#basta per me c’è solo lui ora
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Letteralmente in lacrime per Simone Balestra, sento sempre tutto il suo dolore
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Non posso dire che la stagione 7B non mi piaccia, trovo che qui siamo stati defraudati da qualcosa di magico!!!!
Legami di sangue
Capitolo 24
«Non dirò che non m’importa di quello che è successo, perché mentirei. E non dirò che non scatenerò il caos, per questo, perché è probabile che lo farò. Ma ti dirò che non c’è niente in questo mondo, o in quello che verrà, che possa allontanarti da me... o che possa allontanare me da te.» Sollevò un sopracciglio. «Ti trovi in disaccordo?» «Oh, no», dissi, ardente. Prese un altro respiro, e abbassò appena le spalle. «Be’, meglio così, perché non sarebbe un bene, per te. Un’ultima domanda», aggiunse, «sei mia moglie?» «Certo che lo sono», gli risposi, attonita. «Come potrei non esserlo?» A quelle parole, il suo viso cambiò; inspirò profondamente e mi prese tra le braccia. Io lo strinsi, forte, e insieme ci lasciammo andare a un enorme sospiro, e ci tranquillizzammo, la sua testa che si chinava sulla mia. Mi baciò i capelli, e io girai la faccia verso la sua spalla, la bocca aperta sulla scollatura della camicia aperta, le ginocchia di entrambi che cedevano lentamente, in preda a un sollievo reciproco. Un attimo dopo eravamo in ginocchio nella terra appena rivoltata, aggrappati l’una all’altro, radicati come un albero, senza foglie e con tanti rami, ma con un unico tronco molto solido. E arrivarono le prime gocce di pioggia. Il suo viso era aperto, adesso, e i suoi occhi erano di un blu limpido, senza preoccupazioni... per il momento, almeno. «Dove possiamo trovare un letto? Ho bisogno di stare con te nudo.» La sua proposta mi trovò perfettamente d’accordo, ma la domanda mi colse alla sprovvista.
…….
«Troverò un posto.» Con un calcio sonoro aprì la porta del nuovo capanno degli attrezzi, e all’improvviso ci ritrovammo immersi in un’oscurità striata di luce, che odorava di tavole scaldate dal sole, di terra, di acqua, di argilla umida e di piante. «Cosa... qui?» Era chiarissimo che non stava cercando un po’ di intimità per altre domande, per discussioni o rimproveri. A tal riguardo, la mia domanda suonò parecchio retorica. In piedi, mi fece girare e cominciò a slacciarmi il corsetto. Sentii il suo alito sul collo nudo, e mi venne la pelle d’oca. «Sei...» cominciai, solo per essere interrotta da uno conciso «Shhh». Tacqui. E sentii quello che aveva sentito lui: i Bartram, che conversavano tra loro.
Erano a una certa distanza, sulla veranda posteriore della casa, immaginai, riparata dal sentiero lungo il fiume da una spessa siepe di tassi inglesi. «Non possono sentirci», dissi, anche se abbassai la voce. «Basta parlare», sussurrò lui e, chinandosi in avanti, mi morsicò delicatamente la carne del collo ora esposta. «Shhh», fece ancora, ma dolcemente. In realtà non avevo detto niente, e il suono che avevo emesso era troppo acuto per attirare l’attenzione di una creatura che non fosse un pipistrello di passaggio. Espirai vigorosamente dal naso, e lo sentii ridacchiare con la gola. Un risolino basso, profondo. Il corsetto si aprì, e l’aria fresca attraversò la mussolina umida della sottoveste. Si fermò, una mano sui nastri delle sottogonne, mentre l’altra mi sollevava delicatamente un seno, pesante e libero, e il pollice mi accarezzava il capezzolo duro e tondo come il nocciolo di una ciliegia. Emisi un altro suono, questa volta più basso. Pensai che era una fortuna che fosse mancino, perché era con la sinistra che stava slacciando abilmente i nastri delle sottogonne. Queste caddero in mucchio frusciante attorno ai miei piedi, e d’un tratto – mentre la sua mano sinistra mi sollevava il seno e la sottoveste saliva alle orecchie – ebbi una visione del Giovane Mr Bartram che all’improvviso decideva di aver bisogno di invasare una partita di pianticelle di rosmarino. Probabilmente lo shock non l’avrebbe ucciso, ma... «Se dobbiamo essere puniti», disse Jamie, che evidentemente mi aveva letto nel pensiero, dal momento che mi ero girata e mi stavo coprendo le parti intime come la Venere del Botticelli, «allora ti prenderò nudo.» Con un sorriso si tolse la camicia sporca di terra – la giacca se l’era levata quando mi aveva presa – e si calò i calzoni senza fermarsi a sbottonare la patta. Era abbastanza magro da poterlo fare: i calzoni gli stavano appesi alle anche, e non gli cadevano per miracolo; e intravidi l’ombra delle costole sotto la pelle, quando si chinò per sfilarsi le calze. Si tirò su, e gli misi una mano sul petto. Era umido e caldo, e sotto il mio tocco vidi rizzarsi i pelli rossastri. Sentii il suo profumo caldo, avido, nonostante l’odore agricolo del capanno e il perdurante tanfo di cavolo. «Non così in fretta», sussurrai. Emise un verso scozzese, interrogativo, tese le braccia verso di me e io affondai le dita nei muscoli del suo petto. «Voglio un bacio, prima.» Mise la bocca sul mio orecchio, e le mani sulle mie natiche. «Credi di essere nella posizione di avanzare richieste?» mormorò, stringendo la presa. Non potei non cogliere il tono pungente di quella domanda. «Sì, maledizione», dissi, spostando la mia mano un po’ più in basso. Lui non attirerebbe mai i pipistrelli, pensai. Eravamo occhi negli occhi, avvinghiati, respiravamo l’una il respiro dell’altro, così vicini da vedere le più piccole sfumature di espressione, nonostante la luce debole. Notai quanto fosse serio, al di sotto delle risate... e capii che la sua spavalderia celava un dubbio. «Sono tua moglie», gli sussurrai, sfiorando le sue labbra con le mie. «Lo so», disse sommessamente, e mi baciò. Teneramente. Poi chiuse gli occhi e mi passò le labbra sul viso, senza baciarmi, ma tastando i contorni di zigomo, sopracciglio, mascella, e la pelle morbida sotto l’orecchio. Cercava di conoscermi di nuovo al di là della pelle e del respiro, di conoscermi fino al sangue e alle ossa, fino al cuore che batteva là sotto. Emisi un piccolo verso e cercai la sua bocca con la mia, premendomi contro di lui, i nostri corpi nudi freschi e umidi, i peli che raspavano dolcemente, e la deliziosa solidità di lui che rotolava tra di noi. Ma non si lasciò baciare. Afferrò i miei capelli legati, alla base del collo, mise la mano a coppa attorno alla mia nuca, mentre con l’altra giocava a mosca cieca.
Un rumore sordo, seguito da un tintinnio; indietreggiando, ero finita addosso a una panchina per l’invasamento, e avevo fatto vibrare un vassoio di minuscoli vasetti; le foglie speziate del basilico dolce stavano tremando, agitate. Jamie spinse il vassoio da una parte, poi mi afferrò per i gomiti e mi sollevò, facendomi mettere sulla panchina. «Adesso», disse, senza fiato. «Devo averti adesso.» Mi prese, e io smisi di preoccuparmi del fatto che potessero esserci delle schegge. Lo avvolsi con le gambe, e lui mi fece sdraiare e si chinò sopra di me, le mani appoggiate alla panca, con un verso a metà tra l’estasi e il dolore. Si mosse lentamente, dentro di me, e io ansimai. Il ticchettio della pioggia sul tetto di lamiera lasciò il posto a un rumore assordante, che copriva qualunque verso uscisse dalla mia bocca – ed era una buona cosa, pensai confusa. L’aria era più fresca, ma anche umida; i nostri corpi erano scivolosi, e si sprigionava un calore bruciante laddove la carne toccava altra carne. I suoi movimenti erano lenti, deliberati, e io inarcai la schiena, incitandolo. Per tutta risposta, lui mi afferrò per le spalle, si chinò di più e mi baciò con delicatezza, muovendosi appena. «Non lo farò», sussurrò, e tenne duro quando mi opposi, cercando di spronarlo a quella reazione violenta che desideravo, e di cui avevo bisogno. «Non farai che cosa?» Stavo ansimando. «Non ti punirò», disse, talmente piano che lo udii a malapena, nonostante fosse sopra di me. «Non lo farò, hai capito?» «Non voglio che tu mi punisca, bastardo.» Grugnii per lo sforzo, e sentii scricchiolare l’articolazione della spalla quando provai a liberarmi dalla sua stretta. «Voglio che... Dio, lo sai che cosa voglio!» «Aye.» La mano sinistra lasciò la spalla e scese ad afferrarmi una natica, toccando la carne nel punto in cui eravamo uniti, tesa e scivolosa. Emisi un piccolo verso di resa, e sentii cedere le ginocchia. Lui si tirò fuori, e poi mi penetrò ancora, con tanto vigore da strapparmi un piccolo, acuto grido di sollievo. «Chiedimi di venire nel tuo letto», disse, senza fiato, le mani sulle mie braccia. «E io verrò da te. A tal riguardo, verrò che tu me lo chieda o no. Ma ricorda, Sassenach: io sono il tuo uomo. Sono io che decido come servirti.» «Fallo», dissi. «Ti prego, Jamie. Voglio che tu lo faccia!» Mi afferrò il sedere con entrambe le mani, con tanta forza da lasciarmi dei lividi, e io inarcai la schiena, spingendo il pube verso di lui, mentre tentavo di afferrarlo, le mani che scivolavano sulla sua pelle sudata. «Dio, Claire. Ho bisogno di te!» La pioggia picchiettava forte sul tetto di lamiera, ormai, e un lampo cadde vicino a noi, bianco-blu, dal pungente odore di ozono. Lo cavalcammo insieme, inforcandolo, accecati dalla sua luce, senza fiato, mentre il tuono rombava nelle nostre ossa.
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Mi ritrovo a 25 anni e l’idea dell’amore come quella dei bambini.
Mi sono ritrovata a parlare con una bambina di amore.
È fidanzata, da un anno, con Francesco.
Prima di lui c’è stato un altro che però è stato rubato dalla sua migliore amica.
Penso che se questo le fosse successo alla mia età si sarebbero strappate i capelli a vicenda e lui ne sarebbe uscito illeso, come succede il 99,9% dei casi. Anche se la colpa non è mai da una sola parte.
Non so perché ora senta la necessità di scrivere quello che mi sta passando per la testa, forse perché ora scrivere a mano non mi basta di più, ho tanto da dire e poca voce per farlo.
Ho sempre preferito scrivere che parlare.
Continuo a scegliere le parole con la stessa accuratezza con cui le mie coetanee scelgono l’outfit (ora ci siamo tutti inglecizzati) che indosseranno per una serata in discoteca.
Io in discoteca non ci sono mai stata, non ho mai fumato una canna, fumo sporadicamente le sigarette, giusto per infliggermi un po’ di dolore.
Dicono che ogni sigaretta fumata accorci la vita di 7 minuti, sto sperimentando la veridicità di questa affermazione.
Non voglio morire.
Sia chiaro.
Quando ci penso ho onestamente paura.
Chiudi gli occhi e tutto finisce.
Non si pensa più.
Le connessioni tra neuroni si fermano.
Niente stimoli.
Niente input.
Niente output.
Tutto tace.
Eppure quante volte aspiriamo nella vita ad un po’ di silenzio?
Sono consapevole che per quanto voglia ciò è impossibile. Almeno da vivi.
Motivo per il quale mi sto quasi abituando all’idea che troverò la pace a cui aspiro una volta morta.
Il discorso sta prendendo decisamente una piega tetra.
Sono una persona abbastanza noiosa.
Non amo il casino.
Mi piacciono le pantofole calde, le coperte, le tisane e i libri.
Non mi piace andare a mangiare fuori, mi piace l’intimità delle mura di casa.
Ma sono consapevole che sono in rotta di collisione con il resto del mondo.
Questo mondo di oggi che deve ostentare tutto.
Ieri sono uscita e c’era un tramonto stupendo a Roma, il volerlo immortalare mi stava quasi distraendo che stavo dimenticando di vivermelo.
E invece l’ho vissuto.
Ho notato ogni piccola sfumatura presente. Nei minimi dettagli.
Io sono così, guardo i dettagli e cerco di leggerli tra le righe.
Sono sempre stata una che ha visto nel piccolo prima di vedere nel grande.
Questa società ci ha abituati ad avere tutto e subito. Pretendiamo di conoscere le persone con lo schiocco delle dita.
PRETENDIAMO.
Non penso ci sia niente di più brutto che pretendere un qualcosa da qualcuno.
È come se lo obbligassimo a fare qualcosa che non vuole per un tornaconto solo nostro.
Ne lede ogni libertà di scelta e di pensiero.
Lo stesso errore si commette quando parlando si dice “io al posto suo…”.
Al posto suo non ci sei.
Al posto suo c’è solo la persona.
Non tu.
Per fortuna o per sfortuna, dipende dai casi, ognuno ha una propria testa e ragiona come meglio crede.
Io ho sempre pensato di ragionare con la testa di una ragazza di 60 anni fa.
Non mi sono mai sentita a mio agio in questa società.
Come un pesce fuori dall’acqua che cerca di tornare al mare.
Non mi sono voluta adeguare alla massa.
Non mi sono mai voluta adeguare a qualcuno.
Per qualcuno.
Rimarrò sola? Non so.
Ho paura? Non so.
Perché le persone cercano di cambiarsi per andare bene a qualcuno?
Capisco lo smussare gli spigoli, ma perché cambiare rinnegando quello che si è?
Io non voglio rinnegare niente di quello che sono.
Qualcuno una volta mi ha detto che siamo la somma delle esperienze che ci sono capitate. Beh, non per vittimismo, ma potrei scrivere un libro per tutte le volte che sono caduta in tutte le maniere in cui una persona può cadere e con la sola forza delle mie braccia mi sia rialzata.
Non penso di avere una vita tragica, ma penso di avere una vita in cui il coraggio le ha fatto da padrona.
Sì, sono coraggiosa.
Questo me lo devo.
In fondo credo che un po’ io mi voglia un po’ di bene, per quanto a volte litighi con me stessa sul perché non riesca a cambiare alcune cose di me che davvero non mi piacciono.
Sono abituata a fare l’elenco dei miei difetti, e non riesco a trovare mai un pregio.
