#antigravità
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scienza-magia · 5 months ago
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Materia e antimateria repulsive e energia oscura
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Arrampicandosi sulle cime dello spaziotempo. Con l'antimateria è possibile fare a meno dell'energia oscura? I risultati ottenuti l’anno scorso al Cern con l’esperimento Alpha-g hanno dimostrato l’esistenza di attrazione gravitazionale fra materia e antimateria, mettendo così in crisi le teorie sull’antigravità. Ma uno studio pubblicato su Annalen der Physik da uno scienziato dell’Inaf, Massimo Villata, prova a concedere un’altra chance alla gravità repulsiva ipotizzando uno spaziotempo invertito.
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In primo piano, rappresentazione della curvatura dello spaziotempo in corrispondenza di grandi masse. Crediti: Esa/C. Carreau Complici gli exhibit di tanti festival scientifici, siamo ormai abituati a immaginare lo spaziotempo come un telo elastico punteggiato qua e là da avvallamenti, depressioni e pozzi, laddove un buco nero o qualche altro oggetto massiccio – interpretato di solito da una pesante biglia – ­lo affossa. Ma potrebbero esserci anche innalzamenti, nel tessuto dello spaziotempo? Picchi, rilievi e montagne? Forse sì, o almeno questa è l’opinione di chi ritiene che la gravità – un effetto, o meglio, una manifestazione, secondo la relatività generale, della curvatura dello spaziotempo – abbia anche una controparte repulsiva, una sorta di antigravità. Chi la eserciterebbe, questa repulsione? Cosa sarebbe in grado di “sollevarlo”, lo spaziotempo, invece d’affossarlo? Secondo alcuni fisici teorici, ad avere questa controintuitiva proprietà sarebbe qualcosa di ben noto e – per quanto non in abbondanza – presente ovunque attorno a noi: l’antimateria. E come funzionerebbe? Per rimanere nell’analogia del telo elastico, immaginiamo di poter guardare “da sotto” per vedere come apparirebbe l’altro lato del telo: in corrispondenza degli affossamenti vedremmo innalzamenti. E viceversa: laddove nello spaziotempo invertito un “anti buco nero” crea una profonda depressione, ecco che sul nostro versante d’universo ci ritroveremmo un picco. Vale a dire, una regione di spaziotempo che respinge tutto ciò che le si avvicina. Va detto che si tratta di ipotesi confinate nel regno della matematica (almeno per ora), ma se le cose stessero effettivamente così materia e antimateria potrebbero non subire una reciproca attrazione gravitazionale, anzi: si respingerebbero. Con alcuni gradevoli corollari. Per esempio, potremmo forse fare a meno dell’energia oscura, perché magari basterebbe questa repulsione a spiegare l’espansione dell’universo. E non avremmo più l’imbarazzante problema di dover giustificare la scomparsa dell’antimateria dopo il big bang, visto che si potrebbe ancora trovare in qualche regione del cosmo. Meraviglioso, no? C’è però almeno un problema: i dati sperimentali. Gli esperimenti condotti l’anno scorso al Cern dalla collaborazione Alpha, osservando il comportamento di atomi di anti-idrogeno in caduta libera, hanno dimostrato che materia e antimateria si attraggono, come previsto dal principio di equivalenza, e che l’antimateria è soggetta alla stessa accelerazione gravitazionale – o quasi – della materia ordinaria.
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Rappresentazione schematica delle due soluzioni proposte da Villata al conflitto tra la gravità CPT e i risultati dell’esperimento Alpha-g. Nel primo caso (a sinistra), la gravità repulsiva su larga scala sarebbe data dall’interazione con la materia PT-trasformata (e non con l’antimateria) in un universo dominato dalla materia. Nel secondo caso (a destra), l’intera CPT si conserva, dando luogo a una gravità repulsiva materia-antimateria. Ma la minuscola quantità di antimateria immersa nel nostro spazio-tempo non può essere PT-trasformata. Crediti: M. Villata, Annalen der Physik, 2024 Ma c’è chi non si dà per vinto: Massimo Villata, ricercatore associato all’Inaf di Torino da tempo impegnato nelle ricerche sulla gravità repulsiva, ha pubblicato lo scorso aprile su Annalen der Physik – la stessa rivista sulla quale uscirono nel 1905 i quattro articoli storici di Einstein, e nel 1916 quello celebre sulla relatività generale – uno studio, disponibile in open access, nel quale propone due soluzioni (vedi schema a fianco) per salvare l’ipotesi della gravità repulsiva nonostante i risultati ottenuti al Cern. Com’è possibile? I fisici della collaborazione Alpha avrebbero forse commesso qualche errore? «No, non credo che ci siano errori sperimentali», dice Villata a Media Inaf, «e quindi qui sulla Terra abbiamo attrazione tra una materia dominante e le minuscole briciole di antimateria che riusciamo a produrre. Posso sinceramente dire che me lo aspettavo, perché quell’esigua quantità di antimateria non può invertire il proprio spaziotempo, immersa com’è nel flusso temporale della pervasiva materia che la circonda. Sarebbe come gettare controcorrente una fogliolina in un fiume impetuoso e pretendere che possa risalire la corrente. Ma quel valore che trovano di 0.75 g (invece di 1 g), sebbene abbia una grande incertezza, potrebbe essere un indizio del tentativo della foglia di opporsi al fluire del fiume». Se qui sulla Terra non possiamo apprezzarne gli effetti, dove bisognerebbe dunque andare, per misurare sperimentalmente l’antigravità? In quale luogo dell’universo si nasconderebbe, tutta questa antimateria respingente? La risposta che s’incontra nell’articolo di Villata è quasi ovvia: se cerchiamo qualcosa che respinge la materia, conviene andare a vedere anzitutto là dove la materia non c’è, o quanto meno scarseggia. Luoghi del genere nell’universo esistono: si chiamano vuoti cosmici. «Sono regioni ben note ad astronomi e cosmologi, immense “bolle” nell’universo dove la materia è quasi assente», spiega Villata. «E manifestano un notevole effetto repulsivo sulle galassie che le circondano. Sarebbero “isole” di spaziotempo invertito, alternate nel cosmo alle isole di materia occupate dagli ammassi di galassie». Poiché dei vuoti cosmici, per lo meno di quelli più grandi dell’universo visibile, non solo sappiamo che esistono ma ne conosciamo anche la posizione in cielo, viene a questo punto naturale chiedersi perché non siamo mai riusciti a osservarla, tutta questa antimateria teoricamente in essi presente. «Non la vediamo», suggerisce Villata, «proprio perché emetterebbe radiazione cosiddetta “anticipata” (cioè l’altra soluzione delle equazioni di Maxwell nel vuoto, rispetto a quella della radiazione che ben conosciamo), per la quale non abbiamo (ancora) strumenti capaci di rivelarla. Basti pensare che i fotoni emessi dall’antimateria verrebbero nel nostro spaziotempo “percepiti” come fotoni emessi dal rivelatore per raggiungere l’anti-stella che li ha prodotti, cioè con un cammino spaziotemporale invertito. Quindi, là dove vediamo il buio nell’universo non sappiamo per ora dire se c’è il vuoto oppure antimateria». Per saperne di più: Leggi su Annalen der Physik l’articolo “Antimatter Gravity and the Results of the ALPHA-g Experiment”, di Massimo Villata Read the full article
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persa-tra-i-miei-pensieri · 4 months ago
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Mentre stavo sistemando il mio materiale per i lavoretti con il condizionatore acceso il cui motore mi teneva compagnia in sottofondo e una lampadina dalla luce fioca mi illuminava giusto la scrivania, la mia mente ha incominciato a viaggiare, mi sono immaginata nel 2050 ancora intenta a sistemare i brillantini a forma di stelline e pertanto scrivevo un diario di bordo:
Sono credo nel 2050 ormai ricordo che l'ultima volta in cui ho potuto vedere la luce del sole ero nella lontana estate del 2024, un'estate particolarmente afosa o almeno percepita come tale, sono ferma su questa sedia da quel giorno incollata a questa scrivania straripante ancora di brillantini, mi continuo a illudere di aver terminato questa missione ma poi continuando a scavare trovo sempre un intruso nascosto da imbustare separatamente.
