#anatomia umana
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veggiechannel · 1 year ago
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Anatomia, storia e benefici di una dieta vegetale. Un'analisi dettagliata che esplora le nostre radici frugivore e perché una dieta basata sui vegetali potrebbe essere la chiave per una vita sana e un pianeta più sostenibile.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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"Tutte le civiltà sono per loro stessa natura «orientate verso le cose», e il principale problema della loro stabilità consiste nell'escogitare nuove equazioni fra l'impulso di ammassare cose e l'impulso di sbarazzarcene. Ma le cose hanno un loro modo di insinuarsi in ogni vita umana. Alcuni attraggono più cose di altri, ma nessuno, per quanto mobile, è senza cose. Uno scimpanzé usa pietre e bastoni come strumenti, ma non ha beni da custodire. L'uomo sì. E le cose a cui si affeziona di più non servono a nessuna funzione utile. Sono, invece, simboli, o ancore emotive. La domanda che vorrei fare (senza essere necessariamente in grado di rispondervi) è: «Perché i veri tesori dell'uomo sono inutili?»."
-Bruce Chatwin, "Anatomia dell'irrequietezza"
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perfectlysassypoetry · 2 years ago
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Nel 1801 il professor Francesco Boi, docente di anatomia umana nelle Facoltà di Medicina e di Chirurgia (all'epoca ancora divise in due corsi) dell'ateneo cagliaritano, chiese e ottenne dal viceré di Sardegna Carlo Felice di Savoia, il permesso di recarsi in viaggio di studio per approfondire e affinare le sue conoscenze.
Si recò dunque nelle città italiane sedi delle più prestigiose facoltà di medicina, tra le quali Pavia e Pisa. A Firenze ebbe modo di frequentare il Gabinetto Anatomico dell'arcispedale di Santa Maria Nuova, diretto dal professor Paolo Mascagni, illustre anatomista dell'epoca. Dall'esperienza fiorentina nacquero le famose cere anatomiche, che l'artista Clemente Susini tra il 1803 e il 1805, nel laboratorio di ceroplastica del Museo della Specola, modellò sulla base delle dissezioni su cadaveri praticate dal Boi.
Nel 1805 le cere arrivarono a Cagliari, acquistate da Carlo Felice per il suo museo di antichità e storia naturale, ospitato nel Palazzo Reale.[2]
Entrate in possesso dell'università, le cere anatomiche vennero trasferite nel 1858 a Palazzo Belgrano, sede dell'ateneo, e affidate in custodia al docente di anatomia[3]. Nel 1923 sono nuovamente spostate, questa volta all'interno del nuovo Istituto di Anatomia, in via Porcell.
La raccolta delle cere del Susini negli anni '60 fu riparata personalmente dal direttore dell'istituto di Anatomia umana Luigi Cattaneo e riportate all'antico splendore [4]. Nel 1964, prima di lasciare Cagliari per Bologna, Cattaneo curò la preparazione della prima edizione del catalogo delle cere anatomiche cagliaritane, poi pubblicato nel 1970 dall'Editore Sansoni.[5]
Nel 1991 per l'interessamento del curatore della collezione, il professor Alessandro Lodovico Riva e del rettore dell'Università, il professor Duilio Casula, le cere del Susini vengono collocate in esposizione permanente nella "Sala pentagonale" della Cittadella dei musei, in piazza Arsenale.
Nel 2010 alcune fotografie delle cere cagliaritane sono state scelte per un atlante di anatomia umana russo[6].
Parte della collezione di cere compare nel film del regista Enrico Pau L'Accabadora, del 2015.[7]
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micro961 · 29 days ago
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Luca Amoroso - Il nuovo album “Gli Angeli Torneranno A Prenderci”
Il delicato rapporto fra gli uomini e le loro religioni
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L’eclettico e prolifico musicista e cantautore Luca Amoroso pubblica il suo nuovo album “Gli Angeli Torneranno A Prenderci”, disponibile dal 4 ottobre 2024 sugli stores digitali. I temi centrali sono il rapporto degli esseri umani con le religioni e le guerre combattute a loro nome: questi conflitti hanno come conseguenza la distruzione degli ideali e dell’anima di ognuno. L’album è un viaggio verso la morte e la rinascita, influenzato dalla Bibbia e dalle sue passioni positive e negative, che indeboliscono lo spirito. Coloro che si salveranno dall’Apocalisse verranno salvati all’ultimo dagli Angeli: da questa affermazione, il titolo! Un viaggio spirituale ed autentico, pronto a fare breccia nel cuore degli ascoltatori con le sue brillanti undici tracce.
Ascolta l’album
Track by track
CROCIFIGGETEMI: l’album ha inizio, la storia prende inizio dal rituale della Crocifissione, evento cardine della Bibbia, inteso come sofferenza e rinascita. Dopo il grande dolore provato, è il momento della resurrezione fisica e spirituale.
GLI STESSI GIORNI: dopo la resurrezione serve una guida, altrimenti lo spirito umano ha l’abitudine di farsi incatenare nelle solite routine che finiscono per chiuderlo in un recinto. A quel punto si costruisce un monumento al dolore ed è difficile uscirne. Sono proprio questi “gli stessi giorni”, tutti uguali e di sofferenza, sperando di riuscire a rompere il lucchetto del recinto.
