#caffè-dipendente
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«Che ci sono persone alle quali semplicemente non piacete, qualsiasi cosa facciate. Che nonostante pensiate di essere furbi, non lo siete molto. Che oltre il cinquanta per cento delle persone con una dipendenza da Sostanza è contemporaneamente affetto da qualche altra forma di disturbo psichico. Che il sonno può essere una forma di fuga emozionale e che, seppure con un certo sforzo, si può abusarne. Che la privazione intenzionale del sonno può essere anch’essa una fuga dalla realtà di cui si può abusare.Che non occorre amare qualcuno per imparare da lui/lei/esso. Che la solitudine non è una funzione di isolamento. Che la validità logica di un ragionamento non ne garantisce la verità. Che le persone cattive non credono mai di essere cattive, ma piuttosto che lo siano tutti gli altri. Che è possibile imparare cose preziose da una persona stupida. Che è statisticamente più facile liberarsi di una dipendenza per le persone con un Qi basso che per quelle con un Qi più alto. Che le attività noiose diventano perversamente molto meno noiose se ci si concentra molto su di esse. Che se il numero sufficiente di persone beve caffè in una stanza silenziosa, è possibile sentire il rumore del vapore che si leva dalle tazze. Che a volte agli essere umani basta restare seduti in un posto per provare dolore. Che la vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi. Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza. Che è possibile addormentarsi di botto durante un attacco d’ansia. Che concentrarsi intensamente su qualcosa è un lavoro duro. Che la dipendenza è un disagio o una malattia mentale o una condizione spirituale (quando si dice « poveri di spirito » ) o una forma di Disturbo Ossessivo-Compulsivo o un disturbo affettivo e del carattere. Che la maggior parte delle persone con una dipendenza da Sostanza è anche dipendente dal pensare, nel senso che ha un rapporto compulsivo e insano con il proprio pensiero. Che è semplicemente più piacevole essere felici che incazzati. Che le persone di cui avere più paura sono quelle che hanno più paura. Che ci vuole grande coraggio per mostrarsi deboli. Che gli effetti di troppe tazze di caffè non sono per niente piacevoli nè intossicanti. Che praticamente tutti si masturbano. E tanto, a quanto pare. Che il cliché « Non so chi sono » sfortunatamente si rivela più di un cliché. Che gli altri, anche se sono stupidi, riescono spesso a vedere cose di voi che voi non riuscite a vedere. Che è consentito volere. Che tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi da tutti gli altri. Che questo non è necessariamente perverso».
David Foster Wallace- Infinite Jest
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Days 81 - 84
Friday - Day 81
Totale caffè, 2. Pranzato con risotto alla milanese, visto Lost Highway (bellissimo, ma Lynch è una sicurezza per me), cenato fuori nel locale dove ho suonato con un ottimo hamburger di Black Angus. Vari amari, prosecco, birra.
Saturday - Day 82
Totale caffè, 2. Pranzato al cinese fusion, grave errore di valutazione. Mangiato diversi tipi di sushi (highlight: quello con le fragole sopra, spettacolare) e altri piatti tra cui un buon ramen con pancetta di maiale, brodo e verdure. Ma tutto ciò mi ha riempito tanto che non ho cenato affatto, non ne sentivo il bisogno.
Sunday - Day 83
Totale caffè 2. Quando tua figlia ti chiede le lasagne, tu fai le lasagne. A pranzo, dunque, lasagne, e a cena hamburger casalinghi e patate arrosto.
Monday - Day 84
Totale caffè 2. Depressione da rientro in ufficio. A pranzo: calamari fritti, seppia fritta, cavolo viola e pomodori arrosto. A cena: tre pezzi di pinsa con verdure varie alla pinseria sotto casa (highlight: quella con i peperoni).
Sto facendo fatica a stare dentro con i tempi delle cose che vorrei fare ogni giorno. Il disegno, un po' di pesi, gli esercizi per la chitarra. Una doccia. Una colazione decente. Non vedere le facce di merda per il minuto di ritardo sulla timbratura (attenzione: non ad arrivare in ufficio. Per arrivare, arrivo giusto: è che bisogna avviare questo sito per timbrare dal proprio PC nonostante la porta d'ingresso registri già il dipendente,e questo sito fa schifo al cazzo). Però pezzo dopo pezzo, cerco di non rinunciare proprio a tutto. Non ho ancora prenotato l'hotel a Milano e sospetto che io e il collega, il 16, finiremo per dormire in auto. La connessione è sparita per l'intero weekend - il cavo fibra era stato scollegato nell'armadio di strada. Tecnico rincoglionito? Sabotaggio? Sta di fatto che ciò ha mandato a puttane la mia idea di guardare El Topo oppure La Montagna Sacra. Recupererò.
