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Napoli: 5 le custodie cautelari in carcere per traffico illecito di stupefacenti
Napoli: 5 le custodie cautelari in carcere per traffico illecito di stupefacenti. Napoli. Su delega del Procuratore della Repubblica, si comunica che, in data odierna, la Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti di Romano Daniele, del padre Romano Salvatore e della madre Esposito Giuseppina, nonché di Russo Antonio e Alfano Cristofaro, tutti ritenuti gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravata dalle condizioni previste dall'art. 416 bis 1 c.p., per agevolazione dell'attività del sodalizio camorristico denominato Vinella Grassi, operante nel quartiere Secondigliano, destinando al medesimo una quota dei proventi dell'attività di spaccio. L'attività investigativa, svolta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato Secondigliano, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha avuto l'obiettivo di disarticolare lo spaccio di sostanze stupefacenti nei quartieri di Secondigliano, San Carlo all'Arena, Vasto/Arenaccia e Poggioreale, nonché nelle aree immediatamente limitrofe al territorio di Napoli nei comuni di Casoria e Casavatore. Le risultanze investigative hanno portato alla luce l'organizzazione di un'attività di vendita itinerante di cocaina, con la modalità delle consegne a domicilio dello stupefacente, regolata in base alla formula del delivery. L'associazione, contraddistinta da un forte vincolo familiare, si è avvalsa di un'articolata e fidata rete di individui che hanno partecipato attivamente all'illecita attività. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunto innocente fino a sentenza definitiva.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La partita di droga andata a male e i summit per restituirla “Non la voglio manco regalata”
La partita di droga andata a male e i summit per restituirla “Non la voglio manco regalata”
Read More I dissidi nel Trapanese per un carico di scarsa qualità. Le intercettazioni dell’operazione antidroga “Sugar” The post La partita di droga andata a male e i summit per restituirla “Non la voglio manco regalata” appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Trapani, droga, mazara del vallo, Michele Alfano, operazione Sugar, Salvatore Addolorato, summitI dissidi nel…
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Viabilità: una frana minaccia la strada, SS18 chiusa da due mesi
Residente chiedono interventi di messa in sicurezza dell'arteria
Residente chiedono interventi di messa in sicurezza dell’arteria
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http://www.intelligonews.it/cosa-bolle-in-pentola/articoli/28-giugno-2017/63381/allarme-migranti-emergenza-sbarchi-minniti-rientra-in-italia-genova-basta-arrivi/
#minniti #gentiloni #pd #governo #gentiloni ma soprattutto #boldrini #mattarella e ancora #minniti #MINNITI HE AVEVA PROMESI RICONOSCIMENTI RAPIDI E RIMPATRI RAPIDI!!! #MINNITI CI SEI TI ACCORGI DI CIò CHE STATE COMBINANDO??? SEI IN GRADO DI FARE QUALCOSA???BEh SE NON SEI ALL'ALTEZZA DELLE TUE PROMESSE E LEGGI DI RIMPATRI VELOCI, DEVI SALIRE AL QUIRINALE E DIMETTERTI TU E TUTTO IL GOVERNO#GENTILONI!!!!VERGOGNA VERGOGNA C'è UNA GROSSA GRANDISSIMA INVASIONE DI FINTI E FALSI MIGRANTI PER AFFARI DEL #PD (13.550) SBARCHI SUI NOSTRI TERRITORI E TUTTI PORTATI NEI NOSTRI PORTI DA TUTTE LE MARINE DEL MONDO, CHE POI NON SE NE VOGLIONO PRENDERE NEMMENO UNO!!!!#MINNITI SVEGLIATI DAL TUO SONNO PROFONDO E SE HAI CORAGGIO APPLICA LE LEGGI CHE HAI APPENA FATTO: RICONOSCIMENTI VELOCI E RIMPATRI VELOCI!!!!!POI IL #PD E I #PIDDINI SI CHIEDONO Perché PERDONO LE ELEZIONI?????#PD E #PIDDINI STATE ATTENTI CHE IL POPOLO ITALIANO ORA è DAVVERO INFURIATO INCAZZATO E POTREBBE FARE ATTI CHE NON CONVIENE A NESSUNO!!! #MINNITI COMINCIA SUBITO I RESPINGIMENTI ALTRIMENTI SEI PEGGIO E PIù INUTILE DEL DISASTRO DI #ALFANO ANGELINO, CHE SEMBRAVA AVESSE FATTO PIù INVASIONE DI TE!!!#MINNITI MUOVITI O LA PAZIENZA DEGLI ITALIANI SALTERà!!!