Ecco, coraggiosa è il primo pregio.
Ma tornando al discorso di prima…
Vanno a scuola insieme.
Non si sono visti e neanche sentiti per tutto il periodo dell’estate.
Le ho chiesto allora perché non gli avesse scritto per tutto il periodo e la sua risposta è stata: “Avevo da fare con le amichette.”
Di risposta le ho chiesto se dopo tutto questo tempo lontani era sicura che anche da parte sua ci fosse lo stesso sentimento.
Penso di aver impiantato in lei il seme del dubbio.
Se magari prima ne era convinta, adesso non più.
Eppure 60 anni fa partivano per la guerra, passavano mesi senza vedersi e, se Dio voleva, riuscivano a mandarsi una cartolina ogni tot di tempo.
Ora il dubbio sorge non appena si ha un messaggio non visualizzato.
Maledette spunte blu.
Sorge il dubbio se non si risponde entro un tempo predefinito.
Ed ecco che la vipera del tradimento si insinua nelle nostre menti.
E distrugge tutto.
Con questo non voglio dire che prima non si tradiva, anzi forse era anche più facile tradire prima.
Senza Instagram, senza storie, senza localizzazione, senza messaggistica istantanea, senza chat segrete di Telegram (che ancora non so come funzionino).
Forse c’era una cosa che oggi è difficile trovare: il rispetto.
Ecco, forse ho trovato un altro mio pregio.
La mia famiglia mi ha insegnato a rispettare tutto e tutti.
Non so ammazzare neanche una mosca senza sentirmi in colpa.
Ho imparato il rispetto per ogni forma vivente: animali, piante, persone.
Ho imparato il rispetto per ogni forma non vivente.
Grazie mamma, grazie papà, grazie nonna e grazie zia.
Forse non gliel’ho mai detto.
Prima o poi lo farò.
Loro sono le colonne portanti della casa che sono.
E gliene sarò per sempre grata.
Mi hanno insegnato il senso di sacrificio. E rispettare chi ne fa.
Cerco di mantenere ogni promessa, di renderla reale.
Ma in un mondo che ti fa lo sgambetto più e più volte è difficile, ma continuo ad apprezzare la buona volontà di chi ci prova.
È un mondo malato che sta facendo ammalare anche le persone che ci vivono. Forse gli animali sono gli unici che ne restano illesi.
Quanto può essere cattivo l’essere umano?
Einstein diceva che l’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo inventerebbe mai una trappola per topi.
Siamo davvero così stupidi?
Perché soffriamo di queste manie di grandezza?
Perché questa necessità di prevalere sull’altro e di doverlo sventolare ai quattro venti?
Comunque, continuando il nostro viaggio nella mente di una bambina di 7 anni, dopo aver impiantato in lei il seme del dubbio ho cercato di sistemare la situazione, ormai già distrutta, affermando che in caso contrario avrebbe comunque potuto trovarne un altro. O anche due. Così da avere la riserva.
Lei ha fatto spallucce.
Non penso abbia apprezzato la mia affermazione.
In realtà non l’apprezzo neanche io.
Non nutro grande simpatia per coloro che decidono di intraprendere relazioni parallele. Anzi, direi che (sì, lo so che è brutto da dire), le schifo. E non poco.
Se una persona non ti fa stare bene, bisogna avere il coraggio di lasciarla andare.
Può essere doloroso, ma anche le ferite più dolorose guariscono.
E questo lo so bene, forse daranno un leggero fastidio ogni qualvolta il tempo cambierà.
Ogni qualvolta ti ci soffermerai a pensare.
Mamma dice sempre: “Le cose che non si fanno sono le migliori.”
Ma con quanti punti di domanda ci lasciano?
Quanti finali alternativi si alternano nella mente di una persona?
Sono una persona curiosa.
Ma non nel senso che sia impicciona, mi sono sempre fatta i fatti miei e continuerò a farlo visto che aspiro a campare 100 anni.
Sono spinta da curiosità costruttiva, non mi limito a sapere il fatto in sé, ma mi piace capire, scavare nel profondo. Forse la parola più corretta da usare sarebbe comprendere il perché di una scelta piuttosto che un’altra.
Mi astengo dal dare qualsiasi giudizio.
Mi limito a dare un consiglio, senza aspettarmi che la persona lo segua, anche perché chi è che segue i consigli?
Io sono la prima a non farlo.
Mi piace sbatterci di testa, di faccia, rompermi le ossa, il cuore e l’anima.
Si dice si impari meglio sbagliando e io voglio sbagliare nel modo giusto.
Voglio passare la vita imparando, crescendo, diventando sempre più saggia.
Avrei voluto dire a quella bambina che poi tanto male non è stare soli, conoscersi.
Capire quello che realmente vogliamo.
Quello di cui abbiamo realmente bisogno.
Avrei voluto dirle di non piangere alle ginocchia sbucciate perché il cuore sbucciato quando crescerà farà ancora più male.
Avrei voluto dirle di godersi ogni attimo della sua età.
Avrei voluto dirle di avvicinarsi al mondo dell’amore il più tardi possibile.
Avrei voluto dirle che ha fatto bene a godersi l’estate con le amichette piuttosto che pensare al fidanzato.
Avrei voluto dirle che l’amore se è vero supera ogni ostacolo, ogni distanza, ogni tempo.
Avrei voluto dirle che non deve mai dare nulla per scontato, perché nel momento in cui lo fai tutto perde di valore e non è più come prima.
Non aspettatevi che una persona vi stia accanto per sempre, che vi ami per sempre.
L’amore è un fuoco di paglia, di solito la passione brucia velocemente.
La vera scommessa è alimentarlo.
Vorrei essere brava in questo.
Invece credo che tra le mie mille mila cose da fare non riesca mai ad alimentarlo come si deve, e niente.
Fa la famosa vampa e si spegne.
Azzarderei a dire che quasi a volte l’acqua per spegnerlo sopra l’abbia messa io.
Perché l’amore si identifica con il cuore?
Un muscolo involontario.
Probabilmente perché così come non abbiamo la possibilità di controllare il suo battito non possiamo decidere di chi innamorarci.
Ed ecco lì che capita di innamorarsi di chi probabilmente non avremmo mai detto.
Nel mio caso penso che avrei messo la mano sul fuoco che non sarebbe mai successo, ed invece è successo.
Ho imparato il mai dire mai proprio in questo caso.
E chi l’avrebbe detto che avrei messo le armi per distruggermi in mano a qualcuno.
Mi meraviglio con quanta facilità l’essere umano sia capace di buttare giù tutto quello che costruisce senza nessuna pietà e rimpianto.
Mentre io mi sono ritrovata a dire addio ad una macchina e a dare il benvenuto ad un’altra.
Ho provato il senso di colpa nell’averla quasi tradita per qualcosa di nuovo.
Perché è questo quello che succede nella vita, buttiamo il vecchio per fare spazio al nuovo.
Io sono così legata al vecchio che provo dolore quando lo butto.
Ecco, forse questo invidio a quella bambina, la facilità con cui nel momento in cui il piccolo Francesco deciderà di lasciarla lei troverà qualcun altro e riuscirà a chiudere Francesco in un cassettino della sua memoria che probabilmente non riaprirà mai più.
Io i miei cassetti della memoria li apro e anche spesso.
Maledette domande che attanagliano la mia mente e non la lasciano riposare.
Forse se riuscissi a lasciarmi scivolare tutto addosso sarebbe più facile.
E invece il Padre Eterno ha deciso di farmi cocciuta, testarda e con la necessità di sapere come, quando, dove e perché.
Vorrei poter chiudere tutto a chiave, buttare la chiave in un qualsiasi posto e perderla così da non poter riaprire niente, anche volendo.
Sono masochista.
Non mi taglio, non mi infliggo dolore fisico perché mi basta il dolore dell’anima.
E se per i tagli questi cicatrizzano, non so come possa guarire un’anima mal concia.
Lana Del Rey canta: “Mi amerai lo stesso quando non avrò nient’altro che la mia anima dolorante?”
Mi chiedo se davvero esista qualcuno capace di amare una persona nonostante l’anima che non si regge in piedi.
Ci vuole tanto amore ad amare chi non ci ama.
E ci vuole grande forza di volontà a lasciare andare le persone.
Lasciare andare qualcuno è la più grande forma di generosità.
Come può un rapporto cambiare per “colpa” di una frase sbagliata?
Dicono che la lingua riesca a ferire più di un coltello.
E perché le permettiamo di ferirci?
Sento ancora quel formicolio al cuore quando ripenso ad alcune frasi, che siano belle o brutte.
Nella maggior parte dei casi sono tutte le parole che più mi hanno ferita.
Quelle che più mi hanno fatta sentire inadatta.
Ma non penso di essere inadatta per davvero.
Penso sinceramente che alcune situazioni non vadano con altre.
Ecco di nuovo quella sensazione.
La me di dentro urla, si sta spolmonando. E la me di fuori non riesce a tirare fuori niente.
A volte penso se possa essere liberatorio salire sulla prima montagna e urlare, fino a non avere più aria nei polmoni. Fino ad essere stremati per l’urlo e non per altro.
A volte vorrei farlo.
Poi penso che le persone mi prenderebbero per pazza.
Anche se è mio uso e costume credere che i pazzi stiano fuori e le persone mentalmente stabili siano chiuse nel primo reparto di psichiatria disponibile.
Forse in mezzo a loro troverei la mia pace, chissà.
Vorrei fare un appello a me stessa: smettila di provare a fidarti delle persone.
Sono destinate tutte ad andare via. E tu speri ancora nelle cose irreali.
Chiudi gli occhi e immagini cose che sai anche tu non succederanno mai. E ti addormenti con il cuore un po’ più leggero, perché quello ti da pace.
Perché sono così?
Cos’è che realmente voglio?
O sono solo lo specchio di quello che gli altri vogliono da me?
Vorrei bastare a me stessa.
Essere sicura di me, delle mie capacità, senza il bisogno che qualcuno mi ricordi quanto valga.
Amo stare da sola, e non capisco perché continuo a far entrare persone nella mia vita che la mettono sottosopra.
Inizio ad essere quasi certa di essere masochista.
Sto per prendere il treno.
L’ennesimo.
Quanti treni ho preso, e non ne ho mai perso uno.
Anche quando ero in ritardo.
Sono stata sempre brava a prenderli.
A farli coincidere con altri.
Ad aspettare il meno possibile alle coincidenze.
Non mi è mai piaciuto aspettare.
Non sono una che sta con le mani in mano aspettando che arrivi la manna dal cielo.
Mi sono sempre data da fare, ho organizzato la mia vita in ogni minimo dettaglio e la vita ci ha provato ripetutamente a far saltare ogni mio piano.
A volte ci è riuscita.
A volte no.
Mi chiedo dunque, perché se non riesco ad aspettare un treno che dovrebbe portarmi altrove dovrei riuscire ad aspettare una persona?
Beh, il treno prima o poi arriva e anche se in ritardo a destinazione ci porta.
Ma le persone?
Arrivano?
Tornano?
Riescono a portarti realmente dove vuoi che ti portino?
Non si può decidere dove queste ti porteranno. Bisogna lasciarsi guidare.
E io non sono brava in questo.
Sono stata abituata a guidare, e non riesco a far sì che le persone guidino me.
Eppure io vorrei qualcuno che mi portasse al mare.
Scorrendo la ricerca di Instagram in una di quelle pagine di frasi fatte e depresse ho letto trova qualcuno che ti faccia dimenticare di avere un telefono.
Chissà com’è prendere il treno della vita.
Quello che dicono passi solo una volta.
Quello del hic et nunc, del carpe diem.
Non penso di aver mai colto un’occasione, troppo presa ad organizzarmi la vita che probabilmente mi sono dimenticata di viverla.
Ho messo da parte tutti i sentimenti, cercando di reprimerli.
Li ho messi così schiacciati bene in un cassetto che pensavo di averli sistemati lì a vita.
E invece il cassetto è esploso, lasciando venire fuori tutto quello che credevo di non poter provare.
La depressione.
Se mi avessero detto che un giorno ne avrei sofferto sinceramente gli avrei riso in faccia.
E invece sono qui, a distanza di due anni, con questo mostro dietro le spalle che mi attacca all’improvviso, quando sono più vulnerabile.
E so da me che la spinta per “guarirne” devo darmela da sola, ma le persone che, intorno a me, si limitano a dire: “Dai, su. Muoviti. Se ti fermi è perché sei tu che vuoi stare male” mi istigano sempre di più ad isolarmi.
Mi piace stare sola.
Mi piace l’equilibrio che raggiungo.
Se sto male non devo dar conto a nessuno.
Se sto bene non devo dar conto a nessuno.
Solo a me stessa.
Chissà quale organo ne risente di più.
Il cuore?
Il cervello?
Penso che i miei siano andati entrambi in sovraccarico e il mio esplodere ne è stata semplicemente una conseguenza.
Come se nel cassetto avessi messo più di quanto avrei dovuto e ora non si riesce più a chiudere e tutti i sentimenti repressi siano usciti uno dietro l’altro, sovrapponendosi anche a volte.
Tocco un po’ anche di bipolarismo probabilmente.
Meriterei un oscar come migliore attrice per tutte le volte che ho riso quando avrei voluto piangere.
Meriterei un oscar come migliore attrice per aver mentito sul mio stato di salute mentale a tutti, compresa la famiglia.
Meriterei un oscar come migliore attrice per tutte le volte che mentre ridevo pensavo a come sarebbe stato buttarsi dal Canale di Mezzanotte.
Ci sono andata.
Mi sono seduta sul bordo del ponte.
Penso che più di una volta sia stata sul punto di farlo.
Perché non l’ho fatto?
Probabilmente perché io sono ancora qui e posso scegliere di vivere, lei non ha avuto scelta.
E se l’avesse avuta sicuramente avrebbe voluto vivere.
Per cui, mossa da un minimo di lucidità, sono scesa giù e sono tornata a casa, mettendo la maschera perfetta.
Ma non a tutti si può mentire.
E gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Non vedo i miei occhi brillare da un po’.
Chissà se ricapiterà.
E se la nostra vita fosse un libro scritto a penna?
Un cosiddetto manoscritto.
Senza bozza.
Senza margine di correzione, perché si sa, non si può cancellare con la gomma e riscrivere tutto.
Si può solo mettere una linea e andare avanti, fino alla fine del racconto. Fino alla fine del libro.
E lì, dove la penna inizia a incantarsi, arrivano le decisioni prese d’istinto.
