#assoli
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tiktoks-for-tired-tots · 10 months ago
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I haven't seen anyone talk about Dr. Amira Assoli on here.
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Originally from Palestine, Dr Amira was residing in Egypt and had a women and children's clinic there when the Israeli aggression on Gaza started. She returned to Gaza to offer her services to the local health system.
The video in question shows Dr Amira running to save a Palestinian man's life after he had been shot by Israeli forces. She is seen running from the hospital towards the tent he was taking shelter at, ducking to evade the snipers herself.
She has risked her life to save humans and animals of Gaza from this genocide. "When I see someone in need I will not think for one second about myself" -Dr. Amira
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sugarcube-stillabookworm · 2 years ago
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okay le canzoni in italiano in generale molto meglio ma bisogna essere onestə tom morello con la sua chitarra ha effettivamente spaccato il palco dell'ariston elevato il livello della musica rockeggiante a sanremo etc etc
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lospeakerscorner · 28 days ago
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Soirée à Circe
La Maga Circe, figlia del Sole, nella filosofia di Giordano Bruno, che si fonde con le note dell’Ensemble Barocco CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – In Sala Assoli in Vico Lungo Nuovo Teatro martedì 5 novembre, alle ore 20.30, andrà in scena Soirée à Circe. Circe: Qual è la misura delle cose? Ecco che sotto una scorza umana si celano animi ferini. Conviene che un’anima bestiale abiti un corpo di…
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falcemartello · 7 months ago
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•••
Papà mi diceva...
Per capire chi è un buon amico organizza una festa .
Fai una festa bellissima,prendi buone birre e dei vini.
Prendi del buon cibo e che la musica di sottofondo sia bella, che possa accogliere tutti.
Mettila alta, ma non troppo.
Lascia che i vostri dialoghi non vengano coperti dagli assoli, invita amici, mi diceva, invitane tanti,
invita tutti gli amici che conosci e poi finita la festa lascia che ognuno prenda la via che preferisce.
Non forzare nessuno a rimanere, non convincere, non prolungare mai la festa,che le feste hanno origini più antiche di noi,sanno loro quando finire,tu saluta e augura la buonanotte a tutti
E osserva.
Osserva bene chi di sua volontà resta ad aiutarti, chi ti aiuterà a lavare i piatti, chi ti aiuterà a rimettere a posto, a sistemare le cose.
Questi,saranno i tuoi buoni amici, quelli che non ti staranno accanto quando la musica e il vino gioiranno con le tue buone lune.
I buoni amici sono quelli che rimarranno anche quando la tua vita avrà da offrire solo briciole e disordine e alla fine di tutto, mi diceva papà, ricorda, alla fine di ogni bellissima festa,alla fine di ogni momento epico,di ogni grande successo e di ogni impresa riuscita, vedrai che accanto a te resteranno sempre pochissime persone.
Ma quelle pochissime,ricordalo sempre, valgono tutto.
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diceriadelluntore · 5 days ago
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Storia Di Musica #350 - Miles Davis Quintet, Relaxin' With The Miles Davis Quintet, 1958
Per essere stata una piccola casa editrice musicale, la Prestige di Bob Weinstock è infarcita di leggende, come ho un po' raccontato in queste belle (per me, e spero pure per chi le ha lette) storie musicali novembrine. Che oggi toccano l'impressionante traguardo dei 350 dischi, e come tradizione vuole tocca a Miles Davis. Weinstock capì agli inizi degli anni '50 che Davis aveva un talento gigantesco sia come musicista ma forse ancora di più come band leader, tanto che fu uno dei suoi più grandi sostenitori ad intraprendere la costruzione di un suo gruppo. E Davis alla prima occasione dimostrerà il suo fiuto per la genialità musicale e nello scegliersi i musicisti, formando quello che è uno dei grandi gruppi di sempre, e apice dell'hard bop. Davis sceglie un giovane sassofonista della scuderia Prestige, John Coltrane, che in pochi anni diventerà uno dei giganti della musica del '900 e quella che è la sezione ritmica per eccellenza del genere: Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al basso e contrabasso e Philly Joe Jones alla batteria. Siamo nel 1955: come accennato, Weinstock era uno che metteva la praticità davanti all'estetica, e spinge il quintetto a registrare. I musicisti la prendono come un'occasione per provare come suoneranno il repertorio dal vivo. Davis ha già registrato con la Prestige il suo primo disco da 12 pollici, The Musings Of Miles, nel 1955 con Oscar Pettiford al basso, e vedendo l'aura del personaggio crescere enormemente come seguito, Weinstock pubblicò in vari Lp tutte le registrazioni su disco da 10 pollici che Davis, con varie formazioni, aveva fatto agli inizi degli anni '50. Ai leggendari studi Van Gelder, Davis e il suo quintetto registrano in due date, passate alla storia del jazz: l'11 maggio e il 16 ottobre del 1956. Sono già così affiatati e coesi, la magia e la bravura a livelli così alti, che registrano moltissimo materiale, che il buon Weinstock è ben felice di avere, dato che ha notizie sicure che la Columbia vuole mettersi Davis sotto contratto, cosa che avverrà alla fine dello stessio anno, il 1956. Per questo motivo, e per la bellezza della musica, le intere quattro registrazioni vengono pubblicate come 4 dischi: Cookin' With The Miles Davis Quintet nel 1957, Relaxin' nel 1958, Workin' nel 1960 e Steamin' nel 1961. Sebbene Davis sia già passato ad altre magie stilistiche già nel 1958, quando pubblica quel capolavoro che è Milestones, i 4 dischi sono considerati insieme non solo uno dei gioielli del catalogo Prestige, ma come lo stato dell'arte del bop nella seconda parte degli anni '50.
