Rilegato, Testo Italiano e Inglese, Isbn 9788836653225
euro 30,00
email if you want to buy [email protected]
Trieste, Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare dal 15 Settembre 2022 al 11 Giugno 2023
La Biblioteca del Castello di Miramare rivela per la prima volta il suo scrigno di libri dedicati a botanica, fiori, piante e giardini. La ricca collezione libraria, consona allo spirito del XIX secolo, si riflette nel giardino vivente che circonda il castello. Creazione al contempo naturale, artificiale e artistica, il giardino dell'arciduca Ferdinando Massimiliano d'Asburgo e della sua consorte Carlotta del Belgio incarna un ideale di perfezione, bellezza e relazione con la natura. La biblioteca botanica è un giardino su carta che guida a un percorso di sogno e meditazione ideato in un colto salotto aristocratico dell'Ottocento.
22/04/23
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter: fashionbooksmilano
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
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Il castello di Agliè(glie)
Lo scorso weenend con Fidanzato abbiamo improvvisato una gita fuori porta per ripigliarci dalle fatiche di Ercole del suo trasloco (ma quanta cazzo di roba può tenere in casa una persona?). Meta selezionata: il ridente castello di Aglié “alle porte di Torino”.
In effetti in 45-50 minuti ci si arriva, e con un po’ di cu... fortuna si trova parcheggio proprio sulla piazza del Castello, forse in modo un po’ abusivo, ma meglio non approfondire.
Per l’ingresso al castello ahinoi è andata male: le visite vanno prenotate e per quel giorno c’era disponibilità solo nel tardo pomeriggio, noi non avevamo voglia di aspettare; il giardino però è visitabile senza prenotazioni o orari quindi optiamo per questo. Oltre al fatto di dover prenotare l’ingresso l’altra menata è il fatto che non accettino i pagamenti elettronici, forse per rimanere più fedeli alla storicità dell’ambiente e non rovinare l’atmosfera, fortuna che l’ingresso con abbonamento musei è gratuito perché io in cash non avevo un euro.
L’atmosfera del giardino è un po’ “castello gotico abbandonato”, che in un certo senso è così, ma ecco i vasi abbandonati nella pozza melmosa non me li aspettavo:
Possiamo forse dire che fanno atmosfera... non so.
Però passando oltre ci sono alcune piccole gemme inaspettate nella parte superiore.
Primo una specie di corridoio trasformato in serra con rampicanti fino al soffitto, piante ovunque e vetrate altissime, davvero molto suggestivo:
Secondo una parte di stanze che danno sul cortile con bellissimi affreschi sul soffitto che davvero non mi aspettavo. Non se le aspettava nemmeno la signora che passando di lì ci ha chiesto “Ci saranno i fantasmi?” con un certo timore, speriamo di no signora, comunque lei non dia confidenza.
Magari la prossima volta torneremo con più calma per una visita al castello, con prenotazione.
Shout out al gruppetto di studenti leccesi che in attesa del loro turno al castello sono entrati al giardino e invece di visitarlo si sono accampati su un ceppo d’albero per fare un pic nic, puoi sempre contare su un pugliese per l’organizzazione impeccabile in tema di cibo, non cambiate mai ragazzi.
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TORRI DEL BENACO
📍Torri del Benaco📸🏘️
Sorge sulla media costa veronese del lago di Garda, al confine con Garda a sud e Brenzone sul Garda a nord.
Il centro storico del paese principale è circondato da mura e torri medievali. Al piccolo porto sorgono il Palazzo del Consiglio della Gardesana del 14° secolo, oggi un famoso hotel, e il Castello degli Scaligeri, sede del Museo Etnografico, con la prima mostra italiana del pesce d'acqua dolce e della limonaia, un giardino di Limoni che risale al 1760.
Si può considerare una delle perle del Lago di Garda, una delle mete principali per le vacanze estive grazie alla possibilità di varie attività che si possono fare sia sulle spiagge che in acqua.
Consiglio quindi di andare verso fine estate per trovare meno confusione!
