#bicicletta a coda lunga
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detragefietser · 4 months ago
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persointraduzione · 4 years ago
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Notturno
Come quel vestito che ti mettesti addosso la prima volta che ti vidi, con quel berretto di lana troppo grande e quella sciarpa nera troppo lunga. 
Come l'impressione che mi fecero quello sguardo, la piega delle labbra ed il tono della voce.
Come quella chiacchierata di sera vicino alla tua bicicletta, che non diceva niente ma che avrei voluto non finisse.
Come la sabbia d'estate che scivola tra le dita, passando come un sussurro solido, scegliendo con un soffio gli interstizi in cui posarsi, tiepida.
Come un sospiro che dilata le narici e ti entra dentro anche se non lo capisci.
Disteso sul letto nella penombra di una sera d'estate, rifletto sul fatto che i pensieri a volte sono circolari come il moto delle onde e come le onde si formano sotto la superficie, si alzano, si ornano di spuma e poi s'infrangono, più o meno dolcemente sulla riva, per poi rifluire e ricominciare, riportando a galla e sulla terra frammenti di riflessioni ed impressioni lontane, schegge di dolori, ciottoli minuscoli levigati e lucidati, ma non sempre digeriti e diluiti.
L'ombra di una pianta scivola nel buio tra la parete ed il soffitto mentre un'auto passa in strada e il suo rumore irrompe nel silenzio attraverso la finestra aperta, mentre la mia pelle si sposta sulle lenzuola pulite ed i miei occhi si riempiono degli sguardi incrociati senza perch��. Isole.
L'ombra torna a nascondersi, come un vestito caduto ai piedi del muro. Gli abiti che indossiamo non determinano chi siamo, o forse sì, anzi in parte lo fanno che noi lo si voglia o no. L'idea che gli altri hanno di noi passa anche dagli abiti che scegliamo, un linguaggio di forme e colori, che può calzarci oppure no, ma che stabilisce un dialogo, scolpisce immagini, comunica dettagli e crea di noi un'idea in chi ci guarda. Anche non curarsi particolarmente del proprio abbigliamento trasmette informazioni, veritiere o meno che siano. Ho ritenuto per anni di non curarmi di come le persone si vestono e poi mi accorgo di ricordare tutto quello che indossavi ogni volta che ci siamo visti e che abbiamo parlato, mi ricordo tutto.
Mi ricordo tutto e non ho mai capito niente, non so ancora niente. Non ho mai capito l'ombra che sfiorava il tuo volto in modo impercettibile dipingendo emozioni diverse nell'arco di pochi attimi, non ho mai capito cosa realmente ci sia dietro il tuo sguardo, le tue parole ed i tuoi gesti. Ti ho sfiorata appena, abbiamo parlato lingue diverse, illudendoci di condividere qualcosa per piccoli frammenti di tempo. Non voglio cercare più di capire, certi sforzi sono vani, è meglio il sentire. Come un bambino, riesco solo a definire il mio sentire, il tuo no. Vorrei, ma non ci riesco. Immagino tu stia camminando in una strada fatta di ricordi aggrovigliati, di relazioni plurali, a ridere, a piangere, a sentirti sola, a percorrere mille pensieri, ad importi e ad afferrare le cose, ad accogliere corpi, pensieri, dolori, vite. Con la determinazione, l'ironia, l'intelligenza, la seduzione. Sei sempre stata lontanissima.
Ed io ti ho messo un vestito la prima volta che ti ho vista, con quel berretto di lana troppo grande e quella sciarpa nera troppo lunga.
Chissà cosa c'era scritto sulla tua pelle bianca quando la punta delle mie dita la percorrevano nel silenzio. Chissà quali trame erano intessute nei tuoi capelli neri e soffici quando li attraversavo come il pettine di un telaio. Chissà che sapori c'erano nella tua bocca oltre quelli che percepivo o credevo di percepire, percorso com'ero dalle mie inquietudini e dalle mie passioni impulsive. Chissà cosa c'era dentro e dietro quelle lacrime e nella profondità invisibile di quegli sguardi. Non ho mai capito.
Ho acceso la radio perché qualcuno scegliesse per me, ho abdicato dalla mia sovranità di ascoltatore. La mia attenzione coglie musica senza soffermarsi a comprenderla e le voci si avvicendano sostenendo e puntellando una strana insonnia. Non controllo l'ora e scendo piano i gradini di questa notte in cui il tempo e lo spazio cominciano a svanire. Di lontano un fischio di treno.
