Tumgik
#allora devo essere sincera io non è che muoio per lui
themhac · 2 years
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timoteo chalameo che spunta random con una sciarpa della roma al collo, we love to see
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ghiacciointempesta · 3 years
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L
Yesterday I got pretty drunk, said something that I shouldn’t have, told you that I really loved you, you do not reciprocate those feelings but that’s ok I’ll be fine anyway.
La televisione è accesa e manda l’ennesimo episodio di una sitcom che sto seguendo senza veramente prestarci troppa attenzione. I miei occhi sono immersi nel contenuto del bicchiere che tengo in mano, piuttosto traballante ora che ci faccio caso. Questo vino che ho comprato fa abbastanza schifo, eppure fa il suo lavoro. Lo lascio roteare un paio di volte nel calice, osservando le bollicine frizzare piano e poi disperdersi veloci nel liquido dorato; poi prendo un sorso, allungando il braccio oltre il bordo del divano per prendere la bottiglia ai miei piedi. L’etichetta - di un pacchiano nero con scritte oro - ne decanta i sentori floreali e le note agrumate, ricamando la denominazione con descrizioni di vitigni e fermentazioni. Faccio una smorfia e ne verso ancora un po’ nel bicchiere: con 12% di grado alcolico non c’era dubbio che mi sarei ubriacata, ed era proprio a questo che volevo arrivare.
Perché non ho il coraggio di affrontare la situazione. Ho passato gli ultimi sei anni della mia vita a parlargli di tutto eppure non riesco a dirgli questo, questo piccolo insignificante dettaglio che mi sta mangiando viva da sei mesi. E ad essere sincera è anche stupido che io mi faccia tutti questi problemi, dato tutto quello che ci siamo detti in precedenza.
Do un’occhiata alla finestra e poi all’orologio che mi brilla sul polso. Sono le due del mattino. È tardi, penso riportando gli occhi alla tv, anche se ormai la mia concentrazione è andata a farsi benedire. Quante notti passate al telefono, a parlare di tutto e di niente, a starci accanto attraverso le linee telefoniche.
Probabilmente lui avrà appena finito di lavorare, magari sta tornando a casa. Ricordo di un paio di anni fa, quando rientrava ad orari assurdi e mi chiamava nel cuore della notte perché gli facessi compagnia; inevitabilmente finivamo col prenderci in giro ma non riattaccavo mai prima che arrivasse a casa sano e salvo.
Ho messo il cellulare a faccia in giù sul tavolino da caffè perché potessi trattenermi dal fare cazzate, ma questo era circa tre bicchieri di Sauvignon fa e adesso sono poco lucida e troppo emotiva per prendere qualsiasi decisione razionale. Comunque, mi trattengo. La nostra ultima telefonata notturna non è stata decisamente la più piacevole, anche se era iniziata così bene.
————
“Ciao. Come mai mi chiami a quest’ora?”
“Ehi è così che mi rispondi? Nemmeno un ‘come stai?’ o un ‘che piacere sentirti’?” Sorrisi come una scema al finestrino dell’auto.
“Te l’avrei detto se fosse stato un piacere davvero”
“Ah si? Va bene, allora non ti chiamo più” e lo sentii allontanarsi dal ricevitore. Per un attimo temetti che riattaccasse, quindi m’affrettai a ripescarlo.
“Dai! Come stai, mio caro? Per quale motivo mi stai chiamando?”
“Bene, grazie. Tu come stai?” Sospirai, vedendo le strade di una notturna Parigi scorrere oltre il vetro.
“Stanca, ho appena finito di lavorare. Allora?”
“Hai lavorato tanto? E comunque niente, volevo rompere le scatole a qualcuno e ti ho chiamato” e di nuovo un sorriso.
“Ah adesso funziona cosi? Mi fa piacere!” punzecchiai, sapendo quanto lo divertisse darmi sui nervi
“Eh si funziona così. Dove sei, ti disturbo?”
