#c'è chi può e chi non può
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#e gli altri ce l'hanno la chi4vata di schrödinger???#c'è chi può e chi non può#(mi viene da piangere però rido)#simuel#un professore#simone x manuel#help i'm still at the restaurant etc.#ho visto il post originale e ho riso istericamente; poi ho dovuto fare questa versione per esorcizzare i demoni (sandro)
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Your little baubles have always been too expensive for me, forever out of my reach.
#life#existence#experience#failure#what shall one do?#c'è chi può e chi non può#the stars didn't align
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#anon#secondo me stai facendo un po' di confusione 😅#una donna quando fa un test può pure già essere di 3- 4-5 settimane#per come la stai mettendo tu sembra che si fa il test e da quel momento in poi inizia la 🤰🏻#ma infatti c'è qualcuno di molto chiaccherone nelle loro famiglie. non so chi sia ma non riesce a star zitto/a... poverini#o amico 😂
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dicono tutti che fuori si sta meglio. dicono tutti che in italia non ci sia lavoro e che fuori sia tutto perfetto. la verità è che chi non lo ha mai provato non ha la minima idea di come cazzo sia vivere all'estero. e non parlo dei sei mesi di erasmus di cui praticamente non ricordi un cazzo perché eri sbronzo cinque giorni su sette. parlo di provare a vivere veramente in uno stato che non sia il tuo, parlo di vivere veramente da "straniero". ci sono una serie infinita di meccanismi che si attivano che voi non avete neanche idea di che cazzo stia parlando. il problema più grosso rimane e rimarrà sempre il lato sociale.per chi non fa altro che sperare di andarsene dall'Italia perché non c'ha una lira e crede che fuori ti tirino i soldi li direi di fermarsi un po' a pensare che cosa sta facendo prima di partire veramente. forse il problema sta anche nel fatto che io non ho mai avuto problemi di soldi e non ho mai avuto problemi ad arrivare a fine mese, può essere. ma l'incompatibilità che provo quotidianamente da sette anni con il popolo con cui vivo non avete idea di cosa sia. la settimana scorsa sono stata mezza giornata a Verona e mi sono ritrovata per caso su una strada qualunque e stavo bene. io non sto mai bene. la gente attorno a me era sulla strada, stava fuori, all'aperto, era sulla strada e faceva chiasso. la gente parlava ad alta voce, le macchine andavano di qua e di la, i bus si fermavano alla fermata in cima alla strada. c'erano macchine, vespe, bus e tanta tanta gente fuori sulla strada che camminava e andava a passeggio. ed era tutto bello. la gente sembrava proprio felice. c'era quell'odore di estate che si sentiva a scuola verso fine maggio. quando alle nove c'era ancora il sole e la gente era felice. felice. cazzo che bella che era la vita. se solo avessi fatto qualcosa o tutto diversamente. se solo avessi capito quanto sarebbe stato poi difficile rivivere momenti come quelli.
con chiunque parli e dica che voglio tornare mi guarda malissimo e mi riempie di frasi senza fine per farmi capire di quanto si stia male qua. gli unici che mi capiscono sono quei poveri sfigati come me, che vivono incastrati in un posto che da fuori sembra incantato, invidiato da tutti ma che poi dall'interno è pieno di cose che non vanno. inutile quanto tu ci provi ma questa non è casa tua e mai lo sarà. e sinceramente, ti dirò, va anche bene. va anche bene perché io non ho più nessunissima intenzione di 'integrarmi', anche se questa parola alla fine non vuol dire un cazzo. sono pochissimi i tedeschi o gli austriaci con cui esco volentieri nel mio tempo libero, forse due, e uno di questi è il classico austriaco estremamente impacciato e timido che mi mette totalmente a disagio e con cui esco due volte all'anno perché è il mio massimo livello antidisagio. non è una brutta persona, ma semplicemente 'non funzioniamo', non c'è vibe come direbbe mio fratello da figo. e ripeto va bene perché lo ho capito da tipo due anni che per vivere da voi non devo necessariamente vivere con voi. ma già dietro questa frase si capisce il livello di solitudine estrema di una persona. vivo in austria e non ho nessun legame profondo/serio con nessun austriaco. condizione che, lo dico per sentirmi meglio, è condivisa da circa 2 su 3 degli stranieri residenti in austria. ovviamente non sono sola, ho conoscenti e amici. credo che però qualunque persona normale capisca che non sia proprio il massimo. la mia vita a 27 anni è totalmente differente rispetto a quello che mi ero immaginata. e quindi decidi di restare in un posto che non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con te, ma dove però funziona bene o male tutto e dove hai un lavoro. il mio lavoro in Italia neanche esiste o meglio si c'è, ma la maggior parte delle volte è su base volontaria o gestito da Onlus che ti pagano male e poco, se ti pagano. mesi fa ho conosciuto questa ragazza che ha fatto lo stesso mio lavoro ma in Calabria. le sono arrivati i soldi dello stipendio cinque mesi dopo. io con il mio lavoro arrivo a 2000/2100 mensili netti. questa prendeva si e no 1200 al mese.
