Sabato 23 luglio 2022 si è conclusa con grande successo la mostra personale dal titolo Yellow Dreams. Convergenze Cromatiche Sostenibili dell’artista Caterina Romano, curata dal critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, organizzata da Antonella Stifani e dall’Associazione Travel and Learn di Lecce, presieduta da Elisabetta Branco, presso la Sede Consiliare del Comune di Gallipoli, in via Antonietta De Pace n. 78.
La mostra ha goduto del patrocinio di Comune di Gallipoli, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Museo Archeologico “Sigismondo Castromediano” di Lecce, Confindustria di Lecce, Ethicando Association di Milano.
All’evento di inaugurazione sono intervenute varie autorità istituzionali pugliesi e personalità della cultura.
«Le opere di Caterina Romano – ha affermato il critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico – hanno trovato nelle sale del palazzo comunale di Gallipoli (sede consiliare) un’”abitazione” quasi naturale, creando un dialogo virtuoso tra differenti linguaggi creativi, nell’ottica di quella “sostenibilità”, che, negli ultimi decenni, è al centro del dibattito dell’arte contemporanea».
«Una iniziativa che ha dato lustro al territorio gallipolino – ha affermato Stefano Minerva, sindaco del Comune di Gallipoli – il quale, oltre ad essere meta di un turismo estivo oramai di respiro internazionale, vuole ritrovare la sua identità culturale, diventando scenario e promotore di produzioni d’arte contemporanea di grande prestigio. La mostra dell’artista Caterina Romano, esposta con successo presso la nostra sede consiliare di via Antonietta De Pace n. 78, curata magistralmente dal critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, ha goduto delle capacità relazionali di Antonella Stifani, da anni vicina alla nostra amministrazione».
«L’investimento in arte e cultura da parte delle imprese – ha affermato Nicola Delle Donne, presidente Confindustria Lecce – oltre a contribuire alla promozione e valorizzazione del patrimonio monumentale e delle produzioni artistiche contemporanee, migliora il tessuto produttivo e costituisce un volano importante di carattere finanziario, anche per attrarre nuovi investimenti dall’estero. La bella mostra dell’artista Caterina Romano, ben curata dal critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, è una di quelle iniziative che sensibilizzano cittadini e istituzioni su tali tematiche».
«Da anni mi occupo di sostenibilità e di turismo sostenibile – ha affermato Fernando Nazaro, vice presidente Sezione Turismo, Confindustria Lecce – e la promozione di artisti salentini contemporanei è un importante target per la valorizzazione dei nostri territori. Le opere di Caterina Romano, esposte in uno dei più bei palazzi della città vecchia di Gallipoli, mi hanno emozionato notevolmente e rappresentano un ottimo esempio di creatività artistica, che rappresenta una grande risorsa della realtà leccese. Il critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, curatore della mostra, ha illustrato sapientemente i canoni estetici dell’artista, e insieme agli organizzatori hanno reso l’iniziativa di successo, anche per un pubblico poco avvezzo a confrontarsi con la produzione artistica contemporanea».
«Con piacere il Museo Archeologico “Sigismondo Castromediano” di Lecce – ha affermato Brizia Minerva, Curatore Storico dell’Arte Museo Archeologico “Sigismondo Castromediano” di Lecce – ha patrocinato la mostra di Caterina Romano, che è una delle artiste più significative nel panorama dell’arte contemporanea salentino. Il curatore Marco Eugenio Di Giandomenico ha svolto un importante lavoro di selezione, interpretazione e promozione delle opere dell’artista. Il nostro museo, che negli ultimi anni guarda anche all’arte contemporanea, ha inserito nel suo patrimonio l’opera “Trasudazione” della Romano».
La mostra di Caterina Romano è il primo passo di un progetto internazionale, promosso da Ethicando Association di Milano e sotto la direzione artistica del critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, di selezione e valorizzazione di artisti contemporanei, sensibili ai temi della sostenibilità, che vede nella città di Gallipoli il palcoscenico per una manifestazione espositiva biennale, con il supporto di enti pubblici (Comune di Gallipoli, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Museo Archeologico “Sigismondo Castromediano” di Lecce, accademie di belle arti di varie regioni d’Italia, enti pubblici territoriali, università e altre istituzioni culturali) e privati. Tra gli obiettivi dell’iniziativa c’è la riqualificazione e promozione culturale del territorio gallipolino.