“No. Sono in Uber, sto tornando a casa. Tu?”
“Ho staccato da poco, sto bevendo una birretta con dei colleghi”
“Capito.” Ci fu un piccolo momento di silenzio.
“E poi volevo sentirti”Il primo tuffo al cuore.
“Ah si eh?”
“Si. Perché, non posso?” avrei potuto dire che stava facendo un sorrisetto malizioso anche a tutti quei kilometri di distanza, talmente lo conoscevo bene.
“No figurati, ci mancherebbe altro.”
————
Sbatto le palpebre per riprendermi dai miei pensieri e affondo la mano nella ciotola dei popcorn. Adoro mangiarli ma detesto doverli preparare, e mi sono resa conto che dopo averci dedicato più di mezz’ora del mio tempo non li ho quasi toccati per tutta la sera, troppo occupata a bere per pensare a riempirmi lo stomaco.
Un po’ come la mia relazione con Blake: lo amavo ma detestavo come mi faceva sentire, e dopo aver impiegato due anni a cercare di farla funzionare sul serio mi sono accorta tardi che non sarebbe mai andata come volevo io perché ero troppo persa nell’immaginare come avrebbe potuto essere.
La serie prosegue con un nuovo episodio e sembra cadere proprio a pennello con in mio stato d’animo. Uno dei protagonisti si è innamorato dell’altro, che però non lo ha capito. Com’è assurda la vita. Tutto attorno a noi ci bombarda con le definizioni giuste e sbagliate d’amore, ci riempie di film, canzoni, serie, video, storie di amori sbagliati e complicati che però in qualche modo succedono e talvolta funzionano. Ma la verità è che non basta amarsi per essere felici. Non è sufficiente provare un sentimento del genere per qualcun altro, bisogna avere la situazione dalla propria parte. Può succedere come no, e a volte devi combattere perché succeda, faticare per far incastrare pronostici e karma. Ma quando succede, alla fine quello che ti serve è il coraggio. Senza coraggio va tutto a puttane, e mi pare di esserne diventata così esperta da poter tenere delle conferenze a riguardo.
————
“È un peccato che tu non ti fidi.”
“Non ho mai detto che non mi fiderei di te”
“No, però delle relazioni a distanza tu non ti fidi.” a questo punto gesticolai nel vuoto e quasi al buio del mio salotto, mentre mi sembrava di rivivere la stessa conversazione per l’ennesima volta.
“È solo che… è difficile per me dopo...”
“...dopo quello che hai passato con la tua ex. Lo so Blake, ma io non sono come lei”
“Non ho mai detto che sei come lei, assolutamente” come al solito mise le mani avanti, e come al solito la cosa non fece che irritarmi
“E allora qual è il problema vero? Dimmelo. Voglio saperlo.”
“È... complicato” sbuffai esasperata, portandomi una mano nei capelli.
“Ho bisogno di saperlo, me lo devi dire.”
————
Non ero preparata a quello che mi disse dopo, e a ripensarci adesso forse non lo sarei mai stata per come le cose si svelarono. Come si può amare una persona dopo che ti ha fatto tanto male? Puoi amare qualcuno che decide di ferirti consapevolmente, non dettato dalla collera o dalla delusione? È passato poco ma ricordo ancora quella notte, probabilmente è per questo che passo tutte le altre da sola a fissare il soffitto o a bere vino scadente. Può essere che cerchi di affogare nei fiumi dell’alcool per ovviare al bere le mie lacrime. E nel frattempo mi dico che non posso essere davvero incazzata perché l’ho obbligato a dirmelo, ho insistito affinché parlasse. Quindi immagino che sia un concorso di colpe.
E se non posso essere incazzata, e non c’è nulla da vendicare o da rimpiangere, cosa mi resta?
La delusione, forse. La ferita.
E la consapevolezza che se mi avesse amata mi avrebbe risparmiato una tale sofferenza.
