#c'è chi aspettava
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È uscito "from zero" prego
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Trappola e raccomandazioni
Gira uno spetegulessssssss riguardante il film Trap. I maligni dicono che Shyamalan lo abbia scritto e girato per lanciare la figlia cantante. (Alla quale, vedi caso, è stata affidata proprio la colonna sonora del film). Detto ciò, io posso affermare che i lavori di questo regista mi piacciono. Nonostante non siano all'altezza del suo esordio (Il sesto senso, per chi non lo sapesse). Perché lui parte sempre bene, eh. Poi finisce che si sbrodola e si banalizza. Nonostante l'indubbio mestiere. Nonostante quei colpi bassi che piazza qua e là, specie nei finali. La storia è assai semplice. Un uomo accompagna la giovanissima figlia al concerto che lei aspettava da tempo. (La cantante, sia detto in tutta franchezza, è proprio la pargola di Shyamalan). E fin qui, nulla di strano. Solo che il genitore è un crudelissimo serial killer, conosciuto come il Macellaio. E l'FBI ha trasformato la sede del concerto in una gigantesca trappola (da cui il titolo) al solo fine di catturarlo. La vicenda è ben raccontata: c'è molta tensione e i colpi di scena sono azzeccati. Il regista, poi, ha sempre quelle sue invenzioni visive che centrano il bersaglio. Non manca la Rivelazione finale, che mi ha sorpreso (ma forse perché nei gialli io non capisco mai una sega). Peccato che la conclusione sia effettivamente banale. Non risponde infatti a tutte le aspettative generate durante la narrazione. Hartnett è uno psicopatico abbastanza credibile, sebbene mantenga forse troppa calma. E la figlia del regista non sembra male, come attrice. Ma io me ne intendo fino lì. E posso anche sbagliarmi.
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Estratto intervista in cui Musk distrugge James Clayton
Clayton: da quando c'è lei molti dicono ci sia più disinformazione su twitter...
Musk: cosa intende per disinformazione?
C: avete licenziato i moderatori...
M: sì, censurare le opinioni altrui in questo paese è un reato...
C: ma adesso la disinformazione chi la ferma?
M: mi faccia un esempio...
C: ecco adesso non ricordo è un po' che non guardo Twitter...
M: un esempio uno solo...
C: va bene andiamo avanti...ci sono organizzazioni che hanno interesse a dire cose false...
M: come la BBC? la BBC ha ammesso di aver detto cose false sul Covid
C: ...questa non è un'intervista sulla BBC...
M: no, il fatto è che lei non si aspettava che io le facessi questa domanda...
[via Twitter @boni-castellane]
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Tutta la fragilità della costruzione è che bastano 5 minuti di verità per creare crepe cui non sanno reagire. Ecco il bisogno disperato di controllo e censura.
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Ahsoka: Star Wars torna a splendere su Disney+
L'hype può essere uno strumento incredibilmente pericoloso, in particolar modo quando ci si confronta con franchise od in generale realtà dalla lunga storia. Prendiamo ad esempio la Marvel, post-Endgame, diversi aspetti relativi al Multiverso - come abbia realmente avuto inizio, quali siano le reali conseguenze e dove prima o poi sfoceranno - stiano creando una confusione terrificante per i fan, che quasi ad ogni nuovo film o serie tv vengono introdotti a regole e funzionamenti piuttosto in contrasto tra di loro. Dopo la saga dell'Infinito, quanta attesa c'era per il prossimo grande arco? Dopo Thanos, quanta spasmodica voglia di ammirare l'inedito villain? Che spada di Damocle graverà sulla testa di The Kang Dynasty e Secret Wars, dopo Infinity War ed Endgame? Star Wars non è in una situazione tanto differente.
E dunque è comprensibile perché Andor abbia avuto l'incredibile successo di critica ma anche di pubblico che ha avuto, in fondo nessuno si aspettava chissà cosa da uno spin-off prequel di Rogue One. Che Ahsoka sia riuscita ad offrire un livello qualitativo molto simile con le enormi aspettative della fanbase è, invece, un capolavoro targato Lucasfilm ancora superiore ed una commovente dimostrazione di cosa possa essere Star Wars a quasi 50 anni da Una Nuova Speranza.
Far, far away…
Cerchiamo però di ricapitolare brevemente dove si colloca questa serie e cosa vuole raccontare: ambientata dopo gli eventi della terza stagione di The Mandalorian e prendendo tuttavia inizio dal quinto episodio della sua seconda stagione (che a questo punto possiamo considerare un vero backdoor pilot), Ahsoka narra le gesta dell'omonima protagonista (Rosario Dawson) mentre cerca di capire dove sia finito il Grand'Ammiraglio Thrawn (un perfetto Lars Mikkelsen), dopo aver sentito voci di un suo possibile ritorno nella galassia come erede dell'Impero, e di conseguenza anche lo scomparso Ezra (Eman Esfandi).
In The Mandalorian l'avevamo vista alle prese con Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto), alleata chiave di Thrawn, e qui veniamo a scoprire l'esistenza di una mappa che indica la posizione proprio del Chiss dagli occhi fiammeggianti, ma per aprirla avrà bisogno dell'aiuto della sua ex-apprendista Sabine (Natasha Liu Bordizzo) e presto scoprirà di non essere la sola interessata a questa ricerca. Ora, credo sinceramente sia il caso di indicare subito l'elefante nella stanza, reso già evidente da questa semplice sinossi, ovvero che Ahsoka non è una serie aperta a tutti. Con ciò intendo che pezzi fondamentali della sua trama nonché le caratterizzazioni, i rapporti e i comportamenti della maggior parte dei personaggi non sono purtroppo accessibili a chi non ha visto determinate produzioni. Dispiace, eppure non c'è modo di addolcire la pillola in quanto la serie non fa assolutamente nulla per colmare simili mancanze come ad esempio faceva The Mandalorian.