Porgo il fianco alle critiche come San Sebastiano trafitto dalle frecce, non mi interessa più nulla. Vorrei essere sereno, e ogni tanto mi riesce - un abbraccio prolungato con le persone che riempiono la mia vita, una risata o due sui letti, un sorriso al momento giusto - e quindi cerco di accontentarmi. Cerco di ricordarmi che after all it's only a game.
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Penso che le donne in genere siano maestre di dignità. A volte accompagnate all’uomo sbagliato, piegate a metà da un abbandono, oppure sole con un cane o un gatto , toccano il suolo, si rialziano e vanno avanti. Come possono, ma con il collo dritto. Possono confondere le idee con la risata in tasca, con il sorriso sempre pronto, con uno smalto rosso o un tacco alto, ma per comprendere chi sono dovete soltanto guardarle negli occhi perché è lì dietro che nascondono un mondo e una vita intera.
Camminano a fianco di mariti, colleghi, fratelli, amici e principali leggere, presenti, talvolta trasparenti, ma tenacemente fondamentali. Corrono da un capo all’altro della città per comprare un dolce che piace al fidanzato, accompagnano figli a scuola, in palestra, alla festa dei compagni, vanno in ufficio, a fare la spesa, dal calzolaio, preparano la vostra sacca da tennis, cucinano, stirano e riordinano la casa dopo averla pulita.
Trattatele con poco orgoglio e molto rispetto. Per essere uomini che le meritano, siate gentili e non sgarbati, leali e non subdoli, qualche volta più amanti che mariti, invitatele a bere un caffè in una pausa del lavoro, tra colleghi è un gesto carino, anche se è una vostra dipendente chiedetele se va tutto bene, come sta e se ha qualche problema. Siate sensibili, cortesi con loro e avrete indietro molto di più di quanto già non riceviate.
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Quando espletai il mio servizio militare nella forma di servizio civile presso il Comune del mio paesello, venni assegnato all'Ufficio Personale, perché abbandonato da quasi un anno (per vari motivi di lotte pseudo-politiche esercitate tramite ostruzionismi), e toccai con mano l'assenteismo pubblico, ogni mattina dovevo dare la caccia a quelli che timbravano e poi passavano due ore al bar, mentre le persone aspettavano con tanta pazienza che il dipendente si degnasse di ritornare in ufficio e fare il suo lavoro (finii pure in tribunale in un processo che portò all'arresto di un funzionario e che comminò sanzioni per decine di migliaia di euro a tanti altri dipendenti "minori").
Come vivo la mia giornata lavorativa oggi? Dico "buongiorno" ai colleghi, e poi sparisco per un'ora e passa, tra caffè mooolto lunghi e cazzeggi vari con amici o semplici passanti per strada.
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(stanotte sono rimasta sveglia fino alle 3 a giocare a ts4 e stamattina sono un cadavere e a casa è finito il caffè (sì, ho iniziato a prenderlo di nuovo e sì, sono di nuovo dipendente e sì, se salto un giorno mi viene il mal di testa))
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Più dipendente dal caffè che dalle persone, sono fiera di me
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unpopular opinion: diciamocelo chiaramente in faccia bere il caffè è solo uno stile di vita perché in realtà il caffè fa cacare e questo lo penso quasi ogni volta che bevo un caffè detto questo continuerò a bere caffè perché sono dipendente
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FLASH NEWS - Gli "assaggi" ai dipendenti sono reddito di lavoro
☞ FLASH NEWS – Gli “assaggi” ai dipendenti sono reddito di lavoro ☜ L’Agenzia delle Entrate, con la risposta a interpello 11.4.24, n. 89, ha affermato che costituiscono red-diti di lavoro dipendente gli omaggi offerti da una multinazionale statunitense nel settore delle caffetterie ai propri dipendenti: un sacchetto di caffè al mese più, occasionalmente, alcuni articoli di merchandising, oltre…
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comunque ci tengo a dire che il motivo per cui io sono amante (dipendente?) dal caffè è meno quello che dico, ovvero che mi piace il sapore, e più il fatto che credo di avere una personalità profondamente dipendente, a supporto della quale abbiamo il fatto che avevo cravings di nicotina dopo aver fumato per due mesi in modo sempre moderato (una dopo pasto? conosco gente che ne fuma assai di più e lì io mi baso haha). questo perché stamattina dovevo passare alle poste e quindi sono uscita senza caffè e per un motivo e per l'altro qua sono ora con la mia tazzina da moka per due, con un goccio di latte che butterò perché secondo me sta per andare a male, e improvvisamente i miei neuroni puff connessi.