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Gli amici egiziani: è "scomparso" uno degli avvocati della famiglia Regeni
Gli amici egiziani: è "scomparso" uno degli avvocati della famiglia Regeni Bloccato all’aeroporto del Cairo mentre andava a Ginevra per intervenire a un’assemblea delle Nazioni Unite per parlare di diritti umani. Non si hanno più notizie dal 10 settembre di uno degli avvocati egiziani della famiglia RegeniIbrahim Metwaly. Dalle prima informazioni sembra che sia stato fermato proprio mentre stava per imbarcarsi sull’aereo diretto in Svizzera. Solo il 5 settembre scorso, il sito web della Egyptian commission for rights and freedom, l‘organizzazione che rappresenta legalmente la famiglia del ricercatore, è stato oscurato. “Il regime sta iniziando la vendetta contro di noi”, aveva detto a ilfattoquotidiano.it il presidente Ahmed Abdallah. Lunedì scorso, il ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva annunciato davanti alle commissioni degli Esteri riunite di Camera e Senato il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo. “L’Egitto è un partner ineludibile”, si era giustificato. Il 12 settembre il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, sarà ascoltato alle 15 in audizione al Copasir. Il premier, che ha mantenuto per sé la delega all’intelligence, riferirà su tutti aspetti che riguardano le minacce alla sicurezza nazionale e l’organizzazione dei servizi e, nel corso dell’audizione, il deputato grillino Angelo Tofalo ha annunciato che chiederà chiarimenti sulla vicenda Regeni e sugli accordi con la Libia che hanno determinato un netto freno ai flussi migratori. “Sarà”, ha scritto Tofalo su Facebook, “l’ultimissima possibilità per raccontare la verità sull’atroce morte di Giulio Regeni e cosa il nostro Governo realmente sapeva fin da quel primo tragico giorno del ritrovamento del corpo di Giulio e forse anche prima. Risposte chiare bisognerà darle anche e soprattutto sul fronte Libia dopo la relazione dell’Associated Press relativa agli accordi italiani con contrabbandieri e trafficanti”. (fonte)
Bloccato all’aeroporto del Cairo mentre andava a Ginevra per intervenire a un’assemblea delle Nazioni Unite per parlare di diritti umani. Non si hanno più notizie dal 10 settembre di uno degli avvocati egiziani della famiglia RegeniIbrahim Metwaly. Dalle prima informazioni sembra che sia stato fermato proprio mentre stava per imbarcarsi sull’aereo diretto in Svizzera. Solo il 5 settembre scorso,…
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Ci sono le parole e ci sono i fatti.
Il fatto di oggi è che la discussione della riforma sulla cittadinanza, fino a ieri prevista nell’agenda dei lavori dell’aula del Senato, forse slitterà. Il Consiglio dei Ministri ha infatti deciso ieri di non mettere per ora la fiducia sul disegno di legge temendo, evidentemente, di mettere a rischio la tenuta del Governo di fronte al veto del Ministro Alfano e del suo partito. In caso di slittamento se anche venisse calendarizzata a settembre, le probabilità di ulteriori slittamenti e di un definitivo affossamento sarebbero altissime: a settembre le preoccupazioni prevalenti saranno altre, a partire dall’apertura della sessione sulla legge di bilancio.
Si dissolverebbero in una nuvola di fumo le altisonanti dichiarazioni di rappresentanti del Governo e del segretario del partito di maggioranza che continuano ad annunciare e a promettere l’approvazione della legge entro la fine della legislatura.
Soltanto pochi giorni fa, Lunaria decideva di dedicare un approfondimento alla riforma relativa alla cittadinanza, ripercorrendo le varie tappe del suo iter fino ad oggi, mettendo a confronto i contenuti della legislazione vigente con quelli della proposta di riforma in discussione.