E forse Filoni e soci non hanno neppure tutti i torti, perché sarebbe stato impossibile inserire qualche dialogo chiarificatore riguardo personaggi dalla storia su schermo tanto lunga. Insomma, è necessaria la conoscenza pregressa di alcuni archi di The Clone Wars e della quasi interezza di Rebels, altrimenti proprio sul piano narrativo ed emotivo la serie rischia di non trasmettervi nulla. Ma, una volta scansata tale problematica, com'è Ahsoka?: Ahsoka è Star Wars al 100%, che non ha paura di usare le sue armi migliori e soprattutto non teme di espandere la lore di un franchise monumentale.
È una serie che catapulta lo spettatore immediatamente al centro dell'azione - proprio perché è una continuazione diretta e come tale non necessita di un prologo - e, escluse alcune pause a dir poco clamorose, non si ferma mai fino all'ultimo minuto disponibile. Però paradossalmente la narrativa è forse la componente meno importante, d'altronde non è altro che una lunga missione di ricerca e/o salvataggio, una sfrenata corsa contro il tempo dalle poste in gioco estremamente alte e delicate. Narrativamente non c'è altro - se non giusto qualcosina di intrigante sul finale - e perciò le luci della ribalta vengono occupate dai protagonisti, che bucano in continuazione lo schermo.
Il vero show
Rosario Dawson, Natasha Liu Bordizzo, Eman Esfandi, Mary Elizabeth Winstead - che interpreta Hera Syndulla - e Lars Mikkelsen sono stati semplicemente straordinari nel dare vita, dalle movenze ai modi di parlare, a personaggi preesistenti, a catturare perfettamente le loro peculiarità, che sia la giovialità in qualunque situazione di Ezra o la sfacciataggine di Hera. Così come sono stati clamorosi il compianto Ray Stevenson e Ivana Sakhno nei panni di due Jedi Oscuri, delle new entry tra le più interessanti in Star Wars nell'ultimo decennio. Sono letteralmente loro a fare lo show: il rapporto complesso tra Ahsoka e Sabine e, di riflesso, quello tra la Togruta e il suo vecchio maestro Anakin, l'irraggiungibile carisma e freddezza spietata e calcolatrice di Thrawn predominante in ogni scena che lo vede presente, i dilemmi morali che il ritrovamento di Ezra comporta, la disturbante aura di magia sinistra intorno alle Sorelle della Notte, la dialettica maestro-allievo presente anche in Baylan Skoll e Shin; Ahsoka esegue magistralmente tutti questi punti, inondando lo spettatore con un maremoto continuo di misteri, emozioni, sorprese.
Un risultato stupendo esaltato infine da delle sequenze d'azione - come in Andor e in The Mandalorian, - ben realizzate, tra cui uno scontro tra astronavi in volo che non si conclude in 10 secondi o finisce per diventare un amalgama indistinto di laser ed esplosioni casuali. Se c'è da trovare un difetto nella nuova serie Star Wars, è la sua natura di ponte perlomeno in questa prima stagione, perchè in fondo non è altro che un ulteriore passaggio verso il film crossover che intende realizzare Filoni. Con un'ipotetica seconda stagione, però, le potenzialità di espandere il materiale di base sarebbe meravigliosamente infinite.
#ahsoka tano#ahsoka#rosario dawson#star wars#star wars disney#disney+#ahsoka live action#star wars ahsoka#ahsoka series#ahsoka show
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Banda Bassotti - Comunicato Nº38 (25 Aprile)
E c'è chi compra i suoi diritti a cambiali Così tutta la vita fino ai funerali Posto sicuro in una fabbrica di veleno Ma che fortuna! chissà quanti progetti che faremo Solo 8 ore e un po' di straordinario serale E vedrai che bei regali ci faremo a Natale Maternità un grosso guaio per la produzione Nessun ricatto se sei per caso moglie del padrone E i caporali a nord e a sud sono tutti uguali Pane e lavoro li troverai sotto i loro stivali E vanno via la luna e il sole e ancora un altro giorno Tutta la vita come uno schiavo come un animale C'è chi ha la casa bella e riscaldata e c'è chi vive per la strada C'è chi si compra un vestito al giorno e chi non ha nessuno intorno E chi va al cesso con il cellulare chi non ha i soldi per il pane E chi ripete si signore ogni giorno e chi si vuole ribellare E c'è chi pensa ai dannati della terra E a questa guerra risponderà con un'altra guerra E il minatore che nella miniera ha perso il sole E Vincenzino uscito dal cantiere senza la vita E chi quel giorno aspettava un treno nella stazione Forse il suo sangue avrebbe dato per un mondo diverso E per te chi ha pagato E perché l'ingiustizia è un diritto É per te che hai detto no, e sei stato incatenato E perché chi si ribella sarà torturato E perché chi si ribella sarà ammazzato E se la morte avesse la memoria ricorderebbe i vivi che in galera ci hanno chiuso la storia E chi sta fuori ha dimenticato che fuori nulla è cambiato e dentro niente è cambiato e che sarebbe stato diverso e quel lontano 25 Aprile Compagno non lasciare quel fucile
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scrivici una scena su m e m che si menano per simobale pls 🙏🙏
Eccomi qua anon ci ho messo quanto? Un mese? Non so cos'ho scritto onestamente.
