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QUANDO SBOCCIO’ L’AMORE TRA GRACE KELLY E IL PRINCIPE RANIERI
“Monaco, 6 maggio 1955. Storia di un incontro”, la mostra fotografica al Palazzo Principesco.
di Andrea Munari
Monaco, 15 maggio 2019. La Principessa Grace avrebbe compiuto 90 anni e fino al prossimo 15 ottobre il Palazzo Principesco apre i Grandi Appartamenti con un'eccezionale esposizione fotografica. E’ intitolata “Monaco, 6 maggio 1955. Storia di un incontro” ed è organizzata dagli Archivi di Palazzo e dall’Istituto Audiovisuel di Monaco.
Per i visitatori è un’esperienza unica e rara, perché gli scatti selezionati sono stati realizzati proprio a Palazzo, tutti accompagnati da una dettagliata descrizione, ora e minuti inclusi.
La Principessa Grace di Monaco e il Principe Ranieri hanno dato vita ad una storia che è diventata una favola e oggi, a distanza di tanti anni, percorrere i Grandi Appartamenti regala una grande suggestione e ogni fotografia racconta un momento speciale di quel 6 maggio 1955.
Grace Kelly era la stella indiscussa di Hollywood, vincitrice dell’Oscar come Miglior Attrice e invitata al Festival di Cannes. Ranieri era il principe sovrano di Monaco. Anche per il figlio e attuale sovrano, il Principe Alberto II è stata una grande emozione visitare la mostra in anteprima: “Devo dire grazie a tutti coloro che hanno lavorato per ricostruire quanto avvenne in quella giornata. Ci sono fotografie eccezionali. Non sono mai entrato nei dettagli di quell’incontro con i miei genitori, ne abbiamo parlato ogni tanto. Sicuramente Monaco, 6 maggio 1955. Storia di un incontro e fu un momento speciale e se qualcosa è accaduto fra loro quel pomeriggio, penso sia stato nei giardini, quando hanno conversato in modo più intimo negli ultimi minuti del loro incontro”.
La mostra è il racconto minuto per minuto di quella giornata con scatti in posa e naturali in vari formati, da sola e insieme al Principe Ranieri. Trecento foto sono state scattate dai fotografi, Michel Simon di Paris Match ed Edward Quinn. Ci sono anche oggetti, la riproduzione del vestito indossato da Grace e documenti, tra cui lettere e fax.
In quel pomeriggio accaddero anche alcuni episodi curiosi: il vestito indossato da Grace doveva essere di colore beige, adatto per l’ora del tè e non quello a fiori. Il protocollo di Palazzo richiedeva il cappello alle signore, ma Grace non ne aveva a Cannes, per cui indossò un cerchietto di fiori finti cambiando l’acconciatura dei capelli. Inoltre, l’appuntamento venne anticipato di un’ora, perché lei doveva essere a Cannes per le 18,30. Infine, il viaggio in auto da Cannes a Monaco subì un po' di ritardo, anche per un piccolo incidente tra le due vetture che accompagnavano la delegazione.
In ritardo arrivò anche il Principe Ranieri dalla sua villa di Cap Ferrat e così Grace iniziò la visita da sola e i due fotografi cominciarono a scattare.
Restò a Palazzo un’ora e mezza, con Ranieri s’intrattenne gli ultimi venti minuti, ma fu un incontro che cambiò la loro vita e il destino del Principato.
Si sposarono meno di un anno dopo, il 18 e 19 aprile 1956.
PER VISITARE LA MOSTRA FOTOGRAFICA
Fino al 30 giugno e dal 1° settembre al 15 ottobre dalle 10 alle 17,30. Luglio e agosto fino alle 19,30.
I biglietti si possono acquistare on line sul sito https://palaisprinciermonaco.tickeasy.com/fr-FR/accueil.
Crediti foto: Gaetan Luci/Axel Bastello/Palais Princier - GO Monte Carlo
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Che la Francia sia particolarmente ricca di piccoli e incredibili villaggi è cosa nota, e nei miei articoli ve ne ho parlato spesso. Ne è ricca la fiabesca ed enoica Alsazia, o la meravigliosa e poetica Normandia ma anche l’affascinante e selvaggia Bretagna o la patria del gusto e dello spirito e terra di straordinari vini, la Borgogna e ovviamente non sono da meno la Costa Azzurra con i suoi villaggi a picco sul mare e, soprattutto, la Provenza con i suoi borghi e villaggi arroccati o immersi nella lavanda.
La Costa Azzurra non è solo mondanità e turismo ricco e superficiale, in realtà la Côte d’Azur ha molto di più da offrire: dal quel mare turchese dalle infinite sfumature ai borghi arroccati che hanno stregato pittori come Chagall, Renoir, Matisse e Picasso molto prima che diventasse la meta prediletta dei ricconi internazionali. Per scoprire a pieno quella sua aria naïf, se posso darvi un consiglio, visitatela fuori stagione, quando la folla dei turisti si sarà dissipata, così potrete ammirare la baia di Saint-Tropez sgombra degli Yacht o i vicoli di Saint-Paul-de-Vence placidi e tranquilli come quando li frequentava Prévert, ma anche godervi appieno una romantica passeggiata sulla Croisette a Cannes o sulla Promenade a Nizza.
La Provenza è nota per le distese di lavanda, i villaggi arroccati, le stradine acciottolate, i davanzali rigorosamente fioriti che la rendono una delle regioni più amate dagli artisti che l’hanno scelta come punto d’approdo, ma è anche molto amata dai viaggiatori di tutto il mondo. ma la Provenza non è solo il viola della lavanda o il turchese del mare. Rimarrete affascinati dalla Provenza, dai suoi colori e non solo dal viola della lavanda, ma anche dai colori del deserto e della sua terra che regala il Luberon con i Villaggi delle Ocre.
Leggi anche: Provenza, consigli su come organizzare il viaggio
Ma vediamo fra i tantissimi villaggi di Costa Azzurra e Provenza (che insieme formano la regione francese Provenza-Alpi.Costa Azzurra) quali sono quelli da vedere assolutamente:
1 – ÈZE
Andando da Nizza verso Monte Carlo o viceversa trovate questo splendido borgo a metà strada. La sua posizione, a strapiombo sul mare, offre vedute mozzafiato della Costa Azzurra. Un villaggio con una storia antichissima, che si respira in ogni angolo. A spasso per i suoi vicoli, illuminati dal sole, vi giungerà alle narici il profumo dei gelsomini disseminati ovunque in questo borgo magnifico.
Da vedere la chiesetta medievale; il castello dei Riquier col suo bellissimo e rigoglioso giardino. Vi consiglio di percorrete il cammino di Nietzsche, che collega Èze Village a Èze sur Mer, leggenda narra che questa strada abbia ispirato il filosofo nella stesura di una delle sue opere maggiori.
2 – SAINT-PAUL-DE-VENCE
A mio avviso e non solo, uno dei villaggi più romantici di Francia, tra i più belli del mondo. A renderlo così la sua conformazione: stradine acciotolate e vicoli pittoreschi, le impervie scalinate come le affascinanti piazzette con le fontane e i magici scorci. Antico villaggio costruito su una rocca per sfuggire alle invasioni dei saraceni. Per visitarlo al meglio dovete perdervi tra i suoi vicoli di pietra e fare una passeggiata panoramica lungo le mura: da qui si può ammirare la magnifica vista sulla vallata, fino al mare. L’arte, tutta, è passata di qui, personaggi del calibro di Chagall, Matisse e Mirò erano degli abituè, ma pure Picasso, Modigliani, Bonnard, o le star del cinema come Catherine Deneuve, Sophia Loren e Greta Garbo.
Fate un salto al cimitero e omaggiate la tomba del pittore Marc Chagall. Molte le gallerie d’arte e le botteghe artigianali, ancora ora qui vivono artisti, pittori e artigiani. Fate una capatina alla Fondazione Maeght, un museo in cui ammirare Chagall, Matisse e Mirò in una cornice eccezionale.
Vi consiglio, a fine giornata, una cenetta, magari a lume di candela, in uno dei ristorantini del borgo.
3 – ANTIBES
Antibes e Juan-les-Pins, sono le due località affacciate sulle baie naturali che hanno al centro il promontorio di Cap D’Antibes, questo grazie alla generosità della natura; poi però è intervenuta la mano dell’uomo e ha fatto sì che l’edificazione selvaggia che ha colpito un po’ tutta la Costa Azzurra, anche qui facesse i suoi danni. Il turismo di massa se da un lato fa del bene, dall’altro fa del male.
Il centro storico di Antibes, racchiuso dai bastioni del XVI secolo, con i suoi vicoletti, le case dai colori pastello e i tanti locali che propongono piatti di mare, ha la tipica aria delle cittadine provenzali.
Se volete fare un bagno in un luogo da sogno vi consiglio la Baia dei Miliardari nota anche come Baia del Denaro Falso – Anse de l’Argent Faux, ora (dal 2011) accessibile a tutti grazie a un sentiero, un tempo solo in barca.
Per una passeggiata fra la natura l’ideale è il Sentiero dei Doganieri, come in buona parte della Francia costiera anche la Costa Azzurra ha il suo di Chemin des Douaniers.
Merita una visita il Museo Picasso nel Castello Grimaldi, che ospita 23 quadri e 44 disegni dell’artista spagnolo che ha vissuto ad Antibes nel 1944.
4 – SAINT-TROPEZ
Quello che è stato per molto tempo un paesino con un porticciolo di pescatori, con l’arrivò di Brigitte Bardot e di altri vip è diventata una località molto alla moda che attira turisti da tutto il mondo. Diventa famosa negli anni ’60 anche grazie alle spiagge di Ramatuelle e Pampelonne, di sabbia chiara e finissima, ambite dai turisti.
