#casa dipinta
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guy60660 · 2 years ago
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Casa Dipinta | Francesco Dolfo | The Guardian
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harveyphotography · 2 years ago
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La Casa dipinta a Todi: un luogo non solo “fisico”, dove l’amore dei coniugi O’Doherty e la loro passione per Todi e per l’arte ha trovato la massima espressione.
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pettirosso1959 · 9 days ago
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La feroce disumanità ed inaffidabilità dell’Occidente come alleato e’ esemplificata dal fatto che l’Inghilterra neghi ad una sua cittadina gravemente malata la possibilità di tornare in patria per curarsi. Asma Al Assad, etichettata come “moglie del dittatore” e criminalizzata perché girava con le borse Hermès (come se la moglie di un capo di stato dovesse andare in giro con una borsa comprata al mercato rionale) e’ la stessa che per anni è stata dipinta come icona della modernità e dell’ emancipazione dai governi e dai media occidentali (Per non parlare del marito che veniva ricevuto con tutti gli onori: in Italia gli è stata pure data la medaglia di Cavaliere di Gran Croce, «eccezionalmente conferita per altissime benemerenze»). La stessa Inghilterra che da anni accoglie la feccia islamista di tutto il globo, in cui c’e’ gente che combatte perché sia permesso alle donne partite per far parte dell’Isis di tornare “a casa”, nega le CURE ad una sua cittadina, mentre corre a baciare le babbucce ad un jihadista - con una taglia sulla testa - insediatosi sul trono di Damasco. La stessa schifezza che hanno combinato allo Shah di Persia, costretto a vagare il globo in cerca di cure, dopo decenni di alleanza di ferro con gli USA che non hanno voluto accoglierlo. Fetenti. Non c’è altro da dire.
Sherif El Sebaie.
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dreams-a · 10 months ago
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Sento il fischio del treno, che faccio mi butto?
Vedo la luce dal tunnel adesso mi tuffo
Ma chi lavora poi arriverà tardi ed incolperà i mezzi
Mi dispiace per i paramedici che raccoglieranno i pezzi
Potrei fare come Kurt e spararmi in bocca
Ma sporcherei casa e l'ho appena dipinta
Se vado a duecento bendata magari poi resto paralizzata
Brutti pensieri in strada
Brutti pensieri a casa
Rose Villain
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Storia Di Musica #294 - Simple Minds, New Gold Dream (81-82-83-84)
Se in un ipotetico cruciverba la definizione chiedesse: Famoso gruppo rock scozzese degli anni '80 (10 lettere) la risposta è una sola. Simple Minds. Tutto comincia a Glasgow quando tre ragazzi, Jim Kerr, Charlie Burchill e Brian McGee fondano nel febbraio del 1977 un gruppo a tre, Johnny & The Self Abusers, nome in pieno stile punk. Pubblicano anche un singolo, Saints & Sinners / Dead Van Dals, ma l'insuccesso li porta a sciogliere il gruppo. Un anno più tardi ci riprovano, ma scelgono come nome Simple Minds, partendo da un verso di The Jean Genie di David Bowie, He's so simple-minded, he can't drive his module. Si uniscono le tastiere di Michael McNeil e il basso di Derek Forber, e firmano con la Zoom Records, una etichetta in orbita Arista. Suonano come gruppo di apertura a diverse band, come Siouxsie & The Banshees, gli Ultravox di Midge Ure, e pubblicano il primo disco, nel 1979, Life In A Day, dalla stupenda copertina. Vivono in maniera turbinosa il passaggio dalla scarna dimensione del punk all'arrivo imperioso dell'elettronica e della new wave. Nello stesso anno, desiderosi di fare grandi cose, pubblicano Real To Real Cacophony, un disco che vira con violenza verso l'elettronica, con atmosfere quasi spettrali e in vena di sperimentazione. Le vendite scarseggiano, e l'Arista concede un ultimo tentativo: Empires And Dance nel 1980 è un interessante incrocio tra Krafwerk e Joy Division, con canzoni che hanno un potere magnetico come Celebrate, ma nemmeno stavolta arrivano vendite, nonostante la critica apprezzi tantissimo il disco. Si dividono dalla Arista e firmano con la Virgin, ed iniziano con il botto: originariamente infatti pubblicano un doppio album, composto da due album separati, che la casa discografica prontamente vende separatamente, Sons & Fascination e Sister Feelings Call (1981), con Steve Hillage dei Gong in produzione, sono il primo tentativo organico di dare forma alle ritmica mai banali, alla chitarra ieratica di Burchill e a indirizzare meglio la appassionata e versatile voce di Kerr. Finalmente le vendite arrivano e gli album sfiorano la Top Ten degli album più venduti. Ma c'è il primo abbandono: McGee se ne va, e per un certo periodo c'è una rotazione di batteristi finchè, dopo un lungo tour, viene ingaggiato il batterista Mel Gaynor, formidabile, che subito viene mandato in studio per registrare del nuovo materiale.