Comunque il disclaimer d'obbligo è non insultate Mimmo per piacere che io ad oggi non trovo motivi giustificabili per odiarlo. Se dovete insultarlo fatelo da un'altra parte, grazie 🫶🏻
Si riscopre cattivo Manuel, lui che ha sempre fatto in modo di fermarsi a un passo dalla crudeltà a favore della reputazione di stronzo che si è guadagnato con fatica e una punta d'orgoglio - che nella vita serve, questo lo ha imparato presto.
Da qualche parte - soffocato dal rancore a dal dolore che da qualche settimana non smettono di pulsare sotto la sua pelle a ritmo del battito del suo cuore - il barlume del raziocinio illumina quel petto fattosi caverna e gli mostra sulle pareti il disegno di un dito puntato contro se stesso.
Eppure non riesce ad assumersi tutte le colpe del caso. L'unica cosa che può fare, l'unica cosa che gli dà un briciolo di sollievo al bruciore costante è ritorcere quell'indice verso il ragazzo appoggiato all'uscio della biblioteca.
Sta aspettando che Simone gli porti un caffè dalle macchinette in fondo al corridoio. Guarda verso di lui come se non ci fosse nessun altro attorno, un sorriso timido sul volto ad illuminarne gli occhi attenti, scaltri, di chi è abituato a non fidarsi mai di nessuno.
E Manuel lo sa - lo sa, perché guardare lui è come vedersi allo specchio, come vedere la sua vita passata e futura in un filmino - che sta abbassando la guardia solo ora, perché Simone ce la sta mettendo tutta per abbattere le sue difese e farlo aprire con lui e con gli altri, a renderlo più sereno, più simile ad un ragazzo della sua età e non si arrenderà finché non tirerà fuori ciò che di bello vede in lui.
Lo rende anche più vulnerabile, però.
Manuel sa esattamente dove colpire per farlo scattare.
"È l'ora d'aria pure pe' lui, regà?"
Si affida alla poca intelligenza emotiva dei compagni e al volume alto della sua voce. Non lo guarda in faccia, quasi gli dà le spalle per crogiolarsi nella finta superiorità con cui si maschera e si arma. Con la coda dell'occhio lo vede sciogliere la posa rilassata e contrarre la mascella, ma non basta. Gli serve una spinta in più.
"Magari se lo chiudono nella biblioteca se sente più a suo agio".
"Mi stai sfottendo?"
Se la sente addosso, la crudeltà. Penetra nel sangue e si mischia con l'adrenalina che sfreccia nelle sue vene, gli fanno vibrare i muscoli d'aspettativa per uno scontro che è sempre più vicino.
All'arsenale aggiunge il sorriso più beffardo che possiede e una voce così derisoria da risultare fastidiosa alle sue stesse orecchie.
"Che hai detto? N'ho capito".
Pare pronto per un attimo, i pugni chiusi e le gambe appena flesse per darsi lo slancio. Poi guarda verso il fondo del corridoio, dove Simone ancora litiga con la macchinetta e con i soldi nel portamonete.
Scarica la tensione con un sospiro, prima di dare le spalle a Manuel e tornare a poggiarsi allo stipite della porta.
"Stu piezz 'e mmerd".
Manuel non ci sta.
Serra i denti e si ascolta quasi ringhiare tanto è montata la rabbia dentro di sé e cerca nel suo stesso cervello i punti più delicati da colpire, i più dolorosi da toccare.
Tanto lui e Mimmo sono la stessa persona. È per questo che Simone se l'è scelto, no?
"Manco l'italiano sa parla'. Che c'è, mammá non te l'ha imparato?"
Come affondano le sue parole nella testa di Mimmo, così le nocche affilate del ragazzo sprofondano nello stomaco di Manuel e i frammenti della vetrinetta contro cui si ritrova sbattuto senza troppe cerimonie si conficcano nella sua schiena. Resta senza fiato per un istante, sinceramente preso alla sprovvista dalla forza che non si aspettava avessero quelle braccia esili.
Ma Mimmo è cresciuto in strada, come lui. Manuel conosce bene le regole di questo gioco.
Sorride, prima di accovacciarsi e colpirlo sulle gambe facendolo cadere a terra. Parlano la stessa lingua ora, senza barriere e stupidi principi, in cui le parole sono scandite dai versi che escono doloranti da chi viene colpito, arrabbiati da chi colpisce, e che con le botte compongono frasi comprensibili soltanto da loro due.
Me l'hai portato via.
Gli hai fatto del male.
Ti sei preso tutto ciò che era mio.
Hai avuto una vita migliore di me, voglio anch'io una possibilità.
Dante è stato tuo padre prima che diventasse il mio.
Ho bisogno di lui più di te.
Non ti meriti Simone.
Non ti meriti Simone.
È Manuel che sta avendo la peggio. Cerca di non fermare mai i calci e i pugni dati alla cieca, senza la precisione utile a non fargli male davvero come faceva con Simone, ma Mimmo è terribilmente lucido nella furia che gli attraversa lo sguardo e colpisce come non avesse fatto altro per tutta la vita.