————
“Avremmo potuto farla funzionare. Saremmo potuti stare insieme ed essere felici, ma tu ti fai condizionare da una cosa del genere e io non riesco proprio a capire perché. Mi sembra assurdo.”
“Lo so, e tu non centri, è un mio problema. È per questo che volevo venire da te.”
“Per cosa?”
“Per provarci davvero. Nonostante le mie paure io sarei venuto, e ti avrei detto di provarci ma adesso lo so che con quello che ti ho detto è cambiato tutto” Cercai di riprendere il mio respiro perso fra i singhiozzi, invano.
“Saresti venuto qui a dirmi di provarci senza dirmi di questa cosa? E come avresti fatto più avanti, su quali basi avremmo costruito una relazione io e te così?”
“Io... l’avrei superata”
“Quindi l’avresti superata più avanti ma non sei riuscito a farlo negli ultimi due anni...” ci fu un lungo silenzio, riempito dai flebili versi di chi piange da entrambi i lati della cornetta.
“È per questo che non volevo dirtelo, perché sapevo che ti avrei fatto del male.” Piangeva anche lui, e anche nel bel mezzo di quel dolore così opprimente non dubitai che fossero lacrime vere.
“No, va bene. Dovevo saperlo, e poi ho insistito io nel chiedertelo.” Presi il fiato e la dignità necessari per ricompormi e dire qualcosa, qualsiasi cosa mi concedesse di concludere quanto prima quella chiamata, perché sapevo che più tempo restavo al telefono, più pezzi ci sarebbero stati da raccogliere. E allo stesso tempo, masochisticamente, non volevo riattaccare.
“...”
“Va bene, io... io starò bene. Ho solo bisogno di tempo però. Devi darmi un po’ di tempo.”
————
E di tempo me ne aveva concesso, devo riconoscerglielo. Fu la settimana peggiore della mia vita, il mio inferno personale; ancora oggi quando soffro ripenso a quel momento e mi dico che ho attraversato il cerchio di fuoco e son riuscita a non bruciare completamente. Quando lo richiamai aveva una voce sfinita, e devo ammettere che lo feci solo per vomitargli addosso tutta la mia rabbia: ho imparato a posteriori che non serve a niente e che ci vuole tempo per tutto. E quando la sofferenza si è placata ed ho rivisto la pace, ho provato a considerare la situazione da tutte le prospettive.
Quindi, ho capito.
Niente è nero o bianco a questo mondo; e le sfumature te le perdi quando vedi le cose da troppo vicino.
Netflix mi chiede se sto ancora guardando e francamente non ricordo nemmeno quando ho smesso: perciò con non poco sforzo spengo tutto e la stanza cade in penombra. Mi sono accorta che ha iniziato a piovere. Com’è giusto che sia.
Non avrei dovuto bere così tanto; la mia capacità di giudizio è offuscata e tutto quello che riesco a pensare è quanto muoio dalla voglia di risentire la sua voce. Credo che adesso nel mio cuore ci sia solo mancanza: vorrei che mi stringesse e mi dicesse che tra noi non è cambiato niente.
E anche se questo vino fa schifo sta facendo il suo effetto, mannaggia il mondo.
Prendo il cellulare dal tavolino e me lo rigiro tra le mani, stando attenta a non avviare la chiamata quando capito davanti al suo numero in rubrica. Prendo un altro sorso e contemplo le mie opzioni: mi piace pensare di averne molteplici, quando in questa versione della realtà fatta di bollicine aromatiche ne ho - di fatto - solo due.
O lo chiamo. Oppure no.
Lascio che la mia testa ciondoli da una parte all’altra un paio di volte, poi la smetto quando mi accorgo che mi sta salendo una leggera nausea. Ho finito le parti del corpo da torturare: le pellicine sono tutte tirate e sono abbastanza sicura che se non fossi talmente anestetizzata sentirei il labbro inferiore dolere. Non contenta, mi sono anche scavata un solco dietro l’orecchio sinistro, che nonostante tutto brucia parecchio.