Ciò che ne viene fuori, abbassata la tensione personale e ritrovato un approccio più spirituale alla composizione, parole di Jim Kerr, è il tanto atteso capolavoro. In regia c'è un giovanissimo Peter Walsh, che a 21 anni aveva lavorato con gli Heaven 17 e a 22 aiuta la band scozzese a produrre un disco che nelle atmosfere generali è sofisticato, etereo ma ricco di vibrazioni intense, suonato benissimo e che ha canzoni meravigliose al suo interno. Il titolo viene in mente alla Band durante un tour in Australia, nel 1981, in cui il promoter oceanico chiedeva se volevano già preparare un tour nel 1983 e 1984: New Gold Dream (81-82-83-84). Il primo singolo è Promised You a Miracle, con il meraviglioso lavoro del basso di McNeil e il riff accattivante di Burchill, con un inaspettato ritmo funk, e con questa canzone debuttano persino in Tv nella storica trasmissione della BBC Top Of The Pops. Il disco ha canzoni che sono diventate famosissime: Someone Somewhere In Summertime, dall'atmosfera sognante e la ritmica innovativa, Glittering Prize che divenne una hit anche per il fantasioso video girato in uan camera tutta dipinta d'oro, canzone che come poche tra l'altro racconta la new wave degli anni '80 nelle sue tastiere a tappeto e nel beat elettronico. Del tocco elettronico dei primi dischi rimane solo Big Sleep, in una mutazione che trova però un perfetto equilibrio in musicalità e diventerà una sorta di pietra di paragone per qualche anno. C'è persino uno strumentale, Somebody Up There Likes You, nella meravigliosa Hunter And The Hunted c'è persino la leggenda del jazz Herbie Hancock a suonare un assolo al sintetizzatore, e New Gold Dreams (81-82-83-84) con il suo andare a salire diventerà una hit e un inno da stadio, anticipando il suono elettronico dei Depeche Mode. Il successo di critica e vendite è altissimo, tanto che la band sfrutta l'onda e pubblica nello stesso anno Sparkle In The Rain. Chiama a produrre uno dei nomi del momento, Steve Lillywhite, che aveva prodotto gli XTC e i primi tre dischi degli U2, per un suono più leggero ma che ha un alone di ruvidezza.
Nel 1985, Once Upon A Time diviene uno dei pochi dischi di grande successo più criticato dai fan. Il tutto perchè la band decide di fare una cover di Keith Forsey, Don't You (Forget About Me), che diviene una hit mondiale come colonna sonora del film Breakfast Club (canzone in primo momento rifiutata da Brian Ferry) e ritenuta troppo "pop commerciale". In tutta risposta, la Band è una delle colonne del Live Aid, con piena sorpresa di chi li aveva conosciuti come avanguardia nel 1980. Rimane tuttavia uno zoccolo duro di appassionati, tanto che hanno un record invidiabile di ben 21 singoli in classifica fino al 1998, anno in cui dedicheranno un disco a Napoli, Neapolis. I Simple Minds hanno avuto un percorso musicale del tutto particolare, e il loro ricordo è minore rispetto ad altri gruppi del periodo anche per scelte personali che li allontanarono dal pubblico (dopo Once Upon A Time, si presero una pausa di 4 anni per far uscire Street Fighting Years, che contiene due grandi inni della loro antologia, The Belfast Child e Mandela Day). Ancora oggi suonano, pubblicano canzoni e fanno concerti, probabilmente con poche nuove cosa da proporre, ma con una sfilza di canzoni inni che molti ancora ricordano, declamati tra l'altro con il meraviglioso accento di Glasgow di Kerr, che chiama propriamente la sua band Simple Mains.
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gcorvetti · 1 year ago
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Le pause al momento giusto.