Quegli scarabocchi che nessuno riuscirà mai a decifrare, neanche noi.
Perché quelle decisioni prese di pancia sembrano così sensate nel momento in cui le prendiamo mentre con il senno di poi si rivelano dei veri flop?
Perché, a volte, l’istinto prevale sulla ragione, perché autoinfliggersi dolore sperando in qualcosa che sicuramente non capiterà.
La legge di Murphy parla chiaro: se c'è una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il danno maggiore sarà la prima a farlo; Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto; lasciate a sé stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio.
E allora mi chiedo, perché si molla la presa in alcune situazioni?
Perché non siamo più così bravi da lottare per quello in cui crediamo?
Perché non mi fido più delle mie sensazioni?
Ho sempre viaggiato con il mio sesto senso.
A volte bene, altre male.
Penso faccia parte del gioco.
Non credo nemmeno si possa pretendere che la vita giri sempre bene, penso sia impossibile vivere una vita senza cadere.
Dovrebbero essere le imperfezioni a rendere le cose perfette.
Il sudore dei sacrifici rende tutto più bello.
Ma ai sacrifici bisogna essere abituati.
E come ci si abitua?
Come può una persona abituarsi alla sofferenza per avere cose belle.
Ma perché si deve soffrire per arrivare al bello?
Per apprezzarlo di più?
E perché non godere delle piccole cose, ma aspettarsi sempre cose plateali?
Perché non compiacersi dei gesti ripetuti, seppur piccoli, ogni giorno, ma riempirsi gli occhi e soprattutto la bocca per un qualcosa che accade una sola volta e per un tempo breve.
Ho rivisto la piccola Giada.
Le ho chiesto di aggiornarmi sulle sue vicende amorose.
Mi sono così appassionata a questa storia d’amore che mi sembra quasi di viverla in prima persona.
Ci siamo sedute a terra.
Ha trovato dietro la tenda del salotto i regoli.
È stato come tornare indietro di quasi 20 anni.
Ricordo l’emozione, quando arrivava il momento dei regoli alle elementari.
La felicità nell’aprire quella scatola che sembrava magica perché quei piccoli rettangoli avrebbero dovuto insegnarmi a contare.
Anche se, diciamocelo sinceramente, tutti li abbiamo usati per costruire la famosa torre.
Apprezzo dei bambini in genere lo stupore davanti alle piccole cose; il trovare il buono e il bello anche nelle piccole cose.
Quelle più insignificanti.
Poi com’è che si diventa così materialisti?
Qual è il preciso istante in cui le piccole cose, anche le più stupide, smettono di bastarci e iniziamo a volere e a pretendere sempre di più?
Ho sempre avuto paura di crescere, di perdere il mio contatto con l’innocenza della tenera età, non essere più considerata la bocca della verità, diventare agli occhi del resto degli adulti una persona che sputa veleno perché dice quello che pensa.
Io non credo di sputare veleno, non penso nemmeno di essere così vipera come mi dipingono. Credo che la verità tendenzialmente faccia paura, fa paura a tutti, anche a me che sembro così dura e tosta.
La verità quando ci viene detta, nuda e cruda, ci spoglia di ogni maschera e ci costringe a guardarci allo specchio, come se fossimo tanti vermi privati di un guscio protettivo.
L’adulto è viscido, e di questo ne sono sempre stata convinta.
Ha sempre secondi fini, non sa bastarsi a sé stesso, cerca perennemente il confronto con altri per sentirsi superiore, non sa competere in modo sano, è cattivo e diventa egoista, egocentrico, cercando di creare una storia in cui risulta essere il protagonista assoluto.
Per non parlare degli adulti nelle relazioni: è un continuo prevalere sull’altro nel 90% dei casi, non si sa più viaggiare l’uno accanto all’altra.
Ho quasi 25 anni e la voglia di provare gli stessi sentimenti di Giada, la voglia che qualcuno provi per me gli stessi sentimenti che prova Giada.
La purezza.
Non perché servo a qualcuno, non mi piace essere sfruttata.
Ho sempre fatto mio il detto: “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”, ma puntualmente ricevo altro. Ricevo quello che probabilmente se fossi realmente stronza farei alle persone.
Non so sfogarmi, non so buttare giù quello che provo se non scrivendo.
Mi sento così bene quando scrivo.
Non saprei come fermarmi.
Ho tanto da dire, continuo ad avere sempre tanto.
E continuo ancora a meravigliarmi delle mie capacità paragonate a quelle di persone più grandi.
Perché continuo a sottovalutarmi?
Apriamo i regoli, con l’intenzione (ovviamente) di fare la Tour Eiffel.
Iniziamo a mettere da parte tutti i pezzi che ci servono e intanto penso che vorrei essere circondata una vita intera da bambini e animali, dalle anime pure, da chi non fa male a qualcun altro per il puro scopo di goderne; voglio essere circondata da chi se fa male a qualcuno sa chiedere scusa.
Arriva il momento della fatidica domanda, chiederle come fosse andato il ritrovo con Francesco.
Ne ho quasi timore, soprattutto dopo l’ultima chiacchierata, ma i bambini hanno quell’innocenza disarmante contro cui nulla vince.
Il sospiro di sollievo tirato dopo aver saputo che ancora ad oggi stanno insieme è stato rumoroso, tanto da scambiare uno sguardo complice con la mamma.
A distanza di circa un anno io e Giada ci siamo riviste.
Qualcosa è cambiato, io sono cambiata e anche lei.
Se lei è cresciuta in altezza, in bellezza e anche in intelligenza, io sono diventata più vecchia, scorbutica e meno paziente verso ogni genere umano.
Non vedo Giada da un anno e quanto vorrei poter parlarle ancora. Interfacciarmi con lei e con l’ingenuità con cui vede il mondo: senza malizia, senza cattiveria, senza alcun melodramma irrisolvibile.
Mi chiedono spesso perché sia così attirata dai bambini e dagli animali, probabilmente la risposta si trova in questo: non fanno melodrammi e se dovesse accadere la situazione si placa in un tempo così breve da non destare nessuna preoccupazione.
Quanto sarebbe bello tornare piccoli, dove le uniche preoccupazioni sono soltanto i giochi non comprati da mamma e papà, le merende e il pisolino pomeridiano fatto controvoglia.
A ventisette anni il pisolino pomeridiano è quasi diventato un default per me, senza il quale non saprei neanche sopravvivere alle persone che mi sono intorno.
Vorrei tanto sapere di Giada, dei suoi amori, se è riuscita a continuare la sua storia con Francesco, mi piacerebbe dirle che ho trovato probabilmente l’equilibrio a cui aspiravo, ma so che mi guarderebbe interrogativa perché: come lo spieghi l’equilibrio ad una bambina?
Ho paura a dirlo forte, non tutte le persone sono felici se lo sei anche tu, ma ho trovato quella sorta di pace interiore che sembrava non potesse arrivare per me.
Sto per iniziare a fare una cosa che mi piace. Non mi interessa della fatica. Ho scoperto che con le persone giuste accanto sono ancora più forte di quello che credevo. Ho capito chi sì e chi no. Chi mi fa fiorire e chi cerca di estirparmi come un’erbaccia.
Grazie delle delusioni, dei momenti no, dei momenti in piena sbronza, delle scelte sbagliate, dei viaggi in macchina, del mare che calma in inverno e abbronza l’estate. Grazie dell’amore, delle amicizie nate dal nulla, del cuore rotto, dello scudo contro le parole che fanno male. Grazie per le serate a guardare le stelle in balcone con la sigaretta accesa, i lividi addosso per l’equitazione che libera la mente, i lividi dello stress mentale. Grazie per gli addii e le riscoperte di alcune persone. Grazie per il mio essere leggera, saper capire quando essere pesante e quando no, quando farne melodramma e quando no. Grazie perché ho capito quanto valgo, ho capito che non mi accontento di tutti e che chi mi sta accanto lo fa per scelta, per amore e ha rubato un pezzetto del mio cuore e lo custodisce preziosamente. Grazie anche a chi il pezzetto del mio cuore lo ha preso a pugni, a cazzotti e ci ha ballato sopra con la speranza di vedermi a terra strisciare come magari fanno loro. Mari splende anche grazie a voi. Soprattutto grazie a voi.
L’ultima foto non poteva non essere il mio panorama sul mio golfo preferito.
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Gli ambidestri
Peggio del governo Meloni che fa cassa sui poveri ci sono solo il Pd e le sue proiezioni editorial-giornalistiche, che difendono il Reddito di cittadinanza e il salario minimo solo perché il governo Meloni non li vuole. Ma fino all’altroieri li attaccavano solo perché erano bandiere “grilline”. Nel 2018-’19 il Conte-1 varò il Rdc coi voti favorevoli di M5S e Lega e quelli contrari di FI, di FdI e pure del Pd, che lo osteggiava con gli stessi argomenti oggi usati da Meloni&C. senza neppure pagare i diritti Siae. Zingaretti tuonava contro “la pagliacciata del Reddito di cittadinanza che nessuno sa cos’è”. Boccia lo definiva “una grande sciocchezza che aumenterà solo il lavoro nero. Il tema vero è come creare lavoro”. E la Camusso: “No al Reddito di cittadinanza! Quelle risorse vengano usate per trovare lavoro”. Oggi i destronzi hanno buon gioco a rinfacciare al Pd di aver detto prima di loro le stesse cose. E la risposta non può essere che allora comandava Renzi e ora c’è la Schlein: perché Renzi la guerra ai poveri la faceva allora come oggi; e soprattutto perché Zinga, Boccia e Camusso ora stanno con la Schlein. Basterebbero tre paroline: “Ci siamo sbagliati”. Che andrebbero stampate a caratteri di scatola su Repubblica, che all’epoca dipingeva il Conte-1 – il governo che più ha dato ai bisognosi in trent’anni – come una robaccia di estrema destra. Rep titolava: “Un terzo degli italiani guadagna quanto il Rdc”, che dunque andava abbassato per non far concorrenza reale ai salari da fame. E l’Espresso di Damilano: “Per gli elettori del Pd il Rdc è peggio del condono fiscale”. Ancora il 20 luglio 2022, quando Draghi attaccò i 5Stelle sul Rdc in Senato, il Pd gli votò la fiducia da solo e Rep lo santificò. Facevano così su tutto. La blocca-prescrizione Rep la chiedeva da un quarto di secolo, ma siccome la fece Bonafede diventò un obbrobrio che “calpesta i fondamenti di uno Stato di diritto”, “giustizialismo”, “barbarie”, “Inquisizione” (Cappellini, noto giureconsulto). Il Recovery quando lo lanciò Conte era una ciofeca: “È isolato in Europa”, “Non lo otterrà mai”, “Meglio i 36 miliardi del Mes”. Poi ne arrivarono 209 e tutti fischiettavano. Ora accusano Conte di non aver battuto i pugni sul tavolo per ottenere meno soldi. Il salario minimo, siccome lo proponeva il M5S e non piaceva ai sindacati, era odiato dal Pd e da Rep: grandi peana al Pnrr di Draghi che l’aveva levato dal Pnrr di Conte. Ora tifano salario minimo e rintuzzano ogni giorno gli argomenti contrari del governo, che però sono gli stessi che usavano loro. La Meloni non deve inventarsi nulla: le basta copiare gli avversari. Che, come diceva Lenin dei capitalisti, le hanno venduto la corda a cui impiccarli. Anzi, gliel’hanno regalata.
Marco Travaglio
Travaglio è implacabile perché conserva gli articoli degli altri giornali. Lui è la memoria giornalistico/politica del nostro paese, e la memoria è sempre pericolosa.
Rimarco la definizione "destronzi": 👏.
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Sto aspettando che il finesettimana appena passato defluisca. Non mi aspetto che tu attutisca il colpo. Guardando in un gelato senza coppetta mi hai detto che ti basta camminare e respirare. Non mi basta: voglio inciampare, voglio baciare. Non riesco a concentrarmi sui tasti, mi sfugge il tempo dalle dita. Parlo solo di me perché non riesco a vedere gli altri? Parlo solo con te perché non voglio avere a che fare nemmeno con me. Con la paura ci ho consumato le pagine e le scarpe, mica le bocche, mica le mani.
Siamo interscambiabili e io non lo so accettare. Non so riempire la tua sedia, non so lasciare quella in cui siedo. Qui non sono felice e non ho il coraggio di dirmelo.
La tua bocca sa di non accontentarsi, desidero non desiderarti. La sua bocca non riusciva a sapere di futuro. Sdraiamoci qui in mezzo alla strada con il cielo nero e i ciliegi in fiore. Dimmi come trovarti, anche se piove a dirotto, dammi un numero civico qualunque in cui cercarti, una finestra aperta, una cartolina senza francobollo tra le pagine di un libro. Rimango qui con la bocca piena di addi. Addio, che per noi sono state due parole. Come cadere a terra, rompere tutto, senza spostare niente. Avremmo dovuto fermarci prima di perderci dentro le bocche di altri. Avremmo dovuto svestirci prima di scoprirci. Avrei dovuto chiederti quale uscita prendere per accontentarsi, quali passi fare per bastarci. Avrei dovuto chiederti dove imbarcare le valigie per restare, avrei dovuto chiudere a doppia mandata la malinconia.
Un mucchio di parole per dirti che non abbiamo soluzioni, ci siamo persi cercando una destinazione quando sarebbe stato sufficiente respirare e camminare.
Lui pensa che continuiamo a perderci, io so che continuiamo a non piacerci abbastanza. Sto pensando a come sia restare. Questa mattina mi sono sentita sola, strano. E non solo strana.
Ho un ghigno sulla bocca e nessun mare in cui potermi cercare. È paradossale che ora mi senta naufragare.
C’è una foto in cui tu mi guardi e ridi. Guardi me che ho imparato ad essere altro ora che non mi guardi più. Rimani il mio sfondo del telefono, la mia password del wifi. Rimani la persona che, dopo di me, non voglio deludere. Pensa quante cose rimani senza rimanere davvero.
Negli ultimi 10 giorni ho capito che lui può toccarmi il collo senza stringermi il cuore mentre tu potevi aspettarmi alla fine della giornata senza rimanere ai margini della mia vita. Ho capito che per perdermi ho bisogno di una destinazione, non di una strada. Ho capito che per vincere ho bisogno di un avversario, non di una medaglia. Ho capito che per restare ho bisogno di una casa ma non di un tetto.
Vorrei dirti che non mi spaventa.