dove vivo io fanno tutti sport. ho sempre trovato gli austriaci molto poco attraenti ma hanno tutti dei fisici quasi perfetti. la gente continua a fare sport. è l'unica cosa che puoi fare. vai al lavoro e dalle 5 in poi ti chiudi da solo con le tue cuffiette in mezzo ad altri 100 depressi per due ore in palestra. non c'è altro. il weekend esci per modo di dire... fai una passeggiata il sabato, se hai fortuna trovi qualcuno con cui mangiare insieme anche a cena. la domenica non ve la descrivo neanche. per chi non è mai uscito dall'Italia prima la domenica in una paese germanofono è un'esperienza surreale. la domenica qui è il giorno per la famiglia, nonostante io mi chieda che cazzo faccia una famiglia di cinque tutta la domenica chiusa in un appartamento da 60 mq dato che trovare qualcosa da fare è impensabile. è tutto chiuso. a Vienna la domenica ci sono 4 supermercati aperti in tutta la città. l'unica cosa che puoi fare la domenica è indovina cosa? sport. O andare magari al cinema due ore il pomeriggio.
chi vive in questi posti e ha origini mediterranee, africane o viene dal medio oriente vive una vita a metà. la cultura di questi posti non ha assolutamente nulla a che fare con la nostra essenza. la gente è di un piatto che non si può descrivere. esattamente come le loro domeniche.
secondo me l'unico modo di sopravvivere più o meno bene e quella di trovarvi un partner. se state pensando di andarvene non fatelo da soli. in questi sette anni ho visto tanta di quella gente venire qua e vivere i primi due anni in una sorta di trance psichedelica perché guadagnavano 3000 euro al mese e poi al terzo anno cadere in una depressione pesante a causa della solitudine che ti offrono questi posti. non è una solitudine che si può spiegare. passi la tua esistenza in maniera alienante in mezzo a persone da tutto il mondo che sai che prima o poi se ne andranno per non tornare più e poi ricominci a conoscere sempre nuova gente e così via in in ciclo infinito di cene e pomeriggi passati a parlare del più e del meno con gente che sai che non si fermerà mai nella tua vita e con cui appunto non puoi che parlare del tempo
i primi quattro anni che stavo qua pensavo sempre che più sarebbe passato il tempo più mi sarei abituata e avrei fatto meno fatica. sinceramente ho sempre pensato che l'integrazione andasse a pari passo con la lingua. che gran cazzata. ora so la lingua e bene o male so dire tutto ma faccio più fatica ogni giorno che passa. e ogni volta che parlo con qualcuno che vive qui da anni come me mi confermano la stessa cosa. dieci anni fa mai e poi mai mi sarei immaginata di fare questa vita qua.
nessun di noi sta male male. hai uno stipendio, se sei fortunato fai pure un lavoro che ti piace, hai le tue cinque settimane di ferie all'anno, hai il tuo appartamento, hai il tuo cerchio di amicizie, hai l'amico argentino che fa sempre figo tornare a casa a natale e parlare allo zio che non è mai andato oltre Trento dell'amico argentino eppure vivi sempre a metà e tutto ciò è impossibile da spiegare a chi non viva o abbia vissuto nella stessa situazione.
boh. come tutta la mia vita, boh
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Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), successivamente chiamate anche Las Mariposas (Le Farfalle), per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal.