Scelgo Relaxin' With The Miles Davis Quintet nella tetralogia perchè è unanimemente considerato il lavoro più palpitante e musicalmente ineccepibile, sebbene il repertorio scelto fosse, e da questo il titolo, il lato più intimo e dolce dei brani registrati. In questo disco la tromba di Davis, con i suoi interventi delicati e strutturati sulla ripresa di poche note caratteristiche del brano, diventerà iconica, tanto che chiunque pensi solo di avvicinarsi al suo stile verrà etichettato come "davisiano". Tra l'altro persino nelle versioni rimasterizzate più recenti, quelle del 2005 nientemeno che da Van Gelder in persona, rimangono ancora gli intermezzi di dialoghi all'inizio di ogni brano, dove Davis discute con i musicisti sul da farsi. In scaletta 6 brani, tutti standard, che in questa registrazione troveranno la loro forma definitiva: If I Were A Bell è un brano scritto da Frank Loesser per il famosissimo musical Guys And Dolls (uno dei grandi successi di Broadway, che ispirò il film Bulli E Pupe con Marlon Brando e Jean Simmons), qui è nella sua versione decisiva con gli assoli di Garlad e Coltrane e la tromba di Davis, che qui usa una sordina Harmon che diventerà una sorta di feticcio tra i trombettisti. You're My Everything è una canzone del 1931, altra canzone da un musical epocale è I Could Write A Book di Rodgers e Hart, cantata nella versione originale da Gene Kelly nel musical Pal Joey come It Could Happen To You, tratta dal film della Paramount And The Angels Sing del 1940. Due invece sono i brani scritti da jazzisti: Oleo è un brano di Sonny Rollins, il quale era molto stimato da Davis: i due spesso hanno suonato insieme, ma mai con assiduità, avendo un grande rispetto reciproco. L'altro brano è Woody 'n' You di Dizzy Gillespie, uno dei tre arrangiamenti realizzati da Gillespie per la big band di Woody Herman, anche se all'epoca non venne utilizzato; gli altri due erano Swing Shift e Down Under.
Nasce in questo disco la sintonia musicale quasi sincronica di Davis e Coltrane, che nel 1959 porteranno ai picchi inarrivabili di Kind Of Blue: la sezione ritmica diventerà lo standard, tanto è che Coltrane, che inizierà i suoi lavori solisti proprio con la Prestige, se li porterà appresso.
Il quintetto lavorerà fino al 1960, non senza dissidi e pause, primo fra tutti il fatto che Red Garland porterà Coltrane alla dipendenza dall'eroina, cosa che Davis non gli perdonerà mai (tanto è vero che Garland non suona in Kind Of Blue). Chambers, un genio, anche lui attraverserà una devastante dipendenza dalla droga e addirittura morirà per complicazioni da tubercolosi nel 1963, a 33 anni.
Nel 2006 la Concorde Records, che detiene il catalogo Prestige, pubblicherà in una scintillante confezione box da 4 cd The Legendary Quintet Sessions, che ai 4 capolavori aggiunge 'Round Midnight, presente in Miles Davis And The Modern Jazz Giants e una serie di registrazioni inedite in jazz club e show in televisione. Un tesoro per gli appassionati più accaniti, ma per un approccio genuino e affascinante al jazz basta ascoltare la bellezza del disco di oggi, una delle innumerevoli magie di Miles Davis.
