#astrofisico americano
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Frank Donald Drake (1930 – 2022) è stato un influente astrofisico americano e un pioniere nella ricerca di intelligenza extraterrestre (SETI), noto soprattutto per aver sviluppato l'equazione di Drake, che stima il numero di civiltà extraterrestri attive e comunicative nella Via Lattea.
Frank Donald Drake ha avviato il Progetto Ozma nel 1960: la prima ricerca scientifica di segnali alieni; ha anche co-progettato la Pioneer Plaque e il Voyager Golden Record, messaggi destinati a potenziali cercatori di extraterrestri.
Il suo lavoro ha notevolmente migliorato la nostra comprensione dell'astrobiologia e della radioastronomia.
Carl Sagan, nell’articolo del 1975 "Alla ricerca di intelligenze extraterrestri", scritto in collaborazione con Frank Donald Drake, ipotizzò che « nella nostra galassia esistano almeno un milione di civiltà a uno stadio inferiore o superiore all’attuale sviluppo tecnologico della Terra».
Supponendo che esse siano distribuite in modo più o meno casuale, « la distanza tra noi e la civiltà più vicina dovrebbe essere di circa trecento anni-luce ».
Il messaggio di Arecibo, trasmesso nel 1974 verso l'ammasso globulare M13, non ha ancora ricevuto risposta, poiché il messaggio impiega circa 25.000 anni per raggiungere M13 e altrettanti per una possibile risposta; inoltre, è possibile che eventuali civiltà extraterrestri non abbiano ricevuto il messaggio, non siano in grado di decifrarlo o non abbiano ancora risposto.
Il movimento dell'ammasso potrebbe averlo spostato dalla sua posizione attuale, complicando ulteriormente la comunicazione.
Le probabilità che un messaggio radio venga ricevuto e risposto da una civiltà extraterrestre sono influenzate dalla vastità dell'universo che rende difficile la ricezione di segnali: le civiltà possono utilizzare frequenze che non siamo in grado di captare; la tecnologia avanzata di altre civiltà potrebbe rendere complesso il riconoscimento dei segnali come comunicazioni intelligenti.
#Frank Donald Drake#astrofisico americano#SETI#civiltà extraterrestri#progetto ozma#segnali alieni#alla ricerca di intelligenze extraterrestri#messaggio di Arecibo
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Quel confine fra l'atmosfera terrestre e lo spazio esterno
Cos’è la Linea di Kármán, il confine tra aeronautica e astronautica? Il concetto della Linea di Kármán, invisibile ma di fondamentale importanza, gioca un ruolo cruciale nella distinzione tra l'atmosfera terrestre e lo spazio esterno. Il concetto della Linea di Kármán, sebbene non visibile ad occhio nudo in quanto immaginaria, ha un significato cruciale nella definizione del confine tra la nostra atmosfera terrestre e lo spazio esterno. Questa linea immaginaria, posta a circa 100 chilometri (62 miglia) sopra il livello del mare, rappresenta non solo un confine fisico, ma anche una demarcazione simbolica tra due discipline: l’aeronautica, che studia il volo all’interno dell’atmosfera terrestre, e l’astronautica, che si occupa dei viaggi spaziali. L’origine della Linea di Kármán: Theodore von Kármán Theodore von Kármán, un ingegnere e fisico ungherese-americano, è stato la mente dietro questo importante concetto. Kármán ha studiato il comportamento delle atmosfere planetarie e le loro interazioni con i veicoli in volo. La sua ricerca ha portato alla conclusione che, a una certa altitudine, l’atmosfera diventa così rarefatta da non sostenere più il volo aerodinamico come comunemente lo conosciamo. Il significato tecnico della Linea di Kármán e le evoluzioni