Durante tutta l’estate si trasforma in una stazione balneare di grido con un porto gremito di yacht di lusso, un’atmosfera vivace e turistica con cafè con i tavolini all’aperto, locali notturni e i negozi bellissimi delle più prestigiose firme della moda. Torna ad essere quell’autentico e tranquillo paesino di pescatori dall’autunno alla primavera, quindi se siete interessati alla Saint Tropez autentica questo è il periodo per voi.
Le abitazioni dalle facciate dai colori pastello circondano il pittoresco porto sono l’emblema della Saint Tropez che ci piace.
Da vedere il Museo dell’Annonciade, all’interno della cappella di Notre-Dame-de-l’Annonciade, espone una collezione di dipinti di fine XIX secolo e inizio XX secolo. In ottobre, in occasione della manifestazione Les Voiles de Saint-Tropez, il golfo ospita magnifici velieri, classici e moderni.
5 – GOURDON
Si trova a 12 chilometri da Grasse ed è considerato uno dei più bei villaggi di Francia. Da visitare di giorno se volete trovare negozi e locali aperti, la sera si riesce a visitare in assoluta tranquillità, come è capitato a me, di contro non è possibile bere nemmeno una birra, i locali chiudono tutti dato che è abbastanza isolato, è comunque uno dei borghi più visitati della Costa Azzurra.
Arroccato sulle Gorges du Loup, a 760 metri di altitudine, è abitato da nemmeno 500 persone. Questo borgo ha un sacco di storia: occupato dai Romani, subì poi le invasioni musulmane dall’VII al X secolo. Nel corso del IX secolo, venne costruita la prima fortezza, data la sua posizione era facile vedere tutta l’aerea circostante, fino al mare.
Andate a curiosare nelle vie interne, con la dovuta educazione però, dato che ci sono bellissime abitazioni tipiche.
Una delle cose da fare a Gourdon, forse la prima, è godere della vista mozzafiato, si riesce a vedere persino il Mediterraneo, che si trova a 10 chilometri da Gourdon in linea d’aria.
6 – AIX-EN-PROVENCE
Aix-en-Provence è l’antica capitale della Provenza. Apprezzata per i suoi bellissimi viali con sontuose fontane e piazze, dove vi affacciano eleganti dimore che attestano l’importante passato di Aix.
Aix, oltre ad aver dato i natali a Paul Cézanne, è stata la sua casa per molto tempo. L’eredità lasciata da Cézanne è ancora molto presente in città, sui tombini c’è ancora il nome della sua famiglia, ma soprattutto, c’è l’Atelier dove il pittore visse. L’Atelier è una tappa obbligatoria per chi visita Aix. Si trova appena fuori dalle mura cittadine, a 500 metri dalla cattedrale in Via Cézanne, ci si arriva risalendo la Via Pasteur o con il bus n. 1 dalla Rotonda Fermata “Paul Cézanne”.
L’atelier è un padiglione con giardino dove l’artista ha passato buona parte della sua vita dipingendo. L’atelier è rimasto come lo ha lasciato il pittore al momento della morte: con pennelli, colori, cavalletti, libri e altri pezzi della sua vita. Ad Aix e dintorni ci sono molti luoghi che hanno segnato la vita del pittore impressionista, visitabili con escursioni guidate.
Altra tappa irrinunciabile in città è il Cours Mirabeau, spartiacque tra la parte vecchia e quella nuova. Nella parte bassa del Corso trovate La Rotonde, la bellissima fontana costruita nel 1860 e dall’importante valore simbolico con tre statue che raffigurano la Giustizia, l’Arte e l’Agricoltura.
Lungo il corso molti locali e ristoranti come il Café des Deux Garçons, un’istituzione ad Aix, numerosi palazzi nobiliari e al civico 38 l’Hôtel Maurel-de-Pontevés, risalendo il corso si incontrano altre 3 fontane: la prima è la Fontana dei Nove Cannoni, la Fontana dell’Acqua Calda, fonte termale già usata dai romani, oggi conosciuta come Fontana del Muschio, in quanto totalmente ricoperta e la fontana del Roi Renè (Re Renato) ritratto con l’uva in mano. Fu lui, infatti, a introdurre in Provenza il vino moscato.
Alla sinistra del Cours Mirabeau si stende la Città Vecchia di Aix-en-Provence, dove trovate la Cattedrale di Saint-Saveur, gioiello dell’arte romanica, ora in pessime condizioni, e la Torre dell’Orologio con l’Hotel-de-Ville.
Sulla destra del Corso Mirabeau si sviluppa il Quartiere Mazzarino. I due monumenti più rappresentativi del quartiere sono la Fontana dei Quattro Delfini e l’Hotel de Marignane.
7 – LOURMARIN
Si trova nel Parco Regionale del Luberon ed è un villaggio molto amato dai turisti stranieri meno da quelli italiani, sebbene sia considerato uno dei borghi più belli di Francia.
Il villaggio di Lourmarin ha un affascinante lungo viale centrale, Rue Henri de Savornin, disseminato di dimore dalle facciate colorate, botteghe artigianali, caffè e ristoranti e una massiccia presenza di atelier di artisti e gallerie d’arte, circa una ventina in un paesino che non conta nemmeno mille anime. Lourmarin, infatti, vanta una lunga tradizione artistica e nel corso dei decenni è diventata il luogo di vita di molti artisti e appassionati d’arte.
Un piccolo villaggio che sembra essere rimasto come un tempo, immutato nel corso dei secoli, con il castello che sovrasta il borgo. Il Castello, acquistato da Robert Laurent Vibert, un industriale francese, che lo aveva comprato per salvarlo dalla demolizione, è stato restaurato con l’aiuto della popolazione locale. Vibert, prima di morire, lo donò all’Accademia di Arti e Scienze di Aix-en-Provence che fece suo l’obbligo di ospitare ogni estate giovani artisti, come scrittori, pittori, scultori e musicisti.
Il castello è diviso in due aree storiche: la parte medievale e quella rinascimentale, perfettamente conservate, con straordinari arredi, camini, quadri e straordinarie viste sul borgo.
Il cimitero del paese accoglie i resti di due famosi scrittori: Albert Camus, Premio Nobel e Henri Bosco. La tomba di Camus è meta di un vero e proprio pellegrinaggio.
8 – SIMIANE-LA-ROTONDE
Un bellissimo villaggio che si popola durante il periodo di fioritura della lavanda mentre sembra abbandonato tutto il resto dell’anno. Dalla fine di giugno alla metà di agosto i paesaggi circostanti si colorano di tutte le varietà lavanda e dal borgo si gode di un panorama magnifico.
Il villaggio vanta una ricca storia, a testimonianza di ciò alcuni elementi architettonici dal Medioevo al Rinascimento, come la misteriosa rotonda del Castello, del XII secolo, che domina il borgo dall’alto della sua collina ed è la più antica testimonianza civile dell’arte romanica provenzale. In ciò che rimane della fortezza appartenuta alla famiglia Agoult, quindi il torrione con la sua celebre cupola rotonda e l’ala sud recentemente restaurata con le sale medievali al piano terra, che propongono la storia del castello e sale rinascimentali al primo piano, che accolgono un laboratorio di aromaterapia e delle mostre temporanee. Ogni estate ospita il festival di musica antica.
Il villaggio si colloca su una collima di 650 metri, tra il monte Ventoux, il Luberon e la Montagne de Lure, nel cuore della zona di produzione della lavanda e lavandin, che si estende su 20.000 ettari e fornisce il 90% della produzione mondiale di lavanda.
9 – VIENS
Viens è uno splendido borgo medievale, restaurato in maniera eccelsa, sembra quasi disabitato ma invece qualcuno ci abita. Visitare Viens è fare un salto indietro nel tempo.
Incastonato fra i meravigliosi paesaggi del Luberon e i coloratissimi campi di lavanda si erge su una roccia. Il suo passato medievale è ben rappresentato dalla Torre dell’Orologio che funge da accesso per poi trovare un susseguirsi di stretti vicoli e dimore medievali. Se ci si arriva da Nord il borgo sembra un’austera fortezza.
Dal villaggio partono ben 3 sentieri per andare alla scoperta delle Bories di Caseneuve, oltre a una passeggiata per scoprire le Gorges d’Oppedette, Gole di Oppedette. Da una terrazza sospesa nel vuoto potrete godere di uno spettacolo meraviglioso a strapiombo sulle gole di un canyon.
Appena più sopra c’è il villaggio, costituito da un nugolo di case e una chiesetta.
10 – SAIGNON
Un piccolo e meraviglioso villaggio con una chiesa, una piazzetta e una roccia panoramica e forse un bar, un paio di ristoranti e il villaggio è fatto.
La Chiesa di Notre Dame ospita pellegrini da secoli, fin dal Medioevo è stata il luogo di ritrovo dei fedeli della Provenza e luogo di sosta per i pellegrini diretti verso Roma lungo la Via Domitia e per quelli che dall’Italia andavano verso Santiago de Compostela.
Per le strade di Saignon, dopo la chiesa, trovate una caratteristica piazzetta con palazzi colorati decorati da piante rampicanti e al centro una fontana, una piazza molto suggestiva. Lungo la salita si trova la Roccia che scende a strapiombo sul territorio circostante e dove ci sono i resti di un castello con una chiesetta privata non visitabile.
11 – ROUSSILLON
Roussillon è un villaggio famoso perché sorge su un giacimento d’ocra. Tant’è che la zona è conosciuta anche come “le terre d’ocra” ed ha i colori del deserto. Roussillon prende il nome dal rosso delle sue terre che in realtà sono anche giallo e arancione e qui, infatti, non solo la terra ma anche i palazzi sono o arancio o rosso o giallo.
Da Russillion parte il Sentiero delle Ocre uno spettacolare percorso nella natura che consiste in una passeggiata di circa 45 minuti circondati dalle pietre colorate, si attraversa, infatti, un canyon dai colori incredibili.
