#bimbo minuscolo
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omarfor-orchestra · 10 months ago
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Comunque per quante volte ho visto quella scena non avevo mai notato Mimmo che si incanta su Simone la prima volta che lo vede lui proprio non se n'è accorto ma è rimasto scottato da subito
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louisupdates · 2 months ago
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elerry28: uomo di 32 anni che decide di giocare a calcio nella zona vip di un concerto poi gli cade la palla giú e fa le scenate per riaverla sei proprio un bimbo minuscolo
32 year old man who decides to play soccer in the VIP area of ​​a concert then drops the ball and throws a tantrum to get it back you are such a tiny child
Louis and Oli kicking a beachball over the barricade in VIP, and asking for it back. SUPERBLOOM FESTIVAL [8.9.2024]
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sono andata a vedere il post di gigione e lui è ENORME e il bimbo MINUSCOLO che carino mado
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coccaonthinks · 7 months ago
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Io mi occupo di ciò che è piccolo piccolo. Ciò che è minuscolo, infinitesimale. Alla domanda «che fai nella vita?», ecco quello che mi piacerebbe rispondere, quello che non oso rispondere: mi occupo delle cose piccole piccole, porto la testimonianza di un filo d’erba. Il mondo, così come va (male), lo conosco e lo subisco come voi, forse un po’ meno di voi; sotto un filo d’erba si è protetti da molte cose. Queste cose non le ignoro. Ma non è di esse che voglio parlare. Non è il mio ruolo, non è il ruolo che la sorte mi ha dato. Vedo anch’io il disastro. Come non vederlo? Il disastro è già avvenuto nel momento in cui inizio a scrivere. Prendo degli appunti su ciò che ha resistito, ed è, per forza di cose, ciò che è piccolo piccolo, ed è incomparabilmente grande, perché ha resistito, perché il fulgore del giorno, la parola di un bimbo o un filo d’erba hanno trionfato sulle realtà peggiori. Io parlo in nome di queste cose piccolissime. Provo ad ascoltarle. Non sogno un mondo pacificato. Un mondo simile sarebbe morto. Amo la lotta e il contrasto così come amo la vita, dello stesso identico amore. Non cerco la pace ma la gioia, e credo che per trovarla convenga cercare ovunque, senza metodicità, e preferibilmente nell’ambito della vita ordinaria, minuscola. Christian Bobin da ‘Autoritratto al radiatore’, AnimaMundi, 2012
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Migranti: Christmail, bimbo di sei mesi è di nuovo 'orfano'
 Nella stanzetta che gli aveva preparato ha lasciato tutto: il lettino, i giochi, i vestitini come se temesse di spezzare l’ultimo filo che lo lega a lei.     Alessandra Teresi, medico rianimatore del 118, l’ha amato come un figlio da quando l’ha visto, minuscolo, infagottato, in braccio a una delle profughe che viaggiava con lui su un barcone partito dalla Tunisia e diretto a Lampedusa. La madre…
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personal-reporter · 2 years ago
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Elliot Erwitt, Family alla Palazzina di Stupinigi
Fino all'11 giugno 2023 presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, in provincia di Torino, Next Exhibition presenta la mostra di Elliot Erwitt, Family, dove il grande fotografo che ha fatto la storia del Novecento, con il suo stile unico, potente e leggero, romantico o ironico, affronta in modo trasversale il tema della Famiglia. La curatrice della mostra, la Dottoressa Biba Giacchetti, ha chiesto a uno dei più importanti maestri della fotografia di creare un album personale e pubblico, ma anche storico e contemporaneo, serissimo e al contempo ironico. Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi ci sono le fotografie che nella lunghissima carriera di Erwitt hanno descritto e rappresentato tutte le sfaccettature del concetto così inesprimibile e totalizzante dell’essere famiglia. Niente è infatti più assoluto e relativo, mutevole, universale e altrettanto particolare come la famiglia, che ha a che fare con il sociale, il diritto, la sicurezza, la protezione e l’abuso, la felicità e la tristezza. Gli scatti esposti sono stati selezionati da Erwitt in persona per settant’anni di storia della famiglia e delle sue infinite sfaccettature intime e sociali, con istanti di vita dei potenti della terra, come Jackie al funerale di JFK, accanto a scene intime come la madre che osserva rapita la neonata, che è Ellen, la primogenita del fotografo. Dalla Provenza, in Francia, arriva un adulto che porta con sé un bambino, in bicicletta, su un viale alberato che pare non avere fine, dall’Irlanda due anziani, di spalle, si godono la brezza del mare, curvati dall’età, ma sempre insieme. In Cina un bimbo aiuta la sua mamma a spingere un carrellino pieno di povere cose e dagli Stati Uniti arriva la protagonista del manifesto della