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Sono un eroe (parte 1)
“Martinelli” “Martinelli” strilla il prof di lettere, il mio sguardo va alla lavagna, poi lo abbasso alle mie mani ossute e sudate che tengono una penna, vedo tutto sfocato, sento che sto per vomitare, non riesco a muovermi ne a reagire. Sta succedendo di nuovo. Il mio battito è accelerato, il caldo è insopportabile ed ecco che diventa tutto nero.
Finalmente riapro gli occhi.
Davanti a me una corda alla quale sono strette due mani enormi e piene di calli, sul mio busto c’è avvinghiata una donna. Alzo lo sguardo e vedo il cielo. “Oh cazzo sono sospeso su un palazzo in fiamme. Ok, niente panico questo corpo saprà cosa fare, devo solo usare la sua memoria muscolare”.
Guardò in basso e vedo due grossi stivali da pompiere. “Andiamo sono nel corpo di un eroe, basta perdere tempo devo scendere”.
Sento gli incitamenti dei miei compagni da terra, allento un po’ la presa e con dei lunghi salti iniziò a calarmi giù. La ragazza strilla e si stringe più forte a me. Corro verso i miei compagni e cerco di mettere giù la donna ma lei non vuole lasciarmi “andiamo sei al sicuro ora, puoi lasciarmi fatti controllare dai paramedici”. Diavolo la mia voce e incredibilmente profonda e mascolina.
Finalmente mi lascia tremante e mi guarda senza dire una parola.
Mi guardo intorno e vedo tutti i miei colleghi, vedo sopra tutte le loro teste, allora è questo che si prova ad essere alti!
“C’è ancora un uomo intrappolato al quinto piano” strilla la radio.
Qualcosa scatta in me e iniziò a correre verso il palazzo in fiamme, salgo sul camion e percorro tutta la scala e salto sul tetto, ignoro tutti gli avvertimenti dei miei compagni di squadra, aggancio la corda alla vita e mi lancio verso il basso, sta volta a velocità molto più elevata dell’altra volta. Sento le urla dell’uomo e capisco dov’è. “Stai indietro” urlo con la mia nuova voce potente.
Mi lancio nuovamente nel vuoto e i miei piedi atterrano su una finestra mandola in frantumi. Ok sono dentro. Seguo le urla dell’uomo in mezzo al fumo, batte dietro una porta del corridoio, cerco di aprirla ma chiusa. “Allontanati dalla porta” intimo.
Poi do un calcio alla porta che va in frantumi. L’uomo sta a terra gli metto le mani sotto le ascelle per aiutarlo ad alzarsi e sono meravigliato da quanto sia stato semplice, ora siamo faccia a faccia lo guardò negli occhi lo tranquillizzo e gli dico che era deve correre dietro di me.
“Vvv va bbbene, però potresti mettermi giù ora?” Mi dice con voce tremante. Abbasso lo sguardo e vedo i suoi piedi penzolare nel vuoto, accidenti lo sto tenendo sospeso da terra e quasi non ne sento il peso, questo corpo è fantastico! Lo metto a terra e la sua testa ora arriva a stento al mio petto. “Ok dobbiamo correre ora”. Arriviamo alla finestra e mi aggancio di nuovo alla corda spingendomi fuori dalla finestra.
“Ok, ora vieni verso di me e stringiti al mio collo” dico con voce più calma possibile. Ma lui ribatte spaventato:
“No, non posso farlo, non posso”
Merda non c’è davvero tempo per questo, salto di nuovo dentro da lui e mi abbasso per prenderlo lui strilla e mi colpisce coi pugni sul petto, sono irritato dal suo comportamento ma allo stesso tempo divertito ho davanti a me un uomo adulto che sembra un bambino: piange e mi colpisce incapace di provocarmi alcun dolore. Lo ignoro, stringi un braccio attorno alla sua vita e mi lancio giù dalla finestra, in pochi salti sono a terra. Vado verso la squadra tenendolo come un bimbo.
“Ehi va tutto bene adesso fifone”
“Ehi”
Merda è svenuto. Lo adagio sulla barella mentre la ragazza di prima corre da lui. I ragazzi mi danno pacche ed elogiano la mia performance, mi sento da Dio, non posso credere a quello che ho appena fatto. Mi appoggio al camion e mi rilasso bevendo un po’ d’acqua. Poi vedo l’uomo di prima venire verso di me, vorrà ringraziarmi immagino.
L’ometto arriva da e inizia urlare diventando subito paonazzo:
“ potevi uccidermi, quello che hai fatto è stato stupido e pericoloso farò causa ai vigili del fuoco per questo”
“Ci farai causa per averti salvato la vita?” Controbatto confuso.
“Hai ignorato le mie richieste e contro la mia volontà hai usato la forza per mettermi in pericolo” continua lui.
Sento la rabbia montarmi dentro per le parole di questo ingrato, stacco le mie spalle dal camion e mi avvicino a lui guardando in basso verso i suoi occhi. Non strilla più ora. Ma ahimè sento una mano sull’addome spingermi via. “Andiamo ragazzo, non fare stupidagini” dice il capitano. Che poi va a parlare con l’uomo mentre io cammino via nervoso e mi accendo una sigaretta.
“Posso fare un tiro” dice una voce femminile, alle mie spalle ancora seduta sulla barella la ragazza che avevo appena salvato. La guardò e sorridendo dico:
“Non pensi di averne respirato abbastanza di fumo oggi?”
“Una boccata in più non farà male” dice lei. Così le metto la sigaretta in bocca e le faccio fare un tiro.
Buttando fuori l’aria mi dice:
“Sai mi spiace per il mio ragazzo, lui è fatto così vuole sempre farsi odiare da tutti, grazie per averci salvati. Appena finisce la sua sceneggiata provo a parlargli”
“È stato un piacere, e non ti preoccupare, lo capisco era sotto shock ha bisogno di sfogare la paura” dico mettendole la sigaretta in bocca. “Meglio che torni dalla squadra, ciao bella”.
E ancora una volta vengo fermato dal capitano che inizia blaterare di come sto tizio sia un avvocato, amico di tanti politici. E che debba scusarmi con lui. A nulla sono valsi i miei rifiuti.
“Tieni prendi il camion e accompagnali a casa, la gente adora salirci sarà più propenso a chiudere un occhio se è felice” dice il capitano.
Continua…
#body swap#scambiocorpo#scambio#musclegrowth#muscle theft#firefighter#firefighters#pompieri#pompiere#vigiledelfuoco#racconti
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Che amore è un amore che si ferma a fare i conti?
Quanto ti ho dato io?
Tutto.
E tu?
Qual è il mio tempo di risposta alle tue telefonate?
Due secondi.
E il tuo tempo di risposta?
Appena puoi. Quando puoi.
Che amore è un amore che si ferma se non è amato quanto vuole e quanto pretende di essere amato?
Che trucchetto dovrei usare, Stella?
Dovrei dire No. Non so. Vediamo se posso.?
Tu, amore mio, se hai tempo, puoi.
Se non hai tempo, fai il possibile.
Io se non ho tempo per te, lo trovo.
Che amore è un amore che si spezza quando è tradito?
Soffro.
Soffro.
Ma anche vado avanti.
Se l’amore è vita.
La vita va avanti.
Un amore che si ferma è fermo.
E , da fermo, l’amore muore.
Io non sono così.
Io vado avanti.
I conti non mi interessano.
Non posso amare diversamente da come sono.
E io sono così.
Faccio i conti e poi mi dico che il risultato non è un più o un meno ma che io ti amo.
E “Io ti amo” è l’unico risultato che mi interessa.
Tu, amore mio, fai come vuoi. Come puoi.
Io sono così e faccio come sono.
Lui non mi ama quanto lo amo?
Non so. Problema suo.
Amare è solo tutto.
Il resto non c’è.
Come si fa a perdonare un tradimento?
Non si perdona.
Si ama pure quel male.
Solo l’amore perdona perché quando ami, ami tutto, pure i cocci.
Perché sono cocci di lui e me.
Paci, mi fai venire una rabbia. Una rabbia.
Ma dove vivi?
Ma che ti racconti?
Stella, non ti sto dicendo di fare come me.
Ti sto dicendo come amo io.
Io amo così.
La sofferenza fa parte del pacchetto, come i cocci.
In questo periodo sono cocci.
Speravo di no.
E invece sono cocci.
E sono i miei cocci.
Guai a chi me li tocca.
Amavo questo amore tutto intero.
Lo amo ora con i cocci.
È logico che mi taglio, che mi ferisco.
Che devo dire?
Che bello l’amore?
No, non lo dico.
Dico che bello lui.
Dell’amore non mi va di parlare.
Mi va di parlare di lui.
Mi va lui.
Perché non puoi starmi accanto e basta, Stella?
Perché vuoi sapere?
Non ho parole.
E’ per questo che per me è sofferenza grande.
Perché non ho le parole per spiegarmi.
E sulle spalle me lo devo tenere da sola questo sacco di cocci che è il mio amore oggi.
Amore mio non ti abbandono.
Tu sei i miei cocci.
Sei lì dentro.
Nel nostro amore a pezzi.
Mauro Leonardi
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Non sono la stessa persona delle Ask precedenti. Qui nel fandom Charlos si nasconde molto la testa sotto la sabbia perché non si può speculare su due persone reali (come se non facessimo tutti gossip nella nostra vita fuori dai social), sono entrambi felicemente fidanzati (si vede proprio, come no), etc. Ma è chiaro che qualcosa bolle in pentola tra quei due da un bel po' (credo almeno metà 2021). Il loro linguaggio del corpo (non bisogna essere un esperto FBI per capire la confidenza eccessiva che hanno col corpo altrui), le cose che dicono (sanno dettagli troppo intimi dell'altro), le palesi bugie che raccontano per coprirsi (il video di fine agosto dove parlano del Sud della Francia ???), le loro storielle d'amore ridicole (paparazzate concordate, linguaggio del corpo rigido, indifferenza totale e netta differenza rispetto altre coppie del paddock che si amano)... ora, la verità la sanno SOLO LORO e i loro staff strettissimi. Io morirò senza saperla sicuramente. Forse non è mai successo niente, forse è già successo di tutto, forse sono coscienti dell'attrazione che esiste tra entrambi, forse è seppellita sotto l'etichetta "compagni di squadra", ma mi dispiace vedere quanto la gente, specie di questo stesso fandom, sia assolutamente CIECA nei loro confronti per pregiudizi eteronormativi (basta una qualsiasi donna accanto per essere automaticamente etero ed intoccabile) e per paura ipocrita di dire le cose come stanno veramente. Perché io, anche se ti sto scrivendo in modo anonimo, non ho paura certamente a dire le cose come stanno: tra Charles e Carlos stanno TUTTI i segnali fisici, linguistici e concreti di una attrazione/confidenza molto profonda, che, per mia esperienza, deriva da una base esplicita romantica e sessuale tra loro due, ormai realizzata. E non mi sono mai bastate le loro ridicole relazioni, passate e future, per distogliermi da quello che accade tra loro ogni santo weekend. Sono moooolto fortunati, l'età media di chi li segue è bassa (sono praticamente ragazzine ingenue con zero esperienza di vita e badano più a ossessionarsi coi vestiti delle wags che il resto) e certamente non potrebbero mai credere che i loro beniamini hanno storie pr/fake e che se la fanno tra di loro sotto al naso di tutti ;) ps: Charles è assolutamente bi per me (e riesce a essere più preso pubblicamente delle sue ragazze varie, ma sono sempre mezze influencer che stanno con lui per la fama perché sanno che avranno alla fine un bel calcio in culo da lui, che ha una tendenza al tradimento molto spiccata, si scoccia di loro e queste non saranno mai una priorità per lui; l'ultima nemmeno si degna di andare sotto il podio a festeggiarlo, però in compenso in prima fila con lui a vedere i Lakers e va in giro a marchettare roba con la finta fidanzata di Sainz, con cui ha una "amicizia" chiaramente falsa lol), Carlos gay (e per questo sta molto controllo da parte della sua famiglia cattolica e tradizionalista, con parentele importanti tramite i matrimoni delle sorelle - una è sposata col figlio di uno degli uomini più ricchi di Spagna, l'altra con un nobile -, le sue storie sono tutte ridicolmente finte e lui nemmeno le tocca con un dito e quando lo fa, sembra che si schifi... In compenso, non si schifa mica a toccare il culo di Leclerc). Ciao!
carx anon, voglio farti sapere che con questo bellissimo papiro tu hai espresso perfettamente quello che io ho sempre pensato ma non ho mai detto (per paura di linciaggio aojdjdn)
comunque sì, concordo con tutto quello che hai detto perché io giuro, potrebbero chiamarmi scemx quanto vogliono ma anche io i segni li vedo chiaramente e ho sempre SEMPRE pensato che tra di loro qualcosa c’è e c’è sempre stato, perché è oggettivo le vibes tra loro due sono molto molto più romantiche del normale.
non voglio essere quella persona però dai, il fatto che carlos abbia aspettato così tanto per sposare isa quando TUTTI (e dico tutti, anche io lo ammetto) si aspettavano la proposta di matrimonio, per poi lasciarla/essere lasciato senza alcun apparente motivo (che con questa teoria sarebbe una persona con il nome che fa rima con Lharles Ceclerc) mi aveva già fatto storcere il naso molto tempo fa, ma devo dire che dopo aver visto le recenti foto di carlos e la sua fidanzata attuale mi sono praticamente convintx che qui gatta ci cova.
e poi beh non parliamo manco di charles e del fatto che cambia più ragazze che mutande probabilmente (non lo sto giudicando eh, sto solo esponendo i fatti), però con carlos fa sempre gli occhi a cuoricino e continua a toccarlo costantemente (mood) da praticamente quando si sono conosciuti. il mio bimbo non è molto subdolo, ma noi lo amiamo esattamente così <333
e poi come hai detto tu ci sono moltissimi ed innumerabili momenti sus tra di loro (quella cosa del sud della francia non ha ancora lasciato il mio cervello ci penso molto akdnsn) che ogni giorno di più mi convincono che davvero qualcosa sia successo o che comunque prima o poi succederà sicuramente. e sono solo la terza coppia di cui penso questa cosa, quindi la delulu è potente devo dire (gli atri sono lewis/nico e seb/kimi, if you know you know)
concludo col dire che tu sei un genio e molte delle frasi che hai scritto sono iconiche, grazie davvero di avermi scritto mi hai risollevato la giornata con questo deep dive <33333
ps: fbi if you think you are looking at this, no you aren’t this does not exist 🥰
#adoro questo trend di anon che mi scrivono cose bellissime come questo vi prego continuate perché amo tantissimo giuro#anon comunque ha deciso di parlare la lingua della verità quest’oggi e io apprezzo moltissimo <333#charlos
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<<Si muore d'asfissia, è noto, per difetto d'ossigeno. Lo si può anche, e forse più dolorosamente, per mancanza d'affetto.>>
Ho passato la notte senza l’ossigeno e certa che sarei morta, stamattina al risveglio una voce m’ha detto “abituati, sarà così ogni giorno”.