È inutile che ci giro intorno, lo so pure da ubriaca.
Che cosa spero di ottenere?
Inoltrare una nuova chiamata adesso sarebbe autoinfliggersi una punizione tutta nuova, e nonostante tutta la mia mancanza di autostima riservo ancora un briciolo di amor proprio necessario a frenarmi.
Che Dio solo sa se ho bisogno di questo adesso.
Scuoto la testa nel tentativo di scacciare i brutti pensieri e chiudo gli occhi, le palpebre diventate pesanti e un po’ umide grazie all’ebbrezza e all’oscurità. Spengo lo schermo del cellulare e, a fatica, mi tiro su dal divano e mi trascino verso la camera da letto.
Questa prima decisione è un buon segno, penso, prendendo un respiro profondo nel buio.
Una delle poche mosse egoistiche della mia vita.
Forse sto iniziando a guarire.
Me lo auguro con ogni frammento di cuore.
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veronica-nardi · 4 years
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Haikyuu Commento
Seconda stagione
Questa seconda stagione l'ho divorata, esattamente come la prima. E, esattamente come la prima, mi è piaciuta un sacco. Non saprei dire quale delle due io preferisca, mi hanno entrambe emozionato e commosso, e in entrambe i personaggi mi hanno resa orgogliosa compiendo delle belle evoluzioni.
Una cosa che ci tengo a dire e che mi sono dimenticata di menzionare nel primo commento, è che grazie ad Haikyuu ho imparato come si gioca a pallavolo: il cartone spiega e mostra molto bene le dinamiche relative a questo sport, in certi momenti ci si ferma proprio a spiegare nel dettaglio che cosa i giocatori stanno facendo.
Questi "tecnicismi" non mi sono mai risultati pesanti, ma forse perché ero completamente ignorante riguardo la pallavolo che io stessa bramavo informazioni per capire come funzionano le cose sul campo da gioco.
Ma ammetto che alcune volte devo tornare indietro di dieci secondi per risentire ciò che è stato detto o rivedere quello che è successo, e questo è un discorso generale. A volte il ritmo di Haikyuu è davvero veloce, e non posso permettermi di distrarmi.
Non che comunque io voglia distrarmi: un grande pregio di Haikyuu è l'adrenalina.
Mi sono ritrovata a pensare: "sì però se parla sempre e solo della pallavolo e mostra sempre questi ragazzi che non fanno altro che giocare, diventerà noioso".
Ma la verità è che le parole "Haikyuu" e "noioso" non possono coesistere nella stessa frase.
Perché anche quando cominci l'ennesima partita, non puoi far altro che spingere continuamente play sull'episodio successivo perché ti stai talmente mangiando le mani che DEVI sapere come vanno le cose (pena l'infarto).
Le partite sono estremamente dinamiche, evolutive, divertenti, emozionanti. È impossibile non guardarle se non con un vivo interesse.
E se sono così interessanti è grazie ai personaggi, grande punto di forza e vera perla di questo cartone:
Hinata e Kageyama
Nella prima stagione ho conosciuto un Hinata appassionato e determinato, ma scarso di tecnica e costretto a schiacciare a occhi chiusi le palle passategli da Kageyama, senza il quale non sarebbe mai entrato in squadra.
Ho sempre sperato che Hinata avesse un'evoluzione, che lo portasse da "sono una pippa e devo solo schiacciare le palle che mi passa lui", a "sono una pippa ma posso migliorarmi e decidere come schiacciare le palle."
Sono stata quindi molto contenta e orgogliosa di lui quando l'ho visto ribellarsi al suo essere sostanzialmente un robot, desideroso di diventare un giocatore consapevole, capace di capire come gestire la palla quando è lassù in aria sopra la rete.
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Ho empatizzato davvero molto per lui quando Kageyama e il resto della squadra continuano a ripetergli che non è abbastanza bravo e che deve solo battere le alzate del suo compagno.