A livello tecnico, la Linea di Kármán è definita dalla Fédération Aéronautique Internationale (FAI), l’organizzazione internazionale che standardizza le regole dell’aeronautica e dell’astronautica. A quest’altitudine, l’aria è talmente rarefatta che un aereo dovrebbe viaggiare a una velocità superiore a quella orbitale per generare una portanza sufficiente a sostenersi. In altre parole, a questa altitudine, le leggi dell’aerodinamica lasciano il posto a quelle dell’astrodinamica. Mentre molti esperti non concordano sull’esatta demarcazione tra l’atmosfera terrestre e lo spazio, la maggior parte delle agenzie regolatorie, comprese le Nazioni Unite, accetta o si avvicina alla definizione della linea di Kármán stabilita dalla FAI. Questa linea, definita dalla FAI negli anni ’60, è comunemente utilizzata come riferimento. Tuttavia, la delimitazione dello spazio varia a seconda delle diverse nazioni e entità, ognuna delle quali può adottare una propria definizione a seconda delle necessità e degli scopi specifici. Una ricerca pubblicata su Science propone che la Linea di Kármán, il confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio esterno, si trovi 20 chilometri più vicino alla Terra rispetto a quanto precedentemente pensato, riducendo il limite a circa l’80% della distanza tradizionalmente accettata. Quindi molti sostengono che la distanza a cui si trova la Linea di Kármán sia di 80 km sopra il livello del mare. Nell’ambito di questa ricerca, Jonathan McDowell, astrofisico presso il Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ha sostenuto che la definizione tradizionale sia in contrasto con le evidenze. Attraverso l’analisi dei dati di telemetria satellitare di oltre 43.000 satelliti, ha notato che almeno 50 di questi operavano occasionalmente al di sotto dei 100 chilometri, suggerendo un limite inferiore intorno agli 85 chilometri, vicino al mesopausa, il punto più freddo dell’atmosfera terrestre. Implicazioni pratiche e giuridiche della Linea di Kármán
View of blue planet Earth from a space station window during a sunrise 3D rendering elements of this image furnished by NASA La definizione della Linea di Kármán ha anche implicazioni legali e pratiche. Determina, ad esempio, l’assegnazione dei record di volo e i regolamenti relativi alla sovranità dello spazio aereo. In base al Trattato sullo Spazio Esterno del 1967, lo spazio oltre la Linea di Kármán non è soggetto alla sovranità nazionale, il che significa che nessun paese può rivendicare una porzione dello spazio come proprio territorio. Ricerca e sviluppo futuro La Linea di Kármán continua a giocare un ruolo cruciale nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie spaziali. Con l’avanzare dell’esplorazione spaziale e lo sviluppo di nuovi veicoli come i lanciatori riutilizzabili e le navicelle spaziali commerciali, la comprensione e il rispetto di questa linea diventano sempre più importanti. La Linea di Kármán, quindi, non è solo un concetto astratto, ma una soglia reale che segna il passaggio dall’ambiente terrestre allo spazio esterno. Costituisce una pietra miliare fondamentale nella storia dell’esplorazione spaziale e rimane un punto di riferimento fondamentale per ingegneri, scienziati e legislatori. La sua esistenza ci ricorda quanto sia affascinante e complessa la frontiera tra la nostra casa planetaria e l’infinito universo. Fonti: National Geographic – Where, exactly, is the edge of space? It depends on who you ask. - Scoence – Outer space may have just gotten a bit closer - FAI 100 km altitude boundary for astronautics - Theodore von Kármán: Aerodynamics: Selected Topics in the Light of Their Historical Development, Dover Publications, 2004. - Trattato sullo Spazio Esterno, Nazioni Unite, 1967. Read the full article
#aerodinamica#astrodinamica#atmosfera#lineadikármán#spazioesterno#TrattatosulloSpazioEsterno#voloaerodinamico
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Notte Gotica ad Anagni con Divagazioni su Edgar Allan Poe. Halloween si tinge di arte.
Notte Gotica, divagazioni su Edgar Allan Poe. Ad Halloween si celebra l'arte nella suggestiva cornice di Casa Barnekow - Anagni.
