#album illustrato
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Mercoledì la presentazione di "Belle Époque a Belluno"
BELLUNO – Una preziosa opportunità per osservare la città di Belluno da un punto di vista particolare e in un’epoca diversa da quella attuale: mercoledì 27 novembre, nella Sala “Bianchi” di viale Fantuzzi, alle 17.30, verrà presentato al pubblico il volume “Belle Époque a Belluno. Dagli album fotografici di Antonio Sammartini”. Il lavoro che verrà illustrato è un nutrito studio, di 240 pagine,…
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Baustelle - Sussidiario Illustrato Della Giovinezza
L’adolescenza intramontabile, il desiderio di non crescere per non prendersi troppo sul serio, per eludere responsabilità e lutti, tanti Peter Pan impertinenti e intransigenti raccontati dalle tracce de Sussidiario Illustrato Della Giovinezza, album d’esordio dei Baustelle, band formatasi a Montepulciano nel 1996. Francesco Bianconi concepisce l’opera prima del gruppo come spontanea raccolta di…
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Oggi è arrivato l’album di Fulminacci che contiene un inserto speciale, un altro album ma di figurine! 12 artisti hanno illustrato una canzone, io ho avuto il piacere di dare forma al brano “Simile”.
E non è finita! Il progetto sarà anche in mostra al BOOK PRIDE di Milano l’8, il 9 e il 10 marzo negli spazi di SUPERSTUDIO MAXI in via Moncucco 35 ✨
Progetto grafico di @eccetera___
Direzione artistica @antoniognosarubbi
Produzione @macistedischi @artistfirst
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Feltrinelli Milano: gli eventi dall'11 al 17 settembre
Feltrinelli Milano: gli eventi dall'11 al 17 settembre. Ecco gli appuntamenti della prossima settimana: Lunedì 11 settembre ore 19:00 Feltrinelli viale Pasubio 11: VALERIA PARRELLA - SOTTO IL VULCANO Che cosa significa iniziare o ricominciare nel mondo d’oggi? Sotto il vulcano. Gli inizi (Feltrinelli Editore), a cura di Valeria Parrella, è l’ottavo numero della rivista diretta da Marino Sinibaldi che cerca di rispondere a queste domande con la collaborazione di illustri autori. Con Valeria Parrella intervengono Chiara Alessi, Jonathan Coe, Marino Sinibaldi. Martedì 12 settembre ore 17:30 @Triennale Milano - v.le Alemagna 6: COEZ E FRAH QUINTALE - LOVEBARS Coez e Frah Quintale incontrano i fan e firmano le copie del nuovo album Lovebars. Durante questo in-store non convenzionale, sarà anche possibile visitare un’inedita esposizione dell’artista Daniele "Bufer" Attia, che ha realizzato i dipinti originali della cover di "Lovebars" e di tutto l’artwork dell’album. Per partecipare visita feltrinelli.it/eventi Martedì 12 settembre ore 18:30 Feltrinelli piazza Piemonte: NATASHA SOLOMONS - ROMEO E ROSALINA L’autrice presenta Romeo e Rosalina (Neri Pozza), il romanzo che ribalta la celebre storia di Romeo e Giulietta, gettando sulla vicenda uno sguardo nuovo e avvincente. Insieme all'autrice interviene Giulia Paganelli, aka Evastaizitta! e l'interprete Sonia Folin. Mercoledì 13 settembre ore 19:00 Feltrinelli piazza Piemonte: CHRISTIAN RAIMO E ALESSANDRO COLTRÉ - WILLY UNA STORIA DI RAGAZZI In Willy Una storia di ragazzi (Rizzoli) Christian Raimo e Alessandro Coltré restituiscono voce alla collettività e ai giovani al centro del delitto di Colleferro, avvenuto nel settembre 2020. Un libro di inchiesta, ricerca e giornalismo sociale. Con gli autori interviene Francesco Cancellato. Giovedì 14 settembre ore 18:00 Feltrinelli corso Buenos Aires: FELTRINELLI EDUCATION OPEN DAY Feltrinelli Education presenta le Factory, i quattro percorsi professionalizzanti dedicati a podcast, management musicale, scrittura crime e illustrazione. Saranno presenti lo scrittore Paolo Roversi, la music manager Annarita Masullo e il fumettista Paolo Castaldi. Per partecipare visita feltrinelli.it/eventi Giovedì 14 settembre ore 18:30 Feltrinelli piazza Piemonte: EMANUELE TREVI - LA CASA DEL MAGO La casa del mago (Ponte alle Grazie) è un romanzo commovente e profondo. Emanuele Trevi ci guida con le parole verso la figura del padre, psicoanalista junghiano, e - attraverso la sua figura - in una personalissima e ironica analisi del rapporto con la morte e la vita. Interviene Antonio Scurati. Venerdì 15 settembre ore 18:30 Feltrinelli piazza Piemonte : FRANCESCO PICCOLO E FUMETTIBRUTTI - LA SEPARAZIONE DEL MASCHIO La separazione del maschio (Feltrinelli Comics) è la versione del grande successo editoriale di Francesco Piccolo, da lui stesso sceneggiato e illustrato da Fumettibrutti. Il maschio protagonista è un fedifrago seriale che ancora una volta interroga sulla sostenibilità del ruolo del pater familias. Insieme agli autori interviene Irene Graziosi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La passeggiata di un distratto
La passeggiata di un distratto Uno dei più famosi racconti che compongono Favole al telefono prende vita in un coloratissimo album illustrato da Beatrice Alemagna. Un libro illustrato di grande formato per bambini dai 5 anni, un classico di Gianni Rodari per tutti, grandi e piccoli, per scoprire o riscoprire la magia della fantasia e il potere immaginifico delle parole. Una delle più belle storie…
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Martina Di Trapani, pittrice e artista | INTERVISTA
By Andrea Giostra
Ciao Martina, benvenuta e grazie per avere accettato il nostro invito. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale artista delle arti visive, cosa racconteresti di te?
Per me la pittura è un dono, il mio linguaggio pittorico si fa racconto che scaturisce sempre da un’intima ispirazione. Racconti di quotidianità, ricordi e desideri, di affetti e sentimenti come pagine di un diario o di un album familiare che li accoglie e li raccoglie. Racconto la mia storia, e in qualche modo quella di ognuno di noi.
… chi è invece Martina Donna della quotidianità? Cosa ci racconti di te della tua vita al di là dell’arte e del lavoro?