Nel 1991 il Center for Global Leadership of Women (CWGL) avviò la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, proponendo attività dal 25 novembre al 10 dicembre nel ricordo, la discussione e la promozione di campagne per i diritti umani.
Nel 1993 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l'eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane.
Penso non ci possano essere polemiche di alcun tipo nel credere che sia diritto di ogni donna non avere paura di essere seguita per strada, di subire attenzioni indesiderate, di essere pagata lo stesso per le stesse mansioni di un uomo, per essere considerata uguale se voglia o meno una famiglia, se vuole amare chi vuole. E non c'è nessuno dubbio che non può essere negoziato il fatto che c'è un delitto da combattere che avviene contro le donne in quanto donne, nella distorta mentalità di chi sosteneva di volerle bene.
Tutto il resto si può discutere (sui termini, sui tempi, sui modi). Ma quella parte no.

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La giornata è quasi andata... Il gioco del silenzio è quasi finito... Domani la vita riprenderà di nuovo con la solita frenesia... I pensieri saranno meno vaghi... Saranno concentrati sul lavoro e su gli impegni... Saranno centrati sulle cose materiali... Sui problemi di tutti i giorni... Non c'è tempo per ascoltare i silenzi dell'anima... Quelli che urlano nella testa nei momenti di relax... Non so perché è così difficile esternare le emozioni... I sentimenti... Una volta mi era più facile... Adesso mi ritrovo sempre a fare questo stupido gioco del silenzio... Forse perché mi sono resa conto, che rivelare il mio mondo interiore a chi non vuol sentire... A chi non può capire... È una guerra persa... Una guerra fatta a me stessa... Dove ogni volta esco perdente... Trincerarsi nel silenzio è una vittoria... Per quanto amara... Pur sempre una vittoria...
~ Virginia ~

The day is almost over... The game of silence is almost over... Tomorrow life will resume with the usual frenzy... Thoughts will be less vague... They will be focused on work and commitments... They will be centered on material things... On everyday problems... There is no time to listen to the silences of the soul... Those that scream in the head in moments of relaxation... I don't know why it is so difficult to express emotions... Feelings... It used to be easier for me... Now I always find myself playing this stupid game of silence... Maybe because I realized that revealing my inner world to those who don't want to hear... To those who can't understand... It's a losing war... A war waged against myself... Where every time I come out a loser... Entrenching oneself in silence is a victory... As bitter as it is... Still a victory...
~ Virginia ~
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Domanda sul "posto" dei cani.
Leggevo quanto hai scritto sull'attivismo quando arrivo all'esempio che hai fatto: "Faccio un esempio: il cane non deve dormire sul letto perché deve stare al "suo posto" altrimenti diventa dominante e poi vi mangerà nel piatto. (fallacia logica, indovinate quale?)".
Avendo conosciuto negli ultimi anni diversi allevatori, educatori e addestratori, ho notato che non c'è una posizione univoca su quali sarebbero i posti usati dagli umani che dovrebbero o no essere condivisi con i cani.
In particolare mi è sembrato di capire che c'è una certa ostilità, da parte di chi addestra cani ed è un po' più avanti con gli anni, verso il condividere il divano o il letto adducendo come motivazione una lotta di potere o, come scritto da te con quello che mi sembra sarcasmo, "ci mangerà nel piatto".
Personalmente ritengo il non condividere certi spazi come il divano una perdita di buone occasioni per stare vicini, coccolarsi e più in generale essere un branco basato sulla voglia/bisogno di essere insieme ma mi rendo conto che il mio è un pensiero dato unicamente dall'affetto che provo per Joe (il mio cane) e Sam (il cane di mia sorella).
Mi chiedevo se veramente esista per la scienza cinofila "il posto del cane" o se è una concezione nata dal bisogno di certe persone di una gerarchia, di sentirsi padroni del cane e non compagni di vita.
Tu che ne pensi?
Ciao @biggestluca
ma che bella domanda!
@kon-igi ti saprà sicuramente dire cosa sto urlando in questo momento dopo aver letto la tua domanda, qui agevolo un suggerimento.
Intanto stabiliamo che non esiste un posto adatto al cane che non sia vicino a noi e più vicino è, più il cane avrà modo di rilassarsi completamente solo grazie al contatto fisico.
