#c'è chi aspettava
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È uscito "from zero" prego
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Trappola e raccomandazioni
Gira uno spetegulessssssss riguardante il film Trap. I maligni dicono che Shyamalan lo abbia scritto e girato per lanciare la figlia cantante. (Alla quale, vedi caso, è stata affidata proprio la colonna sonora del film). Detto ciò, io posso affermare che i lavori di questo regista mi piacciono. Nonostante non siano all'altezza del suo esordio (Il sesto senso, per chi non lo sapesse). Perché lui parte sempre bene, eh. Poi finisce che si sbrodola e si banalizza. Nonostante l'indubbio mestiere. Nonostante quei colpi bassi che piazza qua e là, specie nei finali. La storia è assai semplice. Un uomo accompagna la giovanissima figlia al concerto che lei aspettava da tempo. (La cantante, sia detto in tutta franchezza, è proprio la pargola di Shyamalan). E fin qui, nulla di strano. Solo che il genitore è un crudelissimo serial killer, conosciuto come il Macellaio. E l'FBI ha trasformato la sede del concerto in una gigantesca trappola (da cui il titolo) al solo fine di catturarlo. La vicenda è ben raccontata: c'è molta tensione e i colpi di scena sono azzeccati. Il regista, poi, ha sempre quelle sue invenzioni visive che centrano il bersaglio. Non manca la Rivelazione finale, che mi ha sorpreso (ma forse perché nei gialli io non capisco mai una sega). Peccato che la conclusione sia effettivamente banale. Non risponde infatti a tutte le aspettative generate durante la narrazione. Hartnett è uno psicopatico abbastanza credibile, sebbene mantenga forse troppa calma. E la figlia del regista non sembra male, come attrice. Ma io me ne intendo fino lì. E posso anche sbagliarmi.
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Estratto intervista in cui Musk distrugge James Clayton
Clayton: da quando c'è lei molti dicono ci sia più disinformazione su twitter...
Musk: cosa intende per disinformazione?
C: avete licenziato i moderatori...
M: sì, censurare le opinioni altrui in questo paese è un reato...
C: ma adesso la disinformazione chi la ferma?
M: mi faccia un esempio...
C: ecco adesso non ricordo è un po' che non guardo Twitter...
M: un esempio uno solo...
C: va bene andiamo avanti...ci sono organizzazioni che hanno interesse a dire cose false...
M: come la BBC? la BBC ha ammesso di aver detto cose false sul Covid
C: ...questa non è un'intervista sulla BBC...
M: no, il fatto è che lei non si aspettava che io le facessi questa domanda...
[via Twitter @boni-castellane]
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Tutta la fragilità della costruzione è che bastano 5 minuti di verità per creare crepe cui non sanno reagire. Ecco il bisogno disperato di controllo e censura.
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È stata la nonna!
Arrivo al laghetto dei cigni e un gruppo di cinque di loro mi aspettava già con le ali messe a mo' di pugno e se vi state domandando come sono delle ali messe a forma di pugno vi posso solo assicurare che sono grosse. Morbide all'inizio ma poi fanno male. Inutile dire che le ho prese di santa ragione e mi sono dovuto imbarcare sull'aereo indossando gli occhiali da sole per coprire i segni della sconfitta. Neanche a farlo apposta gli occhiali da sole li ho tenuti su per tutti i giorni a venire anche se di sole non se ne è visto molto ma così si notava di meno quando piangevo.
Il paese dove vivono i nonni era tappezzato di manifesti con il nome della nonna. Non sono abituato a vedere gli annunci mortuari su i muri e ancora meno di leggere il nome da nubile di mia nonna. È una strana usanza. Sembrava quasi ci sarebbe stato un suo concerto, "Prossimamente, nella chiesetta più vicina a voi, Pupetta live!". Leggere il suo nome mi ha fatto capire che era tutto vero. Non so da quanti anni non moriva qualcuno in famiglia. La malattia, quella c'è sempre, è nostra compagna, ma la morte ci ha sdegnato per quasi una ventina di anni e ora sta tornando a prendere ciò che aveva lasciato in sospeso, come una madre che dice al figlio in fila al supermercato "Aspettami qua, ho scordato una cosa" e tu rimani fisso a guardare il cassiere avvicinarsi sperando che torni il prima possibile perché non hai neanche un soldo finché non arriva e te le fa pagare tutte.
La morte fa schifo ma la malattia fa schifo ancora di più. La morte arriva e cancella i ricordi della malattia e di colpo la nonna era quella delle foto dove sorrideva e non la minuscola crisalide riposta nel letto freddo. Ci hanno provato tutti questi anni di sofferenza a farmi scordare come era una volta ma non ci sono riusciti.
In chiesa il prete ha chiesto un volontario per leggere qualcosa davanti a tutti i parenti. Ovviamente mi hanno indicato dicendo "Vai Matteo, fai tu" perché se cresci facendo lo stronzetto arrogante egocentrico se lo ricorderanno sempre. Indossavo gli occhiali da sole ovviamente, il prete neanche si è accorto delle lacrime su i fogli plastificati per i funerali. Ogni tanto erompeva un singhiozzo ma ho dato la colpa a una colazione abbondante. - Leggi questo estratto dal libro della Sapienza - Ah, bene bene, certo, e come vuole che lo legga? - In che senso? - Posso interpretarlo un po' rap, magari un po' trap, o lo faccio bello teatrale eh, che dice? - ... - Eh, che dice? - Leggi questo estratto dal libro della Sapienza. I preti sono davvero un pubblico difficile.