La mostra è stata promossa mediaticamente dalla piattaforma di comunicazione internazionale Betting On Italy (BOI), la quale promuove iniziative culturali e artistiche su temi di valorizzazione e promozione del made in Italy nel mondo.
*******
Per informazioni:
Antonella Stifani
Cell.: +39 389 0012744
0 notes
Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/04/12/il-ritorno-al-futuro-del-salento-sostenibile-muretti-a-secco-e-pajare/
Il “ritorno al futuro” del Salento sostenibile: muretti a secco e pajare
Il “ritorno al futuro” del Salento sostenibile: muretti a secco e pajare. Dall’innovazione turistica degli anni settanta alla nuova/vecchia risorsa del turismo rurale: “Il Borgo”
di Cristina Manzo
Tu non conosci il Sud, le case di calce
da cui uscivamo al sole come numeri
dalla faccia d’un dado.
Vittorio Bodini1
Fig. 1 – Casa patronale rurale, (Borgo rosso terra, contrada Masseria Bianca, Alezio)
Fu nelle vie di questo Borgo che nuova cosa m’avvenne.
Fu come un vano sospiro il desiderio improvviso d’uscire
di me stesso, di vivere la vita di tutti,
d’essere come tutti gli uomini di tutti i giorni.
Umberto Saba2
Il Turismo Sostenibile e Sociale è una tipologia ricca di sensibilità del tutto nuova nell’ approccio con la meta prescelta e, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un dato scontato nella realtà dei vacanzieri e degli albergatori. Esso è frutto di un lungo lavoro di pianificazione e sensibilizzazione verso le risorse possedute dal territorio e verso l’ideologia che esse debbano essere valorizzate, rispettate e vissute nel migliore dei modi, offrendo in cambio un patrimonio inestimabile di cultura, amore, bellezza e tradizioni a chiunque accetti di usufruirne.
Il Turismo Sostenibile e Sociale è l’unica via di “scelta consapevole” che può rinnovare la crescita storico-culturale e anche economica di un territorio unico come quello del Salento, preservandone qualità e prerogative, perché solo una cura attenta per l’ambiente può assicurarne il futuro, e al tempo stesso solo una prestazione di qualità può assicurare la presenza e la fidelizzazione dei “viaggiatori consapevoli” nel lungo termine.
Il Salento, da molti anni, è la meta preferita di turisti italiani e stranieri che arrivano da tutte le parti del mondo per godere del suo meraviglioso mare, dei paesaggi bucolici, del vento, del sole, del suo folclore, dell’arte e della cucina.
Il Viaggiatore di oggi, però, appare visibilmente diverso dal Viaggiatore di ieri. Con lo stress e il caos che abitano la vita moderna, le attività giornaliere sempre più intense e impegnative e gli obblighi e i limiti che ognuno si impone come valore etico del vivere, nonché come meta personale, il concedersi un viaggio diventa, a tutti gli effetti, un premio meritato che non deve deludere le aspettative di ricompensa emozionale, sia per il Viaggiatore stesso che per chi lo accompagna durante la vacanza. L’idea di viaggio, quindi, risulta essere una priorità di esigenze e un compromesso di qualità e aspettative alle quali il luogo prescelto non può e non deve assolutamente disattendere. In un mondo dove si parla sempre più di sostenibilità, di bioenergie, di ecologia e di architettura a impatto zero e, quindi, di destinazioni turistiche sostenibili, la statistica dimostra che la scelta del Viaggiatore è orientata diffusamente verso un “turismo del benessere” e un “turismo rurale” nel quale il territorio salentino sta dimostrando di poter eccellere senza alcun timore di concorrenza.
Si deve considerare inoltre che, se fino a qualche decennio fa, erano gli adulti a poter vantare il record dei viaggi, oggi questo record è detenuto senz’altro dai bambini che, già in tenera età, vengono inseriti dai “nuovi genitori” nella dimensione del “viaggio di famiglia”; e, affinché esso possa compiersi in maniera soddisfacente, deve potersene verificare l’appagamento per tutti i suoi membri.
In tempi recenti gli strumenti necessari per questa riuscita sono stati tutti i tipi di comfort possibili e, magari, una vista mozzafiato ma, oggi, la risorsa principale che rende vincente una struttura è esattamente l’opposto: la tranquillità, l’oasi di pace, la natura, la qualità della vita e delle attività relazionali e ricettive che, all’interno della stessa, tutto il personale operante riesce a profondere e a praticare; ovvero la vacanza diventa un periodo da trascorrere in una specie di grande famiglia allargata, dove gli ospiti diventano per pochi o molti giorni, (a seconda della durata del tempo disponibile), parte integrante di questa comunità, senza sentirsi neanche per un attimo ospiti ma…”di casa”. Un luogo dove quando arriva il momento del commiato è tale la commozione e la sensazione di “mancanza” che già si pensa inconsciamente a pianificarvi un ritorno, perché è come andare a trovare quei parenti lontani che ti fanno davvero sentire amato, anche quando ti separa una grande distanza.