La mia quotidianità è incentrata sull’arte ed il lavoro. Da parecchi anni mi occupo anche di laboratori artistici e creativi per bambini, un progetto di accoglienza e socializzazione che favorisce le attività educative e dona ai più piccoli il valore della creatività affinchè si possano sviluppare le proprie abilità artistiche, la capacità di osservazione, conoscendo gli strumenti, i colori, le tecniche pittoriche come nuovo linguaggio.
Come è nata la tua passione per l’arte e per le arti visive in particolare? Qual'è il tuo percorso professionale, esperienziale, accademico e artistico che hai seguito?
Fin da piccola avevo le idee molto chiare sul fatto che nella vita avrei disegnato. Passavo interi pomeriggi cercando di sperimentare e creare nuovi mondi, sono sempre stata una sognatrice. Il disegno come gesto d’istinto e anche come momento di analisi e di approfondimento. Mi ha aiutato l’aver studiato Pittura e gli anni Accademici senz'altro mi hanno permesso di acquisire una maggiore consapevolezza del mio lavoro. Uno studio che necessita ricerca, dal disegno quale territorio intimo ad uno più grande come la Pittura.
Come nasce invece il tuo lavoro di disegnatrice di copertine di riviste molto importanti o per libri illustrati?
Il disegno e l’illustrazione sono alla base del mio lavoro. Ogni illustratore, ogni artista ha le proprie caratteristiche, punti di forza e stili inconfondibili. La curiosità e il legame alla scrittura mi ha permesso di intraprendere questa ulteriore posizione, creando degli alias e delle rubriche illustrate che mi hanno dato modo di essere conosciuta anche come Martina Love o Amos Klein. Ho creato diverse rubriche su tematiche quali amore, cinema e arte e illustrato il tutto secondo un vero e proprio storyboard.
Come definiresti il tuo linguaggio artistico e il tuo stile? C’è qualche artista al quale ti ispiri?
Arte come terapia dell’anima. Versatilità e passione come tratti distintivi di un’arte in continua sperimentazione. L’arte è ricerca, un potente strumento di rielaborazione di noi stessi e di ciò che ci circonda. Il mio lavoro ha un filo conduttore con le cariche emotive, gli impulsi, i desideri.In ogni dipinto sembra celarsi una filosofia di vita. Tutto parla attraverso il lavoro dei pittori, è un mondo talmente ampio da ispirarci a vicenda. “Il potere dei ricordi”; guardi tutta la pittura e impari da tutto. Come per me con altri mezzi come la fotografia ed il cinema.
Il colore ha un ruolo chiave all’interno della mia produzione artistica. Sia forma che dettaglio.
Tu hai partecipato a molte mostre, sia personali che collettive. Ci racconti di questi successi, quali quelli più importanti, sia quelli recenti che quelli passati? Insomma, raccontaci qualcosa della tua carriera artistica e professionale.
Sono tutte importanti per me, seguono il loro tempo in cui le ho realizzate. Ho sempre avuto un legame tra pittura e cinema, o pittura e scrittura, quindi le mie esposizioni personali sono legate da questo filo conduttore. Ricordo “Ai confini della realtà” come “My Dreams” su base fantascientifica, con proiezioni da Rod Serling a David Lynch, mentre “Rescue Remedy” spiega l’immenso lavoro svolto per anni come editorialista sulle tematiche dei sentimenti tra la pittura e l’amore come cura. Progetto molto ampio, fatto di tanta ricerca che si completa successivamente con una residenza a Palermo e la pubblicazione di un libro illustrato.
Cosa vuol dire per una Donna artista lavorare in Sicilia? Cosa vuol dire aver fatto una scelta di vivere del tuo lavoro di artista in questa isola bellissima ma che non sempre riesce a riconoscere i pregi dei suoi talenti e dei suoi artisti?
Palermo ha un cielo che non trovi da nessun'altra parte. Lavorare con ciò che ti fa stare bene, la luce, le persone, il clima per cui fa sviluppare meglio il proprio lavoro. Ogni luogo ha una sua vibrazione. La Sicilia è un'isola presente nella mia pittura, ma geograficamente scomposta visto che vivo da molti anni in un’altra città. Una città che ho reso più colorata come con il mio lavoro.
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te? E cosa è la bellezza nelle arti visive?
Dare una risposta non è facile, come testimoniano generazioni di filosofi. Mi viene in mente quello che ha fatto l’uomo artista nel corso dei millenni, partendo dalla rappresentazione della natura, dei suoi simili e di se stesso. L’artista ha fatto proprie le “regole” di bellezza e abbiamo cosi visto che il senso di bellezza non è mai lo stesso. Ha assunto funzioni, significati diversi nel corso dei secoli e delle varie culture.
Anche l’orrore, il caos, il dramma possono diventare motivo di rappresentazione artistica quindi oggetto di bellezza. Ognuno si può riconoscere o meno in uno stile, o in un tipo di bellezza, trovando delle affinità e compatibilità con il proprio mondo.
«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua arte e nelle tue opere?
Un mare delle menzogne, un diario quello di Anaïs Nin come esplorazione di sentimenti e sessualità. L’amore e i sentimenti sono in ogni mio lavoro, a volte malinconici, a volte ironici e senza dubbio pieni di gioia e di quello che il sentimento dell’amore può trasmettere.
Ci parli dei tuoi imminenti impegni professionali, dei tuoi lavori e delle tue opere in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata?
Da poco si è conclusa una mia esposizione a Torino, durante la settimana dell’arte contemporanea, e la presentazione di un nuovo ciclo di lavori. Attualmente sto preparando la presentazione per una nuova mostra personale e collaboro con un’Agenzia francese per un progetto di arti visive e moda. Lavoro tra Torino e la Francia e continuo oltre la mia ricerca artistica il mio lavoro di Docente.
Presto tornerò in Sicilia e in Campania per nuovi progetti.