mostra, che è un’elegante signora, vestita con soprabito e stivali alti, mentre porta a passeggio un buffo e minuscolo cagnolino da una parte e un imponente cane dall’altra, nota come Felix, Gladys and Rover. La poetica di Erwitt si esprime in questa mostra con un ritmo esilarante eppure profondo su un tema che ha avuto un’importanza determinante nella sua vita personale, dato i quattro matrimoni, i sei figli e il gran numero di nipoti e pronipoti. Come sempre Elliott Erwitt è voluto uscire dai canoni classici e sviluppare il concetto di famiglia in modo libero e provocatorio, dove immagini romantiche si alternano a immagini di denuncia, fino all’ironia di chi elegge a membro prediletto della famiglia l’animale più amato, che sia un cane, un maiale o un cavallo, e celebrare così con serietà e sorriso, un sentimento universale. La mostra sarà aperta dal martedì al venerdì dalle 10 alle 17.30, sabato e domenica dalle 10 alle 18.30 è il lunedì sarà chiusa. Read the full article
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ilcercatoredicolori · 2 years ago
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Accadde la notte di Natale 
Forse non è stata la migliore delle idee emigrare in un paese straniero con un bimbo piccolo e un altro in arrivo. Mio cugino mi ha procurato un alloggio minuscolo. Per fortuna è pulito, ci sono l’acqua calda, l’elettricità e un albero spelacchiato davanti alla finestra. Faccio il panettiere, un lavoro che qua non vuole più fare nessuno: a me invece piace, perché me l’ha insegnato mia nonna. Stasera mia moglie ha iniziato ad avere le contrazioni. Il vicino mi ha prestato la sua macchina, ma quando siamo arrivati all’ospedale ci hanno mandato via, perché non possono curarci. Siamo forestieri e non abbiamo diritto all’assicurazione sanitaria. Mia moglie ha gli occhi colmi di lacrime, io non so che dire e stringo forte mio figlio che mi si è addormentato in braccio. La notte di Natale il grande edificio con la croce rossa all’ingresso è vuoto e silenzioso, e nessuno si cura di una fastidiosa famiglia che ha bisogno di far nascere un bambino. Mia moglie mi sussurra: “Almeno ci fosse mia madre.” Ci allontaniamo in silenzio verso il parcheggio, l’aria fredda ci investe e mia moglie istintivamente protegge la pancia con le mani. “Aspettate! Aspettate!” Nella semioscurità vedo un enorme camice bianco che si avvicina: penso ad uno scherzo di cattivo gusto, qualcuno che si burla di noi. Due mani nerissime come non credo di averle mai viste in vita mia mi porgono un pezzo di carta con un indirizzo ed un nome. “Andate in questo ambulatorio: lì ci lavora mia sorella, è un’ostetrica e vi aiuterà.” Prendo il foglietto, emozionato e riconoscente. Le mani nerissime accarezzano la testa di mio figlio che continua a dormire appoggiato alla mia spalla. “Grazie fratello” sussurra mia moglie. Due ore più tardi è stesa su un letto con lenzuola bianchissime e nostra figlia tra le braccia. L’ostetrica ha le stesse mani del fratello che finiscono di compilare rapidamente i documenti della nascita. Io e mio figlio siamo stesi su una poltrona e il riscaldamento acceso ci culla in un sonno profondo e senza sogni.
Maddalena Delazzari
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chickpeaslia · 3 years ago
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questo bimbo minuscolo a me piace, è più bravo di una buona parte degli artisti sul suo stesso palco e probabilmente va ancora alle medie
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susieporta · 3 years ago
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lo mi occupo di ciò che è piccolo piccolo. Ciò che è minuscolo, infinitesimale.
Alla domanda «che fai nella vita?», ecco quello che mi piacerebbe rispondere,
quello che non oso rispondere: mi occupo delle cose piccole piccole,
porto la testimonianza di un filo d'erba. Il mondo,
così come va (male), lo conosco e lo subisco come
voi, forse un po' meno di voi; sotto un filo d'erba si è
protetti da molte cose. Queste cose non le ignoro.
Ma non è di esse che voglio parlare. Non è il mio
ruolo, non è il ruolo che la sorte mi ha dato. Vedo
anch'io il disastro. Come non vederlo? Il disastro è
già avvenuto nel momento in cui inizio a scrivere.
Prendo degli appunti su ciò che ha resistito, ed è, per
forza di cose, ciò che è piccolo piccolo, ed
incomparabilmente grande, perché ha resistito,
perché il fulgore del giorno, la parola di un bimbo o
un filo d'erba hanno trionfato sulle realtà peggiori. lo
parlo in nome di queste cose piccolissime. Provo ad
ascoltarle. (...). Non cerco la pace ma la gioia, e
credo che per trovarla convenga cercare ovunque,
senza metodicità, e preferibilmente nell'ambito della
vita ordinaria, minuscola.
Christian Bobin
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dhufflebee · 2 years ago
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qui in biblioteca dove lavoro è arrivato un bimbo minuscolo con la maglia della Roma 😚🧡 e quassù tra Milano e Varese chi se l'aspettava!
