#c'è chi aspettava
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gothass · 4 months ago
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È uscito "from zero" prego
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abatelunare · 6 months ago
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Trappola e raccomandazioni
Gira uno spetegulessssssss riguardante il film Trap. I maligni dicono che Shyamalan lo abbia scritto e girato per lanciare la figlia cantante. (Alla quale, vedi caso, è stata affidata proprio la colonna sonora del film). Detto ciò, io posso affermare che i lavori di questo regista mi piacciono. Nonostante non siano all'altezza del suo esordio (Il sesto senso, per chi non lo sapesse). Perché lui parte sempre bene, eh. Poi finisce che si sbrodola e si banalizza. Nonostante l'indubbio mestiere. Nonostante quei colpi bassi che piazza qua e là, specie nei finali. La storia è assai semplice. Un uomo accompagna la giovanissima figlia al concerto che lei aspettava da tempo. (La cantante, sia detto in tutta franchezza, è proprio la pargola di Shyamalan). E fin qui, nulla di strano. Solo che il genitore è un crudelissimo serial killer, conosciuto come il Macellaio. E l'FBI ha trasformato la sede del concerto in una gigantesca trappola (da cui il titolo) al solo fine di catturarlo. La vicenda è ben raccontata: c'è molta tensione e i colpi di scena sono azzeccati. Il regista, poi, ha sempre quelle sue invenzioni visive che centrano il bersaglio. Non manca la Rivelazione finale, che mi ha sorpreso (ma forse perché nei gialli io non capisco mai una sega). Peccato che la conclusione sia effettivamente banale. Non risponde infatti a tutte le aspettative generate durante la narrazione. Hartnett è uno psicopatico abbastanza credibile, sebbene mantenga forse troppa calma. E la figlia del regista non sembra male, come attrice. Ma io me ne intendo fino lì. E posso anche sbagliarmi.
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falcemartello · 2 years ago
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Estratto intervista in cui Musk distrugge James Clayton
Clayton: da quando c'è lei molti dicono ci sia più disinformazione su twitter...
Musk: cosa intende per disinformazione?
C: avete licenziato i moderatori...
M: sì, censurare le opinioni altrui in questo paese è un reato...
C: ma adesso la disinformazione chi la ferma?
M: mi faccia un esempio...
C: ecco adesso non ricordo è un po' che non guardo Twitter...
M: un esempio uno solo...
C: va bene andiamo avanti...ci sono organizzazioni che hanno interesse a dire cose false...
M: come la BBC? la BBC ha ammesso di aver detto cose false sul Covid
C: ...questa non è un'intervista sulla BBC...
M: no, il fatto è che lei non si aspettava che io le facessi questa domanda...
[via Twitter @boni-castellane]
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Tutta la fragilità della costruzione è che bastano 5 minuti di verità per creare crepe cui non sanno reagire. Ecco il bisogno disperato di controllo e censura.
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multiverseofseries · 7 months ago
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Ahsoka: Star Wars torna a splendere su Disney+
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L'hype può essere uno strumento incredibilmente pericoloso, in particolar modo quando ci si confronta con franchise od in generale realtà dalla lunga storia. Prendiamo ad esempio la Marvel, post-Endgame, diversi aspetti relativi al Multiverso - come abbia realmente avuto inizio, quali siano le reali conseguenze e dove prima o poi sfoceranno - stiano creando una confusione terrificante per i fan, che quasi ad ogni nuovo film o serie tv vengono introdotti a regole e funzionamenti piuttosto in contrasto tra di loro. Dopo la saga dell'Infinito, quanta attesa c'era per il prossimo grande arco? Dopo Thanos, quanta spasmodica voglia di ammirare l'inedito villain? Che spada di Damocle graverà sulla testa di The Kang Dynasty e Secret Wars, dopo Infinity War ed Endgame? Star Wars non è in una situazione tanto differente.
E dunque è comprensibile perché Andor abbia avuto l'incredibile successo di critica ma anche di pubblico che ha avuto, in fondo nessuno si aspettava chissà cosa da uno spin-off prequel di Rogue One. Che Ahsoka sia riuscita ad offrire un livello qualitativo molto simile con le enormi aspettative della fanbase è, invece, un capolavoro targato Lucasfilm ancora superiore ed una commovente dimostrazione di cosa possa essere Star Wars a quasi 50 anni da Una Nuova Speranza.
Far, far away…
Cerchiamo però di ricapitolare brevemente dove si colloca questa serie e cosa vuole raccontare: ambientata dopo gli eventi della terza stagione di The Mandalorian e prendendo tuttavia inizio dal quinto episodio della sua seconda stagione (che a questo punto possiamo considerare un vero backdoor pilot), Ahsoka narra le gesta dell'omonima protagonista (Rosario Dawson) mentre cerca di capire dove sia finito il Grand'Ammiraglio Thrawn (un perfetto Lars Mikkelsen), dopo aver sentito voci di un suo possibile ritorno nella galassia come erede dell'Impero, e di conseguenza anche lo scomparso Ezra (Eman Esfandi).
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In The Mandalorian l'avevamo vista alle prese con Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto), alleata chiave di Thrawn, e qui veniamo a scoprire l'esistenza di una mappa che indica la posizione proprio del Chiss dagli occhi fiammeggianti, ma per aprirla avrà bisogno dell'aiuto della sua ex-apprendista Sabine (Natasha Liu Bordizzo) e presto scoprirà di non essere la sola interessata a questa ricerca. Ora, credo sinceramente sia il caso di indicare subito l'elefante nella stanza, reso già evidente da questa semplice sinossi, ovvero che Ahsoka non è una serie aperta a tutti. Con ciò intendo che pezzi fondamentali della sua trama nonché le caratterizzazioni, i rapporti e i comportamenti della maggior parte dei personaggi non sono purtroppo accessibili a chi non ha visto determinate produzioni. Dispiace, eppure non c'è modo di addolcire la pillola in quanto la serie non fa assolutamente nulla per colmare simili mancanze come ad esempio faceva The Mandalorian.
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E forse Filoni e soci non hanno neppure tutti i torti, perché sarebbe stato impossibile inserire qualche dialogo chiarificatore riguardo personaggi dalla storia su schermo tanto lunga. Insomma, è necessaria la conoscenza pregressa di alcuni archi di The Clone Wars e della quasi interezza di Rebels, altrimenti proprio sul piano narrativo ed emotivo la serie rischia di non trasmettervi nulla. Ma, una volta scansata tale problematica, com'è Ahsoka?: Ahsoka è Star Wars al 100%, che non ha paura di usare le sue armi migliori e soprattutto non teme di espandere la lore di un franchise monumentale.