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aliceisinchains · 9 months ago
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come mi fanno eccitare certi assoli di chitarra penso nessuno reggerebbe mai il confronto
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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Quando si riesce ad abbracciare il suono con un manico di chitarra. Quando si riesce a salire la scala che porta sulle nuvole usando le note degli assoli come gradini. Una musica che scalda come la fiamma di uno zippo che si accende in tasca. Suoni come diamanti grezzi, poco pensati, molto improvvisati. Carlos Santana trova le note, ci mette l'impronta sopra e la musica scende come un diluvio di pioggia lavica. Una cosa e' sicura: in questo modo suona solo lui. @ilpianistasultetto
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jazzandother-blog · 13 days ago
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WES MONTGOMERY (1923-1968)
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(English / Español / Italiano)
Wes Montgomery never used a pick, only the fleshy part of his right thumb. He never stood up but sat back, holding his guitar at a semi-horizontal angle, 45 degrees from his lap. His solos would swell into octaves and block chords, driven more swiftly and cleanly than most players can articulate single-string notes.
In later life one of Wes’ most intriguing quotes was: “You shoulda heard me 20 years ago, when I could really play.” Fans took this with a pinch of salt, yet his remarkable self-deprecation was probably genuine and rooted in the fact that he was an ear player, entirely self-taught and unable to sight-read music. Many great musicians have found it necessary to conceal this fact, because learning by ear instead of learning by eye remains the last taboo.
When asked if he could read, the great pianist Erroll Garner once replied: “Not enough to hurt my playing.” Art Tatum, Monty Alexander and Django Reinhardt (in his way every bit as distinctive a guitarist as Wes) did not read music either. All are or were not only wonderful ear players but also magnificent individualists whose recorded work, unlike that of so many conservatory graduates, can be recognised instantly. Guitarist Martin Taylor, who learned to read only after learning to play, once defined jazz as a process of elimination, involving the acceptance of attractive ideas and the rejection of unattractive ones. “In that sense all jazz musicians are self-taught,” he concluded. “Particularly the best ones.”
Listen here The Incredible Jazz Guitar of Wes Montgomery
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Wes Montgomery nunca utilizaba púa, sólo la parte carnosa de su pulgar derecho. Nunca se ponía de pie, sino que se sentaba, sosteniendo la guitarra en un ángulo semi-horizontal, a 45 grados de su regazo. Sus solos se hinchaban en octavas y bloques de acordes, ejecutados con más rapidez y limpieza de la que la mayoría de los guitarristas pueden articular notas de una sola cuerda.
Más tarde, una de las frases más interesantes de Wes fue: "Deberíais haberme oído hace 20 años, cuando sabía tocar de verdad". Los aficionados se lo tomaron con humor, pero su notable autocrítica era probablemente genuina y tenía su origen en el hecho de que era un músico de oído, totalmente autodidacta e incapaz de leer música a primera vista. Muchos grandes músicos han tenido que ocultarlo, porque aprender de oído en vez de a ojo sigue siendo el último tabú.
Cuando le preguntaron si sabía leer, el gran pianista Erroll Garner respondió una vez: "No lo suficiente como para perjudicar mi forma de tocar". Art Tatum, Monty Alexander y Django Reinhardt (a su manera, un guitarrista tan característico como Wes) tampoco leían música. Todos ellos son o fueron no sólo maravillosos intérpretes de oído, sino también magníficos individualistas cuya obra grabada, a diferencia de la de tantos graduados de conservatorio, puede reconocerse al instante. El guitarrista Martin Taylor, que aprendió a leer después de aprender a tocar, definió en una ocasión el jazz como un proceso de eliminación que implica la aceptación de ideas atractivas y el rechazo de las que no lo son. "En ese sentido, todos los músicos de jazz son autodidactas", concluyó. "Sobre todo los mejores".
Escucha aquí The Incredible Jazz Guitar of Wes Montgomery
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Wes Montgomery non usava mai il plettro, ma solo la parte carnosa del pollice destro. Non si alzava mai in piedi, ma stava seduto, tenendo la chitarra a un angolo semi-orizzontale, a 45 gradi dal grembo. I suoi assoli si gonfiavano in ottave e accordi di blocco, guidati in modo più rapido e pulito di quanto la maggior parte dei musicisti possa articolare le note di una singola corda.