VECCHI CORI BARBARI: l’anima riesce ad uscire dal recinto e comincia a vivere di nuovo facendo delle cose belle che appartenevano alla vecchia vita, prima che il dolore e la tristezza la colpisse.
I MIEI ULTIMI DUE PACCHETTI DI MUNIZIONI: in questa fase del viaggio l’anima si rimette in contatto con il suo angelo custode e riesce a dialogare con Dio, che mostra all’anima la terra che ha inesorabilmente avviato il suo processo di distruzione a causa degli abitanti e l’anima ricorda con malinconia alcuni episodi della sua vita affettiva. L’anima ha un passo in più rispetto alle persone, in quanto lei già si è purificata attraverso la “Crocifissione”.
DOLORE, COMPRENSIONE E SANGUE: vera e propria anatomia dell’episodio biblico avvenuto sul monte Golgota, vi salì Ges�� per essere crocifisso accanto a due peccatori. La canzone evidenzia come anche nel dolore e nel peccato esista sempre un riscatto. Chi nega a se stesso il riscatto, ha finito per diventare un serpente, simbolo del Diavolo, mentre chi ci concede al perdono, sale nei cieli come Gesù nella pace e nella grazia.
NON STACCATE I MIEI PETALI: la canzone rappresenta un importante scorcio sull’infanzia umana. In questa casa un’infanzia felice che nel tempo è diventata tragica. A questo punto si ricorda con gioia un passato che non tornerà più e si riflette sul presente, improntato sulla malinconia dell’esistenza.
L’INFERNO È VUOTO: la canzone parla degli eventi successivi alla morte di Gesù. Le persone che lo amavano lo hanno atteso ai piedi della croce per poi prenderne delicatamente il corpo. Alla stessa maniera l’anima prega affinché al momento della sua dipartita le persone amate saranno ai piedi della croce intente ad accudire e a baciare il corpo di chi ha sofferto.
IL TUO ROSSETTO SUL PARABREZZA: in questo punto dell’album si analizza quello che è l’amore tossico. I due protagonisti non fanno altro che litigare e farsi del male in quanto questo amore non può funzionare, ma non se ne rendono conto fino alla dipartita di uno dei due componenti. Nella canzone viene a mancare una figura femminile, che è al centro dell’amore tossico tra due persone. A volte facciamo fatica a comprendere, serve un evento cardine per farci capire l’entità delle cose.
LA LAMENTELA DELLE QUATTRO E UN QUARTO: la canzone tratta il tema del tradimento e di tutte quelle paure che ne scaturiscono da esso. Il tradimento è un tema fondamentale che troviamo sin dai miti antichi e nella Bibbia. Il tradimento assume diverse sfumature, nella canzone ad essere tradita è una donna, che affronta le sue paure ricercando nella sua mente elementi che possano aiutarla a confutare la sua ansia, ma che trova solo ombre di conferme e ulteriori paure ed insicurezza. Alla fine del tradimento si rimane senza forze o autostima in se stessi e negli altri, in quanto si verificano dei sospetti oppure ci si rende conto di aver sopravvalutato e dato troppo ad una persona che non lo meritava. Ricollegandoci alla metafora della Bibbia, questo ci ricorda il caso di Giuda.
A CUMA: prima dell’ultimo capitolo, si riflette sulla dipartita delle persone ed esseri viventi che amiamo. Anche se non ci sono più ci accompagneranno per sempre nelle nostre vite terrene, sotto altre spoglie, quelle spirituali. La canzone è un epicedio per un cane che si chiama Cuma, che è venuto a mancare.
APOCALISSE 18:33: la chiusura dell’album. Alla fine del percorso che affronta i temi spirituali e biblici si chiude l’album come si chiude la Bibbia: con l’Apocalisse. Le lezioni e gli esempi vissuti sono stati consegnati al mondo. Chi ha colto gli insegnamenti resusciterà, chi si rifiuta di coglierli rimarrà per sempre vittima dell’apocalisse spirituale e terrena.