Ricordo vagamente che quell'anno i terrestri sono stati costretti a fuggire dal Pianeta Terra perché a dispetto di tutti i pronostici fatti dagli scienziati la natura ha vinto sull'uomo, si è ripresa ogni cosa e all'uomo non è rimasto più neanche un angolo abitabile, ma non ci siamo estinti perché gli astronomi hanno scoperto un Pianeta simile almeno visivamente a quella che era la Terra e siamo stati prelevati in gruppi da 100 dalla navicella madre, ricordo ero nel gruppo 2273 e mi prelevarono ancora seduta a questa benedetta scrivania senza alcun preavviso. Questo Pianeta che abbiamo chiamato affettuosamente Nuova Terra è come ho detto poc'anzi simile alla Terra ma ahimè senza atmosfera pertanto non ci è mai concesso di uscire dalla nostra casa-navicella spaziale, ecco perché da quel giorno non ho mai smesso di portare a termine questa sistemazione, non c'è niente di meglio da poter fare, anche se tutti i membri delle navicelle del vicinato mi osservano dalle loro finestrelle come fossi un marziano, inoltre siamo chiusi dentro le nostre capsule singolarmente quindi non vedo i miei genitori da tutti questi anni, prima o poi troveranno un modo per permettere alle famiglie di ricongiungersi così ci hanno promesso dagli altoparlanti i superiori, per ora hanno preso questa decisione così drastica per evitare che l'ossigeno che riempie le singole capsule si esaurisca troppo velocemente per la quantità di persone a cui dover fronteggiare. Possiamo comunicare solo attraverso gli altoparlanti e una volta ogni tot giorni attraverso dei droni postini con lettere scritte a mano, è una sensazione strana affidare a un robot un oggetto che nel 2024 era considerato in disuso una lettera di carta, è una strana unione tra il passato e il futuro.
Comunque da quel giorno non avendo di meglio da poter fare ho continuato a sistemare gli oggetti insieme ai quali sono stata prelevata in quel pomeriggio di tanti anni fa, avevo questa scrivania piena di brillantini e ironia della sorte vedo sempre stelle grandi e piccole colorate o bianche e sono letteralmente nello spazio circondata da vere stelle che però non mi è possibile osservare da questa finestrella e i brillantini invece che diminuire sembrano aumentare giorno per giorno e notte per notte, perché non ho la minima idea se sia giorno o notte, è tutto sempre scuro, ho solo questa lampadina che illumina la scrivania con la sua luce fioca.
Per quanto riguarda l'alimentazione veniamo riforniti una volta ogni tanto di barrette nutrienti spaziali e bibite antigravità e il nostro organismo si è adattato a questo nuovo nutrimento tant'è che seppur la capsula sia dotata di una specie di bagno non lo usiamo quasi mai perché non ne sentiamo più la necessità.
Mi chiedo quando potremo tornare a quella che una volta consideravamo normalità o almeno a qualcosa di simile, certe volte mi domando se e quando finirò di sistemare questo tavolo cosa farò per passare il tempo e mi ritrovo a sperare che per quando concluderò i superiori avranno trovato un modo per farci tornare a vivere una quotidianità da poter chiamare tale.
Per il momento non ho altro con cui poter aggiornare chiunque leggerà questo diario, saluti dallo spazio ⭐
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newsnoshonline · 8 months ago
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La più grande mappa 3D del nostro universo potrebbe “capovolgere la cosmologia” Scoperta la mappa 3D più grande dell’universo: Impatto sulla cosmologia Sono trascorsi più di due decenni dalla scoperta dell’energia oscura. Gli scienziati, nonostante questo lasso di tempo, hanno ancora molto da imparare su questa sostanza enigmatica che costituisce il 70% dell’universo. Energia oscura: una forza misteriosa L’energia oscura potrebbe non essere una sostanza, ma una forza o una proprietà intrinseca dello spazio. Questo potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione, sfidando il modello standard della cosmologia. La svolta nell’evoluzione cosmica La più grande mappa 3D dell’universo potrebbe svelare che l’energia oscura, nota come “ipotetica forza antigravità”, evolve nel tempo anziché restare costante.