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È una serie che catapulta lo spettatore immediatamente al centro dell'azione - proprio perché è una continuazione diretta e come tale non necessita di un prologo - e, escluse alcune pause a dir poco clamorose, non si ferma mai fino all'ultimo minuto disponibile. Però paradossalmente la narrativa è forse la componente meno importante, d'altronde non è altro che una lunga missione di ricerca e/o salvataggio, una sfrenata corsa contro il tempo dalle poste in gioco estremamente alte e delicate. Narrativamente non c'è altro - se non giusto qualcosina di intrigante sul finale - e perciò le luci della ribalta vengono occupate dai protagonisti, che bucano in continuazione lo schermo.
Il vero show
Rosario Dawson, Natasha Liu Bordizzo, Eman Esfandi, Mary Elizabeth Winstead - che interpreta Hera Syndulla - e Lars Mikkelsen sono stati semplicemente straordinari nel dare vita, dalle movenze ai modi di parlare, a personaggi preesistenti, a catturare perfettamente le loro peculiarità, che sia la giovialità in qualunque situazione di Ezra o la sfacciataggine di Hera. Così come sono stati clamorosi il compianto Ray Stevenson e Ivana Sakhno nei panni di due Jedi Oscuri, delle new entry tra le più interessanti in Star Wars nell'ultimo decennio. Sono letteralmente loro a fare lo show: il rapporto complesso tra Ahsoka e Sabine e, di riflesso, quello tra la Togruta e il suo vecchio maestro Anakin, l'irraggiungibile carisma e freddezza spietata e calcolatrice di Thrawn predominante in ogni scena che lo vede presente, i dilemmi morali che il ritrovamento di Ezra comporta, la disturbante aura di magia sinistra intorno alle Sorelle della Notte, la dialettica maestro-allievo presente anche in Baylan Skoll e Shin; Ahsoka esegue magistralmente tutti questi punti, inondando lo spettatore con un maremoto continuo di misteri, emozioni, sorprese.
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Un risultato stupendo esaltato infine da delle sequenze d'azione - come in Andor e in The Mandalorian, - ben realizzate, tra cui uno scontro tra astronavi in volo che non si conclude in 10 secondi o finisce per diventare un amalgama indistinto di laser ed esplosioni casuali. Se c'è da trovare un difetto nella nuova serie Star Wars, è la sua natura di ponte perlomeno in questa prima stagione, perchè in fondo non è altro che un ulteriore passaggio verso il film crossover che intende realizzare Filoni. Con un'ipotetica seconda stagione, però, le potenzialità di espandere il materiale di base sarebbe meravigliosamente infinite.
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intotheclash · 10 months ago
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Banda Bassotti - Comunicato Nº38  (25 Aprile)
E c'è chi compra i suoi diritti a cambiali Così tutta la vita fino ai funerali Posto sicuro in una fabbrica di veleno Ma che fortuna! chissà quanti progetti che faremo Solo 8 ore e un po' di straordinario serale E vedrai che bei regali ci faremo a Natale Maternità un grosso guaio per la produzione Nessun ricatto se sei per caso moglie del padrone E i caporali a nord e a sud sono tutti uguali Pane e lavoro li troverai sotto i loro stivali E vanno via la luna e il sole e ancora un altro giorno Tutta la vita come uno schiavo come un animale C'è chi ha la casa bella e riscaldata e c'è chi vive per la strada C'è chi si compra un vestito al giorno e chi non ha nessuno intorno E chi va al cesso con il cellulare chi non ha i soldi per il pane E chi ripete si signore ogni giorno e chi si vuole ribellare E c'è chi pensa ai dannati della terra E a questa guerra risponderà con un'altra guerra E il minatore che nella miniera ha perso il sole E Vincenzino uscito dal cantiere senza la vita E chi quel giorno aspettava un treno nella stazione Forse il suo sangue avrebbe dato per un mondo diverso E per te chi ha pagato E perché l'ingiustizia è un diritto É per te che hai detto no, e sei stato incatenato E perché chi si ribella sarà torturato E perché chi si ribella sarà ammazzato E se la morte avesse la memoria ricorderebbe i vivi che in galera ci hanno chiuso la storia E chi sta fuori ha dimenticato che fuori nulla è cambiato e dentro niente è cambiato e che sarebbe stato diverso e quel lontano 25 Aprile Compagno non lasciare quel fucile
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omarfor-orchestra · 2 years ago
Note
scrivici una scena su m e m che si menano per simobale pls 🙏🙏
Eccomi qua anon ci ho messo quanto? Un mese? Non so cos'ho scritto onestamente.
Comunque il disclaimer d'obbligo è non insultate Mimmo per piacere che io ad oggi non trovo motivi giustificabili per odiarlo. Se dovete insultarlo fatelo da un'altra parte, grazie 🫶🏻
Si riscopre cattivo Manuel, lui che ha sempre fatto in modo di fermarsi a un passo dalla crudeltà a favore della reputazione di stronzo che si è guadagnato con fatica e una punta d'orgoglio - che nella vita serve, questo lo ha imparato presto.
Da qualche parte - soffocato dal rancore a dal dolore che da qualche settimana non smettono di pulsare sotto la sua pelle a ritmo del battito del suo cuore - il barlume del raziocinio illumina quel petto fattosi caverna e gli mostra sulle pareti il disegno di un dito puntato contro se stesso.
Eppure non riesce ad assumersi tutte le colpe del caso. L'unica cosa che può fare, l'unica cosa che gli dà un briciolo di sollievo al bruciore costante è ritorcere quell'indice verso il ragazzo appoggiato all'uscio della biblioteca.
Sta aspettando che Simone gli porti un caffè dalle macchinette in fondo al corridoio. Guarda verso di lui come se non ci fosse nessun altro attorno, un sorriso timido sul volto ad illuminarne gli occhi attenti, scaltri, di chi è abituato a non fidarsi mai di nessuno.
E Manuel lo sa - lo sa, perché guardare lui è come vedersi allo specchio, come vedere la sua vita passata e futura in un filmino - che sta abbassando la guardia solo ora, perché Simone ce la sta mettendo tutta per abbattere le sue difese e farlo aprire con lui e con gli altri, a renderlo più sereno, più simile ad un ragazzo della sua età e non si arrenderà finché non tirerà fuori ciò che di bello vede in lui.
Lo rende anche più vulnerabile, però.
Manuel sa esattamente dove colpire per farlo scattare.
"È l'ora d'aria pure pe' lui, regà?"
Si affida alla poca intelligenza emotiva dei compagni e al volume alto della sua voce. Non lo guarda in faccia, quasi gli dà le spalle per crogiolarsi nella finta superiorità con cui si maschera e si arma. Con la coda dell'occhio lo vede sciogliere la posa rilassata e contrarre la mascella, ma non basta. Gli serve una spinta in più.
"Magari se lo chiudono nella biblioteca se sente più a suo agio".
"Mi stai sfottendo?"