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“L’Agenda della Giardiniera 2025” sarà presentata a Roma all’Aranciera dell’Orto Botanico La Nicla Edizioni, in collaborazi... #AgendadellaGiardiniera #giardinistorici #NicolettaCampanella #OrtoBotanicoRoma #patrimoniobotanico https://agrpress.it/lagenda-della-giardiniera-2025-sara-presentata-a-roma-allaranciera-dellorto-botanico/?feed_id=8054&_unique_id=6735fa3f5b7f1
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La pioggia continuò a scendere giù e il cielo a tuonare. Ian afferrò entrambi le mani della sua Lally, la guardò dritta negli occhi senza dire una parola, lei annuì quasi come se avesse compreso il suo silenzio. Entrambi, con la mano destra, sollevarono dal loro petto i due ciondoli e come per magia, una volta avvicinati, essi si illuminarono riflettendo la luce che emanarono verso il cielo. Alzando il volto, Ian e Lally videro il sole e la luna piena fondersi; il sole si posizionò dietro la luna piena mentre, James riuscì a dimenarsi da Apollo, correndo in direzione dei due innamorati così come fece anche Bens utilizzando solo la sua energia nera. Quando, lentamente, anche l’ultimo quarto fu completamente coperto, il cielo si oscurò e dopo qualche secondo da quel buio pesto, un’esplosione di luce divorò tutto. Contemporaneamente, Ian e Lally si baciarono con passione, il mare si sollevò di livello e le sue onde andarono ad infrangersi contro la scogliera oltrepassando i due giovani amanti, facendo da sfondo a quel loro eterno bacio. La luce che il sole e la luna sprigionarono, andò a colpire le forze del male annientandoli per sempre, per terminare poi all’interno dei due ciondoli avvolgendo Ian e Lally, liberandoli così, dalle catene della maledizione. Fu uno spettacolo emozionante quello che le entità videro materializzare dinanzi a loro e mentre i due eterni amanti continuarono a baciarsi, Etentyland rifiorì nel suo splendore. Il castello, come per magia, tornò a riavere il suo giardino ornato di fiori, alberi e siepi verdi. Le crepature delle fontane, dal quale sgorgava l’acqua festosa, svanirono. Le mura della fortezza, il portone, l’interno dei vani, i suoi oggetti, vennero riparati dalla forza dell’amore di Ian e Lally e tutto tornò così come era sempre stato fin in origine. Gli abitanti di Etentyland gremirono le strade, festeggiando quel momento, con baci e danze. Alle loro porte, tornarono le ghirlande, nei loro vasi i fiori, il sole e la luna rimasero entrambi su nel cielo, vicini così come era sempre stato mentre, sul volto di Bryan, Cody, Joseph, Dione, Evangeline, Guido e Greg si lesse la felicità per essere riusciti a sconfiggere le forze del male. Ian e Lally si distaccarono dal loro bacio sentendosi più forti. Si guardarono in faccia, dritti negli occhi chiedendosi se fossero riusciti ad ottenere la loro vittoria. Quando si voltarono per osservare l’ambiente attorno a loro, ebbero la loro risposta; avevano vinto.❤️
#book fantasy#books & libraries#ian e lally#eternity love#thekingandqueenpfeternity#celebrities#sagafantasy
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LO SCORSO ANNO È ANDATA COSÌ…
Secondo il credo di François Truffaut, “Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla fine dei miei giorni”, e come dargli torto? Tenendo conto che però i ritmi di Truffaut sono certamente inarrivabili, ne condivido di certo la filosofia. Quest’anno è andata così, però ho la pessima abitudine di non annotare i dischi che ascolto, ecco un buon proposito per il 2023.