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allalfavincerho · 8 months ago
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a briga foi grande
georges lemaître è oggi considerato insieme ad edwin hubble il padre della teoria dell'espansione dell'universo (cui solo successivamente venne appioppato il nomignolo derisorio di "big bang" - grande botto - da fred hoyle, ma questa è un'altra storia...)
per farla breve, lemaître previde in un articolo pubblicato nel 1927 un universo in espansione deducendolo teoricamente dalla relatività generale di einstein. solo che nessuno leggeva gli articoli in francese - lemaître era belga e madrelingua francese - e così la sua previsione passò inizialmente inosservata. poi eddington, suo relatore di dottorato, gli suggerì di tradurre l'articolo in inglese, e così anche hubble ne venne a conoscenza, il quale nel frattempo - siamo nel 1929 - aveva pubblicato i suoi risultati osservativi sul redshift delle galassie, interpretabile con la sua legge di allontanamento delle medesime da noi.
in tutto ciò einstein si collocava, inizialmente, tra quelli che invece pensavano che l'universo fosse statico. però poi le osservazioni di hubble gli fanno cambiare idea: l'universo potrebbe espandersi, a ben vedere. e in realtà la sua stessa teoria lo prevede, ma lui l'aveva modificata "a mano", giungendo ad inserire forzosamente un termine nelle equazioni che ribilanciasse la forza di gravità, giacché chiunque comprende che una forza che agisce solo attrattivamente mal si concilia con un universo statico (ma einstein voleva proprio che l'universo risultasse statico): come dice il professor zabot, a bola cai por efeito da gravidade; ou sobe, se a gente lhe der velocidade: mas nunca pode ficar parada flutuando no ar [trad: la palla cade, per effetto della gravità; oppure sale, se le si dà velocità: ma non può restare ferma a fluttare a mezz'aria]
il prof è un grande istrione, alle volte: in questa lezione sulla teoria del big bang si lancia nella recita di un gustoso siparietto di fantasia tra einstein e lemaître (minuto 29:15):
o einstein olhou: puxa! a minha teoria da relatividade geral já previa que o universo não era estático… eu infiei na teoria esta constante cosmológica e eu estraguei tudo! isso foi o maior erro da minha vida… lemaître: calma aí einstein: na verdade é bem legal ter essa constante cosmológica na teoria porqué ter um pouquinho de antigravidade pode regular a velocidade de espanção do universo
[trad: einstein guarda e fa: caspita! la mia teoria della relatività generale già prevedeva che l'universo non è statico... io ci ho infilato 'sta costante cosmologica e ho rovinato tutto! è stato il più grande errore della mia vita
lemaître: einstein, calma! in realtà non è così male avere la costante cosmologica nella teoria: perché avere un pochino di antigravità può regolare la velocità di espansione dell'universo]
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zopf-siamo-polvere · 11 months ago
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30.
La mia stessa anima, sbeffeggiata da Dio, non è altro che un'erezione, la settima del giorno.
Pantaloni rossi Rupert, pantaloni rossi Rupert, telefono rosso telefono rosso telefono rosso.
Il parametro che avanza. Per un attimo persi la testa, sbandando contro l'insetto dai molti occhi, che con antigravità, tut -tut - tut - tut per la sua incapacità di rimanere sul soffitto senza cadere, e io ridevo in modo isterico. Figa.
Ho sospirato e ho sussurrato al mio copilota di cartone William Burroughs di regolare e impostare nuovamente il parametro, il quale, con l'allegria negli occhi, cliccò tutto ciò che era necessario… necessario. In realtà avevo già detto al copilota David Bowie, ma lui, come molte altre volte, se n'era dimenticato. come molte altre volte, se ne era dimenticato. È questo il problema delle foto.
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kon-igi · 2 years ago
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Ciao dok, mi spiace di non averti mai scritto prima e spero che lo sconforto dato dal dover precisare l'ovvio non ti faccia passare la voglia e il coinvolgimento con cui rispondi agli ask o scrivi di quel che succede nel mondo. Ho avuto per un attimo la stessa sensazione di quando in "tarda età", ma per fortuna non troppo tardi, ho capito di non aver detto abbastanza ai miei genitori quanto gli volessi bene. Sei stato più volte, per me e credo per molti altri lettori "silenti", una luce in momenti di profondo buio personale. Grazie di cuore per quello che fai.
Non sono quelle le cose che mi fanno passare la voglia di scrivere - semmai mi infastidisco perché credo che per essere più chiaro di così dovrei passare alle pitture rupestri - ma d'altro canto sono queste le cose che mi fanno continuare a scrivere.
Non i tuoi complimenti (di cui peraltro ti ringrazio di cuore) ma il fatto di avere uno scopo.
E non intendo un progetto celestiale in cui io raduno i miei seguaci per qualche nobile causa ma nel senso etimologico del verbo σκέπτομαι (skeptomai) inteso come guardare verso, scrutare... stiamo tutti quanti andando assieme nella stessa direzione, solo che molti non guardano.
Non è che io abbia chissà quale capacità predittiva od organizzativa e nemmeno mi sentirei a mio agio a ricoprire un ruolo di... di... mentore? Saggio della montagna? Stregone bianco col cavallo antigravità?
Però una cosa mi è sempre stata 'insegnata' fin da piccolo, una cosa che mi ha creato non pochi problemi, almeno finché non ho capito che era tutt'altro che una maledizione...
Sento sempre quello che provano le persone, anche se fanno di tutto per dissimulare o mostrarsi all'opposto.
Quando ero bambino si trattava di una cosa terribile perché soffrivo della dissonanza emotiva che i comportamenti contraddittori degli adulti mi scatenavano ma col passare degli anni ho compreso che la maturità anagrafica era una cosa che la maggior parte delle volte non andava di pari passo con la maturità emotiva.
La comprensione la ebbi a 11 anni, quando dopo una brutta storia di 'rivalità' tra bambini del quartiere, in modo più o meno indiretto (giuro) feci cadere il bullo testa di cazzo dalla cime di un albero e questo si ruppe entrambi i polsi. Potevo fregarmene e lasciare che se la strigassero gli adulti ma io invece andai a casa della madre per sapere come stava suo figlio e chiedere scusa.
Ricordo questa casa fredda, con pochi mobili, e la madre che sedeva da sola in cucina con lo sguardo perso... non era arrabbiata con me ma era come vedere una ragazzina abbandonata dalla famiglia nel corpo di un'adulta.
Percepii proprio la solitudine e stetti male per lei e insieme a lei.
Io chiesi comunque scusa e a distanza di quarant'anni posso ricordare le sue parole, così come sento ancora la colla della cornice del tavolo che grattavo con le unghie per l'imbarazzo...
'Sei un bambino ma ragioni proprio come un adulto'.
