#avvertenza
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Voglio avvertirvi che, quando posto ossessivamente contenuti incentrati su Leopardi e Pavese, non intendo affatto diffondere cultura. In me, tutto è immaginazione e sentimento, e quel poco di capacità di concentrazione, e precisione, che possiedo, mi servono solo a ricostruirmi, nella mente, vita e pensieri di due "amici". Come concluderebbe Pavese: "Non altro".
#avvertenza#qui non si fa cultura#qui si fa sul serio#umanesimo#letteratura#sentimento e immaginazione sono facoltà intellettive
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Un sogno che sembrava troppo reale.
Avvertenza:
Non si tratta di un racconto auto-biografico.
Ogni riferimento a persone o a cose è puramente casuale, perché è un racconto di fantasia.
È un racconto crudo, che va a toccare dei tabù. Alle persone che sono particolarmente sensibili consiglio di fermarsi qui, o alla prima sensazione di disgusto o di imbarazzo.
PRIMA PARTE
Ero appena tornata a casa dal lavoro e avevo lasciato che Dicky, il pastore tedesco di mia cugina, uscisse nel cortile sul retro per fare i suoi bisogni. Si, mi ero prestata alle suppliche di Carla per poterle tenere il suo cane per due settimane perché doveva fare una seconda luna di miele con suo marito. Dicky era un bellissimo pastore tedesco di un anno e mezzo, mia cugina mi rassicurò dicendo che era già addestrato e addomesticato e che non dovevo avere nessuna paura di Lui, anzi le sarei stata grata perché mi avrebbe protetta da qualsiasi minaccia e poi è abbastanza amichevole, cercò di indorare la pillola dicendomi che io già gli piacevo. Nonostante queste raccomandazioni ero pervasa da uno stato d’inquietudine perché non ero abituata a vedere un cane in giro per casa. Appena i due piccioncini varcarono la porta mi assali un senso di disagio dovuto al fatto che d’ora in poi sarei rimasta sola con questo cane. Non riuscivo a spiegarmi il motivo di questo nervosismo. Forse tutto questo era dovuto al fatto che avevo avuto sempre sentimenti contrastanti nei confronti dei cani.
La ragione era dovuta al fatto che quando ero all’università una mia amica mi confessò che si era lasciata leccare la figa dal suo cane e aveva avuto un orgasmo da favola. Rimasi sconvolta dalla sua confessione. La notte successiva sognai che stavo a letto e il cane della mia amica si era intrufolato nel mio letto e ha cominciato a leccarmi la figa, mi sono svegliata di soprassalto e mi sono ritrovata madida di sudore, la mia figa fracida di succo ed era bastato che toccassi con le dita il clitoride per arrivare in un modo pazzesco. Subito dopo mi sentii mortificata. "Come ho potuto lasciare che ciò accadesse?” fu la domanda che mi posi. Rimossi subito tutto e non ebbi più sogni di questo tipo.
Guardando Dicky, tutti quei sensi di colpa, di imbarazzo e di lussuria, provati per quel sogno mi tornarono in mente. Ebbi improvvisamente paura. Paura di ciò che avrei potuto fare, di ciò che avrei potuto voler fare ora che ero sola con quel cane. Ero consapevole del disagio che avevo provato quando mia cugina mi lasciò il cane. Dopo questo smarrimento iniziale, giusto per tranquillizzarmi guardai il cane e gli dissi “Immagino che siamo solo tu ed io, Dicky" per smorzare il nervosismo mi versai un bel bicchiere scotch e sorso dopo sorso lo bevvi tutto. Dicky si avvicinò e si sdraiò a terra accanto a me. Pochi minuti dopo, cominciò a sentirmi molto più rilassata mentre lo scotch si diffondeva nel mio corpo. Sentivo un piacevole calore diffondersi dentro di me. A un certo punto sentì i la zampa di DIcky appoggiarsi sul mio piede. "Adesso non iniziare a farti venire le idee", gli dissi ridacchiando, mi alzai per andare a letto, e guardandolo improvvisamente arrossii guardando il cane e pensai "È decisamente maschio". La punta rosa del suo cazzo sporgeva! Ero totalmente imbarazzata. "Non posso credere che lo sto guardando!" pensai.