Se la sente addosso, la crudeltà. Penetra nel sangue e si mischia con l'adrenalina che sfreccia nelle sue vene, gli fanno vibrare i muscoli d'aspettativa per uno scontro che è sempre più vicino.
All'arsenale aggiunge il sorriso più beffardo che possiede e una voce così derisoria da risultare fastidiosa alle sue stesse orecchie.
"Che hai detto? N'ho capito".
Pare pronto per un attimo, i pugni chiusi e le gambe appena flesse per darsi lo slancio. Poi guarda verso il fondo del corridoio, dove Simone ancora litiga con la macchinetta e con i soldi nel portamonete.
Scarica la tensione con un sospiro, prima di dare le spalle a Manuel e tornare a poggiarsi allo stipite della porta.
"Stu piezz 'e mmerd".
Manuel non ci sta.
Serra i denti e si ascolta quasi ringhiare tanto è montata la rabbia dentro di sé e cerca nel suo stesso cervello i punti più delicati da colpire, i più dolorosi da toccare.
Tanto lui e Mimmo sono la stessa persona. È per questo che Simone se l'è scelto, no?
"Manco l'italiano sa parla'. Che c'è, mammá non te l'ha imparato?"
Come affondano le sue parole nella testa di Mimmo, così le nocche affilate del ragazzo sprofondano nello stomaco di Manuel e i frammenti della vetrinetta contro cui si ritrova sbattuto senza troppe cerimonie si conficcano nella sua schiena. Resta senza fiato per un istante, sinceramente preso alla sprovvista dalla forza che non si aspettava avessero quelle braccia esili.
Ma Mimmo è cresciuto in strada, come lui. Manuel conosce bene le regole di questo gioco.
Sorride, prima di accovacciarsi e colpirlo sulle gambe facendolo cadere a terra. Parlano la stessa lingua ora, senza barriere e stupidi principi, in cui le parole sono scandite dai versi che escono doloranti da chi viene colpito, arrabbiati da chi colpisce, e che con le botte compongono frasi comprensibili soltanto da loro due.
Me l'hai portato via.
Gli hai fatto del male.
Ti sei preso tutto ciò che era mio.
Hai avuto una vita migliore di me, voglio anch'io una possibilità.
Dante è stato tuo padre prima che diventasse il mio.
Ho bisogno di lui più di te.
Non ti meriti Simone.
Non ti meriti Simone.
È Manuel che sta avendo la peggio. Cerca di non fermare mai i calci e i pugni dati alla cieca, senza la precisione utile a non fargli male davvero come faceva con Simone, ma Mimmo è terribilmente lucido nella furia che gli attraversa lo sguardo e colpisce come non avesse fatto altro per tutta la vita.
Dura un paio di minuti, forse una giornata intera, Manuel non sa dirlo con certezza. Però è sicuro, purtroppo, che il sangue che macchia i vestiti di entrambi sia interamente suo.
"Ma che cazzo state a fa'. Oh!"
Il rumore del setto nasale spaccato da un pugno non è stato orribile quanto quello del suo cuore che si sgretola quando vede Simone correre a controllare che Mimmo stia bene, prima di voltarsi verso di lui.
È colpa sua, è colpa delle sue paure, della sua cazzo di lingua tagliente, delle sue scenate inutili e dell'innata abilità nel ferire le persone che ama se a Simone non frega più un cazzo di lui, se si è stancato di perdonarlo, se non l'ha aspettato come un cane ubbidiente attende il suo padrone, se si è accorto che poteva avere di meglio e il meglio l'ha trovato e ce l'ha accanto ora.
È colpa sua se l'ha perso, ma fa troppo male ammetterlo.
"Ma non lo vedi che m'ha fatto? Non lo vedi che razza d'animale c'hai affianco? Come cazzo fai a stare co 'n mostro del genere, Simó?!"
Gli mostra le mani piene di sangue, si stringe lo stomaco con un braccio accartocciato sul pavimento della biblioteca.
Simone allunga le braccia verso di lui per un istante. Negli occhi ha la stessa preoccupazione che gli ha sempre rivolto, avvolta in un manto d'amore così caldo che Manuel se n'era sentito soffocato.
Però ora sente freddo. E Simone sposta gli occhi sul ragazzo accanto a lui.
Mimmo esce dalla biblioteca ancora saturo d'ira ed eccitazione, seguito poco dopo da Simone - è titubante, dondola sul posto, non sa bene che fare. Manuel si chiede se le sue parole intrise di veleno abbiano fatto centro, in qualche modo. Se si farà qualche domanda, se si fiderà meno di chi gli dorme abbracciato tutte le notti.
Manuel si sente lo stesso mostro che ha accusato l'altro di essere. D'altronde, colpire Mimmo è stato come colpire uno specchio.
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littlepaperengineer · 1 year ago
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Volevo chiedere scusa. A chi ha ricevuto da me delusioni, assenza, ritardi, silenzi. A chi si aspettava da me qualcosa, perché non ho avuto nulla più da offrire.
Anni fa ho sperimentato il dolore ma poi è arrivato di peggio. Ciò che mi ha spaventato sul serio è stata l'apatia, forse un principio di depressione. In quei momenti il dolore l'ho cercato e me lo sono procurato, per sentire qualcosa.
Giornate passate a fissare il nulla, a desiderare il nulla, a credere in nulla. Non è ancora finita, ci sono alti, ci sono bassi.
Alcune volte mi stupisco di quanto non sappia più cosa è l'ansia. Perché non mi importa di nulla, le situazioni di ansia ho finito per evitarle, ho preferito il nulla.
Nulla di importante da fare, nessuno che mi aspetta. L'ho scelto io, lontano da tutti. Attento a quel silenzio prima di una macchina che passa di notte in mezzo al nulla, attento a quel bianco del muro in uno dei pomeriggi che non passa. Mi sento solo, anche quando so che c'è vicino a me qualcuno che mi vuole bene, o che ci sarebbe qualcuno per me, ma io non per l'altro. Ho lasciato che ognuno prendesse le proprie strade, e se qualcuno mi sceglieva, lo tenevo distante.
Nel nulla ho conosciuto chi aveva qualcosa dentro, qualcosa di delicato e lento, che poteva anche non uscire. Che lentemente usciva come dalla tana uno scoiattolo. Oggi il pianoforte di Stefano ha suonato per me. Una melodia delicatissima prima, più vivace poi. L'ho ascoltato, senza fare altro, come quando fisso il vuoto. Era per me. Ed era musica, arte, anima pura. Senza questo vuoto, io non avrei mai saputo gustare questa missica, questa compagnia.
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gcorvetti · 1 year ago
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State messi male.
