#canzoni fittizie
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Esistono canzoni che non esistono
L’altro giorno mi è passato sotto gli occhi un thread su X (il circo a tre piste che ha sostituito quello strumento non perfetto ma utile che era Twitter) dedicato alle migliori canzoni che “esistono” solo in film o serie tv. Per intenderci, non tanto quelle scritte appositamente per la colonna sonora, ma quelle che vengono scritte o eseguite dai personaggi e hanno un qualche ruolo nella…
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Laika nello spazio: rabbia della condizione umana
Intenso. Questo è il solo aggettivo che può avvicinarsi alla descrizione dell’ultimo lavoro di Laika nello spazio, Macerie. Intenso in tutto, dai suoni ai testi. Soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della voce. La rabbia dei migliori Negazione meno hardcore in favore di una intellegibilità più immediata. Meno hardcore non vuol dire meno ‘violenta’. Semplicemente più controllata. La scelta del mid tempo è stata perfetta per dare spazio alla narrazione, ai crescendo aumentando l’impatto sonoro. Nelle liriche e nei suoni si possono sentire reminiscenze degli Skiantos più urticanti, del grunge più intenso come del funky metal più pesante. Molto interessante la formazione a due bassi messa in piedi dai nostri. Un po’ industrial, come i Cop shot Cop e un po’ alternative. Il genere non è quindi definibili e riconducibile ad un solo filone musicale.
Tutto è costruito sull’andamento emotivo delle parole. La base ritmica la fa da padrona. Basso, spesso distorto, e batteria creano un muro sonoro deciso grazie ai numerosi stop and go. Altra caratteristica dominante è un’aura darkeggiante che ben evidenzia la forza delle composizioni. Dalla commistione delle due emergono atmosfere cupe, disperate, distorte. Così come disperati sono i testi, in italiano. Questi sono figli della vita di provincia, i nostri sono di Rho, interland milanese. I racconti si soffermano su quello che la periferia è. Spesso un deserto di opportunità, di vita.
Evento sentinella è il manifesto di tale condizione di attesa di qualcosa che cambi. Di un’occasione, di una via di fuga. Ma non solo. Vengono presi in considerazione temi di portata più ampia. Dai campi di concentramento al caso Reggeni. Tutte denunce di una condizione umana che ha bisogno di lottare, di non dimenticare. Soprattutto di ribellarsi ad una condizione che non è e, non può essere, definitiva. La dipendenza dall’eroina è un altro motivo esaminato.
Sviscerato molto bene da un testo potente, diretto, vissuto, urlato con rabbia. La produzione ottimamente evidenzia le capacità della band, le atmosfere distorte, cariche di elettricità, di astio verso una condizione che ha bisogno di essere compresa. Nel nome degli dei è la perfetta declinazione di questa necessità. Nel disco non c’è un calo, un momento di tentennamento. La capacità di scrivere brani espressivi, coinvolgenti, ai nostri non manca. Anzi. Gli attimi di calma sono sempre tesi, prodromici di esplosioni sonore che rompono lo stato di serenità apparente.
Mancano aspetti solisti, comunemente intesi, all’interno del disco. Ma non se ne sente la mancanza. Il flusso emotivo delle canzoni evolve in modo talmente coinvolgente che l’ascoltatore non ha il tempo di aspettarsi svisate per quanto furibonde possano essere. Ripeto, intenso, è questo Macerie che perfettamente si chiude con Condizione esistenziale. Qui si evidenzia una nota melodica più marcata rispetto agli altri brani. Caratteristica che sottolinea ancora di più l’oscurità dell’atmosfera del brano.
Concludendo. Davvero un ottimo lavoro quello dei Laika nello spazio. Un disco che tutti dovrebbero ascoltare. Più e più volte. Il cd non è immediato. Non è melodico, non è delicato. Non fa sconti. Sbatte in faccia come uno schiaffo inatteso le contraddizioni, i limiti, le paure dell’essere umano. Con forza urla la necessità di un cambiamento, di una presa di coscienza. Solo questo può salare l’uomo da se stesso e dagli dei fittizi che spesso ne sottomettono l’anima.