Una vacanza che diventi attaccamento emotivo per l’accoglienza ricevuta, la simpatia dimostrata dallo staff, le attenzioni singolari “dedicate” è intrisa di mille sfaccettature che la rendono tale: quel cane che scodinzola giocoso e che per tutta la durata della vacanza diventa il “tuo” cane, l’autista della navetta che ti porta al mare mentre ti fa da cicerone, la sensazione di pace che ti avvolge nel momento del rientro, la gratitudine per il contadino che ti offre le sue primizie, per la cucina semplice e saporita dei prodotti della terra e del mare, cotti senza mistificazioni. E ancora, per i rametti profumati di spezie della macchia mediterranea che, più di ogni altra essenza, sanno restare impresse nella memoria del cuore, per le feste popolari organizzate esclusivamente per te, che vieni a visitare queste meraviglie nuove, perché tu possa sentirti parte integrante della cultura locale, del divertimento sano, genuino e generoso. Tutte qualità in cui il Salento eccelle da sempre. La sua ospitalità è, infatti, proverbiale.
Fig. 2,3, esempi di ambienti bucolici e ospitali a impatto zero, costruiti con materiali naturali nel pieno rispetto dell’ambiente e della bioarchitettura, (Borgo rosso terra)
Lo stile che, meglio sembra rispondere a queste aspettative e a questi nuovi canoni del turismo responsabile è proprio la vita di “Borgo”, di un borgo rurale.
Ma che cos’è un borgo rurale? Storicamente ed etimologicamente un borgo è un piccolo agglomerato di strutture abitative disposte in maniera sparsa e non molto distanti l’una dall’altra, con degli edifici destinati all’uso comune, una piazza, dei viottoli, dei campi, un pozzo, e un orto, il tutto circondato da una recinzione che ne delimita l’accesso.
Ci sono borghi antichi, da cui è nata la bellissima iniziativa dell’albergo diffuso per recuperare luoghi ormai inusitati, di elevato potenziale storico e di rara bellezza e, ci sono i borghi turistici costruiti a immagine di questi ultimi, per permettere al Viaggiatore di rivivere quell’autentica atmosfera di quiete e magia e, nel Salento, ce ne sono veramente tanti.
I più belli sorgono attorno a case patronali datate e a costruzioni preesistenti delimitate dai muretti a secco tipici del territorio, con le pajare, che sono il simbolo della nostra cultura contadina, il pozzo e un piccolo orto biologico che basti a soddisfare le necessità degli ospiti che albergano nella struttura.
Fig. 4, esempio di Orto biologico (Borgo rosso terra, contrada Masseria Bianca, Alezio)
Attenzione fondamentale è quella che va posta nella rotazione delle semine in base al periodo stagionale per ottenere dalla terra ciclicamente quelli che sono i suoi prodotti naturali, senza sfruttare dannosamente il terreno sempre con le stesse colture per non impoverirne le sue componenti minerali. Come ricorda un antico proverbio Navajo: “L’uomo non eredita la terra dai propri antenati, ma la prende in prestito dai propri figli”. Quale migliore accoglienza, quindi, di quella che offre un turismo rurale con il suo orto biologico a km 0, che mostra visibilmente ai suoi ospiti il rispetto per la natura? Di un borgo dove la vita scorre lenta senza orologio se non quello biologico? Di un mondo al di fuori dal mondo che rispetta in tutto ogni elemento della terra?
Le strutture murarie sono tutte erette con calce e con pietra viva proprio per avere un impatto minimo sulla natura. Sono usi e costumi antichissimi, quelli di servirsi della pietra viva nelle costruzioni rurali e bisogna essere artigiani di grande maestria per saperlo fare. Le campagne salentine sono piene zeppe di queste capanne di pietre sia di forma conica che quadrata,(che è molto più recente e innovativa come forma di costruzione) che fungevano da ristoro per le bestie e per i contadini durante la lunga giornata di lavoro nei campi. Alcune servivano per mettere al riparo gli attrezzi agricoli, altre come deposito per la paglia, il fieno o i cereali. Oggi esse rappresentano il fiore all’occhiello dell’accoglienza per il turismo rurale salentino.