Non che io sia messo meglio, ma oggi ho accompagnato mia madre all'ospedale per una visita, fatta la strada, aspettato il turno per un'ora e mezza e per cosa? Per dirle che deve fare un altro tipo di visita, allora non era meglio che le dicevano direttamente che la visita era l'altra? Mia sorella mi dice che qua è così, ma così come? Questo è spreco, di tempo e di risorse, il tempo per gli infermieri, i medici, oltre che il nostro, risorse in termini di denaro, la carta che viene sprecata. Non è solo una questione burocratica, ma di inutili appuntamenti. Mentre aspettavamo è arrivata una coppia che un pò alterata chiedeva di sapere quando avrebbero operato la donna, non ho capito cosa avesse ma sembrava una cosa che cresceva e lei diceva che ogni giorno è peggio, a cosa serve un servizio se non funziona, costruire un ospedale enorme se non funziona come dovrebbe. Io fortunatamente non ne ho bisogno, ma non vedo l'utilità di tanto spreco, poi c'è chi dice che è normale, ma che normalità è? Una normalità fuori dal mondo.
Va bè, che posso fare io da solo se il sistema odierno è una cosa informe e senza logica? Niente, lo scrivo qua e qualcuno mi dirà che siamo nella merda, l'ho visto. Comunque, da un paio di giorni mando candidature a svariate posizioni lavorative e mi sembra che le cose non siano diverse dall'Estonia, per curiosità ho anche dato uno sguardo al sito che guardavo quasi ogni giorno a casa soliti lavori, anzi, c'è quella famosa ditta a cui serve un addetto per la comunicazione in lingua italiana ma che come mi diceva l'ambrogino "fanno finta che assumono", boh. Tornerei subito a casa, in questo momento farei il biglietto e domani prenderei l'aereo, ma non per la questione dell'ospedale o del lavoro, ma per tornare a quella pace che mi è sfuggita di mano, si stavo meglio prima, mannaggia a me e a quando mi sono fatto convincere da Spock che era meglio qua, un cazzo, tra l'altro lui ha avuto problemi con la moglie per il fatto che lei pensa che io lo porto a mala strada, che sarebbe che lo induco a tradirla o almeno che sono un poco di buono e che vado in cerca di donne, e così ci vediamo poco, anzi per niente e pensare che eravamo così contenti così almeno potevamo passare un pò di tempo assieme che erano anni che non ci vedevamo, neanche questo. Una cosa è certa però, con questa situazione ho attirato l'attenzione della mia lei, le manco, pensare che a me lei mancava già quando ero a casa e per lei non esistevo, beh detta così suona male, diciamo che non mi cagava come volevo, certo è facile pensare che i miei servizi di casalingo (disperato) le mancano forse più della mia persona, ma ad oggi cari miei non so cosa le passa per la testa, già, a me lei mi manca da morire, ancora di più ora che siamo lontani, si ovvio le ho sempre fatto notare che sono solo, anche quando ero la, ma spesso era solo per qualche giorno e poi tutto tornava come prima. Mi sono sentito come quei cani che aspettano il padrone che torna a casa per poi avere solo i croccantini e una carezza, mentre lui si aspettava coccole e una passeggiata, ma non ho voglia di tornare a fare il cane, quindi stringo i denti e continuo su questa strada che nonostante tutto è l'unica che posso battere e che ritengo comunque sbagliata.
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patriziacamilla · 8 months ago
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Amica a Distanza
Ed eccoci qui chi selo aspettava? Io ha scrivere a Te...
Un giorno per caso come tanti giorni apro la live per divertirmi e conosco Te una parte fontamentale di me ad oggi sono 5 mesi che il nostro rapporto va...avanti tra dirette,videochiamate,chiamate e tantissimi messaggi a tenerci compagnia ma soprattutto a tenerci vicine....Io del sud tu del nord con Tantissimi kl che ci dividono, e pur noi ci crediamo vero? Crediamo nella nostra amicizia senza invidia senza malizia e diamo valore al giorno dopo più unite...Se sto qui a scriverti perché ti avevo promesso e ti prometto che anche se questa amicizia finirà ci sarà sempre qualcosa che parlerà di Te o scritto alla spazio di scrivere su Marte il tuo nome 🩷 e la notifica e arrivata....non potevo avere amica migliore di Te e come ti dico sempre Grata alla Vita...Non c'è Distanza capace di separarci Io ci Credo e tu?
Va bhe dai non voglio portartela tra le lunghe spero solo che questo messaggio primo o poi lo vedrai io ci spero e come diciamo noi Ad Un Passo Da Te "S"🩷
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empaticamentesblog · 1 year ago
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Chi nasce suddito non può morire Sovrano!
Mi rendo conto che sono circondata da sudditi, da gente che si rassegna dicendo "eh, purtroppo funziona così", da gente che ti deride mentre ti batti per i tuoi diritti solo perché non ha le palle di farlo... Da gente a cui brucia il sedere quando viene a sapere che hai ottenuto ciò che ti aspettava di diritto mentre sta ancora blaterando che funziona così". Gente secondo la quale non bisogna contrastare niente perché "funziona così", perché è inutile arrabbiarsi e devi fare quello che ti dicono. Meno male che in passato c'è stato chi non si è fatto andar bene la dittatura, le leggi razziali, o i diritti non riconosciuti alle donne. Meno male che è esistita sta gente con le palle, altrimenti staremmo ancora in quello stato vergognoso, senza diritti e senza riconoscimento alcuno!
Preferisco essere derisa mentre ottengo ciò per cui lotto, piuttosto che far parte dei sudditi burattini della vita!
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givemeanorigami · 9 months ago
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Ci sono momenti in cui la figura di nonno mi manca un po' di più, facendomi rendere conto come nel tempo insieme lui fosse diventato il mio nord in cui orientarmi nei momenti in cui ero persa, in cui avevo bisogno mi venissero porte le domande giuste e non le risposte che altri credono giuste, come quando partecipavo alle mie prime manifestazioni e nonno non ha mai detto "salti la scuola", ma mi aspettava con il quotidiano locale uscito magari giorni prima per dirmi "c'eri? Come mai hai partecipato?". Quando c'è da votare è uno di quei momenti in cui vorrei fosse possibile parlargli ancora, anche solo attraverso una tavola ouija da usare come un telefono tra dimensioni diverse, non per sentirmi di andare a votare (quello lo so, non salterei mai volontariamente) o per chi (non lo avrebbe mai detto), ma per ricordarmi l'importanza di scegliere e di scegliere consapevolmente.
E queste mie elucubrazioni non hanno senso, i morti sono morti: non ci puoi parlare, non li puoi sentire, non puoi averci a che fare, perché una volta tornati alla terra non resta niente se non un mucchio di ossa. Eppure la mia tessera elettorale è già nella borsa su cui capeggia la scritta sta rottura di coglioni de fascisti, come se potessi scendere le scale e arrivare al seggio con la mano di nonno su una spalla.
Com'è insensato certe volte il cervello umano.
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zenopagliai · 1 year ago
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Sessismo o Cretinismo ?