(lui timidone ma ho ovviamente colto l'occasione di condividere un discreto "forza roma" mentre faceva l'attività coi compagni di classe)
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themhac · 3 years ago
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Ma la sua risata quando la bimba dice che vorrebbe lanciare una scarpa al proprio mister?
E di tutti i bimbi l’unico che chiama per nome (sarà che si chiama Lorenzo?) è quello che non se lo fila di striscio. Gli ha preparato zero domande e gli dà dei disegni che non sono nemmeno per lui (e il bello è che lo illude pure dicendo “questo è per te” mentre glieli porta) hahah idolo
E l’onestà con cui risponde a tutte le domande? Da quella sulle verdure a quella sul suo ruolo che non si è ancora capito quale sia. Come se si adattasse pure lui alla spontaneità dei bimbi
Io di solito a sentirlo parlare nelle interviste penso sempre che il suo modo di parlare è una delle cose meno attraenti in lui, ma immagino sia perché si innervosisce a rispondere alle domande dei giornalisti. Poi nei video della roma come questo o nei giochini vari è chiaramente molto più a suo agio e suona molto diverso devo dire
Aggiungo: quanto lo fanno sembrare grosso quei pantaloncini corti e quanto sembra un micino con gli occhietti che quasi non gli si aprono perché ha il sole in faccia per tutta l’intervista? Non credo supererò mai questa contraddizione che se lo guardi dal collo in giù sembra enorme e fa paura e se lo guardi in faccia sembra minuscolo e lo riempiresti di coccole
THIS!!! t u t t o quello che hai detto!!
come ride e come risponde a quello che dicono i bimbi, come fa a loro le domande, la bimba icona quando parla del mister e il bimbo ancora più di lei che porta il disegno di lorenzo bsjsusjs è tutto bellissimo😭
e sì!! è vero, anche secondo me quando parla con i giornalisti usa sempre questi modi un po' più distaccati/approssimativi che, lo ammetto, possono dare l'impressione che se la tiri un po', invece con i bimbi sta proprio nel suo perché ha anche lui tre anni (💕) quindi è tutto tenerino e coccoloso, e poi gli occhietti🥺🥺 per favore, lui è piccolo piccolo e io voglio solo abbracciarlo 🥺
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elenascrive · 3 years ago
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Sabato 15 giugno 1991
ore 7.30 del mattino. Uno squillo assordante del telefono, sveglia la piccola Elena dal suo meraviglioso sogno. Ha ancora gli occhi semichiusi quando risponde, realizzando appena che in quel preciso istante si trovava da sola in casa. Dove erano finiti mamma e papà? La risposta si trovava già in quella chiamata inaspettata. Così alza la cornetta e non appena sente la voce del suo Papà di colpo si spaventa. Cosa diavolo era successo in così poco tempo e senza nemmeno accorgersi di nulla, Lei che era famosa per avere il sonno leggero che la costringeva a sentire praticamente ogni cosa?
“È nato! E’ nato! Elena è appena venuto al Mondo il Tuo Fratellino. Sei contenta? Adesso tornerò subito a casa per venire a prenderti così da portarti a conoscere Alessio.” Il Suo cervello si accesse in un lampo. Era diventata Sorella nonché Primogenita della Famiglia? Il sussulto provocato da tale domanda la fece svegliare definitivamente, mentre la felicità stava iniziando a sgorgare da ogni cellula del proprio corpo. Evviva continuava a ripetersi, facendo persino salti di gioia, consapevole che poteva farne quanti voleva considerato che abitava a pianterreno. D’improvviso un piccolo dubbio si stanò nella sua mente...
Alessio? Ma non si era forse detto che si sarebbe chiamato Christian? Questo era il nome prescelto dalla piccola, ma non quello che ahimè voleva il suo papà. Era stato così che dovette arrendersi al volere più forte del genitore, accettando quel nome dal suono così poco altisonante che per questo non le piaceva granché. Mette da parte questi pensieri per muoversi, il fratellino attendeva e non voleva farlo aspettare troppo. Doveva prepararsi, suo padre sarebbe arrivato a momenti. Lungo il tragitto in macchina percorso per arrivare in ospedale, Elena non riusciva a dire praticamente nulla tant’è l’emozione e l’eccitazione stavano prendendo il largo e suo padre con Lei. Non vedeva l’ora di poterlo vedere e nel frattempo usava il tempo a disposizione per poterlo immaginare. Si aspettava una sorta di Cicciobello, il bambolotto con cui era solita giocare spesso. Del resto erano anni che se lo immaginava così, da quando aveva iniziato a desiderare di averne uno in carne ed ossa. Ed ora stentava quasi a crederci che questo desiderio si fosse finalmente materializzato. Alla mente riaffiorò la paura che aveva provato quando ancora si doveva scoprire il sesso del nascituro. Temeva che potesse essere femmina e il solo pensiero la faceva rabbrividire. Lei non voleva avere rivali. Lei voleva essere unica! Ricordò bene come se fosse ieri che grosso sospiro di sollievo aveva fatto una volta saputo che il Buon Dio l’aveva accontentata! Quei suoi pensieri l’avevano distratta al tal punto da non accorgersene che erano già arrivati. Ancora poco e avrebbe conosciuto la persona che più di tutte le avrebbe stravolto la vita in meglio. La persona che l’avrebbe cambiata, maturata e resa ciò che è oggi, ora che è adulta, alla soglia degli anta. La persona della sua vita insomma.