Mi sono seduto vicino al nonno che stava piangendo accarezzando la bara. Ho accarezzato il nonno con la stessa delicatezza e ho sentito la sua pelle ora che non è ancora legno. "Nonno, mi hanno chiesto di leggere qualcosa, che dici, leggo con una vocina un po' alta e buffa così faccio ridere la sala che qua sono tutti tristi?". Il nonno si mette a ridere mi guarda e fa "Fetente!". Vedere il nonno piangere e ridere allo stesso tempo è stata una grande novità. Poi ha aggiunto "A fessa e soreta!" salvo rendersi conto dell'imprecazione appena pronunciata e tornare su i propri passi parlandone con tutti "Sapete che mi ha fatto dire quel fetente di Matteo? A fessa e soreta! In chiesa! Al funerale della nonna! È proprio nu fetente!" e rideva perché si era stancato di piangere e un po' tutti ci siamo messi a ridere e quando sono salito per leggere quel testo difficilissimo, ho ringraziato l'avere un podcast dove mi impegno a stare calmo e controllare la voce altrimenti non ci sarei riuscito.
Quindi è questa la morte di cui tutti parlano. Un posto in meno a tavola. Una sedia abbandonata dove per rispetto non voglio poggiare nemmeno una borsa. Fotografie ovunque che ingialliscono. Momenti dove i ricordi esplodono e bisogna condividerli e piangere. Tracce di chi non c'è più all'interno del telefono in chat che non vuoi archiviare per non farle passare in secondo piano. Guardare video per sentire la sua voce. Allenare la mente e portare alla luce gli elementi più preziosi. Riorganizzare una stanza, spostare un letto, togliere i vestiti e metterli in una valigia di lato, nell'armadio. La morte arriva e fa ordine lei. Se hai lasciato abbastanza pezzi di te allora potrai andare avanti in formati diversi e penso sia per questo che facciamo figli: perché loro diventano un pezzetto di noi quando non ci saremo più. Mia nonna vive nella memoria dei nipoti e di tutti quelli che la ricordano come la persona più dolce mai esistita. Io non ho figli, non so se ne avrò. Ho un gatto ma lui non mi parla e anzi oramai è ovvio che proprio mi odia. Tutto quello che lascerò sono le mie parole e questi post o delle canzoni o puntate di un podcast e allora spero che arrivi un'intelligenza artificiale a ricostruirmi completamente basandosi su tutta la mia produzione e io tornerò in vita sotto forma di un software di mediocre qualità. Sarebbe bello mi riponesse pure in un cd o un dischetto, meglio ancora in una cartuccia come quelle del Gameboy, tanto non è che sarei un software chissà che complicato. Uno vuole parlare con me e mi chiede "Come stai" e io rispondo con qualche battuta che non fa ridere nessuno e poi inizio a lamentarmi dei dolori alla schiena (che non ho) e di come le band di oggi abbiano nomi difficilissimi da ricordare. Forse è per quello che spero che una band prenda il nome di mia nonna così almeno saprei come pronunciarlo. Sarei una cartuccia interessante, delle volte fingerei di non funzionare solo per farmi soffiare nelle zone intime.
Un'altra cosa che accade quando un evento ti fa sbatte in faccia l'ovvio, cioè che siamo qua per un limitato periodo di tempo e poi "puff" si sparisce, è che inizi a cercare segnali ultraterreni ovunque. Per dare un po' di profondità alla desolazione. Il vuoto lasciato adesso devo capire come riempirlo e io ci voglio vedere qualcosa di bello. Pioveva senza sosta da tre giorni e stavo andando verso l'aeroporto. Non conosco laghetti pieni di cigni dove fare risse nelle zone di Napoli così la mia rabbia non sapevo come disinnescarla. Sono arrivato giusto in tempo per vedere le nuvole aprirsi e un arcobaleno è comparso a salutarmi prima dell'imbarco. È nata una vocina dentro di me che adesso dice ad ogni cosa bella che accade "È la nonna!". Ovviamente io non ci credo a queste cose, lo sanno tutti che gli arcobaleni non sono nonne defunte che vengono a salutare i nipoti prima della partenza ma che sono un fenomeno metereologico finanziato dalla comunità LGBTIQ+. Ti attirano con la promessa di una pentola stracolma di monete d'oro, la trovi, ti chini per raccoglierla e taaac! Ora ti piacciono gli unicorni.
Quella vocina che ho in testa è molto simile a quella di mia madre. "Vedrai che adesso ci pensa la nonna a te" mi ha detto dopo il funerale, quando cercavo di fare su una canna lontano dai parenti. Mi spiace essere quello che preoccupa tutti perché non ha idea di cosa sta facendo su questo pianeta se non cercare di disturbare il meno possibile. Mi spiace pure dover scomodare la nonna da lassù che magari ora vorrebbe solo svagarsi e giocare a volleyball. Dall'aereo ho visto il posto esatto dove costruiranno il campetto e dove lei vincerà tutti i tornei.
Mi ero dimenticato di aver partecipato ad un concorso, di aver passato tutto l'inverno a scrivere un libro per sfuggire dalla depressione generata dalla disoccupazione e dal grigio innevato viennese. Mi arriva un messaggio. "Leggi la mail". La leggo. "Siamo felici di comunicarle che il suo romanzo ha vinto!" per fortuna avevo ancora su gli occhiali da sole così nessuno ha notato che stavo nuovamente piangendo. Non sto facendo altro che piangere da settimane accidenti. Ho vinto. Cioè ora mi devo sbattere ok, devo riscriverlo, correggerlo, seguire i consigli di un mentor ma tutto questo non importa, i mesi di lavoro che mi aspettano non mi spaventano. Ho vinto.
"È stata la nonna" ha detto mia madre al telefono. O forse era la vocina nella mia testa. Poco importa, di voci in testa ne ho sempre avute tantissime e non è male averne una gentile che si contrappone alle altre che urlano "Fai schifo! Sei brutto! Sei grasso! Sei antipatico! Fallito!". Ora che c'è questa nuova comparsa mi sento meglio e posso dirlo senza troppa paura. Sono felice.