Alla fine non ha sparato.
Alla fine è successo che il cubetto di ghiaccio che conteneva i nostri sentimenti si è svuotato e lui ha aperto una porta affinché io prendessi il loro posto, poi se ne è andato.
Quindi su quella terra arida giace un cubetto di ghiaccio, con me rannicchiata all’interno, fisso il vuoto ad occhi spalancati e nemmeno le lacrime escono dai miei occhi, si ghiacciano pure quelle.
Tutta la mia emotività e sensibilità se ne sono andate con lui, sono sopravvissute a tantissime cose ma questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, mi hanno detto “basta” e l’hanno seguito.
Tutto è rimasto a lui, a me non mi è rimasto niente, priva di emozioni e non più in grado di provare niente e ieri sera è stato solo l’inizio.
Ma che c’è di sbagliato in me?
Mi sono spaventata a sentirmi così apatica, non stavo riponendo da nessun’altra parte i miei sentimenti, non esistono più e non sono più parte di me, perché se deve essere così io non mi faccio più fregare.
Non mi importa che qualcuno stia già provando a sciogliere il ghiaccio o che i miei soldatini di schiaccianoci mi stiano urlando di uscire subito prima che sia troppo tardi, è già troppo tardi.
Tanto è una storia sentita e risentita no? che c’è di speciale ormai in me, nulla? solo l’ennesima persona che ha dato il cuore e che non gli è più tornato indietro, possibile io sia fatta solo di carne ora?
Come ho fatto essere così fredda? E che ne sarà di me? Il cubetto diventerà sempre più spesso e resistente.
Io un po’ lo devo ammettere lo faccio a posta, so che ho bisogno di aiuto ma non lo cerco, nessuno sa che sono qua dentro, non rispondo ai messaggi dei miei amici da più di 2 settimane, le conversazioni sono finite tutte con
“Come stai?”
ed io a questi messaggi non risponderò mai, dovessero allontanarsi da me o offendersi, così sì che sarò sola e nessuno si accorgerà che non sono più io e che Arianna è morta.
Tanto una vita senza poter provare sentimenti, che vita è?
Non era vero che quello che stava facendo era per far nascere un prato fiorito, si è ghiacciato tutto, tutto tranne lui, perché i fiori non li voglio più, l’unica cosa che voglio è che avesse deciso di spararmi.
Ma che c’è di sbagliato in me?
L’ultimo fiore rimasto l’ho dato a lui e c’è scritto, impresso col sangue, “sono ancora innamorata di te”, lui che è stato l’ultimo a vedermi ancora in grado di provare qualcosa spero che tenga a mente quell’immagine di me, perché non la vedrà più nessuno.
Tutti quelli a cui lui ha raccontato stanno gioendo perché sanno io che sto soffrendo, è una vittoria per tutti e magari pure lui è andato a festeggiare.
C’è chi festeggia e chi si sta dimenticando di me perché sono sparita, ed io non ho più niente, nemmeno più la capacità di scrivere dopo questo mio ultimo sforzo da persona sfinita che ormai non è più una persona.
Non penso di avere più un cuore, me l’hanno frantumato a più riprese, non posso nemmeno provare rabbia, sono solo vuota.
Sono tutti miei nemici, chiunque, non vedono l’ora che io sparisca dalla faccia della terra.
Ma che c’è di sbagliato in me?
Io nel mio cubetto di ghiaccio non piango perché tanto so che stiamo ancora insieme, è la mia verità e nessuno può portarmela via. E so che l’unico modo che ho per provare qualcosa è parlare con lui, perché è lui che porta con sé quella parte di me e quando lo vedo mi sembra di essere ancora viva.
I soldatini lentamente si sono arresi, hanno capito che non c’è più speranza, qualcuno è deluso e arrabbiato, mi sarei dovuta prendere cura di loro invece ho deciso che non serve più a niente, così li ho mandati via.
Quando ero in terza media non ne potevo più di tutta la mia vita così ho dato un pugno con la mano destra al muro e non mi sono mai fatta curare la frattura, tutt’ora non posso muovere bene la mano, l’ho fatto per ricordarmi di smetterla di essere così, così piena di emozioni. Non odio nessuno, nemmeno lui, odio solo me stessa perché se fossi stata diversa non avrei sofferto così tanto.
Ma che c’è di sbagliato in me?
Evidentemente me ne ero dimenticata ma ora di certo non lo dimenticherò di nuovo perché ora sto aspettando che un treno mi venga addosso per chiuderla definitivamente, proprio come Anna Karenina.
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Movements - Ruckus!, traduzione testi
Non so mai bene che cosa dire, per cui resto zitto È come se avessi sempre troppa paura di impallarmi
(da: Tightrope)
1. Movements – You’re One of Us Now, traduzione
Sei uno di noi ora Segui il suono, devi solo fidarti di lui
Unisciti alla folla
Unisciti al putiferio
Segui il suono, devi solo fidarti di lui
Unisciti alla folla
Unisciti al putiferio
Segui il suono, devi solo fidarti di lui
Unisciti alla folla
Unisciti al putiferio Mettetevi seduti, mettetevi seduti
Vi porto via dalle cose in cui credevate prima
Ditemi che io sono l’unica cosa di cui avete bisogno
Che io sono gli unici occhi che vedete
Riunitevi, riunitevi
Non avete mai visto una cosa così profonda
Non le sentite quelle voci che rimproverano?
Parlate lingue misteriose e parlatele forte
Non lo sapete che non c’è via d’uscita? E mi sono smarrito cercando di convincerti a sputarmi fuori
Ci ho messo la mia mente e ci ho messo la mia salute
Sembra di vedere il paradiso ma di stare all’inferno
Tu mi hai masticato fino a disintegrarmi
E mi hai fatto diventare un’altra persona e non mi riconosco Unisciti al putiferio
Unisciti al putiferio Buttate giù, buttate giù
“Dimenticatevi della vostra vita e di tutti quelli che avete lasciato”
Non si può tornare indietro se non si saldano i propri debiti
Non si può tornare indietro se non si scavalca la recinzione
“E ti ho dato un po’ di pace mentre ti passava l’effetto
E ho dato il mio sangue per il tuo passato
È troppo tardi, perché sei uno di noi ora”
Non si può tornare indietro, non si può tornare indietro
Non lo sapete che non c’è via d’uscita? E mi sono smarrito cercando di convincerti a sputarmi fuori
Ci ho messo la mia mente e ci ho messo la mia salute
Sembra di vedere il paradiso ma di stare all’inferno
Tu mi hai masticato fino a disintegrarmi
E mi hai fatto diventare un’altra persona e non mi riconosco “Resta in fila, occhio a come parli”
“Dimostra la tua fede e dimostrala ora”
Non si può essere umani, non si può essere orgogliosi
È amore solo se è “consentito”
Io non ho bisogno di fede, ho bisogno di venire via Mi sono smarrito cercando di convincerti a sputarmi fuori
Ci ho messo la mia mente e ci ho messo la mia salute
Sembra di vedere il paradiso ma di stare all’inferno
Tu mi hai masticato fino a disintegrarmi
E mi hai fatto diventare un’altra persona e non mi riconosco 2. Movements – Killing Time, traduzione
Tempo di uccidere Tu mi punti la pistola alla testa e mi fai premere il grilletto
Il percussore scende ma scatta e basta
Però io alla fine una pallottola me la prenderei anche solo per sentirti sussurrare
Farei qualsiasi cosa per farti emozionare E questo amore mi crea delle ferite
E so che a volte peggioro le cose
Il tuo contatto, penso di averne bisogno
Penso mi piaccia quanto mi fa male Dev’essere voluto
Nessuno può amarmi come te, come te
E non ne uscirò vivo
Ma nessuno può amarmi come te, come te Non ho proprio mai avuto possibilità
Tu non hai proprio mai avuto motivo
Ho trovato la porta aperta e sono entrato
E adesso sono finito nella tua trance
Però magari posso prendermi la bastonata
Forza, picchiami più forte, insisto Dev’essere voluto
Nessuno può amarmi come te, come te
E non ne uscirò vivo
Ma nessuno può amarmi come te, come te
Premimela contro la testa
Puoi sparare e ammazzarmi
Dammi il tuo che io ti do il mio
Per te io morirei
Nessuno può amarmi come te, come te Lo desideri?
È tempo di uccidere?
Ti invita a strappare una vita?
(Posso darti la mia)
Se devo essere sincero credo di volerlo
Basta parlare, basta assurdità
Lo desideri?
È tempo di uccidere?
(Posso darti la mia) Premimela contro la testa
Puoi sparare e ammazzarmi
Dammi il tuo che io ti do il mio Dev’essere voluto
Nessuno può amarmi come te, come te
E non ne uscirò vivo
Ma nessuno può amarmi come te, come te
Premimela contro la testa
Puoi sparare e ammazzarmi
Dammi il tuo che io ti do il mio
Per te io morirei
Nessuno può amarmi come te, come te 3. Movements – Lead Pipe, traduzione
Tubo di piombo Ah, ecco qua, ecco qua, ripartiamo dalle basi
Un altro round di tutte le cose che ho già sentito
Resto giù, resto giù, giro le pagine
Pensavo di averti ucciso, adesso sei qui che mi bussi alla porta Farò le cose per bene
Cosa ci vuole stavolta per metterti a tacere?
Un amore come un tubo di piombo, di quelli freddi e insensibili
Ti detesto dal profondo E non ti darò mai quello che vuoi farmi dare
Non giocherai mai, non mi farò giocare da te un’altra volta
So che cercherai di fregarmi se ti lascio entrare
Per cui non ti lascio vincere Ah, ecco qua, ecco qua, in un vicolo cieco
Un’altra lezione di confessioni come se mi fossi venduto l’anima
Voglio sapere, voglio sapere come fa quella storia
Perché se c’è da scommettere, io punto sul fatto che vendi fumo Sei lì che parli e parli dicendomi tutte le cose che io non sono
Sei lì che parli e parli, ma entro la fine della notte non ci sarai più E non ti darò mai quello che vuoi farmi dare
Non giocherai mai, non mi farò giocare da te un’altra volta
So che cercherai di fregarmi se ti lascio entrare
Per cui non ti lascio vincere
E non ti darò mai quello che vuoi farmi dare
Non giocherai mai, non mi farò giocare da te un’altra volta
So che cercherai di fregarmi se ti lascio entrare
Per cui non ti lascio vincere, non ti lascio vincere Farò le cose per bene
Cosa ci vuole stavolta per metterti a tacere?
Farò le cose per bene
Farò le cose per bene
Un amore come un tubo di piombo
Un amore come un E non ti darò mai quello che vuoi farmi dare
Non giocherai mai, non mi farò giocare da te un’altra volta
So che cercherai di fregarmi se ti lascio entrare
Per cui non ti lascio vincere
E non ti darò mai quello che vuoi farmi dare
Non giocherai mai, non mi farò giocare da te un’altra volta
So che cercherai di fregarmi se ti lascio entrare
Per cui non ti lascio vincere, non ti lascio vincere 4. Movements – Heaven Sent, traduzione
Dono del cielo Sto vivendo con le luci spente
Poi arrivi tu e mi accendi, amore
Ti sento cantare la mia canzone in doccia quando ti sciogli con la mente annebbiata Puoi insegnarmi tutto quello che sai?
Dovunque tu voglia andare
Tu di’ la parola e ci possiamo andare Trattieni il respiro
Prenditi il tempo di capire per bene, capire per bene
Dono del cielo ogni volta che passi di qua Chiamo anche se so che è tardi
Ho capito subito che stavi dormendo quando hai risposto
Io sono oltreoceano in un bar
Ma quando ti vedo in sogno balli dolcemente Puoi insegnarmi tutto quello che sai?
E dovunque tu voglia andare
Tu di’ la parola e io sono a casa, sono a casa Trattieni il respiro
Prenditi il tempo di capire per bene, capire per bene
Dono del cielo ogni volta che passi di qua
Mi fai diventare ossessivo
E io voglio solo farti godere
Il tuo tocco è elettrico
Pensavo di averle viste tutte
Sei un dono del cielo, ah, sei un dono del cielo Non ti fermare, tieni il ritmo
Non esitare mai
Hai il tocco più caldo, sei la cosa più dolce
Non ti fermare, tieni il ritmo
Lo sai che mi fai provare dolore
Voglio arrivare fino alla fine Trattieni il respiro
Prenditi il tempo di capire per bene, capire per bene
Dono del cielo ogni volta che passi di qua
Mi fai diventare ossessivo
E io voglio solo farti godere
Il tuo tocco è elettrico
Pensavo di averle viste tutte
Sei un dono del cielo, ah, sei un dono del cielo 5. Movements – Tightrope, traduzione
Fune Sto fissando il mondo da sopra una fune
Sto male dalla preoccupazione ma mi aggrappo a grandi speranze
E picchio sodo, sempre nella speranza di trovare l’oro
Ma tu mi passi accanto ed è come se avessi gli occhi chiusi E non per intromettermi, ma muoio dalla voglia di arrivare a te Posso provare a essere una persona a cui potresti voler bene?
Non so se potrei mai essere all’altezza
E tu mi hai tolto il fiato tipo acqua nei polmoni
Ma io darei la vita per essere una persona a cui potresti voler bene Non so mai bene che cosa dire, per cui resto zitto
È come se avessi sempre troppa paura di impallarmi
E se ce la metto tutta è troppo
Ma se non comincio presto, resterò tagliato fuori
È che tu mi dai una scelta troppo ampia E non per intromettermi, ma muoio dalla voglia di arrivare a te Posso provare a essere una persona a cui potresti voler bene?
Non so se potrei mai essere all’altezza
Ma tu mi hai tolto il fiato tipo acqua nei polmoni
E io darei la vita per essere una persona a cui potresti voler bene Non ricordarmi che non potrei mai essere abbastanza
Restami accanto perché io voglio solo il tuo amore
Non ricordarmi che non potrei mai essere abbastanza
Restami accanto perché io voglio solo il tuo amore Sto fissando il mondo da sopra una fune
Sto male dalla preoccupazione ma mi aggrappo a grandi speranze Posso provare a essere una persona a cui potresti voler bene?