Si diressero di corsa nel reparto Ostetricia. Il piccolo nel frattempo era stato trasferito in incubatrice. Non era stato facile farlo venire alla luce. Era stato un travaglio molto travagliato sin da subito infatti, che aveva tenuto sveglia la povera Mamma per tutta quanta la notte. Ma quello che contava adesso era che stava bene ed Elena lo intuiva dal modo in cui il suo Bimbo non smetteva di stare fermo un secondo. Continuava ripetutamente a muovere quei suoi minuscoli piedini. Minuscolo ma non per niente gracile tutt’altro, considerato che pesava già 4 chili e con un visino arrosato da riempiere tutto di baci. Un’immagine che successivamente le rimarrà impressa nella memoria per sempre. Purtroppo non poté abbracciarlo subito, come desiderava, ma era ugualmente felice ovviamente e con un sorriso a 36 denti, la si sentii pronunciare piano e dolcemente: “Benvenuto tra Noi piccolo! Spero di poter essere una buona Sorella per Te! Farò del mio meglio Te lo assicuro!”
Mentre pronunciava queste parole, una nuova paura si addensò dentro al suo cuore: “E se così non dovesse essere? A 9 anni è una gran bella responsabilità! Non so se ne sarò all’altezza! Tuttavia proverò ad insegnargli tutto quello che già so, prendendomi cura di Lui ogni giorno, senza fargli mancare niente, soprattutto l’Amore! Io gli voglio già un gran bene ed è da questo punto fondamentale che devo partire!”
Martedì 15 giugno 2021
Sono trascorsi 30 anni esatti d’allora e questo continua ad essere il Giorno più bello della Mia Vita! 30 anni che sono praticamente volati via, tra gioie, sofferenze, sconfitte e vittorie, errori a non finire e malinconie di ogni genere. In particolar modo quest’ultima che in questi frangenti ne sta facendo da padrona, poiché fa un po’ male pensare che Il Mio Bimbo sta diventando sempre più grande!
Mi manca ancora oggi coccolare quel Mio Bambolotto, così piccolo, tenero e indifeso. Oggi sei un Uomo a tutti gli effetti, eppure nonostante tutto guardandoti a fondo riesco ancora a percepire pressoché intatta la Tua indole Fanciullesca e di questo sono enormemente contenta, poiché hai capito che per sentirti realizzato e felice non devi abbandonare il bambino curioso e allegro che sei sempre stato! Nel frattempo mi auguro di aver fatto un buon lavoro, donandoti tutto quello che ero e che sono, tra una poppata e un cambio di pannolino, tra una paranoia e insicurezza mentre facevano capolino tra l’adolescenza e il dopo. È stata dura, specialmente all’inizio, non sentire i 9 anni di differenza che ci separano, soprattutto quando poi era la gente a farcelo notare. Ogni volta ciò ci crea un po’ di disagio, perché quando Io e Te siamo insieme non ce li sentiamo proprio, tutt’altro! Spesso sei Tu ad essere quello più grande, visto come Ti prendi cura di Me proteggendomi contro tutto e contro tutti! Questo mi permette di sentirmi più piccola e al sicuro. Una cosa che chi non ci conosce nota, arrivando a pensare che sia Tu il primogenito per l’appunto, scambiando Me come la piccola di casa, o perfino arrivare a scambiarci per dei fidanzati, facendoti abbastanza incavolare! Nel primo caso perché giustamente rivendichi la Tua giovane età; nel secondo poiché sei convinto che questo aspetto non Ti permette di “rimorchiare” come desideri, pregandomi quindi di non uscire più insieme. Quante risate che mi faccio per questo e non solo poiché grazie alla Tua vena comica e scherzosa Tu mi fai ridere di gusto in ogni piccolo, immenso momento che condividiamo. Con Te ci sto bene e sto bene ovunque, sei il Mio compagno di scorribande preferito; sei il Mio Migliore Amico. Sei e rimani la persona che più mi conosce, con Te non ho quasi segreti e Ti basta leggermi negli occhi per comprendere ogni stato d’animo che affronto. Non soltanto Io Ti ho aiutato a conoscere e a scoprire, anche Tu infatti mi hai insegnato tantissimo e molto più di quanto potessi credere all’inizio. Grazie a Te ho compreso meglio Me Stessa, la Mia Vita e ogni cosa che mi sta intorno. Mi stai aiutando tutt’ora a modellare i Miei difetti dando più risalto a quelli che sono i Miei pregi che Tu non perdi occasione di valorizzare e stimare. Cosa più importante di tutte mi stai aiutando ad amarmi e di ciò non Ti sarò mai riconoscente abbastanza, poiché abbracciando ogni volta le Mie insicurezze le trasformi immediatamente in forza, quella che mi serve giorno dopo giorno per sentirmi Speciale ed Invincibile!