La visita al villaggio è obbligatoria perché è molto carino e non solo per il colore dei palazzi ma anche per i suoi vicoli molto suggestivi, per la piccola piazzetta Hotel de Ville, ovvero il municipio, dove non mancano locali e caratteristiche botteghe.
Sempre a Roussillon è possibile visitare il Conservatoire des Ocres et Pigments Appliqués per imparare tutto sui pigmenti colorati, le proprietà cromatiche dell’ocra e visitare la fabbrica.
12 – GORDES
Uno dei borghi più belli di Francia, arroccato su uno sperone di roccia regala panorami mozzafiato, le sue stradine lastricate, le case in pietra, appoggiate una all’altra quasi a voler reggersi in piedi tra loro, il magnifico castello formano un luogo incantevole tanto da essere stato il set del film Un’ottima annata con Russel Crowe. La sagoma del Castello e della Cattedrale svettano tra le caratteristiche casette e non manca la suggestiva fontana ai piedi del Castello.
A circa un paio di chilometri dal centro di Gordes c’è le Village des Bories, un borgo troglodita abitato dagli uomini circa 3000 anni fa. Bories in francese sono le pietre che si trovano nella vicina Apt con le quali, a secco, senza uso di cemento o malte, è stato costruito il villaggio.
A pochi chilometri da Gordes c’è l‘Abbazia Cistercense di Sénanque che, con i suoi campi di lavanda, è la protagonista assoluta della Provenza, la sua immagine rappresenta la Provenza in fotografie e cartoline. Una tappa obbligatoria per tutti i viaggiatori che visitano la Provenza. Ancora oggi abitata da frati e monaci.
Da vedere nell’Abbazia di Sénanque: la Chiesa, dotata dell’essenziale come ogni chiesa dell’Ordine cistercense, con due cappelle in stile romanico; il Dormitorio dove i monaci cistercensi si riposavano; il Chiostro, centro dell’Abbazia e il luogo di passaggio e raccordo di tutte le parti che la compongono; lo Scriptorium, una sala dove i monaci venivano a trascrivere i libri sacri e leggere e dove sono ancora visibili i resti di due grandi camini che servivano anche per propagare la luce; la Sala del Concistoro, dove l’abate e i frati si incontrano tutti i giorni per leggere un capitolo (da cui il nome) della regola di San Benedetto e prendono le decisioni che riguardano la comunità e il Bookshop, nonostante la ferrea disciplina anche i monaci hanno necessità di fare cassa.
13 – FONTAINE-DU-VAUCLUSE
Oltre a essere uno dei borghi più particolari di Francia, vanta la sorgente più grande d’Europa che ha anche ispirato Petrarca per il celebre verso “Chiare, dolci e fresche acque”. Ecco non ve lo sarete mai aspettati, nemmeno io, ma è proprio grazie a Fontaine-du-Vaucluse che Petrarca dedica queste parole a Laura.
Molto caratteristica la piazza, Place de la Colonne, a ridosso del fiume interamente circondata da alberi secolari che coprono interamente la Piazza con al centro la colonna che le dà il nome, fu eretta in omaggio al Petrarca, il 20 luglio 1804. Inizialmente venne posizionata vicina alla fonte del fiume Sorgue e solo dopo 25 anni fu trasferita in questa posizione.
Dalla piazza attraversando il ponte sul fiume si arriva subito alla casa ora museo di Petrarca dedicato a Petrarca, dove abitava il Petrarca. Qui sono esposte edizioni delle sue opere illustrate da grandi artisti tra cui Picasso, Braque e Mirò. Attraverso il tunnel di fianco la casa si arriva nel giardino della casa lambito dalle “dolci acque”.
L’acqua è l’assoluta protagonista del paesaggio: mulini, case adagiate sull’acqua, ristoranti pieni zeppi con viste spettacolari in questo splendido panorama naturalistico che dà vita a uno dei più bei villaggi di Francia.
Dal centro del paese parte una passeggiata che costeggia il fiume Sorgue e conduce direttamente alla fonte, dove godendo di uno spettacolo della natura tra alberi, vegetazione il rumore dell’acqua delle piccole cascate che invadono il paesaggio si arriva all’altissima falesia sotto la quale si trova la sorgente.
Dall’altro lato della piazza, nel senso opposto del ponte, la Chiesa di Notre Dame, risalente all’XI secolo. Costruita dai monaci vittoriani sui resti di un santuario dedicato al Dio Pagano dell’acqua. Al suo interno c’è un’imponente colonna romana e un capitello posizionato sulla colonna opposta che sono i resti dell’antico tempio.
Altro museo è il Monde Souterrain, dedicato alla speleologia con grotte, stalattiti e concrezioni calcaree raccolte da Borbert Casteret.
14 – SAINT-RÉMY DE PROVENCE
Saint Rémy è nota anche per essere legata a due figure illustri: Nostradamus e Vincent Van Gogh. Nostradamus nacque a Saint-Rèmy anche se passò gran parte della sua vita nella vicina Salon de Provence. Vincent Van Gogh visse per un anno nel manicomio della cittadina provenzale dove dipinse alcuni dei suoi capolavori.
A preludio dell’interessante cittadina provenzale il viale alberato che conduce al centro di Saint-Remy. Un concentrato di Provenza: dall’imponente duomo, alle piazzette con le fontane, ai numerosi vicoli disseminati di bellissimi negozi e locali. Perdetevi in quei vicoli, fermatevi a pranzare in uno dei ristoranti nella bellissima piazzetta del Municipio, e una delle sue laterali porta alla casa dove nacque Nostradamus.
A Saint Rémy, come dicevo, c’è il Monastero di Saint-Paul-de-Mausole, noto per essere stato il manicomio di Van Gogh, che merita una visita indipendentemente da questo fatto, in quanto capolavoro del Romanico Provenzale: soprattutto il chiostro del XI Secolo ricorda molto lo stile della chiesa di Saint Trophime d’Arles. I monaci francescani furono i primi ad accogliere i malati di mente, fin dal 1400, attività che continua ancora oggi.
A un chilometro da Saint-Rémy si trovano le rovine della antica Glanum, una città prima celtico-ligure e poi romana, di cui restano intatti due splendidi monumenti: il Mausoleo, alto 18 metri, è scolpito con scene di battaglia, caccia, natura e due statue e l’Arco di Trionfo segnava l’ingresso a Glanum con, ai lati, raffigurazioni degli schiavi rassegnati al dominio romano.
15 – LES-BAUX-DE-PROVENCE
Il villaggio di Les Baux de Provence si colloca su uno sperone roccioso, fiancheggiato da due strapiombi ed è caratterizzato da un antico Castello Fortezza in rovina e alcune case disabitate. Dopo secoli di splendore dovuto all’intraprendenza dei signori di Les Baux, la decadenza del piccolo villaggio, tra i meno noti ma tra i più belli di Provenza, cominciò nel lontano 1632 per mano del Cardinale Richelieu che ne ordinò lo smantellamento.
Vi abitano meno di 500 persone, il borgo è delizioso e piccolissimo e viene da domandarsi come riesca ad accogliere tanti viaggiatori e turisti.
Del Castello restano i resti delle antiche mura e dei torrioni, le catapulte ed altro, si estende su un’ampia superficie verde. Altro gioiello architettonico della città è la chiesa di Saint Vincent, un edificio religioso del IX, in parte scavato nella roccia, è dedicato a Vincenzo di Saragozza, diacono del vescovo, una delle prime vittime delle persecuzioni anticristiane del IV secolo, ed è in stile romanico provenzale. Meritano la visita gli interni.
Altra attrattiva sono le “Carrières de Lumières”. Le ex cave destinate all’estrazione della bauxite, chiuse nel 1935, hanno subito un importante restauro che ha permesso alle “Carrières de Lumières” di riaprire al pubblico tre anni fa, con una nuova vocazione di palcoscenico di spettacoli suggestivi.
Nelle pareti di roccia vengono riprodotte immagini e colori, dedicate ad opere di artisti. Dall’1 marzo 2019 al 5 gennaio 2020, le Carrières de Lumières propongono uno spettacolo dedicato a Van Gogh. Non ho visto quello di Van Gogh ma a Rouen e a Reims ho visto le riproduzione simili sulla facciata della cattedrale ed è uno spettacolo bellissimo.
Provenza e Costa Azzurra: 15 villaggi da non perdere Che la Francia sia particolarmente ricca di piccoli e incredibili villaggi è cosa nota, e nei miei articoli ve ne ho parlato spesso.
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YO AMO MI BARRIO CLARET.
“ MI BARRIO , MI VIDA ! “
Lolo,14 anni . Si alza ogni mattino alle 5 per andare a lavorare. Dalle 2 alle 5 del pomeriggio frequenta la scuola, anche se ammette non ci vada molta gente, e neanche lui , alle volte.
Alla sera gioca a basket o a tennis alla “Cancha”, e quando si annoia, gioca a “ce l’hai!” con gli altri ragazzini del barrio. Ha due fidanzate, “una vive di là e l’altra di qua”.
Ha già comprato un cavallo per salvarlo dal macello. Ora vuole comprarsi una mucca.
E’ timido , parla come un uomo ,ma gli brillano gli occhi come ad un bambino.
Alla mia domanda “ Cosa significa per te il barrio?”, sorride, annuisce e mi dice che non lo fa impazzire ma che lo ha fatto diventare un bravo ragazzo ,grazie ai rimproveri dei ragazzi più grandi.
Cap 1. El Barrio.
Lolo, come altri, vive nel Barrio Claret, a Santo Domingo , fra la Churchill Av(al diavolo la pronuncia inglese) e la Kennedy Av. Questo , come ogni barrio , è al di fuori della vita turistica di villeggiatura, tipica della costa caraibica.