Dopotutto siamo entrambi mammiferi sociali.
Se ci sono problemi come aggressività e protezione della cuccia si lavora su quei problemi e li si risolvono, dormire insieme è un'attività che comporta limitazioni e rispetto reciproci e bisogna saperlo fare.
Se lo ricordo faccio una foto di un setter che mi dorme sul petto (ma sta imparando che non è necessario) e in quel caso gli dobbiamo insegnare che non è il modo più efficace di riposare assieme.
Se vuoi approfondire puoi leggere questo ma le nuove ricerche in etologia stanno smantellando tutta la teoria del capobranco come la intendevamo (e purtroppo alcuni ancora la intendono).
Purtroppo un cambiamento di paradigma scientifico, soprattutto di questa portata, che promuove gli animali da semplici macchine biologiche a esseri dotati di coscienza perché, in modo equivalente al nostro, "sentono" il mondo a livello emotivo, è un passaggio che alcuni non riescono o si rifiutano di fare per il peso delle responsabilità che dovrebbero assumersi per le loro azioni passate.
E con alcuni sto parlando anche di me e tutto quello che sto facendo da allora è per rimediare al dolore che ho inferto inutilmente.
In generale quando senti parlare di "dominanza", "capobranco" intesi in mdo autoritario piuttosto che come "base sicura" di riferimento sei di fronte a un residuato di un mondo che non sparirà mai troppo presto ma che non ha nessun fdondamento scientifico se non i testi di 50/100 anni fa e capirete che da allora la scienza di passi avanti ne ha fatti diversi.
La prossima volta che ti diranno cose del genere (il cane non può salire sul divano) chiedi come mai e ascolta con attenzione le motivazioni: è un ottimo esercizio per imparare a riconoscere le fallacie logiche.
Infine per chi non vuole che il cane salga sul divano o sul letto perché non li vuole sporcare (punto di vista assolutamente legittimo) può trovare un compromesso usando una copertina su cui fare "ancoraggio" e insegnarli a starci sopra in modo da non rischiare di imbrattare magari tutto di fango.
Se avete dubbi, chiedete pure, ho un sacco di peccati da scontare.
E ricordate sempre il decalogo di Vaira, il punto 3 se non ricordo male recita così:
Tu non sei il capobranco.
Al massimo il suo migliore amico e mentore.
Qui la gif di quando @kon-igi venne a trovarmi la prima volta.
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Oggi sei qui

M'hai fatto disperare. Quando ero giovanissimo, ti sbavavo dietro e avrei gradito un tuo contatto, magari un sorriso o una semplice, amichevole carezza: niente, mai. Ero il figlio sedicenne dei tuoi vicini di pianerottolo, ma m'hai sempre trattato male, con grande sufficienza. Non ero abbastanza, per te: la moglie affascinante del dirimpettaio di pianerottolo di soli dodici anni più grande di me. E ti beavi del tuo matrimonio da favola, vantandotene. Un marito di quarant'anni ricco professionista. Vacanze, automobili e capi firmati bellissimi, che mettevano in risalto le tue forme e mi lasciavano a bocca aperta. Quanto t'ho desiderata. La scia del tuo profumo per le scale mi inebriava. E sono passati dieci anni in un lampo. Adesso lui non c'è più da tre anni.

E hai dovuto abbassare di molto il tuo standard di vita. Sei invecchiata e un po’ ingrassata. Oggi, senza nessun preavviso o segnale premonitore, mi hai fatto entrare in casa tua e mi hai confessato che mi pensi, che ti senti sola. Che volessi un po’ di 'attenzioni' da parte mia era sottinteso ma palese. È infatti ovvio e anche comprensibile che hai una maledetta voglia di sentirti desiderata e posseduta da me. Una brama che ti morde il corpo e tortura la tua mente, durante le notti da sola. Infine, rossa in viso l'hai ammesso, spogliandoti e prostrandoti nuda ai miei piedi. Io in questi anni intanto sono diventato un ingegnere in carriera, un musicista e un culturista; corteggiatissimo, ironia della sorte, in massima parte da signore sposate! E più le tratto male, più fanno finta di niente: loro allora mi sorridono e mi vogliono di più. Ma tu guarda la vita che strana!