La dicitura Pajaru o Pajara che si ritrova anche nella trascrizione Pagghiaru o Pagghiara indicava, secondo come la descrisse Angelo De Fabrizio (in “Quisquiglie etimologiche intorno al nome di una costruzione tipica della campagna salentina”), una costruzione in pietra a secco con copertura di paglia, ed era diffusa nei catasti onciari della provincia di Lecce. L’architettura rurale in pietra a secco nasce da uno stretto legame con le caratteristiche del suolo e dell’ambiente3.
“Il Salento è una terra tutta piana, con le capanne dei pastori dette pagliare, a forma di cappello conico, quasi piccolissimi trulli. Le costruzioni coniche orientaleggianti sembrano essere nella Puglia del Sud la forma più naturale dell’architettura. E la pianura su cui sorgono è tutta marina, spazzata dai venti tra mare e mare. I riverberi, i luccichii, i soffi dei due mari sembrano quasi incontrarsi a mezz’aria; così tutto si presenta lucido, come se fosse avvicinato da un effetto ottico, ed insieme ingannevole. Sembra anche d’essere sul mare se si alzano gli occhi, contemplando le nuvole che galoppano velocemente tra l’Adriatico e lo Ionio. Il Salento è una terra di miraggi, ventosa; è fantastico, pieno di dolcezza; resta nel mio ricordo più come un viaggio immaginario che come un viaggio vero” (Guido Piovene)4
Fig.5, 6, pajare tradizionali salentine e muretti a secco, patrimonio culturale della nostra terra e ora anche dell’UNESCO. Vista dall’alto di un borgo di tipo diffuso.(Borgo Rosso Terra)
Il borgo turistico rurale si estende in maniera diffusa e orizzontale, a differenza delle classiche strutture verticali, favorendo l’acclimatazione degli ospiti in un’atmosfera tradizionale e familiare. Muretti e pajare sono sempre presenti dove l’ambiente possiede naturalmente la materia prima e cioè la pietra di natura calcarea. Esse sono a pieno titolo parte integrante del paesaggio architettonico,
L’impatto ambientale di una pajara è molto basso per la sua assoluta integrazione con il territorio che ne annulla l’impatto visivo, essendo le strutture perfettamente e omogeneamente contestualizzate nel paesaggio rurale.
Fig. n. 7,8,, Pajare coniche e quadrate, a impatto paesaggistico naturale. (Borgo Rosso Terra, contrada Masseria Bianca, Alezio)
I muretti a secco si rivestono di una funzione importantissima e impareggiabile nel paesaggio rurale e nell’ecosistema: essi racchiudono al loro interno un nicchia ecologica vitale che altrimenti avrebbe difficoltà a coesistere. Un vero e proprio “binario” che permette lo scorrimento di una microfauna plurima e multiforme di insetti, piccoli rettili ed anfibi che operano spontaneamente, in modo sinergico all’agricoltura umana, per il mantenimento di un ambiente sano e a scapito di parassiti. I loro interstizi ne divengono dimora e nascondiglio, (come nel caso del bellissimo serpente “cervone”, specie protetta e in via di estinzione che è tipico della macchia mediterranea e molto diffuso nelle campagne del Salento).
La presenza di questi muretti nelle zone aride aiuta non solo a combattere l’erosione del suolo ma, riveste una importante funzione nella lotta alla desertificazione e salificazione del suolo. In loro corrispondenza si crea un microclima particolare, favorevole alle piante mediterranee che possono così, grazie alla maggiore disponibilità idrica, superare la crisi estiva.
Sono decisamente numerose le specie botaniche che crescono lungo i muri a secco. Si va dai più comuni rovi, ai cespugli di salvione giallo o di timo, ma troviamo anche il lentisco, il mirto, l’alaterno e la quercia spinosa. Ci sono poi la rosa di S. Giovanni, il prugnolo, la reseda alba e il finocchio comune con l’asparago pungente e numerose graminacee. La ricchezza maggiore di specie botaniche si ha proprio tra le fessure delle pietre ricoperte da muschi e licheni, veri pionieri della complessa ed affascinante vita che pulsa nel muro a secco. Il substrato che si sviluppa dall’azione combinata dei licheni e dai muschi permette poi la nascita di altre piante superiori. Nelle fessure, dove si ha la condensazione della rugiada, si possono incontrare diverse aspleniaceae come l’erba ruggine, nonché l’ombelico di Venere, la draba murale, numerose scrofulariaceae e le veroniche. Specie lianose, come l’edera, e la salsapariglia nostrana, ricoprono spesso i muri a secco più vetusti, offrendo, con le loro fronde ricche di fogliame, ripari ai nidi di numerose specie di passeriformi5.