Dura un paio di minuti, forse una giornata intera, Manuel non sa dirlo con certezza. Però è sicuro, purtroppo, che il sangue che macchia i vestiti di entrambi sia interamente suo.
"Ma che cazzo state a fa'. Oh!"
Il rumore del setto nasale spaccato da un pugno non è stato orribile quanto quello del suo cuore che si sgretola quando vede Simone correre a controllare che Mimmo stia bene, prima di voltarsi verso di lui.
È colpa sua, è colpa delle sue paure, della sua cazzo di lingua tagliente, delle sue scenate inutili e dell'innata abilità nel ferire le persone che ama se a Simone non frega più un cazzo di lui, se si è stancato di perdonarlo, se non l'ha aspettato come un cane ubbidiente attende il suo padrone, se si è accorto che poteva avere di meglio e il meglio l'ha trovato e ce l'ha accanto ora.
È colpa sua se l'ha perso, ma fa troppo male ammetterlo.
"Ma non lo vedi che m'ha fatto? Non lo vedi che razza d'animale c'hai affianco? Come cazzo fai a stare co 'n mostro del genere, Simó?!"
Gli mostra le mani piene di sangue, si stringe lo stomaco con un braccio accartocciato sul pavimento della biblioteca.
Simone allunga le braccia verso di lui per un istante. Negli occhi ha la stessa preoccupazione che gli ha sempre rivolto, avvolta in un manto d'amore così caldo che Manuel se n'era sentito soffocato.
Però ora sente freddo. E Simone sposta gli occhi sul ragazzo accanto a lui.
Mimmo esce dalla biblioteca ancora saturo d'ira ed eccitazione, seguito poco dopo da Simone - è titubante, dondola sul posto, non sa bene che fare. Manuel si chiede se le sue parole intrise di veleno abbiano fatto centro, in qualche modo. Se si farà qualche domanda, se si fiderà meno di chi gli dorme abbracciato tutte le notti.
Manuel si sente lo stesso mostro che ha accusato l'altro di essere. D'altronde, colpire Mimmo è stato come colpire uno specchio.
#scusate per il disclaimer ma vedo zero tolleranza quindi meglio essere chiarə#probabilmente non era quello che ti aspettavi anon AHAHHA mi dispiace tanto l'avevo pensata meno triste ma purtroppo è uscita così#non la metterò su wattpad perché non voglio essere linciata e non voglio che venga linciato mimmo#un professtag#upficlet
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Volevo chiedere scusa. A chi ha ricevuto da me delusioni, assenza, ritardi, silenzi. A chi si aspettava da me qualcosa, perché non ho avuto nulla più da offrire.
Anni fa ho sperimentato il dolore ma poi è arrivato di peggio. Ciò che mi ha spaventato sul serio è stata l'apatia, forse un principio di depressione. In quei momenti il dolore l'ho cercato e me lo sono procurato, per sentire qualcosa.
Giornate passate a fissare il nulla, a desiderare il nulla, a credere in nulla. Non è ancora finita, ci sono alti, ci sono bassi.
Alcune volte mi stupisco di quanto non sappia più cosa è l'ansia. Perché non mi importa di nulla, le situazioni di ansia ho finito per evitarle, ho preferito il nulla.
Nulla di importante da fare, nessuno che mi aspetta. L'ho scelto io, lontano da tutti. Attento a quel silenzio prima di una macchina che passa di notte in mezzo al nulla, attento a quel bianco del muro in uno dei pomeriggi che non passa. Mi sento solo, anche quando so che c'è vicino a me qualcuno che mi vuole bene, o che ci sarebbe qualcuno per me, ma io non per l'altro. Ho lasciato che ognuno prendesse le proprie strade, e se qualcuno mi sceglieva, lo tenevo distante.
Nel nulla ho conosciuto chi aveva qualcosa dentro, qualcosa di delicato e lento, che poteva anche non uscire. Che lentemente usciva come dalla tana uno scoiattolo. Oggi il pianoforte di Stefano ha suonato per me. Una melodia delicatissima prima, più vivace poi. L'ho ascoltato, senza fare altro, come quando fisso il vuoto. Era per me. Ed era musica, arte, anima pura. Senza questo vuoto, io non avrei mai saputo gustare questa missica, questa compagnia.
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State messi male.
Non che io sia messo meglio, ma oggi ho accompagnato mia madre all'ospedale per una visita, fatta la strada, aspettato il turno per un'ora e mezza e per cosa? Per dirle che deve fare un altro tipo di visita, allora non era meglio che le dicevano direttamente che la visita era l'altra? Mia sorella mi dice che qua è così, ma così come? Questo è spreco, di tempo e di risorse, il tempo per gli infermieri, i medici, oltre che il nostro, risorse in termini di denaro, la carta che viene sprecata. Non è solo una questione burocratica, ma di inutili appuntamenti. Mentre aspettavamo è arrivata una coppia che un pò alterata chiedeva di sapere quando avrebbero operato la donna, non ho capito cosa avesse ma sembrava una cosa che cresceva e lei diceva che ogni giorno è peggio, a cosa serve un servizio se non funziona, costruire un ospedale enorme se non funziona come dovrebbe. Io fortunatamente non ne ho bisogno, ma non vedo l'utilità di tanto spreco, poi c'è chi dice che è normale, ma che normalità è? Una normalità fuori dal mondo.