In età avanzata una delle citazioni più intriganti di Wes era: "Avreste dovuto sentirmi 20 anni fa, quando sapevo suonare davvero". I fan hanno preso questa affermazione con un pizzico di sale, ma la sua notevole autoironia era probabilmente genuina e radicata nel fatto che era un suonatore ad orecchio, completamente autodidatta e incapace di leggere la musica a vista. Molti grandi musicisti hanno dovuto nascondere questo fatto, perché imparare a orecchio invece che a occhio rimane l'ultimo tabù.
Quando gli fu chiesto se sapesse leggere, il grande pianista Erroll Garner una volta rispose: "Non abbastanza da danneggiare il mio modo di suonare". Anche Art Tatum, Monty Alexander e Django Reinhardt (a suo modo un chitarrista altrettanto particolare di Wes) non leggevano la musica. Tutti sono o erano non solo meravigliosi suonatori di orecchio, ma anche magnifici individualisti il cui lavoro registrato, a differenza di quello di molti diplomati al conservatorio, può essere riconosciuto all'istante. Il chitarrista Martin Taylor, che ha imparato a leggere solo dopo aver imparato a suonare, una volta ha definito il jazz come un processo di eliminazione, che comporta l'accettazione di idee attraenti e il rifiuto di quelle non attraenti. "In questo senso tutti i musicisti jazz sono autodidatti", ha concluso. "Soprattutto i migliori".
Ascolta quì The Incredible Jazz Guitar of Wes Montgomery
Source: Reviews | Jazzwise
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autolesionistra · 2 years ago
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Nel 2001 quando ancora avevo belle speranze musicali andavo a lezione da un jazzista ganzo, e mi ricordo bene che era il 2001 perché lui dava lezione in uno scantinato-bunker isolato dal mondo e fui io a dirgli il pomeriggio dell’11 settembre che avevano tirato giù le torri gemelle a nuovayork, e lui mi guardò con quell’attimo di dubbio e smarrimento che al suo posto avrei avuto ugualmente, chiedendosi se fosse più probabile una cosa del genere o che io fossi fuori come una cotenna.
Delle sue lezioni ricordo in particolare una volta che parlando di jazz e assoli mi disse “Puoi tenerli anche semplici, l’importante è che tu non faccia piri-piri” (pronunciato con faccia schifata). Alla mia richiesta di chiarimenti su cosa fosse di preciso piri-piri inizia a tirare uno slegone jazzettone a manetta e dopo una trentina di secondi si ferma guardandomi. Io avevo capito che mi stava mostrando una cosa da non fare ma ero troppo impegnato a raccogliere la mascella per realizzare cosa ci fosse di sbagliato. “Capito?” “Certo! E questo non va bene perché....” “È morto! Ritmicamente è morto. Non comunichi niente.” E lì ho realizzato che in effetti aveva tirato una sfilza ininterrotta di turbotrentaduesimi senza un minimo di variazione ritmica. A più di vent’anni di distanza, sarei felice di dirgli che in vita mia non ho mai fatto piri-piri, però per i motivi sbagliati.
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blackrosesnymph · 1 year ago
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Comunque quando mi fate certe domande, tenete conto che sono una donna che fantastica e si eccita eroticizzando cose spesso completamente slegate dall'ambito strettamente sessuale [vedi il riferimento al pogo] Funzionano anche gli assoli di chitarra lol
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gcorvetti · 9 months ago
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Punti di vista.
Stamane mentre prendevo il caffè, in realtà una mezz'ora fa :D, sono passati dei tizi con un camioncino e dal megafono dicevano "Raccolta ferro vecchio, qualsiasi cosa di ferro la prendiamo", giorni fa più o meno la stessa cosa ma non l'ho visto è passato l'arrotino, ho sentito un megafono che annunciava "Arrotino, ammola fobbici e cutedda" (traduco, arrotino affila forbici e coltelli), penso che era dalla fine degli anni 70 che non sentivo tale annuncio, quando vivevamo al borgo e i tempi erano estremamente diversi. Lavori che tornano in auge in un periodo di crisi, come un caro amico che vive a Torino ed è diventato calzolaio, si torna all'arte di arrangiarsi visti tempi.
Ieri ho passato una giornata fuori, prima ad aiutare mio zio che aveva problemi ad inviare alcuni documenti urgenti via whatsapp e via mail (ha 86 anni ed è tanto che è tecnologico), pranzo da loro e poi inizio a camminare, incontro un amico e passo parte del pomeriggio con lui, poi ricevo un messaggio di un'amica che mi invita ad unirmi a lei e il fidanzato per vedere una jam session, non torno neanche a casa, mangio un arancino ed una cipollina e li raggiungo. Poi visto che anche loro erano a piedi, vado a prendere il bus che teoricamente doveva partire alle 23:06, è arrivato dopo un'ora ed è partito a mezzanotte e mezza, normale amministrazione in una città poco puntuale come questa, oppure forse sono troppo abituato agli orari precisi che ci sono negli altri paesi (Estonia e Londra), alla fine sono tornato a casa comunque anche se ero quasi partito per farmi questa lunga camminata tutta in salita verso casa, poco male.