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lemaclinic · 2 months ago
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Gli esseri umani hanno tipicamente 12 molari, compresi 4 denti del giudizio. Questi denti sono fondamentali per macinare il cibo e aiutare nella digestione. Mantieni il tuo sorriso sano! Ti sei mai chiesto quanti molari si nascondono nella tua bocca? Questi denti essenziali giocano un ruolo cruciale nella masticazione e nella digestione, eppure molti di noi trascurano la loro importanza. In questa esplorazione, scopriremo l'affascinante anatomia dei nostri molari, il loro numero e la loro importanza per la nostra salute dentale. Introduzione ai Molari I molari svolgono un ruolo cruciale nella nostra salute dentale e nella digestione generale. Questi denti grandi e piatti, situati nella parte posteriore della bocca, sono specificamente progettati per macinare e masticare il cibo. A differenza di altri tipi di denti, i molari hanno una superficie ampia con più cuspidi, permettendoci di scomporre efficacemente particelle alimentari complesse. Comprendere l'importanza e la funzionalità dei molari può aiutare le persone a mantenere una migliore igiene orale e a prendere decisioni consapevoli sulla loro cura dentale. Tipi di Molari nella Dentizione Umana Gli esseri umani hanno tipicamente tre tipi di molari, ciascuno con uno scopo specifico nel processo di masticazione. Questi molari variano per forma, dimensione e numero. I tipi includono: Primi Molari: Questi sono di solito i molari più grandi e forti, situati immediatamente dietro i premolari. Eruzione intorno ai sei anni, sono essenziali per la macinazione efficace del cibo. Secondi Molari: Questi molari compaiono intorno ai dodici anni e aiutano a continuare il processo di macinazione. Sono leggermente più piccoli dei primi molari, ma svolgono un ruolo simile nella digestione del cibo. Terzi Molari (Denti del Giudizio): Questi molari di solito emergono nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, intorno ai 17-25 anni. Spesso vengono rimossi a causa di problemi di spazio o impattamento, poiché molte persone non hanno abbastanza spazio nella bocca per questi denti aggiuntivi. Ogni tipo di molare contribuisce al complesso processo di masticazione e scomposizione del cibo, sottolineando la loro importanza nella dentizione umana. Numero di Molari nella Dentizione Adulta Gli adulti hanno tipicamente un totale di 12 molari nel loro arco dentale. Questi molari sono posizionati nella parte posteriore della bocca e sono essenziali per una masticazione e macinazione efficace del cibo. I molari sono divisi in tre tipi: primi molari, secondi molari e terzi molari (spesso chiamati denti del giudizio). Ecco una suddivisione del numero di molari: Tipo di MolareQuantitàPrimi Molari2Secondi Molari2Terzi Molari (Denti del Giudizio)2 I molari compaiono in coppie nelle mascelle superiore e inferiore. In totale, questo significa che la maggior parte degli adulti ha 6 molari nella parte superiore (3 su ciascun lato) e 6 nella parte inferiore (di nuovo, 3 su ciascun lato). Tuttavia, la presenza dei denti del giudizio varia; alcune persone possono averli rimossi a causa di impattamento o altri problemi dentali. Il Ruolo dei Molari nella Masticazione e Macinazione del Cibo I molari svolgono un ruolo cruciale nel processo digestivo. Sono progettati per masticare e macinare il cibo in pezzi più piccoli, rendendo più facile per il sistema digestivo elaborare i nutrienti. Le loro superfici ampie e piatte, dotate di più cuspidi, facilitano una macinazione efficace, a differenza di altri tipi di denti. FunzioneImportanzaMasticazioneRende il cibo più facile da deglutire e digerireMacinazioneRiduce le strutture alimentari complesse in pezzi più piccoliElaborazione del Cibo MistoCollabora con la saliva per facilitare la scomposizione enzimatica Senza denti molari sani, le persone possono avere difficoltà a masticare correttamente, portando a problemi di digestione e potenziali carenze nutrizionali. Pertanto, mantenere la salute dei molari è essenziale per il benessere generale.
Sviluppo e Eruzione dei Molari Lo sviluppo e l'eruzione dei molari è un processo affascinante che inizia presto nella vita. I molari sono i denti grandi e piatti situati nella parte posteriore della bocca e svolgono un ruolo cruciale nella macinazione del cibo per la digestione. Il primo set di molari, noti come molari primari o da latte, di solito erompe tra i 13 e i 19 mesi. Questi molari da latte alla fine cadranno e saranno sostituiti da molari permanenti. I molari permanenti iniziano generalmente a erompere intorno ai sei anni. Questo primo set di molari permanenti è spesso chiamato molari dei sei anni. Man mano che i bambini continuano a crescere, le loro bocche si sviluppano ulteriormente, consentendo l'eruzione di ulteriori molari, inclusi i secondi molari intorno ai 12 anni e i terzi molari, comunemente noti come denti del giudizio, che emergono nella tarda adolescenza o nella prima età adulta. Sapere quando questi denti di solito erompano può aiutare i genitori e i caregiver a monitorare lo sviluppo dentale del proprio bambino. Problemi Dentali Comuni Relativi ai Molari I molari sono fondamentali per una corretta masticazione e per la salute orale complessiva, ma possono anche affrontare vari problemi dentali. Ecco alcuni problemi comuni associati ai molari: Cariessa: I molari hanno molte scanalature e cavità, rendendoli soggetti a carie. Controlli dentali regolari e una corretta igiene orale possono aiutare a prevenire le carie. Impattamento: I denti del giudizio spesso si impattano, il che significa che non emergono completamente attraverso le gengive. Questo può portare a dolore e richiedere un'estrazione chirurgica. Malattia Gengivale: L'area attorno ai molari può essere difficile da pulire, rendendoli vulnerabili alla malattia gengivale. Mantenere buone abitudini di spazzolamento e utilizzo del filo interdentale è essenziale per prevenire questa condizione. Fessure e fratture: Le forze di masticazione elevate possono causare fessure nei molari, che possono richiedere un trattamento restaurativo per preservare la salute del dente. Essere consapevoli di questi problemi può incoraggiare le persone a cercare cure dental regolari e mantenere i propri molari in buone condizioni. 1. Quanti molari hanno tipicamente gli adulti? Gli adulti hanno generalmente 12 molari, che includono 6 molari superiori (mascellari) e 6 molari inferiori (mandibolari). 2. A che età di solito emergono i molari nei bambini? Nei bambini, i primi molari emergono solitamente intorno ai 6 anni, seguiti dai secondi molari intorno ai 12 anni e i terzi molari (denti del giudizio) emergono solitamente tra i 17 e i 25 anni. 3. Qual è lo scopo dei molari nella bocca umana? I molari sono progettati per macinare e masticare il cibo, il che li rende essenziali per una corretta digestione e nutrizione. 4. Alcune persone possono avere meno di 12 molari? Sì, alcune persone potrebbero avere meno di 12 molari a causa di fattori genetici, estrazioni dentarie o problemi di sviluppo che influenzano la crescita dei denti. 5. Cosa succede se i molari vengono persi o devono essere estratti? Se i molari vengono persi o estratti, possono verificarsi difficoltà nella masticazione, disallineamento dei denti rimanenti e altri problemi dentali. I dentisti spesso raccomandano trattamenti come ponti, protesi o impianti per sostituire i molari persi.