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Ahsoka: Star Wars torna a splendere su Disney+
L'hype può essere uno strumento incredibilmente pericoloso, in particolar modo quando ci si confronta con franchise od in generale realtà dalla lunga storia. Prendiamo ad esempio la Marvel, post-Endgame, diversi aspetti relativi al Multiverso - come abbia realmente avuto inizio, quali siano le reali conseguenze e dove prima o poi sfoceranno - stiano creando una confusione terrificante per i fan, che quasi ad ogni nuovo film o serie tv vengono introdotti a regole e funzionamenti piuttosto in contrasto tra di loro. Dopo la saga dell'Infinito, quanta attesa c'era per il prossimo grande arco? Dopo Thanos, quanta spasmodica voglia di ammirare l'inedito villain? Che spada di Damocle graverà sulla testa di The Kang Dynasty e Secret Wars, dopo Infinity War ed Endgame? Star Wars non è in una situazione tanto differente.
E dunque è comprensibile perché Andor abbia avuto l'incredibile successo di critica ma anche di pubblico che ha avuto, in fondo nessuno si aspettava chissà cosa da uno spin-off prequel di Rogue One. Che Ahsoka sia riuscita ad offrire un livello qualitativo molto simile con le enormi aspettative della fanbase è, invece, un capolavoro targato Lucasfilm ancora superiore ed una commovente dimostrazione di cosa possa essere Star Wars a quasi 50 anni da Una Nuova Speranza.
Far, far away…
Cerchiamo però di ricapitolare brevemente dove si colloca questa serie e cosa vuole raccontare: ambientata dopo gli eventi della terza stagione di The Mandalorian e prendendo tuttavia inizio dal quinto episodio della sua seconda stagione (che a questo punto possiamo considerare un vero backdoor pilot), Ahsoka narra le gesta dell'omonima protagonista (Rosario Dawson) mentre cerca di capire dove sia finito il Grand'Ammiraglio Thrawn (un perfetto Lars Mikkelsen), dopo aver sentito voci di un suo possibile ritorno nella galassia come erede dell'Impero, e di conseguenza anche lo scomparso Ezra (Eman Esfandi).
In The Mandalorian l'avevamo vista alle prese con Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto), alleata chiave di Thrawn, e qui veniamo a scoprire l'esistenza di una mappa che indica la posizione proprio del Chiss dagli occhi fiammeggianti, ma per aprirla avrà bisogno dell'aiuto della sua ex-apprendista Sabine (Natasha Liu Bordizzo) e presto scoprirà di non essere la sola interessata a questa ricerca. Ora, credo sinceramente sia il caso di indicare subito l'elefante nella stanza, reso già evidente da questa semplice sinossi, ovvero che Ahsoka non è una serie aperta a tutti. Con ciò intendo che pezzi fondamentali della sua trama nonché le caratterizzazioni, i rapporti e i comportamenti della maggior parte dei personaggi non sono purtroppo accessibili a chi non ha visto determinate produzioni. Dispiace, eppure non c'è modo di addolcire la pillola in quanto la serie non fa assolutamente nulla per colmare simili mancanze come ad esempio faceva The Mandalorian.
E forse Filoni e soci non hanno neppure tutti i torti, perché sarebbe stato impossibile inserire qualche dialogo chiarificatore riguardo personaggi dalla storia su schermo tanto lunga. Insomma, è necessaria la conoscenza pregressa di alcuni archi di The Clone Wars e della quasi interezza di Rebels, altrimenti proprio sul piano narrativo ed emotivo la serie rischia di non trasmettervi nulla. Ma, una volta scansata tale problematica, com'è Ahsoka?: Ahsoka è Star Wars al 100%, che non ha paura di usare le sue armi migliori e soprattutto non teme di espandere la lore di un franchise monumentale.
È una serie che catapulta lo spettatore immediatamente al centro dell'azione - proprio perché è una continuazione diretta e come tale non necessita di un prologo - e, escluse alcune pause a dir poco clamorose, non si ferma mai fino all'ultimo minuto disponibile. Però paradossalmente la narrativa è forse la componente meno importante, d'altronde non è altro che una lunga missione di ricerca e/o salvataggio, una sfrenata corsa contro il tempo dalle poste in gioco estremamente alte e delicate. Narrativamente non c'è altro - se non giusto qualcosina di intrigante sul finale - e perciò le luci della ribalta vengono occupate dai protagonisti, che bucano in continuazione lo schermo.
Il vero show
Rosario Dawson, Natasha Liu Bordizzo, Eman Esfandi, Mary Elizabeth Winstead - che interpreta Hera Syndulla - e Lars Mikkelsen sono stati semplicemente straordinari nel dare vita, dalle movenze ai modi di parlare, a personaggi preesistenti, a catturare perfettamente le loro peculiarità, che sia la giovialità in qualunque situazione di Ezra o la sfacciataggine di Hera. Così come sono stati clamorosi il compianto Ray Stevenson e Ivana Sakhno nei panni di due Jedi Oscuri, delle new entry tra le più interessanti in Star Wars nell'ultimo decennio. Sono letteralmente loro a fare lo show: il rapporto complesso tra Ahsoka e Sabine e, di riflesso, quello tra la Togruta e il suo vecchio maestro Anakin, l'irraggiungibile carisma e freddezza spietata e calcolatrice di Thrawn predominante in ogni scena che lo vede presente, i dilemmi morali che il ritrovamento di Ezra comporta, la disturbante aura di magia sinistra intorno alle Sorelle della Notte, la dialettica maestro-allievo presente anche in Baylan Skoll e Shin; Ahsoka esegue magistralmente tutti questi punti, inondando lo spettatore con un maremoto continuo di misteri, emozioni, sorprese.