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EARN YOUR HAPPY ENDING
Sebbene il termine si riferisca ai finali aperti di un videogame in cui il giocatore riesce a fare le scelte giuste affinché il personaggio concluda la sua storia in modo positivo, questo post non tratterà tale argomento (scusa Max Payne... te lo saresti meritato).
Il mio pensiero scaturisce da un’antica diatriba cinematografica tra me e mio padre, dove lui porta avanti intonsa la convinzione personale che meritino di essere visti solo i film che abbiano un finale felice, mentre io (devo dire per contrapposizione) ho sempre sostenuto che qualsiasi rappresentazione su schermo debba rispecchiare la vita reale, quindi anche il fatto che non sempre ci possa essere l’happy ending del titolo.
Poi ho cambiato idea.
Cioè, non sul fatto che la vita reale sia parca di finali felici ma che alla fine noi ci leghiamo a quelle rappresentazioni fittizie (film, romanzi, canzoni etc) che risuonano con ciò che abbiamo e con ciò che ci manca nel cuore.
Il suo film di battaglia, per esempio, è It's a Wonderful Life (La vita è meravigliosa) di Frank Capra e se molti di voi in modo assoluto lo potrebbero definire 10 chili di zucchero filato compresso in un mattone cosparso di sciroppo di glucosio e poi sbriciolato per 131 minuti in vena, io so quanto quel film lo abbia consolato e gli abbia restituito quella speranza che allora era sul punto di perdere, come il protagonista del film.
Il fatto è che, personalmente, non ho più tempo da perdere nel ripetermi quanto la vita possa essere una merda.
Ho avuto cinquant’anni per acquisite tale informazione e adesso è arrivato il momento di accantonare quello che io considero l’equivalente delle lamentele sul tempo... ci sarà sempre qualcuno che si frattura una caviglia a un metro dalla linea di arrivo ma non è più mia intenzione ridurre tutta la corsa a quello.
Quindi sono d’accordo con mio padre: d’ora in poi solo film dal finale felice affinché non mi sia erosa la forza di credere... anzi, no, di sapere che ‘c’è del buono in questo mondo e che è giusto combattere per esso’.
Ognuno, poi, cerchi nello specchio quello che crede sia meritevole di essere riflesso e riflettuto.
P.S.
Qualche tempo fa stavo aspettando mia figlia alla stazione ferroviaria di un paesello di campagna e c’era questa ragazzina tutta vestita di nero, giacca di cuoio borchiata, mille piercing e trucco pesante, che con sguardo accigliato aspettava il treno seduta a terra. Insomma, una tipa per la quale un cartello ‘VI ODIO TUTTI!’ sarebbe stato ridondante.
A un certo punto le si avvicina una signora di mezza età e io mi immagino già la lamentela stizzita sulla musica che le rimbombava fuori dagli auricolari, quando questa signora sorride e fa ‘Ciao! Ti ricordi di me? Sono la maestra Maria... come sei diventata grande! E come sei bella!’.
E lei si tira su da terra e in un solo attimo la maschera di mascara e risentimento si dissolve in un sorriso enorme, facendola tornare quella bambina amata e accudita che ancora non conosceva la rabbia degli inascoltati e degli incompresi.
Quando si sono abbracciate, io mi sono voltato e mi sono allontanato perché avevo ricevuto quello di cui sentivo il bisogno.
Siate come la maestra Maria.
Cercate il vostro finale felice per condividerlo con gli altri.
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unpopular opinion ma a me silvia piace tanto. non dico che la 'shippo' con ermal perché uso il termine 'shippare' solo per le relazioni fittizie, ma quello che voglio dire, è che pensare alla relazione che ha avuto con ermal, stando a quello che riesco a immaginare tramite i testi delle canzoni, mi commuove e mi emoziona in senso positivo. sono davvero contenta che sembrano essere in buoni rapporti tutt'ora, e auguro tanta felicità a entrambi.