Afferro il cellulare e cerco tra i vecchi messaggi. Sì, eccolo. R mi dice “Transito nella tua vita? Ma cosa sono? Un Treno?” Sorrido, ma mica tanto. Non è che quando ho usato quel verbo ne fossi consapevole, ma l'immagine che ne è scaturita è davvero interessante. In fin dei conti alcune persone più di altre transitano nella tua vita, ci passano attraverso. A volte velocemente, a volte meno. E se ci si pensa la cosa non è ne banale ne scontata. La vita, noi stessi, siamo più cose. Abbiamo ed incarniamo più prospettive. Siamo noi stessi treni, stazioni, paesaggi, binari, locomotive o vagoni. A volte carichi merci o passeggeri. A seconda della nostra condizione anagrafica, sociale, di salute, culturale. A volte siamo materiale rotabile fermo su un binario morto. In attesa di riagganciarci al flusso della vita, dell'eterno movimento, dello scambio e della conoscenza. Possiamo decidere di fermarci, di essere solo un qualche elemento di questo mondo fatto di acciaio, elettricità e traversine, di polvere, odori, graffiti, orologi, tabelloni e ritardi...ma possiamo anche scegliere di essere fatti per conoscere.
R, sai cosa ti dico? Certi treni hanno la locomotiva in testa ed in coda. Percorrono lunghi tragitti, sostano a lungo in altre stazioni, ma poi ritransitano, possono sostare e poi ripartire. Questi treni portano vite ed esperienze avanti ed indietro. E se tu fossi un po' così? Nel tempo e nello spazio a percorrermi.. O sono io a percorrermi attraverso te o l'idea di te? E io chissà che elemento sono nel tuo “plastico” a dimensioni reali. 
Insomma, non so affatto che treno sei perché io le persone non le so capire molto bene, so cogliere solo pochi elementi e a volte sbaglio pure. Però il tuo itinerario mi piacerebbe seguirlo e mi andrebbe tu seguissi il mio. 
Le linee di te seduta, gli sguardi illuminati dalle risate, le parole calde, i ricordi di altre notti lontane, il sapore del caffè shakerato, la mano che scorre sulle pietre del castello, il viso accaldato rinfrescato da una fontanella, la solitudine tra gli amici, il bisbigliare della radio, le immagini di relazioni inesistenti, le fantasie su un mondo lontano, il pedalare nel buio o il camminare in centro lungo le ringhiere del canale....il sonno mi vince.
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danielemuzzarelli · 7 years ago
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Pensieri, campagna e bicicletta
Da quest'anno ho deciso di combattere la pigrizia sin dal primo mattino e fare quanto è logico per chi lavora vicino a casa come me, ovvero usare la bicicletta anziché la macchina per andare al lavoro. In effetti, pedalando spesso perdo la cognizione di dove sto andando, mi ritrovo a farlo come se fosse una normale sgambata in bici e l'umore ne risente in positivo. Ho la fortuna di dover passare su di una ciclabile che attraversa un tratto di campagna e costeggia un torrente. Qui vedo sempre dei gatti, pronti ad assaltare una preda che io nemmeno riesco a scorgere, ma incontro anche parecchi fagiani. Li guardo ammirato, la coda lunga e l'andatura veloce, sembrano in perenne ritardo per qualcosa quando corrono e, a dispetto di una certa goffaggine dovuta alla costituzione fisica, possono a mio avviso vantare pure una certa eleganza. È bello vederli in quello che era territorio loro molto prima che diventasse nostro, ed è anche strano vederli volare, sollevare quel corpo fatto più per stare a terra che a mezz'aria. Voli brevi ed improbabili, certo, ma ostinati ed efficaci, utili ad ottenere lo scopo. Che spesso è scappare da un rompiballe che deve proprio passare di lì a sferragliare con la sua vecchia bici da strada.
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gogobus · 7 years ago
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Shakira in concerto a Milano
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La nota cantante colombiana Shakira il prossimo 3 dicembre 2017 sarà protagonista a Milano presso il Mediolanum Forum di Assago, di un atteso concerto che è l’unica tappa italiana del suo El Dorado World Tour. 