E io non capivo cosa volesse dire perché un adulto non avrebbe mai fatto cadere un bambino da un albero... non si sarebbe mai nemmeno fatto trascinare in una guerra a sassate per il predominio di 20 metri di strada sudicia!
Più tardi seppi il perché di quella sensazione che io avevo provato in modo quasi fisico... pochi mesi prima il padre di quello che vedevo solo come un bullo sadico si era impiccato al lampadario del salotto ed era stato trovato dalla madre che rientrava a casa col figlio da scuola.
Allora unii ciò che avevo sentito con quello che avevo saputo e da quel momento non ho più smesso.
Io, purtroppo, dietro la sicurezza, la caparbietà, il pavoneggiarsi, la rigidità, il bell'apparire, l'aggressività, la sbuffonaggine, la prorompenza seduttiva, io dietro a tutti questi atteggiamenti vedo sempre cosa vi manca e cosa state cercando.
Vedo l'esatto momento in cui avreste avuto bisogno di un abbraccio, di una parola di conforto, di uno sguardo fiero, di un cenno di orgoglio da chi nemmeno percepiva la vostra richiesta di validazione e di amore.
E non è una bella sensazione.
Questo è il motivo per cui non posso pensare di avere uno 'scopo' che riguardi solo il punto di arrivo in cui fissare il mio sguardo.
Quel padre che non sapeva se riconoscere il proprio figlio, quella donna che si è ammalata di tumore, quella ragazza con una sorella psichiatrica, quella figlia che voleva solo l'amore del padre violento, quella che non potrà più averlo perché il padre si è suicidato, la giovane mamma spaventata, l’uomo rimasto solo e quello a cui la malattia sta portando via tutto, la studentessa dubbiosa sulle sue scelte, la vittima di violenza, chi è stato abbandonato, licenziato, preso in giro, tradito e marginalizzato... 
Col cazzo che vado avanti se non state camminando con me. 
E in quest’ultima frase è racchiusa la forza della mia inconcludenza, spesso vana e ancora più spesso dolorosa ma è così che sento il mondo e farei un torto per primo a me stesso se per viaggiare più veloce dovessi viaggiare da solo.
Ci vediamo nella luce <3 
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fridagentileschi · 2 years ago
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Capelli sparati in aria ma il colletto della polo non si sposta di un millimetro Ci ha la polo antigravità? 😂😂😂😂😂🚀🚀🚀🚀🚀😂😂😂😂😂
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madgreecy · 5 years ago
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Questa è per le menti solitarie mosse dalle idee più varie
In autostrade interplanetarie
Che hanno scritto il tragitto sopra un diario
Abitano il corpo come un turista dentro uno stadio
Hanno l'etere nella botte e seguono luci fioche
Punti di repere nella notte
Cercaci laddove la fisica si contorce in antigravità
-XVI barre
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imisteridellavita · 4 years ago
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TR-3B è un velivolo triangolare che sfrutta la propulsione ad antigravità, e può essere alimentato da un piccolo reattore nucleare che fornisce l’energia al MFD o Magnetic Field Switch che genera interruzione della gravità. Questo velivolo sembra essere stato costruito con la nuova tecnologia aerospaziale progettata e creata dal CMITF (Complesso di tecnologia militare e industriale aerospaziale americano) che ha le sue radici nell’AREA 51 dei Black Project. 🇬🇧ENGLISH🇬🇧 TR-3B is a triangular aircraft that uses antigravity propulsion, and can be powered by a small nuclear reactor that supplies energy to the MFD or Magnetic Field Switch that generates gravity interruption. This aircraft appears to have been built with new aerospace technology designed and created by the CMITF (American Aerospace Military and Industrial Technology Complex) which has its roots in the Black Project AREA 51. #area51 #TR-3B #mfd #triangolare #blackproject #antigravity (presso area 51 Roswell,Nevada) https://www.instagram.com/p/CDvFfKJs4Cz/?igshid=13gah5vp1b6gd
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americacube · 6 years ago
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#cagata #antigravità (at Vigevano) https://www.instagram.com/p/Bn_W7_7gowE/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=9dx4alpg3pkc
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scienza-magia · 1 year ago
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Alla ricerca di una antigravità relativamente quantistica
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La strana storia dell’antigravità. Come la fissazione di un milionario per contrastare la forza che ci tiene a terra procurò finanziamenti a ricerche scientifiche più ampie e trascurate. Nei primi anni Sessanta diverse università statunitensi, tra cui la Emory University ad Atlanta, in Georgia, e la University of Tampa, in Florida, ricevettero cospicui finanziamenti e un monumento da un istituto di New Boston, nel New Hampshire: la Gravity Research Foundation. Su alcuni dei monumenti, lastre in pietra piantate all’esterno degli edifici, c’è ancora questa iscrizione: «È per ricordare agli studenti le benedizioni che arriveranno quando verrà scoperto un semi-isolante per sfruttare la gravità come potenza libera e ridurre gli incidenti aerei». Tra i moltissimi filantropi e finanziatori privati della ricerca scientifica statunitense nel Novecento il fondatore della Gravity Research Foundation, l’imprenditore Roger Babson, è ricordato come uno dei personaggi più bizzarri ed eccentrici. La sua storia è principalmente nota per la sua ossessione per l’antigravità, e cioè per la ricerca di un sistema che permettesse agli oggetti di essere liberi dalla forza di gravità, da lui considerata responsabile della morte di milioni di persone ogni anno in incidenti aerei e di altro tipo. La generosità di Babson è anche considerata un esempio storico significativo di interesse privato verso un’area della ricerca scientifica molto trascurata tra gli anni Quaranta e Sessanta. Come scritto dagli storici David Kaiser e Dean Rickles, mecenati come Babson e come l’imprenditore Agnew Bahnson non solo finanziarono la ricerca sulla gravità e sulla relatività generale in un momento in cui questo ambito riceveva scarso sostegno istituzionale, ma contribuirono concretamente a formare una comunità di ricerca.