Un risultato stupendo esaltato infine da delle sequenze d'azione - come in Andor e in The Mandalorian, - ben realizzate, tra cui uno scontro tra astronavi in volo che non si conclude in 10 secondi o finisce per diventare un amalgama indistinto di laser ed esplosioni casuali. Se c'è da trovare un difetto nella nuova serie Star Wars, è la sua natura di ponte perlomeno in questa prima stagione, perchè in fondo non è altro che un ulteriore passaggio verso il film crossover che intende realizzare Filoni. Con un'ipotetica seconda stagione, però, le potenzialità di espandere il materiale di base sarebbe meravigliosamente infinite.
#ahsoka tano#ahsoka#rosario dawson#star wars#star wars disney#disney+#ahsoka live action#star wars ahsoka#ahsoka series#ahsoka show
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Banda Bassotti - Comunicato Nº38 (25 Aprile)
E c'è chi compra i suoi diritti a cambiali Così tutta la vita fino ai funerali Posto sicuro in una fabbrica di veleno Ma che fortuna! chissà quanti progetti che faremo Solo 8 ore e un po' di straordinario serale E vedrai che bei regali ci faremo a Natale Maternità un grosso guaio per la produzione Nessun ricatto se sei per caso moglie del padrone E i caporali a nord e a sud sono tutti uguali Pane e lavoro li troverai sotto i loro stivali E vanno via la luna e il sole e ancora un altro giorno Tutta la vita come uno schiavo come un animale C'è chi ha la casa bella e riscaldata e c'è chi vive per la strada C'è chi si compra un vestito al giorno e chi non ha nessuno intorno E chi va al cesso con il cellulare chi non ha i soldi per il pane E chi ripete si signore ogni giorno e chi si vuole ribellare E c'è chi pensa ai dannati della terra E a questa guerra risponderà con un'altra guerra E il minatore che nella miniera ha perso il sole E Vincenzino uscito dal cantiere senza la vita E chi quel giorno aspettava un treno nella stazione Forse il suo sangue avrebbe dato per un mondo diverso E per te chi ha pagato E perché l'ingiustizia è un diritto É per te che hai detto no, e sei stato incatenato E perché chi si ribella sarà torturato E perché chi si ribella sarà ammazzato E se la morte avesse la memoria ricorderebbe i vivi che in galera ci hanno chiuso la storia E chi sta fuori ha dimenticato che fuori nulla è cambiato e dentro niente è cambiato e che sarebbe stato diverso e quel lontano 25 Aprile Compagno non lasciare quel fucile
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Per evitare che qualcuno se la faccia addosso, spoiler: questo post non parla di Matematica, però mi serve per il concetto che voglio esprimere alla fine.
Quando studiavo Comunicazioni Elettroniche alla Federico II, il mio professore, con una nota reputazione di persona poco potabile, faceva una mossa per la quale era famoso tra tanti studenti, ovvero quella di accorpare, in una espressione, tante costanti moltiplicate tra loro in una, riutilizzando una delle costanti stesse, ovvero passava da una roba tipo
g(x) = k * A * B * C * f(x)
ad una espressione tipo
g(x) = k * f(x)
facendo sparire volutamente la parte A * B * C, assorbendola in k.
Ora, per quanto matematicamente ineccepibile, al più possiamo farne una questione di comprensibilità (parliamone, perché se da un lato c'è la didattica, dall'altro parliamo di un esame del 4o anno V.O., quindi accetto critiche fino ad un certo punto), puntualmente, e dico puntualmente, c'era lo studente che alzava la mano e puntualizzava: professore, sono sparite le costanti A, B e C al secondo passaggio!, lasciando intendere - qualcuno lo faceva anche con una punta di superchiaria - che il prof avesse appena fatto una cazzata.
Se avevate la fortuna di sedere ai banchi laterali, potevate notare il professore che, mentre finiva di scrivere le espressioni alla lavagna, faceva partire un ghigno beffardo, poi si voltava e lo sputtanava davanti a tutta l'aula, urlando robe del tipo
Lo sapevo! 4 anni di Ingegneria e facciamo ancora questi commenti stupidi, come è possibile che dopo 3 esami di Analisi e 1 di Algebra non si riesca a capire che ho semplicemente accorpato delle costanti per brevità, ...
e poi continuava a farlo una merda fino a quando non gli passava, del resto aspettava questo momento per un anno intero.
Perché lo faceva? Eh, ve l'ho scritto prima, era uno str ... ano, e per quanto potesse avere tutte le ragioni del mondo, il motivo per il quale faceva questa cosa rendeva vano tutto il valore educativo, per fare spazio solo alla caduta di palle.
Ma adesso veniamo al mio punto.
Anche chi non mi conosce penso possa immaginare che la mia indole è esattamente contraria a quella del prof, non ne faccio di queste bassezze. Non è nemmeno mia natura fare post dal contenuto polemico in maniera generalizzata (tranne sui tedeschi, ma ho le mie incontrovertibili ragioni), però oh, sono un papero, ogni tanto scappa anche a me, e vi devo confessare che non lo faccio con uno scopo pianificato, mi sto solo sfogando per i cazzi miei, ma quando vedo poi dei commenti a cazzo giusto per buttarla in caciara e tirarmi per la manica in una rissa (giusto per citare il reblog sul tema di @kon-igi di qualche giorno fa), inizio a bloccare gente a più non posso e sì, in quei pochissimi secondi, mi viene lo stesso ghigno beffardo del Professore di Comunicazioni Elettroniche.
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Volevo chiedere scusa. A chi ha ricevuto da me delusioni, assenza, ritardi, silenzi. A chi si aspettava da me qualcosa, perché non ho avuto nulla più da offrire.
Anni fa ho sperimentato il dolore ma poi è arrivato di peggio. Ciò che mi ha spaventato sul serio è stata l'apatia, forse un principio di depressione. In quei momenti il dolore l'ho cercato e me lo sono procurato, per sentire qualcosa.