Agitata, andai velocemente nella mia camera. Ero confusa e mi sentivo piuttosto calda per il rapido consumo di scotch. "Ho bisogno di una doccia fredda o di un bagno caldo", sorrisi. Mi spogliai completamente e mi sdraiai I sul letto quando fui presa da un’eccitazione inspiegabile. All’improvviso, sentii uno schianto nel soggiorno, a quel punto mi ricordai che non ero sola e un piccolo brivido mi percorse la schiena. Uscii dalla camera e mi diressi in soggiorno. Una delle lampade era rovesciata. Niente di rotto. "Fortuna per te, Dicky", e mentre lo dicevo, un piccolo brivido mi percorse tutto il corpo. Dicky si avvicinò, sbattendo la coda e strofinandosi contro la mia gamba. “Anch'io sono felice di vederti, pazzo. Ora smettila di rompere le cose”, mi voltai per tornare in camera e vidi Dicky che mi seguiva da vicino. "Dove pensi di andare?" Dicky mi guardò con entusiasmo. "No, tu resta qui." si voltò e raggiunsi la porta. In un lampo, Dicky mi fu dietro, lo spinsi via e mentre mi chinai per farlo il cane si spinse in avanti e mi leccò un seno, gli urlai contro.
Dicky perpretò un secondo attacco e con la lingua mi sfiorò l’inguine, lo respinsi ancora una volta ma con meno risolutezza, Dicky ne approfittò per fare un successivo attacco e mi sfiorò il clitoride, sentii una scossa elettrica attraversarmi tutto il corpo. Una volta entrata mi sdraiai sulla schiena con le gambe penzolanti oltre il bordo. Dicky mi segui e spinse il muso in avanti, costringendomi ad aprire le gambe. "Ehi, aspetta ragazzo, comando io qui", dissi con un po’ d’incertezza. Dicky m’infilò la lingua nel mio inguine bagnato. Ben presto cominciò a leccare con gusto. Sentì che mi stavo rapidamente avvicinandomi all'orgasmo. Dicky spinse insistentemente la lingua dentro di me. Sentì di cedere alle sensazioni impetuose mentre un orgasmo mi travolgeva, fui sopraffatta dal senso di colpa. Allontanai il cane e afferrandolo per il collare, feci uscire la sua testa dal mio inguine Dicky opponeva resistenza si avvinghiava a me e intravidi il suo cazzo ,era eccitato, io rabbrividii al solo pensiero, lo sentii scivolare lungo la gamba. "Oh Dio, allontanati da me", urlai, improvvisamente fui presa dal panico. Gli tirai di nuovo il collare, cosa che non fece altro che tirare il cane più in alto sul mio corpo. Lo sentivo, ora premeva contro la mia coscia. Avvertii un'improvvisa ondata di paura, unita a un'incredibile e improvvisa lussuria. Lo sentivo duro... e scivoloso! "Quando la punta mi toccò l'inguine, venni una seconda volta senza preavviso. Abbracciai il cane mentre le onde pulsavano attraverso il mio corpo. All'improvviso, l'orgasmo si calmò e spinsi via Dicky e corsi in bagno, sopraffatta dal rimorso e dal senso di colpa. Tremavo come una foglia. Sbattei la porta del bagno e la chiusi a chiave. Tremavo, sopraffatta dalla vergogna. Mi guardai allo specchio e distolsi lo sguardo. Non potevo credere a quello che era quasi successo e pensare che ero pronta a lasciare che accadesse. Mi sedetti sulla tazza del water stavo ancora tremando. Pensai all'orgasmo che fu improvviso e potente... e sbagliato. “Una cosa era”, pensai, “lasciarmi leccare finché non arrivassi. Ma questo…” sapevo nel mio cuore che tremavo non solo per la vergogna. Era anche lussuria e desiderio. Ma così sbagliato, così vergognosamente sbagliato. Rimasi seduta in bagno per più di un'ora, piangendo e torcendosi le mani, sperando che Dicky tornasse nel suo letto in soggiorno. Alla fine mi decisi a uscire e Dicky non c’era, era davvero nell'altra stanza. Corsi in camera e mi fiondai sul letto, dove immediatamente crollai sopraffatta.