ANNO 2022
"Tullio Pericoli: Frammenti", Palazzo Reale Milano, 02.01.22
“Il Mito di Venezia da Hayez alla Biennale” Castello di Novara, 09.01.22
“Tania Bruguera, la verità anche a scapito del mondo” Pac Milano, 15.01.22
“Ciò che si trova solo in Baudelaire” di Roberto Calasso, 12.01.22
“François Berthoud, Hyperillustrations”, Fondazione Sozzani, 22.01.22
“Annientare” di Miche Houellebecq, 23.01.22
"Ennio" di Giuseppe Tornatore, 02.02.22
“Grand Tour, sogno d’Italia da Venezia a Pompei”, Gallerie d’Italia Milano, 04.02.22
“Irreversible Entanglements”, Spazio Nova, Novara Jazz, 06.02.22
"Il capo perfetto" di Fernando Leo de Aranoa, 19.02.22
"Gabriele Boggio Ferraris Quartet" Taste of jazz, 24.02.22
"Chris Pitsiokos & Mulhouse Ensemble", Spazio Nova, 26.02.22
"Gabriele Boggio Ferraris Quartet". Opificio, 25.02.22
"A-Septic W/Vladimir Tarasov". Spazio Nova, 07.03.22
"Belfast" di Kenneth Branagh, 09.03.22
"Flee" di Jonas Poher Rasmussen, 13.03.22
“Chris Pitsiokos and Mulohouse Ensemble”, spazio Nova, 15.03.22
“Limes: la Russia cambia il mondo”, 20.03.22
Francesco Chiapperini: “On the Bare Rocks and Glaciers”, Taste of Jazz Opificio, 28.03.22
“Barry’s Trio”, spazio Nova, 03.04.22
“I Defunti” di Manu Larcenet e Daniel Casanave, 03.04.22
Gustave Flaubert: "Due racconti giovanili" a cura di Chiara Pasetti
Steve Mc.Queen: "Sunshine State", Pirelli Hangar Bicocca, 10.04.22
"Kris Ruhs: Heroes" Fondazione Sozzani, 16.04.22
"Steve Harries. Octopus" Fondazione Sozzani, 16.04.22
Anicka Yi: "Metaspore" Pirelli Hangar Bicocca, 19.04.22
"Bruce Weber wearing Kris Rhus Jewelry" Fondazione Sozzani, 16.04.22
"Tra due mondi" di Emmanuel Carrère, 16.04.22
"Concerto Passio 2022" Cappella Musicale del Duomo di Novara, 23.04.22
"Finale a sorpresa" di Mariano Cohn e Gastòn Duprat, 24.04.22
Elmgreen & Dragset: "Useless Bodies?", Fondazione Prada, 10.05.22
Haruki Murakami: "Gli assalti alle panetterie", 12.05.22
“Nostalgia” di Mario Martone, 29.05.22
“C’era una volta la DDR” di Anna Funder, 10.05.22
“Jazz Notes” di Giuseppe Cardoni, Opificio Novara Jazz 02.06.22
Daniele Cavallanti: “World of Music” di Daniele Cavallanrti Opificio Novara Jazz 02.06.22
“Stilnòva
Lisen Rylander Löve & Mirko Pedrotti + Biennoise, Nòva, 03.06.22
Lisen Rylander Löve “solo”, Mulino Vecchio di Bellinzago, 04.06.22
“Trio Korr”, Doneda, Grossi, Monico, Mezzomerico, 04.06.22
“Mynd”, Museo civico di Oleggio, 04.06.22
“We3” Barriera Albertina, 07.06.22
“Collocutor”: Church of Sound, Basilica di San Gaudenzio, 07.06.22
Tor Yttredal & Roberto Bonati, Museo Faraggiana, 08.06.22
Banda Filarmonica Oleggio e Roberto Mandarini, Broletto, 08.06.22
Shingai, Broletto, 09.06.22
Simone Alessandrini, “Storytellers” Mura rimane, 10.06.22
“L.U.M.E.” Lisbon Underground Musci Ensemble, Broletto, 10.06.22
Peter Evans “solo”, Basilica di San Gaudenzio 11.06.22
Alberto Braida “solo”, Casa Bossi, 11.06.22
Tom Arthurs & Giovanna Pessi, Giardino Palazzo Natta, 11.06.22
“ACRE” con Ermanno Baron e Peter Evans
Theon Cross, “Soundsystem Setup”, Broletto, 11.06.22
Kit Downes “solo”, Chiesa di San Giovanni Decollato, 12.06.22
“Erios Junior Orchestra”, Broletto, 12.06.22
Bruno Chevillon “solo”, Galleria Giannoni, 12.06.22
“Archipelagos” con Francesca Remigi, Parco dei Bambini, 12.06.22
“She’s Analog” Chiostro della Caninica, 12.06.22
“Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp”, Broletto, 12.06.22
“Artivismo” di Vincenzo Trione, 13.06.22
“Sotto gli occhi dell’Agnello” di Roberto Calasso, 20.06.22
“Album D’Annunzio” a cura di Annamaria Andreoli, 30.6.22
“Paris s’il vous plaît” di Eleonora Marangoni, 08.07.22
“Il costume femminile” di Georges Vigarello, 13.07.22
“Zero Gravity” di Woody Allen, 16.07.22
“La figlia unica” di Abraham B. Yehoshua, 19.07.22