Sì ok, ma se non lo fate provare, non migliorerà mai.
Ammetto di essermi anche un po' arrabbiata con gli altri per aver chiuso la porta in faccia a Hinata senza mezzi termini, senza nemmeno provare a dargli una possibilità.
Mi è dispiaciuto quando Hinata e Kageyama arrivano a litigare e a mettersi le mani addosso, ma allo stesso tempo è stata una scena molto bella e potente.
E nonostante Kageyama sulle prime si rifiuti di prendere in considerazione le parole del compagno, è però evidente che Hinata abbia smosso qualcosa in lui, e non posso fare a meno di apprezzarlo quando chiede consiglio a Oikawa (umiliandosi come un ladro), il quale gli risponde in modo sincero e diretto: Hinata ha ragione e dovrebbe ascoltarlo, perché è lui quello che schiaccia la palla, ed è lui che dovrebbe decidere.
Il Kageyama iniziale, quello della prima stagione, non si sarebbe abbassato in questo modo, andando a elemosinare un parere al suo ex maestro, dimostrando quindi di mettersi in discussione. Avrebbe fatto il solito egoista tirannico con Hinata, e tanti saluti.
Ma il bruttissimo ricordo dei suoi compagni che lo abbandonano è sempre molto vivo dentro Kageyama, che non vuole più rivivere una cosa simile. Quindi stavolta agisce in modo diverso.
Dopo un momentaneo periodo di crisi, Hinata e Kageyama tornano a fare coppia sul campo da gioco, più forti, più maturati, più consapevoli.
Continua a farmi molto ridere il loro rapporto super mega competitivo, con loro che si mettono a gareggiare anche per le cose più stupide, come chi va per primo a fare la doccia, o chi raccoglie più palloni a fine allenamento.
Per non parlare del fatto che Kageyama ha un modo di incoraggiare tutto suo XD. Ma lo si ama per questo.
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Sono entrambi due bellissimi personaggi e li amo molto tutti e due, ma se devo dire chi preferisco dico Kageyama. In fondo l'ho sempre amato e l'ho sempre preferito, e poi penso che sia un personaggio scritto bene a livello umano, credibile e con una buona introspezione.
A livello di scrittura non sembra quasi un personaggio di un cartone animato, al contrario invece di Hinata, che con i suoi atteggiamenti caricati ed esuberanti si conferma il degno protagonista di questo anime.
Oikawa e la partita.
Lo so, non è un personaggio della nostra squadra quindi dovrei tenerlo per dopo, ma sento l'insistente bisogno di parlare di lui: l'ho amato. Nella prima stagione ai miei occhi era passato in secondo piano davanti alla bellezza di Kageyama o dell'asso Asahi, a questo giro invece ho avuto modo di apprezzarlo.
Stronzetto come solo lui sa essere, orgoglioso, vanitoso, superficiale (più all'apparenza che nella realtà dei fatti), pieno di sé e allo stesso tempo insicuro, e anche lui, esattamente come i nostri protagonisti, un giocatore ardente, instancabile e desideroso di vittoria.
Per non parlare della sua incredibile bravura come alzatore.
Per me Oikawa e Hinata sono i due Re di questa stagione.
Sarò sincera: durante la partita tra la Karasuno e la Seijo a un certo punto ho tifato entrambe.
Una parte di me sospettava che i nostri avrebbero portato a casa la vittoria, perché 1) ci voleva la rivincita, 2) se avessero di nuovo perso dopo tre set sarebbe stata una ripetizione. Ma questo non mi ha impedito di mangiarmi gli episodi nell'arco di un pomeriggio, in preda all'ansia e alle preghiere rivolte a tutti i santi del calendario.
Ovviamente ho fatto il tifo per Hinata & Company fino alla fine, e sono felicissima che abbiano vinto, ma non nascondo che per un paio di episodi mi sono messa a tifare pure per Oikawa e i suoi compagni, primo su tutti Kyotani.
