Tumgik
#c’è di peggio? hai voglia
deathshallbenomore · 1 year
Text
i hate men
11 notes · View notes
Come fai ad aver paura quando senti di non potertelo permettere? Di non aver nessuno a cui dirlo… perché per tutti sei quello forte che prende le cose di petto e ridendoci sopra; ma in realtà hai una paura fottuta di quel che può succedere.
“C’è chi sta peggio”, “vedrai che non hai nulla”, “andrà tutto bene”, sono le frasi che mi sento dire e che mi ripeto continuamente per forzarmi a tenere questa maschera di leggerezza e forza.
È un periodo di merda. È un anno intero di pura merda. E sì, cazzo, c’è chi sta dannatamente peggio per infiniti motivi molto più validi dei miei, ma io non ce la faccio più a sorridere. Mi sento a terra, nel buio… e sinceramente non ho voglia di alzarmi per un po’. Un po’ tanto. Mondo, lasciami riposare.
Grazie…
23 notes · View notes
mccek · 2 years
Text
Tumblr media
Come ogni anno, mi ritrovo qui a scrivere una riflessione, per il giorno del mio compleanno.
Non penso che il problema sia l’età, ma bensì ciò che mi circonda.
Più passano gli anni e più mi rendo conto che la gente si dimentica di te come nulla fosse.
E allora mi chiedo: a che serve continuare a fare del bene dalla mia piccola età se non è mai stato ricambiato nemmeno con semplice grazie?
Lo so, in molti avrebbero già mandato tutto a quel paese e, magari si sarebbe fatto contagiare dalla più grande malattia di cui soffre la nostra generazione, l’odio, che prova indifferenza verso chiunque, anche chi ti starebbe accanto nonostante tutto.
Certe volte mi vorrei lasciare andare, per diventare ciò che forse sarei sempre dovuto essere, uno dei tanti.
Vorrei usare la stessa cattiveria che in tanti hanno usufruito per frustrazione sfogandosi nei miei confronti senza una ragione, perché a casa mia il male non è mai esistito, ah…purtroppo quello c’è in effetti, ma è qualcosa che non scegli, che ti tocca subire contro la tua volontà.
Andrea, Eleonora, tutti voi lassù che vi ho conosciuti in quel reparto, Mamma, che sei ancora qui con me, e non desidero altro, ogni giorno che passa, di poterti continuare a sentire, a vedere, la tua presenza è vitale, come era la loro.
Non voglio piangermi addosso, ognuno ha perso qualcosa nella propria vita, e a volte quel qualcosa è tutto che che avevi, e i miei amici erano l’unica cosa che mi rimaneva, ma vivete dentro me, siete quella parte buona che tiene a bada il marcio che ogni giorno mastico a causa di chi non sa più fermarsi, ragionare, pensare che oltre all’idea che ci si fa sparando a zero, senza almeno provare una volta a conoscerla per quello che è davvero quella persona, c’è un abisso di tristezza, uguale alla vostra, che ci accomuna tutti, e propria essa c’ha sempre lasciato tanti messaggi mai ascoltati, un po’ come quelli in segreteria, e non sarò mai convinto che sia uno psicologo a salvarci veramente, e nemmeno noi stessi, soli, con le proprie forze, ma unendo il nostro male, cosa che da testardi cronici che siamo, mai compiremo, piuttosto godiamo nel vederci soffrire, quasi sapendo che c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi, e questo ci rincuora no?
In questo momento mi vengono in mente solo le parole di mia nonna: “non abbandonare mai quella semplicità mista a amore verso il prossimo che hai dentro di te.”
Perché io ho un sogno, che va oltre la scrittura che accompagna le mie lacrime e ogni sera, va oltre la voglia di riscoprirmi ogni giorno, di mettere da parte i miei brevi istanti di felicità per dedicarli a chi ne ha più bisogno di me (e sono tanti), oltre il mio ballare con il mostro che mi porto dentro da fin troppo tempo.
Io sogno che un giorno o l’altro, io, te, noi tutti, ci dimenticassimo di questo maledetto telefono, che ormai c’ha resi automi, frustrati, insopportabili e più trasparenti agli occhi della gente di quanto già lo fossimo.
Chissà, sarebbe una grande conquista tornare a vivere con quel poco di spensieratezza che ci basterebbe, che sicuramente non sarebbe mai quella che avevamo da piccoli, ci sarebbero sempre gli insormontabili problemi legati al lavoro, al costo della vita, ma volete mettere in confronto a come stiamo vivendo ora?
E mi rivolgo sempre alla mia generazione e purtroppo, a quelle che verranno.
Chiedete e scrivete sempre tutti, che vi manca qualcuno che vi ascolti, che si prenda cura di voi, senza se o senza ma…e mi domando cosa stiamo aspettando ancora e quanto aspetteremo!?
Siamo il male che vediamo fare ma che tolleriamo.
Nel frattempo mando lo stesso abbraccio che mi faccio ogni sera a tutti voi, forse il più sincero di quelli che ho ricevuto finora, a te papà, che nonostante le difficoltà e i gravi problemi di lavoro non mi hai mai fatto mancare il cibo a tavola, e pur essendo totalmente diversi, ogni giorno cerchi di spronarmi, senza mai farmi sentire “arrivato”.
A te mamma, che mi hai cresciuto, lasciandomi libertà di agire e pensare, sbagliando e imparando, anche se sono ancora un puntino in questa vita,
A te che trascuri la tua malattia pur di non farmi mai mancare un sorriso, una parola di conforto, quando sprofondo nel deserto della mia depressione.
E a quelle stelle dei miei amici che da lassù illuminano ogni momento buio della mia vita,
ricordandomi che non sono solo, che c’è sempre qualcuno che ha occhi puntati su di me, e non mi lascerà solo per nessuna ragione al mondo.
Resterò sempre ciò che sono.
🐬
74 notes · View notes
generalevannacci · 1 year
Text
Adriano Sofri
Sugli scudi umani.