L’UNESCO ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”. La notizia è stata data con un post sul profilo Twitter dell’organizzazione, che si congratula con gli otto Paesi europei che hanno presentato la candidatura: oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera. Nella motivazione dell’UNESCO si legge:
– “L’arte del dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese”. Soprattutto nelle zone costiere e nelle isole italiane i muri a secco sono così comuni che spesso si dimentica la loro importanza storica e sociale. In Puglia, per esempio, ci sono i muretti risalenti all’epoca dei messapi con una struttura a blocchi squadrati poggiati orizzontalmente, quelli patrizi che svolgevano il compito di delimitare tenute e poderi appartenuti a casati di gran nome, quelli del volgo, costruiti dallo stesso contadino a delimitazione della piccola proprietà chiamata chisùra. Ancora una volta i valori dell’agricoltura sono riconosciuti come parte integrante del patrimonio culturale dei popoli. I nostri prodotti agroalimentari, i nostri paesaggi, le nostre tradizioni e il nostro saper fare sono elementi caratterizzanti della nostra Storia e della nostra cultura”6 .
Ora, immaginate un bellissimo borgo rurale disseminato ad arte di questi muretti e di queste pajare, ognuna con un nome caratteristico che si rifà ai frutti e alle spezie della terra salentina, dislocate attorno ad una casa patronale imbiancata a calce; tutti i vialetti illuminati delimitati da pietre vive incastonate, una vicina all’altra, a formare preziose cinture murarie, alberi, cespugli, fiori, prati, piazzole lastricate e tante lanterne che ne disegnano ad arte i sentieri…un bar, un ristorante, una piscina e cani e gatti che scorrazzano felici…Un posto che risulti isolato e immerso nella pace pur restando tuttavia a due passi dal mare, a due passi dal paese o dalla città a cui appartiene e che consenta comunque ai suoi ospiti di evadere liberamente da quella pace per organizzare gite ed escursioni di qualsiasi tipo si abbia voglia. Un borgo rurale a misura d’uomo.
Quale posto potrebbe risultare più accogliente e romantico di questo per accogliere il nostro “Viaggiatore”? Il borgo diventa, così, un po’ casa e un po’ albergo, proprio per chi non ama i soggiorni in strutture scontate ma ha bisogno di sentirsi in un ambiente familiare anche, o soprattutto, quando è in vacanza. La struttura del borgo sottolinea una struttura orizzontale, e non verticale come quella degli alberghi tradizionali che di solito appaiono come dei veri condomini. La formula del borgo rurale offre un ritorno alle origini, alla vita sana, all’aria buona e alle radici che l’uomo ha con la terra, al gusto del mangiare bene con una scelta consapevole, nonché, in un’atmosfera familiare e ospitale.
Complesso di pajare con forno (foto nicola febbraro)
Immaginate infine un’estate piena zeppa di feste, dove ogni occasione diventa un’occasione di incontro di culture e di omaggio alle tradizioni, e dove si cerca di trasmettere questa rispettosa sapienza ad ogni ospite, persino ai bambini: fare la salsa secondo la tradizione, in mezzo ai prati, cominciando di buon mattino, promuovere le nostre grandiose cantine vinicole con degustazioni di vino e di cibi locali, creare un percorso enogastronomico dove si assiste al “live” delle nonne che impastano le orecchiette, che friggono le famose pittule salentine che, in alcune zone del Salento sono conosciute come “cecamariti”, assistere al “casaro” che fa le mozzarelle davanti agli occhi increduli e adoranti degli ospiti.
Viene naturale, per esempio, lasciarsi coinvolgere dal divertentismo puro con le acrobazie di saltimbanchi, di mangiafuoco e di un’improvvisa scatenata danza di pizzica salentina o dalla musica di una tradizionale “banda di ottoni e tamburi” che attraversa le vie del borgo radunando dietro di sé tutti allegramente, e per finire, perché no, da una miriade di bellissimi fuochi d’artificio che illuminano di colore il blu cobalto del cielo. È questa la vacanza che resta impressa, quella che parla al cuore, quella che suscita emozioni uniche che riecheggiano nei ricordi del tempo come i colpi delle bacchette su quei “tamburi”… Perché in una struttura orizzontale, come quella di un agriturismo o di un borgo rurale, è veramente possibile coinvolgere tutti alla compartecipazione di un sano divertentismo e alla spensieratezza, che è quello stato emozionale che, oggi più che mai, il Viaggiatore ricerca nella sua vacanza.