Dalla stampa proprio in questi giorni, sono giunte ancora storie di ordinaria discriminazione dei cosiddetti “italiani senza cittadinanza”. E chissà quante altre storie ancora restano nascoste. Un caso è stato riportato da La Stampa, che racconta la vicenda di Yasmine Aoubayen, 11 anni. Sarebbe dovuta partire con i compagni di classe in gita per Londra, ma non ha il visto come richiesto, essendo ancora una cittadina marocchina. Per maestre e compagni di classe, Yasmine non è mai stata “percepita” come “straniera”, altrimenti si sarebbero attivati immediatamente per richiedere il visto per tempo. Nonostante la corsa contro il tempo dei genitori e delle maestre, tra questura, ambasciate e consolati, Yasmine non è potuta partire e la sua famiglia si è dovuta rassegnare, perdendo i soldi del viaggio studi (700 euro circa).
Anche il sito di notizie bergamonews.it ha proposto due storie di altri “italiani senza cittadinanza”. Sebastian Barczyk, 28enne polacco laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria aerospaziale, la cui famiglia è ancora in attesa di ottenere tutti i requisiti per la domanda sulla cittadinanza, e Avenir Yzeiraj, albanese di 23 anni, da poco diventato fisioterapista, unico membro della sua famiglia a non essere ancora cittadino italiano. Due ragazzi cresciuti in Italia, da anni residenti in provincia di Bergamo, dove si sono costruiti, con le rispettive famiglie, una nuova vita. Eppure la legge non li riconosce come cittadini italiani.
Oggi è un brutto giorno per tutti coloro che insieme alla campagna L’Italia sono anch’io e agli italianisenzacittadinanza si battono da anni per questa riforma. Oggi sappiamo che stanno vincendo coloro che questa legge non la vogliono.
Un milione di giovani “figli dell’immigrazione”, ma cittadini italiani di fatto, saranno costretti ad attendere la prossima legislatura?
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Milano, “Solstizio di poeti”: maratona di poesia al Parco Sempione
Milano, “Solstizio di poeti”: maratona di poesia al Parco Sempione. Dopo l'esperimento riuscito de I poeti non dormono mai, la ventiquattr'ore di poesia realizzata lo scorso febbraio al Teatro Elfo Puccini a partire da un'idea di Francesca Alfano Miglietti, la poesia torna a Milano nel giorno più lungo dell'anno, il 21 giugno, con Solstizio di poeti. Agenzia X e Marco Philopat insieme a Lucy. Sulla cultura daranno vita a quattro ore di parole e musica all'Anfiteatro di Parco Sempione in collaborazione con Lega Italiana Poteri Slam e Premio Dubito. Dalle 18.00 alle 22.00 si susseguiranno poeti italiani e stranieri, attrici e attori, editori, studenti e professori, artiste e designer, musicisti e cantanti, scrittrici e scrittori, cuochi e sommelier, costumisti e architetti, medici e psicoanalisti, giornalisti e traduttori, e gli allievi delle scuole civiche. Ogni lettore avrà a disposizione circa 5 minuti, per un totale di 360 minuti di poesia parlata, sentita, vissuta, recitata e performata. Tra i lettori, la squadra di Agenzia X e Lucy, il direttore Nicola Lagioia e la redazione al completo Giada Arena, Emiliano Ceresi, Lorenzo Gramatica, Irene Graziosi, Matteo Grilli, Irene Moro, a cui si aggiungeranno amici e collaboratori della rivista tra cui Alessandro Bertante, Shari DeLorian, Edda, Tommaso Melilli, Marco Missiroli, Lorenza Pieri, Marco Rossari. E moltissimi altri ospiti della scena musicale e letteraria italiana. Ancora una volta, quindi, la scelta della poesia come luogo, come direzione, come viaggio, come confronto. Con la speranza che grazie a questa maratona di letture si riescano a scuotere coscienze, a liberare i pensieri e a riflettere sul presente che viviamo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Inchiesta ter omicidio Beppe Alfano, familiari contro richiesta archiviazione
Inchiesta ter omicidio Beppe Alfano, familiari contro richiesta archiviazione
Read More Adesso, dopo la presentazione dell’ennesima opposizione alla richiesta di archiviazione del caso presentata dai familiari di Alfano, ci sarà un altro Gip che dovrà pronunciarsi The post Inchiesta ter omicidio Beppe Alfano, familiari contro richiesta archiviazione appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Messina, archiviazione, beppe alfano, gip, inchiesta ter,…
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L'occhio del grande fratello vigilerà sulla città: arriva la videosorveglianza
L'occhio del grande fratello vigilerà sulla città: arriva la #videosorveglianza. Investiti 23mila euro
Investiti 23mila euro
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Giulio Regeni, la seconda lettera di Amnesty International al governo 14.11.2017 - Riccardo Noury (Foto di Flavio Lo Scalzo) L’impegno era stato preso: dopo il 14 settembre, giorno del ritorno dell’ambasciatore italiano in Egitto, ogni 14 dei mesi successivi Amnesty International avrebbe chiesto al governo se vi fossero novità relative alla ricerca della verità sull’uccisione di Giulio Regeni.