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daniela--anna · 6 months ago
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#sapeviche💡 Gray's Anatomy, contrariamente a ciò che pensa la maggioranza, non è solo il titolo di una serie televisiva ma è soprattutto il trattato
"L'Anatomia del Gray" (Gray's Anatomy, nell'originale inglese), cioè un manuale medico-chirurgico di anatomia umana normale, scritto in origine dal chirurgo e anatomista inglese Henry Gray e illustrato dal suo collega Henry Vandyke Carter, anch'egli medico anatomista.
Fu pubblicato per la prima volta nel Regno Unito nel 1858 col titolo Gray's Anatomy: Descriptive and Surgical.
L'anno seguente fu pubblicato anche negli Stati Uniti.
Il trattato, tra i classici per lo studio dell'anatomia umana, è stato continuato, rielaborato ed aggiornato, nel tempo, da diversi curatori ed è stato anche arricchito di riferimenti funzionali e patologici,
ma resta tutt'oggi una basilare opera medico/scientifica di grande valore pratico e didattico.
Nelle ultime edizioni l'opera è stata riproposta con un taglio topografico.
E anche in un formato
più breve (student) adatta alle lauree sanitarie triennali.
Il 26 settembre 2008 il suo lavoro è giunto alla quarantesima edizione (britannica). L'opera ha così compiuto 150 anni di ininterrotta pubblicazione.
#storia #cultura
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emilioalessioloiacono · 11 months ago
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amigayaps · 1 year ago
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Nonostante i ripetuti appelli dei Board Sanitari degli US, che reclamano l’inclusione delle persone LGBTQIA+, nell’ottica di una reale Medicina e Infermieristica di Genere, le disparità di salute sono ancora presenti ed evidenti anche per l'invisibilità dei corpi LGBTQIA+ nei libri di Anatomia e Fisiologia:
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S8755722321000934?via%3Dihub
"Il presente studio, che vogliamo porre all’attenzione dei lettori, si interroga sulla qualità della formazione in ambito di Medicina di Genere LGBTQIA+, e in particolar modo per la formazione in Infermieristica di Genere. Attraverso l’analisi e il confronto dei libri di testo di Anatomia e Fisiologia Umana adottati dalle più prestigiose facoltà americane, emerge come al loro interno tematiche quali sesso, genere e sessualità umana siano contemplati esclusivamente come binari, biologicamente predeterminati, eteronormati ed inoltre presentati in un’ottica profondamente androcentrica per struttura dei testi e per le immagini adottate. Non mancano, inoltre, inflessioni di stereotipi di genere nella descrizione degli argomenti citati, così come gli unici riferimenti alle persone LGBTQIA+, laddoe presenti, siano inseriti in contesti patologgizzanti (anormalità dei corpi, MST).
Sono palesi le omissioni riguardo le persone LGBTQIA+, riguardo la rappresentazione dei corpi e dei desideri di sessualità umana, come se una visione esclusivamente binaria ed eteronormata fossero le uniche epistemiche alternative possibili della realtà.
In realtà i corpi che non sono né scritti né rappresentati, possono essere cancellati come se non esistessero. Il linguaggio, sia visivo che parlato, è considerato uno dei fondamenti più trascurati della pratica sanitaria competente, legittima eredità di un sistema di formazione trapassato che non vuole guardare alle differenze di sesso, orientamento sessuale e genere, che giustifica ancora la cura e l’assistenza sanitaria con l’uguaglianza per tutt*, piuttosto che con l’equità per tutt*, demandando l’operato di ogni professionista ad un puro esercizio di empatia piuttosto che alla creazione di competenze culturali."