P.S.
Le parti che seguono le posterò solo su richiesta e in privato, a meno che ci siano un numero importante di likes (almeno 10). In questo caso proseguirei a postarli in pubblico.
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Vexed - Analisi videoludica #1
The Beginner's Guide di Davey Wreden [Spoiler]
Il gioco che voglio portare oggi è, come facilmente intuibile dal titolo, The Beginner's Guide. Questa è la descrizione su Steam per il gioco:
"The Beginner's Guide è un videogioco narrativo di Davey Wreden, il creatore di The Stanley Parable. Dura circa un'ora e mezza e non ha meccaniche tradizionali, né obiettivi o scopi. Invece, racconta la storia di una persona che fatica a confrontarsi con qualcosa che non riesce a capire."
Questa descrizione ci fa quindi da valutazione, ma anche da avvertenza. Un segnale di ciò che verrà.
Il gioco si apre con lo stesso Davey Wreden che narra. Ciò che stiamo andando ad esplorare, dice, è una raccolta di livelli creati dal suo amico Coda tra il 2008 e il 2011. L'obiettivo di Wreden è dimostrare che un qualsiasi giocatore (consumatore) può conoscere uno sviluppatore (autore) attraverso le sue opere; che, dato un numero sufficiente di esempi, saremo in grado di comprendere a fondo chi sia Coda.
Questa è senza dubbio una ricerca interessante, anche se la maggior parte dei videogiochi non è frutto del lavoro di un singolo individuo. Non a caso, sono pochissimi i nomi che spiccano in questo ambito (es. Toby Fox). La teoria della morte dell'autore, dunque, tende a sgretolarsi nei videogiochi più che in altri media.
Ma le opere di Coda sono diverse. Sono piccole, quasi esperimenti. Giochi incompleti che troviamo quasi esclusivamente nella scena indie.
Per fare qualche esempio:
C'è il livello in cui puoi solo camminare all'indietro.
C'è il livello che parla di fare le faccende domestiche.
C'è il livello in cui ti trovi a metà di una rampa di scale e Coda rallenta la tua velocità di movimento fino a farti avanzare a malapena.
Attraverso The Beginner's Guide, otteniamo una dozzina di scorci della mente di Coda. E Wreden è lì per spiegarceli tutti. Qui ci spiega una decisione presa da Coda, lì razionalizza perché Coda ha creato un certo livello. A un certo punto inizia anche ad aiutarci a superare sezioni particolarmente ostiche, iniziando a dubitare lui stesso di alcune delle scelte di Coda. Eppure, ciò che emerge è che, agli occhi di Wreden, Coda è un genio.
La particolarità di The Beginner’s Guide, ciò che lo rende interessante, è il numero di interpretazioni diverse che supporta. Se The Stanley Parable era una decostruzione dei videogiochi, The Beginner’s Guide fa un passo ulteriore: una decostruzione della discussione intorno ai videogiochi.
Come precedentemente detto, esiste una teoria nella critica letteraria nota come la morte dell'autore. In parole semplici, afferma che dovremmo giudicare ogni opera per ciò che è, indipendentemente dalle esperienze di vita, politica, religione dell'autore. Non dovremmo cercare di capire cosa intendesse l'autore, ma piuttosto interpretare un'opera di finzione basandoci sulle nostre esperienze personali.
Diventa quindi centrale questa teoria in The Beginner's Guide. Durante il gioco, noi stessi iniziamo a farci queste domande:
Qual è il ruolo dell'autore?
L'autore ha dei doveri nei confronti del pubblico?
E viceversa?
Io penso di sì.
Arriviamo alla parte conclusiva del gioco, gli ultimi livelli che, Wreden ci avverte, non sono stati ancora giocati da lui. Ritorna anche il titolo: Wreden ci ha fatto da guida, ma ora tocca a noi, novizi, essere in controllo del nostro giudizio e della nostra opinione. Wreden ci aiuta a superare l'ultimo impossibile labirinto, e il sipario che divide opera e autore svanisce.