Un evento di caratura internazionale incentrato sul clamoroso successo che sta ottenendo in tutto il mondo il suo ultimo album per l’appunto intitolato El Dorado. Un lavoro discografico che ha raggiunto il numero 1 delle classifiche in ben 37 Paesi, è stato pubblicato lo scorso 26 maggio sotto le etichette della Sony Latin ed Rca con 13 canzoni tutte di genere latino pop per complessive 44 minuti di musica. 
Chantaje
L’album era stato anticipato il 28 ottobre del 2016 dall’uscita del singolo Chantaje mentre nel mese di aprile ne è stato estratto un secondo pezzo intitolato Me enamorè. 
Si tratta dell’undicesimo lavoro discografico della cantante colombiana alla cui realizzazione hanno collaborato Carlos Vives e Prince Royce. 
Il singolo Chantaje ha visto Shakira duettare con Malum ottenendo un enorme successo in tutto il mondo: in Italia il singolo ha venduto oltre 150 mila copie ottenendo la certificazione di Disco di platino così come pure in Svezia dove le vendite hanno superato quota 20 mila e in Spagna oltre 200 mila. Il massimo in fatto di vendite è stato però toccato negli Stati Uniti dove il singolo è stato certificato Disco di diamante con oltre 600 mila copie vendute. 
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Biglietti concerto Shakira Milano
Dunque la tappa di Milano in programma al Mediolaum Forum di Assago è l’unica prevista in Italia per cui è facile ipotizzare una caccia al biglietto. La prevendita è partita lo scorso 30 giugno su TicketOne con i biglietti che hanno dei prezzi che oscillano tra un minimo di 59,80 euro per il parterre in piedi non numerato fino ad un massimo di 80,50 euro per un posto a sedere nella tribuna gold numerata.  Per chi vuole risparmiare qualcosina, optando per l’Anello C numerato si accede a biglietti il cui costo è di 46 euro. Naturalmente per questo esclusivo evento sono stati previsti dei pacchetti: si va dai 158 euro per il Silver Hot Ticket Numerato fino ai 213 euro per il Gold Hot Ticket Numerato. I pacchetti Vip permettono di avere accesso prioritario al parterre prima dei possessori dei normali biglietti, una serie di gadget commemorativi dell’evento, il pass commemorativo ed il check-in personale con lo staff designato sul luogo dell’evento. 
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Scaletta concerto Forum Assago Shakira
Non c’è ancora una scaletta ufficiale del concerto di Milano, ma è possibile ipotizzare che l’artista possa proporre tutti i più grandi successi che hanno caratterizzato fino a questo momento la sua eccezionale carriera musicale assieme a tutti i tredici brani che fanno parte dell’album El Dorado: Me enamorè, Nada, Chantaje, When a Woman, Amarillo, Perro Fiel, Trap, Comme moi, Coconut Tree, La bicicletta, Deja vu, What We Said e Tonelades.
Come raggiungere il Mediolanum Forum di Assago
Il Mediolanum Forum, sede il prossimo 3 dicembre dell’unica tappa italiana dell’El Dorado World Tour di Shakira può essere raggiunto comodamente con gli autobus di GoGoBus: eviti la coda, lo stress ed arrivi al concerto super rilassato.  Puoi prenotare gratis oggi senza alcuna spesa.
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Shakira, biografia e carriera
Shakira Isabel Mebarak Ripoll meglio conosciuta dai propri fans semplicemente come Shakira è nata a Barranquilla in Colombia il 2 febbraio del 1977. Suo padre è un gioielliere di origini americane, nato a New York ma da genitori di origini libanesi, e da Nidia del Carmen Ripoll Tornado ed ossia una artista di origini italo – spagnole. 
Come più volte ha raccontato sua madre, Shakira è stata una vera e propria bimba prodigio in quanto già a cinque anni ha dimostrato di essere in possesso di qualità artistiche ed in particolare una innata predisposizione per il canto ed il ballo caraibico. Ha composto la sua prima canzone alla tenera età di 8 anni (intitolata Tus gafas oscuras) dedicandola a suo padre e nel 1983 ha già avuto modo di debuttare in televisione e alla radio. Lo stesso anno ha partecipato ad un concorso musicale per bambini mentre a 11 anni ha già imparato a suonare il primo strumento musicale: la chitarra. 
