ieri sera una coppia si è messa a litigare per strada. due ragazzi sono subito intervenuti perché il fidanzato era troppo prepotente e continuava a invitare la fidanzata ad andare verso casa per chiarire, tirandola almeno una volta per il braccio: non l'avrebbero lasciata andare perché non si fidavano. altri ragazzi guardavano. al di là dei torti e delle ragioni, la scena non piaceva a nessuno. quando io, la mia amica e un'altra ragazza ci siamo avvicinate, la fidanzata ha iniziato a piangere. il fidanzato, arrogante e arrabbiato, ha iniziato a rispondere in malo modo anche a questa terza ragazza che era con noi, che lo attaccava, che sembrava molto toccata dalla vicenda e che si è sentita dire: "cosa sei te, una femminista? allora ho capito tutto". si è allontanato solo quando abbiamo minacciato di chiamare la polizia ed eravamo ormai una decina lì intorno. un ragazzo lo ha preso da parte per farlo ragionare dopo aver fatto una carezza e aver detto alla fidanzata in lacrime che sarebbe stato disponibile per qualsiasi cosa, se avesse avuto bisogno.
spero che questa ragazza abbia dormito sogni tranquilli e che spedisca fuori dalla sua vita il fidanzato. e devo dire che tutta questa umanità (l'abbracciare una sconosciuta, vedere così tanti maschi essere attenti e preoccupati, sentir dire da una donna di stare attenta perché ci era passata anche lei, e sentirlo dire anche da una ragazza più giovane, vedere una sconosciuta essere trattata come un'amica, una sorella, una figlia) è stata abbastanza commovente. the bar is un pochino meno low.
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I miei demoni li ho nutriti con l'accettazione e l'ascolto.
Li ho fatti sedere intorno a me e li ho chiamati per nome, solo allora hanno smesso di farmi paura e sono diventati alleati potenti.
Avevano il nome del ricatto, dell'invisibilità, dell'inadeguatezza, del dolore della perdita, della ferita d'amore, della paura.
Finché li ho combattuti o ignorati hanno divorato la mia vita e le mie relazioni.
I demoni vanno abbracciati, in quel momento ti apriranno le porte della rinascita.
Il demone della paura ti parlerà di quanto ti sei allontanato dalla tua natura, ti parlerà delle passioni che hai messo a tacere, della tua voce che non ascolti più.
Il demone dell'invisibilitá ti racconterà del tuo bisogno di brillare, quello dell'inadeguatezza ti mostrerà i tuoi doni e il tuo potere personale.
Ognuno di loro avrà una storia da raccontarti, ascoltala.
Bride An Geal
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Le Coppie si dividono perché manca l’Amore.
E l’Amore non è Bisogno.
E’ piena condivisione dell’Unità interiore.
Non siamo stati amati. Perciò non sappiamo amare. E incolpiamo l’Altro di non riuscire a colmare i nostri vuoti. Di rompere il patto di “compensanzione” reciproca.
Le donne cercano disperatamente la protezione di un padre, gli uomini il grembo di una madre.
E quando questa illusione si scontra con la realtà, con la vertiginosa mancanza di adultità emozionale, il teatrino crolla. E ci si ritrova puntualmente soli, traditi, arrabbiati, delusi e reciprocamente asserragliati nelle ragioni e nei torti.
Chiediamo all’Altro di riparare il nostro bambino interiore, piangente e ferito. Chiediamo a chi ci sta accanto di frapporsi tra noi e il nostro Vuoto.
Non siamo in grado di "accontentarci" di un compagno o di una compagna. Pretendiamo un “risarcimento danni”.
Il Femminile si sente ricattato dall’immaturità del Maschile, che spesso diviene prepotente e capriccioso, e il Maschile si sente allontanato dal Femminile, svalorizzato e rifiutato, messo in secondo piano rispetto ai figli, perpetrando il circolo vizioso delle Ferite abbandoniche.
I figli si sentono colpevoli, non voluti, di peso, maturando essi stessi ferite insanabili d’amor perduto.
Un “gioco al massacro”. Tutti si guardano indietro per tentare di recuperare i “pezzi perduti”. Nessuno si spinge in avanti, nessuno si accorge di distruggere con la propria immaturità la generazione successiva. In un ciclo senza fine di Disamore e Mancanza.
E’ per questo che le Coppie Sacre sono rare. Rarissime. Poche centinaia al momento. Poiché rari sono coloro che hanno guarito e risolto con sufficiente amorevolezza la propria Ferita incarnazionale dell'Origine.
Le guerre, i lutti irrisolti, le perdite economiche, i massacri, le violenze, i ricatti emotivi, sono frutto di questa reiterata e folle mancanza di maturità emozionale e spirituale.
Siamo poveri e miseri. O perlomeno è questo quello che ci hanno fatto credere.
Ma tutto può cambiare.
Siamo immersi in un Tempo unico e prezioso di destrutturazione e di crescita, di responsabilità, di conoscenza approfondita dei nostri schemi irrisolti, delle nostre credenze illusorie sull’Amore.
