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Barbara Fragogna - EXO 23: Exoplanet #23 (Orion / Watch Out), 2023 - Oil on canvas
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Ettore Pinelli. MONO
curated by Barbara Fragogna
with a critical essay by the curator and Gabriele Salvaterra
Turin, Fusion Art Gallery/Inaudita
10th March - 21st April 2018
Mille modi per distruggere un’immagine
di Gabriele Salvaterra
È diventato ormai un luogo comune quello che descrive la percezione della realtà negli ultimi cinquant’anni come un’esperienza segnata dalla mediazione continua di un flusso soverchiante di immagini. Queste - prima attraverso la stampa e la televisione, oggi sempre più immateriali e legate alla presenza costante di smartphone e pc nelle nostre vite - hanno del resto giustificato, per la sua veridicità, una presa d’atto da parte di molte persone di questo dato. Perciò non è affatto infrequente leggere testi o discutere con persone che sottolineano, con toni accusatori o entusiasti a seconda dei casi, una presenza imprescindibile dell’immagine nel nostro modo di guardare il mondo. A più di ottant’anni dal citatissimo saggio di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, qualsiasi cosa, persino noi stessi, entra in un canale di riproduzione iconografica che ne suddivide e ripropone l’essenza in una miriade di sfaccettature incontrollabili tendenti a non avere più effetti per la loro eccessiva quantità.
Ciò che Ettore Pinelli realizza in questo progetto, un’intera mostra creata a partire da una singola immagine ripetuta ossessivamente, è in qualche maniera una sovversione dell’impianto teorico proposto da Benjamin nel suo celebre trattato. Si potrebbe parlare di un’opera d’arte in una condizione di unicità plurima dove i lavori nascono manualmente, dichiarando la propria singolarità individuale, ma d’altra parte germinando di continuo come riproduzioni l’uno dall’altro. Sembra trattarsi di una rivincita aggressiva all’immagine contemporanea che non nasconde neppure un fascino morboso verso la stessa.
Guardando a questo approccio originale a un unico soggetto si pensa quasi che per Pinelli la soluzione a un problema, come spesso accade nella realtà, sia un immergersi totalmente in esso, abbracciarlo integralmente prima di capire se sia possibile cancellarlo o, al contrario, esserne annichiliti. In questa attitudine l’indigestione anticipa la valutazione del possibile soffocamento o, viceversa, dell’auspicata liberazione, cosicché la verifica non avviene attraverso un lento abituarsi alle situazioni, ma prendendole di petto, esageratamente, in uno scontro con l’immagine e il soggetto in cui non è chiaro se l’autore riuscirà a uscire dal labirinto o perirà nelle sue spire. L’immagine è glorificata e assassinata allo stesso tempo e la ripetitività con cui viene adottata dimostra anche il suo essere semplice pretesto per poter sviluppare un corpus di lavori potenzialmente infinito. E qui sta un interessante paradosso: l’uomo produce più immagini di quante ne è in grado di gestire, archiviare e ricordare nell’arco dell’esistenza, eppure, lo dimostra questo progetto, ne basterebbe una soltanto per coprire la memoria di una vita, una soltanto per poterne parlare per sempre.
L’unico soggetto della mostra, una scena di aggressione tra ragazzi, è ormai così distanziato dalla realtà di provenienza da assumere le sembianze di un ricordo fantasmatico attenuato attraverso ulteriori processi di mediazione artistica e manuale. Il maggior pregio di questi lavori risiede forse nell’apertura che Pinelli impone al soggetto di partenza, da cui si può comprendere la principale filiazione con il pensiero e la pratica di Gerhard Richter: l’immagine artistica è conclusa paradossalmente nella misura in cui riesce a essere inconclusa, aperta e polisemica. Come in quelle opere che tendo a definire “cieli violenti” (Zoom in, 2018), dove la scena di aggressione è minimamente percepibile e resa evanescente nei colori autunnali di una volta celeste appena percorsa dagli indizi di un dramma. È qui che si rivela la maggiore sfida dell’autore alle immagini contemporanee, presenze della nostra vita che parlano sempre chiaramente e direttamente, dicendo: “applaudi”, “ridi”, “scandalizzati”, “acquista”, “indignati”. Pinelli, come se il processo creativo non fosse questione di addizione o potenziamento ma di liberazione e superamento dei blocchi imposti esternamente dalla realtà, sgrava l’immagine da tutta la sua funzionalità per mantenersi in quell’alone di sospensione indeterminata dove anche lo sguardo ritrova una propria autonomia critica.
Tanti modi, insomma, per distruggere un’immagine o farla rivivere sotto altre spoglie.