#africa#Egitto#italiani#governo#notizie#informazione#Europa#diritti umani#Germania#amnesty international#tortura#Giulio Regeni#Il Cairo#Paolo Gentiloni#regno unito#Agenzia Stampa#canada#Paesi Bassi#angelino alfano#governo italiano#Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana#Ambasciatore#Antonio Marchesi#Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale#Omicidio di Giulio Regeni#Ibrahim Metwally#contenuti originali#ambasciatore ai Cairo#pressenza#PressenzaIPA
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Dal Ncd ad AP, la nuova proposta politica di Alfano
Dal Ncd ad AP, la nuova proposta politica di Alfano
Dal Ncd ad AP, la nuova proposta politica di Alfano Angelino Alfano decreta la fine di Nuovo Centro Destra e l’inizio del nuovo progetto politico: Alternativa Popolare, per ‘liberali e moderati’. Finisce il Nuovo Centro Destra e inizia Alternativa Popolare. L’Assemblea Nazionale Ncd ha votato sancendo la fine della formazione politica in favore di un nuovo soggetto chiamato Alternativa Popolare.…
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Castelvetrano, scoperta loggia segreta: 27 arresti
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/castelvetrano-scoperta-loggia-segreta-27-arresti/
Castelvetrano, scoperta loggia segreta: 27 arresti
Castelvetrano, scoperta loggia segreta: 27 arresti
Massoni, politici e professionisti. Sono i componenti di una superloggia segreta scoperta a Castelvetrano, nel cuore del potere mafioso in mano al latitante Matteo Messina Denaro. Un gruppo di potere capace di orientare le scelte del Comune, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale. E in grado di ottenere persino notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura.
Questa notte, 27 persone sono state arrestate dai carabinieri del nucleo Investigativo di Trapani, altre dieci sono indagate a piede libero: a capo del gruppo ci sarebbe stato l’ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Lo Sciuto; dell’associazione segreta avrebbe fatto parte anche il sindaco di Castelvetrano Luciano Perricone e l’ex sindaco Felice Errante, entrambi finiti ai domiciliari. Stessa misura cautelare per l’ex deputato di Forza Italia Francesco Cascio, accusato di aver favorito il gruppo di Lo Sciuto: avrebbe rivelato l’esistenza delle intercettazioni di Trapani dopo averlo saputo – questa l’accusa – dall’allora segretario del ministro dell’Interno Angelino Alfano, Giovannantonio Macchiarola, che è indagato per rivelazione di notizie riservate, sarà interrogato domani.
Tutte le 27 persone finite in manette sono accusate, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere secreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione.
In carcere sono finiti invece tre poliziotti, Salvatore Passannante, Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe. Un avviso di garanzia è stato notificato all’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla, oggi assessore regionale all’Istruzione: secondo la ricostruzione della procura di Trapani avrebbe avuto un ruolo nella concessione di una borsa di studio alla figlia di uno dei professionisti arrestati. E adesso è indagato per abuso d’ufficio.
Le indagini, avviate nel 2015, ruotano attorno alla figura di Giovanni Lo Sciuto: a suo carico sono emersi gravi indizi di colpevolezza per reati contro la pubblica amministrazione, commessi con l’obiettivo di ampliare la propria base elettorale e potere politico. A tal fine Lo Sciuto avrebbe creato un sodalizio con Rosario Orlando, già responsabile del Centro Medico Legale dell’ Inps e poi collaboratore esterno dello stesso ente quale “medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili”.
Massoni, politici e professionisti. Sono i componenti di una superloggia segreta scoperta a Castelvetrano, nel cuore del potere mafioso in mano al latitante Matteo Messina Denaro. Un gruppo di potere capace di orientare le scelte del Comune, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale. E in …
Luisa Ginetti
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Elton Kalica, La pena di morte viva. Ergastolo, 41 bis e diritto penale del nemico, Meltemi, 2019, pp. 189.