Martina Di Trapani
http://martinaditrapani.tumblr.com/
http://Instagram.com/martina_ditrapani
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Conosciamo gli AriaBuena
La nuova puntata di Sommessamente, il podcast di Cinque Colonne Magazine vede come protagonista gli AriaBuena. Con loro parleremo della loro musica e del loro ultimo album. “Dopo Crescerò” è il primo brano dell’album ABCD (AriaBuenaCompactDisk), scritto, arrangiato e prodotto con la tipica spontaneità e la leggerezza dei bambini, che sono i veri protagonisti della canzone. Chitarra, ritmi, percussioni, e fischi, si uniscono a un coro di trenta bambini. Il tutto riecheggia sentimenti di giovinezza pura. Il bambino che ognuno di noi ha dentro, s’interroga sulle grandi, e adulte, proiezioni della vita. Con occhi di spontanea sincerità. L'album “ABCD (AriaBuenaCompactDisk)” è il primo album del duo che contiene dieci tracce originali in italiano che trattano svariati temi quali il viaggio, la solitudine, l’amore, la fantasia e la morte, accompagnati da ritmi e musiche istintive, libere. L’album è stato immaginato e sognato per lungo tempo, registrato e prodotto con cura, ed illustrato graficamente. https://www.youtube.com/watch?v=Vw3TwYK_2RY Ascolta il nostro podcast Gli ospiti di oggi Ariabuena AriaBuena è un duo musicale formato da Gianaldo Tavella e Clayton Simili (voce chitarra, sezioni ritmiche percussioni), due fratelli nati in due continenti diversi. Il cantautorato italiano si fonde con il senso ritmico sudamericano creando un genere difficilmente etichettabile. I testi delle canzoni sono colmi di metafore, pennellate di immagini che trasportano all’ascolto in un mondo ogni volta nuovo e diverso. Read the full article
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Chi rom e…chi no
Chi rom e…chi no
Laboratori pedagogici, interculturali, artistici e creativi, campi estivi, tavoli di confronto e di ricerca: questo è Chi rom e…chi no NAPOLI – La Casa editrice Marotta&Cafiero presenta Chi rom e…chi no, albo illustrato ispirato alla storia dell’omonima associazione di Scampia. L’evento si terrà sabato 6 novembre alle ore 18 al centro culturale e gastronomico Chikù. Non poteva che partire dal…
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Testo di Laura Simeoni Illustrazioni di Maria Mariano Editore Biblioteca dei Leoni
Venezia è la città ideale per un gatto: ha la forma di un pesce, tanti vicoli in cui nascondersi e mille finestre dove poltrire pigramente al sole. E poi non c’è pericolo che un’automobile sbadata lo travolga sull’asfalto quando esce a fare una passeggiatina con gli amici. Venezia ama i gatti, ma non è sempre stato così. Per scoprirlo bisogna sfogliare il Librone del Tempo, quello in cui sono segnate le più antiche leggende del mondo. E’ un libro strano, praticamente introvabile se non in qualche polveroso mercatino, sepolto da altri più noti e giovani volumi. Chi ha avuto questa straordinaria fortuna sa perché il felino dal simpatico musetto sia così popolare nelle calli lagunari.
https://www.facebook.com/Igattidivenezia/notifications/
http://www.bibliotecadeileoni.com/shop/biblioteca_leoni_ragazzi/i-gatti-di-venezia/
Libro “I gatti di Venezia” Testo di Laura Simeoni Illustrazioni di Maria Mariano Editore Biblioteca dei Leoni Venezia è la città ideale per un gatto: ha la forma di un pesce, tanti vicoli in cui nascondersi e mille finestre dove poltrire pigramente al sole.
#album illustrato#bambini#biblioteca dei leoni#cats of venice#fiabe#gatti#i gatti di venezia#illustration#illustrazione#illustrazione per l&039;infanzia#laura simeoni#LIBRI#maria mariano#venezia
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Nel novembre del 1972, Nathan Lerner, un fotografo e designer che viveva a Chicago, aprì la porta della camera in 851 Webster Avenue in cui era vissuto per quarant’anni il suo inquilino Henry Darger. […] Non era stato facile farsi strada fra i mucchi di oggetti di ogni genere (gomitoli di spago, bottigliette vuote di bismuto, ritagli di giornale); ma, accatastati in un angolo su un vecchio baule, vi erano una quindicina di volumi dattiloscritti rilegati a mano che contenevano una sorta di romance di quasi trentamila pagine, dal titolo eloquente In the Realms of the Unreal. Come spiega il frontespizio, si tratta della storia di sette bambine (le Vivian girls), che guidano la rivolta contro i crudeli adulti Glandolinians, che schiavizzano, torturano, strangolano e sventrano le fanciulle. Più sorprendente ancora, fu rendersi conto che il solitario inquilino era anche un pittore, che per quarant’anni aveva pazientemente illustrato in decine e decine di acquarelli e pannelli cartacei lunghi a volte fino a tre metri il suo romanzo. […]
Quel che ci interessa in modo particolare è il geniale procedimento compositivo di Darger. Poiché non sapeva dipingere né tanto meno disegnare, egli ritaglia immagini di bambine da album di fumetti o da giornali e le ricalca con una velina. Se l’immagine è troppo piccola, la fotografa e la fa ingrandire secondo i suoi bisogni. L’artista viene così a disporre alla fine di un repertorio formulare e gestuale (variazioni seriali di una Pathosformel che possiamo chiamare nympha dargeriana) che può combinare come vuole (attraverso collage o ricalco) nei suoi grandi pannelli. Darger rappresenta, cioè, il caso estremo di una composizione artistica unicamente per Pathosformeln, che produce un effetto di straordinaria modernità. […]
Come ogni vero artista, egli non voleva però semplicemente costruire l’immagine di un corpo, ma un corpo per l’immagine.
La sua opera, come la sua vita, è un campo di battaglia il cui oggetto è la Pathosformel “ninfa dargeriana”. Essa è stata ridotta in schiavitù dai malvagi adulti (spesso rappresentati in veste di professori, con toga e berretto). Le immagini di chi è fatta la nostra memoria tendono, cioè, nel corso della loro trasmissione storica (collettiva o individuale), incessantemente a irrigidirsi in spettri e si tratta appunto di restituirle alla vita. Le immagini sono vive, ma, essendo fatte di tempo e di memoria, la loro vita è sempre già Nachleben, sopravvivenza, è sempre già minacciata e in atto di assumere una forma spettrale. Liberare le immagini dal loro destino spettrale è il compito che tanto Darger che Warburg - al limite di un essenziale rischio psichico - affidano l’uno al suo interminabile romanzo, l’altro alla sua scienza senza nome.