Sabato 5 novembre, ore 21. Una sfida multiculturale che vuole mostrare la bellezza della convivenza delle culture. Lo spettacolo di respiro gotico, tesse relazioni tra teatro, letteratura, musica, arte, astronomia. Un’atmosfera unica ed originale nata dall’incontro di artisti ed appassionati. Featuring: Cesare Buccitti, Simona Carnevale, Franco Leone, Lucilla Leone, Giorgio Michelangeli, Marco Rivera, in collaborazione con Velia Viti.
Tutto questo ed altro è “Notte gotica — divagazioni su E. A. Poe.” A Comune Di Anagni, l’appuntamento culturale è con Casa Barnekow (Anagni CittàInArte), in via Vittorio Emanuele II, 97. La serata è dedicata alla scrittore del brivido Edgar Allan Poe, pioniere letterario americano e maestro del genere gotico del XIX secolo, in riferimento anche al periodo di Halloween che, nel nostro paese ha assunto un significato diverso da quello prettamente commerciale attribuitogli negli USA.
immagine di Casa Barnekow - Anagni CittàInArte
Nata da un’idea di Lucilla Leone, esperta in comunicazione, e Franco Leone, astrofisico e divulgatore scientifico, entrambi appassionati di letteratura gotica e dei racconti di Poe in particolare, e con la collaborazione della regista Velia Viti.
Questa serata, crocevia di visioni, pensieri, suoni, suggestioni, vuole da una parte indagare le storie, i personaggi e le ambientazioni del narratore americano sia da un punto di vista letterario che scientifico, e dall’altra tradurre quelle suggestioni che derivano dalla lettura dei suoi testi in immagini (pittoriche e performative) e sonorità.
Il tutto accompagnato dalle musiche originali, create per questa occasione, del compositore Cesare Buccitti.
Il risultato sarà una visione multipla allo stesso tempo artistica e scientifica, razionale e sensoriale, del mondo onirico ed intellettuale di Poe.
Prenotazioni (consigliata) sabato 5 novembre alle ore 21.
⏩ Info e prenotazioni +3288350889 ⏩ [email protected]
For the English version, click on ⏩ Gothic Night in Anagni — Edgar Allan Poe guest at Barnekow House
youtube
Esaltare l'arte per dare colore alla realtà:
'I confini del nostro mondo sono i limiti del nostro linguaggio.'
Aforisma in Giochi di Parole di Rosanna Marani #tidolamiaparola
⏩ The Board Behind
#The Board Behind#Notte Gotica#Casa Barnekow#Anagni#città in arte#arte#musica#teatro#brivido#astronomia#letteratura#museo#lazio eventi#Edgar Allan Poe
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In questa epoca di grande scienza, con la fisica fondamentale generalmente testata in laboratori tentacolari come CERN e LIGO, gli individui anticonformisti che fanno una grande differenza attraverso le loro intuizioni azzeccate sono una razza sempre più rara. Chi lo ha fatto in passato ha assunto una qualità quasi mitica. Le loro eccellenti ipotesi hanno cambiato la storia in un modo che oggi sarebbe molto più difficile a causa della complessità di molte aree di ricerca, che spesso richiedono massicce collaborazioni.
I fisici Fred Hoyle e George Gamow
Sono passati 20 anni dalla morte, il 20 agosto 2001, del controverso astrofisico britannico Fred Hoyle, un iconoclasta noto tanto per la sua ostinata adesione a credenze marginali quanto per i suoi sostanziali contributi alla scienza. Sia il bene che il male nella sua carriera derivavano dalla stessa fonte: una propensione per le previsioni radicali basate su calcoli del sedile dei pantaloni e un senso intuitivo di quale deve essere la spiegazione corretta secondo le regole della natura.