Va bè, che posso fare io da solo se il sistema odierno è una cosa informe e senza logica? Niente, lo scrivo qua e qualcuno mi dirà che siamo nella merda, l'ho visto. Comunque, da un paio di giorni mando candidature a svariate posizioni lavorative e mi sembra che le cose non siano diverse dall'Estonia, per curiosità ho anche dato uno sguardo al sito che guardavo quasi ogni giorno a casa soliti lavori, anzi, c'è quella famosa ditta a cui serve un addetto per la comunicazione in lingua italiana ma che come mi diceva l'ambrogino "fanno finta che assumono", boh. Tornerei subito a casa, in questo momento farei il biglietto e domani prenderei l'aereo, ma non per la questione dell'ospedale o del lavoro, ma per tornare a quella pace che mi è sfuggita di mano, si stavo meglio prima, mannaggia a me e a quando mi sono fatto convincere da Spock che era meglio qua, un cazzo, tra l'altro lui ha avuto problemi con la moglie per il fatto che lei pensa che io lo porto a mala strada, che sarebbe che lo induco a tradirla o almeno che sono un poco di buono e che vado in cerca di donne, e così ci vediamo poco, anzi per niente e pensare che eravamo così contenti così almeno potevamo passare un pò di tempo assieme che erano anni che non ci vedevamo, neanche questo. Una cosa è certa però, con questa situazione ho attirato l'attenzione della mia lei, le manco, pensare che a me lei mancava già quando ero a casa e per lei non esistevo, beh detta così suona male, diciamo che non mi cagava come volevo, certo è facile pensare che i miei servizi di casalingo (disperato) le mancano forse più della mia persona, ma ad oggi cari miei non so cosa le passa per la testa, già, a me lei mi manca da morire, ancora di più ora che siamo lontani, si ovvio le ho sempre fatto notare che sono solo, anche quando ero la, ma spesso era solo per qualche giorno e poi tutto tornava come prima. Mi sono sentito come quei cani che aspettano il padrone che torna a casa per poi avere solo i croccantini e una carezza, mentre lui si aspettava coccole e una passeggiata, ma non ho voglia di tornare a fare il cane, quindi stringo i denti e continuo su questa strada che nonostante tutto è l'unica che posso battere e che ritengo comunque sbagliata.
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Amica a Distanza
Ed eccoci qui chi selo aspettava? Io ha scrivere a Te...
Un giorno per caso come tanti giorni apro la live per divertirmi e conosco Te una parte fontamentale di me ad oggi sono 5 mesi che il nostro rapporto va...avanti tra dirette,videochiamate,chiamate e tantissimi messaggi a tenerci compagnia ma soprattutto a tenerci vicine....Io del sud tu del nord con Tantissimi kl che ci dividono, e pur noi ci crediamo vero? Crediamo nella nostra amicizia senza invidia senza malizia e diamo valore al giorno dopo più unite...Se sto qui a scriverti perché ti avevo promesso e ti prometto che anche se questa amicizia finirà ci sarà sempre qualcosa che parlerà di Te o scritto alla spazio di scrivere su Marte il tuo nome 🩷 e la notifica e arrivata....non potevo avere amica migliore di Te e come ti dico sempre Grata alla Vita...Non c'è Distanza capace di separarci Io ci Credo e tu?
Va bhe dai non voglio portartela tra le lunghe spero solo che questo messaggio primo o poi lo vedrai io ci spero e come diciamo noi Ad Un Passo Da Te "S"🩷
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Chi nasce suddito non può morire Sovrano!
Mi rendo conto che sono circondata da sudditi, da gente che si rassegna dicendo "eh, purtroppo funziona così", da gente che ti deride mentre ti batti per i tuoi diritti solo perché non ha le palle di farlo... Da gente a cui brucia il sedere quando viene a sapere che hai ottenuto ciò che ti aspettava di diritto mentre sta ancora blaterando che funziona così". Gente secondo la quale non bisogna contrastare niente perché "funziona così", perché è inutile arrabbiarsi e devi fare quello che ti dicono. Meno male che in passato c'è stato chi non si è fatto andar bene la dittatura, le leggi razziali, o i diritti non riconosciuti alle donne. Meno male che è esistita sta gente con le palle, altrimenti staremmo ancora in quello stato vergognoso, senza diritti e senza riconoscimento alcuno!
Preferisco essere derisa mentre ottengo ciò per cui lotto, piuttosto che far parte dei sudditi burattini della vita!
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E rieccoci qui, un foglio bianco e mille frasi per la testa. Da dove dovrei iniziare?
E' ufficialmente un anno che ho cambiato totalmente vita e non mi sembra ancora vero: andare lontano da casa, mollare l'università, iniziare un nuovo percorso di studi, lasciare andare un sacco di persone. Così è la vita, a quanto pare. Ma cosa diavolo posso saperne io di come va la vita?
Ricordo tutto di quel periodo buio, ricordo ogni odore e ogni sensazione sulla pelle; ricordo persino il dolore alla gola dopo aver pianto in silenzio per ore; ricordo dei giorni passati a fissare il soffitto, ricordo di quando non avevo nemmeno la forza di andare a lavare i capelli, ricordo il peso che saliva e scendeva continuamente, ricordo dei giorni stesa a letto, a pensare "magari domani non mi sveglio", a sentirmi in colpa per esserci, a fingere di esserci per fare un piacere agli altri, ma gli altri lo vedevano? Lo vedevano che stavo così? Di quei giorni fortunatamente ricordo l'arrivo di Pako, quelle 4 zampette in giro per casa a cui dovevo badare che mi facevano alzare dal letto, non avete idea di quanto ho pianto guardandolo sapendo che avevo un amico e che non sarei mai più stata sola. Lui c'è sempre stato ad ogni crisi, si metteva nell'angolo opposto a dove mi mettevo io e aspettava, aspettava e aspettava, poi appena cercavo di riprendere il respiro regolare si avvicinava piano piano come per dirmi che tutto era passato. Se sono ancora qui a scrivere è solo grazie a lui ed è la cosa più preziosa che ho.