Questo perché anche loro, esattamente come i nostri, ce la stavano mettendo tutta e anche loro volevano vincere.
Vedendo in campo due squadre così, sapevo che chiunque avrebbe perso, ne avrei sofferto.
A livello di tempo, la partita è stata ILLEGALE.
VOLETE SMETTERLA DI PORTARE AVANTI LE PARTITE PER 6/7 EPISODI FACENDOMI RISCHIARE UN ATTACCO DI TACHICARDIA OGNI VOLTA CHE LA PALLA VIENE LANCIATA IN ARIA???
(Tra parentesi, ma non è che la terza stagione dura dieci episodi, perché dieci episodi è la lunghezza della partita finale? Io muoio)
Comunque, quando questa battaglia all'ultimo sangue ha visto la sua fine, io ho pianto. Per felicità e dispiacere insieme. Perché ero incredibilmente contenta per Hinata e gli altri, e allo stesso tempo dispiaciutissima per Oikawa e la sua squadra.
Poi dai, quando mi mettete davanti questi giocatori che non possono fare a meno di piangere dopo che hanno passato mesi a farsi il culo e a sognare i nazionali, scusate ma mi sciolgo pure io.
Questo è un aspetto di Haikyuu che adoro profondamente: il fatto che ti porta a empatizzare per tutti, e non solo per i protagonisti.
La partita è stata molto adrenalinica, emozionante, ricca di belle mosse e strategie, piena di suspance. È stata davvero bellissima e me la sono goduta dall'inizio alla fine.
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E anche se alla fine ha vinto la Karasuno e quindi possiamo dire in un certo senso che l'allievo ha superato il maestro, per me Oikawa rimane un alzatore molto più bravo di Kageyama: la sua rapida capacità di comprendere come alzare la palla nel modo giusto a schiacciatori anche di squadre diverse, è spettacolare.
Per quanto riguarda Kyotani, è l'unico della Seijo oltre Oikawa che voglio menzionare. Detto "Cane Rabbioso" per il suo carattere ribelle e focoso, il ragazzo entra in campo completamente a ca**o duro e fa un po' come gli pare, per poi iniziare un'evoluzione carina nel corso della partita, in cui si rende conto dell'importanza della squadra e il valore di avere dei compagni su cui poter contare.
Il resto della Karasuno.
Purtroppo in questa stagione Asahi non ha avuto un ruolo principale e non ha compiuto nessuna evoluzione, ma d'altronde 1) aveva già avuto i suoi bei momenti nella stagione scorsa, e 2) il cartone mette in scena TANTI personaggi, ed è giusto approfondirli tutti un po' alla volta e dare spazio a tutti.
Questo non toglie che io abbia sentito molto la mancanza del mio Asso ❤
In questa stagione, grazie a Hinata che vuole migliorarsi e superare i suoi limiti, tutti i membri della squadra si sentono incoraggiati e spinti a sfidare se stessi. Ed ecco che ognuno di loro comincia ad allenarsi duramente per migliorare le proprie tecniche o per provare cose nuove: ad esempio Nishinoya non si accontenta di fare solamente il libero e allora diventa occasionalmente anche un alzatore di tutto rispetto.
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Nella prima stagione questi giocatori si sono conosciuti e avevano cominciato a capire come giocare insieme, qui la squadra diventa giorno dopo giorno più compatta, consapevole, solida, coraggiosa, agguerrita. Sono spaventati dalle sfide che devono affrontare, ma anche incredibilmente carichi. Perché più si allenano, più diventano bravi, e più diventano bravi, più fanno paura alle altre squadre.
Le altre squadre cominciano davvero ad avere timore di loro, perché il loro miglioramento è palese, e questo mi ha resa molto orgogliosa.
"I campioni decaduti", o "i corvi che non riescono a volare" sono ormai soprannomi del passato.