Stamane sono stato svegliato da un sogno orribile, già, le paure nonostante la giornata passata in relax mentale e compagnia non vanno via in una giornata, ma ci sto lavorando su e penso di aver trovato la strada giusta, almeno credo. Oggi? Non so, c'è una bellissima giornata di sole, magari faccio un giro zona mare che mi rilassa il suono delle onde.
Un amico argentino, che vive qua a Catania, un cantante molto bravo tecnicamente e con una bella voce, peccato si sia trasferito qua, posta un video di Geolier o come si scrive, il rapper napoletano, che canta senza base, o almeno dal video si vede che ha i celentanini (gli auricolari da palco, come li denominava Fiorello anni fa), ma il risultato è afono e dimostra scarsa tecnica e una voce poco intonata, copio e incollo il mio commento "La mediocrità c'è sempre stata in ogni campo artistico e in ogni periodo storico, la differenza forse che ora è accettata perché così la massa si può avvicinare a quello che gli artisti fanno, mentre una volta per noi gli artisti erano inarrivabili." Beh ci sarebbe tanto da dire sia sul video che sul mio commento, lo so, ma sto fortemente pensando di aprire il famoso blog dove parlo solo di musica, in ogni caso penso che ci siano così tante distorsioni sul mondo dell'arte in generale in questo periodo storico e tanti che si innalzano a sapientoni o esperti del settore che è anche difficile intavolare un dialogo aperto senza poi finire in un litigio, cosa che trovo molto infantile soprattutto quando si parla d'arte che è soggettiva, come per esempio la jam session jazz di ieri, si bravi per carità, ma dopo 3 brani basta, l'interesse si perde se non c'è innovazione anche nella performance che diventa un'auto celebrazione di scale e assoli poco improvvisati triti e ritriti, almeno per me. Fino ad ora e per quel poco che ho sentito, dal vivo, il migliore resta Palumbo, il tizio un pò dadaista che ho postato un pò di tempo fa e che mi è veramente piaciuto in toto dai brani alla performance in se, nonostante la scarsa preparazione tecnica che cade in secondo piano quando si hanno degli argomenti migliori di fare vedere quanto si è bravi a fare le scale.
La giornata è lunga e troppo bella per chiudersi in casa, quindi faccio la mia routine per il fisico ed esco, buona giornata.
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P.S. Si lo so, devo aprire il blog musicale.
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chez-mimich · 1 year ago
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JAMES BRANDON LEWIS: “FOR MAHALIA WITH LOVE”
Il titolo dell’ultimo straordinario lavoro di James Brandon Lewis e del suo “Quintet” lascia pochi dubbi e, se qualcuno ne avesse, potrà facilmente fugarli ascoltando questo disco. “For Mahalia with Love” è un magnifico omaggio di Brandon Lewis alla memoria della grandissima Mahalia Jackson, regina del Gospel, come fu soprannominata. Ma questo omaggio contiene in sè qualcosa di molto più intimo e profondo perché mediato dal ricordo che di Mahalia conservava la nonna di James Brandon Lewis e che è riportato nel retro della copertina, sotto forma di una struggente lettera del musicista a Mahalia. Scrive Brandon Lewis: “…Mahalia, mi sono innamorata di te dal giorno in cui mia nonna mi ha parlato di te, perché tutto ciò che la nonna menziona deve essere speciale. Le nonne occupano un posto speciale nel cuore e nella mente dei bambini. Ricordi tutto della nonna: cosa cucinava, cosa indossava, le sue parole di saggezza, l'odore della sua casa... “ Insomma un amore con salde radici e che viene da lontano. In questi casi, quando l’omaggio non è una occasione posticcia o una piccola convenienza, il risultato si sente subito nella musica ed é un meccanismo quasi automatico: così accade appena poggiato il dito sul tasto “play” e nelle cuffie si accendono le prime note di “Sparrow”, solenne introduzione e chiaro omaggio a “His Eyeis Is on the Sparrow”, composta da Charles H. Gabriel, e a “Even the Sparrow” dello stesso Brandon Lewis. La magia del sentire musicale di Mahalia Jackson sembra già manifestarsi forte e potente. “…Il suo occhio è sul piccolo passero…” diceva la canzone, riferito all’occhio di Gesù, e proseguiva “…Canto perché la mia anima è felice/Canto perché sono libera/Per il suo occhio sul piccolo vecchio passero/E so che sta vegliando su di me e su di te…” Come rendere al meglio