Non so se potrei mai essere all’altezza
Ma tu mi hai tolto il fiato tipo acqua nei polmoni
E io darei la vita per essere una persona a cui potresti voler bene
Già, tu mi hai tolto il fiato tipo acqua nei polmoni
E io darei la vita per essere una persona a cui potresti voler bene 6. Movements – I Hope You Choke!, traduzione
Spero che ti strozzi! Sei proprio pieno di coraggio
Passi tutta la serata ad attaccare lunghe risse
E adesso ti bruciano gli occhi
Ma è tutto a posto, già, è tutto a posto
Il messaggio l’hai proprio mandato odiando e scaricando le colpe
E siamo tutti davvero colpiti dalla tua dedizione
Mi sa che ce l’hai proprio fatta E spero che ti strozzi con ogni parola che emetti
Spero che ti divori l’anima
E quando ringrazi il cielo
Spero che ti strozzi, spero che ti strozzi, spero che ti strozzi
Con ogni parola che emetti
Sei il più infimo degli infimi
Prosciugheresti il mondo interamente
Spero che ti strozzi, spero che ti strozzi, spero che ti strozzi Ecco qua la tua vita
Troppo fiero di tutti i tuoi progressi
Sul tuo piedistallo altissimo
Ma secondo me sei morto dentro E ti vuoi vantare della tua superiorità
Preferirei strapparmi tutt’e due gli occhi
Non le sopporto queste continue aggressioni
Ho bisogno di stendermi
Sotterrare la testa nel deserto giusto per ripicca E spero che ti strozzi con ogni parola che emetti
Spero che ti divori l’anima
E quando ringrazi il cielo
Spero che ti strozzi, spero che ti strozzi, spero che ti strozzi
Con ogni parola che emetti
Sei il più infimo degli infimi
Prosciugheresti il mondo interamente
Spero che ti strozzi, spero che ti strozzi, spero che ti strozzi Per giorni e giorni, sei senza vergogna
Abbassa la testa
Trovati il tuo passo e fallo E spero che ti strozzi con ogni parola che emetti
Spero che ti divori l’anima
E quando ringrazi il cielo
Spero che ti strozzi, spero che ti strozzi, spero che ti strozzi
Con ogni parola che emetti
Sei il più infimo degli infimi
Prosciugheresti il mondo interamente
Spero che ti strozzi, spero che ti strozzi, spero che ti strozzi 7. Movements – Fail You, traduzione
Deluderti Parte in modo semplice – gradevole e rilassato
Ma la corrente aumenta in fretta
Facendo rimbalzare sassi che io non ho lanciato
Tu sprofondi sotto di me
Io faccio del mio meglio per tirarti dentro
Io pesto i piedi, tu scivoli E mi sveglio in un bagno di sudore e vedo che tu sei ancora di fianco a me a letto tranquilla Ma io so che ti deluderò di nuovo
Ho questo peso sul petto
Cerco disperatamente di respirare
So che ti deluderò di nuovo
E mi sento quella mano sul collo
Ed è solo un sogno
Ma so che ti deluderò di nuovo La cosa peggiore è che succede sempre due volte
Perfetto proprio
Sono terrorizzato, una sequenza super violenta che mi si ripete davanti agli occhi
Non può essere vero, sono indebolito e senza parole E quando finisce mi sveglio in un bagno di sudore e vedo che tu sei ancora di fianco a me a letto tranquilla Ma io so che ti deluderò di nuovo
Ho questo peso sul petto
Cerco disperatamente di respirare
So che ti deluderò di nuovo
E mi sento quella mano sul collo
Ed è solo un sogno E ho paura di dormire la notte
Perché ogni volta che chiudo gli occhi è una lotta
Fatemi uscire, fatemi uscire
Apritemi a metà, prosciugatemi il sangue
Preferirei così che doverti veder piangere
Fatemi uscire, fatemi uscire da tutti questi sogni in cui tu muori Ma io so che ti deluderò di nuovo
Ho questo peso sul petto
Cerco disperatamente di respirare
So che ti deluderò di nuovo
E mi sento quella mano sul collo
Ed è solo un sogno E ho paura di dormire la notte
Perché ogni volta che chiudo gli occhi ti deluderò di nuovo
E mi sento quella mano sul collo
Ed è solo un sogno
Ma so che ti deluderò di nuovo 8. Movements – A.M.P., traduzione
A.M.P. Quando l’aria diventa fredda e la notte cambia marcia
Io so che sogni il mondo della porta accanto
E ti arriva come premere l’interruttore della luce
Perché al buio puoi essere ben altro Hai quel passo indolente
Tutti i semafori diventano rossi
Determinata ad arrivare a sfiorare la morte
Hai quella forma sacra
Alimento la tua dose per poi pagarla continuamente Usi l’attenzione come fosse profumo
E sei la più sballata dell’intera stanza
Ma dimmi perché te ne vai così presto
Non ti conosce nessuno però vorrebbero
Lo sai che ti vogliono
Fagli vedere tutte le tue mosse migliori
Stendili tutti e fai restare anche loro senza soldi
La vecchia dipendenza ha un sapore nuovo
Ti sballi perché vuoi tu
Lo so che lo vuoi Mi hai fatto cadere in ginocchio, sei la mia ossessione
E non so nemmeno come ti chiami
Ti racconto i miei segreti come fosse una confessione
Il corpo di un angelo, fammi pregare Mi fai venire dei colpi al cuore, ma mi piace così
Ti sei portata via un pezzo di me e non lo rivoglio
Mi fai sfidare la sorte
Di’ pure un prezzo e io lo pago continuamente Usi l’attenzione come fosse profumo
E sei la più sballata dell’intera stanza
Ma dimmi perché te ne vai così presto
Non ti conosce nessuno però vorrebbero
Lo sai che ti vogliono
Fagli vedere tutte le tue mosse migliori
Stendili tutti e fai restare anche loro senza soldi
La vecchia dipendenza ha un sapore nuovo
Ti sballi perché vuoi tu
Lo so che lo vuoi Usi l’attenzione come fosse profumo
E sei la più sballata dell’intera stanza
Ma dimmi perché te ne vai così presto
Non ti conosce nessuno però vorrebbero
Lo sai che ti vogliono
Fagli vedere tutte le tue mosse migliori
Stendili tutti e fai restare anche loro senza soldi
La vecchia dipendenza ha un sapore nuovo
Ti sballi perché vuoi tu
Lo so che lo vuoi 9. Movements – Dance with Death, traduzione
Danza con la morte Avevo un peso sulla coscienza quella notte che abbiamo girato in macchina le colline
Probabilmente dovrei andarci più cauto
Perché sto pensando che i miei pensieri possono uccidere Facciamo la curva volando sull’orlo del precipizio
È una danza con la morte
Ma sono qui con i miei amici
Per sempre in debito nei loro confronti
Perché non è la prima volta che ne usciamo vivi E scotto, sento la febbre del viaggio
Una preghiera sulle labbra, non lascio nulla al caso se moriamo
E qualunque cosa accada, so di avervi al mio fianco
Escano pure i titoli sui giornali:
“Giocavano con la propria vita: tre morti”, giocavano con la propria vita E quando è successo eravamo lì che ridevamo, sputavamo controvento
Che cosa direbbero se morissimo tutti quanti e finita lì?
Uno dei tanti incidenti sul crinale
Io sorridevo sul sedile di dietro
Vivevo da povero e mi sentivo ricco
Ripenso a quando avrei potuto smettere
Non ricordo l’ultima volta che mi sono sentito così
Perché in questo momento io sto bene
Ne siamo usciti vivi Scotto, sento la febbre del viaggio
Una preghiera sulle labbra, non lascio nulla al caso se moriamo
E qualunque cosa accada, so di avervi al mio fianco
Escano pure i titoli sui giornali:
“Giocavano con la propria vita: tre morti”, giocavano con la propria vita E sembravamo degli angeli
Ma a volte non si è proprio così puri
Mi sa che non abbiamo mai imparato a fare diversamente
Però siamo rimasti davvero fedeli quando abbiamo girato quelle curve
E il ricordo è tutto confuso Il tempo può sembrare pesantissimo quando lo tieni in mano
Come un colpo di calore
Preso dal momento
Il tempo può sembrare pesantissimo quando lo tieni in mano
Come un colpo di calore E scotto, sento la febbre del viaggio
Una preghiera sulle labbra, non lascio nulla al caso se moriamo
E qualunque cosa accada, so di avervi al mio fianco
Escano pure i titoli sui giornali:
“Giocavano con la propria vita: tre morti”, giocavano con la propria vita 10. Movements – Coeur d’Alene, traduzione
Coeur d’Alene Mi ricordo, dicembre freddo
Prudente in autostrada, tragitto piovoso
Ho perso le mie faglie nei tuoi occhi luminosi Tu sei il mio riparo, contastorie
Sto rivelando troppo? Sei sicura?
Totalmente indifeso
Mi hanno buttato nella mischia Inondazione dirompente
Affondo nel tuo amore Ed era a malapena gennaio
Gallerie d’arte, telefonate, Coeur d’Alene
Mi hai fatto girare la testa, inaspettata Succede quando succede
E io affondo nel tuo amore Infuria come se mi stessi mettendo alla prova
Non mi lasciare qua così
Io mi metto lì nell’angolo con te
La tua battaglia è la mia
Tira fuori il meglio di me
Raddrizzami la schiena
Il tuo amore mi fa progredire
La tua vita è la mia, la tua vita è la mia E quando il mondo si è fermato c’eravamo solo noi
E né Atlante né le sue spalle potevano reggere il peso di quell’altro mondo
Ci siamo allontanati dalla città
Abbiamo varcato i confini statali e fatto notte fonda
E quasi tutti i giorni vorrei che non ce ne fossimo mai andati
Voglio sognare quella vita che sognavamo Per cui ti prego, non mi svegliare
E io affondo nel tuo amore Infuria come se mi stessi mettendo alla prova
Non mi lasciare qua così
Io mi metto lì nell’angolo con te
La tua battaglia è la mia
Tira fuori il meglio di me
Raddrizzami la schiena
Il tuo amore mi fa progredire
La tua vita è la mia, la tua vita è la mia
La tua vita è la mia, la tua vita è la mia Mi hai fatto sprofondare l’anima, risacca
Tu sei casa, un delizioso punto basso
Mi hai fatto sprofondare l’anima, risacca
Tu sei casa, un delizioso punto basso
#movements#ruckus#you're one of us now#killing time#lead pipe#heaven sent#tightrope#i hope you choke#fail you#amp#dance with death#coeur d'alene
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24 apr 2024 19:21
"DICEVANO SIMONE NON È DA INTER, IO MI ARRABBIAVO E LUI RISPONDEVA: 'CALMA, MI SONO SEGNATO TUTTO E NON DIMENTICO'" - GIANCARLO INZAGHI, PADRE DELL'ALLENATORE DELL'INTER, SI LEVA QUALCHE MACIGNO DALLE SCARPE DOPO LA VITTORIA DELLO SCUDETTO DA PARTE DEL FIGLIO: "E SE LUKAKU NON SBAGLIAVA QUEL GOL, ORA SAREMMO ANCHE CAMPIONI D’EUROPA" - "ALL’INTER SIMONE È DIVENTATO UN MURO DI GOMMA. NE HO VISTI DI PRESUNTI FENOMENI CHE SI SONO COMPRATI L’AEREO DOPO UN PO’ DI VITTORIE. GENTE SPARITA PRESTO, GIOCATORINI..." -
«E se Lukaku non sbaglia quel gol, ora saremmo campioni d’Europa. Ma a me interessa solo che Simone sia una brava persona, e Filippo lo stesso».
Estratto dell'articolo di Maurizio Crosetti per "la Repubblica"
Giancarlo dice che a un certo punto li ha solo guardati, i suoi ragazzi a tavola con lui, ieri a pranzo. Non c’è gioia più grande per un genitore: non i figli per quello che fanno, ma i figli per quello che sono. Simone, Filippo, papà Giancarlo, un boccone a Brera e seicento metri per arrivarci tra la gente in festa. Seicento metri più tutta una vita.
Lei adesso è il padre più felice d’Italia: si può dire?
«Sì, ma perché ho due ragazzi splendidi. Sono felice della loro gentilezza, della loro bontà e del bene che si vogliono, non dei 360 gol o dello scudetto».
[…] Quando ha cominciato a vincere lo scudetto, il suo ragazzo?
«Quando scrivevano che non era da Inter. Io mi arrabbiavo e lui “papà, calma...” Poi però mi ha detto: “Mi sono segnato tutto e non dimentico”. Quando sarà tempo, ogni cosa verrà fuori. Non ora. Ora c’è solo da stare contenti».
Quando giocavano, Simone era il fratello di Filippo. Adesso, da allenatori, Filippo è il fratello di Simone. Ombre tra loro?
«Mai! Si sono invertite le parti, ma loro hanno sempre goduto uno dell’altro. Si telefonano due volte al giorno e si chiedono: “Come giochi domenica?” Posso dire che si amano».
[…] Lei come ha vissuto il derby?
«Nel mio solito modo: da solo in stanza, tapparelle abbassate, nocino e sigaretta. A San Siro sarò andato tre volte in tre anni. Sono stato milanista per una vita, però adesso tengo per l’Inter, così come tenevo per la Lazio quando in ritiro si giocava a carte con Immobile e Peruzzi, il mio compagno fisso, grande Peru».
È vero che Simone è cambiato?
«Forse a Roma era troppo amico dei calciatori. All’Inter è diventato più maturo, più riflessivo, sa essere un muro di gomma. Ma è sempre la solita enciclopedia: conosce, ruolo per ruolo e caratteristica per caratteristica, tutti i giocatori d’Europa. Basta fare un nome e lui tòc, risponde al volo».
[…] Simone li manterrà?
«Sì, nessuno dubbio. Ne ho visti di presunti fenomeni che si sono comprati l’aereo dopo un po’ di vittorie. Gente sparita presto, giocatorini. A loro vorrei dire di prendere esempio da Simone e Filippo, che per spostarsi usano soltanto i treni di linea».
Uno scudetto e una finale di Champions in meno di un anno.
«E se Lukaku non sbaglia quel gol, ora saremmo campioni d’Europa. Ma a me interessa solo che Simone sia una brava persona, e Filippo lo stesso».
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Se questo era quello a cui miravamo complimenti ad entrambi.