#anatomia #Fisiologia #libri #Infermieristica #Medicina #LGBTQIA #amigay #Invisibile
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Macerata: un “Simposio Anatomico Inverso” per la chiusura della mostra “Metamorfosi”
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Macerata: un “Simposio Anatomico Inverso” per la chiusura della mostra “Metamorfosi” Nella giornata di venerdì 14 aprile, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, a Palazzo Buonaccorsi, in occasione della chiusura della mostra Metamorfosi di Paola Tassetti, vincitrice del Premio Pannaggi / Nuova Generazione 2022 , prevista per domenica 16 aprile, è in programma un talk con l’artista, un'esperienza di residenza aperta e partecipata, un “Simposio Anatomico Inverso” di paesaggi interiori, anatomia, intimità umana e botanica. Un "laboratorio conviviale", banchetto solenne tra botanica e anatomia come celebrazione della coesistenza di due mondi, quello antropico da una parte e quello organico dall’altra, mettendo così in evidenza i paesaggi della psiche tradotti in maschere di anatomia, rituali e piante.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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seideegiapulp · 6 years ago
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— Erich Fromm, Anatomia della distruttività umana (1973)
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sibilla27vane · 3 years ago
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Questa soluzione estrema al problema dell'esistenza umana è preclusa alla persona media. Eppure in quasi tutti i sistemi sociali, compreso il nostro, persino chi è confinato ai più infimi gradini sociali può avere controllo su qualcuno che è soggetto al suo potere. Ci sono sempre dei bambini, delle mogli, dei cani adatti allo scopo; o persone inermi, come i detenuti delle prigioni, i pazienti degli ospedali se non sono abbienti (e soprattutto i malati di mente), gli allievi delle scuole, i membri delle burocrazie civili. E' la struttura sociale a determinare in quale misura è controllato o limitato il potere effettivo dei superiori in ciascuno di questi casi e la possibilità di soddisfazione sadica che ne può scaturire. A prescindere da tutte queste situazioni, le minoranze religiose e razziali, proprio perché inermi, offrono ampie opportunità di soddisfazione sadica persino per il membro più povero della maggioranza. Il sadismo è una delle risposte al problema di nascere uomo, in assenza di alternative migliori. L'esperienza di controllo assoluto su un altro essere, di onnipotenza per quanto lo (o la) riguarda, crea l'illusione di trascendere i limiti dell'esistenza umana, particolarmente per coloro che conducono una vita squallida e improduttiva.
Erich Fromm - Anatomia della distruttività umana
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fuoridalcloro · 3 years ago
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“La verità è che tutte le passioni umane, sia «buone» sia «cattive», possono essere intese soltanto come il tentativo di un individuo di dare un senso alla propria vita, di trascendere le pure e semplici esigenze di sussistenza. Un cambiamento di personalità è possibile soltanto se egli è in grado di «convertirsi»: di trovare cioè un modo nuovo di dare un senso all'esistenza, mobilitando le passioni-che-incoraggiano-la-vita, sperimentando così un senso di vitalità e integrazione superiori a quelli che aveva prima”.
Erich Fromm -  Anatomia della distruttività umana
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rideretremando · 3 years ago
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"Ci sono almeno tre tentativi di area freudo-marxista che, dagli anni '30, hanno tentato di delineare il quadro social-psicologico che contribuisce alla crisi della democrazia e all'avvento dell'autoritarismo e del totalitarismo: "Psicologia di massa del fascismo" di W. Reich, "La Personalità autoritaria" dell'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, "Anatomia della distruttività umana" di E. Fromm. Adorno ha anche scritto un testo breve "Aspetti del nuovo radicalismo di destra". Poi c'è il famoso testo di Eco sull'Ur-Fascismo."
Marco Maurizi
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lemaclinic · 2 months ago
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Gli esseri umani hanno tipicamente 12 molari, compresi 4 denti del giudizio. Questi denti sono fondamentali per macinare il cibo e aiutare nella digestione. Mantieni il tuo sorriso sano! Ti sei mai chiesto quanti molari si nascondono nella tua bocca? Questi denti essenziali giocano un ruolo cruciale nella masticazione e nella digestione, eppure molti di noi trascurano la loro importanza. In questa esplorazione, scopriremo l'affascinante anatomia dei nostri molari, il loro numero e la loro importanza per la nostra salute dentale. Introduzione ai Molari I molari svolgono un ruolo cruciale nella nostra salute dentale e nella digestione generale. Questi denti grandi e piatti, situati nella parte posteriore della bocca, sono specificamente progettati per macinare e masticare il cibo. A differenza di altri tipi di denti, i molari hanno una superficie ampia con più cuspidi, permettendoci di scomporre efficacemente particelle alimentari complesse. Comprendere l'importanza e la funzionalità dei molari può aiutare le persone a mantenere una migliore igiene orale e a prendere decisioni consapevoli sulla loro cura dentale. Tipi di Molari nella Dentizione Umana Gli esseri umani hanno tipicamente tre tipi di molari, ciascuno con uno scopo specifico nel processo di masticazione. Questi molari variano per forma, dimensione e numero. I tipi includono: Primi Molari: Questi sono di solito i molari più grandi e forti, situati immediatamente dietro i premolari. Eruzione intorno ai sei anni, sono essenziali per la macinazione efficace del cibo. Secondi Molari: Questi molari compaiono intorno ai dodici anni e aiutano a continuare il processo di macinazione. Sono leggermente più piccoli dei primi molari, ma svolgono un ruolo simile nella digestione del cibo. Terzi Molari (Denti del Giudizio): Questi molari di solito emergono nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, intorno ai 17-25 anni. Spesso vengono rimossi a causa di problemi di spazio o impattamento, poiché molte persone non hanno abbastanza spazio nella bocca per questi denti aggiuntivi. Ogni tipo di molare contribuisce al complesso processo di masticazione e scomposizione del cibo, sottolineando la loro importanza nella dentizione umana. Numero di Molari nella Dentizione Adulta Gli adulti hanno tipicamente un totale di 12 molari nel loro arco dentale. Questi molari sono posizionati nella parte posteriore della bocca e sono essenziali per una masticazione e macinazione efficace del cibo. I molari sono divisi in tre tipi: primi molari, secondi molari e terzi molari (spesso chiamati denti del giudizio). Ecco una suddivisione del numero di molari: Tipo di MolareQuantitàPrimi Molari2Secondi Molari2Terzi Molari (Denti del Giudizio)2 I molari compaiono in coppie nelle mascelle superiore e inferiore. In totale, questo significa che la maggior parte degli adulti ha 6 molari nella parte superiore (3 su ciascun lato) e 6 nella parte inferiore (di nuovo, 3 su ciascun lato). Tuttavia, la presenza dei denti del giudizio varia; alcune persone possono averli rimossi a causa di impattamento o altri problemi dentali. Il Ruolo dei Molari nella Masticazione e Macinazione del Cibo I molari svolgono un ruolo cruciale nel processo digestivo. Sono progettati per masticare e macinare il cibo in pezzi più piccoli, rendendo più facile per il sistema digestivo elaborare i nutrienti. Le loro superfici ampie e piatte, dotate di più cuspidi, facilitano una macinazione efficace, a differenza di altri tipi di denti. FunzioneImportanzaMasticazioneRende il cibo più facile da deglutire e digerireMacinazioneRiduce le strutture alimentari complesse in pezzi più piccoliElaborazione del Cibo MistoCollabora con la saliva per facilitare la scomposizione enzimatica Senza denti molari sani, le persone possono avere difficoltà a masticare correttamente, portando a problemi di digestione e potenziali carenze nutrizionali. Pertanto, mantenere la salute dei molari è essenziale per il benessere generale.