Si struttura e divincola fra micro “calles” e casette colorate, la maggior parte sviluppate solo su un solo piano, con il tetto in lamiera e il pavimento in asfalto(lo stesso della strada) ; altre sono palazzine da due, tre piani collegati fra loro da una scala a chiocciola esterna al poggiolo… I grovigli di fili elettrici disegnano nel cielo schemi geometrici, intervallati dal dondolare di sneakers rotte e consumate , abbandonate al mondo esterno per qualche rito di iniziazione delle gang.
Capita di ritrovarsi a faccia a faccia con un gallo e il suo “harem” di galline, in cordiale convivenza con gatti randagi ,più spennacchiati degli stessi polli, i quali prima o poi finiranno alla griglia sul carretto che vende la carne.
Addentrandosi nelle calles , si ha il rischio di pranzare o cenare più volte nell’arco di una giornata: i parenti (e qui sono tutti parenti) catturano le loro vittime lungo le stradine e le accolgono nelle loro casine, offrendo loro birra o un bicchiere di “santo libre”(7 up e rum) e platano fritto sotto forma di “tostones”… Se ancora ci sta , un bicchiere di “ponche” ( latte condensato, cannella e alcol).
Cap 2. La Luz.
La giornata è suddivisa in due momenti : quando c’è la corrente e quando non c’è.
All’urlo “Llegò la luz!” , ognuno comincia a lavare i piatti e i vestiti(a mano o in lavatrici aperte), a raccogliere l’acqua in grandi bacinelle (che, altrimenti, non avrebbe pressione per uscire in grandi quantità dai tubi), accendere il ventilatore, ad usare internet, a mettersi in coda per ordinare la propria “empanada frita” al baracchino di Puci , ad accendere le casse della musica a volumi spropositati e, finalmente, a riporre le bottiglie di birra “Presidente” nel frigo.
Come affermano la Tia Edita, la parrucchiera del barrio, e il figlio Moises “La luce è una delle poche cose che cambieremmo di qui. Non è colpa nostra, il governo non ha organizzazione, non ci manda le bollette e , quindi , non possiamo pagare la corrente… allora , per due\tre volte al giorno , ce la tolgono”.
Ebbene si, la corrente c’è solo 2 volte al giorno , dalle 12 alle 15 e dalle 19 fino a notte fonda.Tutti i giorni ci sono varie ore di black-out, gli “apagones”,a turno secondo le zone e più frequenti nei quartieri poveri.
Cap 3. Los tigueres con Los tigueres.
Il senso di appartenenza al quartiere , in questo paese, è un sentimento forte “ Anche se è impossibile a credere ci sono più cose positive che negative. La maggior parte dei ragazzi è cresciuta in strada, giocando e legando assieme, tanto da chiamarsi “hermanos”(fratelli) o “primos”(cugini), nonostante non abbiano nessun legame sanguigno.”.
I ragazzi si incontrano, ancora ora che sono più grandi , tutte le sere, ma soprattutto al mercoledì, nella “Cancha”, dove si svolge la solenne partita di basket, arbitrata dal solito amico, fra tutti “Los tigueres del Barrio”(“Le tigri del barrio”).
Questo è un atipico campo da basket. E’ in asfalto,all’aperto e su tutti i lati è contornato da murate. Sul lato sinistro si trova la palestra del quartiere , gestita da Juan Carlo, e sul lato di fondo un enorme graffito in cui una scritta su modello “Wild style” grida “Yo amo mi Barrio Claret!” in un aggrovigliarsi di colori e figure bizzarre. Sul lato destro, la porta di entrata del campo da cui entrano ed escono gli studenti che per andare a scuola devono passare di lì.
“Il campo da basket è l’unico posto dove si cresce bene. Qui ci sono cose che nei barrios più grandi e famosi non ci sono. Noi abbiamo i migliori giocatori di basket e di tennis dell’intera Repubblica Dominicana, alcuni , per esempio , giocano nell’NBA”.
Cap 4 . La música.
Come lo sport, ciò che unisce “Los Tigueres del Barrio” e le varie generazioni, è la musica di stampo dominicano: il merengue, la bachata , la dembow e il reggaeton .
“La musica è per noi come la pizza per voi… L’abbiamo nel sangue e deve accompagnarci in tutte le nostre giornate e serate.”
Infatti 24\24h non è mai possibile assistere ad un attimo senza musica. Se non c’è la corrente, e quindi maggior parte delle casse non posso funzionare, si usa l’impianto stereo della macchina.
Il suono esce dallo stereo e si diffonde , moltiplicandosi e addizionandosi agli altri suoni, per le viottole del barrio. E’ impossibile resistere all’onda che si propaga , è impossibile non svegliarsi al suono del merengue , o del gospel o al chiacchierio scontroso tra galli e polli.
In fondo alla strada , tutte le notti , il piccolo bar di quartiere , chiude le sue porte e si trasforma in una sala da ballo, dove tutti sfoggiano il loro istinto “bailador”.
Cap 5. Los jóvenes.
Moises, 27 anni, ha un figlio e sta studiando all’università nella capitale. Pensa di aver imparato più dal barrio che dalla scuola, ma persiste nonostante ci sia poca possibilità lavorativa : “Se parti dal nulla è difficile arrivare da qualche parte… Ma comunque, la maggior parte dei ricchi ora , erano poveri prima e si sono rimboccati le maniche per farcela.
Non tanti giovani studiano perché i dominicani ,prima pensano alla palla da baseball e poi al lavoro, sperando di divenire qualcuno nello sport.”.
Cap 6. Las mujeres.
-“Come sono le donne del barrio?”
-“Chimosas y vagas.”, è la risposta che più ho ricevuto (“pettegole e fannullone”).
Senza molte generalizzazioni , la maggior parte delle ragazze non finiscono, o neppure cominciano, la scuola, non lavorano e hanno, già a 18 anni, almeno un figlio “come tutte las latinas”, dice Moises.
Ho conosciuto più di una donna che non rispecchia i “soliti standard” del quartiere: donne molto forti che curano l’ambiente familiare e sono rispettate nel barrio.
Marisol . Arrivata in Italia all’età di 22 anni, a Genova,vi si è trasferita, ha iniziato a lavorare, si è innamorata, e ,dopo un felice matrimonio , ha avuto una bellissima figlia . Da quel momento aiuta la sua famiglia (formata da 6 fratelli, nonno e nonna) a distanza e in Italia pensando alla propria terra ha un grosso sorriso e gli occhi lucidi. Arrivata all’aeroporto quest’anno, dopo 3 anni che non tornava in patria, ha urlato “Santo Domingo , te quiero lindo!! “ e ha abbracciato con lo sguardo tutto ciò che la circondava.
La Tia Edita .La parrucchiera del barrio, non è l’unica, ma “è la più brava, le altre s’improvvisano!”. E’ alta, la pelle color nocciola, i suoi capelli pubblicizzano il suo mestiere: ricci ,afro ,color platino, circondati da una bandana in tinta con l’abito del giorno…
Ha ospitato me e la mia amica Sara(figlia di Marisol) a casa sua , nella Calle Primera del barrio. Ci ha trattate come figlie, cucinando giornalmente piatti tipici fatti soprattutto di platano , uova , yucca , carne, pesce e riso. Ci scaldava l’acqua(altrimenti esclusivamente fredda) sul fornello quando dovevamo fare la doccia(fatta col “metodo pentolino”).
Ha cresciuto due figli senza ricevere nessun aiuto dal loro padre, si è comprata la casa e gestisce il “Salon” del quartiere.
cap 7.Los Hombres.
-“E gli uomini?”.
A questa domanda le donne sedute al tavolo ridono di gusto : “ Agli uomini piace farsi il fisico, sono “chapiadores”(“donnaioli”, per tradurla finemente), o pensano a farsi belli sulla moto.”.
Cocoliso : alto, magro, taglio di capelli ben fatto, dalla pelle color caramello e vestito sempre abbinato al colore della sua moto da corsa verde acido. Quella moto su cui un giorno , per comprare la “comida china”(“cibo cinese”), ci siamo ritrovati in 3 ,senza casco.
L’Habuelo(il nonno):nonostante superati i 70 anni , sfoggia uno stile giovane da camicia e scarpe da ginnastica. Si alza tutte le mattine alle 5 per lavorare e , una volta arrivato a casa, cucina per tutti i figli che decidono di andarlo a trovare. I profumi di aringa affumicata, pomodoro, riso caldo e croccante circondano la sua figura “ingrembiulata” e il caldo sole illumina la sua fronte alta e nera. Sorride sempre , e tutti ne prendono esempio.
Cap 8 .El tráfico.
I bambini sanno già andare in moto, il casco è solo un accessorio, come le portiere delle mini “Guagua”(pulmini pubblici). Il “carro pubblico” o taxi è aperto a tutti, finché ci stanno. I semafori sono un optional, come le cinture, le regole del “vietato bere alcolici , fumare e parlare al cellulare alla guida” e il possesso della patente.
Fra le vie del barrio, fortunatamente, non c’è molto traffico di auto, ma durante la giornata, moto e carri della frutta si fanno strada tra galline, polli e bambini che giocano a “palla” con la lattina di “7up” o mangiano empanadas all’angolo della Calle Primera.
E’ un teatro di colori, profumi ma anche forti odori; di casette curate come un nido, ma anche di catapecchie diroccate circondate da spazzatura e fanghiglia puzzolente.
Le mosche si attaccano alla pelle sudata e sporca ma il sole è caldo e asciutto.
L’acqua , la luce , la corrente , internet… non sono qui comodità scontate.
“La gente nel bene o nel male è unita qui. Non cambierei nulla. Anche se non c’è molta organizzazione e siamo poveri ,però… come sei stata tu qui?” ,Edita annuisce: “Mi barrio , mi vida!”.