Piccola Irene sarò sincera con te, non ci credevo che in un anno tu potessi cambiare così tanto, hai fatto così tanti progressi e così tante cose belle che è come se stessi vivendo una nuova vita da sola. Si, da sola è la parola giusta perchè adesso basti a te stessa e fai qualsiasi cosa per i fatti tuoi. Ora invece fai più cose da sola che con chi ti sta attorno, cambiando casa e paese hai fatto il salto nel vuoto, hai scoperto l'adrenalina e ad oggi ne sei totalmente dipendente.
Questo è sempre stato il tuo spazio, il tuo "non posto sicuro", dove potevi essere come volevi essere, dove se avevi troppi pensieri per la testa li buttavi giù senza rileggere e senza troppe pretese. Questo posto ti ha visto nelle peggio condizioni dopo l'ennesimo attacco d'ansia; hai sempre cercato qualcuno qui, non perchè volessi veramente qualcuno, ma perchè non volevi stare da sola con te stessa.
Ricordandoti è sempre stato il posto dove mettere in fila i pensieri, dove chi sei è più importante di con chi sei e dove tu vieni prima di qualsiasi altra cosa. Ricordandoti non è solo un blog, sei tu che hai lasciato parti di te per ricordarti che c'era anche quello.
Ricordandoti eri e sei tu.
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Ci sono momenti in cui la figura di nonno mi manca un po' di più, facendomi rendere conto come nel tempo insieme lui fosse diventato il mio nord in cui orientarmi nei momenti in cui ero persa, in cui avevo bisogno mi venissero porte le domande giuste e non le risposte che altri credono giuste, come quando partecipavo alle mie prime manifestazioni e nonno non ha mai detto "salti la scuola", ma mi aspettava con il quotidiano locale uscito magari giorni prima per dirmi "c'eri? Come mai hai partecipato?". Quando c'è da votare è uno di quei momenti in cui vorrei fosse possibile parlargli ancora, anche solo attraverso una tavola ouija da usare come un telefono tra dimensioni diverse, non per sentirmi di andare a votare (quello lo so, non salterei mai volontariamente) o per chi (non lo avrebbe mai detto), ma per ricordarmi l'importanza di scegliere e di scegliere consapevolmente.
E queste mie elucubrazioni non hanno senso, i morti sono morti: non ci puoi parlare, non li puoi sentire, non puoi averci a che fare, perché una volta tornati alla terra non resta niente se non un mucchio di ossa. Eppure la mia tessera elettorale è già nella borsa su cui capeggia la scritta sta rottura di coglioni de fascisti, come se potessi scendere le scale e arrivare al seggio con la mano di nonno su una spalla.
Com'è insensato certe volte il cervello umano.
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Sessismo o Cretinismo ?
Il Mondo Multidisciplinare: https://facebook.com/pittografica
Blog: www.pittografica.it" SESSIMO oppure CRETINISMO FEMMINISTA ? *Il sessismo è un termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne. Può manifestarsi in una sorta di essenzialismo secondo cui gli individui possono essere compresi e giudicati semplicisticamente in base ad alcune caratteristiche fisiche o del gruppo di appartenenza, in questo caso il gruppo maschi o femmine*
* Detto questo: ☝👍☝👍 "Ah, le fiabe! Quelle storie che ci hanno cullato nell'infanzia, popolate da principesse belle come il sole e principi coraggiosi pronti a salvare il mondo. Ma aspetta un attimo... non è forse questo un retaggio di un'epoca in cui le donne erano viste solo come belle damigelle in attesa del loro principe azzurro? Ecco che arriva Paola Cortellesi, attrice di talento e spirito critico, a scuotere le acque.La Cortellesi ha recentemente sollevato un polverone, accusando alcune delle nostre amate fiabe di sessismo. Prendiamo ad esempio 'Biancaneve e i sette nani'. Secondo la Cortellesi, Biancaneve non era altro che la colf dei sette nan. E ha un punto, amici miei. Dopo tutto, Biancaneve puliva, cucinava e si prendeva cura dei nani, tutto mentre aspettava che un principe venisse a salvarla. Ma, come osserva sagacemente la Cortellesi, se Biancaneve fosse stata una cozza, il cacciatore l'avrebbe salvata lo stesso?E poi c'è Cenerentola, la povera ragazza costretta a fare le pulizie per la sua crudele matrigna e le sue sorellastre, salvata solo dal riconoscimento di una scarpetta di cristallo. Perché, si chiede la Cortellesi, il principe non poteva semplicemente riconoscerla guardandola in faccia?Le parole della Cortellesi ci fanno riflettere sulle sottili forme di sessismo che permeano la nostra cultura. Ma non temete, amici miei. Non è tutto perduto. Come dice la Cortellesi, possiamo cambiare. Possiamo rifiutare questi stereotipi e costruire una cultura in cui uomini e donne sono valorizzati per ciò che sono, non per il loro aspetto o per il ruolo che la società si aspetta che interpretino.Quindi, la prossima volta che leggerete una fiaba ai vostri figli, ricordate le parole della Cortellesi. E chiedetevi: 'Se Biancaneve fosse stata una cozza, il cacciatore l'avrebbe salvata lo stesso?'"*Poi mi chiederei cosa facessero ad una bella ragazza in un antro di nani assatanati che non vedevano una donna da mesi e da anni ! :-O Mi sembra che anchei principi attuali non siano più così AZZURRI ma alcuni tendano pericolosamente verso il ROSA ! www.pittorafica.it
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31/12 - Figure dell'attesa: Simeone e Anna Lc 2,22-38
A chi viene presentato Gesù nel suo ingresso nel mondo? Ai pastori, razza scomunicata e oggi l’evangelista Luca fa entrare Gesù nel tempio e incontra Simeone e Anna. Vediamo un uomo, Giuseppe, e una donna, Maria, portare il loro bambino, uno come tanti, come lo portavano tutti. E non accadeva nulla nel tempio. Ed ecco arriva Gesù. Quell'uomo e quella donna con il loro bambino passano inosservati. Forse si aspettava il Messia da una famiglia blasonata, non certo da due genitori che portavano un'offerta povera, quella dei poveri. Il bambino taceva o forse solo piangeva.