Caro Claudio Cerasa. Ci sono frasi piene di senso, che pronunciamo con convinzione, insieme. Poi viene voglia di pensarci su. Hamas, diciamo, abusa anche della gente di Gaza come di scudi umani, oltre che degli ostaggi rapiti. Ci fermiamo qua? Qual è la conseguenza? Tu hai intitolato: “I civili di Gaza sono tutti sulla coscienza di Hamas”. Ma non è così, non solo. Se fosse così, non esisterebbe la questione degli scudi umani. Hamas non ce l’ha la coscienza, e se ce l’ha è diversissima dalla nostra, oltre che dal famoso diritto internazionale. Ho scorso quello che se ne dice: nell’art.28 della Quarta Convenzione di Ginevra, nell’art.51 del Primo Protocollo Addizionale, nell’art.8 dello Statuto della Corte Penale Internazionale, o in documenti meno universali, come il Manuale sul diritto di guerra del Dipartimento di Stato USA (2015). Antico come il mondo, cioè come la guerra, l’impiego di scudi umani si è moltiplicato via via che cresceva la capacità di risonanza dei mezzi di informazione. Chi è abituato a trovarsi dalla parte “regolarmente” più forte tende a ridurre la proporzionalità necessaria ad agire contro chi faccia uso di scudi umani, all’opposto di chi conduca un’azione militare o di forza “irregolare” e tanto più se terrorista. L’impiego di scudi umani non può legare per intero e senza riserve le mani al nemico. Ma appunto chi si stia battendo contro un obiettivo militare deve osservare una proporzione fra il suo legittimo scopo e il danno “collaterale” che ne può derivare alle vite dei civili e delle persone protette: “L’uso di scudi umani da parte di una delle parti in conflitto non libera l’altra dalle obbligazioni del diritto internazionale umanitario...”. E’ abbastanza in voga oggi un’irrisione del “diritto umanitario”, come di un lusso superfluo e comunque di una irrilevante litania. Ma dietro – o davanti – al “diritto internazionale” sta una questione morale decisiva per la scelta di ciascun attore, singola persona o banda armata o Stato. L’infamia di chi si serve di scudi umani, per la sua rapina in banca o per la sua guerra mondiale, non toglie affatto a chi le si oppone una drammatica responsabilità. Dovrebbe essere ovvio, ma sembra esserlo sempre meno. Se non lo fosse più, il riferimento stesso agli “scudi umani” non avrebbe ragione di sussistere: “peggio per loro”. Sussiste, perché si riconosce una differenza fra coloro che vi fanno ricorso e coloro cui il sacrificio di innocenti ripugna. E non si può invocare, per accantonare il dilemma, la situazione di emergenza in cui si presenta: l’impiego di scudi umani è per definizione un’emergenza estrema - benché non faccia che diffondersi, e raggiunga dimensioni tremende come quella della popolazione civile di Gaza. Sebbene a denunciarla sia, fra tanti, la Cina degli Uiguri e del Tibet, la “sproporzione” di bombardamenti e coazione al trasferimento della popolazione civile non è meno vera. (Il diritto, se non sbaglio, non è stato abbastanza lugubremente fantasioso da immaginare che il crimine di guerra del trasferimento forzato della popolazione civile all’interno di uno stesso territorio non venga addebitato a chi lo “difende”, ma a chi attacca, com’è oggi a Gaza). L’assalto di Hamas del 7 ottobre ha una portata spaventosa di ferocia e abiezione, ma questo appunto stabilisce un termine alla proporzionalità della risposta, non la abolisce.
C’è bensì una “dottrina” favorevole a ridurre fino ad abolirla la responsabilità di chi si confronta con l’abuso di scudi umani, sostenendo che segnerebbe una disparità inaccettabile fra gli opposti belligeranti. E arrivando a prevedere che, se il ricatto degli scudi umani venisse bellamente ignorato – qualcuno è maestro, per esempio il Putin della scuola di Beslan e del teatro Dubrovka – si cesserebbe di ricorrervi. Pretesa che, nel suo esplicito cinismo “realista”, mette sullo stesso piano “belligeranti” come, oggi, Israele e Hamas, che è esattamente ciò che si vuole rifiutare. (Osservo che in parecchie circostanze Israele in passato seppe sfuggire a diatribe come la tipicamente nostra su fermezza e trattativa, mettendo al primo posto la salvezza degli ostaggi e rinviando puntualmente la punizione). Comunque, anche le posizioni più spinte in questa direzione, come quella dell’aeronautica militare degli USA, dichiarano la possibilità di “attaccare obiettivi legittimi protetti da civili e considerarli danni collaterali, purché non risultino eccessivi rispetto al vantaggio militare concreto e diretto che ci si aspetta di ottenere”.
In un’altra, più precoce puntata della guerra perenne, nel 2009, Stefano Levi della Torre, chiarendo che “l’ostilità che circonda Israele non è solo rivolta alla sua politica, ma alla sua stessa esistenza”, scrisse: “Si dice, spesso a ragione, che i terroristi si fanno scudo dei civili. Dunque i civili sono ostaggi. Si massacrano gli ostaggi? La pratica degli scudi umani è ignobile perché espone cinicamente degli esseri umani al sacrificio, ma perché dovrebbe essere meno ignobile l’azione di chi quel sacrificio lo compie sparando comunque? O forse la convivenza della popolazione con Hamas è intesa di per sé come connivenza, nell’idea aberrante di una colpa collettiva a giustificazione del massacro. Ma non è questa un’idea esattamente simmetrica a quella dei terroristi contro cui si combatte, non solo per necessità ma anche in nome dei ‘nostri principi superiori’?”