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Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che già aveva provocato in Europa la chiusura di molti centri di ricerca sulla gravità, la ricerca di base finanziata con fondi pubblici negli Stati Uniti fu in larga parte guidata dagli interessi nazionali nella Guerra fredda e nella corsa verso lo Spazio. Si concentrò in particolare sulla fisica nucleare e sulla meccanica quantistica, a scapito di altre aree fondamentali della fisica: alla fine degli anni Quaranta nessuno dei principali dipartimenti di fisica delle università statunitensi includeva un corso sulla relatività generale. A partire dalla metà degli anni Sessanta un periodo di ripresa degli studi sulla gravità in Europa e negli Stati Uniti, definito da Kaiser e Rickles «rinascimento della relatività», coinvolse giovani ricercatori come Stephen Hawking e Roger Penrose (vincitore del Nobel per la fisica nel 2020), e portò a integrazioni fondamentali della teoria formulata decenni prima da Albert Einstein. Finanziamenti privati come quelli di Babson avevano contribuito intanto ad accrescere negli Stati Uniti un interesse per la ricerca sulla gravità in un momento in cui quell’interesse era minimo, sebbene Babson fosse interessato soprattutto a scoprire l’antigravità. Con “antigravità” si fa di solito riferimento a un fenomeno ipotetico che permetta a un oggetto di essere libero dalla forza di gravità senza doverne esercitare una contraria. Non è cioè considerata antigravitazionale l’assenza di peso sperimentata dagli astronauti nello Spazio, per esempio, né il bilanciamento della forza di gravità tramite qualche altra forza, come quella diretta verso l’alto che l’aria esercita sulle ali e sulla fusoliera di un aereo in volo (la portanza). Considerando che secondo la relatività generale la gravità è un effetto della curvatura spazio-tempo determinata dalla presenza di corpi dotati di massa, l’antigravità è considerata un fenomeno impossibile, se non in circostanze artificiose, ed è un concetto presente soprattutto nella fantascienza. Nel romanzo del 1901 I primi uomini sulla Luna, scritto da Herbert George Wells, lo scienziato Cavor scopre la formula per ottenere una sostanza, la “cavorite”, in grado di schermare la gravità (la stessa sostanza è peraltro presente anche nella serie a fumetti di Alan Moore La Lega degli Straordinari Gentlemen). Una sostanza con effetti simili, l’“inertron”, è presente nel racconto del 1928 Armageddon 2419 AD, scritto da Philip Francis Nowlan, l’autore di fantascienza statunitense che inventò il personaggio Buck Rogers, protagonista di popolari fumetti e serie televisive. Grazie all’inertron i personaggi del racconto sviluppano una sofisticata tecnologia aerea basata su una specie di levitazione. Dopo essersi laureato in ingegneria al Massachusetts Institute of Technology, Babson lavorò per qualche anno in una società di investimento e fondò nel 1904 un’azienda di analisi dei titoli finanziari e gestione degli investimenti che esiste ancora oggi (la Babson-United). Dopo essersi fatto una reputazione come analista per aver previsto il crollo del mercato azionario del 1929, scrisse decine di libri di consigli sugli investimenti e saggi su problemi economici e sociali. Il suo interesse laterale per la fisica e per la forza di gravità si concretizzò negli anni Quaranta, per ragioni in parte biografiche. Babson riteneva la forza di gravità responsabile della morte di sua sorella Edith e di un suo nipote, che erano entrambi annegati in due diversi incidenti. Lo raccontò in un saggio pubblicato nel 1948, intitolato Gravity – Our Enemy No. 1, in cui descrisse una sorta di rancore personale. Scrisse che sua sorella annegò in un lago, «incapace di combattere la Gravità, che salì, l’afferrò come un drago e la trascinò sul fondo». L’anno successivo attinse ai capitali messi da parte per fondare la Gravity Research Foundation, con l’idea di assegnare premi annuali in denaro per studi e ricerche in grado di migliorare la comprensione della forza di gravità.
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Il monumento della Gravity Research Foundation al Gordon College a Wenham, in Massachusetts (Elizabeth B. Thomsen/Wikimedia) Come raccontato da Kaiser e Rickles, il principale obiettivo di Babson era scoprire un qualche «isolante parziale, riflettore o assorbitore di gravità», o una qualche lega «i cui atomi possano essere agitati o riorganizzati dalla tensione gravitazionale per eliminare calore» o «la cui temperatura possa essere influenzata dalle onde gravitazionali». Spinto da questa ambizione, immaginò macchine a movimento perpetuo e altri sistemi assurdi per invertire o quantomeno ridurre la forza di gravità. Considerando la gravità responsabile anche di molti malanni fisici, brevettò una medicina da lui soprannominata «pillola della gravità», che avrebbe teoricamente dovuto alleviare i dolori alle gambe. Il suo impegno nella ricerca dell’antigravità era così noto che, secondo un articolo uscito su Time nel 1950, una grande azienda di scarpe gli offrì 100mila dollari – oggi più o meno equivalenti a un milione – per avere «qualcosa che potesse essere inserito nella suola delle scarpe per isolare la gravità», e diversi produttori di tappeti lo avvicinavano per cercare di avere informazioni su come sviluppare tappeti volanti. Nei pressi della Gravity Research Foundation Babson fondò anche un museo ornitologico con circa 5mila specie, il Thomas Edison Bird Museum. Gli diede il nome dell’imprenditore e suo amico Thomas Edison, che una volta gli aveva suggerito che gli uccelli erano come macchine volanti perché le loro ali probabilmente contenevano una sorta di assorbitore gravitazionale. L’obiettivo di Babson – che morì nel 1967, a 91 anni – non fu mai raggiunto, e lo scrittore e divulgatore scientifico Martin Gardner paragonò i suoi sforzi a pseudoscienze come la parapsicologia e la rabdomanzia. Tuttavia i finanziamenti dell’istituto favorirono una ripresa significativa degli studi sulla relatività. Tra gli anni Sessanta e Settanta, prima di pubblicare le sue ricerche più famose, Hawking vinse per sei volte il premio annuale di mille dollari assegnato dalla Gravity Research Foundation. Altri noti vincitori, oltre a lui e a Penrose, furono il fisico Freeman Dyson, il fisico Bryce DeWitt e l’astronomo Martin Rees. «Ciò che era iniziato come uno sforzo eccentrico diventò mainstream», scrisse nel 2014 il New York Times, citando la storia dell’istituto. Già alla fine degli anni Cinquanta la Gravity Research Foundation si era ormai fatta una reputazione di istituto