Che la salvezza fosse in braccio a una madre in un bimbo senza parola, era quasi da non credere. Ma gli occhi videro la salvezza. Gli occhi di chi? La solennità di questa presentazione, di ogni vera presentazione del Signore, trova rifugio negli occhi e nell'anima dei veri credenti. Incontriamo oggi Simeone e Anna, volti scavati dalla vecchiaia ma ancora capaci di attendere. Non si erano arresi alla tentazione di spegnere alla sera i sogni accesi al mattino. Simeone dice "Ora". "Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza". E anche Anna a ottantaquattro anni era ancora là, di giorno e di notte, tra quelli che attendevano la venuta del Redentore.
Simeone teneva in braccio il bambino. Il vecchio e il bambino, gli estremi della vita, dentro la salvezza. Il vecchio salutava la salvezza in quel bimbo e benediceva Dio e le sue parole, quelle di un vecchio, erano un canto. Parole che la chiesa canta ancora ogni sera, all'avvicinarsi della notte. E così da secoli. Simeone, il vecchio Simeone, mai e poi mai avrebbe immaginato che, dopo duemila anni, ogni sera sulla terra, si sarebbero cantate le sue parole.
Pensate quante cose gli occhi di quel vecchio avevano visto nella sua vita. E poi avrebbe visto la morte che è la cosa che vedono tutti, che vediamo tutti. Ma c'era per lui una promessa: "che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore". Quel giorno, mosso dallo Spirito, si era recato al tempio e quel giorno i suoi occhi videro. Videro la salvezza. È una questione di occhi. Tutti vedono la stessa scena, gli stessi personaggi, ma c'è chi non va oltre, non vede altro.
Mi viene in mente la beatitudini del monte: "Beati i puri di cuore, vedranno Dio". Beati coloro che hanno custodito la limpidezza dello sguardo, che non si sono lasciati corrompere da interessi o da presunzione: loro vedranno Dio. Chi accoglie Gesù e lo riconosce sono due anziani dalla fede semplice e dal cuore aperto, che hanno vissuto una lunga vita aspettando la salvezza di Dio. Questa fede semplice che aspetta da Dio la salvezza è anche la nostra fede?
Di Simeone è detto che era un uomo giusto e timorato di Dio. I timorati di Dio, quelli che non si sentono padroni di Dio né del suo mistero, davanti a lui stanno, come Mosè, togliendosi i calzari, sanno di calpestare terra santa. Giusti e timorati di Dio sono quelli che "aspettano la consolazione del loro popolo". Hanno occhi solo per il popolo. A loro sta a cuore non la sorte o gli interessi personali, ma quelli del bene comune. Sono quelli che non si sono arresi, non si sono rassegnati al degrado e ancora aspettano. Aspettano il conforto, non semplicemente il loro, ma quello di un popolo. Aspettano la consolazione, non la loro, ma quella di un popolo.
Tante cose aveva visto Simeone nella sua vita ma non gli avevano risolto la paura della morte. Anche noi vediamo eventi che ci lacerano la vita, abbiamo visto volti a noi cari di una tenerezza struggente eppure non ci basta perché possiamo andarcene senza paura e per andarcene in pace. Ed è per questo che vorremmo incrociare Gesù e la sua luce, per poter andare in pace con Lui. Perché la sua luce ha tolto l'ombra della paura sia alla vita che alla morte. Se lasceremo entrare Gesù nel suo tempio, se ci lasceremo muovere dal suo Spirito, non avremo paura di andarcene. E ce ne andremo in pace.