Non ti scrivo per esporre un dissenso. Un eventuale dissenso è la situazione ordinaria della mia ospitalità qui. Provo a far emergere un tema che ci riguarda intimamente. In alcune prese di posizione di questi giorni sembra che l’antico occhio della pietà si voglia chiudere: in realtà, si è così spalancato sul pogrom del sabato 7 da imporsi di chiudersi sui contraccolpi, come temendo che una pietà distribuita si diminuisse e facesse torto alle vittime proprie. Lo provo anch’io. In questi giorni si è riletta – lo si faccia di più, e senza limitarsi alle citazioni, andando da capo a fondo – la commemorazione che Moshe Dayan fece, il 29 aprile 1956, del suo amico Roy Rotenberg, agente ventunenne ucciso nel suo kibbutz al confine di Gaza. “Ieri all’alba Roy è stato assassinato. La quiete della mattina di primavera lo aveva accecato, e non ha visto coloro che, nascosti dietro il fosso, lo volevano morto. Non dedichiamoci oggi a deplorare i suoi assassini. Che cosa possiamo dire del loro odio terribile verso di noi? Da otto anni si trovano nei campi profughi di Gaza e hanno visto come, davanti ai loro occhi, abbiamo trasformato la terra e i villaggi che erano loro, dove loro e i loro antenati abitavano in precedenza, facendoli diventare casa nostra”. Si può dire, e quando lo disse Dayan voleva dire “Siamo condannati a combattere”, non invocava la pace – lo avrebbe fatto, più tardi. In Israele, non solo su Haaretz, voci rigorose e impavide si levano a denunciare le colpe del governo e di un’intera storia. Ci se ne serve a vanvera. Noi, alcuni di noi, non riusciamo a essere altrettanto rigorosi. Io non posso essere così reciso, perché non sono ebreo (credo: nessuno può dirlo, di sé) e ancor meno ebreo israeliano. Sono (forse) meno legato all’ebraismo, ma più responsabile. Corresponsabile. Mi ero interrogato sulla frase del cancelliere Scholz: “La nostra storia, la nostra responsabilità derivante dall'Olocausto, ci impone il dovere perenne di difendere l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele". Ieri Maurizio Maggiani ha protestato vivamente – “un lavacro di coscienza sulle spalle degli altri” - ed Ezio Mauro ha vivamente approvato – “la democrazia del dovere”. Io dubito, ma in quella frase è implicita, con il peso schiacciante che le viene dal vincolo con uno Stato e il suo passato, la responsabilità personale cui alludo, e che riguarda la sopravvivenza di Israele. Oggi qualche vecchia canaglia e molti giovani senza memoria mostrano di non aver più bisogno di mascherare sotto il nome di antisionismo il loro antisemitismo, e forse anche dire questo è troppo, rispetto all’insofferenza che esibiscono al nome di ebreo. Della Shoah, quando credono di sapere che cos’è, la considerano usurpata e la dichiarano prescritta. A Odessa, a Sderot, a Gaza, forse siamo davvero sull’orlo di un precipizio che appena due o tre anni fa non sapevamo nemmeno immaginare. Quando si arriva al punto, bisogna mirare alla salvezza. Chi ha memoria, è un po’ meno libero. Aveva un passato mirabile Willy Brandt, e non era libero, e perciò si inginocchiò davanti al monumento alla rivolta del ghetto a Varsavia nel 1970. Ciò cui può appigliarsi chi è fuori e non veda una luce è l’immedesimazione: che cosa farei se fossi ad Ashkelon, che cosa se fossi a Gaza. Non saprei che fare, probabilmente, e allora che cosa pregherei che succedesse, o che non succedesse. Per che cosa sto pregando.
8 notes · View notes
xerotere · 2 years
Text
appunti sparsi sul lavoro
(uno sfogo stranamente non criptico)
lavoro troppo - è quello che mi dicono tutti, e che mi dico pur’io, e soprattutto per troppo poco. vorrei dare la colpa a qualcuno o qualcosa, ma la verità è che me lo autoimpongo: non lavorare mi mette di fronte all’horror vacui e poi al suo contrario, troppi pensieri lividi e ammucchiati, e quindi finisco per farmi assorbire da tante piccole attività inutili, fatte per tenermi la testa impegnata finché non divento troppo stanca anche solo per crucciarmi di qualcosa. a questa situazione, aggiungiamo una meravigliosa sindrome da crocerossina che ero riuscita a estirpare da altri ambiti della vita e una forte propensione allo stacanovismo e al perfezionismo, e la frittata è fatta: sono cotta.
diciamo che ho anche capito questo: quella che ho sviluppato col mio attuale lavoro è a tutti gli effetti una relazione tossica. tante volte non mi sento apprezzata e la sensazione che vivo più spesso è quella dell’inadeguatezza e dell’insoddisfazione e questo, alla lunga, mi porta a pensare di voler mollare - ma poi c’è qualche sporadico episodio positivo che mi fa dire “ma no, basta esser meno molli, basta stringere i denti” e ogni precedente proposito viene distrutto, solo per poi vedere innescata una nuova spirale di malessere e stress. il bello è che ho sempre temuto e rifuggito qualsiasi tipo di relazione tossica con le persone: potevo immaginare di dovermi difendere anche col lavoro?
poi, soprattutto, il pensiero di licenziarmi mi gela il sangue: è vero che guadagno quattro spicci, ma sono pure quattro spicci che mi servono per campare; è vero che ho qualche risparmio per tirare avanti almeno un po’ di tempo, ma come faccio a sapere quanto ci vorrà per trovare altro? e ancora, chi mi assicura che questo altro non sia uguale, se non peggio, rispetto a quello che sto vivendo adesso? perché, diciamocelo, il mondo del lavoro è un po’ una merda, soprattutto quando sei una persona sensibile & non hai studiato medicina e odontaiatria (n.b.: figura retorica, non ce l’ho con quelli che studiano o hanno studiato medicina e odontoiatria). e poi, non ho il coraggio di guardarmi allo specchio e dirmi: “sono disoccupata” - ragionamento molto ipocrita, perché ho sempre odiato chi colpevolizza la disoccupazione, eppure questo fermo principio non riesco ad applicarlo su me stessa.
come non citare, infine, la tortura in cui consiste la ricerca di un nuovo lavoro? se dante avesse scritto la divina commedia oggi e avesse dedicato a un girone infernale a noi - gli sfruttati, i malpagati & i frustrati - non avrebbe saputo immaginare di meglio. ogni volta che riprendo in mano (figurativamente, visto che non l’ho mai stampato) il mio curriculum, mi viene in mente la poesia di wislawa szymborska e il cuore mi piange un po’ di più. e poi segue l’estenuante ricerca delle aziende e delle posizioni aperte, il portfolio e le lettere di presentazione, i “perché muori dalla voglia per lavorare per noi?” ai quali bisognerebbe rispondere “perché non ve ne andate a fanculo?” ma non sei tu ad avere il coltello dalla parte del manico, le attese, i silenzi, i rifiuti, le chiamate, i colloqui individuali e di gruppo, “tre pregi e tre difetti”, l’hr e il manager, i contratti a tempo determinato, i periodi di prova non retribuiti, i “grazie le faremo sapere”, i “il suo è un ottimo profilo ma abbiamo optato per un altro candidato”. e dato tutto questo, quindi, mi ritrovo a pensare che è meglio affrontare questa battaglia armati al meglio, con un’armatura più solida di quella che indosso ora, con delle armi più affilate, con uno spirito più guerriero. e, quindi, temporeggio, procrastino, aspetto. 
tutto questo per dire: sono stanca, seccata, delusa. tutto questo per cercare di chiarire a me stessa come sto e che devo fare. tutto questo, pure, per dire che questo sistema mi fa schifo e, entro certi limiti e finché posso, devo provare a non lasciarmene fagocitare.