rispettabile, mettendo da parte l’idea di controllare la gravità per concentrarsi sugli sforzi per studiarla e comprenderla. Alla prima conferenza annuale nel 1951 i partecipanti erano stati ventidue: nel 1958 furono 280. L’interesse per l’antigravità fu portato avanti dall’altro magnate citato da Kaiser e Rickles, più giovane di Babson: Bahnson, un membro del consiglio di amministrazione della fondazione, che aveva fatto fortuna nella produzione di macchine tessili. Collaborando con DeWitt e la moglie Cécile DeWitt-Morette, due dei più importanti fisici teorici della storia moderna, Bahnson fondò nel 1956 l’Institute of Field Physics alla University of North Carolina, Chapel Hill. Per gran parte della vita raccolse finanziamenti per conto dell’istituto, che intanto aveva ormai chiarito di non essere impegnato nella ricerca sull’antigravità. Lui continuò a manifestare quel suo interesse soltanto attraverso la fantascienza: nel suo libro del 1959 The Stars Are Too High raccontò la storia di tre uomini che si fingono alieni per mostrare al mondo un disco volante libero dalla forza di gravità da loro costruito, con l’obiettivo di allentare le tensioni politiche internazionali. Morì nel 1964, a 48 anni: in un incidente aereo. Le iscrizioni su alcuni dei monumenti che ancora oggi in diverse università statunitensi ricordano i finanziamenti ricevuti dalla Gravity Research Foundation non citano più «semi-isolanti antigravitazionali» e sforzi per ridurre gli incidenti aerei. Contengono tuttavia ancora un vago riferimento all’antigravità: «Serve a ricordare agli studenti le benedizioni che arriveranno quando la scienza determinerà cos’è la gravità, come funziona e come può essere controllata». La lastra che si trova al Colby College a Waterville, nel Maine, viene a volte rovesciata dagli studenti per scherzo, come segno ironico della forza di gravità. L’area in cui si trova quella della Tufts University a Medford, in Massachusetts, è invece utilizzata come luogo di una breve cerimonia informale. Gli studenti che ricevono il dottorato in cosmologia si inginocchiano mentre il relatore lascia cadere una mela sulla loro testa, per ricordare il racconto secondo cui Isaac Newton ebbe l’ispirazione per la legge di gravitazione universale quando una mela gli cadde in testa mentre si trovava nel giardino della sua tenuta a Colsterworth, in Inghilterra. Read the full article
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gonagaiworld · 6 years ago
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Con Alcor in pericolo, Actarus decide di entrare in azione di persona e combattere il disco mostro Daru Daru. L'arma finale sarà proprio il Raggio Antigravità. -- Vieni a trovarci su www.gonagaiworld.com by Go Nagai World
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sounds-right · 2 years ago
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GHIDO: ESCE "NEWTON"

Dal 3 giugno 2022 sarà disponibile in rotazione radiofonica “Newton” (Blackcandy Produzioni), il nuovo singolo di Ghido, già disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale dal 20 maggio. Il brano è il primo estratto dall’album “L’universo come piace a me”.
Il brano “Newton” è il singolo di punta del disco, che rappresenta di più l’artista. È uno dei primi lavori che ha realizzato con Squarta e Gabbo. Si può dire quindi l’inizio di un percorso, non a caso è la prima traccia dell’album.
Spiega l’artista a proposito del brano: “A volte gli occhi di una ragazza possono far crollare tutte le tue certezze e a quel punto forse si può star bene anche senza avere niente. Forse anche Newton soffriva di vertigini”.
Il video di “Newton” è stato girato e montato da Alessandra Pisani. I protagonisti sono Serena Scialanga e Manuel Cucina che hanno rappresentato al meglio il concetto del brano.
Guarda qui il videoclip: https://youtu.be/T5J0VOHo5mg
“L’universo come piace a me” è il primo progetto ufficiale di Ghido, un disco molto personale; infatti, ogni brano è autobiografico ed ha l’obiettivo di far vedere a chi ascolta, l’universo attraverso i suoi occhi con un buon bagaglio di malinconia e un pizzico di autoironia che non deve mai mancare. I brani sono 9, come i pianeti del Sistema Solare e ognuno di loro sono in armonia e ruotano intorno a due concetti fondamentali: nostalgia e libertà”
Il progetto è stato reso possibile in primis da Squarta e Gabbo che hanno lavorato a tutti gli arrangiamenti e curato anche il mix e il master. Alessandra Pisani e Serena Scialanga si sono occupate delle grafiche, dei video e dell’immagine dell’intero progetto con la loro passione e originalità; Lorenzo Genovese ha contribuito con la sua chitarra in molti pezzi del disco.
Spiega l’artista a proposito del disco: “Ho scritto questo album cercando di mettermi a nudo sperando che le mie parole possano rappresentarmi e far capire chi sono”.
Tracklist:
01 Newton (prod. Squarta e Gabbo)
02 Come piace a me (prod, Squarta e Gabbo)
03 Carnevale (prod, Squarta e Gabbo)
04 Vi aspetto su Marte (prod, Squarta e Gabbo)
05 Jessie e James (prod, Squarta e Gabbo)
06 ‘Namo dai
07 Antigravità
08 Come le balene (feat. Weet)
09 Niente di speciale
Biografia
Giordano in arte Ghido, ha 26 anni ed è nato a Roma. Quando si è trasferito con la sua famiglia fuori città si è avvicinato ancora di più alla musica iniziando con qualche mixtape fatto in casa. Gli è sempre piaciuto scrivere testi delle canzoni fin dalle medie e avendo sempre più bisogno di registrare con dei budget sempre più limitati ha iniziato a interessarsi alle basi della registrazione sia per necessità sia per passione ed è proprio grazie a questo che è capitato al RugbeatStudio dove ha conosciuto Squarta e Gabbo con i quali ha la fortuna di collaborare. Adesso il suo team è composto da Squarta e Gabbo appunto che si occupano degli arrangiamenti e del mix oltre che lo guidano con la loro esperienza, Alessandra Pisani e Serena Scialanga si occupano di foto, video e tutto ciò che c’è intorno alle grafiche. Il 20 maggio 2022 è uscito sulle piattaforme digitali l’album “L’universo come piace a me”.
“Newton” di Ghido è disponibile sulle piattaforme digitali dal 20 maggio 2022 e in rotazione radiofonica dal 3 giugno.
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djs-party-edm-italia · 2 years ago
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GHIDO: ESCE "NEWTON"

Dal 3 giugno 2022 sarà disponibile in rotazione radiofonica “Newton” (Blackcandy Produzioni), il nuovo singolo di Ghido, già disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale dal 20 maggio. Il brano è il primo estratto dall’album “L’universo come piace a me”.
