#caso lavorini
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penso che sia una delle canzoni più belle che abbia sentito ma con un testo profondamente triste.
era la canzone di Natale di Yamamay dell'anno scorso, no con il Natale non c'entra proprio un cazzo, parla quasi sicuramente di un amore finito perché basta leggere il testo, il problema è la base perché è proprio bella, orecchiabile e quasi quasi ballabile per cui da una parte soffri per il testo, dall'altra sei lì a vibare e a urlare internamente "COOOS'È LAAA VITAAAAA SENZA L'AMOREEEEE, È SOLO UN ALBERO CHE FOGLIE NON HA PIÙ" e niente ragazzi penso che dopo questa perla musicale che fa l'effetto dei tormentoni estivi, ergo se continui a sentirla mentre lavori ti sta sul cazzo poi la canti in negozio, posso andare a letto.
PS se ascoltate il podcast di Lucarelli(profondo nero) all'episodio sul caso Lavorini a un certo punto parte un pezzo di questa canzone, non io che sentendola mentre ero in bus credevo di avere un'allucinazione uditiva e di starmi immaginando di sentirla.
altro PS un cliente sentendola mi disse che deve aver avuto una vita non molto bella da giovane, secondo lui la prendevano in giro perché si chiama Malanima di cognome e voglio dire, solo una che si chiama così poteva fare la canzone italiana depressa più bella e vibabile della storia.
#pensieri#me#checolorehaunanimabruciata#artists on tumblr#tumblr girl#pensieri notturni#spotify#music#italian music#musica italiana#perle#perla italiana#ma che freddo fa#Nada
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VERSILIA 1969. LA DESTRA EVERSIVA DIETRO LA MORTE DI ERMANNO LAVORINI
di Redazione https://www.raiplay.it/guidatv Riproposto da Rai3 nella poco favorevole data del 14 agosto, nell’ancor meno favorevole orario delle 23,15 Versilia 1969 è un bel documentario che parla del rapimento il 31 gennaio 1969 a Viareggio di Ermanno Lavorini, un ragazzino di 12 anni, poi ritrovato morto il 9 marzo sulla spiaggia di Migliarino. Il caso fece molto scalpore perché era il primo…
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Su Rai3 'Viareggio1969', il docufilm su Ermanno Lavorini
(ANSA) – ROMA, 19 GEN – Fu il primo caso di rapimento di un minore in Italia, ma anche uno dei primi esempio di distorsione dei mass media: è la vicenda di Ermanno Lavorini raccontata nel docufilm “Viareggio 1969” che sarà trasmesso in una prima serata firmata Rai Documentari il 20 gennaio 2023 alle 21:25 su Rai 3 e successivamente disponibile su Rai Play. Coprodotto da Mario Rossini per Red Film…
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Un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché mi piace farmi sorprendere da opere di cui non so assolutamente niente, sono andato oggi al TAV di Frattamaggiore a vedere “Il bambino con la bicicletta rossa“, senza aver letto nemmeno una riga dell’argomento in questione, della trama e della messa in scena. E sono rimasto intrappolato in una storia rappresentata da un solo abilissimo attore in uno spazio minimale in cui ogni oggetto trovava la sua funzione nell’arco di un’ora di densa e tesa rappresentazione della storia di un epocale rapimento, dei suoi risvolti processuali e dell’impatto che ebbe sull’opinione pubblica alla fine degli anni ’60. Una vicenda intricata in cui affiorano gli anni della strategia della tensione (che era sempre anche una strategia della confusione) italiana.
Giovanni Meola è stato molto abile a condensare questa storia e le sue molteplici verità che descrivono da confliggenti punti di vista il primo rapimento di un bambino finito tragicamente in Italia. Nel suo lavoro di autore e di regista della pièce, ha ricostruito l’intricata vicenda facendo alternare, senza soluzione di continuità, le voci del bambino morto con quelle degli imputati, dei poliziotti e del magistrato inquirente. Tutti personaggi borderline impersonati con ammirevole capacità di caratterizzazione da Antimo Casertano che ha superato una prova d’attore ai limiti dello sforzo psico-fisico.
Forse anche sulla scorta delle canzoni del cantastorie siciliano Franco Trincale (che già nel ’69 incise tre 45 giri dedicati al caso di questo ragazzo scomparso a Viareggio), Giovanni Meola ha costruito un testo quasi tutto in versi endecasillabi, con numerose rime baciate, paranomasie e allitterazioni, quasi sempre intessute con fluidità.