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Il talento di Shakira è stato precoce portandola a soli 14 anni ad incidere il suo primo album intitolato Magia pubblicato dalla Sony Music Colombia. Dopo un paio di anni ne pubblicò un secondo ma il successo faceva fatica ad arrivare così Shakira decise di recitare in una telenovela colombiana (El Oasis). Nel 1996 ritorna al suo grande amore, la musica, incidendo il terzo album Pies descalzos con cui ottiene un enorme successo in diversi Paesi arrivando a vendere oltre 4 milioni di copie. È la consacrazione. 
Anche il successivo album fu un enorme successo di pubblico e di vendite tant’è che ormai viene considerata come star di livello internazionale. Nel 2001 Shakira decise di dare una ulteriore svolta alla propria carriera migliorando l’inglese proponendo dei pezzi di maggior appeal per il mercato anglofono ed europeo. Nasce così il lavoro Laundry Service nel quale ha particolare risalto il brano Whenever Wherever. Un successo planetario che permette alla cantante e ballerina colombiana di far breccia anche nel mercato americano piazzandosi al sesto posto. 
Un risultato non semplice da ottenere visto che solitamente è difficile scalare per gli stranieri le classifiche americane. Nel 2005 ha pubblicato ben due album registrati in studio: Fijacion oral vol. 1 e Oral Fixation vol. 2. A questi hanno fatto seguito nel 2009 She Wolf, nel 2010 Sale el sol, nel 2014 Shakira e quindi in questo 2017 El Dorado. Il successo è stato sempre straordinario con la cantante che negli ultimi anni si è maggiormente interessata alla propria vita privata trovando l’amore nel calciatore del Barcellona Gerard Pique dal quale ha avuto due figli chiamati Milan e Sasha Piquè Mebarak. In precedenza ha avuto una lunga storia d’amore durata ben 11 con Antonio De La Rua.
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viaggiatori · 7 years ago
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Un percorso incredibile in bicicletta, che inizia ai piedi delle montagne più alte del mondo, a Kathmandu capitale del Nepal, si snoda nell’India dei luoghi sacri del Buddha, nel Rajasthan e nelle regioni confinanti col Pakistan. E che poi prosegue giù, lungo la costa occidentale fino al Kerala.
Un viaggio che costringe alla necessità di amministrare bene le proprie risorse e le proprie energie, ma che al contempo regala una possibilità unica: quella di misurarsi con itinerari straordinari, di mettere alla prova se stessi e di poter raccontare e condividere il proprio viaggio con moltissimi altri appassionati. Tutto dalla sella di una bicicletta, pedalando al ritmo del proprio cuore, faticando su due ruote che smetteranno di girare solo dopo aver raggiunto la meta comune a tutti i tragitti di 7MML “Ritorno al centro”: Kannur, 17 luglio 2017.
Kathmandu 12  aprile, confusa come le idee che ho in testa, capitale del disordine ci accoglie come in fondo sapevamo, come se stesse arrivando un marziano, da stupire con ardore da catturare con pudore, 24 ore di viaggio alle spalle amplificano l’impatto con questo girone infernale.
Kathmandu 13 aprile, impensabile visitare la città in bicicletta  per il folle modo di guidare, la polvere e l’aria irrespirabile. A Pashupatinath le sequenze della cremazione fanno fatica ad essere immortalate nel mio obbiettivo, anche se la religiosità del momento potrebbe, o dovrebbe, essere tramandata attraverso le immagini come insegnamento di un momento cosi importante della vita.
Dopo  l’imperdibile visita a Boudhanath, in cerca di una cena ci ritroviamo sulla terrazza di un bazar, travolti dalla festa del capodanno nepalese. Unici stranieri siamo oggetto di attenzione. Il puro divertimento della serata, non organizzata e inattesa, ci rende ancora più contenti di avere intrapreso questo viaggio.
Damauli 16 aprile. Tappa mangia e bevi si definirebbe in gergo ciclistico, non per i festeggiamenti della Pasqua e nemmeno di Pasquetta, ma per lo svolgersi del percorso, che ci regala continui saliscendi, che mettono a dura prova gambe e mente. Dando un’occhio al grafico altimetrico pare una lama seghettata, con parecchi denti, pronta come si dice a segarci le gambe.