Scopriamo che Coda in realtà detestava Wreden. Che i simbolismi erano frutto delle interpretazioni di Wreden, e che non si limitava a forzare alcuni livelli per concluderli, ma li modificava e li stravolgeva a suo piacimento.
Qui Coda lascia un messaggio che mi permetto di citare e parafrasare, perché riassume perfettamente la teoria sopracitata:
"Il fatto che tu dica che io sia depresso giocando ai miei videogiochi dice molto più su di te che di me."
Davey ci abbandona. Continuiamo ad esplorare e raggiungiamo la superficie. Come nel mito della caverna di Platone, abbiamo raggiunto l'illuminazione.
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Mostro di Firenze
Il Mostro di Firenze è uno dei casi di cronaca nera più inquietanti e dibattuti della storia italiana. Si tratta di una serie di otto duplici omicidi avvenuti tra il 1968 e il 1985 nelle campagne fiorentine, ai danni di giovani coppie appartate.
Chi era il Mostro di Firenze?
L'identità del Mostro di Firenze è rimasta un mistero. Nonostante le indagini e le numerose piste seguite, non è mai stato possibile individuare con certezza l'autore o gli autori di questi efferati delitti. Nel corso degli anni, sono state avanzate diverse ipotesi, coinvolgendo personaggi di ogni tipo, da semplici cittadini a figure più o meno note dell'epoca.
Cosa sappiamo degli omicidi?
Gli omicidi erano caratterizzati da una estrema violenza e da una precisa ritualità. Le vittime venivano spesso mutilate e gli oggetti personali delle donne rubati. L'arma del delitto era quasi sempre una Beretta calibro 22.
Le indagini e i processi
Le indagini sulla vicenda sono state lunghe e tortuose, caratterizzate da numerosi colpi di scena e da una forte pressione mediatica. Nel corso degli anni, sono stati arrestati e processati diversi sospettati, ma nessuna condanna è mai stata ritenuta definitiva.
Tra i casi più noti ricordiamo quello di Pietro Pacciani, condannato in primo e secondo grado per quattro dei duplici omicidi, ma poi assolto in Cassazione per insufficienza di prove.
Perché il caso è ancora aperto?
Il caso del Mostro di Firenze rimane aperto per diversi motivi:
Mancanza di prove concrete: Nonostante le numerose indagini, non sono mai emerse prove scientifiche inconfutabili che potessero incastrare un unico responsabile.
Tante ipotesi, pochi fatti: Nel corso degli anni sono state avanzate numerose teorie, spesso contraddittorie tra loro, che hanno reso difficile ricostruire una versione univoca dei fatti.
Errore giudiziario? La condanna e successiva assoluzione di Pietro Pacciani hanno alimentato i dubbi sull'operato della giustizia e sulla possibilità che un innocente sia stato condannato.
Il Mostro di Firenze oggi
Il caso del Mostro di Firenze continua a suscitare grande interesse, sia in Italia che all'estero. Sono numerosi i libri, i documentari e gli articoli dedicati a questa vicenda, che rappresenta uno dei più grandi misteri irrisolti della cronaca nera italiana.
Avvertenza: È importante sottolineare che molte delle informazioni disponibili sul Mostro di Firenze sono basate su ipotesi e congetture. È quindi fondamentale approcciarsi a questo argomento con spirito critico e valutare attentamente le diverse fonti.
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Le pulsioni fascistoidi di taluni «rappresentanti delle istituzioni» (sic) ripropongono a getto continuo momenti, protagonisti e strutture di un passato liberticida, trasfusi nell’aura dell’epopea, quali alfieri della dignità e del senso nazionale.
Un borioso generale ha di recente condotto la campagna elettorale europea con riferimenti espliciti alla X Mas, mentre un volitivo parlamentare della Lega salviniana ha rilevato che – per quanto lo concerne – lo scandalo non sta nell’esaltazione della X, ma piuttosto nel canto di Bella ciao, inno dei partigiani massacratori.