Giornate passate a fissare il nulla, a desiderare il nulla, a credere in nulla. Non è ancora finita, ci sono alti, ci sono bassi.
Alcune volte mi stupisco di quanto non sappia più cosa è l'ansia. Perché non mi importa di nulla, le situazioni di ansia ho finito per evitarle, ho preferito il nulla.
Nulla di importante da fare, nessuno che mi aspetta. L'ho scelto io, lontano da tutti. Attento a quel silenzio prima di una macchina che passa di notte in mezzo al nulla, attento a quel bianco del muro in uno dei pomeriggi che non passa. Mi sento solo, anche quando so che c'è vicino a me qualcuno che mi vuole bene, o che ci sarebbe qualcuno per me, ma io non per l'altro. Ho lasciato che ognuno prendesse le proprie strade, e se qualcuno mi sceglieva, lo tenevo distante.
Nel nulla ho conosciuto chi aveva qualcosa dentro, qualcosa di delicato e lento, che poteva anche non uscire. Che lentemente usciva come dalla tana uno scoiattolo. Oggi il pianoforte di Stefano ha suonato per me. Una melodia delicatissima prima, più vivace poi. L'ho ascoltato, senza fare altro, come quando fisso il vuoto. Era per me. Ed era musica, arte, anima pura. Senza questo vuoto, io non avrei mai saputo gustare questa missica, questa compagnia.
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State messi male.
Non che io sia messo meglio, ma oggi ho accompagnato mia madre all'ospedale per una visita, fatta la strada, aspettato il turno per un'ora e mezza e per cosa? Per dirle che deve fare un altro tipo di visita, allora non era meglio che le dicevano direttamente che la visita era l'altra? Mia sorella mi dice che qua è così, ma così come? Questo è spreco, di tempo e di risorse, il tempo per gli infermieri, i medici, oltre che il nostro, risorse in termini di denaro, la carta che viene sprecata. Non è solo una questione burocratica, ma di inutili appuntamenti. Mentre aspettavamo è arrivata una coppia che un pò alterata chiedeva di sapere quando avrebbero operato la donna, non ho capito cosa avesse ma sembrava una cosa che cresceva e lei diceva che ogni giorno è peggio, a cosa serve un servizio se non funziona, costruire un ospedale enorme se non funziona come dovrebbe. Io fortunatamente non ne ho bisogno, ma non vedo l'utilità di tanto spreco, poi c'è chi dice che è normale, ma che normalità è? Una normalità fuori dal mondo.
Va bè, che posso fare io da solo se il sistema odierno è una cosa informe e senza logica? Niente, lo scrivo qua e qualcuno mi dirà che siamo nella merda, l'ho visto. Comunque, da un paio di giorni mando candidature a svariate posizioni lavorative e mi sembra che le cose non siano diverse dall'Estonia, per curiosità ho anche dato uno sguardo al sito che guardavo quasi ogni giorno a casa soliti lavori, anzi, c'è quella famosa ditta a cui serve un addetto per la comunicazione in lingua italiana ma che come mi diceva l'ambrogino "fanno finta che assumono", boh. Tornerei subito a casa, in questo momento farei il biglietto e domani prenderei l'aereo, ma non per la questione dell'ospedale o del lavoro, ma per tornare a quella pace che mi è sfuggita di mano, si stavo meglio prima, mannaggia a me e a quando mi sono fatto convincere da Spock che era meglio qua, un cazzo, tra l'altro lui ha avuto problemi con la moglie per il fatto che lei pensa che io lo porto a mala strada, che sarebbe che lo induco a tradirla o almeno che sono un poco di buono e che vado in cerca di donne, e così ci vediamo poco, anzi per niente e pensare che eravamo così contenti così almeno potevamo passare un pò di tempo assieme che erano anni che non ci vedevamo, neanche questo. Una cosa è certa però, con questa situazione ho attirato l'attenzione della mia lei, le manco, pensare che a me lei mancava già quando ero a casa e per lei non esistevo, beh detta così suona male, diciamo che non mi cagava come volevo, certo è facile pensare che i miei servizi di casalingo (disperato) le mancano forse più della mia persona, ma ad oggi cari miei non so cosa le passa per la testa, già, a me lei mi manca da morire, ancora di più ora che siamo lontani, si ovvio le ho sempre fatto notare che sono solo, anche quando ero la, ma spesso era solo per qualche giorno e poi tutto tornava come prima. Mi sono sentito come quei cani che aspettano il padrone che torna a casa per poi avere solo i croccantini e una carezza, mentre lui si aspettava coccole e una passeggiata, ma non ho voglia di tornare a fare il cane, quindi stringo i denti e continuo su questa strada che nonostante tutto è l'unica che posso battere e che ritengo comunque sbagliata.
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Amica a Distanza
Ed eccoci qui chi selo aspettava? Io ha scrivere a Te...
Un giorno per caso come tanti giorni apro la live per divertirmi e conosco Te una parte fontamentale di me ad oggi sono 5 mesi che il nostro rapporto va...avanti tra dirette,videochiamate,chiamate e tantissimi messaggi a tenerci compagnia ma soprattutto a tenerci vicine....Io del sud tu del nord con Tantissimi kl che ci dividono, e pur noi ci crediamo vero? Crediamo nella nostra amicizia senza invidia senza malizia e diamo valore al giorno dopo più unite...Se sto qui a scriverti perché ti avevo promesso e ti prometto che anche se questa amicizia finirà ci sarà sempre qualcosa che parlerà di Te o scritto alla spazio di scrivere su Marte il tuo nome 🩷 e la notifica e arrivata....non potevo avere amica migliore di Te e come ti dico sempre Grata alla Vita...Non c'è Distanza capace di separarci Io ci Credo e tu?