Non posso non parlare di Tsukishima e Yamaguchi. Sono MOLTO contenta che entrambi siano stati approfonditi, sia insieme sia come singoli. È quello che speravo.
Ho finalmente capito perché Tsukishima si mostrava sempre così sfiduciato in partenza, come se allenarsi tanto non avesse alcun senso perché tanto perdiamo, oppure perché "è solo uno sport." La sua sfiducia era legata a suo fratello, i cui sogni sulla pallavolo sono rimasti infranti. Non che ora Tsukishima sia Mister Allegria o colui che motiva tutta la squadra, ma ora ci crede davvero e si impegna seriamente.
Bello il momento in cui Yamaguchi gli fa il "cazziatone", ricordandogli di dover giocare anche solo per il suo orgoglio: le parole dell'amico colpiscono molto Tsukishima.
E Yamaguchi colpisce anche me, perché non mi aspettavo uno scoppio d'ira del genere da parte di questo personaggio sempre in secondo piano e piuttosto insicuro.
E riguardo proprio la sua insicurezza e la sua paura, Yamaguchi impara ad affrontarle e a mettersi in gioco, finendo per diventare un fenomeno della battuta di servizio (4/5 punti di fila contro la Seijo sono WOW).
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Voglio poi menzionare il Capitano della squadra Daichi, e il suo "vice", Ennoshita.
Il Capitano non è personaggio particolarmente interessante o complesso, anzi è un po' cliché nel suo ruolo di capitano (lui è il supporto della squadra, dentro e fuori dal campo), ma ci tengo a dire che mi è dispiaciuto tantissimo quando si fa male ed è costretto ad abbandonare il campo. Il senso di colpa di Tanaka mi ha quasi fatto piangere.
E qui entra in gioco Ennoshita, il favorito come prossimo capitano della squadra, ma il ragazzo si vergogna e non si sente degno di un simile onore, essendo fuggito dalla squadra qualche tempo addietro. Ma la lontananza gli ha permesso di capire quanto la pallavolo è importante per lui, e ora non la lascerà più andare.
Per ultima cito la nuova entrata, Hitoka Yachi, seconda manager della squadra, una ragazza che trova la determinazione necessaria per accettare il ruolo offertole. È davvero carina e simpatica, e tra l'altro dà sempre voce ai miei pensieri quando dice che se lei provasse a fermare quelle palle micidiali le si spezzerebbero tutte le ossa.
Comunque il vero motivo per cui l'ho citata è per dire che sono profondamente invidiosa di lei per essere la manager di una squadra di ragazzi che si spogliano tranquillamente a petto nudo davanti a lei (potessi io essere la manager di quella squadra!!).
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Le altre squadre
Ordunque, da dove cominciare?
Ammetto di avere un pochino (in realtà non mi ricordo nulla) di confusione in testa, questo perché mi sono maratonata la stagione in tre giorni e ricordare tutti i personaggi e le varie squadre cui appartengono è davvero difficile.
Santa donna @dilebe06 che mi ha aiutato al riguardo passandomi le immagini dei personaggi coi rispettivi nomi, nomi che io non sarei riuscita a ricordare MAI nella vita.
Una delle squadre avversarie che più mi sono piaciute è stata la Johzenji, detti anche "i festaioli". Questo perché i ragazzi non giocano in modo serio mettendo in campo delle strategie precise, loro sono delle mine vaganti che giocano un po' come viene, non si fanno carico di alcuna pressione e prendono il tutto con leggerezza e divertimento.
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Solo che questo non è divertirsi davvero. Questo è cazzeggiare. E glielo dice chiaro e tondo la loro manager, che a una certa si arrabbia sul serio vedendoli giocare come se non gli importasse davvero, e parte la lavata di capo.
È ok perdere, ma non è ok perdere perché non si è presa la partita seriamente.
Dopo la sgridata, i ragazzi si fanno sotto e anche se non portano a casa la vittoria dimostrano di saperci fare e di sapere come si combatte sul campo della pallavolo.