Don Paolo Zamengo SDB
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le avevano sempre detto che aveva un cuore grande e, in fondo, ci credeva.
cosa non le avevano detto però, è che un cuore grande quando si rompe, fa molto più rumore di un cuore normale.
l'aveva sentito spezzarsi in tanti piccoli pezzi.
le era già successo, ma aveva trovato qualcuno in grado di praticare l'arte del kintusgi e così, ogni pezzo era tornato al suo posto ancora meglio di prima.
non si aspettava che sarebbe stata proprio quella persona a prendere nuovamente il suo cuore e gettarlo a terra, distruggendolo in modo che, sentiva, non avesse rimedi.
il kintusgi va bene una volta, magari anche due o tre se si tratta solo di crepe.
ma quando i pezzi sono piccoli e smussati, non si può più far nulla. non c'è più modo di farli unire di nuovo.
era un dolore che percepiva fisicamente.
le faceva male come quando ci si rompe qualche osso.
una sofferenza così grande da non poter passare inosservata.
e non si limitava solo al cuore.
aveva male ovunque.
lo stomaco non la smetteva di chiudersi, la testa pulsava così forte per via del pianto continuo che scuoteva il suo corpo e le guance bruciavano tanta era la forza che usava per asciugarle.
si sentiva debole, dentro e fuori.
svuotata da qualunque tipo di certezza.
si sentiva persa, sola e abbandonata, di nuovo.
e di nuovo, tutto questo causato da qualcuno che le aveva promesso felicità e amore.
sapeva di aver sbagliato a dare la sua fiducia a qualcuno, era un errore che aveva già commesso in passato.
eppure sembrava diverso lui.
sembrava reale.
ovviamente, era una bugia.
aveva sbagliato e lo sapeva, ma non si dava colpe per questo.
non era colpa sua se le persone erano così brave a fingere.
se lei era sincera, non poteva certo pretendere lo fossero tutti.
le dispiaceva soltanto che, quel cuore così grande che possedeva, dovesse rimetterci sempre.
per questo desiderava inconsciamente sentirlo spegnersi piano piano, come stava facendo già lei.
era l'unica soluzione per placare quel dolore e non infliggerne dell'altro ad un organo così delicato e, come lei, senza colpe.
se non quella di concedersi sempre a chi, un cuore così, non lo meritava affatto.
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[...]
le persone di cui hai bisogno sono quelle che meno ti aspetti. coloro che magari sono già nel tuo cammino ma non dai peso alla loro presenza, finché un giorno quest'ultimi decidono di fare un passo verso di te.
all'inizio non ci si rende conto di quanta potenzialità abbia una persona, diamo tutto per scontato senza soffermarci nei dettagli, ma basta alzare un attimo lo sguardo, percepire la profondità di quella persona e capire che è sempre stata lì per noi, ma aspettava.
aspettava e aspettava.
il coraggio prese posto dentro di sé e fece quel passo che li costò caro, ma che ne valse la pena. un gesto banale, un messaggio buttato lì per scherzo. eppure è da questi particolari che quella persona si materializza accanto a noi.
può arrivare in un momento buio, come può arrivare in un momento di sola enfasi, come può addirittura arrivare in quel momento in cui si è in bilico:
“cos'è meglio per me? mi fa stare bene oppure no? chi e cosa sceglierò? ne varrà la pena?”.
[...]
«stasera sono a cena con la compagnia, non farò tardi»
«prendi su le chiavi di casa, così almeno se mi addormento sei a posto»
il fatidico fine settimana è arrivato e il bisogno di uno stop al cervello è elevato.
«non esagerare nel vestirti che c'è freddo»
ovviamente le urla di mia madre non potevano mancare. considerando che ormai non ho più l'età per andare con le cosce di fuori, direi che è il minimo vestirmi a mo' di cipolla.
vent'anni e non sentirli, pensa che storia, ancora mi chiedo come sia possibile che mi basti solo uscire in maniche corte e il raffreddore è assicurato. figuriamoci se esco con un vestito, direi broncopolmonite 4.0 ma sono solo dettagli.
«esco ci sentiamo dopo»
[...]
ci risiamo ecco che perdo il telefono in macchina, di nuovo.
«ci sono ho appena parcheggiato due minuti che esco dalla macchina»
tempismo perfetto per ritrovare il telefono, ringraziamo la tecnologia e l'invenzione del bluetooth in macchina.
«ma scusa che macchina hai? non ti vedo»
«va bene che sono bassa ma non pensavo così tanto, potrei offendermi. comunque vedi un pick up nero? ecco sono qui, ma tanto sto arrivando»
e chiusi definitivamente la chiamata, presi di fretta la borsa e mi incamminai verso il ristorante.
ne era passato di tempo dall'ultima volta che lo vidi, sempre nel suo giacchetto da moto e un sorriso che fa sorridere tutti.
«ma buonasera, fammi capire tu e quel bestione? ma scherziamo? una sola parola stupenda, anche tu ovviamente»
«che simpatico, dai entriamo che c'è freddo»
consapevole del fatto che avremmo dovuto aspettare un eternità che gli altri arrivassero...
«un tavolo per due, per favore»
un tavolo per cosa? aspetta un momento non sto capendo...
«ho preferito non dire agli altri che uscivamo perché ogni volta mi va male qualcosa se ne parlo»
superstizioso il ragazzo, come me, andiamo bene.
troppe domande e troppe risposte mancanti, ma solo una domanda fissa “perche?”
[...]
«grazie per la bella serata, mi ci voleva proprio. sono stata davvero bene, sai che mi davi l'impressione di quel ragazzo che se la tira? ecco e mi stavi un po' sul cazzo, ma dopo stasera ho rivalutato molto»
«ah grazie, non me l'aspettavo, mi fa piacere che tu sia stata onesta. è giusto essere selettivi con le persone»
era passato davvero tantissimo tempo che non uscissi con un ragazzo solo per bere qualcosa o mangiare semplicemente una pizza.
serata di tante chiacchiere e risate.
«ancora non mi sta bene che hai pagato la cena»
«era il minimo, tu hai offerto l'aperitivo quindi»
«una scusa in più per chiederti di nuovo di uscire»
[...]
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