#carouseloff
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Photo
Old Carousel. Atlantic City, NJ. 31 Ottobre 2011. Goodbyetrouble (Patrick). Predarubia. Carousel off. 8 Settembre 2017.
Nella canzone la giostra è di un rosso multicolore, che di per sé appare una contraddizione in termini: come fa ad essere multicolore se è rossa? Ci vuole un bello sforzo d’immaginazione a vederla rossa e multicolore. Non tanto perché sia di per sé impossibile. Se guardate la giostra nella foto vedrete che domina in questo caso il giallo, ma che fermo ed immobile non lo direste giallo, direste che è multicolore. Quando ciò che abbiamo davanti è fermo, si lascia guardare, non è difficile vedere la complessità della forma in tutti i suoi aspetti, anche quelli più piccoli ed apparentemente insignificanti. Se fossimo adesso lì nella vecchia Atlantic City al fianco di Patrick che ha realizzato questo scatto, vedremmo i fregi, i disegni, i finimenti dei cavalli. I nostri occhi rincorrerebbero ogni sfumatura di colore, perdendosi in essi, ricominciando più volte una conta che non ha numeri, dimentichi del cielo sopra di noi che minaccia pioggia. Questo è ciò che vedremmo e non servirebbe la nostra immaginazione se fossimo, adesso, nella cara vecchia Atlantic City. La foto è qui proprio per questo motivo, per permetterci di vedere senza dover impegnare tutta la nostra capacità d’immaginare al solo sforzo di trovarci lì, adesso. Siamo lì ed è l’ultimo giorno di Ottobre, la notte di Halloween, All Hallows’ Eve. Non vi fate trarre in inganno, potrebbe essere un qualsiasi altro giorno dell’anno, è solo un modo per farvi prestare attenzione ai particolari, come alla data in cui la foto è stata scattata. Se la nostra giostra fosse ferma ci avremmo fatto attenzione, avremmo letto la data e zucche illuminate da candele avrebbero acceso la nostra fantasia. Lo so tendo a divagare, ma mi è inevitabile. Ci sono le zucche, c’è Atlantic City, c’è questa giostra gialla multicolore ed io non ho la minima idea di dove andare a parare, non so dove queste parole mi stiano conducendo.
Siamo lì in qualsiasi giorno dell’anno, così è più facile non essere distratti dalla ricorrenza di quella data. Ora immaginatevi che la giostra stia girando, che giri sempre più velocemente, che forme e colori si fondino in un vortice giallo. Quello che abbiamo davanti gli occhi tutti i giorni è proprio questo, una giostra che gira impazzita: gialla nella foto, rossa nella canzone. Lo sforzo vero, più grande, è quello di riuscire ad immaginare che oltre quel giallo, quel rosso della canzone, ci siano altri colori. Credetemi è uno sforzo immane che a nessuno riesce fino in fondo. Qui, ad Atlantic City, c’è una giostra che prima era ferma e che anche se adesso sta girando possiamo ricordarla, possiamo richiamarla alla sua forma originale e vederla com’è realmente nonostante l’inganno degli occhi. Ma il mondo, quello che ci gira davanti ogni giorno, è lì da prima ancora che noi aprissimo per la prima volta gli occhi, e già girava impazzito. Non passa giorno che non ci imbattiamo in qualcuno che ci dice convinto che il mondo sia di un unico colore, rosso o giallo che sia. Dio, politica, orientamento sessuale, immigrazione, calcio, medicina, economia, ingegneria, musica, cinema, accoglienza, criminalità, educazione, lavoro. Non importa quale sia l’argomento, senza immaginazione ci resta solo l’inganno degli occhi. Carousel off parla di questo? Da bambino andare alle giostre non era per me un momento propriamente felice. Forse dipendeva dal fatto che soffrivo di mal d’auto e salire sulle giostre era ritrovarmi con lo stesso malessere 100 volte amplificato. L’unico pensiero che avevo quando salivo sul Tagada o altre giostre simili era di non vomitarmi addosso o peggio ancora sulle scarpe di chi mi sedeva accanto. Ci andavo nonostante questo, ci andavo perché volevo divertirmi come tutti gl altri ragazzi della mia età, desiderando di essere come loro. La realtà è che non ci riuscivo, non riuscivo a capire né ad essere parte di quella allegria diffusa. Non era fasulla, gli altri si divertivano veramente in modo sincero. Li vedevo allegri, scintillanti di luci, illuminati dalle scritte colorate. Vedevo la bellezza apparente di quel mondo, ma per quanto apparente era vera bellezza ed io volevo esserne parte. Abbassavo lo sguardo e trovavo il mio di mondo fatto di cartacce, di avanzi di cibo, di lattine vuote e schiacciate. Guardavo quelle giostre incapace di vedere altro che il meccanismo gocciolante olio che le azionava. Ascoltavo le urla di gioia confondersi ai “venghino, signori venghino” non riuscendo a sentire altro che il rumore degli ingranaggi e dei compressori sovrastare urla, inviti e musica stonata. Non mi sentivo superiore, mi sentivo diverso e non volevo esserlo. Volevo quella felicità. Da bambini non ci si sente unici e per questo speciali, ci si sente soli. Da adulto ho trovato ciò che mi rende felice, e cerco di esserlo scegliendo ciò che mi da quella felicità ogni giorno. Ma per quanto ci si sforzi capita di trovarci in situazioni in cui non vorremmo essere. Quando capita mi sento esattamente come allora quando andavo alle giostre, con lo stesso malessere e con la stessa unica preoccupazione di non vomitarmi addosso o sulle scarpe di chi mi è accanto. Mentre il mondo, incurante, continua girare. Giuseppe Pocai
Per ascoltare la canzone: itunes.apple.com/it/album/carousel-off/1273723314?i=1273723330 Goodbyetrouble (Patrick): https://www.flickr.com/photos/goodbyetrouble/
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