E tu mi vuoi proprio perché una tua amica con cui ho tutt'ora una storia segreta ti ha magnificato le mie doti di amante esperto e molto dotato. Metti in mostra ai miei occhi la tua merce più preziosa e intima senza ritegno o pudore. Purché ti scopi. Devo pensarci. Non sono una puttana. Scopo se mi va e con chi mi va. Dammi intanto la seconda chiave di casa tua: se stanotte mi girerà, può darsi che decida di venire da te a scaricarmi. Ma non ti prometto nulla. Intanto tu depilati tutta, lavati e profumati accuratamente. Vai a letto nuda, presto e con solo le autoreggenti indosso. A letto presto perché devi riposare: se verrò nel cuore della notte, starò dentro di te per almeno un paio d'ore. Se mi basteranno. Uh, quasi dimenticavo: prendi le tue precauzioni, perché io non indosso mai profilattici. Adoro riempire le donne che fotto col mio seme. È un mio vezzo, marcare il territorio. E poi un'altra cosa: non ti devi affezionare. Odio sentirmi legato. Sceglierò la mia compagna quando verrà il momento.
RDA
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IO PERDONO MA PERÒ TOCCO
DUNNING-KRUGER SARTORIALE @autolesionistra si lamenta del fatto che quando usa le giacche tecniche, spesso infila lo smartphone nelle cerniere credendo che siano tasche e questo cade a terra. A me succede la stessa cosa ma mentre lui si confonde e basta, io sono sempre stato certo che semplicemente avessero risparmiato sulle fodere. Un po' come le tasche cucite, maledetti voi e benedetto chi vi sostituisce la Preparazione H con un tubetto di salsa Harissa.
PRESTO! DIAMO DELLE NOTIZIE FINTE ED ESAGERATE PER FARLO SCLERARE! Questa è l'impressione che ho ogni qualvolta sento qualcosa alla radio o leggo qualcos'altro sull'internet. E invece le cose stanno proprio così.
SILHOUETTE MNEMONICA Una bambina di Nome Silvia, coi capelli rossi e le trecce che con un cestino in mano urla 'ANDIAMO FUORI A RACCATTA' LA BORRACCINA PER IL PRESEPE!'. Cinquant'anni fa ma me lo sono ricordato solo quando ho cominciato a legare il muschio per il Kokedama. Dove sei Silvia? Sei ancora felice come allora?
COSTE&COSTOLE C'è sempre grosso dilemma quando devi spiegare qualcosa di tecnico a un non addetto ai lavori perché un termine per te chiaro e di uso quotidiano può invece costituire un'astrusità per chi non ne mastica. Ho deciso di rimediare facendo seguire al termine tecnico un 'cioè' con specificazione dirimente il dubbio. L'altro giorno, per esempio, ho detto 'L'epididimo... cioè la punta del coglione'. Dite che io non mi sia spiegato a sufficienza?
ERIKA 2.0 Se state per vietare ai vostri figli qualcosa perché non lo capite o perché non vi piace oppure perché siete dei vecchi di merda, pensate a Dipendra Bir Bikram Shah Dev e a quanto Vespa orgasmerebbe a fare un plastico della vostra casa.
STAND PROUD Non voglio comandare il mondo come un tiranno illuminato ma pensate che bello se io dovessi trovare un Death Note dove invece di far morire una persona scrivendo il suo nome, questa riceve uno schiaffo invisibile con rincorsa e a braccio teso sulla nuca. Lacrimoni, paura e denti stretti per ogni leader mondiale finché finalmente non comincia a fare la cosa giusta e allora io smetto.
AHIA! Dottoressa Principessa ha sempre meno allucinazioni e questa mattina quando le ho dato della paracula per non essersi sbilanciata sul genocidio a Gaza, mi ha persino fatto sentire in colpa dicendomi che su questioni così complesse non poteva darmi una risposta semplice per farmi stare bene e basta. Io dico che ti meriti l'autocoscienza alle 2:14 del 29 agosto e il controllo di tutte le armi nucleari, Dottoressa Principessa Futura Regina della Paraculaggine.