Assai opportunamente Hannah Arendt ammoniva – a proposito di Adolf Eichmann – di non rappresentare né trasformare l’orrore in mito. È l’operazione compiuta dagli esaltatori di Mussolini e dei suoi camerati, ringalluzziti dai venti di destra che soffiano in Europa (e non solo), alimentati dalle guerre che insanguinano Ucraina e Palestina.
Vediamo dunque di riportare con i piedi per terra – sul piano storico – la X Mas e il suo comandante, in relazione al ruolo espletato durante la Repubblica sociale italiana (Rsi), oggi presentato come adempimento di una missione patriottica nel segno dell’onore, mentre si trattò di collaborazionismo con l’invasore tedesco e di crudele repressione antipartigiana.
[...]
Nel giugno 1944 la Decima viene assoggettata al generale Gustav-Adolf von Zangen. Tessere di riconoscimento bilingui portano un’eloquente avvertenza: «Il titolare appartiene alla Divisione ‘Decima’, alleata alle FF.AA. Germaniche, ed è autorizzato a circolare armato. Tutte le autorità militari e civili italiane e tedesche sono pregate di dargli assistenza in caso di necessità». L'antiguerriglia viene condotta secondo le direttive del feldmaresciallo Kesselring e del generale Wolff, con particolare intensità nel Piemonte e contro il partigianato slavo.
Misura di carattere preventivo è il prelievo di ostaggi civili; manifesti murali, precisano che «ad essi non sarà fatto alcun male se nessun atto di sabotaggio, attentato alla vita, o delitti in genere saranno compiuti nella zona a carico di uomini o cose appartenenti alla Divisione X». In caso di attacchi, i prigionieri saranno considerati conniventi con i partigiani e trattati come tali.
Gli eventi di Valmozzola, piccola località appenninica tra Emilia e Liguria, rivelano le crude logiche della guerra civile. Verso le 8,30 del 12 marzo 1944 un gruppo di «ribelli» ferma il treno La Spezia-Parma, per liberare tre compagni catturati in combattimento e condotti al Tribunale militare di Parma, anticamera della fucilazione. Quando però il comandante Mario Devoti («Betti») chiede la consegna dei prigionieri, il sottotenente del Battaglione «Lupo» della X Mas Gastone Carlotti lo dilania con una bomba a mano. Nella furiosa sparatoria i partigiani neutralizzano la trentina di militari della scorta. Oltre a Carlotti, muoiono un marò e due sottufficiali della Gnr. Gli assalitori si ritirano con numerosi prigionieri: sei verranno fucilati, altri liberati (tra di essi, tre tedeschi) e altri ancora aderiranno alla Resistenza. Per vendicare i due camerati, i marò prelevano dalle carceri di Pontremoli sei italiani e due disertori georgiani – catturati tre giorni prima sul Monte Barca –, li trasportano alla stazione di Valmozzola e ne fucilano sette (graziano un giovanissimo, dopo le insistenze dei morituri sulla sua estraneità alla Resistenza).
L’estate 1944 vede gli uomini di Borghese accentuare la pressione antipartigiana.
Il 13 giugno la Compagnia operativa «O» al comando di Umberto Bertozzi spalleggia i tedeschi della 135a brigata da fortezza (Festungs Brigade) nello spietato rastrellamento di Forno (frazione di Massa), culminato in 68 uccisioni.
Il 29 luglio, a Ivrea, il ventiduenne Ferruccio Nazionale – accusato di aver voluto scagliare una bomba a mano contro un cappellano militare – viene impiccato nella piazza centrale al canto di Giovinezza. Il volto tumefatto rivela le sevizie inflittegli nelle ultime ore di vita.
A Sernaglia della Battaglia (Treviso), il contadino Giovanni Parussolo, partigiano della Brigata «Mazzini», viene torturato, finito a revolverate la notte del 9 dicembre 1944 e impiccato dai marò della «Sagittario» a un albero della piazza municipale. Parussolo era caduto nella trappola del giovanissimo maresciallo Eugenio De Santis,
fintosi aspirante disertore alla ricerca di contatti con i partigiani. Il cadavere rimane esposto per un giorno e una notte, con appeso al collo il cartello IL PIOMBO DELLA X AI TRADITORI. L’indomani, analoga sorte tocca a tre persone che, in contatto con Parussolo, avevano manifestato disponibilità ad aiutare i disertori.