Così è. A differenza dei giorni precedenti, sole cocente sopra la testa, temperature che arrivano a 41 gradi, ambiente circostante che cambia improvvisamente, palme, terrazzamenti, risaie…
Le pedalate vengono scandite dai bambini ai lati della strada che saltano di gioia al nostro passaggio regalandoci la forza mentale per proseguire.
Concludiamo la tappa con 75 km non facili, arriviamo a Damauli qualcuno stremato altri meno, ma tutti col sorriso stampato; fa parte del gioco lo sappiamo, lo accettiamo!
Pokhara è vicina!
Siddarthanaga 21 aprile. Oggi dopo le fatiche di ieri tratto tutto in discesa rigenerante che ci permette di apprezzare il paesaggio anche se bisogna prestare attenzione alle strada dissestata che mette alla prova le bici e negli ultimi chilometri, dato il traffico intenso, anche i nervi. Arriviamo a Siddarthanagar e ci concediamo il lusso di un vero hotel visto che riusciamo a spuntare un buon prezzo dopo qualche trattativa. Ultimo vero giorno di Nepal, domani si sconfina…
24-25 aprile. Ripartendo da Gorakhpur il sole già arroventa la strada e al passare delle ore tocca punte intorno ai 42 gradi che ci costringono a numerose soste per far scorta di acqua fresca e immancabilmente ad ogni fermata si crea una folla sempre più numerosa di curiosi intorno a noi.
Arrivati a Deoria grazie all’aiuto di un ragazzo indiano che lavora anche a Dubai e che parla un buon inglese troviamo velocemente un hotel decoroso e dopo un breve consulto sul percorso dell’indomani optiamo per un treno che permetta di avvicinarci a Patna, città cui vorremmo dedicare un po’ di tempo in più.
Tra la ressa della coda riusciamo a conquistare, a caro prezzo, un biglietto solo grazie all’aiuto degli impiegati delle ferrovie per scoprire poi che dobbiamo viaggiare comunque nel vano bagagli: impossibile entrare con le bici nelle carrozze passeggeri e di lasciar soli i nostri mezzi non se ne parla! L’esperienza è pittoresca ma il caldo è asfissiante e sorpresa finale… nel caos abbiamo preso il treno sbagliato. Riusciamo a rimediare ma dobbiamo imbucarci da portoghesi sul treno giusto.
Arriviamo a Chapra sfiniti. L’incontro di un ragazzo al quale chiediamo informazioni da’ una svolta a quella che sembrava un serata “cena e poi a letto”. Accettiamo l’invito a casa sua. Ospiti di una famiglia numerosa in una casa dai mille colori, ci troviamo coinvolti in un clima amichevole e solare come se fosse amicizia da sempre. Super cena come da giorni non mangiavamo e poi intervista in diretta (che nel frattempo il nostro ospite ha organizzato) con due giornalisti di una TV locale, Chapra Today. La serata termina con un’ulteriore sorpresa: la mamma ci benedice con un rituale indù offrendo dei doni a ciascuno di noi. Magica India anche questo sei…
1-2 maggio, Varanasi. Trent’anni dopo (per me). Cambiato? No. Rituali uguali. Orari uguali. Gange uguale.
Il tempo è immutato nella città sacra indiana e immutato è l’interesse per la sua spiritualità, il credo, la magia di un impalpabile “qualcosa” che tocca il cuore.
Arrivati attraverso un imponente ponte, a Varanasi, Anna Maurizio Alberto ed io, abbiamo depositato le bici e i bagagli nell’ospitale Hotel Ganesha e via subito per i Gat, le scalinate che portano direttamente nell’acqua putrida, ma sacra, del fiume più noto al mondo, capace di un impagabile e inspiegabile purificazione umana.
Incantati dalla cerimonia che si ripete ogni sera da secoli, trascorriamo, cullati dall’acqua, una serata senza pensieri, rapiti soltanto dalla musica, dai colori, dagli odori, dalla spiritualità che noi occidentali percepiamo solo in parte.