Mi sono piaciuti tanto e mi hanno fatto molto ridere.
Tra l'altro la manager mi ha fatto notare che anche lei e le sue colleghe, anche se non sono sul campo a sudare, sono comunque investite emotivamente nella situazione. Sono ragazze sempre presenti per i loro giocatori, li supportano, li aiutano ad allenarsi, li vedono crescere e migliorare, li vedono litigare e abbracciarsi tutti insieme. Queste squadre sono come delle grandi famiglie, e quella scena mi ha ricordato l'importanza delle manager e di come anche loro gioiscono o soffrono a seconda di come finisce la giornata.
Un'altra squadra che cito è la già conosciuta Dateko, che mi ha fatto piacere rivedere. Ho già menzionato Aone la scorsa volta, quindi ora cito solo Koganegawa, il "cazzone" della squadra dal carattere imprevedibile che mi ha fatto molto ridere.
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C'è poi la Nekoma con l'altissimo Lev, un mezzo russo dall'aria imponente e a una prima occhiata minacciosa, ma è solo un ragazzo molto alto e anche molto alla mano che come tutti gli altri vuole solo giocare a pallavolo.
Per ultimi cito quelli che mi sono piaciuti di più: Bokuto e Akaashi della Fukurōdani e Kuroo della Nekoma.
Un trio meraviglioso che ho adorato.
Tre ragazzi che pur appartenendo a squadre diverse fanno comitiva insieme, giocano, si sfidano, si allenano e semplicemente cazzeggiano insieme.
La cosa che più mi è piaciuta di loro è stata la capacità di socializzare e interagire con tutti, avversari compresi. Il loro spirito da "camerata" è stato davvero bello.
Mi hanno fatto molto sorridere quando si sono messi ogni sera a stalkerare il povero Tsukishima, la persona meno socievole del mondo.
Ma il bello del ritiro di Tokyo è stato proprio questo: incontrare e conoscere altre squadre, misurarsi con loro, sfidarsi con incontri veri e propri o con "partitelle" a fine giornata, venire in contatto con nuovi giocatori e nuove strategie, rendersi conto dei propri limiti, imparare gli uni dagli altri.
Il ritiro di Tokyo mi è piaciuto tantissimo, è una delle cose che ho preferito di questa stagione.
E del trio sopracitato, Bokuto è di certo quello che ho amato più di tutti. Matto come un cavallo e completamente fuori di testa, mi ha fatto ridere non poco: prima dispensa consigli strategici a Hinata, e poi si meraviglia genuinamente quando lui li mette in pratica.
Cioè... XD
Per non parlare di come entra letteralmente in uno stato di coma nel bel mezzo della partita contro la Karasuno quando schiaccia la palla... contro la rete.
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Ho riso assai.
La cosa che più mi piace di Haikyuu è il bellissimo e perfetto equilibrio tra sportività e competitività: non ci sono villain da sconfiggere, questi ragazzi sono tutti sulla stessa barca e sognano tutti la stessa cosa. Questo li porta a saper interagire gli uni con gli altri, chi in modo più amichevole e chi meno, senza poi risparmiarsi sul campo da gioco.
Haikyuu sta davvero facendo un bellissimo, e realistico, lavoro nel rappresentare il mondo dello sport: pieno di fatica e sudore, vittorie e sconfitte, ma sempre bello ed entusiasmante.
Ultima cosa, che avevo già notato nella prima stagione: oltre al modo in cui esultano, a me fa impazzire anche il modo in cui i personaggi chiedono scusa quando commettono un errore, e sopratutto come i compagni non lo fanno pesare e incoraggiano a far meglio la prossima volta.
Credo che Haikyuu sia davvero un ottimo esempio per i ragazzi.
Detto questo, domani mi sparo la terza stagione, e io so già che morirò di ansia.
Questo cartone è altamente consigliato e il mio voto continua a rimanere sull'8 se non di più.
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