Sviluppo e Eruzione dei Molari Lo sviluppo e l'eruzione dei molari è un processo affascinante che inizia presto nella vita. I molari sono i denti grandi e piatti situati nella parte posteriore della bocca e svolgono un ruolo cruciale nella macinazione del cibo per la digestione. Il primo set di molari, noti come molari primari o da latte, di solito erompe tra i 13 e i 19 mesi. Questi molari da latte alla fine cadranno e saranno sostituiti da molari permanenti. I molari permanenti iniziano generalmente a erompere intorno ai sei anni. Questo primo set di molari permanenti è spesso chiamato molari dei sei anni. Man mano che i bambini continuano a crescere, le loro bocche si sviluppano ulteriormente, consentendo l'eruzione di ulteriori molari, inclusi i secondi molari intorno ai 12 anni e i terzi molari, comunemente noti come denti del giudizio, che emergono nella tarda adolescenza o nella prima età adulta. Sapere quando questi denti di solito erompano può aiutare i genitori e i caregiver a monitorare lo sviluppo dentale del proprio bambino. Problemi Dentali Comuni Relativi ai Molari I molari sono fondamentali per una corretta masticazione e per la salute orale complessiva, ma possono anche affrontare vari problemi dentali. Ecco alcuni problemi comuni associati ai molari: Cariessa: I molari hanno molte scanalature e cavità, rendendoli soggetti a carie. Controlli dentali regolari e una corretta igiene orale possono aiutare a prevenire le carie. Impattamento: I denti del giudizio spesso si impattano, il che significa che non emergono completamente attraverso le gengive. Questo può portare a dolore e richiedere un'estrazione chirurgica. Malattia Gengivale: L'area attorno ai molari può essere difficile da pulire, rendendoli vulnerabili alla malattia gengivale. Mantenere buone abitudini di spazzolamento e utilizzo del filo interdentale è essenziale per prevenire questa condizione. Fessure e fratture: Le forze di masticazione elevate possono causare fessure nei molari, che possono richiedere un trattamento restaurativo per preservare la salute del dente. Essere consapevoli di questi problemi può incoraggiare le persone a cercare cure dental regolari e mantenere i propri molari in buone condizioni. 1. Quanti molari hanno tipicamente gli adulti? Gli adulti hanno generalmente 12 molari, che includono 6 molari superiori (mascellari) e 6 molari inferiori (mandibolari). 2. A che età di solito emergono i molari nei bambini? Nei bambini, i primi molari emergono solitamente intorno ai 6 anni, seguiti dai secondi molari intorno ai 12 anni e i terzi molari (denti del giudizio) emergono solitamente tra i 17 e i 25 anni. 3. Qual è lo scopo dei molari nella bocca umana? I molari sono progettati per macinare e masticare il cibo, il che li rende essenziali per una corretta digestione e nutrizione. 4. Alcune persone possono avere meno di 12 molari? Sì, alcune persone potrebbero avere meno di 12 molari a causa di fattori genetici, estrazioni dentarie o problemi di sviluppo che influenzano la crescita dei denti. 5. Cosa succede se i molari vengono persi o devono essere estratti? Se i molari vengono persi o estratti, possono verificarsi difficoltà nella masticazione, disallineamento dei denti rimanenti e altri problemi dentali. I dentisti spesso raccomandano trattamenti come ponti, protesi o impianti per sostituire i molari persi.
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giadavina · 3 years ago
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Diego Catalán – pittore e disegnatore esperto in anatomia artistica – è un appassionato del realismo e dell'estetica fantastica e horror. Da questo mix eclettico e dall'ispirazione che trova nei maestri classici nascono i suoi stupefacenti ritratti. Catalán esegue le sue opere con distinte tecniche, ma è nella grafite che trova maggiore espressività, poiché gli consente di lavorare con il massimo dettaglio, potendo cogliere la luce e la struttura dell'anatomia umana.