“Non date a Cesare quel che è di Dio” di Claudio Balzaretti, 01.08.22
“Di notte, davanti alla parete con l’ombra degli alberi” di Peter Handke, 10.08.22
“Chris Ware” Centre Pompidou, 20.08.22
“Tatiana Trouvé, le grand atlas de la désorientation” Centre Pompidou 20.08.22
“Le reste est ombre: Pedro Costa, Rui Chafes, Paulo Nozolino” Centre Pompidou, 20.08.22
“Shirely Jaffesi, un américaine à Paris”. Centre Pompidou, 20.08.22
“Simon Hantaï: l’exposition du Centanaire”, Fondation Vuitton, 21.08.22
“La Couleurs en fugue”, Fondation Vuitton, 21.08.22
“Un seconde d’etérnité” Bourse de Commerce Paris, 21.08.22
“Allemagne/Anée 1920/Auguste Sander”, Centre Pompidou, 22.08.22
“Mirdidingkinghati Sally Gabory” Fondation Cartier Paris, 23.08.22
“Jean Painlevé: les pieds dans l’eau”, Jeu de Paume Paris, 23.08.22
“Les mondes Surrealiste de Elsa Schiaparelli” Musée des Arts Decoratifs Paris, 24.08.22
"Maison Dior", Parigi, 25.08.22
"Non date a Cesare quel che è di Dio" di Claudio Balzaretti, 31.08.22
"I miei giorni alla libreria Morisaki" di Satoshi Yagisawa, 05.09.22
"Il signore delle formiche" di Gianni Amelio, 11.09.22
"Un occidente prigioniero" di Milano Kundera, 20.09.22
"Chris Ware: la bande dessinée réinventée", 22.09.22
"Maigret" di Patrice Leconte, 23.09.22
"Remix the Cinema" Nu Arts and Community, 28.09.22
"Arsenal Ensmble: Nosferatu" Nu Arts and Community, 28.09.22
Gli instabili vaganti: "Lokdown Memory", Broletto Arts and Community, 29.09.22
"Elisabetta Consonni: Il secondo paradosso di Zenone", 29.09.22
"Sofia Donato, piano solo" Giardino Faraggiana Nu Arts and Community, 30.09.22
"Dove è più profondo"" Chiesa di Sant'Agostino, Nu Arts and Communite, 30.09.22
Ghenadie Rodani fisarmonica solo, canonica, Nu Arts and Community, 01.10.22
"As I was moving ahead occasionally I saw brief glimpses of beauty" di Jonas Mekas, Nu Arts and Community, 02.10.22
Joan Thiele, Nova, Arts and Community, 01.10.22
"Omar Soulyman" Nu Arts and community, 28.09.22
Ivan Ronda, organo. Festival di musica sacra. Basilica di San Gaudenzio, 09.10.22
"Unknown Unknows" Triennale di Milano, 15.10.22
"Il corridoio rosso" AA.VV., Catalogo mostra Triennale di Milano, 17.10.22
"Unknown Unknows" catalogo mostra Triennale di Milano, 20.10.22
"L'occasione fa il ladro" di Gioacchino Rossini, Teatro Coccia, 29.10.22
"La stranezza" di Roberto Andò, 30.10.22
"Il crogiolo" di Arthur Miller, regia di Filippo Dini, Teatro Strehler, 4.11.22
"Swinging Stravinsky" di Biagio Bagini, 7.11.22
"Ardenza" di Daniela de felice, 9.11.22
Anna Bassy, Nova, Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Andrea Passenger, dj set, Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Rosa Brunelo (e Tamara Osborne Collocato" Nòva Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Dayakoda in solo, Nçva, Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Jeff Parker solo, Nçva Nj Weekender Fall Editions, 13.11.22
Nicola Conte, Dj Set, Nçva, Nj Weekender Fall Editions, 13.11.22
Kahlil 'El Zara Quartet, Nova, Nj Weekender Fall Editions, 13.11.22
"Eros e Thanatos" Ilia Kim, piano. Conservatorio Cantelli-Amici della Musica, 14.11.22
"Tutta un'esistenza" Ivana Francisci, piano e Susanna Rigacci soprano, Conservatorio Cantelli-Amici della Musica, 22.11.22
"Lo stato delle cose" di Chiara Alessi", 23.11.22
“Recycling Beauty”, Fondazione Prada Milano, 03.12.22
Il fotografo Léon Herschritt, 09.12.22
“La Russia di Putin” di Anna Politkovskaja, 11.12.22
“Le otto montagne” di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, 26.12.22
“Bosch, un altro Rinascimento”, Palazzo Reale Milano, 30.12.22
“The Fabelmans” di Steven Spielberg, 31.12.22
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Sognando un matrimonio da sogno sulla Costiera Amalfitana?