Da Kathamandu a Kannur: la lunga pedalata attraverso Nepal e India di 7MML Un percorso incredibile in bicicletta, che inizia ai piedi delle montagne più alte del mondo, a…
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ginevra-malcolm · 8 years ago
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Chapter 69 - Coffee Pet Restaurant
Ginevra
Indossa pantaloni blu acceso, a palazzo e un maglioncino arancione a manica lunga e scollatura quadrata. I capelli sono raccolti dietro la nuca in uno chignon di fortuna trattenuto con una matita. Indossa occhiali da lettura e sta mettendo in ordine dei libri agli scaffali sulla sinistra dall'entrata. Ne guarda il dorso e a volte l'interno della copertina prima di sistemarli. Di fianco al bancone è appoggiata la bicicletta e sulle vetrine, come sul vetro della porta campeggiano le cartoline pro-Trishelle; sono sparse anche sui vari tavoli e qualche mucchietto è sul bancone. Sotto una vetrina, all'interno, ma posizionate in modo che non diano fastidio ci sono una valigia e uno scatolone. Ai tavoli a destra rispetto all'ingresso ci sono dei clienti seduti, due ad un tavolo e il solito lettore solitario ad un altro tavolo. «Non mi hai più detto dell'articolo sui Jackson...» si rivolge a Malcolm seduto non distante, senza portare su di lui lo sguardo, ma continuando a fare quello che sta facendo «Come ci è finito qui "Viaggio al centro della terra?”» perplessa guardando un libro appena preso, e sembra che lo stia chiedendo proprio a Malcolm, ma lo sta chiedendo agli scaffali in realtà.
Malcolm
Sta lavorando seduto ad uno dei tavoli della libreria, con gli occhiali dal tocco vintage, perfettamente in linea col soggetto e col suo abbigliamento: un completo scuro – giacca, panciotto e pantaloni – una camicia bianca ed una cravatta rosso cupo che si intravede solo dalla parte superiore, nascosta per il resto dal panciotto. Davanti a sé, sul tavolo, ha disposto in modo estremamente ordinato il computer portatile, dei documenti e dei fogli, la sua moleskina nera immancabile dove di tanto in tanto scribacchia qualche appunto con una semplice penna a sfera. Espressione austera e seria, postura composta fino all’eccesso, aria assorta nel lavoro: sì, è proprio lui. Viene distratto quando Ginevra gli si rivolge, riguardo all’articolo che aveva detto di voler pubblicare. «Ho aspettato, ma c’è silenzio da entrambe le parti.» il procuratore e la polizia, intende. «Sto valutando come impostarlo, perché nessuno finisca nei guai.» commenta, aggrottando un po’ la fronte, concentrato nella sua attività del momento e probabilmente anche sul caso Jackson appena richiamato.
Nora
occhi al cielo sbucando da uno dei vicoli attigui al marciapiede occupato dal Pet Coffe. «No!» sgrana le palpebre, irrigidendosi, mentre sciorina con una certa abilità il russo. {rus} «Ho capito, ma questo non significa che posso prendermi due giorni per venirti a trovare.» scuote anche il capo con un tono avvilito e scoraggiato, mentre la mano libera corre sulla fronte, spostando appena quella frangetta para che le nasconde quello sguardo vivace, di una sfumatura straordinaria tra il verde e l'oro. {Rus} «So che mi vorresti lì, ma non è il caso.» stavolta, però, il tono è ben diverso da quello sarcastico e delicato di prima; cova in sostanza una lunga pausa, un che di vagamente amaro, quel tanto che basta da farle rallentare il passo oramai a pochi metri dalle vetrine del negozio di Ginevra. E non è tanto la panchina o la porta ad attirare la sua attenzione ma tutti quei volantini appiccicati. Le palpebre si sgranano, mentre la schiena torna dritta, eretta come un fuso. Sua zia parla, dall'altro lato, ma al momento sono parole che viaggiano un po' nel vuoto tanto che, qualche attimo dopo, troveremo Nora pronta a riprendere il discorso dopo un secondo di stordimento {Rus} «Va bene, sì, insomma, ci sentiamo domani.» la sta liquidando e anche in maniera sbrigativa, probabilmente per lasciare spazio alla vita che le va incontro e tanto più a far nascere un mezzo sorriso sulle sue labbra che si intravede appena da quella bocca a cuore e carnosa, contornata da un filo di rossetto color carne. Unica traccia di trucco sopravvissuta dalla giornata che si è lasciata alle spalle. Ed è, quasi informale, il modo di vestirsi di oggi. Niente completi e tailleur, ma un paio di pantaloni in ecopelle nera, aderenti lungo le sue forme abbondanti e burrose, quel tanto che basta da essere sovrappeso di cinque chilogrammi e rendere la sua costituzione decisamente più in carne e non di certo vicina all'obesità. Tant'è che, la maglietta bianca che indossa è più grande di qualche taglia e le scivola fin sotto i glutei, fermandosi a metà delle cosce; davanti è ben visibile la faccia di Karl Legerfield che rimanda, immediatamente, alla marca più famosa del mondo: Chanel. Un chiodo di pelle nera chiude il tutto, sebbene al momento sia aperto e metta in mostra una serie di borchie lungo il colletto. Una kefia a stelline bianche su fondo nero, le copre la gola mentre i capelli sono raccolti in una coda alta, lasciando scoperto un viso dai tratti concilianti e delicati, tondo e dall'incarnato pallido. Una borsa nera è tenuta sulla spalla sinistra, mentre ai piedi calza delle comodissime All star che no, purtroppo per noi, non la alzano minimamente dal suo metro e sessanta centimetri. Avanzerà così verso la porta, facendo il suo ingresso poco dopo, sbucando oltre l'uscio, quel tanto che basta da poter inquadrare la figura di Ginevra ma, non subito, quella di Malcolm.