Il Mondo Multidisciplinare: https://facebook.com/pittografica
Blog: www.pittografica.it" SESSIMO oppure CRETINISMO FEMMINISTA ? *Il sessismo è un termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne. Può manifestarsi in una sorta di essenzialismo secondo cui gli individui possono essere compresi e giudicati semplicisticamente in base ad alcune caratteristiche fisiche o del gruppo di appartenenza, in questo caso il gruppo maschi o femmine*
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* Detto questo: ☝👍☝👍 "Ah, le fiabe! Quelle storie che ci hanno cullato nell'infanzia, popolate da principesse belle come il sole e principi coraggiosi pronti a salvare il mondo. Ma aspetta un attimo... non è forse questo un retaggio di un'epoca in cui le donne erano viste solo come belle damigelle in attesa del loro principe azzurro? Ecco che arriva Paola Cortellesi, attrice di talento e spirito critico, a scuotere le acque.La Cortellesi ha recentemente sollevato un polverone, accusando alcune delle nostre amate fiabe di sessismo. Prendiamo ad esempio 'Biancaneve e i sette nani'. Secondo la Cortellesi, Biancaneve non era altro che la colf dei sette nan. E ha un punto, amici miei. Dopo tutto, Biancaneve puliva, cucinava e si prendeva cura dei nani, tutto mentre aspettava che un principe venisse a salvarla. Ma, come osserva sagacemente la Cortellesi, se Biancaneve fosse stata una cozza, il cacciatore l'avrebbe salvata lo stesso?E poi c'è Cenerentola, la povera ragazza costretta a fare le pulizie per la sua crudele matrigna e le sue sorellastre, salvata solo dal riconoscimento di una scarpetta di cristallo. Perché, si chiede la Cortellesi, il principe non poteva semplicemente riconoscerla guardandola in faccia?Le parole della Cortellesi ci fanno riflettere sulle sottili forme di sessismo che permeano la nostra cultura. Ma non temete, amici miei. Non è tutto perduto. Come dice la Cortellesi, possiamo cambiare. Possiamo rifiutare questi stereotipi e costruire una cultura in cui uomini e donne sono valorizzati per ciò che sono, non per il loro aspetto o per il ruolo che la società si aspetta che interpretino.Quindi, la prossima volta che leggerete una fiaba ai vostri figli, ricordate le parole della Cortellesi. E chiedetevi: 'Se Biancaneve fosse stata una cozza, il cacciatore l'avrebbe salvata lo stesso?'"*Poi mi chiederei cosa facessero ad una bella ragazza in un antro di nani assatanati che non vedevano una donna da mesi e da anni ! :-O Mi sembra che anchei principi attuali non siano più così AZZURRI ma alcuni tendano pericolosamente verso il ROSA ! www.pittorafica.it
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ildiariodibeppe · 1 year ago
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31/12 - Figure dell'attesa: Simeone e Anna Lc 2,22-38 
A chi viene presentato Gesù nel suo ingresso nel mondo? Ai pastori, razza scomunicata e oggi l’evangelista Luca fa entrare Gesù nel tempio e incontra Simeone e Anna. Vediamo un uomo, Giuseppe, e una donna, Maria, portare il loro bambino, uno come tanti, come lo portavano tutti. E non accadeva nulla nel tempio. Ed ecco arriva Gesù. Quell'uomo e quella donna con il loro bambino passano inosservati. Forse si aspettava il Messia da una famiglia blasonata, non certo da due genitori che portavano un'offerta povera, quella dei poveri. Il bambino taceva o forse solo piangeva.
Che la salvezza fosse in braccio a una madre in un bimbo senza parola, era quasi da non credere. Ma gli occhi videro la salvezza. Gli occhi di chi? La solennità di questa presentazione, di ogni vera presentazione del Signore, trova rifugio negli occhi e nell'anima dei veri credenti. Incontriamo oggi Simeone e Anna, volti scavati dalla vecchiaia ma ancora capaci di attendere. Non si erano arresi alla tentazione di spegnere alla sera i sogni accesi al mattino. Simeone dice "Ora". "Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza". E anche Anna a ottantaquattro anni era ancora là, di giorno e di notte, tra quelli che attendevano la venuta del Redentore.
Simeone teneva in braccio il bambino. Il vecchio e il bambino, gli estremi della vita, dentro la salvezza. Il vecchio salutava la salvezza in quel bimbo e benediceva Dio e le sue parole, quelle di un vecchio, erano un canto. Parole che la chiesa canta ancora ogni sera, all'avvicinarsi della notte. E così da secoli. Simeone, il vecchio Simeone, mai e poi mai avrebbe immaginato che, dopo duemila anni, ogni sera sulla terra, si sarebbero cantate le sue parole.
Pensate quante cose gli occhi di quel vecchio avevano visto nella sua vita. E poi avrebbe visto la morte che è la cosa che vedono tutti, che vediamo tutti. Ma c'era per lui una promessa: "che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore". Quel giorno, mosso dallo Spirito, si era recato al tempio e quel giorno i suoi occhi videro. Videro la salvezza. È una questione di occhi. Tutti vedono la stessa scena, gli stessi personaggi, ma c'è chi non va oltre, non vede altro.
Mi viene in mente la beatitudini del monte: "Beati i puri di cuore, vedranno Dio". Beati coloro che hanno custodito la limpidezza dello sguardo, che non si sono lasciati corrompere da interessi o da presunzione: loro vedranno Dio. Chi accoglie Gesù e lo riconosce sono due anziani dalla fede semplice e dal cuore aperto, che hanno vissuto una lunga vita aspettando la salvezza di Dio. Questa fede semplice che aspetta da Dio la salvezza è anche la nostra fede?
Di Simeone è detto che era un uomo giusto e timorato di Dio. I timorati di Dio, quelli che non si sentono padroni di Dio né del suo mistero, davanti a lui stanno, come Mosè, togliendosi i calzari, sanno di calpestare terra santa. Giusti e timorati di Dio sono quelli che "aspettano la consolazione del loro popolo". Hanno occhi solo per il popolo. A loro sta a cuore non la sorte o gli interessi personali, ma quelli del bene comune. Sono quelli che non si sono arresi, non si sono rassegnati al degrado e ancora aspettano. Aspettano il conforto, non semplicemente il loro, ma quello di un popolo. Aspettano la consolazione, non  la loro, ma quella di un popolo. 
Tante cose aveva visto Simeone nella sua vita ma non gli avevano risolto la paura della morte. Anche noi vediamo eventi che ci lacerano la vita, abbiamo visto  volti a noi cari di una tenerezza struggente eppure non ci basta perché possiamo andarcene senza paura e per andarcene in pace. Ed è per questo che vorremmo  incrociare Gesù e la sua luce, per poter andare in pace con Lui. Perché la sua luce ha tolto l'ombra della paura sia alla vita che alla morte. Se lasceremo entrare Gesù nel suo tempio, se ci lasceremo muovere dal suo Spirito, non avremo paura di andarcene. E ce ne andremo in pace. 