la spiritualità e la profonda umanità di questi versi se non con l’amorevole sax di Brandon Lewis, accompagnato dalla cornetta di Kirk Knuffke e sostenuto dalla batteria di Chad Taylor? Anche in questa versione strumentale, con buona pace di De Gregori, gli uccellini non sono “soli nel sole”, ma sono protetti dal Signore e, senza un profondo senso religioso, se non si riesce a comprendere Mahalia Jackson, non si riesce nemmeno a comprendere la gioiosa religiosità nella musica di Brandon Lewis. Con “Swing low” potremmo percorrere un viale del Louis Armstrong Park di New Orleans dove si profila da lontano il “Mahalia Jackson Theater for the Performing Arts”; brano godibile e pieno zeppo di riferimenti allo swing e al vitalismo della black music. Cambiano i ritmi ma non cambiano le atmosfere sia con “Go Down Moses” fitto e dialogante, sia con “Wade in the Water”, con il suggestivo sottofondo delle percussioni di Taylor. “Calvary” è invece un dolente lamento religioso incentrato sulla sofferenza di Gesù che altro non è che la sofferenza del mondo. Chissà come sarebbe una Via Crucis con questo accompagnamento, dove il contorcimento degli animi e le inquietudini, come possono essere quelli dei sofferenti, prendono qui corpo nella musica. Orchestrazione completa e corposa dove trova spazio anche il violoncello di Chris Hoffman e il contrabbasso di William Parker. “Deep River” ci riporta a sonorità più intense e con tanto spazio per gli assoli, mentre la seguente “Eljia Rock” fa diretto riferimento al profeta Elia che, per la tradizione ebraica non morì, ma fu assunto in cielo con anima e corpo e quindi in diretto riferimento alla figura di Gesù tanto cara a Mahalia. L’immanenza del Signore (ma forse anche di Mahalia), è richiamata nel titolo di “Were You There”. Il lavoro si conclude con una magnifica versione rivisitata di “Precious Lord Take my Hand”, brano che la Jackson cantò all’insediamento di Kennedy alla Casa Bianca. Un disco che omaggia giustamente la regina del gospel, ricorda l’amata nonna di Brandon ma che, naturalmente, splende di luce propria e che non si smetterebbe mai di ascoltare.
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danzameccanica · 7 years ago
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The Pagan Prosperity degli Old Man’s Child, pur rientrando in un periodo storico nel quale raramente le band black metal norvegesi componevano male, rappresenta questa piccolissima percentuale. Riascoltato anche più volte a distanza di anni, sperando nell’effetto dell’invecchiamento e della ri-contestualizzazione, non cambia il risultato di una volta. Pagan Prosperity è un mix di thrash-black metal con pochi riff ispirati e votato ad una certa violenza regalata dalla batteria, sempre in primo piano. C’è spesso spazio per un dinamismo da parte del basso per nulla scontato da parte di un genere di metal estremo come questo. I synth compaiono e scompaiono più che altro per enfatizzare gli accenti e ogni tanto emergono questi assoli quasi da power-metal band.
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In Born of the Flickering la componente chitarristica era molto meglio amalgamata (ricordo con piacere le chitarre acustiche quasi flamenco) mentre qui a volte pare di sentire gli scarti dei Children of Bodom (”My Demonic Figures”). Che poi, non ci sarebbe niente di male: i Cradle of Filth, gli stessi Bodom o i Catamenia ci hanno fatto conoscere un black metal melodico e dipendente dagli Iron Maiden ma qui l’impressione è che Galder tiri fuori in maniera quasi casuale le combinazioni della composizione. Mi interesserebbe capire quanto Jardar abbia partecipato alla composizione visto che rimarrà negli Old Man’s Child per altri tre album ma, allo stesso tempo, l’idea di un Galder deus ex-machina si staglierà sempre più forte di album in album. Negli anni successivi sono sempre stati identificati con la brutta copia dei Dimmu Borgir a causa di alcuni membri in comune, di alcuni studi di registrazione, di scelta di produzione e di produttore e di sonorità… tutto in comune ma con la piccola differenza che Galder e soci sono sempre arrivati dopo Shagrath. L’unico modo per giustificare questa dipendenza è stato, da parte di Galder, quello di entrare come membro fisso nei Dimmu Borgir nel 2001 quasi per giustificare la scarsa dedizione nel songwriting nel suo progetto originario.