Il principale partner di dibattito di Hoyle, almeno dal punto di vista dei media, era il fisico russo-ucraino-americano George Gamow. Gamow morì nel 1968, più di tre decenni prima di Hoyle, ma il loro tempo insieme sotto i riflettori pubblici, all’incirca dai primi anni ’50 alla metà degli anni ’60, fu abbastanza lungo da rendere leggendaria la loro battaglia di idee. La loro disputa riguardava l’origine dell’universo e della materia al suo interno. Mentre entrambi concordavano sul fatto che lo spazio si sta espandendo, Hoyle sostenne a gran voce che era infinitamente vecchio, con nuova materia che lentamente gocciolava nello spazio vuoto lasciato dall’espansione, creando nuove stelle e galassie e colmando le lacune nel corso degli eoni. Pertanto, in quello che lui e i co-creatori Hermann Bondi e Thomas Gold hanno chiamato “universo in stato stazionario”, il cosmo sembra essenzialmente lo stesso nel complesso nel tempo.
Gamow, d’altra parte, credeva che tutta la materia fosse stata creata in uno stato caldo e denso, miliardi di anni fa, quando l’universo osservabile era molto più piccolo. Durante i primi infuocati minuti, tutti gli elementi chimici erano stati falsificati, credeva. Insieme ai suoi associati Ralph Alpher e Robert Herman, ha cercato di mostrare come un tale accumulo potrebbe essere fattibile in un calderone cosmico primordiale. Respingendo l’idea di una massiccia violazione della conservazione della materia e dell’energia all’alba dei tempi, Hoyle ha deriso tali modelli (compresa un’idea precedente del matematico e sacerdote belga Georges Lemaître). In un programma radiofonico della BBC nel marzo 1949, soprannominò una genesi così improvvisa il “big bang”, un nome che rimase.
Come Hoyle, Gamow faceva spesso affidamento sui suoi sentimenti istintivi per fare previsioni scientifiche. Aveva poca pazienza per progetti che richiedevano pagine e pagine di calcoli e molti anni di sforzi. Quindi, mentre le loro visioni cosmologiche erano molto dissimili, il loro modo di condurre la ricerca aveva molto in comune.
Ad esempio, nel 1928, durante una visita all’Università di Göttingen in Germania, Gamow apprese di un dilemma che i fisici affrontarono nello spiegare il processo di decadimento alfa, quando un nucleo pesante come l’uranio espelle improvvisamente una particella alfa (un ammasso di due protoni e due neutroni). Chiaramente, la particella alfa attraversa una sorta di barriera energetica che normalmente vietava il passaggio, ma come? Intuitivamente, l’enigma gli ricordava una situazione nella meccanica quantistica in cui gli elettroni avevano una possibilità finita di passare attraverso una regione classicamente proibita.
Gamow eseguì un rapido calcolo utilizzando regole quantistiche e risolse il problema del decadimento alfa durante la notte, condividendo i suoi risultati con il fisico ungherese Eugene Wigner il giorno successivo. Più tardi, Gamow apprese che i fisici di Princeton Ronald Gurney ed Edward Condon avevano sviluppato indipendentemente una soluzione simile. La fisica nucleare è progredita immensamente dopo quella svolta. La formula di Gamow prevedeva anche le collisioni tra i singoli nucleoni (protoni e neutroni), essenziali per comprendere come un ciclo di fusione trasformi l’idrogeno in elio nei nuclei delle stelle vibranti, generando calore e luce nel processo.
L’accumulo di elementi chimici ha tuttavia un collo di bottiglia, che ha richiesto le intuizioni di Hoyle per aiutarlo a svelare. La natura non fornisce un modo semplice per creare l’isotopo carbonio-12 e gli elementi sopra di esso. La nucleosintesi del big bang – lo schema sviluppato da Gamow, Alpher e Herman per spiegare come sono stati forgiati gli elementi – non mantiene una temperatura sufficientemente alta per un tempo sufficientemente lungo da superare l’instabilità del berillio-8, uno dei gradini della scala per raggiungere il carbonio-12. Il berillio-8 decade estremamente rapidamente, offrendogli solo una minuscola possibilità di combinarsi con l’elio-4 per produrre carbonio-12 (matematicamente, il modo più semplice per creare quell’isotopo), a meno che le condizioni non fossero molto più favorevoli di quelle che il Big Bang potrebbe fornire.