Va bhe dai non voglio portartela tra le lunghe spero solo che questo messaggio primo o poi lo vedrai io ci spero e come diciamo noi Ad Un Passo Da Te "S"🩷
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scrivici una scena su m e m che si menano per simobale pls 🙏🙏
Eccomi qua anon ci ho messo quanto? Un mese? Non so cos'ho scritto onestamente.
Comunque il disclaimer d'obbligo è non insultate Mimmo per piacere che io ad oggi non trovo motivi giustificabili per odiarlo. Se dovete insultarlo fatelo da un'altra parte, grazie 🫶🏻
Si riscopre cattivo Manuel, lui che ha sempre fatto in modo di fermarsi a un passo dalla crudeltà a favore della reputazione di stronzo che si è guadagnato con fatica e una punta d'orgoglio - che nella vita serve, questo lo ha imparato presto.
Da qualche parte - soffocato dal rancore a dal dolore che da qualche settimana non smettono di pulsare sotto la sua pelle a ritmo del battito del suo cuore - il barlume del raziocinio illumina quel petto fattosi caverna e gli mostra sulle pareti il disegno di un dito puntato contro se stesso.
Eppure non riesce ad assumersi tutte le colpe del caso. L'unica cosa che può fare, l'unica cosa che gli dà un briciolo di sollievo al bruciore costante è ritorcere quell'indice verso il ragazzo appoggiato all'uscio della biblioteca.
Sta aspettando che Simone gli porti un caffè dalle macchinette in fondo al corridoio. Guarda verso di lui come se non ci fosse nessun altro attorno, un sorriso timido sul volto ad illuminarne gli occhi attenti, scaltri, di chi è abituato a non fidarsi mai di nessuno.
E Manuel lo sa - lo sa, perché guardare lui è come vedersi allo specchio, come vedere la sua vita passata e futura in un filmino - che sta abbassando la guardia solo ora, perché Simone ce la sta mettendo tutta per abbattere le sue difese e farlo aprire con lui e con gli altri, a renderlo più sereno, più simile ad un ragazzo della sua età e non si arrenderà finché non tirerà fuori ciò che di bello vede in lui.
Lo rende anche più vulnerabile, però.
Manuel sa esattamente dove colpire per farlo scattare.
"È l'ora d'aria pure pe' lui, regà?"
Si affida alla poca intelligenza emotiva dei compagni e al volume alto della sua voce. Non lo guarda in faccia, quasi gli dà le spalle per crogiolarsi nella finta superiorità con cui si maschera e si arma. Con la coda dell'occhio lo vede sciogliere la posa rilassata e contrarre la mascella, ma non basta. Gli serve una spinta in più.
"Magari se lo chiudono nella biblioteca se sente più a suo agio".
"Mi stai sfottendo?"
Se la sente addosso, la crudeltà. Penetra nel sangue e si mischia con l'adrenalina che sfreccia nelle sue vene, gli fanno vibrare i muscoli d'aspettativa per uno scontro che è sempre più vicino.
All'arsenale aggiunge il sorriso più beffardo che possiede e una voce così derisoria da risultare fastidiosa alle sue stesse orecchie.
"Che hai detto? N'ho capito".
Pare pronto per un attimo, i pugni chiusi e le gambe appena flesse per darsi lo slancio. Poi guarda verso il fondo del corridoio, dove Simone ancora litiga con la macchinetta e con i soldi nel portamonete.
Scarica la tensione con un sospiro, prima di dare le spalle a Manuel e tornare a poggiarsi allo stipite della porta.
"Stu piezz 'e mmerd".
Manuel non ci sta.
Serra i denti e si ascolta quasi ringhiare tanto è montata la rabbia dentro di sé e cerca nel suo stesso cervello i punti più delicati da colpire, i più dolorosi da toccare.
Tanto lui e Mimmo sono la stessa persona. È per questo che Simone se l'è scelto, no?
"Manco l'italiano sa parla'. Che c'è, mammá non te l'ha imparato?"
Come affondano le sue parole nella testa di Mimmo, così le nocche affilate del ragazzo sprofondano nello stomaco di Manuel e i frammenti della vetrinetta contro cui si ritrova sbattuto senza troppe cerimonie si conficcano nella sua schiena. Resta senza fiato per un istante, sinceramente preso alla sprovvista dalla forza che non si aspettava avessero quelle braccia esili.
Ma Mimmo è cresciuto in strada, come lui. Manuel conosce bene le regole di questo gioco.
Sorride, prima di accovacciarsi e colpirlo sulle gambe facendolo cadere a terra. Parlano la stessa lingua ora, senza barriere e stupidi principi, in cui le parole sono scandite dai versi che escono doloranti da chi viene colpito, arrabbiati da chi colpisce, e che con le botte compongono frasi comprensibili soltanto da loro due.
Me l'hai portato via.
Gli hai fatto del male.
Ti sei preso tutto ciò che era mio.
Hai avuto una vita migliore di me, voglio anch'io una possibilità.
Dante è stato tuo padre prima che diventasse il mio.
Ho bisogno di lui più di te.
Non ti meriti Simone.
Non ti meriti Simone.
È Manuel che sta avendo la peggio. Cerca di non fermare mai i calci e i pugni dati alla cieca, senza la precisione utile a non fargli male davvero come faceva con Simone, ma Mimmo è terribilmente lucido nella furia che gli attraversa lo sguardo e colpisce come non avesse fatto altro per tutta la vita.
Dura un paio di minuti, forse una giornata intera, Manuel non sa dirlo con certezza. Però è sicuro, purtroppo, che il sangue che macchia i vestiti di entrambi sia interamente suo.
"Ma che cazzo state a fa'. Oh!"
Il rumore del setto nasale spaccato da un pugno non è stato orribile quanto quello del suo cuore che si sgretola quando vede Simone correre a controllare che Mimmo stia bene, prima di voltarsi verso di lui.