Don Paolo Zamengo SDB
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vividiste · 2 years ago
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Era ancora mattina, Maria ha sentito qualcuno entrare in casa e con sua sorpresa era suo marito. Lei non lo aspettava perché sapeva di essere in viaggio in Svizzera con il suo camion.
E anche perché avevano litigato...
- Cosa fai qui? Domanda lei
"Sono venuto solo per parlare con te".
È rimasta sorpresa visto che prima avevano litigato e trascorso diversi giorni senza parlare.
- Di cosa vuoi parlare?
- Sono solo venuto a dirti che anche se abbiamo avuto le nostre differenze, ti amo e in questi giorni in cui siamo stati litigati ho voluto chiamarti un migliaio di volte ma il mio orgoglio è stato più forte e non mi ha permesso.
Vorrei che mi perdonassi.
Ha continuato a dire
Tu e i nostri figli siete le cose più importanti che ho.
Ti ha dato un bacio sulla fronte,
e finito dicendo...
Sarò sempre con te, qualunque cosa accada. Vado a farmi una doccia e poi devo andare, ma questa volta il viaggio sarà un po ' più lungo.
Mentre lei sentiva il suono dell'acqua della doccia, ha suonato il telefono.
Buongiorno, sto cercando la signora Maria.
Sì, stai parlando con lei, cosa posso fare per te?
Signora, la sto chiamando per informarla che suo marito ha avuto un grave incidente ed è morto.
Ci dev'essere stato un errore, mio marito è a casa, è appena andato a farsi una doccia per andare in viaggio.
Signora, ci dispiace per il suo dolore, ma non c'è alcun errore, è davvero suo marito.
- Lascia che ti chiami per distruggere questo casino.
Lei corse in bagno e cercò in ogni angolo della casa e non lo trovò, un silenzio invase la sua anima e un brivido percorre il suo corpo e poi si accorse che lui è appena venuto a salutarci e che non sarebbe più tornato.
Non uscire mai di casa arrabbiato con chi ami, potrebbe essere l'ultima volta che vedi questa persona, quindi bacia, abbraccia e ama come se fosse l'ultima volta!
Autore Sconosciuto
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Fonte fb
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klimt7 · 3 years ago
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Il ritratto senza fine
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C’è un ragazzo che insegue profumi nel vento.
C’è un lupo nel bosco, che fiuta la neve in arrivo.
C'è un pittore che ogni giorno si spende nell’impresa eroica di tratteggiare sulla tela, il ritratto d’una sconosciuta.
E in una stanza, c'è uno scrittore che riempie il cestino di bozze, di frasi, di pensieri ed immagini, di tentativi falliti di descrivere un viso, uno sguardo, una presenza.
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"Occhi che non si dimenticano" - si dice mentalmente, nei momenti di sconforto.
"Occhi che è impossibile dimenticare " ma che è ben difficile catturare in un ritratto o in un testo, - pensa.
Le parole sembrano sfuggire da tutte le parti, ogni volta che lui prova ad usarle come tessere del mosaico che ha in mente.
Anche oggi, il cestino, nella stanza è già pieno. I fogli strappati ora coprono anche il pavimento.
Io ho raccolto solo l’ultimo foglio strappato e gettato via. Quei pensieri trasformati in una palla di carta, rotolata un pò a caso in un angolo.
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Ci sono parole scritte in fretta.
C'è un filo di inchiostro, pieno di spigoli e a tratti spezzato. Un filo d’inchiostro blu come un mare in tempesta, a increspare il foglio che resta.
A tratteggiare un volo, un impeto muto, una ricerca che non sa trovare una fine.
Ma per chi sa decifrare quella grafia, per chi sa guardare e vedere, su quel foglio c’è un volto, un profilo, un ritratto interrotto...
 
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“Era diversa da tutte. Forse semplice per certi versi, ma complicata e un po' folle per altri. Un’anima che viveva al confine, al limite fra la neve e la roccia scabra di certe cime.
Un viso serio in cui il sorriso, un vero sorriso di cuore, appariva di rado. Fulmineo come lampo inatteso.
Per il resto del tempo era sostituito da una maschera di indifferenza, la corazza più dura e spessa per proteggersi.
Era un viso sopra-pensiero, malinconico il più del tempo, e forse un poco arrabbiato con la vita.
Ma dietro quell’apparente severità, una dolcezza infinita attendeva d’esser trovata.
Una dolcezza che aspettava un qualcuno, così paziente, da arrivare a farla tornare a galla, da profondità oceaniche, sommersa com'era stata, da centinaia di silenzi inghiottiti dentro certe sere amare come accade in certe famiglie, dove l'empatia, come oasi nel deserto, si fa miraggio, allucinazione e sentiero smarrito sotto quella stessa sabbia che asciuga e brucia gli occhi, dopo il pianto.
Ma in Lei c’erano anche risate scroscianti e desideri sopravvissuti agli anni. E c'erano tenerezze che da tempo attendevano di diventare reali e ali rattrappite da una lunga stagione d’abbandono.
Soprattutto c’erano sogni.
Cumuli interi di sogni, come al mattino per terra, la neve.
Sogni segreti e tremanti, quasi nidi di gru ad ottobre, in attesa di prendere il volo per il viaggio definitivo.
Un andare che somigliasse al mattino, al giardino segreto che ognuno di noi coltiva fin da bambino.
Un volo che risuonasse del suono dell’acqua che ride nello zampillare delle fontane.
Lei è viaggio.
Nei suoi occhi, l’emozione, trascorre rapida, come il vento di luce e brividi che accarezza le foglie dei pioppi.
A maggio...