Alle volte penso a come sarebbe stata la Mia vita senza di Te e ad un tratto la tristezza finisce per invadere il Mio cuore, poiché molto probabilmente oggi non sarei la stessa. La Mia vita sarebbe meno colorata di quella che invece è! Che regalo potente e straordinario è stata la Tua nascita. Oggi sono Io che dovrei farne uno a Te, ma in realtà sei Tu che lo fai a Me da ben 30 anni! Non sarò mai sola finché ci sarai Tu al Mio fianco, soprattutto adesso che non c’è più Il Nostro Piccolo Amato Joker. A proposito so che manca moltissimo anche a Te, eppure anche Lui oggi Ti sta festeggiando, fiero e orgoglioso che mai, così come lo sono Io di Te! Sono fiera di ciò che sei e di ciò che vuoi diventare! Ci riuscirai vedrai! Nel frattempo non abbandonare i Tuoi Sogni, inseguendoli ovunque, a qualunque costo, poiché essi contengono il vero senso della Tua vita!
Ti Amo Bimbo! ❤️
@elenascrive
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abbracciamiebasta · 4 years ago
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Stamattina sono stata dalla mia ex cognata, c'è ancora qualcosa o meglio qualcuno che mi lega al mio ex: suo nipote. Ricordo il giorno che mi chiese di essere la madrina di quel bimbo perché mi riteneva una persona responsabile e amorevole con lui. Io amorevole con i bimbi non lo sono mai stata, ho paura di fare del male al minuscolo corpicino e di non capire quei bisogni quando piangono. Bene, mi emozionai quel giorno all'idea di poter essere così importante per quel bimbo. Ebbi paura, sapevo in cuor mio che le cose con lui non andavano bene, ma queste cose non si possono negare. Ricordo il giorno che mi vide pronta per la festa, quelle foto le ho buttate un paio di settimane fa. Ricordo che lo scorso anno eravamo seduti tutti e tre con il bimbo mentre giocavamo con i giochini che gli avevamo regalato e ricordo i suoi occhi, mi guardavano pieni d'amore. Mi baciò in fronte e mi strinse a lui dicendomi che si sentiva fortunato ad avermi accanto. Stamattina, dopo cinque mesi, sua sorella mi ha detto che lui sta ancora male per me. Non so concludere mai un discorso, questo testo finisce qui.
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lanottediamsterdam · 4 years ago
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Il natale per me ha sempre un effetto strano, come una cometa si porta dietro una scia di sensazioni e ricordi e aspettative e come le comete, mentre passa, si sta solo sgretolando poco a poco, alla velocità del suono. Il natale è stato per me gioia immensa durante tutta la mia infanzia, gli occhi patinati di stupore e splendore, un tappeto di regali e regalini sotto un albero ben agghindato, lucine e nastrini a decorarlo ancora di più e un atmosfera di amore generale che mi coccolava come un bimbo qual ero. Si faceva cena del 24 da dei parenti, pranzo del 25 da altri e cena del 25 con chi restava in piedi, non finiva mai, il 26 giochi da tavola in famiglia e tombola. Poi l'infanzia è finita e con lei la magia del natale; la realtà è arrivata a pitturare tutto di un grigio neutro da ufficio, la famiglia si è sgretolata, le finanze si sono esaurite, l'atmosfera e la magia svanite; i grandi cenoni si sono ristretti ad un timido pranzo fatto di sorrisi impostati per non far sentire a disagio mia sorella piccola e darle una parvenza di festa, il tappeto di regali è sparito per lasciare spazio a qualche pensiero fatto di grandi sacrifici per lei e un minuscolo pensiero per me che già non li desideravo più i regali, ma fatto per ricordarmi che non ero dimenticato. L'albero incredibilmente agghindato aveva lasciato posto ad un piccolo alberello di 60 centimetri con le fibre ottiche all'interno che si illuminavano, niente balocchi e lucine e nastrini, a mezzanotte del 24 dicembre io e mia madre con un té caldo ci abbracciavamo, ci facevamo gli auguri e ci scambiavamo questi pacchettini minuscoli con le lacrime agli occhi e andavamo a dormire preparandoci alla recita del mattino successivo per la mia sorellina. Quell'anno in particolare passai la notte a leggere l'albo di Dylan Dog a colori che mi era stato regalato piagnucolando come un bimbo affranto. Gli anni sono passati e le cose non sono cambiate molto, la casa si è svuotata ed è rimasto indelebile e imbattilbile l'alberello di sessanta centimetri i pensieri minuscoli si sono fatti sempre meno fino a raggiungere l'unità ad essere fortunati, ma sempre non importava. Poi ci fu una svolta la famiglia si riformò sotto una forma diversa