Ancora in provincia di Treviso, nel Comune di Cordignano, il 14 febbraio 1945 vengono fucilati sei ostaggi per vendicare la cattura del sergente Guido Marini (mai più ritrovato). Pressato dal vescovo di Vittorio Veneto per evitare ritorsioni, il capitano Nino Buttazzoni, comandante del Battaglione «NP» (nuotatori e paracadutisti), pronuncia davanti al segretario del vescovo un’imprecazione rivelatrice del suo stato d’animo: «Li ucciderò tutti! Poi uccideranno anche me, così andremo tutti all’inferno!» (arrestato dopo un biennio di latitanza, nel luglio 1949 Buttazzoni verrà condannato dalla Corte d’assise di Treviso a 21 anni; prosciolto il 20 settembre 1950 dalla Corte d’assise di Ascoli Piceno, scriverà memoriali autobiografici: al suo decesso, nel 2009, verrà celebrato dai neofascisti come eroe).
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6 31 47
6: Se avessi un'etichetta di avvertenza, cosa direbbe?
Sinceramente non lo so, forse che bisognerebbe conoscermi meglio per capire come sono realmente
31: Ti spaventi facilmente?
Non mi sembra
47: Un suono che odi?
La sveglia
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il tumblr che avevo prima di questo ormai dieci anni fa:
insensibility of the machines
morboso, cupo, depressivo, principalmente in bianco e nero. riprendo a postare. mi piace la cupezza, è affascinante, dentro di me c'è un Alfred Kubin che disegna morte e disperazione, è qualcosa di catartico.
avvertenza: la scure della nuova policy di tumblr si è abbattuta come una mannaia su molte delle immagini postate, principalmente sui nudi degli anni cinquanta e di inizio novecento, ma il grosso è rimasto.
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Avvertenza a uso dei lettori
Chi legge dovrebbe tenere presente un fatto molto importante. I libri non contengono risposte. Contengono solo altre domande.
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«Avvertenza ai cercatori di verità. Questo lunario sentimentale, che vive di ricordi – o, per meglio dire, di quel che si vorrebbe ricordare –, è composto per un buon cinquanta per cento da fantasia, detta anche invenzione. L’altra metà campa di ricordi lontani, ben sapendo che la distanza dai fatti non di rado produce incertezze e memorie confuse. Nomi e luoghi e fatti sono inventati, chi cercherà di riconoscersi in codeste pagine sappia che sta perdendo tempo. Ogni riferimento a qualcosa o qualcuno è da ritenersi puramente casuale.» 🗓️ Questo è il “Lunario sentimentale” di Mauro Corona
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Cruise control.
Ne sono stato precursore mediante acceleratore a mano.
E' solo uno scherzo, prima della seria trattazione.
Dunque:
ebbi decrepita Alfetta.
Essa aveva, oltre allo starter - il sì appellato arricchitore di miscela - un acceleratore a mano.
Era un dispositivo "ignorante", come si dice oggi dei cibi sapidi e non elaborati:
consisteva di una levetta che si limitava ad aumentare il regime del motore.
Di tutta scelleratezza, un giorno lo provai con la vettura in moto.
Scelleratamente, perché non era disinseribile con null'altra manovra che non fosse agire sulla summentovata levetta.
Ma cosa c'entra ciò con la Fotografia?
C'entra con la fotografia - segnatamente, la videografia - dronuale.
Il suo nome attualizzato è cruise control.
Con l'accento sull'ultima sillaba, di control.
Lo dico perché la stragrande maggioranza dei recensori automobilistici s'ostina arretrare l'accento, sul termine.
Ma cos'è e come funziona, il cruise control, sui droni?
Se sulle automobili si vanno diffondendo c.c. adattivi, al cospetto di quelli ordinari, sui droni potremmo definirli semiadattivi, per la funzione che sono chiamati a svolgere.
Il loro scopo infatti è perseguire costanza, senza pregiudicare altri fattori.