27 notes · View notes
sudokulife · 2 years
Text
11.17 giovedì 16 febbraio
A volte capita che la vita riservì sorprese, già ma non quelle degne di chiamarsi tali anzi.. a volte sono talmente sorprese che sembra ti crolli il mondo addosso, ti continui a dire che non doveva andare così, che la vita è lunga ma continui a non darti pace coi soliti pensieri. Ti odi, ti incazzi con te stesso, ti aggrappi al nulla più totale nella speranza che sia solo un brutto sogno perché non hai buttato via il tempo con qualcuno ma sapevi che era speso bene perche quella persona per te è davvero tutto allora ti incazzi ancora di più perché d’ora in avanti non ci sarà più in nessun modo, ho giocato male le mie carte e basta, mi mancherà sempre più dell’aria che respiro, mi mancherà tutto, penso durerà in eterno credo un eterno che non è ben comparabile ma sarà comunque troppo tempo e starò sempre peggio, il male d’amore con la friend zone sono una brutta accoppiata me sa.. io celho messa tutta e va bene così, farò questo crogiolo di dolore parte presente della mia vita è basta che devo fa, non avrei mai creduto potesse succedere.. invece è successo, saranno solo tanti bei ricordi, litigate epiche e niente alti e bassi come tutto ma quando si ha prospettive diverse purtroppo è quello che fotte, non incontrarsi e separarsi per forza di cose nonostante tutto il bene. Giuro sono bloccato sul letto a scrivere e sto sbadigliando da ore, non penso nelle prossime ore avrò più voglia di far nulla, ho perso qualsiasi tipo di estro potesse venirmi e Tumblr sarà nuovamente il mio compagno di avventure per un po’ credo. C’è il sole, un sacco e ho un caldo allucinante come spesso accade, devo poi chiamare mia zia per chiederle due cose dato che domani tornerò nella mia città natale per un paio di giorni giusto per andarla a trovare, fare un giro con mio cugino e chissà che altro poi il giorno dopo penso andrò a trovare mia mamma che nn sta nulla bene, ma questa è un’altra storia e nulla per la sera poi credo tornerò a casa mia.
Sento solo che sto di merda in questo momento e vorrei che le cose in generale fossero andate diversamente, mi dispiace per tutto ma non posso nascondere i miei sentimenti al mondo, non riuscirò mai a farlo, in questi casi c’è spesso che si fa aiutare ma alt i miei amici più cari sono meno di tre e più di uno e uno di loro è mancato quindi.. è il rimanente è lontano e lavora, bello schifo che sono: solo soletto mazziato e cazziato, giuro ora non sento più incentivi come prima, nessuno..lo so è difficile e brutto credere in un rapporto con una persona che c’è la possibilità che si trasformi un casino un giorno ma ho fatto il solito errore di crederci troppo perché avevo davanti una delle persone più belle mei conosciute in mia vita e voillà le merd son fé.. siinizia sempre con le amicizie più belle e poi uno si innamora(spoiler stavolta io), e la cosa brutta è che l’altra persona crede solo nella stessa bella amicizia che c’era un tempo e che tu man mano hai però da parte tua fatto diventare altro.
Non so quanto durerà sto monologo senza fine perché non voglio nemmeno fermarmi a pensare, non so che fare a parte deprimermi e ripensare al tempo passato mentre sto in lacrime, non riesco nemmeno a giocare ai videogiochi o ascoltare musica, ne disegnare.. non mi viene nulla se non stare sul latto a piangere ancora, spero solo non mi ricomincino le crisi di qualsiasi cosa, se sono solo mentre ho crisi ho una fifa boia che possano crescere a tal punto dal farmi del male..spoiler sono da solo e sto tremando, chissà come andrà a finire se in una tachicardia o attacco di panico boh lo scopriremo in questa favola..
Ps anche se poi dopo il tutto non riuscissi più ad alzarmi se finisco a terra non sarebbe poi così male dato il periodo, vedremo chi ci sarà a raccogliermi col cucchiaino e a sbattermi in faccia che la vita può essere meglio di così. SPOILERONE nessuno perché nessuno ci tiene a me a tal punto anzi si forse lo farebbe mia madre ma è convalescente operata di tumore a 60 km da me quindi ciccia si vedrà .
Buon periodo di merda,spero ce lo abbiate almeno un minimo migliore del mio dai alla prossima se ci sarà
Leo
8 notes · View notes
postocosamipare · 1 year
Text
Ti odio
Ma non hai idea di quanto ti odio, tanto che se solo ti avessi davanti ti urlerei in faccia tutto il mio dolore. Mi fai schifo, mi hai usata, ti sei approfittato di me. Vorrei provassi ciò che ho provato io. Mi fai schifo, ti penso e mi viene solo voglia di sputarti in faccia. Sei stato uno degli errori più brutti e sbagliati che io potessi fare. Ti meriti solo di non essere amato e di subirti tutto il male che hai fatto agli altri così che impari. Io te l’ho fatta pagare, ma non mi è bastato, vederti soddisfatto e vinto dopo che hai perso tutto, mi da fastidio. Ho provato/ provo talmente sentimenti forti che si stanno trasformando in odio pure, un odio che mi distruggerà ma che dovrebbe distruggere te. Ti odio tanto, mamma mia se ti odio. Al solo pensarti mi viene da tirare un pugno al cuscino e piangere tutto ciò che ho. Mi hai rovinato la vita e non ti azzardare a dire che l’ho fatto io a te, perché finirebbe veramente che impazzisco. Non è così, io non ti ho usato, tutto ciò che c’è stato da parte mia era vero e genuino, forse più vero di qualsiasi sentimento ti sia stato dimostrato. L’hai gettato, hai gettato quel sentimento che ti avrebbe fatto solo bene e lo sapevi ma non hai voluto comunque saperne nulla. Mi fai schifo, l’ho detto troppe volte? Non è mai abbastanza. Come fai? Dimmi come cazzo fai? A fingere così bene. È un’arte. No davvero fai l’attore che so. Ma il bello che fai pure la vittima della situazione, la vittima sono io e ne stai subendo le conseguenze, quello che ti è successo è solo LA CONSEGUENZA di ciò che hai fatto tu, nulla di più, ma non è abbastanza, ma sono sicura che il peggio arriverà e che non è finita ma a sto giro ci dovrà per forza pensare il karma, io ho fatto tutto ciò che ho potuto per far sì che pagassi. Vorrei me lo dicessi in faccia, ma non hai le palle di farlo. Mi fai schifo. Sono veramente stupida ma sopratutto tanto ingenua, non lo sono mai stata con nessuno e guarda come mi ha ridotta esserlo. Come ho potuto credere a uno come te, è proprio vero che l’amore annebbia il cervello. Mi hai fatto odiare tutto, la mia città, i pullman, l’amore, tutto. Mi fai schifo. Spero che la prossima volta che tu avrai a che fare con una ragazza, ti faccia male tutto. Meriti lo schifo di questo mondo.
