#autoctono
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gin-and-sham · 1 year ago
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primepaginequotidiani · 1 month ago
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PRIMA PAGINA La Nazione di Oggi mercoledì, 09 ottobre 2024
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tenutadelconte · 10 months ago
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Posted @withregram • @baci_trattoria Mariangela, Giuseppe et Caterina, les trois enfants de la famille, ils continuent le travail du vignoble familial avec passion et respect de la terre.
On est en Calabre, il fait chaud et les vins sont d’une extrême ténacité, du rosé à la macération, il y en a pour chaque plat de notre carte, et on a hâte de vous les faire découvrir.
Et notre fierté, c’est notre collaboration avec de grands professionnels du métier pour élaborer une carte précise et complète.
@gabillatbruno il se dit marchand de petits bonheurs, mais on dira au grand cœur. C’est notre agent, et il représente aujourd’hui de nombreux vignerons qui partage sa vision technique et philosophique du vin. Il est et il s’entourent des meilleurs
@aymeric.frenchsomm meilleur jeune sommelier du monde 2018, sa rigueur technique et sa capacité de compréhension nous apportent une dimension unique
@mattiaantoniocianca meilleur sommelier d’Italie 2019, et maintenant c’est l’un de nos importateurs, on a choisi de collaborer ensemble et c’est une grande fierté de l’avoir dans la squadra
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emanuelebottiroli · 2 years ago
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La Fiuma, l'autoctono Grappello Ruberti e il rilancio del Lambrusco Mantovano
La Fiuma, l’autoctono Grappello Ruberti e il rilancio del Lambrusco Mantovano
Rilanciare i vitigni autoctoni, con metodo e scienza, per ridare smalto e valore alla vitivinicoltura storica di una zona lombarda vocata e poco conosciuta in Italia per il suo potenziale. E’ il percorso viticolo-enologico intrapreso e portato al successo da Fabio Zappellini a San Benedetto Po. Il suo vino “La Fiuma”, Lambrusco Mantovano con un’anima e un’eleganza uniche, ha aperto la strada; ora…
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ipierrealism · 3 months ago
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Ma la gente che va a dire che viaggia per conoscere le culture straniere secondo voi lo ha capito che se si dirige esclusivamente in località acchiappa turisti della cultura locale non impara un cazzo?
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viendiletto · 11 months ago
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E poi, no se podeva scapolar la befa, oltre gaver el dano. Muqdisho, in Somalia, la che l’Italia la xe stada un ocupator, in italian la xe tranquilamente Mogadsico, invesse Dignan, do che se parla talian da 1000 ani, speso la diventa Vodnjan. Ma a volte la va anche peʃo. Tuti quei Taliani che i diʃi Novigrad e no Cittanova, co i visita la capitale croata, che con l’Italia e la presenza autoctona italiana no la c’entra niente, no i va a Zagreb; I Taliani i va a Zagabria.
Scriveva uno dei massimi poeti zaratini, Giuseppe Sabalich: “Se i frati e le muneghe lo parla in convento dal mile e dosento vol dir che ‘l ghe xe.”
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abr · 3 months ago
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Per i medioman più boccaloni fedeli alla linea, gli assassini possono essere di due sole tipologie: maschi bianchi autoctoni oppure "a nessuno dovrebbe importare delle origini".
Così come per gli stessi fenomeni esistono due tipologie situazionali di vittime femminili: per femminicidio oppure (se l'autore non è maschio bianco autoctono) "si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato". Fatalismo.
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crazy-so-na-sega · 2 months ago
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"L'avversione contro ciò che è stabilmente autoctono è l'ancora di salvezza di tutti gli spiriti sterili. Costoro ne ricavano lo spirito della saccenteria, che rincorre affrettatamente, e perciò passa sopra, e perciò pare superiore."
-Martin Heidegger
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marinamunioz · 9 months ago
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Probando nuevas cosas. Animales autoctonos argentinos
Illustrator / 2024
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elbiotipo · 1 year ago
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Sr biotipo, una pregunta: Hay algun arbol autoctono de argentina que quedaría bien como nombre de profesor pokemon?
PROFESOR QUEBRACHO
Profesor Sauce es genial también, pero creo que ya está Willow. Tenés también Ombú, Algarrobo, Lapacho, Urunday, Laurel (sí, llegan a árboles en las Yungas), Ambay, y me estoy olvidando unos cuantos que no son de mi zona
Pero pensalo: Pókemon Quebracho Colorado/Blanco
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ripempezardexerox · 7 months ago
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QUE LE DICE UN PEDAZO DE BARRO A UN PAJARO AUTOCTONO DE ARGENTINA QUE HACE CASITAS DE BARRO?