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Udine: denunciato cittadino straniero di 35 anni presunto ladro delle mance dei bar del centro città
Udine: denunciato cittadino straniero di 35 anni presunto ladro delle mance dei bar del centro città. Udine. La Questura di Udine, nella mattinata di giovedì 11 gennaio 2024, nell'ambito del quotidiano controllo del territorio finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati, con tramite il personale della Squadra Volante, individuava e deferiva all'Autorità Giudiziaria un cittadino italiano di origini tunisine, di anni 35, resosi responsabile del furto delle mance in tre esercizi pubblici di questa città. Sulla scorta della segnalazione giunta da una dipendente del caffè Beltrame di via Rialto, dove l'uomo aveva appena compiuto la sua ultima scorribanda, gli operatori si mettevano prontamente sulle sue tracce, intercettandolo in via Leopardi, nei pressi dell'autostazione cittadina. A seguito di perquisizione operata d'iniziativa dagli Agenti, si rinveniva sulla persona del trentacinquenne una significativa quantità di monete di piccolo taglio ed un taglierino. Poco distante dal luogo del controllo, invece, altro personale di polizia nel frattempo giunto sul posto, rinveniva il contenitore delle mance precedentemente sottratto dal bar di viale Rialto. Accertamenti esperiti di seguito unitamente a personale del Comando della Polizia Locale di Udine nonché l'esame delle immagini di videosorveglianza fornite dagli stessi esercenti, consentivano di ricondurre al trentacinquenne italiano due ulteriori furti, commessi nei giorni addietro al bar Dusci di via Paolo Sarpi e al caffé Hausbrandt di via delle Erbe. Anche in quel caso il soggetto era riuscito ad impossessarsi dei contenitori delle mance riposti sui banconi dei due esercizi, senza farsi scorgere dal personale ivi dipendente ma non sfuggendo, tuttavia, all'occhio delle telecamere della videosorveglianza. Il soggetto, già peraltro gravato dalla misura del divieto di ritorno nel Comune di Udine, veniva pertanto deferito all'Autorità Giudiziaria in stato di libertà per furto in continuazione, nonché per porto ingiustificato di armi od oggetti atti ad offendere e per la violazione della misura di prevenzione, avendo egli fatto ritorno in questa città senza giustificazione alcuna.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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È stato come sentire la febbre che sale. Sale all’improvviso. I tremori ed il senso di apnea mi tolgono il fiato, tutte le sere, non appena prima di dormire. Il cuore batte molto più lento. I miei occhi sono spalancati, terrorizzati all’idea che forse, per davvero, non ti rivedrò mai più.
Mi aggiro spesso in questa giungla di pensieri qui occulti, là manifesti. Piove e non ricordo più la strada di ritorno. Vorrei chiamarti per nome, ma temo di sentire soltanto l’eco della mia voce. Dove sei, cosa fai, a che pensi. Il tuo silenzio mi disarma, mi turba, mi aliena.
Mi sono innamorata di te, ma mi costa troppo accettarne il peso, la responsabilità. Mi sono innamorata di te, perché qualcuno a mia insaputa ha piantato un germoglio nel mio petto. Ed ora il seme ha sete, ha bisogno di luce, vuole soltanto crescere. Dove sei, cosa fai, a che pensi. Chi verrà a prendersene cura?
La mia mente è letteralmente ubriaca di te e di ciò che mi hai lasciato. Dipendente come da tempo non le accadeva. Ripropone insistentemente ogni fotogramma che ho di te. Mi sembra ancora di sentirti e di vederti ridere. Mi sembra ancora di essere seduta ad un tavolo a fingere di ascoltarti mentre mi diverto a tuffarmi in quei tuoi occhi blu.
Dove sei, cosa fai, a chi pensi. I giorni non passano più, l’incantesimo s’è spezzato, e non esiste più alcuna carrozza che possa riportarmi da te. Ancora una volta. Solo per un abbraccio ed un caffè, in una sala piena di specchi, così da poterci vedere riflessi ovunque. Perché siamo belli assieme, e lo sai. Rari e genuini. Sinceri e complici.
Dove sei, cosa fai, di cosa hai paura.
Niente dura in questa vita, tutto si trasforma.