Giorgio Agamben
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Storia Di Musica #144 - Pretty Things, S.F. Sorrow, 1968
Inizia un nuovo mese, e nuovo tema delle storie musicali. Tema è forse proprio la parola giusta, dato che ho scelto dei concept album da proporvi. I concept album sono considerati opere nelle quali esiste una unità narrativa (che sia strumentale, di brani o di tematiche) all’interno del progetto discografico. Ne esistono varie varianti, e siccome la definizione è molto aperta alle interpretazioni, c’è molto dibattito filologico sui primi esperimenti e sui primi dischi da considerare antesignani dei concept. Un dato è certo: l’idea predominante degli album concept si sviluppò in Europa verso la fine degli anni ‘60, in un momento dove la generazione del baby boom post guerra iniziò autonomamente a rielaborare i modelli musicali americani e a dare una dimensione più “artistica” alla musica popolare. Filologicamente, forse il primo tentativo di dare una coesione narrativa e concettuale dei brani di un album, tanto da raccontarne una storia a puntate nelle tracce, fu un disco semi dimenticato dei Nirvana, non la band di Kurt Cobain, ma un gruppo inglese psichedelico inglese che nel 1967 pubblicò The Story Of Simon Simopath. che raccontava di un ragazzo, isolato a scuola dal suo carattere schivo, che sognava di avere le ali, fino a quando da adulto (la band immagina nel 1999) lavorando con dei computer impazzisce, costruisce un missile, viaggia nello spazio dove incontra un centauro e una piccola divinità, Magdalena, con cui si sposa e ha dei figli. S.F. Sorrow, che esce il primo gennaio del 1968, è ampiamente considerato il primo e strutturato disco concept della storia del rock, ed è opera dei Pretty Things. La storia di questo gruppo, tra i più influenti del r&b prima e della psichedelia poi in Gran Bretagna, nasce insieme a quella dei Rolling Stones: infatti Dick Taylor suona la chitarra nel primo gruppo di Keith Richards e Mick Jagger, i Little Boy Blue, che diventano poi The Rolling Stones quando nel 1962 entra in gruppo Brian Jones, Ian Steward ed altri. Taylor conclude gli studi e nel 1963 insieme a Phil May, John Stax e Brian Pendleton forma i Pretty Things, da una canzone del grande Bo Diddley. Iniziano a suonare i grandi artisti d’oltreoceano, come lo stesso Diddley, Chuck Berry e Jimmy Reed con grinta e dinamiche che li fanno diventare subito famosi nei club. In gruppo entra Viv Prince alla batteria, nel 1964 il primo singolo di successo, Don’t Bring Me Down, poi iniziano momenti difficili, e Prince lascia. Viene sostituito primo da Mitch Mitchell, che durerà poco ma andrà poi a suonare con Jimi Hendrix nella Experience, e altri sconvolgimenti nella formazione portano, nel 1967, a questa formazione: Phil May alla voce, Taylor alla chitarra, John Povey alle tastiere, Wally Allen al basso e seconda voce e Twink Adler alla batteria, una delle figure leggendarie della musica underground inglese. Con questa formazione, firmato un contratto con la Columbia, firmano prima un singolo, Defecting Grey, che è uno degli apici della pischedelia europea (un brano favoloso, un susseguirsi di stili uno dietro l’altro tra la canzone per bambini e sciabolate hard rock, riff micidiali e momenti acustici, un capolavoro), e il disco di oggi, S.F. Sorrow. L’idea di base, che era di May, era quella di raccontare la storia di Sebastian F. Sorrow dalla nascita alla sua morte. In una città sconosciuta, S.F. Sorrow nasce (S.F. Sorrow Is Born, con un uso originale e fantastico del mellotron ad accompagnare la natura acustica del brano), cresce pieno di idee, fantasie e sogni (Bracelets Of Fingers). Sorrow cresce, e prima di andare a lavorare in una “factory of misery” con il padre, incontra una ragazza (scena evocata nella quasi beatlesiana She Says Good Morning) di cui si innamora perdutamente. Decidono di andare a vivere insieme e di sposarsi, ma prima la chiusura della fabbrica e poi la chiamata in guerra spezzano i loro sogni (Private Sorrow è il brano che descrive l’arruolamento). Finita la guerra si ritrova in una nuova terra chiamata Amerik (ovvio riferimento all'America, precisamente a New York), ed invia quindi un biglietto per un dirigibile alla sua fidanzata per raggiungerlo. Il dirigibile, (che si chiama Windemberg chiaro riferimento agli Hindemburg degli anni ‘10-’30 del ‘900), prende fuoco all'arrivo, davanti agli occhi di Sorrow: Baloon Burning è perfetta nel descrivere questo senso di angoscia e totale disperazione, così come Death, dilaniante testimonianza del suo momento di depressione. Sorrow vaga senza meta disperato per la città e, incontra Baron Saturday, un misterioso personaggio con un mantello nero che lo invita a compiere un "viaggio", "prendendogli in prestito gli occhi" senza chiedere il suo permesso. Inizia qui un viaggio tra l’incubo e il sognante per Sorrow, descritto magistralmente nei brani Baron Saturday (mellifluo, disturbante, con un mellotron geniale ed un magnifico interludio percussivo) e The Journey. Sorrow inizia a ricordare la sua fidanzata (I See You) e quando si risveglia (Well Of Destiny) dal viaggio capisce di essere stato raggirato e ancora più nello sconforto decide di non fidarsi più di nessuno come ben illustrato nella magnifica Trust. Tutto questo porta Sorrow ad isolarsi da tutto e da tutti fino alla vecchiaia, creando un muro intorno a sé fino a diventare la persona più sola al mondo (la proto-punk Old Man Going) lasciando un bagliore di speranza nel finale, bellissimo quadretto acustico, con Loneliest Person. Va detto che sulla copertina dell’album c’è un racconto ad integrazione dei brani che riescono a costruire perfettamente la storia, riempendo certi buchi narrativi delle canzoni. Che sprigionano una varietà musicale ed esecutiva che a distanza di anni continua a meravigliare, e non ci sono dubbi che Pete Townsend si ispirò a S.F. Sorrow per Tommy, che uscirà pochi mesi dopo: tuttavia Tommy segna un deciso passo avanti nella elaborazione di un’opera rock (divenendone forse l’apice assoluto). il disco, seppur magnifico e pietra miliare, ebbe pochissimo successo. Il gruppo però continuò a lavorare e nel 1970 esce Parachute, album magnifico (disco dell’anno per Rolling Stone nel 1970, e basta guardare con che altri dischi aveva a che fare) che però viene accolto tiepidamente dal pubblico. La band perde pezzi (se ne vanno Taylor e Twink Adler) e si scioglie una prima volta nel 1971. Si riformeranno, anche pubblicando con la Swan Records dei Led Zeppelin, ma non riuscirono mai a replicare la genialità di questo disco, magnifico nella sua idea, magnifico nella sua esecuzione e che segna la storia della musica rock occidentale.