“L’ergastolo ti fa morire dentro a poco a poco.
Non siamo morti ma neppure vivi.
L’ergastolo è l’invenzione di un non-dio di una malvagità che supera l’immaginazione.
L’ergastolo è una morte bevuta a sorsi, perché non ci mettiamo d’accordo e smettiamo di bere tutti assieme?”
Con queste parole, nel maggio del 2007, 310 reclusi a vita nei circuiti della carcerazione speciale chiedevano al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di convertire l’ergastolo in pena di morte, considerandola meno dolorosa.
Con sollecitudine il Quirinale scaricava il barile sul Parlamento, impegnato all’epoca nel dibattito sull’abolizione della pena perpetua.1
Come era prevedibile, della riforma non se ne fece nulla.
Del resto, perché mai lo Stato avrebbe dovuto privarsi di strumenti afflittivi così duttili ?
Strumenti costruiti in tanti anni di gestione emergenziale dei conflitti e della devianza, e giunti, nel loro insieme, a costituire un sistema di annichilimento del ‘detenuto speciale’ decisamente avanzato.
Nei circuiti del 41bis e dell’alta sicurezza, nella previsione e applicazione dell’ergastolo ostativo, trovano oggi compimento e sintesi quarant’anni di scienza repressiva, dall’apertura delle carceri speciali nel ’77 – che ha inaugurato l’era della diversificazione dei percorsi penitenziari in base alla ‘qualità’ del detenuto – passando per le norme che sospendono potenzialmente all’infinito le già scarse garanzie del trattamento penitenziario per determinate categorie2, e per quelle che escludono da ogni possibile beneficio (permessi, libertà condizionale) chi non si pente, prospettando per chi sconta l’ergastolo e rifiuta la delazione di poter uscire solo in posizione orizzontale.3
Per l’occasione sono state disposte “strutture attrezzate”4, carceri laboratorio per sperimentare tecniche di “pacificazione”, intesa come riduzione di un particolare gruppo umano ad uno stato di sottomissione pacifica a fronte di pratiche degradanti, caratterizzate da un altissimo livello di violenza intrinseca.
Se in decenni passati ha prevalso l’esercizio della violenza materiale, oggi nelle “strutture attrezzate” si compie la versione contemporanea di una sorta di quaestio medioevale – “veritatis indagatio per tormentum” – dove, ai fini della confessione, la tortura non viene in genere somministrata tutta insieme nella forma dell’intensità del dolore fisico, ma centellinata ogni giorno, per anni, per decenni, con lo svuotamento del tempo, la riduzione al silenzio, l’annullamento di ogni dimensione sociale del detenuto, la distruzione quasi assoluta di ogni rapporto con i suoi amori.
E’ questo ciò che emerge dal prezioso il lavoro di Elton Kalica, un’indagine svolta sulla base di 20 interviste a ergastolani provenienti dal regime di 41bis.
È una ricerca unica, sia perché è molto raro riuscire ad avere notizie su quello che accade dietro le mura delle “strutture attrezzate”.
Ma anche perché solo Elton poteva riuscire a compierla, unendo alla capacità analitica acquisita durante gli studi accademici la conoscenza dei meccanismi interni al carcere, sperimentati in prima persone nel corso di 14 anni di prigionia, di cui 5 in Alta Sicurezza. Senz’altro utile, in questo suo compito, l’esperienza come redattore di “Ristretti Orizzonti”, e la capacità di porsi in relazione ai detenuti col necessario rispetto.
Oggetto della sua ricerca è quello di “raccontare quanto la somministrazione della sofferenza in carcere superi persino la fantasia”.
Elton ci conduce attraverso la quotidianità di un detenuto al 41bis: 23 ore al giorno di isolamento in una cella singola di 6 metri quadri scarsi, soggetta a perquisizioni giornaliere e battitura sbarre.
La dotazione della cella consiste in una branda metallica e di uno sgabello inchiodati a terra, di un tavolino e un armadietto fissati al muro, di un televisore blindato.
E’ impossibile disporre gli arredi a proprio modo, così come è vietato appendere al muro qualsiasi cosa. Viene impedita qualsiasi personalizzazione.
Gli oggetti che si possono tenere, compresi i capi di vestiario, sono un numero limitato, insufficiente. I libri non superiori a tre.