Disgustato, al solo pensiero la rabbia mi invade
e piegandomi
mi dispero…
il tuo
il suo
ed io che come uno stronzo ho perso la persona piu bella che avevo trovato in questo mondo …
ma mai ti ho mentito anzi fin troppa verita fin da subito .
forse il timore la vergogna , errori, ma nulla che gia non sapevi , avevi accesso a tutto .. sfiderei chiunque a dare il pieno controllo della propria vita in mano di altri. c’era ricambio da parte nostra c’era, c’era potrei continuare all’infinito ma appunto c’era e ora non c’è più.
ora c’è lui .
ma davvero …
davvero o hai avuto la capacita/necessità di farlo ancora, di amare e farlo subito
amare in maniera pura vera non falsa( come dici tu )
-che poi tu con me in 4 anni che hai avuto? ma sei serio…
hai avuto purezza,
hai avuto crescita
hai avuto sogni
hai avuto realtà
abbiamo avuto un po di tutto insieme.
ma sopratutto hai avuto verità e non falsità, anche quando ti mentivo in piena faccia, sapevi già perchè io ti lasciavo il controllo di saperlo perchè anche se sbagliato è stato giusto cosí e non posso più riparlarne, basta-.
ma tornando a voi , può anche essere che tra te e lui è davvero destino.
uau bravi .
il destino.
lo era anche per noi.
ricordi.
facesti tutto tu.
con me.
la relazione.
l’importanza con cui hai valuto viverla.
e poi.
smettila .
perché lo so.
perché sei cosi profondo
che vivrai anche questo amore in maniera cosi profonda cosi fin da subito forse
o forse anche più dopo , ma lo vivrai … lo stai gia vivendo.
sempre forse.
ma niente…
io soffro un botto
tu
lui
insieme
romantici
fisici.
e giusto che lo dica
a me stesso:
“ormai è andata coglione!”.
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https://x.com/ufromthecity/status/1736429846446608598?s=46&t=VqSi37K6y3Z3TSKbmFQ6Nw
Mi sa che qualcuno non ha capito la differenza tra fedine quelle che si danno i bimbi per farsi promesse ridicole (scusate per me sono ridicole) e un anello di fidanzamento 😅
Non so se hanno visto bene cosa c’è all’anulare della mano sinistra di Lucia e cosa aveva dato a Benita ahahahah Benita aveva le fedine che non servono a nulla sono promesse campate per aria, con quelle le aveva detto probabilmente che un giorno la sposava ma ehi era un bambino, ora se vogliono un disegnino glielo faccio, quello di Lucia è un anello di fidanzamento che presto verrà accompagnato dalla fede nuziale, alla prossima lezione 😚😂
In tutto ciò le fan di Benita stupide e ridicole come quella sorta di giornalista farlocco, lui ha detto la sua tra l’altro senza senso ma una persona aveva bisogno di pubblicità e che le venisse detto fosse la regina indiscussa, si di questo caz*o, le fan ancora si trigerano, però vi posso dire? Inutile dare importanza a queste scemenze, assurdità, cattiverie, cazzate, perché è quello che vogliono, non diamogliela vinta dandogli visibilità perché loro cercano solo un minuto di celebrità e sinceramente anche no su due ragazzi che hanno deciso di condividere un momento speciale per loro con tutti noi. Hanno stancato si sa ma se gli si dà corda è peggio.
In tutto ciò loro bellissimi, gli auguro il meglio e ps: me lo sentivo che sarebbe arrivata la proposta 🥰 era nell’aria
Infatti, secondo me, si è confusa parecchio. Può pure essere che nei loro discorsi ci fosse la volontà di sposarsi, che lui le abbia detto che sarebbe diventata sua moglie in futuro etc... ma le fedine sono una cosa (Concordo con te. Per colpa di quelle si è perso il vero valore dell'anello da fidanzamento) e un anello dato perché - appunto - chiedi la mano del tuo partner.
Sulle fanpages non dico niente. Mi viene da ridere, gliel'hanno gufata talmente tanto, speravano che si lasciassero, che lui cambiasse idea, che ora la sua intenzione è portarla all'altare.
Io trovo ridicolo parlare ancora della sua ex o fare paragoni o ricominciare sta storia delle corna. E basta, son passati due anni, ma chi se ne frega di Benita? Il nuovo moroso sarà molto contento di vedere gli struggimenti delle sue fans disperate perché Fede sposa un'altra e non lei.
#anon#che se proprio vogliamo dirla tutta: lei ha provato in tutti i modi a tornare con lui nonostante i tradimenti ma ha trovato la porta chiusa
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IMO: i classici non sono intoccabili
L’eccessiva reverenza riservata ai classici.
Siamo abituati che i così detti classici, ovviamente parliamo di rock/metal, sono intoccabili. Guai a dire che tizio o caio o il disco tal dei tali di sempronio non ti piace. Subito diventi quello che non capisce nulla, non apprezza, ascolta musicaccia. Ma davvero è così? Davvero ogni cosa pubblicata dalle band diventate iconiche, è perfetta o, comunque, incriticabile? Personalmente non penso sia così. Anzi.
Sono innanzitutto musicisti come mille altri. In quanto tali anche a loro può capitare di fare degli scivoloni o pubblicare materiale no particolarmente ispirato. Perché non lo si può dire? In virtù di ciò che rappresentano? Della loro storia? O di che che cosa? Anche da questo punto di vista c’è qualche appunto da fare. Tizi non si tocca perché ha fatto la storia. Parliamone. Ha fatto la storia perché? Perché è riuscito a cambiare il corso degli eventi, ossia ad influenzare ciò che è arrivato dopo di lui?
O di loro se parliamo di una band. Oppure è iconico perché ha inciso un particolare disco divenuto simbolo? E, in questo caso, chi è intoccabile, la band o il disco? È il disco ad essere una dimostrazione dei genio dell’artista o è l’artista ad essere un genio perché ha scritto quel disco? Se non lo avesse inciso, sarebbe stato comunque un artista di riferimento? Tutte domande cui non si può dare una risposta ma che bisogna porsi nel momento in cui ci si riferisce a qualcuno come un classico.
Non siamo neppure riusciti a trovare una risposta al quesito: perché gruppi storici sono intoccabili? Se andassimo a togliere tutto il contorno, troveremmo dei semplici musicisti. Ora, se questi musicisti li considerassimo underground, come vedremmo i loro dischi? Sarebbero ugualmente gioielli rari o si perderebbero tra altre migliaia di pubblicazioni? Ergo, perché non trattare anche i big alla pari di tutti i musicisti più o meno famosi? Perché sono migliori? E perché? Sono più preparati?
Non è detto. Sono più bravi? Neppure è detto. Quindi? La riposta è che non esiste nessun motivo per cui i big non possano essere trattati come ‘tutti gli altri’. Ben inteso, sia in senso positivo sia in senso negativo. Ossia, non possono neppure solo essere criticati per trovare delle pecche nel loro lavoro. Critiche che tendono solo a dire: visto che non meriti di essere dove sei? Tante altre volte si è tolleranti perché si deve tenere presente che il tal gruppo ha fatto la storia incidendo il disco Y.
Vero, ma tanto basta a renderlo intoccabile? Quanti sono i gruppi che hanno nella loro discografia più di un capolavoro? Oppure una evoluzione tale per cui davvero hanno segnato la storia? Pochissimi. Tante volte i capolavori sono anche frutto di un progetto ben preciso. Nati per vincere. L’atteggiamento di reverenzialità è, ahinoi, più tipico nel rock che in qualsiasi altro genere. Guai ad azzardarsi a dire che una certa band è finita, che sono anni che avrebbe dovuto smettere.
O, peggio ancora, che addirittura non piace. Ancora, che l’ultimo disco è banale. La prima reazione è quella di chiedere, tu chi sei per dirlo? Quando invece, la critica è rivolta d un gruppo indipendente, è accettata. La prima argomentazione in difesa alla critica è: si, ma quel gruppo ha scritto quel disco che lo ha reso famosissimo. Vero, ma si può viviere di rendita per un’intera carriera? Intendiamoci, il capolavoro è tale ed è difficile da ripetere. Tuttavia esiste un aspetto che si chiama evoluzione.
Di capolavoro, se quel disco non è stata fortuna, ne posso scrivere un altro cambiando modalità espressiva. Qui si insinua un nuovo argomento che riguarda gli ascoltatori. I fans si aspettano da me una certa cosa e non posso deluderli. La domanda è: non posso deludere gli ascoltatori o non posso deludere il mercato? Sono due cose ben distinte. Chi mi ascolta e mi apprezza, mi seguirà. Gli altri, in ogni caso, all’arrivo di un nuovo fenomeno, mi lasceranno dove sono, se non evolvo.
Credo sia frustrante anche per le band il sentirsi ‘costrette’ a proporre dal vivo sempre le stesse cose. Vado al concerto di tizio perché voglio sentire la tal canzone. Se non la suonano è un concerto brutto. Credo non sia una formula condivisibile. Corro al concerto di caio perché mi piace la sua musica, indipendentemente dal fatto che suoni o meno certi pezzi. Agli inizi degli anni 90 andai ad un concerto dei Red Hot Chili Peppers. Tour di Blood sugar sex magic.
Non suonarono Under The Bridge. Frusciante non riusciva ad eseguire l’arpeggio. Fu un brutto concerto per questo? Assolutamente no. La band era in piena forma. Furono trascinanti, coinvolgenti, divertenti. Una serata da ricordare anche per la canzone mancante. Tutto ciò per dire che se considerassimo i classici come semplici musicisti e non come dei semidei, avremmo maggiore libertà nel poter apprezzare anche produzioni più recenti consapevoli che potrebbero anche migliori.
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Uno, nessuno e centomila 🎧 per me ancora no 
Scrittore: Luigi Pirandello
Narratore: Luca Ghignone
Ho ascoltato di nuovo il libro e continuo a pensarla nello stesso modo, buona la filosofia ma troppo pesante tanto da annientare la trama. Condivido al 100% la filosofia che è stata esposta dall’autore, ammetto però che non mi giunge neanche nuova, anche se non avrei mai saputo elaborarla in questi termini. Non è certo un argomento che mi è nuovo, mi spiego. Da sempre mi sono chiesta che cosa vedono gli altri in me. Ero sicura e lo sono tuttora di avere una sorta di recettore che stimola l’antipatia degli altri, e dunque avevo sviluppato da anni la teoria che gli altri mi vedono in un modo che io non posso capire. Detta così, ovviamente, è una banalità, ma mi sono ritrovata negli argomenti esposti. Non siamo tutti uguali perché dipende anche da chi osserva, ma alla fine non possiamo fare altro che concentrarci sull’ambiente esterno e vivere per quello che siamo. Ho apprezzato ogni parte del libro, soprattutto perché ancora una volta ho ritrovato una considerazione che avevo già fatto in precedenza per conto mio.
Cito:
"Ecco intanto qua un vero uccellino come vola. L'avete visto? La facilità più schietta e lieve, che s'accompagna spontanea a un trillo di gioia. Pensare adesso al goffo apparecchio rombante e allo sgomento, all'ansia, all'angoscia mortale dell'uomo che vuol fare l'uccellino! Qua un frullo e un trillo; là un motore strepitoso e puzzolente, e la morte davanti. Il motore si guasta; il motore s'arresta; addio uccellino!"
Che spettacolo! Quante volte ho pensato che l’uomo debba stare nel suo habitat naturale e smetterla di imporsi in aria, in mare, nello spazio dove non c’è niente per lui. Quando ho sentito questa parte sono andata in visibilio. Quando un autore dà voce ai tuoi pensieri è sempre una grande soddisfazione.
Allora, che cosa è successo? Perché continuo a non apprezzare questo libro come avrei creduto? Esattamente per lo stesso motivo che ho sentito dopo il primo ascolto: troppa filosofia. Per quanto sia d’accordo su tutto quello che dice, non riesco ad apprezzare un libro così vago e poco concreto, un libro scritto per presentarci il personaggio che diventa portavoce di tutto quello che lo scrittore ha da dirci. È vero, non è una novità che i personaggi servono a chi scrive per raccontarci quello che pensa, ma ho trovato questo filosofeggiare troppo pesante, la trama è scarsa e deludente. Solo questo il problema. Ovviamente la teoria è impeccabile, ma non sono mai stata un’amante della filosofia, anche se questa è sicuramente più interessante di quello che ti propinano a scuola. Se non altro ha un senso e lo si può riscontrare nella vita di tutti i giorni, tuttora.
Però c’è da dire che sono riuscita a leggerlo due volte. Di solito i libri che non mi piacciono e che detesto riesco a malapena a finirli (ma li finisco sempre). Invece questo sono pronta ad ascoltarlo anche un’altra volta, anche se non cambierò il mio giudizio. Sicuramente da leggere.
Voglio riproporre la citazione che avevo condiviso con la precedente recensione:
"Volete essere? C’è questo, in astratto non si è. Bisogna che si intrappoli l’essere in una forma e per un certo tempo si finisca in essa, qua o là, così o così. E ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena di essere così e di non poter più essere altrimenti."
Che cosa c’è di più attuale di questa frase? Basta guardarsi intorno e sorprendersi di quanto l’autore sia stato un veggente. Lontano negli anni aveva già notato la predisposizione degli uomini che vogliono essere chi non sono. E senza entrare nello specifico, mi riferisco anche a tutta quella farsa dell’inclusione, tutte quelle false ideologie che il mercato ci propina fingendo di accettare tutto quello che ognuno vuole essere. Insomma, voglio solo dire che mi sono stupita soprattutto di questa parte. Che parole! Così vere e potenti che ormai nessuno te lo direbbe mai. Ora fanno tutti finta che puoi essere qualsiasi cosa tu voglia, ma nessuno si accorge che è tutto un inganno.
Dunque, un libro di grande filosofia. Un libro che mi ha stupito perché apprezzo sempre lo scrittore che si espone e mette tutto se stesso nel libro. Ma la mancanza di trama lo penalizza, anche se ascoltarlo è stato un piacere.
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Trans-Pyrénées - part 1: Cerbere-Hendaye
Poco dopo che le prime nevi comincino a sciogliersi ed a liberare i miei amati passi alpini (e riprenda la mia attività ciclistica) arriva il momento di iniziare a pensare alle vacanze estive che, seguendo io i seguenti principi:
Andare in un posto il più possibile fresco
Andare in posti senza folle di persone (e quindi anche macchine)
Cercare un po’ di avventura (quindi viaggio itinerante)
Evitare l’aereo (per ragioni ecologiste)
è da molti anni che consistono in viaggi in bici in aree montane.