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4-ball · 4 years ago
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IL RAGAZZO MISTERIOSO
Sofia era seduta sulla sua solita panchina, nel parco vicino la scuola. Quel posto era sempre quello che le dava più calma per concederle un momento per pensare. Era anche il posto in cui era solita stare con Leila ed Anna. La visione del ponticello sopra il laghetto le sembrò un po' offuscata, accorgendosi un secondo dopo che aveva gli occhi socchiusi quando voleva allontanarsi da ciò che la circondava. Non aveva voglia di andare a lezione, ma con un sospiro cercava di invogliarsi a tirarsi su e uscire dal parco Casanova, che si trovava di fronte la scuola. Non c'era anima viva e una nebbia fitta le rendeva difficile guardare un po' oltre il suo naso. Intanto, sfogliava un piccolo album con alcune foto di lei, Leila ed Anna. Da quando Anna si era trasferita nel bel mezzo dell'estate, sapeva che l'inizio di un nuovo anno di scuola non sarebbe stato lo stesso senza di lei. Stavano sempre insieme, con Leila. Le mancava molto. Non avrebbe mai pensato che arrivate al terzo anno di liceo, lei con Leila si sarebbero separate da una delle amiche più importanti per loro. Così Anna disse a loro che un po' di lei sarebbe stata in ciascuna nel loro cuore, in modo che ogni volta che Sofia e Leila si trovavano insieme era come se anche lei fosse stata con loro in ogni momento. L’album era un modo per stare più vicino a lei quando sentiva la sua mancanza. Si tirò su, percorse per un po' il parco, poi attraversò la strada e andò verso il cancello della scuola, dove si potevano già notare alcuni gruppi. Mentre cercava Leila, notava che Rosa, una ragazza del quarto anno, si era colorata i capelli di rosso e sembrava più sicura di quanto non lo era già. Forse si stava vantando di qualche bel ragazzo conosciuto in estate con le sue amiche, che a parer di Sofia, sembravano rispondere con un ronzio, come le api verso la propria ape regina. L'anno scorso Rosa non era molto popolare, perché la regina della scuola era Marianna, che ormai frequentava l'università di Felsina. Rosa era famosa per i molti ragazzi che le giravano intorno e Marianna le aveva lasciato il suo trono, forse a sua insaputa. A Sofia ben poco importava di una simile monarchia e quindi continuò ad andare verso le scalinate, all'entrata della scuola. Riconobbe Beatrice e Cristopher, seduti sugli scalini verso la seconda entrata all'angolo della scuola e sembrava che Cristopher avesse appena raccontato qualcosa che faceva ridere a Beatrice, che portò la testa all’indietro mentre rise allegramente. La campanella suonò e Sofia entrò in aula dove erano già occupati alcuni banchi. Andò al suo solito banco accanto alla finestra. Mentre aveva lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, si voltò verso l'aula e notò entrare un ragazzo nuovo. Aveva uno stile un po' dark, con un ciuffo di capelli neri. "Ma chi è il ragazzo nuovo?"- sussurrò Lara a Gemma. "Non lo so, non sapevo che dovesse esserci un ragazzo nuovo nella nostra classe". Sofia continuò a guardarlo e le parve che fosse un po' annoiato. Gemma andò verso il ragazzo nuovo e si presentò. Lui cortesemente la salutò e si presentò. "Mi chiamo Juri"- disse con un tono leggermente basso. Juri...che nome bizzarro pensò Sofia, ma il ragazzo sembrava portare in sé un mistero che andava svelato. Sofia continuò a guardarlo, poi inviò un messaggio a Leila: "Dove sei? C'è un ragazzo nuovo!" Dopo Gemma seguirono Lara e altre ragazze. Quasi solo ragazze si presentarono al nuovo arrivato. Juri aveva occhi di un castano intenso, nascosti un po’ da un ciuffo ribelle. Ad un certo punto notò che Sofia lo stava guardando e le sorrise. Sofia ricambiò, sorpresa dall'interesse di lui. Lo salutò con la mano, rammentando un secondo dopo di quanto fosse stato stupido, invece di alzarsi come hanno fatto gli altri e presentarsi di persona. Lui sembrò un po' divertito, ma fece un sorriso educato e ricambiò il saluto con la mano.
Mentre Sofia si sentiva un po’ a disagio da quella presentazione a distanza, Leila entrò in aula, cercando Sofia. Andò da lei e si sedette. "Finalmente, ma che fine hai fatto?" "Mio fratello, non voleva andare a scuola." "Hai letto il messaggio?" "Si, chi è?". Leila seguì lo sguardo di Sofia. Leila fece per prendere dei libri e sembrava particolarmente presa dal nuovo arrivato. "Come si chiama?" "Juri.". Leila poi notò che quasi tutte le ragazze cercavano di aspettare il loro turno per guardarlo un po’, scambiandosi dei bisbigli con la vicina. "Direi che ha generato un po' di scompiglio. Chissà se saranno in grado di andare con lui al galà d'autunno.". Leila sembrava già avere l'aria di chi aveva vinto un trofeo. A Leila piacevano le novità e possibili conquiste da ottenere. Forse Sofia desiderava che fosse lei la regina, aveva tutte le carte in regola: ambiziosa e anche un po' temeraria, quando cercava di ottenere ciò che desiderava. Il galà d'autunno era una solita ed elegante ricorrenza nel liceo Merisi. Era un modo per farsi conoscere da alcune persone importanti, a capo di università prestigiose e di riviste importanti della città. La ricorrenza annuale era più rivolta a quelli degli ultimi anni, ma era sempre un modo per farsi notare. Così Sofia e Leila non persero di vista questa occasione. Ma, al galà d’autunno non ci si presentava da sole, ma accompagnate da un ragazzo. Leila ancora non era riuscita a chiedere a Juri di accompagnarla e mancavano ormai poche settimane al giorno più importante dell’anno per gli studenti del liceo Merisi. Rosa, insieme alle sue amiche erano le responsabili dei preparativi e di solito chiedevano alle ragazze dei primi anni di aiutarle. Leila credette che potesse essere un modo per far parte del loro gruppo ma Sofia non ambiva alla sua amicizia. "Credo proprio che fareste una bella coppia insieme."- disse Sofia a Leila. "Lo credo anch'io, ma non pensare che non ci verrai anche tu al galà. Dobbiamo assolutamente trovare qualcuno per te.". Sofia annuì e le sorrise, poi entrò il professore in aula. A lezione finita, Sofia sistemò il libro di algebra nella sua borsa per prendere quello di storia, quando si accorse che l'album di foto non c'era più. Non ci poteva credere, la cosa che più univa lei con Anna e Leila l'aveva lasciato nella panchina al parco. Doveva recuperarlo al più presto. Disse a Leila che doveva andare subito al parco, e le disse di coprirla con il professore dicendogli che era andata al bagno e si stava sentendo poco bene. Sofia cercò di arginare chi si trovava nei corridoi e sapeva che c'era un'altra uscita dalla scuola, vicino la palestra. Riuscì ad uscire dalla scuola dall'altra parte, e poi nascondendosi fra gli alberi attraversò la strada e andò subito verso il parco. Arrivò alla panchina e fortunatamente l'album era ancora lì. "Mio dio, come ho fatto ad essere così distratta". Non c’erano segni di danneggiamento per fortuna,, eccetto un biglietto che le era caduto sulla mano da una pagina. Sofia lo prese e lo lesse: "Dovresti stare più attenta a ciò che ti dimentichi, non solo gli album.". Sofia non sapeva se c'era un accenno di ironia o di dissenso. Lo strappò e se ne andò dal parco per tornare subito in classe.
Tutto sommato, il primo giorno non era andato così male come si aspettava, pensò mentre stava tornando a casa con Leila.
Leila le aveva detto di vedersi nel pomeriggio da CiakCoffee perché Rosa doveva dire delle novità importanti riguardo il galá d’autunno.