Silvia Nocentini , Unifi- Progeas primo anno, AS 2016\17
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/04/04/ancora-sulla-carta-aragonese-otranto-dintorni/
Ancora sulla carta aragonese di Otranto e dintorni
di Vanni Greco
Mi associo ai commenti soddisfatti per l’ampia partecipazione alla comune riflessione sulle carte, che ci confermano come la chiave per il coinvolgimento delle persone stia sempre in una felice combinazione di stimoli colti e popolari insieme che, quando opportunamente curati, si affrancano dai rispettivi rischi, assai frequenti, di esclusività elitaria e di becera faciloneria.
Un buon lavoro coordinato da Armando Polito che il Prof. La Greca, che ringraziamo ancora, ha voluto cortesemente onorare riservandoci la sua attenzione.
Provo qui ad offrire un nuovo contributo al dibattito sulla datazione dopo aver cercato qualche approfondimento direttamente sia attraverso il coinvolgimento della dott.ssa Antonella Candido che ringrazio per la considerazione che ha mostrato per il nostro lavoro e, soprattutto, per il contributo professionale che ci ha dato, oltre che per avermi autorizzato a render noto il suo punto di vista.
Rispetto alla chiesa di S. Eligio non ho, purtroppo, novità significative. Una delle prime narrazioni organiche dei fatti di Otranto è forse la Historia del Laggetto[1], canonico e giureconsulto otrantino, venuto a conoscenza dei fatti di cui narra attraverso il racconto del padre testimone oculare, il quale riporta che il duca Alfonso:
«… la prima cosa che fece dopo venuto andò a visitare quei beati corpi uccisi, che stavano di tanto tempo sopra la terra nel Monte della Minerva, …costrinse tutti quei Signori che erano ivi presenti a lacrimare; ordinò che fussero discesi dal Monte, e fussero portati dentro una chiesa, quale era appresso il Pozzo della Minerva al piano; Così fu fatto dove stiedero poi fino alla recuperazione della Città.»
Poiché Daniele Palma[2] colloca la datazione dell’opera del Laggetto tra 1544 e 1571, si sarebbe tentati di affermare che ancora fino a questi anni la chiesa di S. Eligio non esistesse.
Una testimonianza di due secoli successiva (1751) è quella di Francesco D’Ambrosio, sacerdote di Castiglione, frazione di Andrano, che nel suo Saggio[3] riporta:
«Nel 1481, ritornato la seconda volta Alfonso all’assedio della Città di Otranto, …ordinò, che con tutta l’attenzione, e riverenza fussero trasferiti, e collocati in una Chiesa detta del Fonte della Minerva sita alle radici dello stesso monte, come si disse nel cap. 9 del 2. Lib. Oggi la detta Chiesa va sotto il titolo di S. Eligio, ed è titolo di Canonicato.
…
La seconda Traslazione successe, dopo che i turchi resero ad Alfonso la Città: e questa per esser stata una solennissima funzione, …con ordine di Sisto IV radunati i Vescovi suffraganei, ed i Sacerdoti della Diocesi, e delle vicine Città coll’intervento dell’Arcivescovo di Brindisi, il quale celebrò tal solenne funzione, furono trasferiti dalla Chiesa di S. Eligio nella Metropolitana, cioè nell’Oratorio di basso; essendo stato prima riconciliato, e benedetto, perché profanato da’ Turchi.
Non saprei dire se il D’Ambrosio sia stato il primo a fare il nome della Chiesa di S. Eligio, certo è che nulla chiarisce sul possibile anno di titolazione. In attesa che emergano altre fonti, potremmo affidare le nostre speranze ai documenti dell’Archivio storico diocesano di Otranto e a qualche generoso collaboratore o studioso dello stesso.
Una seconda pista, per così dire di natura più creativa, verso la datazione della carta mi ha portato a considerare che la densità urbanistica delle diverse località riportate non fosse generica, ma piuttosto rispondente alla realtà dell’epoca di rilevazione. In questo senso, ho trovato conferma che le mappe siano disegnate con grande cura per i dettagli in un articolo di Antonio Capano[4] che si occupa del territorio potentino rappresentato nelle carte aragonesi: «…più case intorno ad un campanile sormontato da croce, o intorno ad una chiesetta a pianta rettangolare, con tetto a doppio spiovente e campanile; sono visibili la facciata ed uno dei lati, con un accenno di porte e finestre. Considerando il numero degli elementi disegnati, in particolare le case, è abbastanza evidente che il cartografo intendeva in tal modo dare un’indicazione, sia pure sommaria, sul numero degli abitanti di ciascun insediamento, forse in base ad un elenco di “fuochi” o di famiglie di cui disponeva; come è noto, fu Alfonso I d’Aragona ad attuare per primo i censimenti della popolazione del Regno di Napoli con il sistema della numerazione dei focolari, a partire dal 1443. Forse la mappa poteva essere usata anche come guida per gli addetti ai censimenti dei fuochi, i “numeratori delli fuochi”. I toponimi con i valori più bassi, da 1 a 4 elementi, solitamente indicano santuari, monasteri o località di interesse religioso e, invece del solo campanile, troviamo il disegno schematico di una chiesa. Le Città fortificate, …sono rappresentate a volo d’uccello da una cerchia di mura turrite, e/o con una rocca o castello che sovrasta il paese, con numerose case addensate all’interno. Sono anche le più importanti dal punto di vista militare».
Città fortificata era anche la nostra Otranto.
Essendomi imbattuto, nel corso delle mie ricerche, nella documentata tesi di laurea su “Le Mura e il Castello di Otranto” della dr.ssa otrantina Antonella Candido, non ho resistito alla tentazione di contattarla (grazie alla cortese e preziosa mediazione di Marcello Gaballo e Marcello Semeraro) per avere un suo punto di vista specialistico sulla descrizione di Otranto riportata dalla mappa, nella quale si riconosceva la cittadella protetta da mura, torri e torrioni. Anticipo che la mia ipotesi non è risultata poi così peregrina. Con il mio ringraziamento, ecco la sintesi delle sue risposte alle mie domande, idee e obiezioni:
«Supponendo che la mappa sia stata disegnata con fedeltà alla realtà, tenderei ad escludere con certezza una datazione a metà ‘500 e ancor meno successiva. Mancano, infatti, del tutto i tre bastioni poligonali che a partire dal 1540 vennero man mano aggiunti all’impianto iniziale della fortificazione.
Escluderei anche il periodo precedente all’attacco turco, in quanto è già presente abbastanza chiaramente la successiva struttura aragonese dell’impianto murario, con rondelle circolari e merlate in cima e addirittura la doppia rondella della Porta Alfonsina (quella visibile al centro delle mura della parte ovest). Inoltre, gli studi fatti finora, nonché le poche fonti scritte, tendono ad escludere un impianto murario aragonese prima del 1481.
Secondo il mio parere questa mappa dovrebbe essere del periodo immediatamente successivo alla primissima ricostruzione del castello e delle mura da parte di Alfonso d’Aragona. Quindi, in un lasso di tempo che andrebbe dal 1482 al 1540 massimo quando fu effettuata anche la nuova fodera delle mura da parte di Carlo V, che qui non sembra esserci. Si può notare infatti la struttura abbastanza squadrata del castello, con le quattro rondelle ad ogni lato, tipica del primo impianto, ma soprattutto la presenza di un paio di torri non tondeggianti ma squadrate, che è possibile appartenessero all’impianto precedente (o vestigia addirittura più antiche inglobate nella struttura di epoca federiciana) e che furono forse inizialmente incorporate nel nuovo progetto aragonese. Come conferma, invito a notare la forma delle rondelle sulla mappa, che sono raffigurate non in maniera verticale e quindi perfettamente dritta (com’erano invece costruite in epoca federiciana), ma risultano rastremate verso l’alto, secondo la tipologia aragonese di costruzione, che prevedeva un toro marcapiano a metà della torre che segnava anche un cambio di inclinazione delle pareti esterne.
Un’ulteriore prova che la mappa possa essere riferita al periodo dopo la riconquista aragonese e non prima può sicuramente essere la stessa grandezza della città e delle mura urbiche: la città risulta molto piccola e pressoché ridotta all’interno della “cittadella”. Prima della conquista turca infatti la città contava quasi 5.000 abitanti (all’incirca la popolazione attuale) ed era estesa in un’area molto più ampia di quella della mappa. Tant’è che si parla per il periodo precedente addirittura di tre circuiti murari, uno che racchiudeva la cittadella appunto (quella visibile sulla mappa), uno che racchiudeva la cosiddetta “città bassa” e infine un circuito esterno formato esclusivamente da torri di vedetta. Anche il Galateo descrive la cinta muraria otrantina, al momento dell’attacco turco, come molto imponente, dotata di profondissimi fossati e di mura. Subito dopo la presa turca la città e la popolazione decimata non resero più necessario il circuito murario esterno, riducendo così la sua area al solo “centro storico” attuale.
In definitiva, rispetto alla datazione propenderei per l’ultimo decennio del XV secolo, soprattutto se il possibile autore, il Pontano, era molto attivo proprio in quegli anni e al seguito di Alfonso d’Aragona sul quale, durante le mie ricerche, sono giunta alla conclusione (forse solo una suggestione) che fosse molto fiero del lavoro di fortificazione svolto ad Otranto quando ancora non era sovrano e che quindi avesse deciso di inserire nelle mappe del tempo la nuova fortificazione di cui aveva dotato la città.»
Si trova conferma, quindi, a quanto autorevolmente sostenuto dal Prof. La Greca che richiama un’elaborazione della mappa in fasi successive a partire dalla fine del Quattrocento fino alla metà del Cinquecento e che però, grazie al presente contributo della dr.ssa Candido, forse possiamo limitare al 1540.
Tuttavia, a mio giudizio, rimarrebbe da chiarire anche il riferimento al Pontano, che già in un mio precedente intervento ho provato a collocare temporalmente, che penso meriterebbe una precisazione ulteriore rispetto all’attribuzione che viene fatta a lui di tali mappe, in qualità di autore o, più verosimilmente, di coordinatore del progetto complessivo.