-Hornero porque me pegas si yo te amo
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mchiti · 9 months ago
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l'arabo marocchino e l'arabo tunisino si assomigliano? tu capisci l'arabo cantato da ghali a sanremo?
ciao, sì, senza problemi. Si assomigliano molto, a volte possono esserci più che altro differenze lessicali e qualche struttura sintattica che varia ma non ho alcun problema perché usiamo stessi slang, stesse cose, è davvero molto simile, anche quello algerino. Già gli egiziani fanno più fatica a capire marocchini/tunisini/algerini, gli altri paesi del medioriente invece faticano tantissimo...letteralmente ho un'amica libanese che mi ha chiesto la traduzione 😭 essendo stati colonizzati dai francesi ci sono molte influenze francesi nei nostri dialetti, più tutto un sostrato linguistico autoctono pre-arabo che comunque ha influenzato le diverse evoluzioni dalla lingua, abbiamo i dialetti più distanti dall'arabo standard in pratica
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gcorvetti · 11 months ago
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Verso l'oblio.
Ieri l'Ambrogino mi passa un link dal sito estone dell'informazione, in inglese, che parla dei licenziamenti nei vari settori, numeri grossi comparati agli anni precedenti, anche se il settore meno colpito, dice l'articolo, è la ristorazione, anzi precisa che dopo il periodo covid c'è una ripresa. A parte il fatto che non è tanto il licenziamento a preoccuparmi ma quanto l'assunzione, che però a quanto pare sia rivolta più agli stranieri, con la salvinata "prima gli estoni", che si traduce in un mobbing verso chi non è autoctono perché se non hai un lavoro fai meglio a tornartene a casa, cosa che potrebbe in qualche modo fare irritare l'UE, visto che si promuove l'integrazione e il famoso spostamento da un paese all'altro perché alla fin fine è stato sempre così, non trovi lavoro nel tuo paese vai in un altro. Ma a quanto pare questo non è un punto di forza di questo piccolo paese al confine non solo del continente ma del mondo logico in cui se un'azienda cerca personale non dovrebbe escludere nessun candidato per logica visto che ogni singolo elemento potrebbe portare qualcosa in più alla stessa. Ma questi sono discorsi troppo filosofici per il periodo storico che stiamo affrontando, che vi ricordo è di recessione ma non in prospettiva, adesso, il famoso futuro che tutti vedono nero in realtà è il presente. Dici la guerra? La russia ha invaso? Si questo è successo quasi 2 anni fa ed è successo perché gli yankee non sopportavano che noi facevamo affari con loro, nel mercato libero non puoi commerciare con chi vuoi ma con chi dicono quelli dall'altra parte dell'oceano. E' inutile dire che la nostra alleanza con gli yankee è tossica, è palese. Ma se non ti allei con loro con chi ti allei con i russi o con i cinesi? Non ti devi per forza alleare con qualcuno, porco dio, siamo il vecchio continente e in quanto a vecchi sappiamo badare a noi stessi e potremmo camminare per fatti nostri. Ma nel giochino economico mondiale un'europa forte non conviene a nessuno ad ovest come ad est, e già solo questo ci dovrebbe far pensare quanto il nostro potenziale sia represso e quanto noi stessi, in realtà i politici, non lo vediamo come una risorsa, che poi se vogliamo dirla tutta il famoso mondo occidentale l'abbiamo creato noi, mannaggia a noi (noi inteso come i nostri avi).
Si lo so che nell'egoismo cavalcante di questo inizio millennio ognuno guarda alla sua barba, cosa che ci è venuta propinata sempre dallo zio sam, nell'idea di una competizione dove non vince il migliore ma quello che è più veloce a infilare il pugnale sulla schiena del prossimo. Si sa che il sogno di ogni governante è quello di riuscire a controllare le masse, e ci sono riusciti, come diceva Huxley e ci finirà come diceva Orwell ne sono convinto, anche se forse noi non lo vedremo mai o forse è già in atto e lo vedo solo io e tutti quelli che non si fanno prendere dalle novità tecnologiche o dalle minchiate che vengono propinate per distrarre dal punto focale, si continua a guardare il dito mentre la luna ci sta cadendo addosso.