e interessante e diede un senso più felice al pranzo natalizio, anche se la sensazione generale del periodo e il ritorno a casa in solitaria delle diciassette del 25 dicembre mi ricordava sempre che certe ombre te le tieni dentro e puoi illuminarle quanto vuoi ma quando distogli la luce sono sempre li. Per tre anni l'alberello tornò nello sgabuzzino e riapparve un albero normale, qualche balocco e qualche luce, non un tappeto ma un paio di regali e di bei pensieri da aprire il mattino di natale sì. Infine è arrivato il duemilaventi, si è portato via un sacco di cose, molto più di quello che ha dato, si è portato via, i pranzi e le cene in famiglia, si è portato via un sacco di persone importanti, un sacco di pensieri, si è portato via nuovamente l'albero, si è portato via i regali e le lucine e oggi, scorgendo nello sgabuzzino l'alberello ho pensato che fosse tornato il suo momento e che fosse estremamente triste e poetica la cosa, così l'ho estratto e attaccato alla corrente, scoprendo che non funziona più, questo terribile anno si è portato via anche lui e mentre in tv un video di youtube riproduce un camino acceso e una musica rilassante, tengo in mano quello stesso Dylan Dog di 9 anni fa e piagnucolo ancora come un bimbo, le cose non sono cambiate molto e l'albo ha ancora lo stesso profumo, è proprio buono e io sono ancora qui.
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lessism0r3 · 5 years ago
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Tu non hai mai avuto paura.
Mi avevano detto “è andata in cielo”, ma io mica ci avevo creduto, non sapevo esattamente cosa significasse, se fosse vero…sapevo solo che non l’avrei vista più e che mi sarebbe mancata. Giravo in tondo sulla mia bici gialla e rossa in cortile quando stette male. Pregavo Dio che non le succedesse nulla, che quello fosse solo un mal di testa passeggero. Dio non mi ascoltò. Se la portò via. Ricordo tutto, l’angoscia di non poterla salvare, la stupida convinzione di un bimbo di sei anni che se ne dava altri due per diventare uno scienziato, inventare un missile che esplodendo in aria facesse cadere una pioggia miracolosa sugli uomini in maniera tale che non sarebbe dovuto più morire nessuno e nessuno avrebbe mai più sofferto. E tu… Tu non hai mai avuto paura di sporcarti le mani, non hai mai temuto il lavoro...forse hai temuto la guerra, mi dicevi sempre che se fossi stato solo non avresti avuto paura. Ricordo quando da piccolo mi raccontavi la favola del cacciatore e della volpe e io ridevo come se fosse la cosa più divertente del mondo, ricordo quando tu e Nonna Maria mi facevate nascondere sotto il tavolo per "fare uno scherzo" a mamma e babbo che rientravano dal lavoro. Ricordo tutto quello che mi hai insegnato, tipo che quando bisogna lavorare un pezzo di legno o di ferro bisogna sempre metterlo in morsa..."ca ti andat mellus". Ricordo quando mi raccontavi di come vi siete conosciuti tu e Nonna...a pensarci oggi è una cosa IMPOSSIBILE, eppure vi siete voluti bene tutta la vita. Quando è morta poi ricordo che sei stato male per tanto tempo, ma anche lì non hai avuto paura...non hai avuto paura di piangere, di mostrarti vulnerabile e io, che avevo si e no sette anni, mi vergognavo quando piangevi, io non ce l'avrei mai fatta! E poi sei rimasto lì...quindici anni, mi hai visto crescere, da giugno a luglio ti facevo compagnia anche la mattina perché ero in vacanza e mi insegnavi a fare i lavoretti col legno oppure ti aiutavo quando forgiavi qualcosa. Poi ad agosto si andava tutti al mare...tu lì ci hai passato una vita e avrei voluto che ci tornassi prima di andartene! Stavi sempre seduto in veranda all'ombra, eppure ti abbronzavi peggio di me che ero tutto il giorno in spiaggia...e mi raccontavi di quando eri giovane e lì aravi, seminavi e mietevi il grano...un lavoraccio, ma tu non ne hai mai avuto paura. Forse l'unica cosa che hai temuto è stata la morte. Quando sei caduto eri terrorizzato e tremavi quando ti ho portato sul letto, tremavi anche quando sei uscito dalla sala operatoria...ricordo che avevi due lacrimoni giganti, mi guardavi e non dicevi nulla, ma sembravi orgoglioso di avercela fatta anche in quell'occasione, anche a novantasei anni. Hai avuto la forza di rialzarti, nel vero senso della parola, hai avuto la forza di combattere quell'handicap che ti costringeva a letto, ma le medicine ti hanno buttato giù. E ricordo i sacrifici che hai fatto per una vita, ti sono grato perché gli hai trasmessi a mio padre che