Ne viene fuori il quadro di un’Italia torbida, bigotta e fascistissima in cui c’è sempre qualcuno pronto a insabbiare la verità e inquinare le prove.
Un teatro politico e poetico di non facile fruizione che presuppone lo sforzo e la collaborazione dello spettatore, ma che lo ripaga con forti emozioni e spunti di riflessione sul passato e sul presente.
#giovanni meola#antimo casertano#franco trincale#ermanno lavorini#gialli#caso lavorini#strategia della tensione#tensione#teatro#aitan#aitanblog
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Fui ferito dalle loro oscene prese in giro
Fui ferito dalle loro oscene prese in giro
Fui ferito dalle loro oscene prese in giro, e dai riferimenti al caso Lavorini , che in quegli anni teneva banco, ma se non volevo peggiorare le cose, avevo capito, era meglio scherzarci sopra. Così, anch’io, iniziai a partecipare a quelle ridicolizzazioni di mio padre. E la cosa funzionò così bene che smisero di ridacchiare tra loro quando lo vedevano passare di fronte ai giardini della scuola.…
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#bookabook#Caso Lavorini#crowdfunding#L&039;arsenale delle porte strette#Paolo Rossi#Romanzo#Viareggio
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Napoli: al Teatro Tram in scena il caso Lavorini
Napoli: al Teatro Tram in scena il caso Lavorini
Virus Teatrali
in collaborazione con Teatro Insania
presenta
“IL BAMBINO CON LA BICICLETTA ROSSA”
(voci da un rapimento)
liberamente ispirato al ‘caso Lavorini’
debutto nazionale dal 25 al 28 Aprile al Teatro TRAM a Napoli
Dal 25 al 28 Aprile 2019, al Teatro TRAM, Virus Teatrali in collaborazione con Teatro Insania presenta ‘Il bambino con la bicicletta rossa (voci di un rapimento)’, scritto e…
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Adolfo Meciani: una vita spezzata dall’omofobia e dal linciaggio della stampa Questa storia inizia nella cella di un carcere. Un uomo infila la testa in un lenzuolo, stringe il cappio intorno al collo, e si impicca. Quell’uomo è Adolfo Meciani. Il suo nome oggi potrà non dirvi nulla ma nel maggio del 1969 lo avreste trovato sulle pagine di tutti i principali giornali italiani. Secondo quotidiani e settimanali Adolfo Meciani è un mostro. Un “pederasta” che ha ucciso Ermanno Lavorini, un bambino scomparso nel gennaio 1969 a Viareggio. La verità è che Adolfo Meciani è innocente. La sua vera “colpa” è di essere omosessuale. Ha una moglie e dei figli ma frequenta la pineta Marina di Vecchiano, luogo di incontro dei gay del luogo. Il ritrovamento del cadavere del piccolo Ermanno nella pineta e la testimonianza di tre ragazzi, fermati nel corso delle indagini, bastano per inchiodarlo. Secondo il Corriere della Sera l’uomo gli aveva “fatto bere uno sciroppo drogato, poi lo aveva spogliato. Il ragazzo era stato preso dalle convulsioni e Adolfo Meciani gli aveva praticato un’iniezione per endovena. Così Ermanno era morto per collasso.” Parte una campagna mediatica di violenza inaudita contro gli omosessuali: l’Espresso, il Borghese, Epoca parlano di pervertiti, di vizi ambigui, di ambienti sessualmente bacati. Adolfo Meciani non regge alle accuse e dopo l’arresto si suicida. Si scoprirà poi che a uccidere il piccolo Ermanno sono stati il sedicenne Marco Baldisseri, tesoriere del Fronte Monarchico Giovanile di Viareggio, Rodolfo Della Latta, attivista MSI, e il ventenne Pietro Vangioni, segretario del Fronte monarchico viareggino; i ragazzi che avevano accusato Adolfo Meciani. La Cassazione stabilirà nel 1977 che i tre avevano rapito Ermanno Lavorini per ottenere un riscatto, tant’è che avevano telefonato alla famiglia per chiedere del denaro. I soldi forse dovevano servire a finanziare alcune attività eversive che avevano in mente. I giornali una volta scemato l’interesse morboso per quello che a tutti i costi doveva essere un delitto a sfondo sessuale e che invece diventa un omicidio politico, si dimenticheranno del caso e la vicenda di Adolfo Meciani sarà sostanzialmente censurata. Vorremmo poter dire che questa è solo una storia del passato, che stiamo parlando dell’Italia ormai lontana degli anni ’60 ma purtroppo quell’Italia non è poi così lontana. Cannibali e Re - le foto che hanno segnato un'epoca
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