Poiché non supportava il Big Bang, Hoyle non credeva che gli elementi chimici (a parte forse l’elio) fossero stati forgiati nell’universo primordiale. Piuttosto, nel 1946 escogitò brillantemente un metodo alternativo. Man mano che le stelle esauriscono la loro fonte primaria di carburante, trasformando l’idrogeno in elio tramite processi di fusione, i loro nuclei si contraggono e diventano sempre più caldi. Temperature così immense offrono l’ambiente perfetto per la creazione degli elementi. Inoltre, l’improvvisa contrazione alla fine della vita di una stella è, se è sufficientemente massiccia, accompagnata da un’esplosione di supernova che vomita gli elementi forgiati nello spazio. In breve, lo schema di Hoyle spiegava abilmente sia l’intruglio che la distribuzione degli elementi che vediamo sulla Terra.
Un’altra delle intuizioni fenomenali di Hoyle ha spiegato come superare il collo di bottiglia del berillio-8. Ha ipotizzato che il carbonio-12 possedesse un livello di energia quantistica che corrispondeva bene a quello del berillio-8 combinato con l’elio-4, rendendo le trasformazioni a temperature estremamente elevate abbastanza probabili da poter avvenire nei nuclei in contrazione. Quando un team di sperimentatori del Kellogg Radiation Laboratory del Caltech ha verificato che in natura esisteva un tale stato di eccitazione del carbonio-12, l’intuizione di Hoyle è stata splendidamente confermata.
L’aspetto negativo dell’approccio intuitivo adottato sia da Hoyle che da Gamow è che la semplice speculazione potrebbe andare fuori strada. Nel caso di Hoyle, gli piacevano le partite di scherma intellettuale e non gli importava se gli altri erano fortemente in disaccordo con le sue congetture, purché rimanessero aperte al dibattito. Quindi, si aggrappò alle variazioni del modello dello stato stazionario molto tempo dopo prove sostanziali, a partire dalla scoperta a metà degli anni ’60 di un debole bagliore di radiazioni che permea l’universo, indicando un Big Bang caldo.
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E’ utile o dannoso mentire ai bambini?
E’ utile o dannoso mentire ai bambini?
E’ utile, addirittura necessario a volte, mentire ai bambini? Oppure è dannoso? E’ una domanda che assilla molti genitori ed a cui il giornale olandese Trouw, con un articolo a firma di Elleke Bal, cerca di dare delle risposte. L’astrofisico, la figlia e il topolino dei denti. Trouw riporta la testimonianza del famoso astrofisico americano Neil Tyson che, quando divenne padre, si trovò di fronte…
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Winston Churchill e gli alieni in un testo inedito del 1939 Fu uno dei più grandi leader del Novecento, venerava Shakespeare, amava i sigari e la buona tavola, coniò qualche nuovo termine come «summit» nella moderna accezione, vinse un Nobel per la letteratura, studiava… la vita extraterrestre. Per la vastità della sua conoscenza e la varietà dei suoi interessi, Winston Churchill continua a sorprendere. Dagli archivi del National Churchill Museum di Fulton, Missouri, spunta uno scritto inedito del grande primo ministro britannico, datato 1939. Ufo, galassie, pianeti: undici pagine di ragionamenti sulla vita nello spazio che anticipano l’impostazione delle ricerche contemporanee. La scoperta negli Usa e l’analisi di Mario Livio Il testo, mai pubblicato, era stato ceduto al museo americano negli anni Ottanta. Dopo essere stato contattato dall’istituto per esaminarlo, è stato l’astrofisico e divulgatore scientifico israeliano Mario Livio a rivelarne l’esistenza, commentandolo in un articolo sulla rivista Nature. Livio trova incredibilmente innovativo l’andamento del pensiero di Churchill: «Pensa come un astrofisico di oggi. E in un’epoca in cui i politici rifiutano la scienza, è commovente ricordare un leader che si è impegnato così profondamente per questa disciplina». Una passione influenzata anche dal dibattito scientifico — e fantascientifico — dell’epoca. Solo un anno prima della stesura dell’articolo, nel 1938, negli Stati Uniti la Cbs aveva