Ieri tra pulizie, taglio dell'erba, la spesa e svariate cose inerenti alla casa, ho pensato che fare la pausa musicale era d'obbligo, sia perché ogni 3/4 giorni ci vuole sia per non mettermi fretta. Mentre facevo tutte le faccende riflettevo sul periodo che sto attraversando e su cosa mi aspetta dal lungo periodo di studio e cambiamento che sto vivendo non solo a livello musicale ma anche nella vita. Da un paio di giorni mi sono posto una domanda ripensando anche al metodo Kandinskji sui colori e sui suoni degli strumenti, la domanda è "Che relazione c'è tra la pittura e la musica?", pensando poi ai quadri in generale e soprattutto a due tipi il figurativo e l'astratto ho iniziato ad accostare il figurativo alla musica diatonica, perché è quello una figura dipinta ben definita un volto, un paesaggio e i brani per come si intendono con una struttura, una progressione armonica ecc ecc, sono equivalenti nell'immaginario collettivo, se si pensa alla Gioconda come ad un brano che ci piace, mentre l'astratto è indefinito e con una specifica che va oltre la figura, un pò come la musica d'avanguardia o la sperimentale che sto snocciolando in questo periodo, i brani non hanno una forma canonica, anzi spesso non hanno neanche degli strumenti che la suonano perché si va da suoni ricavati da oggetti (John Cage docet) a suoni sintetizzati quindi non reali. Poi ieri mi è venuta in mente l'arte concettuale, il concetto diventa la forma d'arte e non più il dipinto o la scultura, e ad essere esposti nelle gallerie sono gli oggetti di uso quotidiano a partire dall'orinatoio di Duchamp e la sedia di Kosuth, giusto per fare due esempi. Quindi per ora sono al punto di domanda "può la musica rappresentare attraverso i suoni concetti più che figure già conosciute?", beh sicuramente si e sicuramente è stato già fatto, cercherò qualcosa a riguardo, se qualcuno ha qualche dritta sono sempre aperto a tutti i consigli d'ascolto.
Cambiando discorso, oggi passando su FB vedo che Aky mi tagga, non amo essere taggato perché spesso sono cazzate o cose che non mi interessano e in certi casi levo il tag (fortuna che si può fare), ma il video in questione è bellissimo, lo metto in fondo, non mi metto a commentarlo parla da solo, dico solo che è così, almeno io la vedo così la società, le persone sono amminchiate dalle cazzate tecnologiche, dall'ultimo device come per esempio le code fuori dagli Apple store per l'ultimo Iphone 15, che è uguale a quello precedente solo che hanno cambiato lo spinotto di ricarica, siete la scimmia che cerca di prendere la banana dentro l'anfora dal collo stretto, per chi non lo sapesse è un metodo per catturare una scimmia.
Altra cosa, ieri vedo una vignetta di L'incoscienza di Zen ma non riesco proprio ne a capirla ne a collegarla con niente, nella vignetta c'è una bambina che da una pesca al padre ... ecco oggi ho compreso il perché non la capivo, ma veramente sono questi i problemi che vi affliggono? Una pubblicità che mette in risalto una famiglia "tradizionale" in fase di finire il suo corso in quanto piccolo nucleo sociale? Partendo dal fatto che sta cosa della famiglia è una convenzione e che in passato non esisteva proprio, la chiesa c'ha messo lo zampino per accaparrarsi soldini, che cosa non arrivate a capire che se due non stanno più bene assieme è meglio che ognuno vada per la sua strada? Va bè le solite armi di distrazione di massa da tutto quello che è effettivamente di interesse comune, come il fatto che il governo attuale non solo non sta facendo niente per voi ma aiuta gli amichetti suoi a spese vostre, cosa che se succedesse in Francia andrebbero a prendere la ghigliottina al museo, tanto di cappello ai galletti.
Detto tutto ciò vi saluto col video
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stregh · 9 months ago
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Domus de Janas
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Nel cuore della Sardegna, nascoste, magiche, si trovano le Domus de Janas, misteriose abitazioni di creature fantastiche. Da più di 300 anni in tutta la Sardegna esiste un universo sotterraneo che si fonde con il paesaggio delle campagne sarde.
Le Domus de Janas sono le piccole case delle creature fatate, le janas appunto – la versione sarda degli elfi – creature immaginarie della tradizione popolare, un misto tra streghe e fate.
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Ovviamente si tratta di una leggenda sarda che combina elementi magici con le costruzioni millenarie in pietra presenti su tutta l’isola, da Cagliari a Santa Teresa di Gallura e sembra l’inizio di una fiaba.
Le Domus sono delle caverne scavate nella roccia dalle antiche civiltà sarde più di 5.000 anni fa ed espressione del culto funerario di quell’epoca; in tutta la Sardegna se ne contano più di 3.500. Le caverne erano posizionate una accanto all’altra in modo da formare delle necropoli che potevano ospitare fino a un centinaio di corpi. I corpi erano depositati in posizione fetale accanto agli averi che si credeva fossero necessari per il viaggio verso l’aldilà. Quando di loro rimaneva solo lo scheletro venivano depositati nelle caverne.
“Domus” in latino significa casa ed infatti le “Domus de Janas” sono la perfetta miniatura delle case di questa antica civiltà;  in poche parole anche i morti avevano una loro casa dove abitare. Delle migliaia scoperte, più di 200 conservano motivi decorativi scolpiti, incisi e dipinti, in gran parte simbolici, come teste di bovino, corna taurine e spirali.