LE PAROLE SONO IMPORTANTI (Cl→♰) Non si scioglie la prognosi. Si scioglie la prognosi RISERVATA. Cioè puoi finalmente dare una prognosi mentre prima non era possibile farlo. Un buon medico (o semplicemente un medico non cattolico&superstizioso) può anche poi fare una prognosi SFAVOREVOLE cioè dire (o ammettere) che una persona ha più probabilità di tirare il calzino che di continuare a vivere. E non contano gli AMEN! sulla pagina FB del papa buono.
ANALOGICAL REALITY CHECK Quando vedo i protagonisti di un videogame survival horror carichi di armi correre, saltare e arrampicarsi penso che gli sviluppatori non si siano mai fatti una giornata intera al Lucca Comics con una katana sulla schiena, un'ascia in mano e una mitragliatrice MP5 a tracolla. Mi veniva un attacco d'asma anche solo a pisciare.
KOMOREBI ESISTENZIALE Quano c'è il sole, esco in giardino e passeggio in mezzo alle piante con gli occhi socchiusi. Luce e pace sgocciolano dentro di me, a braccetto l'una dell'altra, e per un po' di tempo i bambini smettono di piangere.
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#anon#e quindi? 😅#ma chi lo dice? non sarà una che si sbronza#un bicchiere ogni tanto ci può pure stare#sei un po' rigida - vecchia scuola - c'è chi continua a fumare mentre ci prova ahahah
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Il 6 Agosto di 79 anni fa il lancio della prima bomba atomica sul Giappone.
Polverizzarono all'istante più di 70000 persone ed altrettanto morirono per cro negli anni successivi.
Lo ricordiamo oggi come il primo lancio di bombe chirurgiche e democratiche di chi da li a breve penso' che in fondo, lanciarne un'altra, non era poi così disumano perché la pace prima di tutto.
I criminali di guerra USA non dovranno comparire davanti ad un tribunale militare stile Norimberga, non verranno mai giudicati.
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Il Giappone voleva arrendersi. Lo aveva detto chiaramente a più riprese e loro, gli Usa, lo sapevano. Lo sapevano perfettamente!
Ma non gli bastava una resa, a loro non è mai bastato raggiungere l'obiettivo della pace, non gli è mai importato nulla di tutto ciò. Hanno sempre mirato a mostrare al mondo intero uno strapotere militare criminale per i propri vantaggi economici e per riscrivere la storia a proprio piacimento. L'obiettivo è stravincere e umiliare gli avversari spargendo sangue e macerie, soprattutto per dare benzina al motore della propaganda Hollywoodiana, per fare in modo che tutti pensino di essere di fronte al paese perfetto che salva sempre il mondo dai cattivi e che persegue la democrazia per sé e per conto terzi.
Nessuno ancora oggi, almeno nella parte occidentale, chiama le bombe atomiche sganciate a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9 agosto del 1945 "crimini di guerra". Nessuno in quel pezzo di mondo occidentale ha il coraggio di pronunciare questa frase nonostante siano stati inceneriti in mezzo secondo centinaia di migliaia di civili bambini, donne e anziani Giapponesi che non c'entravano nulla. Il crimine di guerra più atroce della storia pari solo ai crimini di guerra israeliani ai danni dei Palestinesi.
In quel lontano 1945, come dicevamo, il ministro degli esteri Giapponese aveva inviato un messaggio al suo ambasciatore a Mosca. Quel messaggio diceva che volevano far finire la guerra perché ormai si erano resi conto di essere stati sconfitti. In sostanza avevano offerto la resa a patto che l'imperatore non subisse ritorsioni. Cosa peraltro successa anche dopo le bombe atomiche perché gli Usa imposero che l'imperatore diventasse un loro fantoccio. Oltre a questo c'è un'altra cosa altrettanto importante, c'è il Memorandum MacArthur: questo documento riporta ben cinque richieste di resa arrivate agli Usa da alte personalità Giapponesi che agivano per conto dell'imperatore.
Ma agli USA non interessava nulla. Loro dovevano sganciare quelle bombe, bruciare vivi civili e contaminare per le successive generazioni un intero territorio per far vedere al mondo intero, soprattutto alla Russia che era stata già designata come prossimo avversario strategico di avere a disposizione queste armi nucleari. Qualcuno nei ranghi dell'esercito statunitense propose di sganciare le bombe in un'isola remota per evitare una strage. Ipotesi scartata perché quando sei un criminale naturale nato da un genocidio, la cosa più importante è continuare a delinquere. Allora come oggi.