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diceriadelluntore · 12 days ago
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Storia Di Musica #349 - Art Farmer & Gigi Gryce, Art Farmer Quintet Featuring Gigi Gryce, 1956
Jackie McLean, uno dei più grandi sassofonisti bianchi, che pubblicò con la Prestige 6 album, considerava Bob Weinstock solo un affarista. Altri non erano d'accordo (Miles Davis era uno tra questi) ma è indubbio che le modalità con cui Weinstock faceva funzionare la Prestige erano peculiari, tanto che divennero quasi un marchio di fabbrica. Innanzitutto, non pagava le prove ai musicisti, così buona parte del pur prestigioso catalogo è composto da standard e molto poco da brani originali, data l'impossibilità di provarli. D'altronde, lui spingeva moltissimo a registrare qualsiasi cosa: negli anni d'oro, a metà anni '50, riusciva a pubblicare 75 dischi all'anno, un'enormità. E persino i ritmi delle registrazioni erano quasi "industriali": agli studi Van Gelder c'erano sessioni anche per 18 ore al giorno e spulciando i cataloghi Prestige (ci sono superbi siti che ne raccolgono tutti i dati) non di rado grandi dischi furono registrati nello stesso giorno, a poche ore di distanza. Weinstock era un tipo strano, ed era famoso anche per la sua tirchieria: si dice che il numero davvero esiguo di alternative takes (cioè registrazioni differenti dello stesso brano da parte degli stessi musicisti) della Prestige era dovuto al fatto che imponesse il riutilizzo dei nastri non considerati pubblicabili per risparmiare, quando invece per altre case discografiche quelle registrazioni alternative era una vera e propria miniera d'oro di filologia musicale sull'evoluzione di brani o artisti.
Ci sono però delle eccezioni, come il disco di oggi, che è uno dei capolavoro del catalogo Prestige e uno dei dischi più belli di post bop del tempo. I suoi due protagonisti furono Art Farmer e Gigi Gryce. Farmer è stato uno dei più grandi trombettisti della sua generazione: a fine anni '40 suona con Jay McShann e in seguito con Benny Carter, Gerald Wilson, Roy Porter e Dexter Gordon, concentrandosi ad esibirsi nella zona di Kansas City. Nel 1952 scrive per Wardell Gray, un sassofonista, la sua prima canzone che diventerà uno standard, Farmer's Market. Suonerà poi con alcuni dei più grandi e dopo l'incontro con Gryce suonerà in famosi dischi di Coleman Hawkins, Thelonious Monk, Charles Mingus, Art Blakey/Horace Silver's Jazz Messengers, prenderà il posto, nel 1958, di Chet Baker, cacciato da Gerry Mulligan nel suo Quintetto e fonderà un gruppo davvero straordinario, Jazztet, con Benny Golson e di cui faranno parte suo fratello Addison al contrabbasso, Dave Bailey alla batteria, Curtis Fuller al trombone e McCoy Tyner al pianoforte, all'inizio della sua straordinaria carriera.
Sebbene fu breve, il suo incontro con Gigi Gryce lasciò un grande segno nella storia del Jazz. George General Grice Jr., il vero nome di Gigi Gryce, è stato un sassofonista, compositore e arrangiatore. Nativo della Florida, si diploma al conservatorio di Boston. Si incrocia già con Farmer, poichè i due ruotano nella band di Lionel Hampton, il celeberrimo vibrafonista, ma Gryce vola a Parigi dove incide i primi brani, nel 1953. Al ritorno dall'Europa, mette su un sodalizio con Farmer, che porta a varie incisioni ai Van Gelder Studios per la Prestige: le prime nel 1954 e nel 1955 finiscono in When Farmer Met Gryce, un'altra, dell'ottobre 1955, nel disco di oggi, come già accennato uno dei capolavori di quegli anni.
Art Farmer Quintet Featuring Gigi Gryce esce nel 1956 ma nel 1963 verrà ristampato con un altro nome, Evening In Casablanca, dal nome di una delle più famose composizioni di Gryce presente nel disco. Come in When Farmer Met Gryce, le composizioni sono quasi tutte autografe, regalando un suono ricco di nuove strutture e armonie. Il quintetto di Farmer era composta da: Duke Jordan al piano, Addison Farmer (fratello di Art) al bass, Philly Joe Jones alla batteria e Gryce al sassofono contralto. Il disco si apre con Forecast di Jordan, molto swing, con tre assoli di Farmer, Gryce e Jordan. Poi arriva tutta la grazia di Gryce: Evening In Casablanca diventerà un classico, la novità introdotta dalla struttura musicale di Nica's Tempo, brano dedicato alla leggendaria baronessa del jazz, Pannonica de Koenigswarter, per gli amici Nica, erede del ramo Rothschild inglese, mecenate di tanti musicisti jazz tra gli anni '40 e '50. E poi la grazia e lo spumeggiante di Satellite (altro esempio di struttura musicale innovativa) e le più classiche Sans Souci e Shabozz.