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inbiancamagliadortiche · 4 years ago
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Che ne sarà della solitudine
Mauro Portello
E ora che ne sarà della solitudine? Dopo più di un anno di distanziamenti sociali e clausure, oltre centomila morti (ad oggi quasi tre milioni nel mondo), e tanta angoscia perché non è ancora finita, che ne sarà del sentimento costitutivo della solitudine? Vorremo continuare a scegliere di stare da soli, accetteremo ancora una società che ci spinge a vivere tra gli altri ma non con gli altri? L’individualismo, figlio malato della solitudine, sarà di nuovo una categoria fondante dei nostri comportamenti?
Nell’epoca in cui stiamo vivendo la solitudine è un problema sociale prioritario. In certi Paesi si è ormai da tempo pensato di istituzionalizzarlo facendone il contenuto esclusivo dell’impegno di Ministeri dedicati. La soglia d’allarme è evidentemente stata superata nel momento in cui si è affermata una sorta di “solitudine a una dimensione”, tutta euforica. Costruendo una “comunità” fatta di individui “profilati” per un’esistenza di prestazioni-che-producono-guadagno-che-porta-felicità (vedi qui gli articoli Il sale della solitudine e Happycracy. Socrate contento o maiale soddisfatto), abbiamo trasformato i nostri Sé in qualcosa da poter persino mettere in vendita, sotto forma di stili di vita definiti da altri. Nei rapporti personali stessi seguiamo la logica delle opportunità, della convenienza, della libertà assoluta dai legami, in uno scenario in cui, per dirla con lo psicoanalista, “tutto è revocabile, dove anche le identità possono essere indossate e dismesse come un abito, nessuna identità esprime più il senso e la storia di una vita che fa riferimento a un mondo comune, rassicurante e durevole.” (Umberto Galimberti, Critica all’individualismo, Repubblica-D, 11.04.2021)
Abbiamo orientato all’esterno le nostre vite e l’esteriorità è divenuta la dimensione prevalente a scapito della capacità di stare con noi stessi. E la rinuncia all’introspezione è il prezzo altissimo che abbiamo pagato: ora viviamo nell’epoca delle “intimità fredde”, secondo la definizione che ha usato tempo fa Eva Illouz (Intimità fredde, Fertrinelli, 2007). Il gioco equilibrato tra la paura dell’esclusione sociale e il sano bisogno di isolarsi di tanto in tanto per dialogare con se stessi si è complicato, la rete ne ha confuso i contorni se non lo ha addirittura scardinato. La solitudine del singolo è divenuta monadica perché perfettamente inserita nel sistema di consumo o, per chi non è integrato, è diventata un vero abbandono al proprio destino di emarginazione materiale, senza vie di fuga o salvezza nell’interiorità. Diciamo che questo è l’esito ultimo di un lunghissimo percorso storico e non è molto confortante. È difficile vederlo come il frutto di una evoluzione in senso progressivo perché la solitudine, che per millenni è stata una delle nostre caratteristiche psico-sociali fondanti, è diventata, sotto forma di individualismo, alienandosi da noi, una oggettività addirittura merceologica. Come dire, il fordismo che produce il postfordismo.
Di nuovo: ma adesso, dopo la pandemia, che ne sarà della solitudine? Di questa solitudine così come l’abbiamo realizzata? Credo che ricostruirne le vicende nel tempo sia forse l’idea migliore per provare a immaginarne un futuro. Certo, quando si tratta di sentimenti umani bisogna stare sempre molto attenti a parlarne, da ogni punto di vista: sono troppo ambigui, fluttuanti, cambiano nello spazio e nel tempo per la semplice e fondamentale ragione che gli esseri che ne sono portatori sono vivi. Se poi se ne vuole fare la storia le cose diventano ancora più complesse: qual è la soglia di oggettività raggiungibile nella ricostruzione storica di un sentimento? Oggi, ad esempio, noi possiamo contare su una vita media molto più lunga, di fronte a questo è naturale pensare che anche la nostra “abilità di sentire” stia subendo una qualche trasformazione rispetto al passato. Quindi quelle dei sentimenti non possono che essere storie di ambiguità, meglio, di ambivalenze. 
Di sicuro tra i sentimenti umani la solitudine è tra i più rappresentativi, molto adatto a raccontarci quanto e come gli individui si misurino con “l’altro” e a darci, come vedremo, delle chiavi di lettura della nostra contemporaneità. Ben venga dunque la Storia della solitudine (Neri Pozza 2021) di Aurelio Musi, uno studio che ci fa vedere nitidamente come sia cambiato questo sentimento, come la solitudine abbia risentito dei mutamenti delle società in generale, e in modo più radicale, per un’accelerazione progressiva, nel corso degli ultimi duecento anni.