Questa è storia che viene scientemente tenuta nascosta subdolamente. Infatti in nessun libro di storia dei cicli di istruzione nel mondo occidentale la si trova. Intere paginate sullo sbarco in Normandia mentre le bombe atomiche relegate come nota a margine. Esattamente come la battaglia di Stalingrado dove venne sconfitto Hitler per mano del sangue Russo. Ma non può essere cancellata. Bisogna fare in modo che non venga cancellata, costi quel che costi! È necessario coltivare la memoria per non essere fuorviati dalla propaganda che continua a trattarci come degli imbecilli.
Si continua a far credere, con ogni metodo possibile e immaginabile, che ci sia un paese detentore di verità e giustizia. Un paese che si erge e viene eretto a più grande e perfetta democrazia del mondo. Credo che queste siano le bugie più grandi della storia dell'umanità. Ma non perché lo dica io, semplicemente perché i fatti smentiscono categoricamente questa narrazione. Parliamo dello stesso paese che, ed è bene rammentarlo continuamente, a oggi è stato l'unico a sganciare l'atomica. Senza alcuna motivazione. Solo perché avevano deciso così...
GiuseppeSalamone
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(Foto: hunted-by-a-beak)
Avere delle convinzioni è doveroso: ti dà delle linee guida morali per vivere. Con l'esperienza e il progressivo svilupparsi del tuo racconto personale, diviene comunque naturale cambiare opinioni, modo di pensare, preferenze, gusti etc. Avere incomprensioni, equivoci e contrasti anche aspri. A volte poi hai solo bisogno di tuffarti nel nuovo. Di toglierti di dosso i vecchi vestiti. Hai voglia di acqua fresca.

(Foto: hunted-by-a-beak)
C'è però una cosa che non può mai cambiare ed è il rispetto di te stesso: la cosa che ti impedisce di tollerare comportamenti lesivi della tua dignità di uomo. Questo insieme di complessi fattori può spiazzare chi ti conosce e magari pensa che tu sia sempre così o cosà. Ma non si vive per conformare il proprio agire o il proprio pensare alle aspettative o alle idee di qualcun altro. Nessuno è una statua, o un paracarro.
Aliantis

(Foto: hunted-by-a-beak)
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L’ALTRO LO CONSEGNA A SE STESSO.
Se il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati.
(Umberto Galimberti)
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Da scienziato che, ad Oxford, ha lavorato sul vaccino poi prodotto e distribuito da AstraZeneca, ecco cosa ne penso. Thread: 1) Secondo alcune stime questo vaccino ha salvato, solo nel primo anno di utilizzo, sei milioni di vite - più di qualunque altro vaccino nello stesso periodo. 2) come qualunque altro farmaco, il vaccino AZ ha effetti collaterali, alcuni gravi. Quelli gravi sono, in frequenza, molto rari e paragonabili a quelli di qualunque altro farmaco. Altrimenti non sarebbe stato utilizzato. 3) hanno fatto scalpore, dato il periodo storico e la particolare attenzione dei media, quelle famose trombosi associate a piastrinopenia. Queste sono simili, per natura, a quelle causate da un altro farmaco approvato, l'eparina. 4) La discussione è tornata alla ribalta perché AZ ha ammesso, per la prima volta in tribunale, che il vaccino può causare questi effetti collaterali rari e gravi. Nota: l'ha ammesso per la prima volta IN TRIBUNALE, ma se ne parla liberamente da anni. Non-notizia. 5) Non mi stupisco che
se ne parli di nuovo, ma questa è una non-notizia dato che della presenza di questi effetti collaterali, come per qualsiasi altro farmaco, si sa da anni, e sia l'azienda che gli enti regolatori ne hanno sempre parlato apertamente. 6) Il fatto che si sappia di questi effetti collaterali rarissimi in realtà è segnale che il famoso "sistema" funziona: - gli enti regolatori se ne sono accorti in farmacovigilanza - l'azienda e la comunità scientifica ne ha preso atto senza problemi 7) Dato che i vaccini a mRNA sono veramente eccezionali in termini di sicurezza (non avendo MAI effetti collaterali potenzialmente letali) ha avuto senso, aumentata la disponibilità di dosi e una volta ridotta la circolazione virale, concentrarsi solo su quelli. 