Qualsiasi spostamento del detenuto – da e per il cortile, da e per il colloquio con l’avvocato o con il giudice, da e per le visite parenti, ecc. – è accompagnato da perquisizione personale, a volte col metal detector, ma più spesso tramite denudamento, al di fuori di ogni limite regolamentare posto a questa pratica.
“Sempre, dovunque andavi. Era un’umiliazione… anche se andavi dal magistrato, una cosa pazzesca…
Io l’ho detto al magistrato: dottoressa, ogni volta che voi mi chiamate qui mi spogliano, mi svestono , mi umiliano. Ma scusate. Io posso capire all’entrata che posso avere un’arma. Ma se mi spogliano all’uscita vuol dire che voi siete corrotta con me..
Il magistrato chiama l’ispettore e gli chiede: come mai all’uscita voi lo spogliate. Risponde che questo è un ordine.”
Qualcuno riesce anche a scherzarci sopra, presentandosi nudo sotto la tuta da ginnastica.
La custodia e la sorveglianza sono affidate al G.O.M.5
Davanti a loro bisogna spogliarsi più volte al giorno: la nudità del corpo è a disposizione dei carcerieri.
È questo il prezzo per raggiungere un cortiletto circondato da muri di cemento armato alti 5 metri, a volte col cielo sbarrato da una rete e da una lastra di plexiglass, in modo da eliminare anche l’aria dall’ora d’aria.
Alcuni vi rinunciano, perché ritengono non ne valga la pena
L’aria e la “socialità” si svolgono con altri tre detenuti, scelti dall’amministrazione a sua discrezione con i quali, ammesso che ci sia compatibilità, dopo un po’ non si sa più che dire. Ci si può giocare a carte, in una stanza che quando presenta qualche libro e una cyclette assume in nomi pretenziosi di biblioteca e palestra.
A parte i tre del gruppo, con qualsiasi altro recluso è punito ogni contatto, ogni parola.
E’ vietato il dono, lo scambio di vestiario o di cibo, con chiunque.
E’ vietato cucinare, ma non da sempre. L’ha deciso Alfano, nel 2009, ai tempi in cui era ministro della Giustizia del governo Berlusconi IV.
Dichiarando di voler rendere “ancora più duro” il 41bis, Angelino ha proibito la pastasciutta.
Involontariamente, e senza tema del ridicolo, ha esplicitato il senso prettamente vessatorio di questo regime carcerario, visto che non si capisce come il fatto di potersi cuocere o meno un piatto caldo possa avere una qualsiasi attinenza con gli obiettivi formali del 41bis, ovvero di impedire i rapporti del detenuto con l’organizzazione di provenienza.
Chi ha vietato il dono e la cucina conosce il loro significato all’interno del carcere:
Il dono è segno di amicizia, sostegno materiale e solidarietà, ed ogni meccanismo solidale va colpito.
Mentre le lunghe ore passate a cucinare riempiono il tempo vuoto, i dettagli delle ricette riemergono nei discorsi nell’ora d’aria, la scelta del proprio pasto è un esercizio, ancorché minimale, di decisionalità.
Ma ogni decisionalità del detenuto va negata. Ogni aspetto della sua giornata è a disposizione dei carcerieri :
“Quotidianamente si aspettano i comandi dell’agente per andare in doccia, all’aria, in saletta, oppure semplicemente per uscire dalla cella durante la quotidiana verifica dell’integrità delle inferriate e l’esame della camera”.
Sono frequenti i piccoli soprusi per farlo scattare e metterlo in punizione, cioè togliergli l’uso del televisore e l’ora d’aria, ma soprattutto per fare rapporto e ribadirne la pericolosità ai fini del rinnovo del 41bis.
Ma la parte più dura riguarda il rapporto con i familiari, unici titolati – oltre all’avvocato – agli incontri: un’ora di colloquio ogni due settimane, che poi si riduce a 40 minuti, separati dal vetro divisorio, e con un microfono mezzo rotto per parlare.
Un esperienza frustrante e avvilente per il coniuge, shoccante per i bambini, reduci l’uno e gli altri da lunghi e faticosi viaggi fino al carcere speciale.
Ai bambini viene concesso il contatto fisico col genitore, ma al prezzo di restare soli con la guardia che li conduce nella stanza al di là del vetro, e dopo poco li riporta via. “I pochi minuti di abbraccio sono la conclusione di una procedura complessa e traumatizzante per il minore”.