4 notes · View notes
im-tryingtoloveyou · 2 years
Note
ma io concordo con te, non lo vedo motivato, anzi, quasi depresso, con quello che è successo lo capisco anche. ma sembra che si stia cercando di riscaldare una minestra. che va anche ‘bene’ se non c’è altro ma… è riscaldata. secondo me l’unica finestra in cui può lasciare è appunto giugno dopo la nations league. dopo c’è la seconda fase di qualificazioni e prepararsi con il nuovo allenatore sarebbe fondamentale. conte nel 2016 è stato a un passo dal portarci in semifinale all’europeo con una squadra peggio di quella del 2021, siamo usciti al nono rigore contro la germania. quindi accetterei di averlo fino al prossimo mondiale, il problema è sempre quello, rimane? si scoccia prima? se ne va e poi chi prendiamo? di nuovo mancini? non so se ora ci sono alternative, ma questa sembra un’occasione onestamente, e se si vuole cambiare come detto prima bisogna farlo a giugno. ma temo mancini rimarrà, conte si farà un anno sabbatico e ci suderemo ste qualificazioni fino all’ultimo. e all’europeo se arriviamo ai quarti è oro colato.
Gli Europei del 2016 ✨ che ricordi... me li ricordo bene, soprattutto i rigori contro la Germania. (Ero diventata bimba di Graziano Pellè😅 fatto il gesto del cucchiaio e sbagliato rigore, addio)
Come hai detto tu, la finestra adatta per sostituire Mancini sarebbe dopo le Nations League, affinché il nuovo allenatore possa lavorare al meglio già a settembre. E secondo me, anche Mancini sa che il suo ciclo è finito. L'unico che può riportare ordine e forza alla Nazionale è Conte (forse anche Ancelotti, ma lo vogliono alla guida della Nazionale Brasiliana).
Il punto è che Conte si lamentava spesso (strano vero?) del poco tempo a disposizione, del fatto che i club non fossero molto disponibili a lasciare andare i ragazzi in Nazionale e blah blah blah. Torna a fare il CT e riprenderà a lamentarsi, ma è uno dei pochi che può dare una scossa alla Nazionale e farli lavorare. Vive il calcio in maniera diversa, per lui contano i risultati e vincere, una mentalità distante da quella di Mancini. Se dovesse tornare non resterebbe mai fino al Mondiale, scordatelo, si fa le qualificazioni degli Euro2024, Euro2024 e lascia per qualche squadra di club; è giovane, è normalissimo che voglia allenare una squadra tutti i giorni invece che ogni 3-4 mesi.
Purtroppo, bisogna accettare che la bella stagione della nazionale di Mancini è giunta al suo epilogo e lui al momento non è in grado di riportarla in alto. Ha altro per la testa. Forse avrebbe bisogno di un anno sabbatico 😅 con tutto il bene e l'affetto per quell'uomo, è ora che la Nazionale passi ad un altro CT.
(Lippi, Cannavaro o altre opzioni le vedo male)
2 notes · View notes
yoursweetberry · 2 years
Text
Mi manchi.. sono arrabbiata e delusa per il male che provo e che non ti interessa, ma mi manchi da morire. Ma tu non hai il coraggio (o la voglia non lo so) di fare nessun passo verso di me.
Quel messaggio “dovresti vedere persone” e mai un invito diretto da parte tua che dimostri un minimo di “piacere” di vedermi o di tendere veramente la tua mano nei miei confronti mi lascia veramente senza parole. Dicevi di volermi bene, ma queste frasi non lo dimostrano. Se davvero me ne volessi allora cosa dovrei pensare? che veramente non hai le palle e ti fai condizionare pure per dire una frase del genere a una persona che per te c’è sempre stata, non solo in privato ma anche davanti a tutti quanti? Non so cosa sia peggio pensare.. non so perché in ogni caso fai questo proprio a me.
Non lo sai come si sta da questa parte, non capisci, o fai finta di non capire. Quando mi incazzo così hai idea del dolore che provo? E nonostante il dolore che provo le uniche cose di cui ti accuso sono le cose che fai veramente non cose inventate o insulti. Ma tu non capisci. Tu li preferisci gli insulti veri e li apprezzi pure. E spacci quello che dico io per cattiverie, quando le cattiverie vere le subisci e le hai subite da qualcun’altro che ti tieni vicino. La apprezzi.. Invece a una che ti dice semplicemente cosa la fa stare male delle tue mancanze su cose che dovrebbero essere BASILARI se vuoi un minimo di bene o interesse verso una persona le ritieni cattiverie e mancanze di rispetto. Ma come si fa? come? ad essere così ciechi. Io non mi capacito.
Ma poi ti dovresti guardare da fuori quando ogni cosa dipendi sempre da lei pure in un banale discorso. Sempre a metterla in mezzo come se parlassi anche al posto suo per lei. Gesucristo santo. Ogni cosa. E ultimamente ancora di più di prima e non te ne rendi conto. Quanto è brutto e quanto spaventa a me per te quando lo vedo.
Tu non ti rendi proprio conto di cosa è amore e di cosa non lo è. Di cosa significhi stare male da parte di chi ti ama veramente e chi sta male solo per puro egoismo di quando non ottiene cose sotto il proprio controllo. Che schifo.. e basta un niente, una briciola data da lei, per fregarti e illuderti che tutto sia fantastico. Mentre chi ha cercato di dimostrarti sempre un amore incondizionato è stato dato per scontato e poi buttato nel cesso.
Mi sento il cuore a pezzi perchè non riesco a smettere di provare quell’amore, e non essere ricambiati, non essere nemmeno apprezzati fa morire..
Mi manca tutto quello che avevamo, mi manca vederti, mi manca stringerti e ritrovare la pace che ritrovo solo tra le tue braccia e mi manca parlarti con gli occhi ancora più che con la voce. È tutto ingiusto non ce la faccio più..
21:28
6 notes · View notes
micro961 · 1 year
Text
Mr. Joy - Il Ballo del Farfallo
Tumblr media
Un nuovo singolo per l’artista milanese, brano che si lega a doppio filo al suo nuovo romanzo
Un inno all’accettazione e al volersi bene per poi poterlo trasmettere agli altri.
"Il Ballo del Farfallo" è il manifesto del progetto Mr. Joy, un inno alla rinascita. Il cantautore milanese si mette a nudo, così come ha fatto nel suo romanzo "Il Farfallo", in cui racconta un periodo buio che ha poi trasformato in voglia di vivere e di dare coraggio anche agli altri.