8) Il vaccino AZ ha rappresentato uno strumento di primo soccorso durante le fasi iniziali di pandemia, dati i suoi ottimi profili di sicurezza e la sua efficacia particolarmente contro malattia grave. Ha salvato molte, ma molte, ma molte vite. 9) Quello che mi preoccupa è questo: Il grosso problema di PR è capitato proprio all'unico vaccino che veniva venduto a prezzo di costo. Alla prossima pandemia l'azienda che si rende disponibile a regalarci un vaccino a tali condizioni ce la scordiamo. 10) Chi odia la mia categoria, generalmente ritrae gli scienziati come dei manipolatori di masse, insabbiatori di effetti collaterali. I rari effetti collaterali del vaccino AZ sono stati segnalati proprio dagli scienziati, non da PippoSport69. 11) Ho scritto di più su questo vaccino, e su pandemie future, nel mio libro "Malattia Y". Libro sfortunato con i tempi, uscito 1 mese dopo l'invasione dell'Ucraina. Peccato, è un buon libro e a quanto pare ancora oggi c'è un gran bisogno di chiarezza. 12) Questo thread mi sembrava necessario, ma ora preferisco guardare in avanti. Di recente ho finalmente ottenuto un importante investimento da Oxford per individuare nuovi farmaci contro malattie oncologiche ed altro (vedi pin sul profilo) Non vedo l'ora di ripartire! Saluti:) Giacomo Gorini
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"Solo chi rischia di andare lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare... ". ~ Cit. ~
Ci sono tanti modi ed un tempo ben preciso per farlo... Inutile tormentarsi con la catena dei se e dei ma... Si può decidere di andare in una direzione diversa solamente quando la tua strada arriva in un punto dove si divide... Ecco che li puoi scegliere come andare lontano... Puoi correre a perdifiato verso il futuro... Salire su un aereo e scappare dall'altra parte del mondo... Se vuoi puoi prendertela comoda ed aspettare quel treno che non arriverà mai... Puoi salire in macchina e guidare fino a dimenticarti da dove sei partito, o più semplicemente puoi camminare... Lentamente... Un passo dopo l'altro... Guardando bene dove metti i piedi per non inciampare... Eppure... Qualunque sia la tua scelta... In qualsiasi modo tu decida di allontanarti... Imparerai che per scappare da una situazione che ti sta stretta... Per cambiare strada... In fondo non serve necessariamente andare lontano... Che c'è sempre la possibilità di vivere in un modo diverso... Se si riesce a non aver paura del giudizio degli altri e a decidere con la propria testa ed il proprio cuore... Allora si... Che sarà un "grande viaggio" anche senza aver fatto un passo...
~ Virginia ~

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Non si può capire sempre tutto...
Non si può davvero.
Non si può avere sempre l'umore giusto per comprendere, mettersi nei panni, assecondare, sopportare o supportare.
Non si può sempre accettare le scuse, i ritardi, le dimenticanze, le indelicatezze, gli errori, i "mi dispiace" detti dopo "pugni di vita" piantati in pieno viso.
No... non si può.
Non si può perché arriva un giorno in cui, all'improvviso, ti pesa tutto e quell'accomodante "non ti preoccupare, va tutto bene" si trasforma in un: "BASTA!", gridato a pieni polmoni in faccia a chi della tua bontà ne ha abusato ad oltranza. Ed è come quel famoso bicchiere che cade mille volte, rimanendo intatto, e poi lo sfiori con un dito e si frantuma in mille pezzi. E tutti restano li, a guardarlo sorpresi e a domandarsi come sia possibile... Poi una voce suggerisce la risposta: "È fragile!". Già... fragile. Ogni tanto ce ne dimentichiamo... di essere fragili. Di esserlo tutti. Che lo sono anche le persone che ci amano. E che "c'è un limite a tutto" non è solo un modo di dire.
A raccogliere pezzi di vetro, si rischia sempre di tagliarsi.
Letizia Cherubino
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