È colpa sua, è colpa delle sue paure, della sua cazzo di lingua tagliente, delle sue scenate inutili e dell'innata abilità nel ferire le persone che ama se a Simone non frega più un cazzo di lui, se si è stancato di perdonarlo, se non l'ha aspettato come un cane ubbidiente attende il suo padrone, se si è accorto che poteva avere di meglio e il meglio l'ha trovato e ce l'ha accanto ora.
È colpa sua se l'ha perso, ma fa troppo male ammetterlo.
"Ma non lo vedi che m'ha fatto? Non lo vedi che razza d'animale c'hai affianco? Come cazzo fai a stare co 'n mostro del genere, Simó?!"
Gli mostra le mani piene di sangue, si stringe lo stomaco con un braccio accartocciato sul pavimento della biblioteca.
Simone allunga le braccia verso di lui per un istante. Negli occhi ha la stessa preoccupazione che gli ha sempre rivolto, avvolta in un manto d'amore così caldo che Manuel se n'era sentito soffocato.
Però ora sente freddo. E Simone sposta gli occhi sul ragazzo accanto a lui.
Mimmo esce dalla biblioteca ancora saturo d'ira ed eccitazione, seguito poco dopo da Simone - è titubante, dondola sul posto, non sa bene che fare. Manuel si chiede se le sue parole intrise di veleno abbiano fatto centro, in qualche modo. Se si farà qualche domanda, se si fiderà meno di chi gli dorme abbracciato tutte le notti.
Manuel si sente lo stesso mostro che ha accusato l'altro di essere. D'altronde, colpire Mimmo è stato come colpire uno specchio.
#scusate per il disclaimer ma vedo zero tolleranza quindi meglio essere chiarə#probabilmente non era quello che ti aspettavi anon AHAHHA mi dispiace tanto l'avevo pensata meno triste ma purtroppo è uscita così#non la metterò su wattpad perché non voglio essere linciata e non voglio che venga linciato mimmo#un professtag#upficlet
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Chi nasce suddito non può morire Sovrano!
Mi rendo conto che sono circondata da sudditi, da gente che si rassegna dicendo "eh, purtroppo funziona così", da gente che ti deride mentre ti batti per i tuoi diritti solo perché non ha le palle di farlo... Da gente a cui brucia il sedere quando viene a sapere che hai ottenuto ciò che ti aspettava di diritto mentre sta ancora blaterando che funziona così". Gente secondo la quale non bisogna contrastare niente perché "funziona così", perché è inutile arrabbiarsi e devi fare quello che ti dicono. Meno male che in passato c'è stato chi non si è fatto andar bene la dittatura, le leggi razziali, o i diritti non riconosciuti alle donne. Meno male che è esistita sta gente con le palle, altrimenti staremmo ancora in quello stato vergognoso, senza diritti e senza riconoscimento alcuno!
Preferisco essere derisa mentre ottengo ciò per cui lotto, piuttosto che far parte dei sudditi burattini della vita!
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E rieccoci qui, un foglio bianco e mille frasi per la testa. Da dove dovrei iniziare?
E' ufficialmente un anno che ho cambiato totalmente vita e non mi sembra ancora vero: andare lontano da casa, mollare l'università, iniziare un nuovo percorso di studi, lasciare andare un sacco di persone. Così è la vita, a quanto pare. Ma cosa diavolo posso saperne io di come va la vita?
Ricordo tutto di quel periodo buio, ricordo ogni odore e ogni sensazione sulla pelle; ricordo persino il dolore alla gola dopo aver pianto in silenzio per ore; ricordo dei giorni passati a fissare il soffitto, ricordo di quando non avevo nemmeno la forza di andare a lavare i capelli, ricordo il peso che saliva e scendeva continuamente, ricordo dei giorni stesa a letto, a pensare "magari domani non mi sveglio", a sentirmi in colpa per esserci, a fingere di esserci per fare un piacere agli altri, ma gli altri lo vedevano? Lo vedevano che stavo così? Di quei giorni fortunatamente ricordo l'arrivo di Pako, quelle 4 zampette in giro per casa a cui dovevo badare che mi facevano alzare dal letto, non avete idea di quanto ho pianto guardandolo sapendo che avevo un amico e che non sarei mai più stata sola. Lui c'è sempre stato ad ogni crisi, si metteva nell'angolo opposto a dove mi mettevo io e aspettava, aspettava e aspettava, poi appena cercavo di riprendere il respiro regolare si avvicinava piano piano come per dirmi che tutto era passato. Se sono ancora qui a scrivere è solo grazie a lui ed è la cosa più preziosa che ho.
Piccola Irene sarò sincera con te, non ci credevo che in un anno tu potessi cambiare così tanto, hai fatto così tanti progressi e così tante cose belle che è come se stessi vivendo una nuova vita da sola. Si, da sola è la parola giusta perchè adesso basti a te stessa e fai qualsiasi cosa per i fatti tuoi. Ora invece fai più cose da sola che con chi ti sta attorno, cambiando casa e paese hai fatto il salto nel vuoto, hai scoperto l'adrenalina e ad oggi ne sei totalmente dipendente.
Questo è sempre stato il tuo spazio, il tuo "non posto sicuro", dove potevi essere come volevi essere, dove se avevi troppi pensieri per la testa li buttavi giù senza rileggere e senza troppe pretese. Questo posto ti ha visto nelle peggio condizioni dopo l'ennesimo attacco d'ansia; hai sempre cercato qualcuno qui, non perchè volessi veramente qualcuno, ma perchè non volevi stare da sola con te stessa.
Ricordandoti è sempre stato il posto dove mettere in fila i pensieri, dove chi sei è più importante di con chi sei e dove tu vieni prima di qualsiasi altra cosa. Ricordandoti non è solo un blog, sei tu che hai lasciato parti di te per ricordarti che c'era anche quello.