La necropoli più grande e più suggestiva di tutte è Sant’Andrea Priu, vicino Bornova, circa 50 km ad est di Bosa e 50 km a sud di Alghero. Visitare le molte “stanze” di queste incredibili case grotta a Sant’Andrea Priu è un’esperienza molto emozionante. Una delle Domus fu trasformata in una chiesa nei tempi Bizantini, infatti qui si possono ammirare degli affreschi meravigliosi (restaurati nel 1997) e osservare la vecchia narthex (l’entrata della chiesa dove risiedevano i non ancora battezzati ) e il presbiterio con l’altare. Il colpo di scena é un grande masso nella forma simile a quella di un toro. Molti si sono chiesti se la forma della roccia fosse naturale oppure creata artificialmente, ma rimarrà un mistero. Il “toro” non ha la testa e anche qui ci sono varie teorie, si pensa che una testa di legno o argilla venisse aggiunta durante le celebrazioni, un’altra ipotesi é che la testa sia stata tagliata dai cristiani.
In genere le “case delle fate” si trovano in luoghi non proprio a portata di mano e sono di piccole o medie dimensioni, ce n’è tuttavia una ubicata proprio nel centro storico di un paese e che sviluppa circa 129 mq calpestabili, distribuiti su ben tre livelli: si tratta della Domus de Janas di Sedini, la casa delle fate più grande di tutta la Sardegna.
Sedini è un comune di poco più di 1300 abitanti, in provincia di Sassari: il paese dista da Alghero circa un’ottantina di chilometri, ma vale la pena farli tutti per poter ammirare lo spettacolo di questa imponente e sognante casa scavata in un masso calcareo alto quanto un edificio di tre piani.
Nella Domus de Janas di Sedini oltre alla roccia si è sedimentato anche l’uomo, che ha iniziato a trasformarla e adattarla alle proprie esigenze ininterrottamente dal IV o dal III millennio a.C. fino ai giorni nostri. Basti pensare che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 fu usata perfino come prigione: una situazione per niente piacevole per le janas allora residenti. Ma ancor meno entusiaste dovettero esserlo quando la Domus venne utilizzata come stalla oppure ancora come negozio. Ma in assoluto l’uso che le abbia più d’ogni altro fatte imbestialire sia quello di sede di partito, come pure fu impiegata.
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Altre domus degne di menzione sono Montessu, nel cuore del Sulcis, la più grande nel sud della Sardegna e nel cuore della pianura; S’Incantu a pochi km da Alghero, nota anche come “tomba dell’architettura dipinta”; Sas Concas in provincia di Nuoro, dove c’è un sito prenuragico, un complesso di ben 20 tombe, con particolari raffigurazioni simboliche incise nella roccia (probabilmente raffiguravano i defunti che ritornavano all’interno della Terra).
Fatti travolgere dalla magia di queste piccole creature fatate!
Fonte: https://www.grimaldi
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Le Janas, fate della Sardegna
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Necropoli di Montessu
Il più imponente ed esteso sepolcreto a domus de Janas del sud Sardegna sorge in una fertile pianura del basso Sulcis, a un chilometro da...
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nerdwonderland-1993 · 1 year ago
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Napoleon l'ho trovato strano. Le scene di battaglia sono bellissime e ok, ma più che un grande generale/condottiero nel film sembra un idiota. Non fa altro che scrivere lettere d'amore a Giuseppina, che nel film è stata dipinta non in modo lusinghiero anzi, francamente non ricordando niente di quel periodo storico e dovrei andare a rileggere qualcosa per capire se quello che è stato raccontato è vero o no,come il fatto che nel film facciano vedere che quando lui fú esiliato sull'isola d'Elba e fece ritorno a Parigi lo fece più che altro perché aveva letto su un giornale che lo Zar di Russia facesse spesso visita a Giuseppina (ormai ex moglie di Napoleone)nella sua casa, e non per la Francia che lui amava più di ognia cosa. Perciò ripeto è strano, e francamente non è un film che rivedrei. La scena della sua incoronazione con le foglie d'alloro sul capo mi hanno ricordato Commodo il suo personaggio ne il Gladiatore vent'anni dopo 🤣 Voi lo avete visto? Che ne pensate?
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danilacobain · 2 years ago
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Selvatica - 60. Niente più segreti
Ante si sentiva fluttuante tra le nuvole, pieno di una felicità che vibrava forte dentro di lui e non aveva mai smesso da quando aveva lasciato Corinna al museo. Non aveva programmato di finire a fare l'amore con lei ma era stato inevitabile, il giusto modo per ricominciare da dove si erano fermati. Una riconciliazione suggellata dall'unione dei loro corpi.
Anche lei era raggiante quando uscì e si avvicinò. Si fissarono per qualche istante senza dire niente, consapevoli che a parlare in quel momento erano i loro cuori. Corinna poi lo abbraccio, stringendolo forte.