Stai sognando di sposarti lungo la splendida Costiera Amalfitana, con il sole che ti bacia la pelle e il mare azzurro come sfondo per il tuo giorno speciale? Se è così, allora hai bisogno di un wedding planner esperto della Costiera Amalfitana al tuo fianco!
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Now I know it, I have the proof of this miracle: the island is alive!
Yesterday while I was walking along the path to reach the usual peak, I sank into dark dreams; it was like falling straight inside a bottomless puddle of black ink.
In the dreams I changed into a cat and started looking for you, looking for you like an hungry and frantic animal.
I have no idea about the dimensions of its domain but the island should not be a large area at all! What I believe is that it exist without an own shape, with borders moulded just beyond the desire.
I dont know where look for you or where find you out.
Are you a ghost that moves on the island or is it the island that lives and moves around you?
I have tried to figure out an approximate cartography of the main places where your apparitions have occurred in the reality around me and also in the dreams where you cach my soul always much frequently.
The list of places is the following:
1. Beach below the peak where "the castle H." stands;
2.Temple: near the ivy-covered walls;
3.Temple: near the tree across the ancient road;
4.P. Garden near what remains of the dream catcher tree;
5.Parrot Bar in Borgo C.
Every time you appear I hear one of your songs, the ones you left me, your soundtracks that I adore and after that the sea ripples slightly as for goosebumps came on the skin.
Dear Joey Kalós (like beautiful in greek language) you are not the only ghost that populates the island but there are others:
-Francesco S. called: "the General Uncle" is an elderly veteran also called "the Neapolitan Englishman" who walks around in an old military uniform usually lost in his thoughts with his hands behind his back;
-Sergio B. is very rarely seen, he wears a red and white checked shirt and khaki corduroy pants, he always has a guitar behind his back and usually sings and strums songs by F. De A. (especially one that talks about the old fisherman);
-Rita C. is an old lady always well dressed with a big bag full of sweets and gifts for the children.;
-Priscilla: a toy poodle who confronts the island in special places and moments.
Ora lo so, ne ho avuto la prova, l'isola e' viva!
Ieri mentre camminavo lungo il sentiero, per raggiungere il solito picco, sono sprofondat* in un sonno buio; e' stato come cadere in una pozzanghera di inchiostro nero senza fondo.
Nel sogno sono mutato in gatto ed ho iniziato a cercarti, a cercarti come un animale affamato.
Non ho idea per quanto si estenda il suo territorio, l'isola non dovrebbe essere grande...anzi! Ma cio' che credo e' che sia senza forma propria, con confini appena al di la' del desiderio.
Non so dove cercarti ne' dove trovarti sei un fantasma che si muove sull'isola o e' l'isola a vivere e muoversi intorno a te?
Sia nei viaggi per i sentieri che nei viaggi onirici ho provato a creare una cartografia approssimativa dei principali luoghi dove sono avvenute le tue apparizioni sull'isola. La lista dei luoghi e' la seguente:
1.Spiaggia al di sotto del picco dove sorge "il castello H.";
2.Tempio: vicino alle pareti ricoperte di edera;
3.Tempio: vicino all'albero dall'altra parte della strada;
4.Giardino P. nei pressi di ció che resta dell'albero degli acchiappa sogni;
5.Bar del pappagallo nel borgo C.
Tutte le volte che appari sento sempre una delle tue canzoni, quelle che mi hai lasciato, le tue colonne sonore che adoro e poi il mare si increspa leggermente come la pelle quando si ha la pelle d'oca.
Cara Joey Kalós (come bello dal greco) non sei il solo fantasma che popola l'isola ma raramente si vedono e ancor piu raramente insieme i seguenti fantasmi apparire:
Francesco S. detto: "lo zio Generale" si tratta di un veterano anziano detto anche "l'inglese Napoletano" che gira con una divisa militare vetusta normalmente perso nei suoi pensieri con le mani dietro la schiena;
Sergio B. lo si vede davvero raramente, indossa una camicia a quadri rossa e bianca e dei pantaloni di velluto color cachi, ha sempre una chitarra dietro la schiena e normalmente intona e strimpella canzoni di F. De A. (specialmente una che parla di in vecchio pescatore);
Rita C. (detta Rituccia o Zia Rita) e' una signora anziana sempre ben vestita con una grande borsa piena di caramelle e regali per i bambini.;
Priscilla: una barboncina Toy che compare sull'isola in posti e momenti speciali.
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