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La Terra d'Otranto in un prezioso arazzo (3/3)
di Maria Grazia Presicce e Armando Polito
Passiamo ora alle immagini dei monumenti e degli stemmi contenute nei medaglioni sottostanti le coppie di nomi. Siccome tutti i monumenti si riferiscono a Lecce, l’unica concessione fatta a città diverse consiste nella riproduzione del loro stemma in riferimento al personaggio, a cui dette i natali, indicato nel cartiglio. Da notare, però come i medaglioni, i cartigli e la stessa figura centrale siano legati tra loro da elementi decorativi di natura vegetale che conferiscono al tutto un senso di compattezza e di straordinaria unità nella diversità. Di stemmi e monumenti forniamo anche l’immagine recente per consentire al lettore un immediato riconoscimento-riscontro. Di solito in lavori del genere per la rappresentazioni di paesaggi era normale avvalersi a mo’ di modello di foto, possibilmente di fotografi famosi. E non si può fare a meno a tal proposito di pensare a Pietro Barbieri ed a Francesco Lazzaretti. Pietro Barbieri, di origini modenesi, Insieme col fratello Augusto trasferì lo studio da Modena a Lecce, ove i due operarono dal 1878 al 1905. Pietro fu anche pittore di ritratti, le cui foto serviranno di base ai pittori. A lui e al fratello fu commissionato un album fotografico sulla Terra d’Otranto da donare al sovrano insieme con l’Illustrazione dei principali monumenti di Terra d’Otranto, che raccoglieva i contributi monografici di Giacomo Arditi, Francesco Casetti, Luigi Maggiulli, Cosimo De Giorgi, Luigi De Simone e Sigismondo Castromediano. Questa sorta di catalogo venne pubblicato con il titolo di Illustrazione dei principali monumenti di Terra d’Otranto per i tipi di Campanella a Lecce nel 18891. Le foto dei Barbieri, per i quali una sorta di gemellaggio, sia pure in formato risotto, con gli Alinari non sarebbe fuori luogo, vennero utilizzate a corredo di parecchi testi geografici, alcuni dei quali avremo occasione di citare più avanti.
Federico Lazzaretti (1858-1937), invece, nato a Lecce, vi aprì nel 1884 insieme con il fratello Luigi la Premiata litografia, uno studio che si occupava anche di legatoria e fotografia. Nel 1905 insieme con Luigi Conte rilevò lo studio dei fratelli Barbieri.
Nonostante per certi soggetti l’inquadratura sia quasi obbligata, volta per volta riporteremo per ogni dettaglio paesaggistico contrassegnato da un numero sull’insieme la foto che potrebbe aver funto da modello ed una recente.
1 A sinistra lo stemma di Lecce2, a destra la chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo.
Foto Barbieri tratta da Gustavo Strafforello, La patria. Geografia dell’Italia. Provincie di Bari, Foggia, Lecce, Potenza, Unione Tipografico-editrice, Torino, 1899, fig. 63, p. 200
2 Piazza Duomo. In questo caso il modello potrebbe essere stato Federico Lazzaretti (1858-1937). La foto, sua, che segue è tratta da Giuseppe Gigli, Il tallone d’Italia, op. cit., Istituto italiano d’arti grafiche editore, Bergamo, 1911, p. 25.
3 A sinistra lo stemma di Brindisi3 (patria del De Leo), a destra l’Istituto Marcelline.
Qui come elemento di raffronto siamo in grado di proporre solo due cartoline del 1901 (data d’inoltro), comunque preziose a testimoniare il cambiamento del paesaggio in un secolo.
Questa seconda offre una prospettiva molto vicina a quella dell’arazzo.
4 A sinistra Porta Napoli, a destra stemma di Gallipoli4 (patria, per alcuni, del De Ribera)
L’inquadratura obbligata rende problematica l’individuazione del modello, che potrebbe coincidere con uno dei tre proposti di seguito.
Foto Barbieri tratta da Gustavo Strafforello, La patria …, op. cit., fig. 59, p. 196
Da Le cento città. Supplemento mensile illustrato del Secolo, Sonzogno, Milano, n. 9420 del 28 giugno 1892.
Foto Lazzaretti tratta da Giuseppe Gigli, Il tallone …, op. cit., p. 29
5 Palazzo dei Celestini e Basilica di S. Croce
Foto Lazzaretti, tratta da Giuseppe Gigli, Il tallone …, op. cit., p. 43
6 A sinistra la Torre di Belloluogo, a destra lo stemma di Taranto5 (patria di Paisiello e di Archita). Da notare come nello stemma Taras (il mitico fondatore della città) in groppa al delfino regge con la destra un tridente raffigurato in verticale, posizione diversa rispetto a quella dello stemma attuale e ispirata a quella delle monete antiche di datazione più recente (III secolo a. C.6; in quelle precedenti il tridente è assente).
Foto Barbieri tratta da Gustavo Strafforello, La patria …, op. cit., fig. 75, p. 212
La comparazione che segue tra l’immagine originale del Barbieri (che nello Strafforello risulta tagliata) e quella dell’arazzo mostra la loro perfetta sovrapponibilità. Molto probabilmente proprio la foto del Barbieri funse da modello per l’esecuzione del dettaglio dell’arazzo. Se ciò risponde alla realtà dei fatti possiamo stabilire un elemento di datazione, per quanto approssimata, dell’arazzo, dicendo che esso è probabilmente successivo al 1889, anche se il Barbieri avrà sicuramente realizzato la foto qualche anno prima di tale data.
Per la prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/12/29/la-terra-dotranto-in-un-prezioso-arazzo-1-3
Per la seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/12/30/la-terra-dotranto-in-un-prezioso-arazzo-2-3/
_________
1 Il volume è raro (l’OPAC segnala una copia nelle seguenti biblioteche: Ugo Granafei di Mesagne ( BR), Nicola Bernardini di Lecce, Pietro Siciliani di Galatina (LE), Pietro Acclavio di Taranto, Apulia di Manduria (TA) e Reale di Torino. Una copia manoscritta (ms. N/14) è custodita nella Biblioteca arcivescovile A. De Leo a Brindisi, naturalmente senza le immagini (http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3ACNMD0000209597&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU).
2 (immagine tratta da https://it.wikipedia.org/wiki/File:Lecce-Stemma.png)
Sullo stemma vedi La Terra d’Otranto ieri e oggi (8/14): LECCE, in http://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/17/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-814-lecce/
3 (immagine tratta da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/5/55/Brindisi-Stemma.png)
Sullo stemma vedi Brindisi e il suo porto cornuto in http://www.fondazioneterradotranto.it/2013/09/09/brindisi-e-il-suo-porto-cornuto/
4 (immagine tratta da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/b/b9/Gallipoli_%28Italia%29-Stemma.png)
Sullo stemma vedi Bartolomeo Ravenna, Memorie istoriche della città di Gallipoli, Miranda, Napoli, 1836, pp. 25-27 (https://books.google.it/books?id=fM8sAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false)
5 (immagine tratta da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/47/Simbolo_Taras.jpg)
6 (immagine tratta da http://www.wildwinds.com/coins/greece/calabria/taras/BMC_214.jpg)
Verso di un nummo d’argento. Taras nudo seduto sul dorso di un delfino regge con la sinistra (nell’arazzo con la destra) il tridente.