Sono completamente d’accordo con te, anon. Non userei nemmeno io il termine “ship”, in questo caso. Proprio no. Mi sembrerebbe...non so, indelicato a dire poco, come quando leggo nelle fanfiction Silvia e/o Giada che vengono infilate a caso come “termine di paragone” non dico inferiore, ma sicuramente non troppo positivo rispetto ai metamoro. Quella cosa mi infastidisce, non posso farci niente. Anche se è finzione, mi sembra che rappresenti l’oltrepassare un limite di buon gusto. Loro andrebbero lasciate fuori dalla ship imho. Comunque: non so molto di Silvia, tbh, ma credo che non sia un’opinione poi così impopolare la tua, credo che - almeno qui - la pensiamo tutti come te, e che a tutti provochi una certa emozione sentire quanto sia stato grande il loro amore. Se penso che lei ieri era lì a sentire Ragazza Paradiso...un pochino mi si stringe il cuore, è una cosa dolce ma anche parecchio triste. A leggere “unpopular opinion” avevo immaginato altro :) invece hai detto solo cose molto belle, e penso di poter dire a nome di tutti che condivido la felicità nel vedere che tra di loro ci sia ancora un bel legame, anche se non è più di natura romantica, e l’augurio di una meritatissima felicità.
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Siamo felici di condividere il video della conferenza “Shhh (1916 modi per costruire una piramide invisibile)” di Roberto Fassone, che si è tenuta alle OGR il 20 febbraio 2018. Potete trovarlo sul canale Youtube di OGR YOU: https://www.youtube.com/watch?v=BBDmrPlJJIo.
Roberto Fassone, un artista italiano nato ad Asti nel 1986, è stato il primo ospite del progetto OGR YOU. Oltre alla conferenza, ha condotto anche due workshop a porte chiuse con i 15 partecipanti a OGR YOU Club.
Durante quei due pomeriggi trascorsi insieme abbiamo raccontato storie vere e fittizie, giocato con le parole, discusso di arte, e composto dei “selfie” usando i testi delle canzoni. Insomma, ci siamo conosciuti!
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IL REPARTO PSICHIATRICO
Il Reparto Psichiatrico nasce a marzo 2013. Dopo vari cambi di formazione, matura nel tempo e ad autunno 2016 entrano in studio per registrare il loro disco d’esordio, in uscita prevista a fine 2017. Si muove tra psichedelia, rock e pop. Parla di sensazioni visionare, realtà fittizie, immagini surreali, personaggi e luoghi ispirati alla letteratura fantastica. Il Reparto Psichiatrico è Gionata, Frida, Marco e Alessandro.
1 - Ti svegli su un isola deserta. No panic: hai potuto portare con te tre cose e una di queste è un album.
- Gionata - Mi porto “Piper at the gates of dawn” dei pink floyd, un game boy e una palla. Non vorrei annoiarmi. Alessandro - L’album “Archeology of the future” dei Vadoinmessico per il suo spirito tropicale. Una capsule di quelle che si vedevano in dragon ball da cui spunta uno studio di registrazione e delle sigarette. Frida - Led Zeppelin II, un foglio e una penna. Marco - The dark side of the moon in vinile, un giradischi e un coltello.
2 - On the road : c'è un' autoradio con dentro una musicassetta. Dentro ci sono almeno tre canzoni da cantare a finestrino aperto. - Gionata - Com’è profondo il mare (Dalla), Vado al massimo (Vasco), Gianna (RinoGaetano). Siccome hai detto “almeno tre” voglio aggiungere Frosinone di Calcutta. O una qualsiasi di Calcutta, si cantano tutte bene. Alessandro - Il mio canto libero (Lucio Battisti), Si, viaggiare (Battisti), Colpa di Alfredo (Vasco Rossi) Frida - Via con me (Paolo Conte), Vengo dalla luna (Caparezza), Think (Aretha Frenklin) Marco - Io sto bene (CCCP), Scegli me (Verdena), Naufragando (Management del dolore post operatorio).
3 - Hai rimandato, hai rimandato, ma oggi tocca a te. La playlist dal dentista per non sentire il trapano nelle orecchie. - Gionata - Cowboys from hell (Pantera), Kill’em all (Metallica), Chaos A.D (Sepultura); ci siamo capiti no? Alessandro - Rage Against the machine. Tutto l’album dell’omonima band. Ma renderebbe il lavoro del dentista troppo difficile. Frida - Probabilmente l'intera discografia dei Dropkick Murphys (considerando quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho avuto il coraggio di andare dal dentista!) Marco - Tutto l’album Era Vulgaris (Queens of the stone age)
4 - Qual è il tuo memorabilia musicale a cui non potresti mai rinunciare?