trasmesso lo sceneggiato radiofonico di Orson Welles «La guerra dei mondi». Tratto dall’omonimo romanzo di Herbert George Wells, raccontava uno sbarco di extraterrestri in territorio americano. A sentirlo per radio sembrò vero. E fu il panico. Churchill parte dalla domanda fondamentale: c’è vita là fuori? «Il sole è semplicemente una stella come milioni di altre nell’universo. Perché non potrebbero esistere altri sistemi planetari?». Loading... Quindi passa in rassegna le condizioni principali perché si sviluppi «la capacità di riprodursi e moltiplicarsi», arrivando a teorizzare la necessità dell’acqua allo stato liquido. Fino a individuare in Marte e Venere gli unici pianeti del sistema solare capaci di ospitare la vita https://www.instagram.com/p/B8dIzdqoweX/?igshid=1qkdtgijzkmii
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CITTA’ DI ALESSANDRIA
UFFICIO STAMPA
Alessandria, 23 novembre 2017
COMUNICATO STAMPA
Aqua Aura Somewhere out there
Sabato 25 novembre, alle 17.30, si inaugurerà la mostra “Aqua Aura. Somewhere out there” dell’artista Aqua Aura. La mostra, organizzata dall’associazione culturale ‘Libera Mente – Laboratorio di Idee’ con il patrocinio del Comune e della Provincia di Alessandria sarà l’evento di apertura della II edizione della Biennale d’Arte di Alessandria OMNIA 2017. Curata da Matteo Galbiati, si articolerà in due sedi espositive: Palazzo Cuttica di via Parma 1 e Sale d’Arte di via Machiavelli, 13. La mostra sarà aperta fino al prossimo 28 gennaio 2018 e sarà visitabile con i seguenti orari: ⦁ Palazzo Cuttica: da sabato a domenica 15 -19 ⦁ Sale d’Arte: giovedì, sabato e domenica 15 -19 In entrambe le location l’artista presenterà due progetti simmetrici e integrati per raccontare la sua storia artistica e delineare i temi della sua lunga ed articolata ricerca, esponendo sia opere di repertorio (alle Sale d’Arte) sia opere inedite e appartenenti all’ultima fase della sua sperimentazione in un allestimento site-specific cioè pensato appositamente per il luogo, a Palazzo Cuttica. In Somewhere Out There – titolo che rimanda ad una affermazione dello scienziato americano e ricercatore astrofisico Carl Sagan – Aqua Aura presenta la sua peculiare visione estetica con immagini che esplorano micro e macro cosmo della conoscenza visibile e invisibile. I “paesaggi” immaginari muovono ad un intrigante viaggio in un mondo nuovo dove si toccano altre possibilità del reale “La Città di Alessandria non può che sentirsi onorata nell’ospitare la mostra “Somewhere out there” che valorizza ulteriormente, con il suo prestigio e la competenza del curatore Matteo Galbiati, la qualità delle nostre sedi museali – ha commentato il sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco -. L’artista Aqua Aura che ha esposto in molte autorevoli istituzioni, gallerie e musei a livello internazionale, proporrà suggestioni che e attraverso le particolari declinazioni dell’allestimento, porteranno il visitatore a passare dalla semplice osservazione di quanto esposto alla contemplazione di ciò che, se colto nella propria essenza, trascende il dato reale e si fa esperienza del sublime. Credo che sia proprio questa la principale cifra interpretativa della mostra che — studiata per essere specificamente collocata nelle sede museali cittadine di Palazzo Cuttica e delle Sale d’Arte — esalta con efficacia lo stretto legame tra contenuti e contenitori e, al contempo, diventa occasione per il pubblico per vivere il coinvolgimento, insieme all’artista, di un concetto di paesaggio che è esterno-interno, personale e comunitario, reale e onirico in egual misura. Con questa proposta, Alessandria manifesta dunque una propria importante dimensione e una peculiare vocazione: quella di Città che intende sempre più candidarsi a svolgere un ruolo di primo piano anche nell’ambito delle proposte artistiche e che considera strategico investire in cultura quale veicolo di primario sviluppo della propria comunità e quale potente strumento attrattivo nei confronti dei flussi di visitatori che attendiamo numerosi”.