Sullo stemma vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/01/25/taranto-suo-stemma/.
#araldica salentina#Armando Polito#Lecce#Maria Grazia Presicce#ricamo salentino#stemma di Brindisi#stemma di Lecce#stemma di Taranto#suore Marcelline#Artigianato di Terra d'Otranto#Spigolature Salentine
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Proiezione di “La Faute des Fleurs, a portrait of Kazuki Tomokawa” (2009, di Vincent Moon)
Presso Ikigai Room via Nosadella 15 A, Bologna, 30 Maggio 2019, ore 21:30
(Proiezione gratuita riservata soci AICS 2018/19. Apertura circolo ore 18:00, inizio proiezione ore 21:30) Continua la rassegna di #Ikigai dedicate alle sottoculture del Giappone contemporaneo, con il documentario "La Faute des Fleurs" di Vincent Moon (2009), incentrato sul musicista e poeta Tomokawa Kazuki. Ancora una volta la rassegna vede incrociarsi personaggi e interpreti chiave di quella che è stata la cultura dissidente in Giappone, quali Wakamatsu Koji, Nagisa Oshima, oltre alle proteste antinucleari, la musica e il cinema d'avanguardia, il dissenso politico. "La Faute des Fleurs — a portrait of Kazuki Tomokawa 友川カズキ" – un film di Vincent Moon Versione in giapponese con sottotitoli in inglese / 2009 / Giappone / Colore / 70min. Vincitore del Sound and Vision Award 2009 Winner al Copenhagen International Documentary Film Festival (CPH: DOX 2009) Kazuki Tomokawa: Poeta, cantante, artista, commentatore di gare ciclistiche, saggista, attore, bevitore. Un artista che incarna miracolosamente il romanticismo del poeta vagabondo, una rarità in un'epoca in cui la nostra stessa libertà significa che abbiamo dimenticato come vivere.. Nato a Hachiryu-mura (ora ribattezzato Mitane-machi), Akita nel nord del Giappone il 16 febbraio 1950, il vero nome di Tomokawa è Tenji Nozoki. Fu cresciuto dai nonni, circondato dalla natura rigogliosa del fiume Mitane che sfocia nel lago Hachiro. Durante i suoi anni alla scuola media di Ukawa, Tomokawa era uno studente particolarmente scarso e non mostrava alcun interesse per la letteratura. Tuttavia, per caso un giorno in biblioteca si imbatté nella poesia Hone (Bone) del poeta simbolista giapponese Chuya Nakahara, dell’inizio del XX secolo. Questa poesia lo scosse nel profondo, e iniziò a scrivere i suoi versi. Dopo aver lasciato la scuola media, entrò al Liceo Tecnico di Noshiro, una scuola famosa per il suo programma di pallacanestro. Mentre dirigeva la squadra di basket della scuola, iniziò a leggere molto - divorando libri del romanziere decadente Osamu Dazai e del noto critico letterario Hideo Kobayashi. (In seguito ha allenato la squadra per un po' di tempo, uno dei suoi studenti rappresenterà poi il Giappone ai Giochi Olimpici). Ispirato da Bob Dylan e altri, i primi anni '70 in Giappone videro un boom della musica popolare. Tomokawa si trovò coinvolto nel movimento, imparò a suonare la chitarra acustica e cominciò a mettere in musica le sue poesie. Nel 1975 fece il suo tanto atteso debutto discografico, pubblicando l'album Yatto Ichimaime (Finally, The First Album). In questo periodo conobbe i membri del gruppo rock radicale giapponese Zuno Keisatsu. Si trovò particolarmente bene con il percussionista del gruppo, Toshiaki Ishizuka, che sarebbe poi diventato uno dei più importanti collaboratori musicali di Tomokawa. Alla fine degli anni Settanta Tomokawa era molto impegnato con diverse compagnie teatrali, scrivendo canzoni per le loro opere teatrali e persino apparendo sul palco come attore. Questo fu un periodo in cui cercava sempre nuovi spazi in cui esprimere la sua creatività. È anche in questo periodo che si interessò per la prima volta all'arte. Tomokawa ha tenuto la sua prima mostra personale a Tokyo nel 1985, con il supporto del critico d'arte Yoshie Yoshida. Da allora ha avuto mostre in tutto il Giappone e ha attirato l'attenzione e gli elogi di artisti e opinionisti come lo scrittore outsider Kenji Nakagami e il poeta Yasuki Fukushima. Nel 1993, Tomokawa ha diede alle stampe l'album Hanabana no Kashitsu (Fault of Flowers) per la PSF Records, etichetta fino ad allora meglio conosciuta per la musica d'avanguardia e il rock psichedelico. L'album attirò molte lodi dal compositore contemporaneo Shigeaki Saegusa, e improvvisamente Tomokawa vide molti dei suoi album fuori stampa ristampati. Il rapporto tra la PSF Records e Tomokawa continua ancora oggi, producendo un flusso costante di uscite. Uno dei suoi album sotto la PSF è Maboroshi to asobu (Playing with Phantoms, 1994), che ha aperto un nuovo terreno artistico col suo incontro con musicisti di free jazz. In questo periodo, Tomokawa produsse anche una serie di libri - la raccolta di poesie Chi no banso (Earth Accompaniment), un libro illustrato, Aozora (Blue Sky, testo di Wahei Tatematsu, illustrazioni di Tomokawa), e una raccolta di saggi, Tenketsu no kaze (Wind from the Skyhole). Più recentemente Tomokawa è diventato noto come un'autorità sulle corse in bicicletta, lavorando come commentatore al canale televisivo satellitare Speed Channel, e scrivendo una rubrica di corse per un giornale serale. Le corse in bicicletta sono oggi una delle principali ossessioni di Tomokawa. Nel 2004 Tomokawa è apparso nel film Izo del regista di culto Takashi Miike, incentrato sulla figura dell'assassino del XIX secolo Izo Okada, ritraendo scene di carneficine e massacri e viaggi nel tempo. Tomokawa appare come un misterioso cantante che simboleggia i processi mentali del killer, e canta cinque canzoni nel corso del film. Tomokawa ha anche fornito la musica per il film 17 sai no fukei (Cycling Chronicles: Landscapes the Boy Saw) di Koji Wakamatsu del 2005. Da quando è passato alla PSF, Tomokawa ha continuato a pubblicare un album all'anno. La sua reputazione ha cominciato a crescere all'estero, e negli ultimi anni si è esibito in Scozia, Belgio, Svizzera, Francia e anche in Corea nell'autunno del 2009. Mentre la musica di Tomokawa è stata accolta calorosamente da artisti e appassionati di musica, ciò non significa che sia difficile da capire. Piuttosto è il risultato ironico del suo modo di vivere come artista. Con il passare degli anni, la musica e l'arte di Tomokawa sembrano diventare ancora più belle, sempre più pure, e continueranno sicuramente ad ispirare