Si, non ho dormito molto stanotte per via dello stesso medesimo problema che da qualche tempo mi attanaglia, più sto articolo. E mentre fuori ci sono -23° e nevica in orizzontale io mi trovo esattamente al centro di un bivio ramificato che mi propone a 360° diverse strade, ma nel dubbio non so quale scegliere che è peggio di sceglierne una anche se sbagliata, ma di errori ne ho fatti così tanti che è più facile contare quelli che non ho fatto, sulla punta delle dita di una mano. Che posso dirti, che magari era meglio che non smettevo di bere così almeno in questi quattro anni, chissà, morivo, oppure dovrei mettere la testa sotto terra, sotto la neve nel mio caso, e buttare nel cesso una vita di pensiero? Ultimamente sono più rilassato è vero, lo dice anche Spock, giusto perché sto evitando i giornali online come la peste, ma la situazione è comunque visibile in ogni dove e non posso farne a meno di criticare la società per come si è ridotta, lo so, lo so che se sono imbottigliato nel traffico (anche se non ho l'automobile) faccio parte del traffico e non sono un elemento esterno al gruppo traffico, questo fa capire che nonostante non la pensi come voi purtroppo faccio parte di voi, ma mi fa incazzare il fatto che voi non vi accorgiate di quello che succede e se lo fate dopo qualche secondo vi voltate dall'altra parte come se tutto questo non vi toccasse, ma vi tocca e come se vi tocca, ma continuate a dormire.
Basta vado a prendermi un caffè e a baciare la mia bella in tutte le labbra, tanto per dimenticare e vi lascio con un brano attinente al tema del post.
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matto77 · 2 years ago
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PENSARE E' DIVENTATO UN TABU?
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Da bambino restavo per ore a guardare nelle lunghe settimane d'estate il pollaio di mio nonno. Le galline beccavano senza sosta il loro mangime sparso a terra. Erano i tempi immortalati da Paolo Conte in Azzurro dove anche all'oratorio non restava "nemmeno un prete per chiaccherare". Ma erano anche quelli di Cochi e Renato che spiegavano in una loro celebre canzone che "la gallina non è un animale intelligente". Il mio sguardo di bambino perlustrava il comportamento delle galline per scoprire le ragioni di questa diagnosi impietosa. Improvvisamente l'illuminazione: sono stupide perché non smettono di mangiare, perché dipendono dalla presenza costante dell'oggetto che deve essere sempre a portata di bocca. Era forse questo il segreto della loro intelligenza ridotta? Le galline non sono animali intelligenti perché non sanno fare esperienza dell'assenza dell'oggetto, del suo ritrasi altrove, non sanno guardare oltre la semplice presenza? Non a caso per Freud è proprio questo passaggio dalla presenza all'assenza che è all'origine dell'attività del pensiero; solo se il bambino fa esperienza dell'assenza dell'oggetto (il seno è il suo prototipo) può accedere all'atrazione simbolica del pensiero. Ma non è forse questa la condizione imposta dall'esistenza del linguaggio? Non è forse l'evento della parola che ci insegna che qualcosa può essere evocato grazie a un segno senza che sia necessaria la sua presenza? Non nasce da qui - da questa sostituzione della presenza con l'assenza -, la straordinaria magia della scrittura e della lettura: fare esistere mondi, renderli presenti nella loro evocazione simbolica, sullo sfondo della loro assenza? Lacan lo teorizava radicalmente in modo hegeliano: il linguaggio uccide la Cosa. La parola "elefante" esiste e rinvia al suo significato senza che sia necessaira la presenza reale dell'elefante.
Il nostro tempo ha reso il pensiero un tabù? Quello che più conta oggi non è tanto il pensare quanto l'agire. Sembra un'evidenza: non è il pensiero a essere la virtù più celebrata quanto l'agire. Ma quando l'azione si stacca dal pensiero - come insegna con abbondanza di esempi la clinica psicoanalitica - tende ad assumere la forma di un passaggio all'atto, ovvero di una scarica all'esterno di quelle tensioni interne che la vita non riesce a tollerare. Non è forse questo un modello che aiuta a comprendere la spirale di violenza che ci circonda? Anzichè elaborare simolicamente i conflitti che attraversano la nostra vita indivudale e collettiva, meglio evacuarli direttamente nella realtà attraverso passaggi all'atto cruenti. La via breve della violenza vorrebbe sostutire la via lunga del pensiero.