«Allora sei reale.» Affondò la testa nel suo petto, delicata tra le sue braccia come un petalo di rosa.
Ante sorrise, prendendole il viso tra le mai. «Certo che sono reale.» le scostò i capelli dal volto, beandosi della bellezza di quegli occhi che sorridevano per lui. «E ho anche una cosa per te.»
Tirò fuori dalla tasca del giubbotto una scatolina chiara, porgendogliela. Corinna scrutò nei suoi occhi un istante, poi la aprì. Le sue dita sottili si strinsero attorno a una chiave, con attaccato un ciondolo a forma di C, d'argento, con delle striature colorate di oro rosa.
«Una chiave?»
Ante si umettò le labbra, divenute improvvisamente secche. «La chiave di casa nostra.»
Vide gli occhi di Corinna spalancarsi e rimanere fissi nei suoi. «Casa nostra?»
Inclinò leggermente la testa di lato. «Ti sto chiedendo di venire a vivere con me...»
«Ante... io...» Il petto di Corinna si alzava e abbassava velocemente. Non voleva metterla in difficoltà, né affrettare le cose, per lui era sembrato un passo piuttosto naturale visto quando aveva patito a non averla accanto.
«Ok» poggiò le mani sulle sue braccia. «Se è troppo presto per te non fa niente, la chiave è comunque tua.»
«Sì.»
Ante sorrise. «Sì?»
«Sì, voglio venire a vivere con te.» Corinna lo baciò, dolce e preziosa come solo lei sapeva essere. «Posso sapere perché hai cambiato casa?»
Ante le scostò i capelli dietro l'orecchio e la baciò di nuovo. «Perché l'altra era troppo vuota e triste senza di te.»
Le braccia di lei si strinsero attorno al suo collo. «Ti amo.»
Ante fece scivolare le mani sulla sua schiena. «Ma guarda bene. Ce n'è un'altra.»
Corinna si scostò e guardò sul fondo della scatolina, sotto un primo strato di tessuto vellutato. Tirò fuori un'altra chiave, più elaborata, simile alle antiche chiavi dei portoni. «E questa?»
Lui la prese. «Questa è il tuo ingresso personale alla Vigna di Leonardo. Trecentosessantacinque giorni all'anno, ventiquattro ore su ventiquattro.»
Lei divenne improvvisamente seria e sembrò impallidire un poco. «Sei impazzito.» Ante scosse la testa. «No. Ante, no. Non posso accettare. Già sono in debito con te per quell'altra questione.»
Ante scoppiò a ridere. «Ma quel milione di euro è rientrato tutto. Cosa credevi, che lo avrei lasciato a quel coglione?» Ripose la chiave nella scatola e la chiuse, porgendola a Corinna. Le prese la mano, intrecciando le dita. «Dai andiamo, abbiamo un tavolo prenotato.»
Corinna si incamminò insieme a lui, con un'espressione incredula dipinta sul volto. «E come hai fatto?»
«Avevo un piano e le conoscenze giuste.»
La sentì stringergli la mano e si voltò verso di lei. Aveva uno sguardo carico di orgoglio e ammirazione. «Ti amo ancora di più.»
Ante si sporse per baciarla. «La chiave della Vigna era il mio regalo per Pasqua, quello che non hai voluto.» Sospirò, mentre le immagini di quel triste giorno gli scorrevano davanti. «Lo so che non hai mai voluto niente da me, però a me fa piacere farti questi regali. Mi piace vederti felice.»
Lei si accostò al suo fianco, poggiandogli la testa sulla spalla. «In questo momento mi sento la persona più fortunata del mondo. Tu sei l'unico a non essersi spaventato di fronte alle mie fragilità e a non averle usate contro di me. Sei l'unico che ha saputo guardare oltre. Ti sarò eternamente grata per questo e ti prometto che non ti deluderò più.»
Erano in due, anche lui si sentiva la persona più fortunata del mondo per aver incontrato un'anima così pura come lei. «Niente più segreti?»
«Niente più segreti.»
«Beh...» Ante sorrise. «Mamma vuole sapere se verrai anche tu in Croazia con me tra un paio di settimane. Cioè, in realtà ha detto: "Porta anche Corinna, mi raccomando".»
Corinna si fermò, sollevando le sopracciglia. «Ah, quindi hai fatto pace con me perché non sapevi come dire a tua madre che non stavamo più insieme?»
Ante avrebbe voluto passare il resto della serata a sbaciucchiarla. «Più o meno.»
«Quindi tutta questa storia che ti mancavo e che vuoi vivere con me non è vera?»