“Amare se stessi” non è un “mito”. Prendersi cura delle proprie emozioni non è uno “slogan pubblicitario”e non è la “moda del momento”. L’autonomia emotiva e la cura di se stessi sono l’unica medicina efficace per questa società malata, asservita e completamente allo sbando.
Si riparte da Noi.
Solo da Noi.
Da quanto siamo disposti a metterci in gioco nel processo di Guarigione.
Da quanto siamo in grado di entrare nelle nostre oscure cantine impolverate e costellate di scheletri del Passato.
Non possiamo passare da una Relazione all’altra a caccia di "madri e padri surrogati".
Queste storie inizialmente così idilliache e perfette, anestetizzano per un po’ la Ferita, nascondono la Verità di chi siamo veramente per un tempo limitato, ma l’innamoramento finisce in fretta. E la doccia fredda della Realtà non tarda a sopraggiungere. Il Principe si trasforma in un ranocchio e la Principessa nella matrigna senza scrupoli.
Questo è il momento di affrontare. Di maturare. Di risollevarci dal Buio della nostra Incoscienza.
Non è tardi. Non lo è mai stato. Per nessuno.
Ma ci vuole tanta volontà, tanto investimento, tanta ricerca e ascolto interiore.
Siamo chiamati ad investire tutto ciò che abbiamo sul nostro potenziale emotivo, sulla nostra generatività, sul nostro ampio ventaglio di Doni e Talenti.
Non è sufficiente "comprendere".
Non sarà l’intelligenza o qualsiasi altra capacità di elaborazione mentale a guarire le fratture del nostro Campo Energetico.
Qui entra in gioco il “Cuore”.
Qui si entra nel "Dolore più profondo e oscuro". Quello che sbatte i piedi di fronte all’ingiustizia di non essere stato amato, visto, rispettato e accolto veramente. Quello che ci toglie il respiro e il sonno. Quello che condanna l’Altro per non essere mai all’altezza del nostro vuoto d’Amore. Quello che pretende un “risarcimento genitoriale”. Quello che vede nella Relazione il “nemico affettivo” da punire, da sconfiggere o da sfruttare. Quello che trema nello specchiarsi davanti a se stesso e alla propria fragilità emozionale.
Nell’Odio c’è Amore negato.
Nella Violenza c’è disperata Mancanza Affettiva.
Nel Dolore c’è il Vuoto di Senso.
Ma nella Guarigione Interiore c’è Vita.
Quella Vita che meritiamo di riconquistare.
Quella Vita che per intere generazioni si è persa, smarrita, dimenticata di Se stessa.
Lo sappiamo oramai: nessuno salverà nessuno.
Ma tutti possiamo salvare noi stessi.
Ed è solo accogliendo e ricomponendo i nostri Cuori spezzati che scopriremo quanto sia meraviglioso sperimentare l’Adultità nelle Relazioni. Quel senso di piena Libertà e Autonomia di esistere, di manifestare, di condividere, di accrescere l'abbondanza reciproca.
L’Amore non pone sul piedistallo l’Altro, non lo distorce, non lo obbliga a stare dentro ad un ruolo che non gli compete. Non sana le Ferite. Non è lì per surrogare una mancanza. Non è Padre e non è Madre.
C’è stato un tempo per l’Infanzia ed uno per l’Adolescenza. Un tempo per essere amati e uno per la ribellione. Un tempo che se anche non ha “funzionato”, non è più recuperabile.
Ma possiamo crearne uno nuovo. Reale e consapevole. Senza toglierci più nulla, senza elemosinare o pretendere “favole a lieto fine”. Un tempo reale, concreto. Rispettoso di noi stessi. E dell’Altro.
Un Tempo dove diventa umiliante e dissacrante continuare a palleggiarsi le Ferite.
Un Tempo di Padri e Madri consapevoli e integri, amorevoli e coraggiosi.
Chi davvero ambisce alla pienezza di Vita e di Amore, raccolga il proprio “zaino” da terra, lo liberi dalle aspettative, dai rimpianti, dalle illusioni, dai drammi irrisolti. Si rivesta della Forza, della Compassione e della Verità e segua la potente Onda della Grande Trasformazione.
Abbandoni le recriminazioni, le scuse, le egoiche pretese di approvazione e riconoscimento e impugni la Spada.
Si affidi totalmente all’Anima e si prepari a riconquistare la propria integrità, la propria indipendenza, la Terra e l’eredit�� degli Avi. Si abbandoni con Fede e Fiducia alle Fiamme del proprio Fuoco Interiore.
Siamo qui per la Vita, e la Vita è qui per noi.
Con infinito affetto, Mirtilla Esmeralda.