«E in questa canzone, che è respirare, immaginare, vivere, si sente proprio la forza esplosiva di chi pensa di fare la fine del bruco, ma che diventa improvvisamente una farfalla piena di colori e leggerezza. Respirare, immaginare, vivere è ciò che si sente in quella che è sicuramente una canzoncina allegra, un bicchiere d’acqua fresca nel deserto, ma che racconta anche l'importanza di andare avanti senza paura, dell'accettare il cambiamento e del volersi bene per poi poterlo trasmettere agli altri». Mr. Joy
Una canzone che invita all’accettazione e lo fa con una chiave scanzonata dai modi dance, quindi ha tutte le carte per diventare un tormentone estivo a tutti gli effetti. A lavoro subito anche per confezionare un remix che quest'estate troveremo tra radio e dance-hall per mano di dj di fama nazionale. Un brano estivo, pieno di colori, da ballare e improvvisare, in spiaggia o dentro un pullman nel traffico delle città. Un brano che è arcobaleno ed amore, che è il sole che arriva dopo la pioggia.
“Il Farfallo” - Il libro 
Questo libro parla di rinascita. Racconta la storia vera del risveglio di Andrea che passa dalle stelle alle stalle e si ritrova avvolto come un bruco in problemi che sembrano non avere fine. Figlio di gioiellieri, da giovane è un musicista spensierato che si trova a dover fare i conti con l'usura. Da qui i suoi problemi, il suo istinto di sopravvivenza che lo portano, con una paradossale lucidità mentale, a un'autodistruzione lenta dove il sogno della "famiglia sempre bella e felice" diventa poi l'incudine finale. In questo libro c'è la forza di reagire e la possibilità di capire che non c’è peggio al peggio e che solo la volontà e la forza sono capaci di rimetterci in piedi. Per tutti noi c’è una soluzione anche quando non la si vede. "Con questa lettura capirai che, se ce l'ho fatta io, ce la puoi fare anche tu! In fondo la vita è questo: superare i momenti impossibili e bui e ritrovare la voglia di vivere ed essere felici, per rinascere più consapevoli e migliori di prima. Solo così si apprezzano i colori della vita come si apprezza il volteggiare di una farfalla che è uscita dal tunnel del bruco in cui si era avvolta". Il ballo del farfallo è un’apertura al nuovo, al cambiamento. È ballare sotto la pioggia proprio quando non hai l'ombrello. È un chiaro messaggio di condivisione, un invito ad aprirsi all'altro. E se quel momento non si hanno le ali, si può trovare aiuto in un farfallo!
Etichetta: G records Radio date: 9 giugno 2023
Mr. Joy - alias di Andrea Robicci - nasce a Milano nel 1970, da una famiglia di importanti gioiellieri. A 17 anni si inventa il mestiere di PR e la sua “bigiata party” fa storia nella “Milano da bere”. Diventa un creativo che anima i locali più “in” di tutta Italia e inizia parallelamente la carriera di cantautore e produttore. Mr. Joy esordisce a Milano all’Osteria della Musica in una serata improvvisata, che gli regala una nuova consapevolezza. Suona e riempie piazze e collabora con il Maestro Massimo Luca, chitarrista e produttore di Lucio Battisti, Grignani, Minetti, Moro e molti altri, arrivando in finale all’Accademia di Sanremo durante la direzione artistica di Pippo Baudo. Pubblica due singoli, poi dopo il tour con Radio Italia, incide il brano “Vivere” prodotto con Gabriele Fersini, chitarrista di Laura Pausini, Biagio Antonacci ed Eros Ramazzotti. Il 2 settembre pubblica "Pinocchio", brano dedicato alle maschere che ognuno indossa ogni giorno. Mentre a dicembre esce col brano “Natale senza”, la più classica delle melodie per consolare chi si sente solo. Poi l’11 aprile 2023 è la volta del brano “Mancandoti l’aria” e ora “Il Ballo del Farfallo” legato a doppio filo a questo nuovo romanzo dal titolo proprio “Il Farfallo”. Tutto questo ad anticipare quello che sarà il nuovo disco di inediti in studio.
Contatti e social
Facebook: facebook.com/mr.joy.music/ Youtube: https://youtube.com/channel/UCzO1rWyRYLmnizSohG_EQAQ Instagram: instagram.com/mrjoy.official Tik Tok: https://www.tiktok.com/@mrjoy.music
0 notes
cuoredilatta · 2 years
Text
Come fai a fargli capire che alcuni atteggiamenti ce l’ho solo con lei perché del resto delle persone non ti frega che non sei tu a cercarle,sono loro che non mi comporto così con gli altri perché non sono lei,non ho passato con loro quello che ho passato con lei non sono state quello che è stata lei per me,non mi conoscono come te non mi hanno mai fatto provare quello che ho provato con te che nessuno al suo posto nella mia vita come glielo spieghi che tu a nessuno avresti fatto passare quello che hai perdonato a lei come glielo spieghi che da quando è ricomparsa ti senti più felice che alcuni atteggiamenti escono fuori di impulso non li controlli provi a tenerli a bada perché sai che faranno danni ma è più forte di te e che quell’istinto è più forte della razionalità dell orgoglio che c’è un legame troppo forte con lei un’attrazione magnetica.non di sentimenti io non so quello che provo ma mi sento legato a lei.alla sua mente ai suoi demoni,quelli li conosco non il loro volto ma li senti.Loro si incontravano come si incontrano le anime.Che la vedi per quello che è che la guardi e non pensi che puoi cambiarla Ti guardo e mi piaci come sei e anche se lei non si sente perfetta non c’è nulla che cambieresti in lei. che era tutto quello che avevi sempre voluto ma che non ti saresti mai aspettato di avere e che con il tempo hai amato quei demoni ci ha fatto l’amore .come glielo spieghi che aldilà di due corpi che si univano sentivi proprio le vostre menti legarsi sempre di più e che è stata la sensazione più bella della tua vita che quando sei andato avanti L unica cosa che hai messo a confronto con altre ragazze non era all’atto pratico ma era quel coinvolgimento mentale, emotivo,quell intimità ma che con ogni ragazza che c’è stata dopo,quella sensazione la senti sempre più lontana,come spieghi che la mia paura non è quella di perderla,perché quel legame è durato anche nel silenzio di anni,E so che non puoi stare troppo senza di me Neanche se hai altro.Se hai mille distrazioni,mille cose da fare,puoi andare avanti con la tua vita puoi non cercarmi non vedermi.sei forte e orgogliosa .ma gira gira la tua mente ti porterà a pensarmi Perché come me non troverai mai nessuno.E questo