La mostra di AquaAura che si inaugura sabato 25 novembre nella suggestiva cornice di Palazzo Cuttica e delle Sale d’Arte è di per se’ un grande evento ma lo è ancora di più perché è l’apertura della seconda edizione della Biennale d’Arte Omnia. Si rinnova l’appuntamento con la Biennale di Alessandria che, per questa nuova edizione, si concentra sul tema del Colore. Nelle sale di Palazzo Monferrato si sta preparando un allestimento che riunisce artisti di diverse generazioni e con uno sguardo internazionale le cui ricerche si concentrano su una elaborata proposta di differenti esperienze legate al valore cromatico come materia dell’opera. Il colore appare e si manifesta in una piccola, ma pur ricca, raccolta vibrante di suggestioni coordinate dalla regia critica di Matteo Galbiati. Poche anticipazioni per adesso in attesa della sorpresa della mostra che aprirà i battenti il prossimo mese di gennaio, con protagonisti come Giuliano Barbanti, pittore e Enrico Cattaneo, fotografo, oltre ad artisti provenienti dalla Germania, dall’ Albania, dal Belgio, dall’Ungheria e dal Giappone. Una biennale che cresce e che cerca di portare ad Alessandria la voce dell’arte internazionale di oggi. Una Biennale che proseguirà dopo l’appuntamento internazionale di Palazzo Monferrato con altri due appuntamenti, una personale di Manuela Toselli e la sezione cosiddetta a Km Zero che terminerà a metà 2018 e vedrà protagonisti artisti locali e non solo.
Fabrizio Priano Presidente dell’Associazione Culturale Libera Mente – Laboratorio di Idee e della Biennale d’Arte di Alessandria OMNIA
Alessandria, 23 novembre 2017
CITTA’ DI ALESSANDRIA UFFICIO STAMPA Alessandria, 23 novembre 2017 COMUNICATO STAMPA Aqua Aura Somewhere out there…
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Enquanto a maioria acredita que a ideia de viajar no tempo é fantástica, há cientistas que acham que tal é tecnicamente viável. "Se conseguirmos construir um foguete bastante grande para permitir a aceleração constante de 1g (9,8 m/s2), este atingiria o centro da Via Láctea, que fica a 20 mil anos-luz, em várias décadas de tempo pessoal", informou Paul Sutter. "A relatividade geral permite, em princípio, a viagem ao passado, mas tal possibilidade parece ser excluída em todos os casos", sublinh
via: http://eexponews.com/astrofisico-norteamericano-viagem-no-tempo-e-tecnicamente-possivel_5758796299763712
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Tracce di civiltà tecnologiche nel Sistema Solare
Tracce di civiltà tecnologiche nel Sistema Solare
Tracce di civiltà tecnologiche nel Sistema Solare Dove cercare e trovare le prove dell’esistenza di altre civiltà evolute? Per un astrofisico americano, forse non bisogna andare troppo lontano.
Tracce
Dove cercare e magari trovare le prove dell’esistenza di altre civiltà evolute, così avanzate da poter viaggiare nello spazio? Per un astrofisico americano, forse non bisogna andare troppo lontano:…
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O cientista britânico surgiu perante uma audiência de centenas de pessoas que aplaudiram e tiraram fotografias, num evento em que Hawking falou da sua carreira e respondeu a perguntas sobre a possibilidade de existência de vida noutros planetas, o uso da tecnologia na educação e o impacto do 'brexit' no Reino Unido. Hawking, de 75 anos, disse que a eleição do Presidente norte-americano Donald Trump faz parte de uma cadeia de "sucessos da extrema-direita" que vão ter implicações graves para o fu
via: http://eexponews.com/astrofisico-stephen-hawking-surge-em-holograma-em-hong-kong_5645397742059520
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