In conclusione, ci stiamo avvicinando alla meta, ma c’è ancora del lavoro da fare. E noi, non rinunceremo a cercare ancora.
[1] Giovanni Michele Laggetto, Historia della città di Otranto. Come fu presa da’ Turchi, e martirizzati i suoi fedeli Cittadini. Scoperto nell’archivio della chiesa metropolitana il 3 aprile 1660, fu pubblicato, per la prima volta, a Maglie nel 1924 nella trascrizione dei can. Luigi Muscari e ripubblicato, a cura di Antonio Antonaci, nel volume Otranto. Testi e documenti, Galatina, 1955.
[2] Daniele Palma, L’autentica storia di Otranto nella guerra contro i Turchi, Kurumuny, 2013.
[3] Francesco D’Ambrosio, Saggio istorico della presa di Otranto e stragge de’ Santi Martiri di quella Città successa nel 1480, Napoli 1751, Libro Terzo, Delle varie traslazioni dei Santi Martiri, Cap. 1, pagg. 117-119.
[4] Antonio Capano, La provincia di Potenza nelle carte aragonesi della seconda metà del XV secolo, in Basilicata Regione Notizie, N. 131-132, 2013, pag. 156-178.
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Quando si pensa alla Costa Azzurra si pensa al jet-set, alla bella vita, a un turismo ricco e superficiale, in realtà la Côte d’Azur ha molto di più da offrire: dal quel mare turchese dalle infinite sfumature ai borghi arroccati che hanno stregato pittori come Chagall, Renoir, Matisse e Picasso molto prima che diventasse la meta prediletta dei ricconi internazionali. Per scoprire a pieno quella sua aria naïf, se posso darvi un consiglio, visitatela fuori stagione, quando la folla dei turisti si sarà dissipata, così potrete ammirare la baia di Saint-Tropez sgombra degli Yacht o i vicoli di Saint-Paul-de-Vence placidi e tranquilli come quando li frequentava Prévert, ma anche godervi appieno una romantica passeggiata sulla Croisette a Cannes o sulla Promenade a Nizza.
E quindi, eccovi alcuni bellissimi luoghi che potete visitare in Costa Azzurra in pochi giorni, essendo le distanze molto contenute.
Cominciando da Nizza dal momento che è l’aeroporto della Costa Azzurra e quindi sarà lì che atterrerete, se per qualche ragione doveste atterrare a Marsiglia vi basterà invertire il giro e quindi partire dall’ultima tappa per arrivare alla prima, se arrivate in macchina dall’Italia prima di Nizza incontrerete Monte Carlo ed Èze
1 – Nizza
Dopo Parigi è la città francese con il maggior numero di visite, capitale della Costa Azzurra è una meta ambita grazie al suo clima, a una cucina di alto livello e alle molte attrattive che offrono i suoi dintorni. Il centro cittadino ruota attorno a Place Massena posta al confine della città vecchia, che va girata a piedi per scoprire i suoi magnifici scorci. Da italiani verrà voglia di visitare la Piazza dedicata all’Eroe dei due mondi: Garibaldi, che nacque a Nizza è ha combattuto tutta la vita per farla tornare Italiana. Altro luogo da frequentare è la famosissima Promenade des Anglais, la via lunga sette chilometri costeggia il mare, lungo il tragitto le sedute blu permettono di fare sosta e di godersi il sole che bacia Nizza per almeno 300 giorni l’anno. Se, oltre al sole amate l’arte, Nizza ha due musei, uno con opere di Chagall, l’latro con opere di Matisse.
2 – Cagnes-sur-Mer (14 km da Nizza)
La cittadina ha un’atmosfera tipicamente vacanziera, adagiata sul mare, con case color pastello e molti locali. Suggerisco una visita all’imbrunire così potete fermarvi a cenare in uno dei tanti ristoranti vista mare, il mio consiglio: Bistrot de la Marine. Renoir ci passò gli ultimi anni della sua vita e ora la sua casa è diventata un museo che raccoglie oggetti personali, dipinti e sculture tra le quali la Venere vittoriosa in bronzo. Eccovi il sito ufficiale del Museo Renoir. Buona parte del paesaggio che attrasse e ispirò l’artista non esiste più, soprattutto nella parte verso il mare, sostituita da residence per vacanze alquanto discutibili (il troppo cemento è un po’ il problema di tutta la Costa Azzurra, a mio avviso). D’ogni modo l’antico borgo, Haut-de-Cagnes, è rimasto pressoché intatto, con tanto di Castello Grimaldi.
3 – Saint-Paul-de-Vence (19 km da Nizza)
A mio avviso e non solo, uno dei villaggi più romantici di Francia, tra i più belli del mondo. A renderlo così la sua conformazione: stradine acciotolate e vicoli pittoreschi, le impervie scalinate come le affascinanti piazzette con le fontane e i magici scorci. Antico villaggio costruito su una rocca per sfuggire alle invasioni dei saraceni. Per visitarlo al meglio dovete perdervi tra i suoi vicoli di pietra e fare una passeggiata panoramica lungo le mura: da qui si può ammirare la magnifica vista sulla vallata, fino al mare. L’arte, tutta, è passata di qui, personaggi del calibro di Chagall, Matisse e Mirò erano degli abituè, ma pure Picasso, Modigliani, Bonnard, o le star del cinema come Catherine Deneuve, Sophia Loren e Greta Garbo. Fate un salto al cimitero e omaggiate la tomba del pittore Marc Chagall. Molte le gallerie d’arte e le botteghe artigianali, ancora ora qui vivono artisti, pittori e artigiani. Fate una capatina alla Fondazione Maeght, un museo in cui ammirare Chagall, Matisse e Mirò in una cornice eccezionale. A fine giornata, una cenetta, magari a lume di candela, in uno dei ristorantini del borgo, ve la consiglio.
5 – Antibes (23 km da Nizza)
Antibes e Juan-les-Pins, sono le due località affacciate sulle baie naturali che hanno al centro il promontorio di Cap D’Antibes, questo grazie alla generosità della natura; poi però è intervenuta la mano dell’uomo e ha fatto sì che l’edificazione selvaggia che ha colpito un po’ tutta la Costa Azzurra, anche qui facesse i suoi danni. Il turismo di massa se da un lato fa del bene, dall’altro fa del male. Il centro storico di Antibes, racchiuso dai bastioni del XVI secolo, con i suoi vicoletti, le case dai colori pastello e i tanti locali che propongono piatti di mare, ha la tipica aria delle cittadine provenzali. Se volete fare un bagno in un luogo da sogno vi consiglio la Baia dei Miliardari nota anche come Baia del Denaro Falso – Anse de l’Argent Faux, ora (dal 2011) accessibile a tutti grazie a un sentiero, un tempo solo in barca. Per una passeggiata fra la natura l’ideale è il Sentiero dei Doganieri, come in buona parte della Francia costiera anche la Costa Azzurra ha il suo di Chemin des Douaniers. Merita una visita il Museo Picasso nel Castello Grimaldi, che ospita 23 quadri e 44 disegni dell’artista spagnolo che ha vissuto ad Antibes nel 1944.
5 – Cannes (33 km da Nizza)
Altro celeberrimo luogo della Riviera francese è Cannes che, in parte, deve la sua celebrità al Festival del Cinema. A maggio la cittadina si riempie di divi del cinema, giornalisti e ammiratori grazie alla mostra ma durante il resto dell’anno attira turisti per il lusso, il divertimento e la sua bellezza. Se Cannes da un lato è la classica località di mare con le case color pastello, le barche dei pescatori e l’approccio lento e rilassato tipico di un paese del Mediterraneo, dall’altro è la città dello shopping per ricchi nei negozi delle firme più prestigiose della moda e del lusso, disseminati lungo Boulevard de la Croisette, il viale che costeggia il lungomare. Ma coloro che vogliono raccontare di aver fatto shopping a Cannes senza spendere un occhio della testa possono recarsi in Rue d’Antibes e Rue Meynadier, dove ci sono i negozi delle marche fast fashion più conosciute. Tra gli angoli più suggestivi e pittoreschi la collina del “Suquet”, la parte più vecchia della città, contraddistinta da strette e tortuose viuzze, ci si arrampica lungo le stradine che portano al Castello da cui si gode una bellissima vista sulla baia. Gli amanti dei misteri non devono saltare la visita alla vicina isola di Santa Margherita, lì Cardinale Richielieu fece costruire una prigione dove rinchiudere il misterioso personaggio dalla Maschera di Ferro.
6 – Saint-Tropez (110 km da Nizza)
Quello che è stato per molto tempo un paesino con un porticciolo di pescatori, con l’arrivò di Brigitte Bardot e di altri vip è diventata una località molto alla moda che attira turisti da tutto il mondo. Diventa famosa negli anni ’60 anche grazie alle spiagge di Ramatuelle e Pampelonne, di sabbia chiara e finissima, ambite dai turisti. Durante tutta l’estate si trasforma in una stazione balneare di grido con un porto gremito di yacht di lusso, un’atmosfera vivace e turistica con cafè con i tavolini all’aperto, locali notturni e i negozi bellissimi delle più prestigiose firme della moda. Torna ad essere quell’autentico e tranquillo paesino di pescatori dall’autunno alla primavera, quindi se siete interessati alla Saint Tropez autentica questo è il periodo per voi. Le abitazioni dalle facciate dai colori pastello circondano il pittoresco porto sono l’emblema della Saint Tropez che ci piace. Da vedere il Museo dell’Annonciade, all’interno della cappella di Notre-Dame-de-l’Annonciade, espone una collezione di dipinti di fine XIX secolo e inizio XX secolo. In ottobre, in occasione della manifestazione Les Voiles de Saint-Tropez, il golfo ospita magnifici velieri, classici e moderni.