dovresti averlo capito,ma tu in fondo lo sai! In un modo o nell'altro i tuoi demoni e la tua mente mi reclameranno ancora.che la mia paura più grande è lei perché è sempre stata diversa dalle altre persone con cui ho avuto a che fare,che il problema è che ti perdi ancora in quei cazzo di occhi.che ho sempre avuto paura di quello che ti avrei permesso di farmi quando sarei diventato completamente accessibile. paura perché riesci a toccarmi in punti dove le mani non possono arrivare come spieghi che ogni volta che la vedi la saluti vorresti solo abbracciarla forte e non lasciarla andare perché già un po’ ti manca che ogni volta che sparisce vorresti solo sentirla ma che spesso resti fermo per paura di fare peggio ma la pensi sempre.e dentro di te senti quella malinconia,sai che prima o poi nn sarai più in grado di reggere questa sua altalenanza e troverà quella porta chiusa che dovrebbe esse lei ad aver paura di perderti,come spieghi che ci rimani male non per il fatto che non riesci a vederla o per i suoi modi di fare.ma per una singola frase o ti danno fastidio alcune cose che non dovrebbero perché nn è più “tua”da tempo che o ci rimani male perché dentro di te sai che sei una persona selettiva e se scegli di stare con lei perché vuoi stare insieme a lei perché hai voglia di lei che nn la vuoi psicanalizzare e non perché non mi interessi ma so che ha i suoi blocchi e il suo modo di gestire le cose,non per egoismo perché se solo potessi prenderei tutte le sue paure e insicurezze,il suo dolore lo farei mio solo per farla stare bene come glielo spieghi che staresti ore lì con lei in silenzio solo a guardarla nn servono le parole.che ti senti completo finalmente.è il tuo posto.come glielo spieghi che tu non vuoi delle rassicurazioni perché infondo già lo sai non vuoi promesse o parole ma fatti e la sua presenza perché quella non ti basta mai
0 notes
astra-zioni · 2 years
Text
L’istinto vitale inteso non come lotta alla sopravvivenza ma come spinta al fare e al vivere - in sostanza, ad accrescerti - è un istinto che si costruisce i primi anni di vita e nell’ambiente in cui nasci e cresci. Tutte le persone brillanti che conosco, quelle che “hanno combinato qualcosa nella vita”, curiose e con voglia di fare sono state a loro volta tutte (tutte) - nessuna esclusa - bambini stimolati a fare e a creare dai propri genitori (o da chi se ne prendeva cura), che a loro volta sono state persone piene, stimolanti, con passioni e interessi. Mi riferisco anche solo a cose banali come l’essere invogliati a suonare uno strumento, a praticare uno sport, a giocare liberamente all’aria aperta. Quando nasci e cresci in un ambiente passivo, depresso (nel senso patologicamente diagnosticato del termine), quando fin dalla nascita non sei mai stato incentivato, supportato e, alla peggio, demotivato, deriso nelle tue ambizioni e progetti, sottostimato, quando non hai avuto genitori in grado di giocare con te, instradarti, accompagnarti, è come vivere perennemente nella Morte. Un giorno una terapeuta mi disse che ero nata in un ambiente in cui si respirava la non-vita e che non avessi mai appreso cosa invece fosse la vita. Quando tuo padre se la toglie, la vita, è finita, il processo è ultimato. Non prosperi più, non puoi più aspirare a farlo; se non ti è stato insegnato come si cammina a 23 anni non imparerai mai. La terapia dovrebbe avere il compito di accompagnarti nel tuo processo di costruzione del concetto di vita se non fosse che, avendolo tu abolito per tutta la tua esistenza, ne hai perso completamente il senso e la stima. È tutto qui, non c’è altro. Puoi solo sperare d’esserti creato qualcosa per sfuggire al tuo dolore che ti faccia sopravvivere fino a quando non creperai come e nel modo di tuo padre. Fine.
14 notes · View notes
mccek · 3 years
Text
Che meravigliosia infanzia che mi hai regalato mamma.
Fin da piccolo hai sempre fatto di tutto per me, non mi hai mai fatto mancare una cosa che fosse una, sono stato davvero fortunato, ricordo tutti i tuoi sorrisi, dal primo all’ultimo.
Le nostre lunghe passeggiate in passeggino, le tue coccole e i grattini che tanto adoravo sulla schiena, le tue sgridate di cui mi lamentavo tanto e tenevo il broncio per una giornata intera, che poi qualche anno più in là mi sarebbero servite a diventare in parte quello che sono oggi.
Mi hai sempre educato al rispetto, mi hai sempre trattato come un figlio normale, senza mai esaltarmi, come quando tante volte sentivo le altre mamme elogiare i propri figli come migliori e te rispondevi loro che io invece spesso facevo i dispetti ed ero già all’epoca sofisticato.
Mamma mi hai aperto gli occhi fin da piccolo, dicendomi che avrei potuto fare tutto quello che volevo lì fuori ma ricordandomi che poi le conseguenze me sarei assunte io, non te o papà.
Sai quasi mi scendono le lacrime a ricordare quelle scene di quando eravamo al mare e avevo la passione di raccogliere i paguri e i granchi, e poi alla fine la voglia tremenda di portarli a casa...e quante quante risate assieme al papà perché ero proprio convinto che poi avrei potuto portarli a casa.
Ricordo tutte quelle notti passate a dormire con te, con il piedino sempre vicino al tuo perché avevo paura che te ne andassi, ho sempre avuto paura di perderti e sempre l’avrò.
Te sei il delfino che porto nel nome, quello che mi hai dato da tenere in tasca in qualsiasi parte andassi senza te, perché se non ti trovavo tu eri lì, io guardavo il delfino e smettevo di piangere, se ci penso ancora mi vengono i brividi mamma.
Se qualcuno mi dicesse qual è la soluzione al tuo dolore?
Risponderei sempre te.
Nessuno sa calmarmi come te, ne medicine, ne riti, te, nella tua semplicità poi assoluta.
Mi spiace per le tue enormi lotte che tutt’ora stai passando contro quelle malattie infami, e la tua voglia di continuare a lavorare, di dimostrare non tanto agli altri ma a te stessa che non ti ferma nulla, quella forza che solo poche donne come te possono avere.
Mi hai sempre colpito quando non volevi mai parlare di quello che stai affrontando, delle tue lotte con le due malattie, mi hai sempre detto che c’è di peggio, che anche se ti manca essere quella di un tempo che stava bene, tu vuoi guardare avanti, perché sei tu che metti i limiti alla malattia non è lei che li mette a te.