Lui riprese a camminare. «La verità? La verità è che tu sei la mia piccola donna selvatica e che mi sono innamorato di te nell'istante in cui sei scesa dalla mia macchina la sera che ci siamo conosciuti. C'è stato un momento in cui ti ho guardata negli occhi e ho capito che eri tu quella che stavo aspettando da sempre.»
Corinna distolse lo sguardo dagli occhi chiari di Ante, presa da un'amozione che era la stessa che stava provando lui. Qualcosa di feroce e intimo. «Sai invece qual è stato il momento in cui io mi sono resa conto che mi sarei innamorata perdutamente di te? Quando sei venuto con me al museo e ti sei fermato davanti a quel quadro. È stato come se riuscissi a leggerti dentro, ho sentito una connessione pazzesca.»
Era bello vederla così sorridente, con gli occhi che le luccicavano di felicità. Era bello sentire il calore della mano di Corinna stretta nella propria. Ma era il pensiero che niente più avrebbe potuto dividerli a farlo sentire in pace col mondo intero. Se il loro giovane amore aveva resistito a quei momenti duri, probabilmente insieme avrebbero superato qualsiasi cosa.
Milano era stupenda quella sera, loro due passeggiavano confondendosi tra la gente ignara del loro amore, ignara dei loro cuori che segretamente battevano più forte, ignara delle loro anime che in silenzio si sorridevano complici.
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aigiornileggeri · 2 years ago
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«sapessi giuseppe il bene che ti vuole. lidia, ogni volta che giuseppe vede tua figlia torna a casa e non può chiudere bocca e mi dice: “mamma, ma dovresti vedere quanto è brava, e poi mi aiuta in inglese, in matematica, in italiano, fa un sacco di cose”, davvero non può dire nulla di negativo; vedrai ora che gli dico che gli mandi l’uovo come è tutto felice»
mi sa che così pessima come mi hanno (sono) dipinta non sono.
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🔎 Un’indagine italiana 👉🏻 #ilcommissariospinellieisepolcriimbiancati È un sabato sera malinconico quello del commissario Spinelli. È solo a Foggia e in un attimo di follia, prende le chiavi dell’auto per tornare ad Ascoli ma ecco: il cellulare squilla, è la questura. Un uomo è stato trovato morto nel cortile della sua abitazione. 👍🏻 Spinelli ha un’ironia stizzita, quella che ti esce di getto quando sei sceso dal letto dalla parte sbagliata. È lontano da casa sua e con il cuore malconcio. 👍🏻 Altro personaggio degno di nota è il medico legale Tonti, simpatico fin dalla sua prima apparizione. Ha la battuta sempre pronta e un modo di fare spontaneo. 👍🏻 La vittima viene dipinta come un santo, un uomo di chiesa sempre pronto ad aiutare ed è per questo che aveva dei problemi con gli slavi che controllano la prostituzione sulla statale 16. 👍🏻 C’è un ma però. Dalle indagini emerge un dubbio: la vittima era davvero un buon uomo o un peccatore travestito da agnello? 👍🏻 Le indagini confondo il commissario: chiesa o prostitute? Gelosia o peccati? Che strada seguire? Qual è il movente? 👍🏻 La narrazione è scorrevole, la storia si concentra sul caso senza troppe divagazioni. La vita del commissario è infatti marginale, come piace a me. Nei gialli mi piace restare sul pezzo. 👎🏻 Le descrizioni sono essenziali, l’autore poteva forse osare un pochino di più. 👍🏻 Un giallo intrigante senza scene cruente. Un caso che si divora. ❓Quali gialli preferite? Italiani, nordici, inglesi, americani … #giftedby #collaborazioneblog #gialliitaliani #bookstagramitalia #bibliophilelegentibus #amicandito #ilclubdeilettorifelici #storiebookitissime #thebookclubpost https://www.instagram.com/p/CpuWSiKM9Do/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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claudiotrezzani · 1 month ago
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Dal mio sempre ne avevo in casa riproduzioni in libri.
Da un po' anche nel computer.
Ma anche David Hoptman se ne è accorto.
Che la sua fotografia potrebbe essere stata scattata da Pieter Cornelis Mondriaan.
Fosse mai Pieter sceso in Italia a Marta, Provincia di Viterbo, con fotocamera al collo.
David si è accorto subito, di ciò.
Del fatto che la facciata di questa casa potrebbe essere stata dipinta - o fotografata - da Pieter.
Così "Mondrian-esque" è suo, come titolo.
Ed allora il mio compito s'esaurirebbe qui.
Ero alla ricerca di un fotografo che s'ispirasse a Mondriaan, e colui che l'ha fatto c'è arrivato da solo, all'accostamento.
Ma ciò non m'impedisce d'ammirare.
E telegraficamente analizzare.
Saprà chi ci abita, dell'analogia?