ph Khalil Forssane
Ma, per dirla meglio con le parole rilasciate in un’intervista dal noto videomaker Fabrizio Vaghi, che dapprima insieme al padre e poi da solo ha girato il mondo:
“ Ogni volta in cui incontro viaggiatori approdati nel Salento (ripeto, viaggiatori non turisti), ad affascinarmi è la potenza emotiva con cui lo raccontano, il fascino con cui lo ricordano, la meraviglia con cui riempiono il loro zaino in spalla, la verità con cui ripercorrono le tappe del loro viaggio. Ché, in questi casi, di vero e proprio viaggio si tratta, di avventura, di scoperta, di intime riflessioni e di emozioni condivise. Un viaggio che ha tanto da raccontare.
Come vive il Salento un videomaker? Cosa provano i suoi occhi, cosa suggeriscono le emozioni, mentre vaga per il mare e la campagna, le stradine di paese e le feste popolari?
Un videomaker nel Salento non può che farsi traportare dai colori e dai profumi di questa terra, spalancare gli occhi e la mente verso il mare cristallino, le distese di uliveti, le storiche masserie, le città storiche tipicamente barocche. Un mix di emozioni che vanno catturate, vissute e raccontate.
Ci racconti quali sono, secondo te, le bellezze custodite nel Salento? Cos’ha di magico questa terra?
Se penso al Salento la prima cosa che mi torna alla mente è Lecce, una città d’arte che mi ha sorpreso per le sue architetture scolpite nella tenera pietra locale, famosa anche per la sua tradizione della cartapesta. La magia credo che risieda nei suoi abitanti, che hanno saputo portare avanti tradizioni e usanze popolari, senza farle invecchiare o peggio ancora estinguere, penso alla taranta e alla pizzica per esempio.
Qual è la località turistica costiera che più ti ha privato di fiato e di parole?
Senza dubbio è Gallipoli, circondata dall’acqua come una città-isola. Il suo centro storico, piccolo quanto basta, sembra essere rimasto intatto nel tempo, baciato dal sole e accarezzato dall’acqua. Curioso veramente constatare che l’unica via d’accesso al borgo sia soltanto un ponte, acqua a destra, acqua a sinistra.
immagine tratta da http://www.expopuglia.it/turismo/visita-la-puglia/brindisi-e-provincia/lecce-e-provincia/gallipoli-e-i-gabbiani-lecce-208
Si dice che il mal di Salento colpisca turisti e salentini costretti a vivere lontano. Cos’è che resta nel cuore del Salento?
Per rispondere con una battuta: “la voglia di tornare”.
Ci saluti con un tuo pensiero personale o una citazione che racconti cos’è per te il Salento?
Terra di sapori, colori e meraviglie. Terra scaldata dal sole e da un popolo che sa sempre essere ospitale, cordiale e farsi amare. Questo è il mio personale ricordo del Salento7.
Fig. 9, 10, i salentini ospitali e cordiali, si fanno amare. (Borgo Rosso Terra)
Note
1– Da Foglie di tabacco (1945-47), in La luna dei Borboni (1952), a cura di Antonio Mangione, Besa Editrice, Nardò (Lecce).
2– Umberto Saba Il Canzoniere (1900-1947) 1°Ed Di Lusso Garzanti 1951.
3– De Fabrizio Angelo, Quisquiglie etimologiche intorno al nome di una costruzione tipica della campagna salentina, (s. n.), a. I, pp.302.307, nell’Apulia di Eugenio Selvaggi (1910.1914), nella sezione glottologia e dialettologia, p.325, fondata nel 1910 a Martina Franca in Terra d’ Otranto da Eugenio Selvaggi. Essa è stata tra le più importanti riviste di storia regionale apparse nel mezzogiorno d’Italia nei primi del novecento. emeroteca a.provincia.brindisi.it/…/1975/…/L’ApuliaDiEugenioSelvaggi
4https://culturasalentina.wordpress.com/2010/09/07/lincantevole-lecce-di-guido-piovene/
5– http://www.murettiasecco.com/muretti_a_secco_ecosistema_paesaggio/
6https://www.repubblica.it/cronaca/2018/11/28/news/unesco_muretti_a_secco_patrimonio_dell_umanita_-212865884/
7– http://www.nelsalento.com/blog/la-vacanza-nel-salento-fabrizio-vaghi/
Nardò – Portoselvaggio
*Tutte le immagini numerate da 1 a 10 contenute in questo articolo sono scatti personali o di proprietà del sito turistico Borgo rosso terra.