Dopo avere affrontato negli ultimi due anni in bikepacking gli Appennini (da Savona a Reggio Calabria, lungo il crinale: 2.310 km e 44.628 m d+), con il mio usuale socio di bici Mattia, e le Alpi (da Trieste a Nizza, attraversando 35 passi e 5 nazioni per un totale di 2.003 km e 42.025 m d+), queste in solitaria, in quanto a catene montuose sono in effetti un po’ a corto di idee e così traccheggio piacevolmente (altro mio principio sarebbe quello di decidere il più tardi possibile) fino a quando Mattia non mi propone la Trans-Pyrénées, sempre in bikepacking: dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico e ritorno - idealmente dalla parte francese all’andata (da sud-est a nord-ovest) e dalla parte spagnola al ritorno. Le città di partenza e arrivo sono quelle più o meno ufficiali di chi fa una Trans-Pyrénées: Cerbere (Mediterraneo) e Hendaye (Atlantico), entrambe le ultime in Francia al confine con la Spagna (nel rispettivo lato, ça va sans dire: iniziamo a padroneggiare la lingua).
[In effetti i Pirenei li avevo già percorsi una volta, in una sola direzione, ma in modo un po’ diverso (con bici da viaggio, borse pesanti e tenda) e in ogni caso li ricordo molto belli, c’è poca gente e il caldo non è opprimente (almeno nelle parti centrali), Infine, ovviamente, non è che il nuovo percorso coincida con quello già fatto, eh, ma anche se fosse...]
Poiché Mattia è il re del tracciamento percorsi a lui spetta buttare giù le tracce gpx - che includano naturalmente i passi più rinomati o belli - mentre io mi dedico a trovare sul percorso i posti con alloggi disponibili e ipotizzare possibili tappe. Nel mio inconscio spero comunque che le tappe si incasinino subito (cosa che succederà soprattutto al ritorno) in quanto, un po’ più di Mattia, cerco di organizzare il meno possibile (il mio viaggio ideale sarebbe non sapere niente: ne’ la meta, ne’ quanto durerà il viaggio, ecc... anche se questo ovviamente non è possibile).
Ad ogni modo il viaggio è pianificato e non resta che prendere i biglietti dei treni e preparare le bici. Opteremo entrambi per la bici gravel con copertone “endurance” (da 30 mm io, da 28 mm Mattia) in modalità tubeless (spoiler: ritorneremo con 4 copertoni di marche diverse, 3 misure differenti e con un copertone ciascuno con camera d'aria). Luci, due borracce a testa, attrezzi, camere d’aria e pastiglie dei freni completano l'equipaggiamento tecnico. Per quanto riguarda l'abbigliamento, partiamo con un cambio completo da bici, i vestiti da civili (pochissimi e con il pezzo forte delle ormai collaudatissime scarpe da scoglio) e un plasticone impermeabile in caso di pioggia. Unico accessorio superfluo per me è il kindle a cui non so rinunciare. Libro teorico del viaggio sarebbe dovuto essere The passenger del mio prediletto e recentemente scomparso, ahimè, Cormac McCarthy, ma leggerò tipo una ventina di pagine in tutto.
Peso della mia bici 16,2 kg contro i 18 kg suoi (vinto 😊).
Eleggo a mio personale spirito guida del viaggio Thibaut Pinot.
PS Il mio post sarà diviso in due parti sia perchè già di per se' troppo lungo, sia per l'odioso limite di foto di Tumblr che non mi permetterebbe altrimenti di mettere tutte quelle che vorrei. A proposito di foto, il mio socio Mattia ne fa di molto migliori, basta vedere il suo profilo instagram, ma ci mette un sacco a ordinarle, sistemarle e darmele e così vi dovete accontentare.
Ora ci aspettano solo 4 treni e 12 ore di viaggio e mi piacerebbe poter dire di non avere sbagliato treno al penultimo cambio :(. Di scusanti ne avremmo - tipo che il treno prima era in ritardo, che l'altro treno era in una parte della stazione diversa e che partiva 5 minuti prima del nostro dallo stesso binario, le cavallette, ecc... - ma in ogni caso ammetto che siamo stati due fessacchiotti. Per fortuna, arrivati a Marsiglia, troviamo una facile soluzione (a 50 € cad.) per arrivare a Cerbere il giorno stesso e così arriviamo a destinazione seppure alle 22 invece che alle 17. Per punizione a letto senza cena!
Quì dimostriamo di non perdere il buonumore
Altra disavventura del viaggio sono inoltre dei piccoli "danni" alle bici dopo il trasporto: il mio cambio piegato (lo raddrizzeremo a mano e reggerà tutto il viaggio) e un dente danneggiato della corona anteriore della bici di Mattia che gli faceva spesso cadere la catena e che risolveremo del tutto grazie all'assistenza di Albera Bike (merci). Al ritorno invece, altro spoiler, lascerò la sacca per il trasporto bici a Cerbere e mi toccherà comprarne una nuova (però molto più bella e leggera e ingombrante, almeno questo).
E finalmente si parte!
Foto di rito della partenza dalla spiaggia di Cerbere
Pirenei orientali
Il nostro viaggio incomincia in Catalogna, nei Pirenei orientali, e, sorpresa ma non troppo, inizia (come finirà) nella nebbia e con un po' di pioggerella. E così, come sempre mi capita quando sono in Francia e piove, canticchio tutto il giorno dentro di me quel verso di Paolo Conte che recita "... mentre tutto intorno è pioggia, pioggia, pioggia e Francia" e subito dopo quello di Jannacci che cita Conte e che recita "che bella quella canzone che parla della pioggia, della Francia e non fa confusione in mezzo a tutta 'sta ignoranza", tutto questo in un loop infinito.
Come primo impatto, nella Catalogna francese si notano subito i doppi nomi sui cartelli all'ingresso dei paesi (in catalano e in francese)
Belli i cartelli dei paesi francesi, no?
e in generale la doppia lingua (scritta e parlata) mentre nella parte spagnola, che attraverseremo al ritorno, la rivendicazione indipendentista è molto più sentita e ci imbatteremo in moltissime bandiere esposte e in un sacco di scritte e cartelli indipendentisti.
La nostra scritta preferita risulterà essere "Desobediència el camì de la independència"
Quì tralascio tutta una serie di miei pensieri sulla questione in quanto non la conosco approfonditamente e rischio di crearmi degli haters tra il mio migliaio di follower spagnoli :).
Ad ogni modo i primi passi o, meglio cols (in francese), ci mostrano subito che quì con le pendenze non si scherza (ved. Tour Medeloc) e che i geometri comunali pirenaici (indipendenti, eh!) probabilmente non avevano a disposizione una livella o era guasta. In generale, durante tutto il giro anche i cols che mostravano pendenze medie accessibili (6-7%) poi nascondevano insidie, costituite per lo più da km di discesa nel mezzo, che ti portavano le pendenze restanti come niente fosse al 10-11% e oltre; insomma, sono stato sul chi va là tutto il viaggio e guardavo giustamente con sospetto ogni col.
Passo dopo passo, inteso come col dopo col (altrimenti avrei scritto pedalata dopo pedalata) le quote si alzano, e si lasciano i Pirenei Orientali, non prima di avere svalicato anche il Col de Mollò, oggetto di tante battute nel corso del viaggio, cosa che dimostra anche la nostra maturità.
Foto esemplificativa delle pendenze pirenaiche è quella di Mattia che affronta il 13% del Medeloc mentre io, con la scusa della foto, mi preparavo mentalmente.
Altra cosa da menzionare che varrà per tutto il viaggio è l'inizio dei nostri pranzi (e talvolta cene) ai vari supermercati, tra cui si distingue per qualità e scelta il Carrefour Montagne con i suoi prodotti Sodebo (soprattutto quelli a base di tonno e uova). L'accoppiata Carrefour/Sodebo meriterebbe quindi sicuramente il ruolo di sponsor del viaggio se solo ci avesse(ro) fornito il cibo gratis, ma invece... peggio per loro. Quella del cibo del supermercato è una delle poche categorie, tra l'altro, dove la Francia è risultata migliore della Spagna.
Ariege e Alta Garonna
Queste due parti dei Pirenei me le gioco assieme perchè fino ad ora non le avevo ben focalizzate nella mia testa (varrà anche per altre aree) e inoltre ce le giochiamo in 3 giorni totali anche se riusciamo a conquistare un bel po' di cols quali per esempio: Col de Pailhères (2001 m), il Col de Port (1249 M), Il col d'Agnes (1570 m), il Portet d'Aspet (1069 m) - dove purtroppo durante un Tour de France ha perso la vita Fabio Casartelli, campione olimpico - il Col de Mentè (1349 m), il Port de Bales (1755 m) e il Col de Peyresourde (1563 m).
Il monumento commemorativo, non troppo bello in realtà, per Fabio Casartelli sul Portet d'Aspet.
19 km di benheur (19 km di felicità), recita il cartello all'inizio della salita del Port de Bales, ed in effetti è bellissimo
Menzione d'onore al Col de Pailhères, terzo nella mia personale classifica dei passi più duri, ma soprattutto primo affrontato oltre i 2000 m (di poco, eh! Ma tanto basta).
In generale si attraversano belle cittadine e i paesaggi sono un po' più alpini rispetto ai Pirenei orientali. Oltretutto il tempo regge: fa caldo sotto il sole ma non si muore, quindi bene.
La tappa nell'Ariege risulterà inoltre essere la tappa regina dell'intero viaggio con bel 150 km affrontati e 3.860 m d+, si poteva forse far di meglio ma va bene così.
Iniziamo a trovare sulle strade un sacco di animali liberi (in questo caso mucche, ma rischieremo frontali anche con cavalli, capre e qualche volta anche tori 🫥) che ci faranno compagnia lungo (quasi) tutto il viaggio, non gli stessi però!
Cedete lo passo!
Questa invece è la cima del Col de Peyresourde da cui lasciamo l'Alta Garonna e che segna il nostro ingresso negli Alti Pirenei, là dove osano le aquile!
Alti Pirenei
Ed eccoli gli Alti Pirenei, quelli a cui è stato rivolto il mio pensiero fin dalla programmazione del viaggio! Cosa ci volete fare... a me piacciono le alte vette.
L'ingresso in questo dipartimento ci vede innanzitutto protagonisti delle salite a due laghi - Lac de Long de Cap (2160 m) e Lac d'Aubert (2148 m) - e dello sterrato del Col de Portet (2215 m) che mi vedrà squarciare un copertone (poi velocemente rimpiazzato alla cittadina sotto per fortuna). Il numero dei cols over 2000 m conquistati ha quindi un'impennata!
Negli Alti Pirenei comunque ci sono i cols più mitici e conquistiamo in ordine:
Col du Tourmalet (2115 m): affrontato con nebbia e pioggerella (e in cima 7 °C). Cmq dalla nostra parte (da Campan) abbastanza sostenibile ma poi il tempo è peggiorato e dall'altra parte c'era uno sciame di ciclisti che lo affrontava con pioggia più sostenuta e più freddo. Insomma quasi mi commuovo, che passione il ciclismo!
Col de Tentes (2210 m): a fondo cieco, bellissimo. Di seguito poi faremo anche un'altra salita nella fantastica val d'Ossau fino al Lac de Gloriettes (1668 m). Abbiamo schivato la pioggia per miracolo e appena giunti in albergo si è messo a piovere (e continuerà anche il giorno dopo, motivo per il quale pernotteremo a Luz-Saint-Sauveur 2 notti e io mi comprerò un antivento degli Haut Pyreenes e delle mutande del Tourmalet, alè)
Luz Ardiden (1729 m): fatto A/R dall'albergo sotto una pioggia scrosciante, in discesa molto freddo ma almeno per una volta senza le borse
Col de Tramassel / Hautacam (1615 m); fatto in compagnia di Luke, alias Switrchback Saturdays, e, gli ultimi km della salita, di Dauphine, una dodicenne con la maglia di campionessa del mondo che non ho dubbi che lo diventerà
Col d'Aubisque (1729 m) che dal nostro lato lo si fa dopo il Col de Soulor ed in pratica sono pochi km ma forse il più bel col pirenaico? Sì 😍
Agevolo foto varie:
Mattia all'arrivo al Tourmalet (presto si coprirà)
Il Luz-Ardinen sotto la pioggia
Io che, pavido, scappo a ripararmi dalla pioggia dopo la conquista della cima.
Dauphine che dà del filo dal torcere ai miei due compagni di salita
La salita al Col d'Aubisque (siamo a 1500 m quì ma sembrano le Alpi): non è una gran foto e non rende, lo ammetto, per cui meglio guardarle sul web, qui, o sul profilo instagram del mio socio quando si degnerà di postarle :).
Pirenei Atlantici
Con l'ingresso nei Pirenei Atlantici e nei paesi baschi stiamo ormai terminando la prima parte del viaggio e uno penserebbe che si cominci a sentire l'aria di mare ma... sorpresa! Ci aspettano paesaggi scozzesi con pratoni verdi e pecore (che non ci sono nella foto per puro miracolo).
Pratoni verdi e nessuna ma proprio nessuna macchina
Ad ogni modo i paesi baschi mi piacciono un sacco perchè non c'è nessuno (almeno all'interno), c'è un sacco di verde (come anticipato), fa fresco e infine hanno delle bellissime case bianche e rosse e bianche a verde (nessuna differenza politica o altro ma solo a piacere come ci ha spiegato un simpatico basco).
Quì attraversiamo un paesino con le case di cui sopra
Da quì fanno anche la comparsa, in ogni paese, i campi da pelota.
Foto artistica di Mattia con me che dimostro di non avere capito l'utilizzo del campo
Ne approfittiamo anche per imparare i rudimenti della lingua basca visto che è sufficiente aggiungere ad una normale parola delle X, K, U e Z tanto quanto basta per renderla irriconoscibile e quindi non capire più nulla.
I vostri 2 affezionatissimi, dopo avere affrontato l'ultimo passo, il Col de Saint-Ignace (129 m) - in basco Santinazioko Lepoa! 😁- arrivano quindi sull'Oceano e precisamente ad Hendaye che si rivela disordinata, trafficata e affollatissima e così abbandonata subito dopo la foto di rito (e ovviamente un tuffo nell'oceano) per andare a pernottare nella sorprendentemente bella Hondarribia (Spagna), dove faremo la migliore cena della prima parte del viaggio. Aggiornamento del punteggio: Francia 1 - Spagna 1.
L'oceano!
Totale prima parte: 1.083 km x 26.400 m d+ (e 28 cols)
FINE PRIMA PARTE (continua quì)
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