Forse di più, chi dipinse.
Ed egli imbianchino fu, o pittore?
Certo, la proporzione dei riquadri non è la stessa (rispetto a "Composizione con giallo blu e rosso", per esempio).
Epperò, Pieter era matematico dei colori, non degli spazi.
Il peso numerico, eccioè, sta nella tinta, non nelle dimensioni.
Eccosì anche la cornice bianca tendente al giallo - dentro l'ingresso - non deve far pensare ad un tradimento.
Perché anche Pieter trattava il bianco con diverse gradazioni.
Il bello dell'immagine di David è anche la vita.
Sì, la vita:
la raffigurazione non è appesa alla parete, ma è la parete istessa.
Che è vissuta, soprattutto fuori.
Sì, la griglia delle utenze.
Sì, il vaso di fiori.
Ed è tridimensionale nella sua biplanarità.
A beneficio di altre vite, quelle di chi varca quella interna, di porta.
Sono sacri, quei pittati muri?
Pei graffittari, sì:
guai a loro aggiungessero loro arte a quella già impressa.
Quello sì sarebbe un sacrilegio.
Un cane che fuori orinasse, no, quello sarebbe permesso.
Certo, Pieter non approverebbe la geometrica irregolarità dell'odorosa pozza.
Ma sarebbe vita su vita.
Meglio:
arte su vita che era già arte.
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Claudio Trezzani
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francesco-nigri · 2 months ago
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DI MARE E CIELO
Musica e Poesia di Francesco Nigri
Quelli come noi camminano nudi
pelle di sguardo e cuore di sangue
e non c’è vicolo nè via nè piazza
che non sia costa di lembo ed orma
Nel passo prossimo s’affretta il fiato
è quell’alito che ne muove l’aquilone
anche quando il vento non spira d’ali
e l’amaro è nella corda tesa tra le mani
Quelli come noi hanno succo di spuma
tra rughe di salmastro e d’onde asciutte
e non c’è sudario che non gli sia camicia
come lino che s’impiega e si fa seta e lana
D’abitare il vivere si fa cammino il piede
più d’ogni casa o patria o scoglio o secca
e basta una parete d’attimo di meridiana
per far pure d’un pianto murales d’assolato
Quelli come noi conoscono la sabbia
di polvere e di fango fanno fine e spesso
un sorriso sempre per un castello in riva
nel gioco della vita che lava e ti risponda
L’inciampo è pietra che al tempo più si sgretola
deposita nel vento i vetri rotti e dà cime nuove
e quelli come noi conoscono il sentiero irto
del capo chino del viandante da mare a monte
Quelli come noi sanno piangere di pioggia
e sanno ridere del raggio di persiana prima
poi chiedere scusa alla storia quando è giorno
ed espandere la notte di candela accesa
Perchè quelli come noi e potrei sbagliarmi
dopo aver sbagliato tanto e ancora sfibra l’ora
conoscono quella carezza del dito azzurro
e non ne tocca il manto chi macina di ruota
Ruota e rigira il tempo sulla strada del miracolo
è mola d’olio a sapori semplici e fruttati
e quelli come noi fanno tavola lì dove s’ama
una briciola un pò d’olio e canta l’anima dipinta
Se serbano un amore lo cullano di cure
se incrociano un dolore lo curano in riserbo
se vi s’infrange l’odio lo consegnano alle onde
giudizio indifferenza e spalle alle risacche morte
Perchè quelli come noi hanno il più vasto mare
quello che ha sempre i suoi orizzonti d’alba in cielo
e chi ne ha amato il suo mattino ricorda la sua estate
e chi la notte quella luna d’una primavera in bacio
perchè quelli come noi amano davvero
ed amano di mare e cielo
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damon-ridenow · 6 months ago
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Sput
Quanti pensieri mi girano per la testa. Dovrei andarmene, vivere con Irene per qualche mese, come dice lei. O dovrei cancellarla, con la bacchetta magica, sempre come dice lei. Dovrei fare come voglio io secondo quanto dice lei, anche quando il mio fare provoca dolore. Perchè lo scopo non è la felicità di tutti, non è essere sereni, è fare esperienze a spese di chi ti sta a fianco. Questo ovviamente finchè non provi sulla pelle il dolore che fa, la paura dell'abbandono, l'insicurezza, la gelosia, la voglia di essere migliore, o di vedere l'altr* essere peggiore. Questo a mio avviso non è poliamore, è il modo disfunzionale che UNA PERSONA si è creata, e che ora in qualche modo impone a chi gli sta intorno.
"mi fido di te" Ma mi fido di te per cosa? perchè stavolta farò la scelta giusta senza far soffrire nessuno? Perchè lascerò Irene in un bagno di lacrime mie e sue, DI MIA SPONTANEA VOLONTA'? Che gioia vivere questo compleanno, questa festa. Questa storia. Da vivere LIBERAMENTE.