a sua volta ne ha fatto tantissimi per noi. Te ne sei andato e io neanche c'ero...sono rientrato che tu già eri via...prima di uscire ti avevo detto "ci vediamo domani" e tu come sempre mi hai risposto "se Dio vuole"... Oggi avresti compiuto centodieci anni e so che ne saresti stato sicuramente orgoglioso, l'ultimo tuo compleanno ci avevi chiesto quanti ne mancassero a cento. Decidesti di andartene una sera, quella sera che sognai che ti aiutavo a metterti il vestito buono, assistito dai miei nonni materni. Sognai che ti sorreggevo sotto braccio, tutto imbellettato, con la barba appena fatta e col tuo immancabile cappello verde, quello che usavi solo per le occasioni veramente importanti…come tornare, dopo tanto tempo, a incontrare Nonna Maria: l’appuntamento definitivo. Fu un sogno vivido, il primo che feci da quando non ci sei, la notte stessa che te ne andasti. Sento ancora la tua voce quando ti sogno, non passa mese che non succeda…e sono tredici anni che non ci sei più...mi parli e mi dici sempre cose sagge, mai una parola fuori posto, sempre stoico e risoluto dietro ai tuoi occhi verdi. Sei sempre stato forte e in salute, hai sempre avuto un cuore perfetto, ma non è bastato, forse era giusto così, ma ci sono delle volte che avrei proprio bisogno di sedermi in veranda a parlare con te. Avrei tante, ma proprio tante cose da raccontarti e tanti consigli da chiederti. Chissà cosa penseresti di me oggi, dell’uomo che sono diventato e che sto cercando di diventare. Probabilmente avresti piacere nel dire che il tuo più piccolo nipote è laureato, ma saresti più orgoglioso di dire che – nonostante questo – il tuo più piccolo nipote non ha bisogno di chiamare un idraulico o un falegname o comprare dei pomodori da un agricoltore, fa da sé. Mi manchi infinitamente oggi e tutit i giorni ed è tutti giorni come se fossi andato via ieri. Un pezzetto di me, per quanto minuscolo, è ancora fermo lì a quella notte…ché l’ultima cosa che mi hai detto è stata “Se Dio vuole...ciau...”. Ti parlerei di lei e delle altre e tu mi racconteresti di quanto era difficile, di quanto – come scrivesti – auguri a tutti gli esseri umani di non conoscere mai quella miseria. Se solo sapessi la miseria di sentimenti in cui ci siamo calati, se solo vedessi quanto è inutile essere buoni, sensibili, essere come te. Vorrei avere la tua capacità di nascondere le emozioni, la tua battuta pronta e pungente, la tua capacità di girare il cavallo dall’altra pare, la tua sapienza nel riconoscere il momento in cui non ti devi fidare. Io lo so che, ovunque siate, tu e Nonna ancora vi ricordate di me…avrei bisogno di un istante di voi, di un tuo sguardo, di tornare bambino sulle tue ginocchia e sentire la mano di Nonna che mi stringe il polso e sentirmi al sicuro dal mondo protetto dalla sua gonna. Mi manchi tanto, Nonno, mi mancate tanto tutti e due. Buon Compleanno.
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E' proprio vero che quando nasce un bambino nasce anche una mamma.
Prima siamo donne, siamo donne chi più chi meno con propensione alla maternità.
Siamo donne che amano i bambini.
Siamo donne che salutano i figli degli altri nei carrelli in fila alla cassa al supermercato.
Siamo zie.
Ma non siamo mamme.
Diventiamo mamme non appena scopriamo di essere incinte e ci consacriamo mamme appena il nostro piccolo fagottino viene alla luce.
Per me almeno è stato così.
Ho fatto il test dopo più di una settimana dal ritardo... quasi avessi paura del risultato.
Non ho dovuto aspettare i 5 min. Non avevo neanche finito di fare pipì che già c'erano due linee blu scure a guardarmi.... mi fissavano quelle linee... mi fissavano dritto negli occhi... occhi terrorizzati i miei che guardavano quelle due linee che si stavano impossessando della mia vita!
In quel momento mi stavo trasformando e non me ne rendevo nemmeno conto.
Ho chiamato mia mamma al telefono (perchè io ancora ero davvero tanto figlia) ed ho pianto... tanto... mentre mia madre dall'altra parte rideva di gioia e cercava di infondermi coraggio.
Paura spavento misti a felicità si stavano impossessando di me.
Paura e spavento che una mamma lo sa non ti lasceranno più.... i figli... ti fanno morire di paura almeno 4 volte al giorno (ma io non lo sapevo... ancora)
Mi sono sciacquata con acqua fredda il viso... mi sono truccata( dovevo andare da mio marito a dirglielo fino in ufficio perchè non potevo aspettare la sera... erano appena le 15 del pomeriggio)
Mi sono preparata e mi sono messa in macchina.