Adesso il cielo prometteva bene e l’umidità del primo mattino se n’era andata, così come la nebbia. Quel giorno era anche il compleanno di sua sorella minore, Jessica, e sperava di potersene dimenticare. Ma era quasi impossibile perché ogni anno i suoi cercavano di prometterle tutto ciò che desiderava per una festa sempre impeccabile. Anzi, la sua festa di compleanno era una delle ricorrenze a cui i suoi amici così come anche i loro parenti aspettavano nel corso dell'anno, per via della sua importanza, a partire per quello che avrebbe indossato, le decorazioni. Tutto era sempre organizzato in modo perfetto. Doveva compiere sedici anni, ma ogni volta sembrava che ne dovesse compiere diciotto.
Allora Sofia, avrebbe preferito, anche se non le importava tanto quanto Leila del galá d’autunno, di sentire ciò che doveva comunicare Rosa.
Spesso pensava ancora al volto di Juri. Chissà se si è trasferito da poco in città. Ambrosia era una cittadina in cui bene o male conoscevi quasi tutti, perlomeno chi si trovava nelle zone più centrali. Eppure sembrava come se lo avesse già visto da qualche parte.
A un certo punto notò che stavano percorrendo una via che Sofia non era solita fare quando doveva tornare a casa dopo scuola. Via delle Torri era sempre stata un po' tetra e cupa, perché era quasi completamente disabitata, c'era solo qualche negozio di oggetti antichi che Sofia riuscì a scorgere. Non si sapeva con certezza se qualcuno abitasse lì, anche se qualcuno sembrava camminare con una calma raggelante.
A volte però ci si passava perché si collegava a una delle vie principali, e si poteva arrivare prima nella zona residenziale della città.
"Perché abbiamo preso questa strada, circolano storie di questa via che fanno rabbrividire."
"Sofia, bisogna cercare di cambiare punti di vista, poi non è la prima volta che ci passiamo. Luoghi troppo rassicuranti non mi faranno avere la giusta motivazione di invitare Juri al galá d'autunno."
"Okay, ma alziamo il passo."
"Ma dai, che vuoi che succeda?". Mentre Sofia prendeva la mano di Leila intimandola di alzare il passo, si sentii uno strano rumore provenire dal secondo piano di un palazzo un po' mal ridotto. Sembrava come se fosse caduto qualcosa. Sofia e Leila si guardarono.
"Cosa è stato?"-disse agitata Sofia.
"Sarà stato un gatto randagio. Qui poi c'è molto silenzio."
"Andiamocene subito Leila, non mi piace questo posto."
"Va bene, tanto un giorno ti convincerò ad entrare in quel palazzo."
"Sì, un giorno, ma non questo.". Le ragazze presero un passo svelto e mentre stavano per girare e allontanarsi da Via delle Torri, qualcuno dietro un negozio di farmacia abbandonato sembrava osservarle.
Il pomeriggio quando Sofia raggiunse Leila da CiakCoffee, i tavoli erano quasi tutti occupati soprattutto dagli studenti del Merisi. Leila aveva preso un tavolo vicino al palchetto e aveva già ordinato.
“Ah che bello sei arrivata, ho preso dei tacos.”
“Mh, li adoro.”. Sofia si sedette e ne prese uno, mentre fece un rapido quadro della situazione. La maggior parte di chi si trovava nel locale erano ragazze e quei pochi ragazzi seduti con la loro compagna facevano esplicitamente notare il loro disinteresse, sia per quel momento che per l’evento tanto atteso dell’anno.
“Ma quello non è Juri?”- accennò Sofia. Bastava la metà del suono del suo nome che Leila si girò di scatto e vide Juri in fondo alla sala che stava chiacchierando con dei suoi amici. Sofia non vedeva Leila così attenta a qualcosa, in questo caso a qualcuno da tanto tempo, forse da quando il supplente di storia se ne era andato e le aveva fatto amare Il regno di Enrico IV.
“Oh mio dio, chi sono i suoi amici, non ho mai visto neanche loro”. I suoi amici non sembravano come lui, anzi sembravano essere più presenti nei luoghi e con le persone. Ma Sofia pensò che è normale per una persona che aveva da poco cambiato scuola. In quell’istante Sofia fece un pensiero strano: “forse vorrei anch’io stare con lui nell’ombra di ogni cosa”. Poi sentì in lontananza la voce di Leila che la stava chiamando e poi ripiombò nella realtà come se stesse quasi in dormiveglia.
“Stai bene? Sembravi ipnotizzata.”.
“Sì scusami, stavo solo pensando a mia sorella. Non le ho fatto ancora un regalo”- incalzò subito Sofia.
“Vedrai, troveremo qualcosa, tanto le regalano sempre tutto quello che vuole”.
Poi iniziò ad esserci un urlo di alcune amiche di Rosa e la sala iniziò ad applaudire al suo arrivo.
“Ciao a tutti, grazie a tutti di essere qui. Volevo ricordarvi del tanto atteso evento dell’anno del Liceo Merisi. La nostra preside vuole sempre che facciamo bella figura di fronte a Rettori delle Università e ai Direttori dei giornali, come Written Cloud.”
Il galà d'autunno era una solita ed elegante ricorrenza nel liceo Michelangelo Merisi. Era un modo per farsi conoscere da alcune persone importanti, a capo di università prestigiose e di riviste importanti della città. La ricorrenza annuale era più rivolta a quelli degli ultimi anni, ma era sempre un modo per farsi notare. Al galà d’autunno non ci si presentava da sole, ma accompagnate da un ragazzo.
Rosa era una delle responsabili dei preparativi, e di solito chiedevano alle ragazze dei primi anni di aiutarle. Leila credette che potesse essere un modo per far parte del loro gruppo.
“Quest’anno però ci sarà una particolare attenzione per le tradizioni e le buone maniere. In primis bisogna assolutamente far parte del ballo all’inizio della cerimonia. Ovviamente ci saranno degli incontri per imparare il ballo tradizionale della nostra città, il cosiddetto “ballo della rondine”.”
Tutti erano attenti ad ogni parola che diceva Rosa.
“Detto questo, nei giorni seguenti ci saranno altre indicazioni. Intanto Lara e Gemma passeranno da ognuno di voi per lasciarvi i giorni e gli orari delle prove del ballo e prenderanno così anche i nominativi per chi vuole partecipare per presentarsi alla giuria. Viva il galá d’autunno!”. A quelle ultime parole la sala ritornò nel caos iniziale.
Leila non sembrava molto felice di quelle notizie.
“Cos’hai?”- le chiese Sofia.
“Niente. Se c’è un ballo non penso che i ragazzi siano molto propensi a volerlo imparare. E in questo modo sapremmo subito se Juri voglia partecipare o no.”.
“Ma dai non essere così negativa. Il galá è fra più di un mese.”.
“Hai ragione, non bisogna disperarsi così in fretta”- disse risoluta prendendo un tacos.
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