Gabriele Salvaterra
febbraio 2018
#ettore pinelli#mono#turnah#fusion#art#gallery#inaudita#barbara fragogna#gabriele salvaterra#expanded painting#installation#image#images#blurring#blurred#turin#curator#text#curating
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*24/02/2020-
Barbara Fragogna, Aprile 2020, Torino.
"Ciao Elena, grazie per l'invito. Spero tu stia bene.
Chissà in quante situazioni diverse ci troviamo in questo momento dove apparentemente tutto sembra uguale (e non lo è mai).
Adesso, proprio adesso il mio luogo è la sedia, fulcro di un girotondo panoramico su di un presente che tenta di programmare l'improgrammabile. Tre traslochi: questa stanza di una casa che non è più mia, lo studio che al momento non posso raggiungere, la galleria che per forza di cose dovrò impacchettare, trasformare, evolvere. Altrove. Questa composizione è un doloroso invito alla catarsi, è un caos maldestro, truce e delirante. Le sue luci testarde sono sempre accese. Un'euforia ironica, salace, isterica e magnifica scardinerà i crismi arrugginiti dell'idiozia. La forza dell'ostinazione sarà la guida più resistente. Bisogna sempre dire la verità.
Ora mi trovo a Torino, dopodomani chissà.
Grazie, Barbara"
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Dopo un intenso lavoro di valutazione la giuria composta da: Simona Bordone, Orietta Brombin, Riccardo Caldura, Gabi Scardi e Luigi Viola ha selezionato i quindici artisti finalisti della prima edizione del premio di arte contemporanea States of Mind dedicato agli UNDER 35.
Il premio, a cura di Petra Cason è ideato da Gli Stati della Mente e realizzato con il sostegno del MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”, avvalendosi del patrocinio di PAV – Parco Arte Vivente (Torino) e dell’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia).
Le opere finaliste saranno esposte dal 2 al 17 febbraio presso lo storico Palazzo Valmarana Braga a Vicenza. In occasione dell’inaugurazione Barbara Fragogna, direttrice della galleria d’arte torinese partner del concorso Fusion Art Gallery / Inaudita, in accordo con la giuria, a decreterà il vincitore che avrà la possibilità di effettuare una residenza d’artista e la conseguente mostra personale presso la galleria.
La mia opera “Desideravo eliminare aspetti negativi di me, poi ho capito che stavo iniziando a scomparire” è una fotografia scattata nel 2009 ma che fa parte di un lavoro iniziato nel 2017, quando ho cominciato a prendere coscienza del suo significato. Quest’opera nasce dalla necessità d’ indagare quella tendenza a sentirsi sbagliati che provoca sofferenza, paura e solitudine, conducendo alla negazione di se. Il lavoro in cui si inserisce è ancora in corso e affronta una serie di difficoltà passando attraverso la perdita, il ricordo, il desiderio di maternità e l’incertezza del futuro. Da questa immagine comincia un percorso verso la consapevolezza che permette di trasformare le tendenze distruttive in modo che ogni crisi diventi un’opportunità.
INFO
STATES OF MIND
Palazzo Valmarana Braga
Corso Fogazzaro 16, Vicenza
Inaugurazione venerdì 1 febbraio alle 19.00
La mostra sarà visibile fino al 17 febbraio con i seguenti orari:
Dal martedì alla domenica h:10.00 – 13.30
mercoledì, venerdì, sabato e domenica h: 16.00 – 19.00
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Senza titolo – Il diario iconografico di Renzo Marasca
http://www.artwort.com/2014/12/16/arte/senza-titolo-il-diario-iconografico-di-renzo-marasca/
#Barbara Fragogna#Claudia Di Giacomo#Edizioni Inaudite#Gli Irrilevanti Edizioni Inaudite#Renzo Marasca
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I still can't believe I met this artist yesterday at Tacheles in Berlin. I'm so gratefull that I I could talk to her for a few minutes and enter her workspace!!
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BARBARA FRAGOGNA (1975) / NO SÉ DE DONDE HAN SALIDO
BARBARA FRAGOGNA (1975) / NO SÉ DE DONDE HAN SALIDO
Los diversos medios artísticos son los instrumentos gracias a los cuales los artistas transmiten su imagen visual de la experiencia humana.
En el caso de la italiana FRAGOGNA los patentiza y los remarca hasta ser vetas de una superficie horadada por ellos. Son como tumores orgánicos que a través de sus brillante flujos cromáticos dejasen radiografiados los meandros de la metástasis.
La…
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Change! Silvia Margaria has chosen Barbara Fragogna. Photo and studio by Silvia Margaria. Guest work made by Barbara Fragogna. // Change! Silvia Margaria ha scelto Barbara Fragogna. Foto e studio di Silvia Margaria. Opera ospite di Barbara Fragogna.
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