Grazie di tutto Mamma.❤️🐬
68 notes · View notes
oblaz · 3 years
Text
Oggi ho avuto un colloquio di lavoro in una città che non è la mia città e in cui mie stato chiesto se mi fermerei qui dopo la laurea e dopodomani ho un secondo colloquio per un altro lavoro in una nuova e altra città che non è mai stata una mia città e che non ho mai e poi mai preso in considerazione ma che ha molto potenziale e ora io la vedo proprio bene la me di diciassette anni che ascolta la rivoluzione che non passerà in tv de lo stato sociale e quando c’è “se hai tutta questa voglia di scappare e neanche un posto come dici tu” non vede l’ora di andarsene via e vorrei stringerla forte e dirle che andrà sempre peggio e che starà sempre con lo zaino pronto all’ingresso ma che sarà felicissima di esserlo
7 notes · View notes
hotel-u-prince · 2 years
Text
Tumblr media
C’è stato un tempo in cui mi preoccupavo di mantenere i rapporti.
Aprivo le porte della mia casa, spostavo i mobili, posavo i fiori nei vasi più belli per rendere l’ambiente confortevole.
Desideravo a tutti i costi che chiunque entrasse non volesse andare via.
Per far sì che questo accadesse, ero disposta ad abbattere muri, ritinteggiare i bagni, smontare gli armadi.
Avrei demolito e ricostruito la casa con le mie mani se fosse servito.
La verità è che non si può costringere qualcuno a restare. Avrei potuto fare qualsiasi cosa ma non sarebbe bastato.
Ma non è un problema mio.
In altre parole, io sono abbastanza.
Ho creduto per molto tempo che fosse colpa mia, ogni valigia sulla porta. Credevo che anche se io stessi dando tutto, non fosse abbastanza.
Eppure, se ci ragionavo su, non riuscivo a trovare un errore. Qualcosa di concreto che spingesse le persone a non volermi più, a trattarmi come se il mio amore fosse insignificante o, peggio ancora, malevolo.
Ma le persone non vengono spinte via dalla vita di altre, loro scelgono di andare via. Ci sono dei casi in cui allontanarsi è un atto di coraggio, perché purtroppo molti rapporti sono distruttivi. Ti mangiano da dentro come un tarlo, perché li inizi sapendo che si sgretoleranno come neve al sole, però poi continui finché non ti rendi conto che hai sempre sperato che ti sbagliassi.
E non ti sbagliavi.
C’è chi ti vuole bene, chi per te farebbe funzionare anche un’auto vecchia e rotta, una di quelle che si muovono solo se le spingi a mano.
E poi c'è chi non ha voglia di volerti bene. Ti dice un sacco di parole dolci e le fa sembrare oro, le fa sembrare vere. Però poi ti abbandona nei momenti difficili, ti convince che tu esisti solo come ti vede lui o lei e tendenzialmente questo significa sempre una versione sbagliata, viziata, immatura, stupida, insomma, meno di quello che davvero sei.
Il tuo unico errore è quello di credere che abbia ragione.
Non sbagli perché ami, non sbagli perché dai, sbagli solo a chi scegli di dare importanza. Ed è di questa scelta che devi di nuovo diventare padrona.
3 notes · View notes
stabrowski · 2 years
Text
È stato difficile parlarti,
per questo quando l’ho fatto non ho potuto
trattenere nulla, ho continuato a piangere anche dopo, in treno.
Mentre scrivo queste parole dai miei occhi continuano a uscire lacrime giganti.
Forse perché penso di avere solo te.
Mi dicono tutti un sacco di bugie.
Un mio “amico” tempo fa mi ha detto entusiasta quanto fosse felice di ricominciare a uscire con me.
Non siamo più usciti insieme.
Le persone mi rivolgono sorrisi di circostanza, che sono costretta a ricambiare.
Non mi piace.
Non mi piace questa vita,
non mi piace il mio personaggio.
Non posso fare a meno di convivere col dolore perenne.
Quando mi hai voluta è stato come se qualcuno mi avesse ascoltata, come
se qualcuno mi avesse
voluto dare una piccola medicina. L’ho presa.
Ho sempre avuto tanta paura, quindi l’ho sempre presa a piccole dosi e con diffidenza, perché mi fa stare troppo bene.
Sapere che potrei non prenderla più mi fa impazzire, per questo ogni tanto diminuisco le dosi.
Forse per vivere meglio la vita dovrei avere un po’ meno paura, delle cose, delle persone.
Non ho più la fiducia però, e nemmeno la risolutezza per intraprendere nuove relazioni e conoscere altre persone, fare amicizia.
Non desto mai simpatia. Chi mi vede mi detesta a primo acchito.
Anche io mi detesto, non biasimo nessuno.
Solo, molto molto spesso, vorrei essere diversa.
Un po’ meno me.
Ora torniamo a te, ultimamente mi sono preoccupata molto. Ultimamente ti trascuri molto, mi ricordi me, quando non avevo né la forza né la voglia per lavarmi i denti,
mi chiedo se c’è qualcosa che ti turba. Quando eri via,
te lo avevo detto,
che avevo paura di non piacerti più.
In realtà è stato solo una coincidenza.
Lo penso tutti i giorni, tutte le volte che mi guardo in giro mi sento un po’ miserabile,
sono tutte meglio di me.
Più alte, più belle, più magre, piu formose, più intelligenti, più simpatiche.
E ogni volta vorrei che tu non potessi percepire il resto del mondo, che
non potessi accorgertene.
Accorgerti che sono tutte meglio di me.
O che sono io a essere peggio di tutti.
Mio padre direbbe che è tutta commiserazione, un “ohime misero” travestito da autoflagellazione.
Purtroppo sono sempre stata così.
Da quando avevo pochi anni di vita.
Da quando mi dicevano che sono stupida scema ritardata, da quando litigavano e non ero mai figlia di nessuno.
Da quando ho ricevuto uno schiaffone davanti a tutta la classe o da quando gli uomini del paese hanno iniziato a parlare di aver scopato mia madre.
Da quando ho scoperto cos’è la dipendenza dall’alcol, da quando ho smesso di credere nel legame dell’amicizia, da quando ho iniziato a fumare o da quando ho acquisito uno scetticismo così arrogante da vergognarmene.
Da quando mi sono accorta di avere gli stessi problemi di rabbia di mio padre.
Non sarò mai perfetta,
questo lo accetto.
Non avrò mai la vita piena di amici, soddisfazioni e soldi che vorrei.
Non sarò mai bella e magra e longilinea come ho sempre voluto.
Spero però, prima o poi, di guarire.
Di essere felice e vivere al 1000%.
Di avere la testa più leggera.
1 note · View note