Soltanto che, dentro di me, una voce dice che il nostro tempo non era ancora finito, che la tempesta non durerà per sempre, e che questa giungla di pensieri sconnessi ed articolati non è poi così claustrofobica.
Voglio ritrovarti, solo per prenderti la mano ed appoggiarmela sul petto. Sentirai come è diventato lento il mio cuore. C’è un germoglio che hai lasciato incustodito dentro di me, e che dovrò sradicare completamente se non voglio che questa terra secca mi inaridisca il petto, il collo, le labbra.
Mi sono innamorata di te e sento il bisogno di vomitarlo da qualche parte. Ti avverto, potrebbe nascerne un mazzo di fiori stupendi.
Dove sei, cosa fai, sono per te. Per te soltanto.
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Sono solo le 16...
...dopo il sesto caffè ci sarebbe da chiamare l’antidoping...🧐
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Day 55
Giorno 55 - ieri.
Totale caffè bevuti: 2 (rifiutato terzo caffè dopo cena).
A pranzo: sapendo di dover restare fuori a cena, ho cercato di restare leggero... senza riuscirci. Fritturina mini di calamari e verdure, contorno di patate al forno.
A cena: bruschetteria. Bruschette di 120cm divise per otto e multigusto. Per fortuna c'erano anche dei pezzi con verdure (radicchio, erbette, etc) e frittini di contorno. Birra, Cheesecake (maledetta, ci sto ancora male oggi) al caramello e amaro a fine serata (Sibilla con ghiaccio, molto buono).
Rientrato a casa, scopro che c'è un guasto sul LOS della borchia fibra, e questo significa guai: primo, perché non è un guasto generalizzato (benedetto downdetector) ma fisico, sul cavo di fibra, e secondo perché è impossibile che il tecnico esca nel weekend, specie se non è stato chiamato quando ancora era possibile, cioè venerdì mattina. Mia moglie ha preferito aspettare che rientrassi io a tarda sera ed eccoci. Stamattina ha chiamato il supporto e pare che il tecnico esca lunedì, a meno di miracoli. Per fortuna nessuno dei due è dipendente dalla rete di casa e abbiamo comunque una buona offerta per la connessione mobile... ma per oggi sicuramente non si fa streaming sulla tv. Già è tanto che io sia riuscito a collegare i miei pc all'hotspot del telefono.
Una nota positiva: non volendo impattare troppo sulla connessione, invece di tenere Spotify attaccato sto usando la mia vecchia cartella di musica in MP3, e mentre scrivo questo post sto riascoltando "A Moon Shaped Pool", dei Radiohead, caso unico di disco che ho acquistato in digitale.
Vedrò di godermi questa giornata parzialmente unplugged.
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BUONGIORNO BELL'ANIME ☕😘❤️ Tutti pronti per affrontare una nuova giornata? Altroché...sono io la dormigliona a cui piace poltrire un po' sotto le pezze...poco però 😊sono già al secondo caffè...io e lui un corpo e un'anima. Non potrei farne a meno "caffè dipendente" forever!!! Non esagero max 4/5 al giorno...non lo rifiuto mai. Nei dolci poi è l'apoteosi, dovrei provare anche con il salato...mah vedremo!!! E non potevo mancare alla #giornatainternazionaledelcaffè proposta da @creativity_e_food con @rita.giaquinta per le #giornatespecialiincucina ....con i muffin vegani al caffè cioccolato e pere....buon caffè a tutti ☕❤️ #giornatainternazionaledelcaffe #giornatespecialiincucina #caffè #muffinalcaffè #cioccolato #pere #buonrisveglio #caffetime #dipendente #sweetcandymary #foodbloggercaffeinomane #foodfotography #arteamodomio #sweet #darkpotography #amore #sempre💕💕 (presso Cinecittà, Lazio, Italy) https://www.instagram.com/p/CFyxZHlFYrF/?igshid=mklnh7mgwc54
#giornatainternazionaledelcaffè#giornatespecialiincucina#giornatainternazionaledelcaffe#caffè#muffinalcaffè#cioccolato#pere#buonrisveglio#caffetime#dipendente#sweetcandymary#foodbloggercaffeinomane#foodfotography#arteamodomio#sweet#darkpotography#amore#sempre💕💕
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Caffè espresso, miscela elite.