i suoi ascoltatori con il coraggio di essere se stessi. VINCENT MOON Nato a Parigi nel 1979, all'età di 18 anni Vincent decise di voler vedere tutto, di imparare le cose da solo, per curiosità, anche se questo avrebbe potuto portare alla sovralimentazione, e così per dieci anni. Da quell'esperienza sono nate le immagini, prima attraverso la fotografia, che ha studiato sotto l'influenza di Michael Ackerman e Antoine D'Agata. Qualche anno dopo, scoprendo l'opera di Peter Tscherkassky, le sue immagini acquistano movimento/mozione. Grazie a Internet ha sviluppato diversi progetti legati alla musica, dirigendo video per Clogs, Sylvain Chauveau, Barzin, The National. Nel 2006, travolto dalla bellezza di Step Across the Border, diretto da Nicolas Humbert e Werner Penzel, sul chitarrista inglese Fred Frith, ha creato con Chryde "the Take Away Shows project", il video podcast della Blogotheque (www.takeawayshows.com). Questa serie di documentari outdoor consiste in sessioni video improvvisate con musicisti, ambientate in luoghi inaspettati e trasmesse liberamente sul web. In 3 anni è riuscito a girare oltre un centinaio di clip con band come REM, Arcade Fire, Sufjan Stevens, Beirut, Grizzly Bear e molte altre. Ha perfezionato uno stile immediatamente riconoscibile di inquadrature intime, fragili, danzanti e ombreggianti, e allo stesso tempo ha cambiato l'idea di quello che dovrebbe essere un video musicale. L'intero 'concept' è stato poi esportato in tutto il mondo da molti giovani registi ispirati dal suo naturale approccio organico alla musica. Mentre lavora alle sue mostre Take Away, Vincent Moon tiene anche progetti collaterali, esplorando altri formati, sperimentando le relazioni tra immagini e suoni. Ha diretto un saggio cinematografico sulla band newyorkese The National dal titolo "A skin, A night", uscito nel maggio 2008. È stato il principale creatore del cult "Miroir Noir", un film di 76 minuti su The Arcade Fire e ha poi lavorato a stretto contatto con Michael Stipe e REM su diversi progetti video e web legati al loro ultimo album: il saggio di 48' "6 Days", un documentario gratuito sulla registrazione di "Accelerate", il progetto web sperimentale di novanta giorni chiamato "90nights" (wwww.ninetynights.com), il video e sito web unico per il singolo "Supernatural Superserious" (www.supernaturalsuperserious.com), e l'acclamato "This Is Not a Show" (co-diretto da Jeremiah, l'altro giovane regista musicale francese), un film dal vivo sulle loro performance dublinesi considerato come uno dei film live più unici di tutti i tempi. Ha pubblicato nel novembre 2007, insieme a Chryde, la fondatrice della Blogotheque, un film molto particolare con Beirut, dove tutte le 12 canzoni del suo nuovo album sono state girate per le strade di Brooklyn, in un finto esperimento one-take. (www.flyingclubcup.com) Nel tentativo di trovare nuove strade per la musica da film, prendendo le distanze dai formati mainstream e commerciali, ha girato nel 2006 un mediometraggio gonzo al Festival ATP, "Sketches from a Nightmare", il primo di una serie su questo festival, e ha partecipato attivamente al film di 90 minuti All Tomorrow's Parties, uscito nel 2009 con il plauso della critica. Nell'ottobre 2007, Warp Films lo ha assunto come regista di video musicali. Un'altra parte della sua vita è ora dedicata a lunghi ritratti su musicisti di culto e rari - realizzati con Antoine Viviani e Gaspar Claus, collaboratori di lunga data, la serie "Musicians of Our Times" (due volumi sono stati completati finora), "Little Blue Nothing" sugli Havels, una mitica coppia praghese, e "La Faute des Fleurs", spesso considerato il suo lavoro migliore, su Kazuki Tomokawa, cantante folk giapponese estremo. Links: www.lafautedesfleurs.com http://kazukitomokawa.com/
#vincent moon#kazuki tomokawa#associazione culturale ikigai#ikigai#ikigai room#documentaries#documentari#japanese music#folk#japanese folk#bologna#eventi#la faute des fleurs#wakamatsu koji#izo#takashi miike#psf records#experimental music
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Milano: Inaugurazione della mostra 'Stolen Moments. Bob Dylan and other music icons'
Milano: Inaugurazione della mostra 'Stolen Moments. Bob Dylan and other music icons'. La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea è lieta di presentare dal 28 aprile al 20 maggio 2023 la mostra 'Stolen Moments Bob Dylan and other music icons' di Paolo Brillo (Bolzano, 1961), una preziosa raccolta di ritratti fotografici di Bob Dylan, immortalato per oltre trent’anni sui palchi di tutto il mondo in centinaia di scatti che compongono una caleidoscopica narrazione dell’intensità e della forza della performance musicale dal vivo, estesa anche ad altre icone della musica rock come Rolling Stones, Patti Smith, Bruce Springsteen e Iggy Pop. Nel 1984 aveva 23 anni e non aveva ancora intrapreso il mestiere di commercialista, però si trovava all’Arena di Verona per ascoltare e vedere il suo primo concerto di Bob Dylan, ai tempi dell’uscita di Infidels, auspicato ritorno alla musica “laica” dopo i cosiddetti album “della conversione”, complice la coproduzione di Mark Knopfler. Da allora Paolo Brillo non ha mai smesso di fotografare Dylan, seguendolo di concerto in concerto durante l’impresa titanica del Never Ending Tour. Lui però non è un professionista, non esibisce nessun pass al collo, non richiede l’accredito, che peraltro lo staff non gli concederebbe perché Dylan detesta farsi “immortalare”. E allora Brillo ha trovato un modo di agire che si potrebbe definire performativo, divide la macchina fotografica a pezzi, la nasconde -qualche volta persino nelle mutande- si confonde tra la folla, guadagna le prime file e scatta, anzi ruba gli scatti, molti dei quali vengono benissimo anche se è severissimo nella selezione. E così il suo stile per la foto live si definisce con assoluto realismo, restituisce sempre ciò che si vede senza finzioni. Brillo sostiene che le immagini migliori sono quelle verso la fine del concerto, quando la tensione in genere si allenta, persino in Dylan, forse. Di questo titanico, ossessivo lavoro di documentazione e passione, Paolo Brillo ha offerto testimonianza nel volume illustrato No Such Thing As Forever, una selezione di 250 