C’è chi rinuncia ai colloqui per non infliggere queste umiliazioni alla famiglia.
In alternativa al colloquio è prevista una telefonata al mese di 10 minuti, ma il parente si dovrà recare per effettuarla al carcere più vicino alla sua residenza, per essere identificato.
Tutti i colloqui, che siano effettuati di persona o per telefono, tranne quelli con l’avvocato, vengono registrati.
Qualsiasi intimità è negata, o alla mercé dei carcerieri, soprattutto le lettere, perché il contenuto della corrispondenza in entrata e in uscita viene valutato dalla guardie carcerarie alla ricerca di contenuti potenzialmente pericolosi. Ogni frase è fonte di dubbio.
Anche dire due volte “ti amo” alla propria moglie può essere considerato un messaggio in codice.
La corrispondenza sospetta viene poi inoltrata al magistrato che potrà esaminarla, senza limiti di tempo.
Di solito ne convalida il sequestro.
Solo poche lettere dal linguaggio neutro e telegrafico riescono a partire.
Così il processo di separazione dai familiari diventa completo, e per gli ergastolani infinito.
Il detenuto vede entrare in crisi il legame di coppia e la funzione genitoriale.
E il suo isolamento cresce, per le ventitré ore da solo in cella, per il silenzio imposto, per l’assenza di argomenti tipica di una vita vuota, per le difficoltà ai colloqui, per il timore che le proprie confidenze cadano in mano a delatori, per non voler mettere a nudo davanti agli agenti parole di tenerezza verso i propri amori.
Gradualmente il linguaggio si atrofizza in monosillabi e frasi incomplete, si perde la capacità di relazione.
Gradualmente alla prigione di cemento si sovrappone una propria prigione interna, l’assuefazione alla solitudine, che diventa preferibile ad ogni altra situazione detentiva.
Qualcuno va via di testa.
Mi aspetto a questo punto un’obiezione: questo trattamento è riservato ai capimafia, condannati per terribili reati.
Non solo. Non sempre.
“Il regime di 41bis rimanda a una legge nata sull’onda emotiva delle stragi mafiose di vent’anni fa… Ne deriva che la risposta della magistratura si sia orientata non solo a colpire Cosa Nostra, ma in chiave comunicativa, a vincere una guerra, fare terra bruciata intorno ad altre aggregazioni con caratteristiche simili…
I processi sull’accusa di associazione mafiosa sono la manifestazione esemplare, dato che, una volta accertata l’esistenza del consorzio, anche quelle condotte che di per se non avrebbero rilevanze penali, risultano rilevanti ai fini dell’organizzazione“.
La logica di guerra rimanda all’annientamento del nemico, al “diritto penale del nemico” teorizzato da Günther Jakobs6, a un trattamento speciale che sospende le garanzie dello Stato di diritto principalmente in base all’identità del soggetto, più che al reato compiuto.
La sproporzione è evidente quando il regime speciale cessa per il principale responsabile del sequestro e dell’uccisione del piccolo Giuseppe di Matteo. Giovanni Brusca oggi non è più un nemico dello Stato, è un collaboratore, e pertanto è fuori dal carcere. Personaggi minori con responsabilità molto più marginali nell’ambito dello stesso delitto, rimangono nei circuiti speciali con l’ergastolo ostativo.
Infine, il 41bis non riguarda solo i mafiosi.
“Da ormai più di una settimana le anarchiche Silvia, Agnese e Anna, sono state trasferite dalla sezione AS2 (Alta Sicurezza) del carcere di Rebibbia a quella dell’Aquila.Un carcere, quello del capoluogo abruzzese, in cui la quasi totalità della popolazione carceraria è sottoposta al 41 bis. Un regime di carcere duro che prevede l’isolamento 23 ore al giorno, la riduzione delle ore d’aria, l’impossibilità di cucinare in cella, dove l’ingresso della luce è limitato dalla presenza di pannelli opachi di plexiglass, dove c’è una sola ora di colloquio con i familiari che per di più avviene attraverso vetri divisori senza la possibilità di alcun contatto. Non si ha inoltre la possibilità di tenere più di quattro libri in cella, la corrispondenza è sempre sottoposta a censura, è impossibile partecipare ai processi se non attraverso la videoconferenza. Nelle carceri dove è presente il 41 bis, l’ombra di questo regime si estende ben al di là di queste sezioni andando a modificare le condizioni di detenzione del resto dei prigionieri.