La puzza della lettiera del gatto mi ammorba il naso, e dietro di me manifesta lo stantio che c'è qui dentro, nella stanza appena dipinta. Qeusta casa, che continua ad essere MIA, nonostante tutto quello che abbiamo fatto. Non è casa nostra, continua ad essere solo casa MIA. Una casa di cui non posso disporre, una casa che ho chiesto più volte di condividere, una casa che mi è stato garantito che io potessi aprire ad Irene.
Tutte le parole che mi dovrò rimangiare : non sei sola, puoi contare su di me, questa casa è anche la tua, ti assicuro che Giulia ha detto che va bene, vedrai che ne usciremo insieme. Ecco, speravo che la storia finisse magari solo con me a soffrire : lei trova una persona che le piace, si allontana piano piano, io rimango nel mio angolino a piangere l'abbandono, e tutto è ok. Ora invece sarà molto divertente andare da lei con la faccia fuenerea, spiegarle che niente, abbiamo scherzato, che tutto quello che ci siamo detti era una bella burla, fatta per darle ancora di più la convinzione che la vita è una merda.
La vita è una merda se ti costruisci una merda intorno. Se lavori per essere felice, per rendere felici gli altri, la vita ti sorride. Ma non sia mai che la vita ci sorrida, non sarebbe abbastanza triste, pensieroso, riflessivo, non porterebbe abbastanza presa male nelle nostre vite, perchè bisogna sentirsi in colpa ad essere felici, sempre.
In tutto questo, AUGURI DANIELE. Cento di questi giorni di ansia, frustrazione, sofferenza, amore soffocato, droghe prese a casaccio.
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Migranti, Meloni: «I due centri in Albania operativi dal primo agosto»
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Migranti, Meloni: «I due centri in Albania operativi dal primo agosto». «Italia e Albania sono storicamente nazioni amiche, che sono abituate a collaborare insieme e io voglio ringraziare ancora una volta il primo ministro Rama e il popolo albanese per aver offerto il loro aiuto e aver stretto con noi un accordo di grande respiro europeo». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni durante le dichiarazioni congiunte con il primo ministro albanese Edi Rama dopo la visita all'hotspot per migranti a Shengjin, in Albania. «Voglio esprimere solidarietà all'Albania e al suo popolo, per la campagna denigratoria contro l'Albania, dipinta come un narco-Stato governato dalla criminalità organizzata: non è la prima volta che l'Albania offre il suo aiuto all'Italia, ma in tutti gli altri casi è stata raccontata come una nazione con sincera voglia di far parte della casa comune europea». «Ricordo l'ultima volta - ha aggiunto Meloni -, quando nei giorni più drammatici dell'emergenza Covid il governo albanese con coraggio inviò 30 fra medici e infermieri in Lombardia, epicentro del contagio. In quell'occasione Rama fu lodato e ringraziato». «Il complesso dei due centri sarà operativo dal primo agosto 2024», ha spiegato la premier. «L’accordo potrebbe essere replicabile in molti Paesi, potrebbe diventare una parte della soluzione strutturale dell'Unione europea. Lo capiamo noi e lo capiscono i sostenitori dell'immigrazione incontrollata che lo contestano. Abbiamo molti occhi puntati addosso, vogliamo riuscire. Un obiettivo del genere val bene due mesi di ritardo, legati alla natura dei terreni di Gjader che non avevamo previsto e hanno richiesto interventi di rafforzamento». «Non stiamo spendendo risorse aggiuntive ma stiamo facendo un investimento», ha spiegato la Presidente del Consiglio, parlando dei due centri per migranti in Albania. Il protocollo prevede spese da «670 milioni di euro per 5 anni, 134 milioni all’anno» che, ha aggiunto, «corrispondono al 7,5% delle spese connesse all'accoglienza dei migranti sul territorio nazionale: queste risorse non sono da considerare un costo aggiuntivo. I migranti condotti qui in Albania sarebbero dovuti essere condotti in Italia, dove costano. L'elemento di maggiore utilità di questo progetto è che può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza a chi vuole raggiungere irregolarmente l'Europa, e di contrasto ai trafficanti. E questo vuol dire portare ad un contenimento dei costi». Il patto con l'Albania sui migranti è «un enorme spreco di denaro per un progetto che calpesta i diritti delle persone, allunga le sofferenze di chi viene salvato in mare scaricando persone come barili e pacchi sul territorio albanese. Secondo me è contrario a quanto prevede la Costituzione. È un cinico accordo». Il viaggio di Meloni è «uno spottone elettorale che costa 800 milioni che potevamo spendere per la sanità pubblica». Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein a Corriere.it.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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