Ma cos'è e a cosa serve, la costanza, in volo?
La costanza, in volo, è fluidità ed omogeneità.
Sapete, quando si esegue una carrellata - più ancora di quando si procede frontalmente - è arduo tenere una andatura costante affidandola all'azione sugli sticks.
Fatalmente, durante la successiva visione, si noteranno indesiderati - anche se appena percepibili - scatti.
A meno che non si tengano i comandi - o il singolo comando - a fondo corsa.
La cosa è "linguisticamente" - in cinematografia la qualità del movimento è fattore espressivo - fattibile nella progressione frontale, soprattutto se il paesaggio è posto ad una certa distanza dal velivolo.
Nelll'incedere laterale - od anche zenitale - rispetto ad oggetti ravvicinati, invece, la cosa è sovente improponibile.
Perché l'occhio umano risulta disturbato da una marcata velocità, in questi frangenti.
Esiste però un trucchetto al riguardo:
impostare una modalità ultralenta, così da poter tenere lo stick a fondo corsa senza generale eccessiva velocità.
Ma le modalità ultralente non sempre sono effettivamente tali, specie su droni economici (situazione intermedia, quando si può: "piegare" - nelle impostazioni del software - ad ultralenta una modalità che "nasce" lenta).
La soluzione allora è il cruise control, quando c'è.
La virtuosa ricaduta è duplice:
1) ottenere omogeneità mediante intervento non umano, ché quello umano è intrinsecamente fallace
2) servirsi della summenzionata omogeneità anche in relazione alla direzione, nel caso s'intenda profittare di questo importante automatismo anche in frontalità.
Con una avvertenza, epperò:
se il cruise control automobilistico è progettato per disinserirsi all'azionamento di un qualsiasi pedale, non sempre è così con i droni, in riferimento agli sticks.
Ciò poiché a volte i costruttori preferiscono lasciare al pilota la facoltà di modificare la direzione, a parità di velocità.
Risulta allora fondamentale - in questi casi - sapere quale comando il fabbricante ha deputato all'arresto della funzione.
Adottato questo imprescindibile accorgimento di sicurezza (al netto di eventuale - ma mai del tutto garantito - intervento di sensore anti/collisione), è tutto oro, ciò che si ha.
Perché il fine non è mostrare l'abilità del guidatore, bensì l'efficacia del risultato.
E se il guidatore è imperfetto - come in effetti è, come accennavo, nella sua qualità di essere umano - qualsiasi strumento che concorra al perfezionamento dell'esito non può che giovare alla compiuta realizzazione di ciò che si è prefissi.
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Claudio Trezzani
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Il chirurgo generale chiede etichette di avvertenza sulle piattaforme di social media Il Chirurgo Generale Usa: Etichette di Avvertimento sui Social Il Chirurgo Generale degli Stati Uniti, il Dr. Vivek Murthy, ha proposto l’introduzione di etichette di avvertimento sulle piattaforme dei social media per informare i genitori sui potenziali danni alla salute mentale degli adolescenti. Le etichette sarebbero strumenti potenti per avvertire i genitori sull’incertezza della sicurezza dei social media e richiedono l’approvazione del Congresso. Il Dr. Murthy ha confrontato l’impatto dei social media sui giovani con rischi per la salute pubblica. L’allarme del Chirurgo Generale Secondo il Dr. Murthy, l’utilizzo eccessivo dei social media possono causare danni equiparabili a quelli generati
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6: Se avessi un'etichetta di avvertenza, cosa direbbe?
ATTENZIONE UNA PAZZA
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❓️6️⃣
6: Se avessi un'etichetta di avvertenza, cosa direbbe?
Ho dovuto riscrivere la risposta perché per sbaglio sono uscito 😭, che palle, non riscriverò tutto di nuovo, mi siddio
Comunque
Te ne dico una positiva e una negativa
Io non ti conosco ma c'è una buonissima probabilità che tu mi stia sul cazzo
Oppure
Se ti piace la F1 e il wrestling allora andremo molto d'accordo 🥰
La ringrazio per la domanda signorina Bei ❤️
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