Ricordandoti eri e sei tu.
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C'è chi aspettava questo momento e se l'è cantata, e chi mente.
Generazione Non è la Rai come ci sentiamo dopo il ritorno agli anni '90 di ieri sera, tutt'appost?
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Ci sono momenti in cui la figura di nonno mi manca un po' di più, facendomi rendere conto come nel tempo insieme lui fosse diventato il mio nord in cui orientarmi nei momenti in cui ero persa, in cui avevo bisogno mi venissero porte le domande giuste e non le risposte che altri credono giuste, come quando partecipavo alle mie prime manifestazioni e nonno non ha mai detto "salti la scuola", ma mi aspettava con il quotidiano locale uscito magari giorni prima per dirmi "c'eri? Come mai hai partecipato?". Quando c'è da votare è uno di quei momenti in cui vorrei fosse possibile parlargli ancora, anche solo attraverso una tavola ouija da usare come un telefono tra dimensioni diverse, non per sentirmi di andare a votare (quello lo so, non salterei mai volontariamente) o per chi (non lo avrebbe mai detto), ma per ricordarmi l'importanza di scegliere e di scegliere consapevolmente.
E queste mie elucubrazioni non hanno senso, i morti sono morti: non ci puoi parlare, non li puoi sentire, non puoi averci a che fare, perché una volta tornati alla terra non resta niente se non un mucchio di ossa. Eppure la mia tessera elettorale è già nella borsa su cui capeggia la scritta sta rottura di coglioni de fascisti, come se potessi scendere le scale e arrivare al seggio con la mano di nonno su una spalla.
Com'è insensato certe volte il cervello umano.
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Giornata della memoria, al Teatro Piccinni il progetto "Tanto vale divertirsi" e l'edizione speciale de La Palestra
Giornata della memoria, al Teatro Piccinni il progetto "Tanto vale divertirsi" e l'edizione speciale de La Palestra. Nell'ambito della stagione teatrale del Comune di Bari - assessorato alle Culture in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, due sono gli appuntamenti in programma al Teatro comunale Piccinni in vista della Giornata della Memoria: domani, giovedì 18 gennaio, "Tanto vale divertirsi", il progetto in matinèe e serale, fuori abbonamento, di Antonella Carone, Tony Marzolla, Loris Leoci con la drammaturgia di Damiano Nirchio; il 27 gennaio, Giornata della Memoria, in matinée, un'edizione speciale de La Palestra, a cura di Francesco Asselta. Punto di partenza e fonte d'ispirazione per "Tanto vale divertirsi" è stato il campo di transito di Westerbork in Olanda, dove tra il 1942 e il 1943 si ritrovarono molti nomi di primo piano della scena culturale europea: Camilla Spira, Max Ehrlich, Kurt Gerron (reduce dal grande successo de "L'angelo azzurro"), ma anche il pianista Willy Rosen o il duo swing "Jonny e Jones", per citarne alcuni. A Westerbork, tappa intermedia verso lo sterminio, c'era anche un teatro dove questi artisti continuarono ad esibirsi per allietare non solo il pubblico degli internati, ma soprattutto i loro carcerieri e aguzzini accomodati nelle prime file. Da questi artisti ci si aspettava che facessero ridere, che sciorinassero tutto il loro miglior repertorio: serviva ai gerarchi che godevano di spettacoli con il meglio che la scena teatrale avesse conosciuto fino ad allora; serviva agli artisti stessi, che così potevano ambire ad una speciale quanto momentanea immunità. In mezzo agli orrori della morte e alla barbarie umana, l'Arte riuscì dunque a farsi spazio per aiutare a sopravvivere, "per collegare il tempo dei morti con quello di chi verrà" o, semplicemente, per avere una chance in più. Un'ultima ancora. Per il nuovo appuntamento de La Palestra, il Teatro Piccinni si aprirà a un allenamento collettivo per tenere viva la memoria storica della Shoah. L'intervento di artisti, giornalisti, intellettuali sarà l'occasione per ricordare un'importante pagina della storia del mondo, che non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l'intera umanità. "La Memoria non solo riguarda il passato ma, per dirla con le parole di Calvino, "lo contiene come le linee d'una mano", scritta negli spigoli della storia i cui segmenti sono fatti di graffi, seghettature, intagli, virgole - commenta Ines Pierucci -. "Oggi è ancora più necessario ricordare la Shoah e valorizzare la Memoria quale atto di pace per sottolineare quanto la violenza sia sempre stata e rimarrà debole. La pace, invece, è radicale, occorre molta più forza per risolvere pacificamente questioni che ancora oggi mettono a rischio il diritto alla vita di milioni di persone". "Un po' per celia, un po' per non morire!" diceva Ettore Petrolini citando Madama Butterfly. E non è proprio per esorcizzare la morte che l'uomo, o qualcuno più su, ha inventato la risata? E cosa c'è di meglio, allora, che cambiare una brutta tragedia, il famoso Amleto di Shakespeare, in una farsa che possa far morire... dal ridere? Tre strampalati attori comici ci proveranno disperatamente in una misteriosa corsa contro il tempo: vaudeville, teatro comico futurista, kabarett, avanspettacolo, rivista, umorismo yiddish sono mescolati in un gran pentolone con le parole del bardo inglese. Un surreale omaggio alla comicità del '900 e alla sua Storia: un'incessante gioiosa cavalcata tra frizzi, guizzi e lazzi in fuga da una tragedia che intanto rincorre, s'avvicina, non s'arrende e soprattutto non si rassegna alla sconfitta. Vuole riprendersi ciò che è suo. Sorge il dubbio che ci sia poco ormai da ridere. Eppure... "Non abbiamo più molto da perdere, mi sembra. Tanto vale... Divertirsi. No?".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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