La solitudine, dice lo storico, è qualcosa che appartiene agli uomini, non agli eroi: questa è la lezione che nel V secolo a.C. arriva dalle tragedie di Euripide. E’ un sentimento che sta dentro al perimetro del quotidiano non dell’oltre umano, è parte costitutiva della natura umana. Mentre per gli eroi di Eschilo e Sofocle era un castigo degli dei, con Euripide è l’uomo che nel momento in cui assume su di sé il destino, il dolore, e la solitudine conquista “i veri requisiti di una condotta eroica”. Questo fa dire a Nietzsche che “la solitudine è l’essenza della tragedia greca”. Nel mondo romano è un continuo oscillare della solitudine fra condizione di negatività e condizione di positività. Seneca mette in guardia dalla solitudine, ma vede nel ritiro dell’otium un’affermazione di autentica libertà, un’occasione di perfezionamento della vita interiore, e un rimedio alle socialità ripetitive della vita mondana. 
Nell’era cristiana Agostino coniuga la vicenda umana a quella divina, l’uomo non è più solo, ciò che fa è sempre e comunque “la realizzazione della missione divina”. E tuttavia, scrive l’autore riprendendo Heidegger, la vita rimane un affanno, è ricerca del piacere e comporta l’insicurezza della decisione, la solitudine. Di nuovo l’oscillazione dal positivo al negativo. Come in Petrarca, precursore della modernità, che si ritrae dal “mercato” del mondo per dedicarsi a sé, ma consapevole dei limiti della sua solitudine. Così sarà, nel Cinquecento, la concezione della solitudine come necessaria e allo stesso tempo insidiosa di Montaigne e di Pascal. E per Robert Burton (Anatomia della malinconia, 1621) la solitudine non sarà che il sintomo della malinconia. Secondo Musi è con Burton che “la beata e maledetta solitudine entra nel labirinto della malinconia, in un regime di ambiguità che è all’origine dell’inquietudine dell’uomo moderno e dell’oscillazione tra delirio e delizia”.
Nel Seicento si esplicita la natura psichica del sentimento della solitudine. È il momento della nascita della nostra sensibilità contemporanea, in cui la solitudine appare più un sintomo che uno status. Il Barocco, dice l’autore, “la civiltà dell’apparenza, dell’artificio, della simulazione e della dissimulazione”, ci porta “nella malinconica solitudine o nella solitaria malinconia, stadio preliminare verso la disperazione e la catastrofe”. Il 1656 è l’anno di fondazione dell’Hôpital Général di Parigi dove si pensava di poter rinchiudere poveri e folli per ripulire la società, un evento che per Michel Foucault costituisce una vera cesura epocale. La solitudine finisce per essere considerata la condizione umana tout-court, come dimostra Don Chisciotte, opera a cui Musi dedica uno dei suoi capitoli più belli. L’esistenza solitaria immersa nel tormento psicopatologico di Jean-Jaques Rousseau (1712-1778) ne sarà una ulteriore, emblematica testimonianza. Per Giacomo Leopardi, che vive nell’epoca del regresso storico della Restaurazione, l’uomo moderno è disilluso dal potere politico, dalla nazione-patria e sperimenta una “solitudine di ritorno” in cui la riconquista interiore di sé diviene l’alternativa a una società “della miseria e del vuoto”. Scrive nello Zibaldone: “L’uomo disingannato, stanco, esperto, esaurito, nella solitudine appoco appoco si rifà, recupera se stesso, ripiglia quasi carne e lena, e più o meno vivamente, a ogni modo risorge”. 
“O beata solitudo, o sola beatitudo!”, scriveva il poeta Corneille Muys nel 1566, una specie di motto ineffabile, un chiasmo che è un nodo inscindibile nel quale il sentimento della solitudine sembra racchiuso, ancora oggi. Questo è forse il punto cruciale: nel momento in cui la solitudine è stata cristallizzata in una dimensione prevalente, quella dell’esteriorità, si è smarrita la componente interiore che rende fertile questo sentimento. Forse è questo il necessario passaggio che dovremmo recuperare: la dimensione di loneliness dovrebbe sempre accompagnarsi a quella di solitude, per usare l’utile distinzione linguistica degli inglesi, ossia il senso di emarginazione e isolamento con la capacità di stare con noi stessi. Come dire, proprio l’oscillare tra la negatività e la positività può ridare di nuovo l’equilibrio per stare nel mondo. Un movimento che deve riprendere perché è nel muoversi che gli uomini trovano stabilità. 
In questa condizione di “solitudine di massa” spesso la persona si sente estranea al punto, insopportabile, di non riconoscere nemmeno se stessa. Diceva Hannah Arendt nel 1951 (sembra tanto tempo fa, ma non è così): “quel che rende l’estraneazione così insopportabile è la perdita del proprio io, che può essere realizzato nella solitudine, ma confermato nella sua identità soltanto dalla compagnia fidata e fiduciosa dei propri simili”. È un pensiero contenuto ne Le origini del totalitarismo che giustamente Musi ritiene “la riflessione più compiuta e matura sulla solitudine, adatta anche ad affrontare la questione nella nostra vita e attualità contemporanea”. 
Poi venne la pandemia… Non riesco a immaginare metafora più potente per la pandemia della nave, la portacontainer Ever Given, che con la sua abnormità nel marzo scorso ha letteralmente bloccato i traffici commerciali del pianeta mettendosi di traverso nel canale di Suez. Un tappo! Una nuova pressione nelle vene del mondo che costringe tutti i sistemi cardiaci a rivedere e ridimensionare le loro potenzialità. Per ora, in attesa di un’altra concretezza, non si può andare molto oltre le metafore. Anche per la solitudine: disincagliarsi e riprendere a muoversi.
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