- Gionata - Le mie canzoni. Comunque non so se ho capito bene la domanda. Alessandro - Senza dubbio il vinile di Anima Latina di Battisti ereditato da mio padre. Frida - Call me (Blondie) Marco - Lithium (Nirvana)
5 - Guilty Pleasure : quella canzone che ti fa vergognare, ma che non puoi proprio fare a meno di ascoltare. Gionata - dipende dai periodi, adesso c’è Riccione dei TheGiornalisti Alessandro - Riccione, non dico l’autore perché mi vergogno Frida - Tanti Auguri (Raffaella Carrà) Marco - Spaghetti Ska (Vallanzaska) 6 - Film o serie tv : questa volta sceglilo per la colonna sonora. - Gionata - Young Pope. Alessandro - Malcolm in the middle: punk da ascoltare e da vedere. Frida - Avrei detto "Black Sails" (ma so che Marco l'ha già scelta!) controbatto con "Outlander", storia troppo romantica, ma che ha scelto come testo un rimaneggiamento di una poesia di Stevenson. Marco - Black Sails. 7 - La chiavetta nello spazio : la band o il musicista di cui la terra non ha proprio bisogno. - Gionata - Rave Music. Alessandro - Boh non saprei…Gigi d’Alessio è palloso. Frida - Non penso di avere abbastanza autorità o arroganza per fare questa scelta. Marco - La terra ha bisogno di tutti i musicisti. 8 - Il 1999 per noi Caroline Records è stato l'anno in cui abbiamo cominciato a diventare quello che musicalmente siamo oggi: tu a che punto eri? - Gionata - Guardavo dragon ball z su italia1 e giocavo a pokemon sul game boy. Ascoltavo i Doors, mi piaceva Riders on the torm perché c’era la pioggia e mi rilassava. Alessandro - Mi esercitavo a tamburellare con le dita sul tavolino. Frida - A 4 anni era già un anno che sedevo sullo sgabello del piano, mia mamma mi ha raccontato che mi dilettavo a suonarlo con i piedi! Marco - Avevo 7 anni, della musica non sapevo nulla ma a quell’età mi piaceva far rumore.
9 - E invece un album degli ultimi 12 mesi che tutti dovrebbero ascoltare? - Gionata - oltre a Qualcosa più di niente de Il Reparto Psichiatrico? Uomo Donna di Andrea Laszlo de Simone. E, anche se è uscito nel 2015, devo citare l ultimo di Mac deMarco, Another One. Alessandro - Senza esitazione Uomo Donna di Andrea Laszlo de Simone. Frida - Piacevolmente colpita dall'album solista di Tommaso Novi "Se mi copri rollo al volo". Marco - Uomo Donna (Andrea Laszlo de Simone). 10 - Dal vivo: il miglior concerto che hai visto, quello che rimpiangi di aver perso e quello che non vuoi assolutamente perdere. - Gionata - Mi piacciono i concerti piccoli, quelli preparati ma non in modo fiscale. Non saprei cosa dirti, ce ne sono molti. Non mi frega molto dei concerti grossi, spendi un casino e rimani schiacciato nel sudore di uomini esaltati. Alessandro - Estasiato dagli Zen Circus una felice sera a Firenze. Triste di dover perdere il prossimo concerto degli Stones a Lucca. Prossimo dei Queens of the stone age in Italia un must. Frida - Il primo concerto che ho visto della PFM, Lucca, marzo 2011. Mi sono persa Roger Waters a Roma nell'estate 2013, mentre tutti i miei amici ci sono andati. Il prossimo di Manu Chao in Italia. Marco - Visto: Verdena, marzo 2015. Perso: Pink Floyd a Venezia 1989 (ma non ero nato). Da non perdere: Queens of the stone age a bologna a novembre.
▼ foto di Giulia Del Sorbo.
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