Quando ascoltiamo qualcuno parlare, come quando lo osserviamo, cerchiamo di fare inferenze sulla persona davanti alla quale ci troviamo: la voce, da sola, riesce a veicolare svariate informazioni su chi la produce. La mia voce rivela le mie origini, il mio stato sociale, il mio livello di istruzione, la mia stessa personalità ma io posso alterarla, presentandomi al mondo e a me stesso in un’identità alternativa, dando vita ad una diversa verità. Occorre distinguere tra quello che viene definito io vocale ed invece l’habitus vocale. Il primo fa riferimento all'identità vocale. Il corpo mi è dato, la voce è generata, ed è infatti dipendente dalle strutture anatomiche, dall’etnia, così come dai modelli linguistici ai quali siamo stati esposti da bambini. Con l’espressione habitus vocale, invece, si intende perlopiù il modo in cui abitualmente usiamo la voce, che non necessariamente sarà il più corretto, ma quello che permette agli altri, oltre che a noi stessi, di riconoscerci. L’habitus vocale, pertanto, può essere modificato, è del resto meno stabile di quanto lo sia l’io vocale, e potrà essere sede di “falsificazione”. La voce ci porta a fare ipotesi su come possa essere il parlante attraverso la sua forma: faremo inferenze sulla provenienza, sull'età, sul sesso e persino sull'aspetto del nostro interlocutore basandoci semplicemente sul segnale acustico. Attraverso il modo di parlare, attraverso la prosodia ad esempio, si riescono a percepire le emozioni, i sentimenti del parlante: se ad un oratore trema la voce avremo l’impressione che egli si possa sentire a disagio o nervoso nel parlare davanti ad un pubblico. La voce ci induce a compiere azioni di risposta, e questo vale sia per il messaggio linguistico, quindi il contenuto, ma anche per la prosodia, a seconda infatti che la stessa frase sia posta in maniera ascendente o discendente, l’interlocutore penserà che si tratti di una domanda piuttosto che un ordine. Da tutto ciò possiamo capire come il nostro cervello non sia in grado di compiere un'analisi oggettiva, neutra, di una voce, condizionato dai vissuti esperienziali di voci diverse, ai quali tenterà di ricondurre le voci nuove, caricandole di aspettative, di attese, di supposizioni.
Stralci di tesi, rivisitati. (leggetevi il libro di una delle mie donne preferite, Silvia Magnani, Io sono la mia voce, che è una delle mie fonti per questa mia folle avventura)
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@martinastalla può essere, ma almeno avrei la carta del “patti chiari, amicizia lunga”, ovvero, in fase di colloquio, ancor prima di parlare di build distribuito io dico “o fate TUTTI, e ripeto TUTTI, di SI’ con la testa che io parlerò PER SEMPRE inglese, altrimenti ditelo subito, nulla di personale, offro il caffè per il disturbo e amici come prima”, e poi, una volta accettati patti e condizioni, se sbuffi non me ne frega nulla.
Il peccato originale, che in genere si commette sempre per ignoranza e questo caso non fa eccezione, è che io non avevo correttamente stimato a cosa andavo incontro, altrimenti sarei stato chiaro fin dall’inizio e non avrei concesso nemmeno l’A2, avrei stabilito “o mi assumi così, senza manco saper dire Guten Morgen, oppure non ti faccio perdere altro tempo, c’è Otto Gighen che sta aspettando una risposta”. Anzi, diciamola meglio, altro che correttamente stimato, ho preso una decisione senza sapere di che cacchio stavamo parlando.
In 50 minuti di presentazione il dipendente medio del mio dipartimento mostra un’architettura che in genere, all’Uni, si studia in tre esami di ingegneria, quindi non puoi permetterti di perdere tempo a tradurre mentalmente quello che sta dicendo, e questa capacità ce l’hai solo se sei arrivata a quel grado di conoscenze dove tu puoi permetterti di parlare senza pensare a quello che stai dicendo, e posso affermare che serve una competenza linguistica elevatissima (che poi la spendiamo per dire cagate, vabbè). Poi, relativizziamo, io ho una grande difficoltà ad arrivare a questo livello, in inglese ci ho messo più di 10 anni, e uno di Oxford mi direbbe oggi “ma come cazzo parli?”, a ragion veduta, aggiungerei.
Poi, oh, magari il mio capo (il mio SAP Talk è previsto per il 30 novembre) tira fuori il coniglio dal cilindro e ha una soluzione che accontenta tutti, chissà, io ho tirato su due progetti aziendali, da solo, che se vado via dovrò abbandonarli, dopo tanto tempo investito, quindi figurati se prendo alla leggera questa decisione, ma il livello di frustrazione dovuto al fatto che sembra che io stia scalando una montagna che continua a salire man mano che io mi arrampico è ormai non più gestibile.
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