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Cambridge English Placement Test (CEPT)- testare il livello di conoscenza di inglese con Cambridge
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Non mi esasperare con le tue angherie!
Noi adulti ci stiamo disabituando alla magia ed al valore dei libri, quest'ultimo anche al di là del contenuto.
Leggere un libro (ma anche ascoltarlo in podcast, dalla voce di un genitore o di un nonno, di una zia, di un fratello maggiore...) è molto meglio di mezz'orette a scrollare feed sul web, che siano social, chat, e-commerce, e altre diavolerie dal nome rigorosamente in inglese.
La maggior parte dei libri non danneggia quanto il web, a meno che non si tratti di Mein Kampf ed affini, beninteso, ma anche in tali casi il cattivo libro insegna a diffidarne. C'è una teoria che ci imporrebbe di leggere anche i libri che non ci garbano, proprio per poter apprezzare meglio il valore dei migliori esempi, ovvero ad evitare il ripetersi degli scempi (letterari e storici).
Tutta questa possibilità di riflessione, rielaborazione, assimilazione (le fasi della trasformazione della conoscenza in Cultura, cioè) non ci è data abbeverandoci dal web. Si spegne l'immaginazione, quando il pasto narrativo (sia in video che in parola) è un fast food, cucinato male e presentato frettolosamente, in batteria, massivamente: diventa junk food, roba immangiabile che fa anche molto male al metabolismo. Ma fosse solo una questione d'immaginazione che va ramengo: veniamo anche deformati dal punto di vista espressivo, linguistico e concettuale.
Anche un fumetto è molto meglio di uno smartphone. Tanto per cominciare, i fumetti parlano decisamente un italiano migliore di quello che usiamo e leggiamo nei social. (Nel novero dei fumetti, va da sé, si escludono gli esempi di slang, che - comunque - hanno valore di attestazione socio-antropologica, tipo le graphic novel alla Zerocalcare, che peraltro apprezzo molto.)
Ce lo ha confermato il Prof. Leonardo Acone, docente di Letteratura per l'infanzia e Sroria della scuola nonché concertista, durante la conferenza stampa [martedì 4 ottobre, NdR] di presentazione della rassegna Incantautori in Città, Festival della Letteratura per bambini e ragazzi, organizzato dalla tenace, appassionata e garbatissima Marina Siniscalchi. (Vd programma in gallery.)
La lingua che si parla a Topolinia e Paperopoli è di gran lunga più corretta e forbita (anche in tema di insulti) di quella che si legge nei post e si ascolta su YouTube. (Voglio annoverare all'elenco dei cattivi esempi anche certi sgangherati e sgrammaticati speaker radiofonici che inquinano dolorosamente sintassi e grammatica. Anche in tivvù, però, ci sono diversi soggetti linguisticamente tossici. È lo Zungezeitgeist, il riprovevole spirito linguistico di questi nostri disgraziati tempi.)
Per amore (e mestiere) di madre, spesso devo sorbirmi il domestico sottofondo audio di certi video su YouTube, in cui ragazzotti pretenziosi (che parlano della qualunque) sgarrano l'ottanta percento dei congiuntivi e piazzano il relativo 'dove' anche nelle temporali, senza citare altri orrori sintattico-grammaticali. Mi s'infiammano le tempie.
Qualche giorno fa sentivo uno di questi autoproclamatisi esperti discettare delle teorie Redpill (sorta di neo machisti, mezzi cavernicoli, misogini), ripetendo in varie e banali forme un unico concetto. Quale apporto può dare al miglioramento degli strumenti linguistici e cognitivi dei ragazzi uno che ha un vocabolario limitato, parla per slogan e usa i meme per aiutarsi? Per quanto critico sulle aberranti teorie redpilliane (neologismo di cui la clip è piena).
Anyway.
A riprova della bontà linguistica dei fumetti, il Prof. Acone ha citato l'esempio di sua figlia ragazzina che in un battibecco generazionale ha urlato al padre di smetterla con le angherie. Ha proferito proprio 'angherie', uno di quei termini che il web bollerebbe come obsoleto, lessema che viene affibbiato ai device tecnologici non recentissimi. Angheria, è termine desueto (non obsoleto, quindi) nell'eloquio informale e parlato, non in quello letterario, tanto meno in quello usato a Topolinia e Paperopoli. Il pur squinternato Paperino urla allo Zio Paperone di smetterla con le sue angherie, per esempio.
Ma vi è di più. Mio figlio, all'epoca, piccolo alunno di scuola elementare, un giorno mi urlò "Sei egasperante proprio!". Egasperante? What's egasperante, vi chiederete e mi chiesi anch'io. La parola, usata appropriatamente seppur unicamente nella logica di un ragazzino alle prese con i primi scazzi generazionali, era nel titolo di una storia su Topolino (starring Paperoga, il mio preferito), solo che nell'elaborazione grafica esagerata, la esse arrivò a sembrargli una gi minuscola. Egasperante o esasperante, insomma, mio figlio aveva imparato un termine utile, un condensato concettuale appropriato e me lo aveva urlato contro, invece di prodursi in improperi singultanti e banali, in mancanza di termini per rifinire a modino la sua rabbia.