Farmer continuerà la sua carriera, tra l'altro vivendo spesso in Europa: dopo un tour europeo si trasferisce a Vienna, sposa una viennese, si interessa alla musica classica, portando il jazz nella capitale austriaca dato che ogni suo vecchio amico americano per andarlo a trovare finiva per suonare con lui da qualche parte. Molto più misteriosa fu invece la vita di Gryce: dopo Farmer, fondò un gruppo, Jazz Lab Quintet, suonò fino agli inizi degli anni '60 tra gli altri con Thelonious Monk, John Coltrane e Coleman Hawkins ed era considerato uno dei migliori arrangiatori della scema musicale. Poco dopo si convertì all'islam, cambiando nome in Basheer Quisim, e lavorò come professore di scuola elementare fino alla morte, nel 1983, nella nativa Pensacola, abbandonando la musica. Che nel 1956 fu molto fortunata ad aver sostenuto l'incontro tra Art Farmer e Gigi Gryce.
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literaturavive · 2 years ago
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Manuel de Pedrolo
Per començar, Manuel de Pedrolo va ser un escriptor i poeta català nascut a l'Aranyó el 1918 i mort a Barcelona el 1990. Pedrolo va ser un autor que va escriure obres en diversos gèneres com la novel·la, el teatre, la poesia i el conte.
Els trets més rellevants de Pedrolo eren la seva gran capacitat d'escriptura, la seva creativitat, la seva originalitat i la seva dedicació a la literatura. Va ser un escriptor compromès amb la seva època i les seves idees, i va reflectir això en la seva obra.
Quant als seus assoliments literaris, Pedrolo va ser guardonat amb nombrosos premis i reconeixements durant la seva carrera. Va rebre el Premi d'Honor de les Lletres Catalanes el 1984, i va ser guardonat amb el Premi Nacional de la Crítica per la seva novel·la "Mecanoscrit del segon origen" el 1974.
La seva obra més coneguda és "Mecanoscrit del segon origen", una novel·la de ciència-ficció que va ser un èxit de vendes i ha estat traduïda a molts idiomes. Altres obres destacables de Pedrolo són "El gos de Llucifer", "Els camins dels ocells" i "L'escarabat blau", entre altres.
Quant a l'estil de Pedrolo, es pot considerar dins el moviment del realisme social, però també amb influències del modernisme i l'existencialisme. La seva escriptura es caracteritza per la seva originalitat i la seva habilitat per reflectir la complexitat dels personatges i les seves circumstàncies.
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aliceisinchains · 2 years ago
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Gruppi preferiti?
Onestamente nemmeno con un racconto di cento pagine sulla mia vita riuscirei ad elencarti tutti i gruppi che hanno un pezzettino del mio cuore. Ascolto e ho ascoltato(e ascolterò finché le mie orecchie me lo consentiranno) tantissimi gruppi, la maggior parte mi ha lasciato qualcosa e ne sono tanto grata. Facciamo che ti elenco qualche gruppo e provo a descriverti come mi fa sentire:
-Opeth: non so che dire mi emoziono troppo*cominciamo male*, vorrei suonassero sulla mia tomba(una canzone di 15 minuti e con un potente growl finale)
-Death: dalla loro canzone Voice of the soul posso confermare, se dovessi dare voce alla mia anima lo farei con i loro assoli *Chuck is not dead Chuck is the Death*
-Alice in chains (ispirazione nome del blog se non li cito muoio stanotte): io ho questa sensazione di trovarmi sempre in trappola, "incatenata", ma non quando li ascolto
-Smashing Pumpkins: anni fa ho friendzonato una persona che mi chiese di ascoltarli insieme dicendo 'no, loro sono miei' chi vuole intendere, intenda
-Misfits: da una che si è sempre sentita una disadattata è il minimo, mi diverto ad essere disadattata come mi diverto ancora ad ascoltarli. Qui ci metto anche Danzig(la sua band) perché ho MOTHER che mi rompe i coglioni
Il resto un po' si vede dal blog e un po' dalla mia personalità.
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