... Ho guidato pianissimo... non ho corso il minimo rischio... già lo stavo proteggendo, un piccolo puntino micromillimetrico dentro di me ed io già lo proteggevo! Lì in quel momento mi sono resa conto che stavo nascendo ... mamma!
La gravidanza ... vedrai sarà bellissima.... tutti mi dicevano così... un momento di grazia vedrai!
Ed io ricolma di quel coraggio e di quelle meravigliose parole che chiunque mi diceva ho iniziato a muovere i primi passi NELLA mia gravidanza.
Gravid-Ansia così la dovrebbero chiamare!!! Questo è il termine giusto....
E fai le beta ogni settimana perchè se non raddoppiano ste beta ehehehe.... Ogni prelievo una ciocca di capelli bianchi in testa!!!
Ok passate le beta!
Prima eco ... e che non te la fai venire l'ansia che mo il cuoricino non si sente???
Prenatal-safe! (nemmeno mi esprimo sulla badilata di ansia che avevo addosso) avrò avuto la pancia piena d'ansia che sembravo al nono mese per tutta la settimana!
E poi il vomito... ma quanto vomiti? ma lo sai che vomitando l'utero si contrae? e se l'utero si contrae potrebbero esserci problemi seri? E via di iniezioni di rilassante uterino e vitamina b.
La pancia cresce e inizia l'olimpiade della pipì! Certo perchè vuoi anche uscire senza aver passato in rassegna la mappa dei bagni del posto dove ti stai recando?? Ma solo quella però altro scordatelo in bagno... emorroidi e nulla più!
E la morfologica?? Signora ci sono due gambe.. due braccia... E sia ringraziato Dio e tutto il firmamento quando arriva sto nono mese????
Settimo mese e andiamo piano che mica può nascere ora eh!!! Lo sai quanti rischi ci sono... Ma lo senti muovere??? Chiunque incontri in giro una sola domanda ti fa... Si è mosso oggi??!!
E non c'è solo questo.... c'è anche il contorno!
L'ospedale l'hai scelto??? Ha la Tin??? Lasciano la partoriente libera di ballare la lanbada in sala travaglio? Fanno entrare padre figlio e spirito santo mentre partorisci? Parto in acqua? Epidurale? Rooming-in? Aiuto all'allattamento? Orari dedicati solo al padre?
Dovrebbero metterli su trivago gli ospedali per partorire!
Nel frattempo c'è la spesa ... qui a Roma c'è Bimbo store per esempio dove tutte le pance si ritrovano a scegliere cosa mettere nella "borsa per l'ospedale" e in casa.
C'è da scegliere il trio (per i primo figlio è così sei inesperta e pensi che ti occorra tutto ed il contrario di tutto)... cioè scusa ... ci sono I trio .... e lì facciamo un baffo ai nostri mariti al concessionario eh!! Tutto guardiamo... telaio... ruote... freni ... abs... ammortizzatori ... tutto, capienza, è reclinabile? Verso mamma e verso strada? Cappotta, poggia piedi, cestino, borsa .... !!!
Controlliamo su internet i commenti di altre mamme che ci sono passate già prima di noi... interpelliamo Paolo Fox e poi ... Il trio migliore che c'è è nostro... motore a iniezione, cambio automatico (del pannolino) chiavi in mano!!
Pannolini, sterilizzatori vari (perchè oggi una mamma che non sterilizzi e non abbia conseguito una laurea in microbiologia non è una vera mamma), tutine, body (a manica lunga, a mezza manica e smanicati non si sa mai poi capirò qual'è meglio) cremine per il culetto, borotalco no è figlio del diavolo non siamo negli anni '80, ciuccio no (non glielo darò mai... certo sei incinta cosa ne sai tu!)
Amido per il bagnetto, detersivo bucato senza detersivo per il bucato per i panni del piccolino ignaro di tutto, bavaglini, calzini e soprattutto cappellini (ai neonati si mette il cappellino ... puoi non mettergli il pannolino ma guai se non gli metti il cappellino)!
E poi in un minuscolo spazietto creato da quello che era uno sgabuzzino c'è l'angolo per la futura mamma dove tutto finisce con ONE!
Mutand-one , assorbent-oni (che nel medioevo stavano più comode di quei cosi post parto), camici-one da notte , reggisen-oni da allattamento, calzett-oni (perchè i piedi sono gonfi). E così entri in sala parto più sexy che mai. A me per esempio hanno messo pure il pannolone perchè ho rotto le acque prima che partisse il travaglio 😎
Sei pronta... hai preparato il nido ... tutto è pronto ... ma la gravidanza non è finita! Un'ultima botta d'ansia che non te la fai venire pensando al parto??
Poi partorisci ... quel giorno arriva... e come se arriva! E nulla ha più importanza! E' nata una mamma!
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