Più il termine è complesso, più il pensiero sotteso attiva un maggior numero di sinapsi, più si diventa intelligenti. Lo affermava (con altre parole) Umberto Eco, lo ripeteva Tullio De Mauro, lo ipotizzò tra i primi Lev Vygotskij.
Bisogna alzare il livello semantico dei lemmi utilizzati per scrivere e parlare, costringendo la crescita linguistica e neuronale, dei ragazzi e di tantissimi adulti, non abbassarlo per un malinteso senso di democrazia, in un'epoca in cui la legge suprema è 'la mia ignoranza vale quanto la tua competenza'.
Tale legge-del-popolo ha deformato le campagne elettorali degli ultimi vent'anni, abbassando il livello cognitivo, alzando quello del populismo e dell'orgoglio pecoreccio, rovinando governi e opinione pubblica, squassando i pilastri di numerose democrazie, alimentando costantemente assolutismi, spesso letali in alcune comunità già infestate da estremismi religiosi e/o ideologici. Laddove i popoli perdono le parole per definire i propri bisogni e conoscere i propri diritti di esseri senzienti, l'ira sostituirà sempre più il confronto.
Le parole vanno difese e talvolta riconquistate, come c'insegna il libro di Enrico Galiano La società segreta dei salvaparole.
Specialmente su YouTube e TikTok, grammatica, sintattica e spesso anche fonetica vengono martirizzate ed il vocabolario decimato. E ciò riferendomi all'aspetto dell'esposizione. Vogliamo parlare di contenuti?
La vacuità più assoluta. Il niente viene fritto in decine e decine di modi. Ma - si sa - fritta anche una ciabatta diventa edibile.
Puah. Si leggerebbe con un'onomatopea su Topolino. La mia generazione è cresciuta con Topolino (ma anche con il Corriere dei Piccoli, il Corriere dei Ragazzi, tutti i Manuali Disney, compreso quello di Nonna Papera, lo junior Master Chef dei miei tempi. Nulla s'inventa) e devo dire che ne sono quasi orgogliosa, visti i tempi.
Morale?
Un libro salva la cultura, ma spesso anche la vita perché leggendo tanti libri vengono demoliti i pregiudizi e l'aumento di conoscenze e competenza è il miglior salvacondotto dal pericolo di esclusione sociale, nonché di fazionismi ideologici.
Per conoscere il prezioso cammino di salvaparole, attivato dalla appassionata Marina Siniscalchi e la sua Associazione, vi aspetto agli appuntamenti della rassegna. Il primo, sabato 8 ottobre dalle 16:30 in Piazzetta de Pascale (davanti alla Mondadori, cioè), con la sfavillante Ornella della Libera e le sue crude storie vere.
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SAN BENEDETTO – Il Liceo Scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto ha recentemente ottenuto il prestigioso riconoscimento di «Centro di Preparazione per gli esami Cambridge». Si tratta di un ragguardevole traguardo poiché dà diritto all’uso sul sito dell’Istituto del relativo Logo ufficiale, rilasciato da Cambridge English Italy, oltre ad una versione del Certificato cartaceo personalizzato.
L’attestazione conseguita nasce dai positivi risultati che l’istituto superiore ha fatto registrare in misura crescente nel corso di questi ultimi anni. Con venti studenti finalisti che nell’anno scolastico 2016/2017 hanno superato l’articolata prova d’esame Cambridge English First, il Rosetti si colloca infatti tra le scuole del territorio con il maggior numero di alunni con attestazione delle competenze linguistiche rilasciate dal noto ente, organismo dell’Università di Cambridge. Da sottolineare anche la qualità dei risultati conseguiti: ben 11 studenti dei 20 finalisti hanno ottenuto la certificazione con il risultato più alto, livello C1 – QCRE.
L’interesse dei ragazzi per il conseguimento della certificazione linguistica della lingua inglese è dunque sempre più significativo, motivato non solo dalla spendibilità della qualifica in ambito universitario e lavorativo, ma soprattutto dalla consapevolezza che conoscere la lingua inglese è ormai divenuto prerequisito fondamentale per sentirsi cittadini europei e del mondo, in quanto strumento di comunicazione globale.
Un ringraziamento speciale da parte della comunità scolastica, a partire dalla dirigente scolastico Stefania Marini, va a tutte le insegnanti del Dipartimento di Lingue, coordinato dalla professoressa Serenella Valori, le quali portano avanti il loro lavoro di promozione della conoscenza della lingua e cultura inglese con dedizione ed impegno, non solo quotidianamente in aula ma anche sostenendo i ragazzi nelle tante iniziative che il liceo propone o alle quali aderisce.
Tra queste segnaliamo le competizioni linguistiche come le Olimpiadi della Lingua Inglese, i vari progetti Erasmus per gli scambi interculturali con diversi paesi europei ed il progetto A-Level per la valorizzazione delle eccellenze; “palestre” in cui i ragazzi rafforzano le loro competenze in vista dell’impegnativo appuntamento con gli esami di Certificazione Cambridge.
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