Il brano “Newton” è il singolo di punta del disco, che rappresenta di più l’artista. È uno dei primi lavori che ha realizzato con Squarta e Gabbo. Si può dire quindi l’inizio di un percorso, non a caso è la prima traccia dell’album.
Spiega l’artista a proposito del brano: “A volte gli occhi di una ragazza possono far crollare tutte le tue certezze e a quel punto forse si può star bene anche senza avere niente. Forse anche Newton soffriva di vertigini”.
Il video di “Newton” è stato girato e montato da Alessandra Pisani. I protagonisti sono Serena Scialanga e Manuel Cucina che hanno rappresentato al meglio il concetto del brano.
Guarda qui il videoclip: https://youtu.be/T5J0VOHo5mg
“L’universo come piace a me” è il primo progetto ufficiale di Ghido, un disco molto personale; infatti, ogni brano è autobiografico ed ha l’obiettivo di far vedere a chi ascolta, l’universo attraverso i suoi occhi con un buon bagaglio di malinconia e un pizzico di autoironia che non deve mai mancare. I brani sono 9, come i pianeti del Sistema Solare e ognuno di loro sono in armonia e ruotano intorno a due concetti fondamentali: nostalgia e libertà”
Il progetto è stato reso possibile in primis da Squarta e Gabbo che hanno lavorato a tutti gli arrangiamenti e curato anche il mix e il master. Alessandra Pisani e Serena Scialanga si sono occupate delle grafiche, dei video e dell’immagine dell’intero progetto con la loro passione e originalità; Lorenzo Genovese ha contribuito con la sua chitarra in molti pezzi del disco.
Spiega l’artista a proposito del disco: “Ho scritto questo album cercando di mettermi a nudo sperando che le mie parole possano rappresentarmi e far capire chi sono”.
Tracklist:
01 Newton (prod. Squarta e Gabbo)
02 Come piace a me (prod, Squarta e Gabbo)
03 Carnevale (prod, Squarta e Gabbo)
04 Vi aspetto su Marte (prod, Squarta e Gabbo)
05 Jessie e James (prod, Squarta e Gabbo)
06 ‘Namo dai
07 Antigravità
08 Come le balene (feat. Weet)
09 Niente di speciale
Biografia
Giordano in arte Ghido, ha 26 anni ed è nato a Roma. Quando si è trasferito con la sua famiglia fuori città si è avvicinato ancora di più alla musica iniziando con qualche mixtape fatto in casa. Gli è sempre piaciuto scrivere testi delle canzoni fin dalle medie e avendo sempre più bisogno di registrare con dei budget sempre più limitati ha iniziato a interessarsi alle basi della registrazione sia per necessità sia per passione ed è proprio grazie a questo che è capitato al RugbeatStudio dove ha conosciuto Squarta e Gabbo con i quali ha la fortuna di collaborare. Adesso il suo team è composto da Squarta e Gabbo appunto che si occupano degli arrangiamenti e del mix oltre che lo guidano con la loro esperienza, Alessandra Pisani e Serena Scialanga si occupano di foto, video e tutto ciò che c’è intorno alle grafiche. Il 20 maggio 2022 è uscito sulle piattaforme digitali l’album “L’universo come piace a me”.
“Newton” di Ghido è disponibile sulle piattaforme digitali dal 20 maggio 2022 e in rotazione radiofonica dal 3 giugno.
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tarditardi · 2 years ago
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GHIDO: ESCE "NEWTON"

Dal 3 giugno 2022 sarà disponibile in rotazione radiofonica “Newton” (Blackcandy Produzioni), il nuovo singolo di Ghido, già disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale dal 20 maggio. Il brano è il primo estratto dall’album “L’universo come piace a me”.
Il brano “Newton” è il singolo di punta del disco, che rappresenta di più l’artista. È uno dei primi lavori che ha realizzato con Squarta e Gabbo. Si può dire quindi l’inizio di un percorso, non a caso è la prima traccia dell’album.
Spiega l’artista a proposito del brano: “A volte gli occhi di una ragazza possono far crollare tutte le tue certezze e a quel punto forse si può star bene anche senza avere niente. Forse anche Newton soffriva di vertigini”.
Il video di “Newton” è stato girato e montato da Alessandra Pisani. I protagonisti sono Serena Scialanga e Manuel Cucina che hanno rappresentato al meglio il concetto del brano.
Guarda qui il videoclip: https://youtu.be/T5J0VOHo5mg
“L’universo come piace a me” è il primo progetto ufficiale di Ghido, un disco molto personale; infatti, ogni brano è autobiografico ed ha l’obiettivo di far vedere a chi ascolta, l’universo attraverso i suoi occhi con un buon bagaglio di malinconia e un pizzico di autoironia che non deve mai mancare. I brani sono 9, come i pianeti del Sistema Solare e ognuno di loro sono in armonia e ruotano intorno a due concetti fondamentali: nostalgia e libertà”
Il progetto è stato reso possibile in primis da Squarta e Gabbo che hanno lavorato a tutti gli arrangiamenti e curato anche il mix e il master. Alessandra Pisani e Serena Scialanga si sono occupate delle grafiche, dei video e dell’immagine dell’intero progetto con la loro passione e originalità; Lorenzo Genovese ha contribuito con la sua chitarra in molti pezzi del disco.
Spiega l’artista a proposito del disco: “Ho scritto questo album cercando di mettermi a nudo sperando che le mie parole possano rappresentarmi e far capire chi sono”.
Tracklist:
01 Newton (prod. Squarta e Gabbo)
02 Come piace a me (prod, Squarta e Gabbo)
03 Carnevale (prod, Squarta e Gabbo)
04 Vi aspetto su Marte (prod, Squarta e Gabbo)
05 Jessie e James (prod, Squarta e Gabbo)
06 ‘Namo dai
07 Antigravità
08 Come le balene (feat. Weet)
09 Niente di speciale
Biografia
Giordano in arte Ghido, ha 26 anni ed è nato a Roma. Quando si è trasferito con la sua famiglia fuori città si è avvicinato ancora di più alla musica iniziando con qualche mixtape fatto in casa. Gli è sempre piaciuto scrivere testi delle canzoni fin dalle medie e avendo sempre più bisogno di registrare con dei budget sempre più limitati ha iniziato a interessarsi alle basi della registrazione sia per necessità sia per passione ed è proprio grazie a questo che è capitato al RugbeatStudio dove ha conosciuto Squarta e Gabbo con i quali ha la fortuna di collaborare. Adesso il suo team è composto da Squarta e Gabbo appunto che si occupano degli arrangiamenti e del mix oltre che lo guidano con la loro esperienza, Alessandra Pisani e Serena Scialanga si occupano di foto, video e tutto ciò che c’è intorno alle grafiche. Il 20 maggio 2022 è uscito sulle piattaforme digitali l’album “L’universo come piace a me”.