* Tutte le immagini che recano la didascalia “Borgo rosso terra” sono state scattate presso il Borgo rosso terra, borgo agrituristico sito in località Contrada Masseria Bianca, Alezio, (Gallipoli), di proprietà del signor Luca Mulino.
0 notes
Solo Affitti Perché l’affitto è il fenomeno immobiliare del momento, spiegato in 3 punti
Un mercato in crescita da 9 anni consecutivi, una fiscalità particolarmente vantaggiosa per il proprietario e canoni di affitto accessibili per gli inquilini grazie ai contratti concordati: ecco le ragioni del successo crescente dell’affitto.
Comprare casa è di serie A, affittare casa è di serie B: uno stereotipo che molti di noi hanno, cresciuti come siamo con il mantra tipico italiano della casa di proprietà.
Nell’ultimo decennio, a causa del crollo delle compravendite di abitazioni (ma non solo!), l’affitto è diventato un fenomeno di successo in Italia. Tutti se ne sono accorti, ormai, anche se molti vorrebbero far finta di non vedere.
Ecco 3 semplici considerazioni che spiegano il perché del successo dell’affitto nel nostro paese: recente, ma destinato a durare.
Un mercato in crescita da 9 anni consecutivi. E non dipende solo da chi vorrebbe comprare ma non può
L’infografica, costruita sulla base dei dati annualmente rilevati dal Centro Studi FIAIP (la più diffusa associazione di categoria degli agenti immobiliari nel nostro paese), mostra con evidenza quanto abbiamo detto.
Dal 2008 ad oggi si è rilevato nel settore immobiliare un crescente ricorso all’affitto. Ogni anno un incremento rispetto al numero di contratti di locazione gestiti l’anno precedente.
Provate a fare un gioco: conoscete un altro mercato le cui transazioni siano cresciute costantemente negli ultimi dieci anni?
Oltre alla crescita costante, notiamo anche l’accelerazione recente: dall’immagine risulta con tutta evidenza il picco registrato nel 2016: +15%, oltre il doppio del tasso di incremento annuo di contratti di affitto registrato da FIAIP negli anni precedenti.
Perché aumenta l’affitto: fattori esterni al mercato della locazione
C’entra la crisi delle compravendite, è ovvio. Se un decennio fa si viaggiava su ritmi di 800 mila compravendite di case e oggi, grazie alla ripresina degli ultimi tre anni, si è tornati appena su quota 500 mila è evidente che qualcosa è cambiato.
Tantissime famiglie in passato avrebbero comprato casa oggi non lo stanno facendo, volente o nolente. Più nolente che volente, probabilmente.
Perché? Complice la stretta creditizia, che fa sì che le banche concedano molti meno mutui alle famiglie di prima per l’acquisto di un’abitazione.
Chi non può finanziarsi per comprare casa o si adatta a una sistemazione condivisa con parenti e amici, ad esempio spostando in avanti il momento di uscita dalla casa dei genitori o evitando di procurarsi un’abitazione autonoma lasciando un appartamento condiviso con altri; oppure gestisce la situazione, almeno temporaneamente, prendendo casa in affitto.
Perché aumenta l’affitto: fattori interni al mercato della locazione
Ma la crescita dell’affitto non è solo spiegabile con l’aumento del numero di inquilini che vorrebbero, ma non riescono a comprare casa. Questo è ciò che, con poca attenzione, tendono a pensare tanti operatori del mondo immobiliare applicando al giorno d’oggi le stesse logiche di vent’anni fa.
Bisogna invece prendere atto di una cosa: il mondo è cambiato, che lo vogliamo o meno. Il mito della casa di proprietà non è più così radicato, specie nelle giovani generazioni. E comprare casa a tutti i costi, tanto poi la si rivende o la si usa come investimento anche se ci si dovesse trasferire altrove da lì a breve, non è un ragionamento che le generazioni più giovani sentono proprio.
Ne abbiamo parlato di recente, in un articolo che indagava il rapporto tra le giovani generazioni e la scelta tra acquisto e affitto di casa. Se i “giovani di una volta”, quelli usciti di casa dei propri genitori tra il 1970 e il 2000, propendevano per l’acquisto in un caso su due, i “giovani d’oggi” in 2 casi su 3 se ne vanno dal nido familiare optando per un affitto.