7 – Grasse (42 km da Nizza)
Un luogo che ha avuto un passato illustrissimo, ora un po’ troppo trascurato, forse… Comunque, se vi trovate da quelle parti, merita una visita senza fermarsi per la notte, la sera la cittadina si svuota e ha poco da offrire. A passeggio per le vie della cittadina potreste essere colti all’improvviso da una nube di acqua profumata che svolazza in cielo, in questo modo Grasse vuole far capire a tutti che è la capitale mondiale del profumo, d’ogni modo ve ne accorgerete subito grazie all’imponente struttura della fabbrica con annesso negozio della profumeria Fragonard, del 1872. A parte Fragonard dove io ho fatto incetta di bellissime shopper, una borsa da spiaggia e qualche altro accessorio, le altre profumerie storiche sono Galimard e Molinard che hanno in città negozi e offrono la possibilità di visitare i loro musei e vedere come nasce un profumo. Entrateci! Sono tutti molto disponibili per farvi provare la loro impressionante quantità di profumi, oltre alle profumerie, il centro storico, è pieno di botteghe artigianali, gallerie e negozi. Per gli appassionati d’arte la Cattedrale di Notre-Dame-du-Puy ha tre grandi di Rubens.
8 – Gourdon (39 km da Nizza)
Si trova a 12 chilometri da Grasse ed è considerato uno dei più bei villaggi di Francia. Da visitare di giorno se volete trovare negozi e locali aperti, la sera si riesce a visitare in assoluta tranquillità, come è capitato a me, di contro non è possibile bere nemmeno una birra, i locali chiudono tutti dato che è abbastanza isolato, è comunque uno dei borghi più visitati della Costa Azzurra. Arroccato sulle Gorges du Loup, a 760 metri di altitudine, è abitato da nemmeno 500 persone. Questo borgo ha un sacco di storia: occupato dai Romani, subì poi le invasioni musulmane dall’VII al X secolo. Nel corso del IX secolo, venne costruita la prima fortezza, data la sua posizione era facile vedere tutta l’aerea circostante, fino al mare. Andate a curiosare nelle vie interne, con la dovuta educazione però, dato che ci sono bellissime abitazioni tipiche. Una delle cose da fare a Gourdon, forse la prima, è godere della vista mozzafiato, si riesce a vedere persino il Mediterraneo, che si trova a 10 chilometri da Gourdon in linea d’aria.
9 – Valbonne (31 km da Nizza)
Sulla strada del ritorno da Grasse verso Nizza, vale la pena di fare una piccola deviazione verso Valbonne. Un borgo incantevole dove si respira la tipica aria provenzale grazie alle sue case in pietra con i portoni colorati e i balconi fioriti, agli atelier di artisti e ai tanti locali disposti attorno alla piazzetta centrale. Se avete occasione di essere in zona di venerdì fate un salto al mercato che si estende sulla piazza e sulle sue laterali dove è possibile acquistare frutta e verdura, olio provenzale, l’immancabile sapone di Marsiglia, ma anche prodotti artigianati e abbigliamento.
10 – Èze (9 km da Nizza)
Andando da Nizza verso Monte Carlo la trovate a metà strada. La sua posizione, a strapiombo sul mare, offre vedute mozzafiato della Costa Azzurra. Un villaggio con una storia antichissima, che si respira in ogni angolo. A spasso per i suoi vicoli, illuminati dal sole, vi giungerà alle narici il profumo dei gelsomini disseminati ovunque in questo borgo magnifico. Da vedere la chiesetta medievale; il castello dei Riquier col suo bellissimo e rigoglioso giardino. Vi consiglio di percorrete il cammino di Nietzsche, che collega Èze Village a Èze sur Mer, leggenda narra che questa strada abbia ispirato il filosofo nella stesura di una delle sue opere maggiori.
11 – Monte Carlo (21 km da Nizza)
Ero indecisa se inserire o meno Monte Carlo in questa guida, non è in Francia, è il quartiere centrale della città-stato del Principato di Monaco, non la volevo inserire perché io sono tra quelle persone che non trova Monte Carlo per nulla attraente, una località mitizzata ma assolutamente vuota per quanto riguarda il carattere ma piena di cemento, un covo per ricconi. Se non si chiamasse. Ma fate una visita, se avete la curiosità di vedere come i Grimaldi, in uno Stato di soli due chilometri quadrati, siano riusciti a trasformare ogni centimetro di suolo in uno spazio edificabile, enormi palazzi solo per appartamenti di lusso, non la mia idea di architettura.
Se ci andate le attrattive che mi sento di suggerirvi sono perlopiù i suoi locali: Cova (celebre pasticceria milanese) un locale molto chic di fronte alla Place du Casino, dove fare colazione; Novotel Café, la prima domenica del mese lo chef Frédéric Ramos organiza un ricco brunch da consumare a bordo piscina; Moshi Moshi dove mangiare uno straordinario sushi, si trova nella zona del Porto di Fontvieille;
Bagatelle, locale di gran moda dove prendere un tè, affacciati sui giardini del Cafè de Paris;
Odyssey, curato nientemeno che da Karl Lagerfeld, si trova sul tetto dell’Hotel Métropole. Un aperitivo qui è un’esperienza sensoriale da fare almeno una volta nella vita. I cocktail firmati Givenchy, per citarne uno, sono a base di ingredienti impiegati solitamente nei profumi, come il Dahlia Divin con gelsomino e albicocca e naturalmente Champagne. I drink sono accompagnati da finger food sono ideati da Joël Robuchon, 3 stelle Michelin.
Dieci buoni motivi per andare in Costa Azzurra ora li avete. Che aspettate?
Quattro giorni in Costa Azzurra e almeno undici fantastici luoghi da vedere Quando si pensa alla Costa Azzurra si pensa al jet-set, alla bella vita, a un turismo ricco e superficiale, …
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Quando si pensa alla Costa Azzurra si pensa al jet-set, alla bella vita, a un turismo ricco e superficiale, in realtà la Côte d’Azur ha molto di più da offrire: dal quel mare turchese dalle infinite sfumature ai borghi arroccati che hanno stregato pittori come Chagall, Renoir, Matisse e Picasso molto prima che diventasse la meta prediletta dei ricconi internazionali. Per scoprire a pieno quella sua aria naïf, se posso darvi un consiglio, visitatela fuori stagione, quando la folla dei turisti si sarà dissipata, così potrete ammirare la baia di Saint-Tropez sgombra degli Yacht o i vicoli di Saint-Paul-de-Vence placidi e tranquilli come quando li frequentava Prévert, ma anche godervi appieno una romantica passeggiata sulla Croisette a Cannes o sulla Promenade a Nizza.
E quindi, eccovi alcuni bellissimi luoghi che potete visitare in Costa Azzurra in pochi giorni, essendo le distanze molto contenute.
Cominciando da Nizza dal momento che è l’aeroporto della Costa Azzurra e quindi sarà lì che atterrerete, se per qualche ragione doveste atterrare a Marsiglia vi basterà invertire il giro e quindi partire dall’ultima tappa per arrivare alla prima, se arrivate in macchina dall’Italia prima di Nizza incontrerete Monte Carlo ed Èze
1 – Nizza
Dopo Parigi è la città francese con il maggior numero di visite, capitale della Costa Azzurra è una meta ambita grazie al suo clima, a una cucina di alto livello e alle molte attrattive che offrono i suoi dintorni. Il centro cittadino ruota attorno a Place Massena posta al confine della città vecchia, che va girata a piedi per scoprire i suoi magnifici scorci. Da italiani verrà voglia di visitare la Piazza dedicata all’Eroe dei due mondi: Garibaldi, che nacque a Nizza è ha combattuto tutta la vita per farla tornare Italiana. Altro luogo da frequentare è la famosissima Promenade des Anglais, la via lunga sette chilometri costeggia il mare, lungo il tragitto le sedute blu permettono di fare sosta e di godersi il sole che bacia Nizza per almeno 300 giorni l’anno. Se, oltre al sole amate l’arte, Nizza ha due musei, uno con opere di Chagall, l’latro con opere di Matisse.
2 – Cagnes-sur-Mer (14 km da Nizza)
La cittadina ha un’atmosfera tipicamente vacanziera, adagiata sul mare, con case color pastello e molti locali. Suggerisco una visita all’imbrunire così potete fermarvi a cenare in uno dei tanti ristoranti vista mare, il mio consiglio: Bistrot de la Marine. Renoir ci passò gli ultimi anni della sua vita e ora la sua casa è diventata un museo che raccoglie oggetti personali, dipinti e sculture tra le quali la Venere vittoriosa in bronzo. Eccovi il sito ufficiale del Museo Renoir. Buona parte del paesaggio che attrasse e ispirò l’artista non esiste più, soprattutto nella parte verso il mare, sostituita da residence per vacanze alquanto discutibili (il troppo cemento è un po’ il problema di tutta la Costa Azzurra, a mio avviso). D’ogni modo l’antico borgo, Haut-de-Cagnes, è rimasto pressoché intatto, con tanto di Castello Grimaldi.
3 – Saint-Paul-de-Vence (19 km da Nizza)
A mio avviso e non solo, uno dei villaggi più romantici di Francia, tra i più belli del mondo. A renderlo così la sua conformazione: stradine acciotolate e vicoli pittoreschi, le impervie scalinate come le affascinanti piazzette con le fontane e i magici scorci. Antico villaggio costruito su una rocca per sfuggire alle invasioni dei saraceni. Per visitarlo al meglio dovete perdervi tra i suoi vicoli di pietra e fare una passeggiata panoramica lungo le mura: da qui si può ammirare la magnifica vista sulla vallata, fino al mare. L’arte, tutta, è passata di qui, personaggi del calibro di Chagall, Matisse e Mirò erano degli abituè, ma pure Picasso, Modigliani, Bonnard, o le star del cinema come Catherine Deneuve, Sophia Loren e Greta Garbo. Fate un salto al cimitero e omaggiate la tomba del pittore Marc Chagall. Molte le gallerie d’arte e le botteghe artigianali, ancora ora qui vivono artisti, pittori e artigiani. Fate una capatina alla Fondazione Maeght, un museo in cui ammirare Chagall, Matisse e Mirò in una cornice eccezionale. A fine giornata, una cenetta, magari a lume di candela, in uno dei ristorantini del borgo, ve la consiglio.