“Newton” di Ghido è disponibile sulle piattaforme digitali dal 20 maggio 2022 e in rotazione radiofonica dal 3 giugno.
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kon-igi · 3 years ago
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ANACORESI IMMUNITARIA
Ci sono i cinquantenni che sui gruppi whatsapp condividono figa, calcio e meme sulle mogli e poi c’è @salfadog che mi manda i dilemmi etici da dipanare.
Cosa penso di un giovane ragazzo che ha deciso di non vaccinarsi e quindi si è isolato dal resto del mondo ma ha paura di essere colpevolizzato se esternasse questa sua scelta al resto del mondo?
Gli sciocchi esemplificano, i saggi destrutturano, quindi vediamo se riesco ad arrivare in tempo alla prima luce del quinto giorno per impennare a Est col mio cavallo antigravità.
DIRITTO INVIOLABILE ALL’AUTODETERMINAZIONE
Se vedo una persona a cavalcioni del parapetto di un ponte con la faccia disperata, lo abbranco e lo salvo... perlomeno, lo salvo dall’ammazzarsi ma non certo dai motivi che lo hanno spinto a tentare il suicidio. 
Se un amico mi chiede di aiutarlo a morire, lo aiuto.
Per fortuna/purtroppo esiste quella che è chiamata LA SACRALITÀ DELLA VITA, un concetto che a discapito di quanto si creda, non è stato imposto dalla Chiesa Cattolica ma risale all’aspetto tribale della nostra società, dove ogni membro doveva essere sano e utile alla stessa salvaguardia del gruppo. In genere, il suicidio aveva un valore rituale di sacrificio per espiare una colpa riconosciuta, non certo quello di un gesto estremo di autodeterminazione nel volersi negare la vita.
Oggi la reciprocità tribale è venuta meno e ogni individuo è isola a sé, in un arcipelago di isole dove la navigazione è sempre incerta è difficile (ammesso che si voglia navigare). Ma arcipelago continua a rimanere.
Quindi sì, ognuno può e deve disporre della propria vita in modo autonomo e senza interferenze esterne, anche decidendo di non vaccinarsi.
Primo dilemma: se la mia libertà finisce dove comincia la tua, abbiamo gli strumenti cognitivi ed emotivi per individuare con precisione il confine?
REQUE E PROQUE
La reciprocità tribale aveva regole stringenti ben precise e l’unica differenza che oggi abbiamo nella sua trasformazione in reciprocità sociale è IL NUMERO dei membri della tribù: maggiore è il numero, maggiore è la probabilità che queste regole si allentino, siano soggette a interpretazione e che ogni membro di questa tribù allargata possa abiurare al patto sociale di mutuo soccorso in favore dell’individualismo. O semplicemente disconoscerne i meccanismi in entrambe le direzioni... non do nulla ma non voglio nulla.
Secondo dilemma: è davvero fattibile un isolamento sociale autarchico dove posso fare le mie scelte in totale autonomia senza che queste influenzino quelle degli altri?
SCELTE DISSONANTI
L’azione di credere e di agire secondo una propria convinzione è il basilare meccanismo grazie al quale ogni essere vivente riesce a trascinare il culo in questa valle di lacrime senza farselo troppo profanare dal fato ma le scelte che crediamo di fare in completa autonomia sono tutt’altro che di matrice personale. Esse sono plasmate e condizionate da OGNI EVENTO E DA OGNI ESPERIENZA che abbiamo fatto dal primo vagito di saluto al mondo: il cibo che abbiamo o non abbiamo mangiato, l’abbraccio dato o negato, i giochi, la scuola, i genitori, gli amici, gli amori, i nemici e persino le scarpe più o meno comode hanno concorso a restituirci un’immagine esperenziale della realtà con la quale noi interagiamo pieni di convinzioni.
Terzo dilemma: quanto è utile e perché muovere una critica a un comportamento ritenuto dissonante rispetto alle proprie convinzioni?
PAGINA 46, QUELLA DELLE (NON) SOLUZIONI
Disprezzare i no vax, soprattutto dopo due anni di tribolazione pandemica fatta di morte, paura e privazioni, è un qualcosa di molto umano e catartico ed è in linea con i neurofatti del nostro cervello animale che ci spingono a pensare che la nostra tribù sia migliore della loro, nelle motivazioni, nelle intenzioni e nelle finalità.
Detto questo, a fronte del fatto che è fisicamente impossibile vivere in modo eremitico separato dalla società, perché anche senza contatti e autosostentandosi in modo autarchico, stai comunque godendo dei frutti di chi bene o male evita che gli Spetz Natz o la Delta Force venga a infarcirti il culo nella tua baita sul Caradhras, trovo interessante come la voglia di additare chi non si allinea al proprio sommo pensiero sia spesso supportata da tesi sempre più dissonanti a propria volta man mano che la rabbia e la frustrazione del confonto salgono.
Ed è questa innegabile certezza dell’essere seduti dalla parte della ragione che rende tutto più difficile perché ai messaggi netti e dicotomici del governo (essendo istituzionali non si potevano permettere un messaggio dubbioso) sono seguite le discussioni dei singoli, che invece potevano farsi pervadere dal dubbio della sacrosanta messa in discussione delle certezze ereditate.
In conclusione, provo dispiacere per chi si aggrappa a una realtà fatta di complotti, sostanze tossiche, manipolazioni e poteri nascosti ma siamo un grumo di colesterolo percorso da deboli scariche elettriche e portato in giro da un apparato locomotore di calcio e carbonio, quindi ci fa sentire vivi pensare che ciò che ci capita abbia un evil master of puppets da scovare. 
Non sono migliore di loro, solo più fortunato nell’aver avuto molti dubbi, voglia e curiosità di chiarirli, strumenti per farlo e persone che mi consolassero nell’inevitabile continuo fallimento. 
Perché la felicità non è nella certezza acquisita di verità ma nella sua mutaforme espressione di rinnovamento.
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