Ginevra
Corruga la fronte alle parole di Malcolm «che vuol dire "perché nessuno finisca nei guai"?» intanto si volta verso di lui pronta a proseguire quel pensiero, "Viaggio al centro della terra" ancora in mano, fungendo un po' da oggetto per indicare e gesticolare all'occorrenza, ma quel pensiero, appunto, non ancora concluso si perde quando vede Nora sulla porta «Hey!» le sorride, la fossetta compare sulla guancia sinistra «ciao Avvocato!» è leggermente sorpresa di vederla, si percepisce nel tono e si vede nell'espressione del viso, ma è ugualmente spontanea in quel saluto d'impeto. Si sposta dagli scaffali per andare incontro a Nora e fa per posare il libro che ha in mano sul tavolo dove Malcolm sta lavorando. Solo che è tutto così ordinatamente disposto che quando lo ha quasi lasciato, ci ripensa e lo solleva di nuovo.
Malcolm
Senza portare via lo sguardo dai documenti e occasionalmente dal computer, fa per rispondere: «Be’ tanto per cominciare..» ma si distoglie dal lavoro e dalla frase stessa, nel momento in cui qualcuno fa il suo ingresso in libreria, una figura che non riconosce immediatamente, forse perché l’ha incontrata parecchio tempo fa con addosso vestiti più formali. Però il viso è familiare e su di esso il giornalista acuisce un po’ lo sguardo, togliendo temporaneamente gli occhiali con un gesto misurato. Si tratta giusto del tempo che intercorre fra quando la vede e quando Ginevra, salutandola in quel modo, gli dà l’indizio giusto per ricordarsi ed inquadrarla. Lui non è tanto spontaneo né tanto impulsivo. Vede quella titubanza della compagna nel posare il libro sul tavolo, poi concretizzatasi in un nulla di fatto, quindi si alza in piedi, curandosi bene di non strusciare la sedia – giammai! – e perdendo giusto qualche secondo per lasciare sistemati gli occhiali, allineati e simmetrici rispetto ai documenti su cui vengono poggiati. E poi di conseguenza allinea per bene i fogli, dato che qualcuno ha deciso di spostarsi qualche millimetro più in là. Espira, imponendosi di lasciar perdere ora e tornando velocemente su Nora: «Buonasera Miss Keaton» saluta educatamente, pur senza avvicinarsi. Con una mano puntella il tavolo, mentre scruta un po’ la nuova arrivata, come sempre attento ai dettagli, indagatore ma nello stesso tempo discreto.