5 – Antibes (23 km da Nizza)
Antibes e Juan-les-Pins, sono le due località affacciate sulle baie naturali che hanno al centro il promontorio di Cap D’Antibes, questo grazie alla generosità della natura; poi però è intervenuta la mano dell’uomo e ha fatto sì che l’edificazione selvaggia che ha colpito un po’ tutta la Costa Azzurra, anche qui facesse i suoi danni. Il turismo di massa se da un lato fa del bene, dall’altro fa del male. Il centro storico di Antibes, racchiuso dai bastioni del XVI secolo, con i suoi vicoletti, le case dai colori pastello e i tanti locali che propongono piatti di mare, ha la tipica aria delle cittadine provenzali. Se volete fare un bagno in un luogo da sogno vi consiglio la Baia dei Miliardari nota anche come Baia del Denaro Falso – Anse de l’Argent Faux, ora (dal 2011) accessibile a tutti grazie a un sentiero, un tempo solo in barca. Per una passeggiata fra la natura l’ideale è il Sentiero dei Doganieri, come in buona parte della Francia costiera anche la Costa Azzurra ha il suo di Chemin des Douaniers. Merita una visita il Museo Picasso nel Castello Grimaldi, che ospita 23 quadri e 44 disegni dell’artista spagnolo che ha vissuto ad Antibes nel 1944.
5 – Cannes (33 km da Nizza)
Cannes deve la sua celebrità al Festival del Cinema, un binomio indissolubile. A maggio la cittadina si riempie di divi del cinema, giornalisti e ammiratori grazie alla mostra ma durante il resto dell’anno attira turisti per il lusso, il divertimento e la sua bellezza. Se Cannes da un lato è la classica località di mare con le case color pastello, le barche dei pescatori e l’approccio lento e rilassato tipico di un paese del Mediterraneo, dall’altro è la città dello shopping per ricchi nei negozi delle firme più prestigiose della moda e del lusso, disseminati lungo Boulevard de la Croisette, il viale che costeggia il lungomare. Ma coloro che vogliono raccontare di aver fatto shopping a Cannes senza spendere un occhio della testa possono recarsi in Rue d’Antibes e Rue Meynadier, dove ci sono i negozi delle marche fast fashion più conosciute. Tra gli angoli più suggestivi e pittoreschi la collina del “Suquet”, la parte più vecchia della città, contraddistinta da strette e tortuose viuzze, ci si arrampica lungo le stradine che portano al Castello da cui si gode una bellissima vista sulla baia. Gli amanti dei misteri non devono saltare la visita alla vicina isola di Santa Margherita, lì Cardinale Richielieu fece costruire una prigione dove rinchiudere il misterioso personaggio dalla Maschera di Ferro.
6 – Saint-Tropez (110 km da Nizza)
Quello che è stato per molto tempo un paesino con un porticciolo di pescatori, con l’arrivò di Brigitte Bardot e di altri vip è diventata una località molto alla moda che attira turisti da tutto il mondo. Diventa famosa negli anni ’60 anche grazie alle spiagge di Ramatuelle e Pampelonne, di sabbia chiara e finissima, ambite dai turisti. Durante tutta l’estate si trasforma in una stazione balneare di grido con un porto gremito di yacht di lusso, un’atmosfera vivace e turistica con cafè con i tavolini all’aperto, locali notturni e i negozi bellissimi delle più prestigiose firme della moda. Torna ad essere quell’autentico e tranquillo paesino di pescatori dall’autunno alla primavera, quindi se siete interessati alla Saint Tropez autentica questo è il periodo per voi. Le abitazioni dalle facciate dai colori pastello circondano il pittoresco porto sono l’emblema della Saint Tropez che ci piace. Da vedere il Museo dell’Annonciade, all’interno della cappella di Notre-Dame-de-l’Annonciade, espone una collezione di dipinti di fine XIX secolo e inizio XX secolo. In ottobre, in occasione della manifestazione Les Voiles de Saint-Tropez, il golfo ospita magnifici velieri, classici e moderni.
7 – Grasse (42 km da Nizza)
Un luogo che ha avuto un passato illustrissimo, ora un po’ troppo trascurato, forse… Comunque, se vi trovate da quelle parti, merita una visita senza fermarsi per la notte, la sera la cittadina si svuota e ha poco da offrire. A passeggio per le vie della cittadina potreste essere colti all’improvviso da una nube di acqua profumata che svolazza in cielo, in questo modo Grasse vuole far capire a tutti che è la capitale mondiale del profumo, d’ogni modo ve ne accorgerete subito grazie all’imponente struttura della fabbrica con annesso negozio della profumeria Fragonard, del 1872. A parte Fragonard dove io ho fatto incetta di bellissime shopper, una borsa da spiaggia e qualche altro accessorio, le altre profumerie storiche sono Galimard e Molinard che hanno in città negozi e offrono la possibilità di visitare i loro musei e vedere come nasce un profumo. Entrateci! Sono tutti molto disponibili per farvi provare la loro impressionante quantità di profumi, oltre alle profumerie, il centro storico, è pieno di botteghe artigianali, gallerie e negozi. Per gli appassionati d’arte la Cattedrale di Notre-Dame-du-Puy ha tre grandi di Rubens.
8 – Gourdon (39 km da Nizza)
Si trova a 12 chilometri da Grasse ed è considerato uno dei più bei villaggi di Francia. Da visitare di giorno se volete trovare negozi e locali aperti, la sera si riesce a visitare in assoluta tranquillità, come è capitato a me, di contro non è possibile bere nemmeno una birra, i locali chiudono tutti dato che è abbastanza isolato, è comunque uno dei borghi più visitati della Costa Azzurra. Arroccato sulle Gorges du Loup, a 760 metri di altitudine, è abitato da nemmeno 500 persone. Questo borgo ha un sacco di storia: occupato dai Romani, subì poi le invasioni musulmane dall’VII al X secolo. Nel corso del IX secolo, venne costruita la prima fortezza, data la sua posizione era facile vedere tutta l’aerea circostante, fino al mare. Andate a curiosare nelle vie interne, con la dovuta educazione però, dato che ci sono bellissime abitazioni tipiche. Una delle cose da fare a Gourdon, forse la prima, è godere della vista mozzafiato, si riesce a vedere persino il Mediterraneo, che si trova a 10 chilometri da Gourdon in linea d’aria.
9 – Valbonne (31 km da Nizza)
Sulla strada del ritorno da Grasse verso Nizza, vale la pena di fare una piccola deviazione verso Valbonne. Un borgo incantevole dove si respira la tipica aria provenzale grazie alle sue case in pietra con i portoni colorati e i balconi fioriti, agli atelier di artisti e ai tanti locali disposti attorno alla piazzetta centrale. Se avete occasione di essere in zona di venerdì fate un salto al mercato che si estende sulla piazza e sulle sue laterali dove è possibile acquistare frutta e verdura, olio provenzale, l’immancabile sapone di Marsiglia, ma anche prodotti artigianati e abbigliamento.
10 – Èze (9 km da Nizza)
Andando da Nizza verso Monte Carlo la trovate a metà strada. La sua posizione, a strapiombo sul mare, offre vedute mozzafiato della Costa Azzurra. Un villaggio con una storia antichissima, che si respira in ogni angolo. A spasso per i suoi vicoli, illuminati dal sole, vi giungerà alle narici il profumo dei gelsomini disseminati ovunque in questo borgo magnifico. Da vedere la chiesetta medievale; il castello dei Riquier col suo bellissimo e rigoglioso giardino. Vi consiglio di percorrete il cammino di Nietzsche, che collega Èze Village a Èze sur Mer, leggenda narra che questa strada abbia ispirato il filosofo nella stesura di una delle sue opere maggiori.
11 – Monte Carlo (21 km da Nizza)
Ero indecisa se inserire o meno Monte Carlo in questa guida perché io sono tra quelle persone che non trova Monte Carlo per nulla attraente, una località mitizzata ma assolutamente vuota per quanto riguarda il carattere ma piena di cemento, un covo per ricconi. Se non si chiamasse. Ma se avete la curiosità di vedere come i Grimaldi, in uno Stato di soli due chilometri quadrati, siano riusciti a trasformare ogni centimetro di suolo in uno spazio edificabile, ovviamente solo per appartamenti di lusso, fate una visita.
Se ci andate le attrattive che mi sento di suggerirvi sono perlopiù i suoi locali: Cova (celebre pasticceria milanese) un locale molto chic di fronte alla Place du Casino, dove fare colazione; Novotel Café, la prima domenica del mese lo chef Frédéric Ramos organiza un ricco brunch da consumare a bordo piscina; Moshi Moshi dove mangiare uno straordinario sushi, si trova nella zona del Porto di Fontvieille;
Bagatelle, locale di gran moda dove prendere un tè, affacciati sui giardini del Cafè de Paris;
Odyssey, curato nientemeno che da Karl Lagerfeld, si trova sul tetto dell’Hotel Métropole. Un aperitivo qui è un’esperienza sensoriale da fare almeno una volta nella vita. I cocktail firmati Givenchy, per citarne uno, sono a base di ingredienti impiegati solitamente nei profumi, come il Dahlia Divin con gelsomino e albicocca e naturalmente Champagne. I drink sono accompagnati da finger food sono ideati da Joël Robuchon, 3 stelle Michelin.
Dieci buoni motivi per andare in Costa Azzurra ora li avete. Che aspettate?
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