Silvia, Agnese e Anna si trovano quindi in celle singole, con i blindi chiusi, nello spazio che era la vecchia sezione 41bis femminile“….7
Le forme più dure della carcerazione speciale travalicano i confini previsti dalla norma, e in un contesto di populismo penale si estendono sempre di più.
Necessita una battaglia di civiltà, affinché nuovi corpi non vengano risucchiati in questo gorgo.
Alexik
da Carmilla
Note:
Alberto Custodero, Gli ergastolani scrivono a Napolitano “Siamo stanchi. Condannateci a morte”, La Repubblica, 31 maggio 2017. ↩
Con la riforma dell’ordinamento penitenziario (Legge 354/75) veniva inaugurato un modello detentivo di tipo trattamentale che prevedeva un percorso a tappe per il reinserimento del detenuto nella società tramite permessi premio, semilibertà, lavoro esterno, ecc.
Al suo interno l’art.90 permetteva al Ministero di Grazia e Giustizia di sospendere ogni diritto o tutela a suo piacimento per “gravi ed eccezionali motivi di ordine e sicurezza“.
Nel 1986 la Gozzini (Legge n.663/86) abrogava l’art.90 ma introduceva il 41bis, che autorizzava il Ministero di Grazia e Giustizia a sospendere l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza interna alle carceri italiane.
In seguito alla strage di Capaci (1992) la possibilità di sospensione ministeriale veniva estesa ai gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica nei confronti dei detenuti facenti parte dell’organizzazione criminale mafiosa, passando da una norma finalizzata a prevenire e sedare episodi di conflittualità carceraria a strumento repressivo rivolto alla conflittualità esterna. Fra il 2002 e il 2004 ne sono stati ampliati i limiti temporali, rinnovabili potenzialmente all’infinito. Il 41bis non è applicabile unicamente agli appartenenti, presunti e non, alla criminalità organizzata di stampo mafioso, ma anche agli imputati e condannati per una lunga lista di reati, fra i quali l’eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza. ↩L’art. 4 bis dell’ordinamento Penitenziario esclude dall’accesso ai benefici diverse categorie di reati: 1) di particolare pericolosità 2) commessi in contesti di criminalità organizzata o terroristica 3) che presuppongono il rifiuto del condannato a collaborare con la giustizia. ↩Case Circondariali attrezzate per il 41bis: Massama, Uta, Bancali, Novara, Opera, Cuneo, Parma, Tolmezzo, Viterbo, Spoleto, Ascoli Piceno, Terni, Rebibbia, L’Aquila, Secondigliano,Poggioreale, Macomer, Mamone a Onanì, Badu ‘e Carros, Voghera, Reggio Calabria. ↩Gruppo Operativo Mobile, corpo speciale di polizia penitenziaria sorto agli “onori della cronaca” per le torture dei manifestanti del G8 di Genova 2001 nella caserma di Bolzaneto. ↩Vedi su Carmilla: Il nemico interno/2. ↩
Tratto da “Osservatorio repressione“ ↩
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Conversation
Quando Salvini disse di “non sopportare la spettacolarizzazione”
Panorama: Ha visto in televisione le immagini della donna mentre entrava in carcere, con le persone fuori che le urlavano assassina?
Salvini: Sì, scene raccapriccianti, da far vergognare.
Panorama: Di chi è la colpa?
Salvini: Io non sopporto la spettacolarizzazione. Chiederei agli inquirenti, agli avvocati, ai magistrati, di fare tutto nel massimo riserbo e nel massimo silenzio. Non dovrebbe trapelare nessuna notizia, fino al processo non dovrebbe uscire nulla sui giornali. Poi non bisogna mai esibire un catturato. Se devi portare via uno, lo porti via di nascosto, la notte. Vedi Bossetti, per esempio.
Panorama: Si riferisce alle immagini dell’arresto?
Salvini: Non solo. A tutto quello che è successo dopo, notizie e indiscrezioni sui giornali che investono la moglie, i parenti, le sorelle. Valanghe di fango per tutti. Una porcheria.
Panorama: Anche la politica ci ha messo del suo in questo caso, il ministro dell’interno Angelino Alfano che un minuto dopo l’arresto twitta abbiamo preso l’assassino.
Salvini: Pazzesco. Preferirei scrivesse che hanno bloccato gli sbarchi degli immigrati clandestini.
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