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Negli ultimi mesi sono ingrassata, mi sentivo sempre in colpa perché pensavo fosse dovuto alla mia poco equilibrata alimentazione e agli ormoni della pillola anticoncezionale, così ho cercato di cambiare, di mangiare più sano, di cominciare ad avere una vita più attiva anche a livello di sport, inconsapevole che dentro di me c’era un mostro che metteva radici sempre più profonde man mano che passava il tempo. Giorno dopo giorno mi sentivo cambiare, ero sempre più stanca, nonostante dormissi anche più di 7-8 ore era come se mi fossi riposata soltanto per un paio. Questo si ripercuoteva sulle mie giornate, sul mio carattere sempre meno paziente per la stanchezza, sempre più nervoso. Ho allontanato persone perché iniziavo a non sopportarle, ero troppo stanca. Ho iniziato ad avere dolori muscolari sempre più intensi, ma anche qui ho dato colpa al mio poco sonno in corpo e al fatto del poco esercizio. Ho deciso di fare le analisi del sangue e nei referti c’erano più asterischi* che valori che andavano bene. Ho iniziato a preoccuparmi. In meno di 10 giorni ho effettuato tutti gli esami e le visite del caso. Nelle ricette mediche i dottori hanno cominciato a segnalare sempre più urgenza per le prenotazioni. C’era qualcosa che non andava, ma nessuno mi diceva niente. Nell’ultimo esame, quello che avrebbe stabilito una diagnosi più accurata, mi hanno imbottita di valium e antidolorifici, una sensazione che riproverei (pensiero dato forse dal fatto che era tanto tempo che non mi rilassavo così tanto e che non mi sentivo “così bene” senza un minimo di dolore). Una volta (s)drogata, quando ho ripreso in mano la mia facoltà cerebrale, le notizie che mi hanno dato non sono state buone, un po’ me l’ero intagliata,il classico 1+1=2. “Signorina lei è piena di ulcere nell’intestino, abbiamo inviato 6 campioni per la biopsia. Ma noi crediamo sia Morbo di Crohn”. Morbo di Crohn? Che cazzo è il morbo di Crohn? È grave? Si guarisce? Devo operarmi? Cosa devo fare??? Queste tutte le cose che mi sono balzate in testa. Oltre che stavo cominciando a rivivere un incubo. Ad oggi ancora non mi sono data completamente tutte le risposte alle domande. Sono ancora allo sbaraglio. Devo evitare l’ansia e lo stress perché è come mettere benzina sul fuoco. Ce la farò?
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A volte non riesco a dormire, come oggi come ora, penso alla mia vita, a ciò che è stato, che è e che sarà e spesso mi rabbuio. Mi rendo conto che in fondo pur essendo cambiate tante cose, essendo cambiata io, certe dinamiche rimangono le stesse mentre cambiano solo i figuranti.
Mi piacerebbe poter asserire che la mia vita sia quella che desideravo per me quando ero bambina, con le persone giuste attorno, con quella giusta a fianco, realizzata e felice; non posso dire che tutto sia perduto o di non aver realizzato nulla rispetto a questi proponimenti fanciulleschi, tuttavia non mi sento felice.
Mi chiedo se io la felicità l'abbia poi davvero conosciuta ed incontrata, se saprei poi realmente riconoscerla o se stia perseguendo un miraggio o un'idea effimera partorita dalla mia mente, ma che poco ha a che vedere con la felicità e la gioia pura di una persona che si sente in pace con sé stessa ed il mondo, oppure che abbia quantomeno quello o quei buoni motivi per cui esserlo; ciò poiché non credo ci sia una definizione univoca di felicità o quantomeno ritengo per ciascuno di noi assuma sfaccettature e contorni differenti.
In questi anni, soprattutto da quando ho finito l'adolescenza, mi sto mettendo molto in discussione, rifletto molto e cerco di compiere passi verso l'accettazione della mia persona e l'amor proprio, anche attraverso la creazione di un'autostima che non ho mai avuto del tutto; questo per me è un percorso tutt'altro che in discesa e che compio giorno per giorno tra alti e bassi, dove non mi sento ancora arrivata e dove posso dirmi orgogliosa dei passi avanti compiuti fin'ora e che sto compiendo, tuttavia non posso dirmi felice.
Ho imparato tanto su me stessa e gli altri, ho migliorato il mio stile di vita, ho allontanato persone ed abitudini che non mi facevano stare bene e crescere, ho studiato, imparato tanto e da tante persone, mi sono persino laureata, eppure non riesco a goderne e questo mi butta un po' giù in momenti di riflessione come questo nel quale sto scrivendo.
Noto che più mi accetto e mi amo e più sono sola, accetto la mia solitudine e mi piace, ma la differenza tra solitudine e sentirsi soli è sottile, e noto che più proseguo nel mio percorso e più lascio dietro di me persone che credevo ci sarebbero state fino all'ultima pagina, mi dico che si cresce, si matura e si cambia e che forse in alcuni casi questo dimostra anche le persone che sono loro davvero, ma a volte ne dubito. Talvolta vorrei talune ci fossero a vedere i passi in avanti ed i traguardi raggiunti e ciò mi fa soffrire, ma poi ricordo che ciò che sto facendo è in primis per me e quindi devo goderne io.
Il problema che mi attanaglia e su ciò credo dovrò lavorare tanto, è proprio questo, come si fa ad essere felici?
(riflessioni senza senso)
-umi-no-onnanoko ( @umi-no-onnanoko )
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