Nora
Aprirà lentamente la porta, trascinandosi dietro un odore di fiori e di vaniglia che ben si sposa con la sua piccola figura e che, quest'oggi, non sembra usare particolari trucchi per apparire formale, un po' come lo è sempre e – soprattutto – quando è in aula. Tuttavia, la sua informalità (almeno nel vestiario) non sembra cozzare con la spontaneità del sorriso con cui accoglie Ginevra che la riconosce immediatamente. Sgattaiola oltre la porta chiudendola alle sue spalle, osserverà i tavoli, le persone presenti, finendo con l'inquadrare Malcolm a cui dona lo stesso sorriso docile, seguito da un cenno del capo decisamente elegante e di tutto rispetto verso il giornalista. «Scusate non volevo davvero disturbarvi.» ma, da subito, mette in chiaro le sue buone intenzioni, alzando entrambe le mani e mostrando i palmi. Storce persino le labbra, per poi compiere altri due passi in avanti quando si rende conto delle altre persone presenti e dei volantini sparsi persino sui tavolino. «Quindi, anche tu partecipi a questa battaglia?» e lei, chiaramente, ha una spilla nera attaccata sulla giacca, di quelle tonde e a poco prezzo, con il motto ideato e creato proprio da Ginevra che, secondo quando ci dicono le fonti, sta scatenando un vero e proprio tam tam mediatico. Agguanterà un volantino, girandolo avanti e indietro con un certo orgoglio, una felicità indescrivibile ma che ben traspare da quello sguardo smeraldo e lucido che, poco dopo, si punterà anche su Malcolm «Mister Barnes, Buonasera a lei.» e poi, di nuovo si muoverà verso Ginevra a cui dedica, invece, un saluto meno formale, molto più aperto persino ad un ipotetico mezzo abbraccio e un bacio sulla guancia. «Come state?» si informa e no, non è per una questione di curiosità ma per una storia di importanza e di gentilezza nei confronti delle altre persone, soprattutto di chi conosce. Non si siederà, non ancora. Ma state pur sicuri che avrà già adocchiato il tavolino di Malcolm e il suo tenerlo tutto ordinato o il libro che tiene Ginevra.
Ginevra
Scuote appena il capo verso Nora sorridendole ancora «ma figurati, nessun disturbo» le va effettivamente incontro e alla sua domanda circa la battaglia in corso, indica la sua spilla «oh, guarda! Anche tu!» leggermente divertita, più che altro perché è l'avvocato di parte, ci mancherebbe altro. E quando saranno ormai vicine e Nora avrà salutato Malcolm se l'intenzione della giovane avvocato è salutarla con un bacio sulla guancia, la seguirà andandole in contro in quel gesto, con la mano che si appoggia delicatamente al suo avambraccio «dovrai raccontarmi delle dichiarazioni del procuratore che contrastano con le vostre» le dice quando ancora le è molto vicina e non si direbbe che l'invito è fatto per spirito di pettegolezzo, quanto più che c'è un reale interesse a conoscere la vera dinamica della questione. «Stiamo...» si volge verso Malcolm ad osservarlo mentre prosegue «stiamo bene» come cercasse anche da lui una conferma per le parole che usa per entrambi
Malcolm
Il giornalista se ne sta metaforicamente in disparte dalla conversazione, un po’ come al suo solito, fa presenza ma poca partecipazione. D’altronde, quanto ad eventuali disturbi da parte di Nora, la libreria non è certo sua, lui potrebbe essere un ospite come tutti gli altri. Annuisce al saluto dell’avvocato e come anticipato, resta lì un po’ impalato ad osservare le due donne salutarsi a loro volta, tanto più se ci mettono un contatto fisico di mezzo. «Bene, grazie.» replica doverosamente alla domanda, di getto, ma la risposta è solo una formula di cortesia. Così di getto che le parole quasi si sovrappongono a quelle di Ginevra, verso cui si volta con aria un po’ interrogativa, ed annuisce con un cenno soltanto, rapido. «Lei come sta?» chiede subito dopo, anche se forse qui un filino di interesse ci sta. Non menziona niente di tutta la questione Trishelle, perché ha una posizione particolare rispetto a questo caso e non si espone. Anzi in realtà, va a raccogliere un po’ le sue cose. Abbassa lo schermo del portatile, infila gli occhiali nella tasca interna della giacca e mentre sistema anche i fogli sul portatile così da poter prendere tutto con una mano, soggiunge: «Vogliate scusarmi, ho qualche chiamata da fare e qui non si può usare il telefono.» . Osserva un momento entrambe le donne, a Ginevra un’occhiata di maggiore intesa, per ovvie ragioni. «Buona serata Miss Keaton.» la saluta, avviandosi verso il retro-bancone, con le mani occupate dalle poche cose, per sparire verso l’appartamento situato al piano di sopra, dove ha lasciato prima la borsa da lavoro e il soprabito.
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detragefietser · 3 months ago
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