foto in trent’anni di concerti, dal 1989 al 2019, pubblicato da Red Planet Books. Nella prima Dylan non ha neppure cinquant’anni, i capelli bruni e foltissimi, nell’ultima scattata ad Hyde Park di Londra è un uomo anziano, rugoso e, fatto straordinario per lui, accenna persino a un mezzo sorriso, chissà cosa gli sarà venuto in mente. Ciò che emerge da queste immagini, oltre alla passione, all’amore, dell’autore nei confronti del musicista, dell’intellettuale, del letterato, del pittore e di tutto ciò che potremmo aggiungere per definire l’indefinibile, è la costanza con la quale Brillo ha “pedinato” Dylan dal vivo con l’ossessione di un entomologo, pronto a cogliere e restituire ogni dettaglio sul viso, sull’abbigliamento, sull’organizzazione del palco. Gli Stolen Moments non sono soltanto quelli “rubati” a Dylan: Brillo ha visto e fotografato centinaia di altri concerti, archiviando così una potentissima epopea del rock che sarà anche un linguaggio in via d’estinzione, poetica per vecchi dinosauri, ma al momento non ancora trovato uguali per intensità e autenticità. In mostra alla Galleria Antonio Colombo di Milano - che con questo progetto ribadisce ancora una volta la propensione alla commistione di generi e linguaggi, nonché all’intenzione di cristallizzare quei momenti indispensabili alla formazione culturale di una generazione che poi l’ha trasmessa alle successive, e dove in particolare la musica rock esprimeva la volontà, per quanto utopistica, di cambiare il mondo - accanto a 25 “greatest hits dylaniane” una selezione di altre icone del rock, fotografate sempre con lo stesso principio dello scatto rubato: Keith Richards e Neil Young, Leonard Cohen e Patti Smith, Eric Clapton e Jeff Beck. Nato e operativo a Bolzano a compilare dichiarazioni dei redditi, quando non è in giro per il mondo con la macchina fotografica e il biglietto dei concerti, Brillo cita tra i suoi maestri Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibowitz, Jill Furmanovsky e Guido Harari.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Oggi, totalmente lontana dal mondo discografico, Paola Massari pubblica molto su Twitter e molti dei suoi interventi riguardano gli animali ai quali dedica pensieri e storie. Raramente scrive su Facebook, dove ha condiviso pensieri profondi e anche qualche aneddoto della sua vita da sposa, madre e artista.
Nel 1993 ha anche inciso un cd “IL VENTO MATTEO” e ha pubblicato nel 2011 un libro “L’INVENZIONE DEL NASO E ALTRE STORIE”, illustrato da Spartaco Ripa.
Le testimonianze di chi ha conosciuto Paola Massari di persona
“Lo sappiamo tutti che con la mano, il soffio, la supervisione di lei i brani di Claudio erano tutta un’altra cosa. Nulla da togliere al suo genio, ma erano tutta un’altra cosa… Fosse solo per la cura di certi dettagli.” È un commento che si legge in un gruppo Facebook a lei dedicato: Tutti quelli che amano Paola Massari.
Olimpia Ciccottelli commenta così: “Non riesco a scindere il ricordo di Paola la prima volta che la vidi dal ricordo di Claudio insieme in uno stadio di provincia. Lui si esibiva con la sua folta chioma scura, lei era lì con i suoi lunghi capelli oro sempre presente, sempre disponibile, ma sempre un passo indietro, discreta presenza. Non ha mai cercato prime pagine, lei che ha una voce incantevole, che ha composto brani che hanno segnato la storia della carriera di Claudio Baglioni. Preziosa collaboratrice nella organizzazione di concerti, nella composizione di album dove in alcuni tutt���oggi si evince la dicitura composto con Paola Massari. La vita è adesso per citarne uno. Lei che avrebbe potuto avere una carriera tutta sua ricordiamo il suo album Il vento Matteo e brani come Nuvole, ha invece rinunciato per stare accanto al suo Claudio e seguire i suoi lavori artistici. Ha un grande amore suo figlio Giovanni! Paola, una donna di grande spessore umano, basti pensare al suo grande amore per gli animali, grande sensibilità verso il prossimo! Forte e nello stesso tempo fragile! Il perdono, la fratellanza sono caratteristiche che la contraddistinguono.”
“Voglio tantissimo bene a questa donna, la stimo e sono felice di aver avuto modo di conoscerla! Per me lei ci sarà sempre, ha tutta la mia ammirazione e le vorrò sempre bene!”
Un articolo pubblicato nella pagina Facebook a lei dedicata.
Paola Massari rappresenta ancora un’icona indiscutibile.
“Paola aveva, ed ha, nei confronti dell’Opera di Claudio un rispetto, una trepidante reverenza ed un contegno sopraffino che soltanto certe compagne hanno avuto nei confronti delle creazioni di grandi artisti. Come Bella Resenfel per Marc Chagall moglie, compagna, amica, fonte di ispirazione, come Dora Maar per Pablo Picasso. Quella presenza capace di fare un’aura d’oro attorno al grande genio con mille cose, soprattutto con una grande conoscenza del miracolo dell’Arte, perché riguardose artiste esse stesse. Silenzi, scelte impercettibili e centinaia di atteggiamenti destinati a preservare il fugace momento magico, ma anche di una assistenza ben specifica nei momenti di componimento. Un giro di accordi, qualche parola, la concezione di una musicalità innata che la dirigeva dritto verso certe felici intuizioni che lui poi sposava appieno e che facevano una enorme differenza. Una cesellatura preziosa qua e e là. Paola stava seduta ore accanto al piano di Claudio Baglioni e nelle fasi conclusive del componimento sapeva dare suggerimenti preziosi, preziosissimi. Le opere di Claudio sono tutte di Claudio ma nessun grande artista mantiene appieno il suo splendore puro e lucido senza una compagna di Arte. E dopo Paola lui non ne ha più avute.”
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Arriva "Rush!" dei Maneskin, il nuovo album in vendita a gennaio
Arriva “Rush!” dei Maneskin, il nuovo album in vendita a gennaio
AGI – Arriva “Rush!” nuovo album dei Maneskin, band romana da record ormai nota in tutto il mondo. Il nuovo lavoro, in pre-order dal 3 novembre con differenti versioni fisiche che comprendono vinile standard, bianco, rosso e illustrato, speciali set, CD e molto altro, uscirà ufficialmente il 20 gennaio. L’annuncio arriva mentre la band sta vivendo un anno pieno di grandi successi su scala…
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