Non solo le scelte tra acquisto e affitto stanno cambiando: è lo stile di vita e le esigenze personali delle persone che tendono ad una maggiore flessibilità. Il che, inevitabilmente, porta ad un diverso rapporto con l’abitare. L’affitto, con ogni evidenza, pare adattarsi meglio a tante fasi di transizione della vita degli italiani di oggi.
I trasferimenti per lavoro si moltiplicano, e non sin può certo comprare casa ad ogni cambio di luogo ove si lavora. Ma anche il mito del posto di lavoro fisso per tutta la vita pare stare tramontando: perché quindi legarsi ad un luogo, quando magari nel giro di pochi anni ci si potrebbe trovare da tutt’altra parte (in un’altra città, o provincia, o regione, o persino all’estero?).
Ancora: ci si sposa e si fa figli sempre più in là nel tempo: nel frattempo ci si “sperimenta” di più di quanto non si facesse un tempo, con convivenze che si spera sempre durino (ma non sempre sono così fortunate). Meglio l’affitto che comprare casa per poi doversi riorganizzare, se le cose andassero diversamente dal previsto.
E anche i matrimoni, quando pure ci si sposa, possono terminare: per i “single di ritorno” è spesso la via più facile, se non l’unica percorribile, quella di ri-organizzarsi in una casa in locazione.
Fiscalità agevolata per i proprietari: con la cedolare secca al 10% tasse al minimo per chi mette a reddito la seconda casa
Quando si tratta di far fruttare gli investimenti fatti la fiscalità non è mai una componente da sottovalutare. Trova un buon investimento e tassalo pesantemente e vedrai i risparmiatori fuggire a gambe levate!
È sicuramente anche grazie alla fiscalità di particolare vantaggio di cui gode da alcuni anni la locazione che i proprietari stanno mettendo da parte le titubanze connaturate in questa forma di investimento.
Sì, perché se un tempo del reddito che derivava dall’affitto rimaneva ben poco in tasca al proprietario, soprattutto se si partiva da un imponibile Irpef di tutto rispetto, oggi le cose sono radicalmente cambiate.
Per il locatore che si avvale di cedolare secca associata ad un contratto a canone concordato (ovvero un contratto 3+2, uno a studenti universitari fuori sede o, grande novità 2017, anche un transitorio), l’aliquota con cui viene tassato il reddito da locazione è solo il 10%.
Senza contare che:
1) Non si pagano imposte di registro e di bollo, né alla prima registrazione del contratto né durante le annualità successive
2) L’IMU è agevolata su tutto il territorio nazionale per gli immobili locati a canone concordato e ciascun comune può eventualmente prevedere aliquote IMU di ancora maggiore vantaggio
3) L’affitto della propria seconda casa permette di lasciare in carico all’inquilino le spese condominiali ordinarie; rimangono in capo al locatore solo quelle straordinarie
Canoni di affitto più accessibili grazie ai contratti concordati, una buona notizia per gli inquilini
Non è solo sul fronte dei locatori che il mercato gode di buona salute. Anche i conduttori beneficiano di condizioni particolarmente favorevoli in questo periodo.
I canoni di affitto si sono abbassati gradualmente, dai massimi di mercato del 2009 ad oggi. L’Ufficio Studi Solo Affitti registra calo cumulato per i prezzi degli affitti nelle principali città del -13% circa. Poter pagare attorno ai 70 euro in meno al mese per immobili che costavano sui 580 euro fino a pochi anni fa non è un risparmio da poco.
Frutto dell’abbondante offerta di case in affitto, senza dubbio.
Ma l’elemento che ha trainato il ribasso è stato senza dubbio il sempre maggiore ricorso ai contratti a canone concordato, che i proprietari sempre più hanno imparato ad apprezzare grazie al vantaggio fiscale della cedolare secca al 10%, di cui abbiamo parlato.
L’inquilino beneficia così di livelli di prezzo dell’affitto concordati tra le associazioni di categoria di locatori e quelle dei conduttori, fissati al di sotto dei valori di mercato.
Una finalità sociale che ha contribuito a rendere più sostenibili prezzi sul mercato dell’affitto, avevano conosciuto una crescita davvero eccessiva per le tasche degli italiani in affitto.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:
{article 1177}[link] [title] [/link]{/article}
{article 1182}[link] [title] [/link]{/article}
Pubblicato da annunci Solo Affitti annunci
0 notes