Ma perché il pensiero, diversamente dal passaggio all'atto, esige tempo? Esso sorge circondando l'assenza dell'oggetto più che la sua presenza. In questo senso il pensiero è affine al lavoro del lutto così come il passaggio all'atto è affine al suo rigetto. Secondo Bion il bambino accede al pensiero a partire dalla frustrazione legata alla assenza del seno. Di fronte a questo vuoto si aprono due possibilità: una è quella di allucinare l'oggetto assente rendendolo presente, l'altra è quella di sperimentare l'assenza dell'oggetto rendendola generativa di pensiero. Tuttavia c'è, sempre secondo Bion, un'altra condizione essenziale affinché l'esperienza del pensiero si renda possible come alternativa a quella del passaggio all'atto: il pensiero non è autoctono, non si genera da sè, ma si nutre dei pensieri della madre, di come, innanzitutto, la madre "pensa" il suo bambino. Il che significa che la possibilità di rispondere all'assenza frustrante dell'oggetto non dipende da un qualche inattivismo, ma dalla presenza dell'Altro che coi suoi pensieri nutre, feconda, fertilizza il mio stesso pensiero. E' quello che Bion definisce rèverie materna: il pensiero della madre consente la germinazione del pensiero del figlio.
Il pensiero sta diventando oggi davvero un tabù? Viviamo nel tempo dove il passaggio dalla presenza all'assenza che custodisce l'origine del pensiero sembra ostruito. La dipendenza dalla presenza degli oggetti - sopratutto di quelli tecnologici - rafforza l'esigenza della presenza perpetua a scapito di quella dell'assenza. L'accorciamento straodinario delle distanze se per un verso è una grande opportunità per la nostra vita sociale, per un altro contribuisce a evitare l'esperienza, necessaria alla parola e al pensiero dell'assenza. Tutto è permanentemente connesso, accessibilie, potenzialmente sempre presente. Ma se tutto è sempre presente, accessibile, se tutto ciò che esiste è solo tutto ciò che è presente, allora non viene lasciato salcuno spazio alla possibilità della poesia, dell'evocazione dell'assenza, dell'esperienza della distanza che non si colma. In una parola al pensiero. E' una evidenza psicologica diffusa: gli esseri umani fanno sempre più fatica a rinunciare alla presenza dell'oggetto. In un convegno di qualche anno fa discussi animatamente con un celebre psicologo nordamericano che esaltava l'ipotesi, a suo giudizio niente affatto remota, che il nostro setesso corpo fosse destinato nei prossimi decenni a "riempirsi" di protesi tecnologiche in grado di assicurare una connessione perpetua al mondo virutale. Sono quegli oggetti che Lacan non a caso descriveva già alla fine degli anni Settanta del secolo scorso come delle "ventose" destinate a modificare l'assetto del nostro stesso corpo. Si tratta di una nuova "mutazione antropologica" che radicalizza le analisi di Pasolini intorno all'incidenza degli oggetti di consumo sulla vita umana. Non solo l'oggetto finisce per essere sempre più essenziale alla vita ma trasforma la vita stessa in una sua protesi rovesciata.
I Tabù del mondo - Massimo Recalcati
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Esemplare autoctono di capriolo del parco nazionale del pollino
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rassegnanotizie · 7 days ago
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È stato individuato un caso di malaria autoctona a Verona, diagnosticato dall'Azienda Ospedaliera locale, in un paziente senza recenti viaggi in aree endemiche. La notizia è stata comunicata dalla Direzione Prevenzione della Regione Veneto. L'Italia è stata libera dalla malaria dagli anni '70, il che rende questo caso particolarmente preoccupante. In risposta, la Regione ha collaborato rapidamente con l'Ulss 9 scaligera e l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per attivare le misure di sorveglianza necessarie. La malaria si trasmette esclusivamente tramite la puntura di zanzare infette, non attraverso contatti diretti tra persone. Il parassita responsabile della malattia è il Plasmodium, e i sintomi includono febbre, brividi, mal di testa, nausea e dolori muscolari. Se diagnosticata e trattata tempestivamente, la malaria è curabile, ma è fondamentale prestare attenzione poiché il tipo di zanzara che trasmette il parassita attualmente non è presente in Italia. Secondo Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive all'ospedale policlinico San Martino di Genova, se il caso veneto viene confermato come autoctono, potrebbe segnare un cambiamento significativo nella comprensione delle malattie infettive in Italia. Egli sottolinea che la globalizzazione ha portato anche alla diffusione di malattie infettive, evidenziando la tropicalizzazione del Paese, testimoniata da focolai di dengue e chikungunya già osservati in passato. Bassetti avverte che l'Italia potrebbe ora essere un ambiente favorevole per la sopravvivenza e la proliferatione della zanzara anofele, responsabile della malaria. Questo scenario richiede un cambiamento nei protocolli formativi per i medici, poiché le malattie tropicali non colpiscono più solamente le aree tipiche, ma possono emergere anche nel contesto italiano. È quindi essenziale considerare queste infezioni anche in pazienti che non hanno viaggiato in aree ad alto rischio, modificando le prospettive future nel campo della sanità.
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