#affari era
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Un uomo e una donna erano sposati da più di 60 anni. Avevano condiviso tutto, parlato di tutto, e non si erano mai nascosti nulla, tranne una piccola scatola di scarpe che la vecchietta teneva in cima all'armadio. Lei aveva sempre detto al marito di non aprirla mai e di non chiedere nulla a riguardo.
Per tutti questi anni, l'uomo non aveva mai pensato a quella scatola, ma un giorno la sua amata si ammalò gravemente e il dottore disse che non sarebbe sopravvissuta. Mentre cercava di mettere in ordine i loro affari, l'uomo prese la scatola e la portò al capezzale della moglie. Lei acconsentì che era giunto il momento che lui scoprisse il contenuto.
Quando aprì la scatola, trovò due bambole di lana fatte a mano e una pila di soldi per un totale di 95.000 dollari. Stupito, chiese alla moglie spiegazioni.
"Quando stavamo per sposarci," disse lei, "mia nonna mi insegnò il segreto di un matrimonio felice: non litigare mai. Mi disse che, se mai mi fossi arrabbiata con te, avrei dovuto restare in silenzio e fare una bambola di lana."
L'uomo, commosso, si trattenne a stento dal piangere. Nella scatola c'erano solo due bambole. Significava che lei si era arrabbiata con lui solo due volte in tutti quegli anni di vita e amore insieme. Era al settimo cielo.
"Tesoro," disse, "questo spiega le bambole, ma che dire di tutti questi soldi? Da dove vengono?"
"Oh," rispose lei, "sono i soldi che ho guadagnato vendendo le bambole."
web
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Cari ragazzi del liceo di Partinico, avete ragione: Impastato è divisivo. È stato divisivo da vivo, figuriamoci da morto. Era divisivo perché denunciava la mafia e le sue atrocità in un paese che, in parte, avrebbe preferito “sorvolare”, non fare troppo “casino”, come piace dire a voi, stare zitto, magari anche farci affari e politica con la mafia. Impastato si metteva dall’ altra parte, dalla parte di quei tanti siciliani che la mafia non la volevano a “100 passi” da casa. Ma nemmeno a mille, 10.000, 100.000 passi. Impastato si metteva dalla parte di quegli italiani che volevano che la mafia fosse perseguita per i suoi crimini. Sapete, nella vita è importante scegliere da che parte state. Ve lo dice uno che tanti anni fa lo fece, quando era al liceo come voi. Scelse da che parte state. E non ha cambiato posto, è sempre lì: dalla parte di chi si batte per la legalità.
Peppino, quello al quale non volete intitolare la scuola, è morto il 9 maggio. Nello stesso giorno in cui fu ritrovato il corpo dell’ onorevole Moro. La notizia della sua morte si materializzò come una “breve” nel mondo dell’ informazione. Inevitabile, di fronte alla tragedia della notte della Repubblica. Un po’ per volta poi i riflettori si sono accesi sul quel corpo martoriato. Adesso non spegneteli voi. E soprattutto: mettetevi dalla parte di chi si batte contro la mafia. Siate divisivi anche voi come lo fu Impastato.
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Un’inchiesta condotta in Tunisia del quotidiano britannico The Guardian denuncia stupri e torture compiuti della Guardia nazionale tunisina a danno dei migranti. La stessa Guardia nazionale finanziata direttamente dall’Unione europea con l’intento di frenare le partenze verso le coste italiane. Abusi di cui l’Ue sarebbe al corrente, scrivono gli autori, decidendo però di chiudere gli occhi e vantare piuttosto la riduzione degli sbarchi come fa il governo italiano. “Secondo Yasmine, che ha creato un’organizzazione sanitaria a Sfax, negli ultimi 18 mesi centinaia di donne migranti sub-sahariane sono state violentate dalle forze di sicurezza tunisine”, si legge nell’articolo che riporta le testimonianze di donne stuprate in pieno giorno: “Veniamo violentate in gran numero; la guardia nazionale ci porta via tutto”. Così, dopo i raid e le deportazioni per abbandonare i migranti in zone desertiche ai confini con Algeria e Libia, già costate vite umane, il controverso accordo siglato l’anno scorso tra Tunisi e Ue con la benedizione di Giorgia Meloni presenta nuovamente il conto in termini di diritti violati. E tuttavia continua a incassare entusiasmi, come quello che il premier britannico Keir Starmerha manifestato a Meloni durante la sua visita a Roma. Del resto, sulle deportazioni in aree desertiche di confine la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson ha già negato ogni corresponsabilità perché “l’Ue non sponsorizza le espulsioni”, né vede “effetti negativi dei finanziamenti Ue sul fronte dei diritti fondamentali”. Potrà mai ammettere corresponsabilità di fronte a stupri e torture? Più importante è il fatto che quanto emerge da inchieste come quella del Guardian confermi una situazione in netto peggioramento. Una cosa nota anche al governo italiano, come ricordano le ordinanze di alcuni nostri tribunali, che tuttavia conferma la Tunisia nella lista dei Paesi d’origine considerati sicuri al fine di trattenimenti dei richiedenti e degli eventuali rimpatri.
Secondo il Guardian, una parte consistente degli oltre 100 milioni già stanziati grazie al memorandum Ue-Tunisia sarebbe andata proprio alla Guardia nazionale, quelli che dovrebbero combattere i trafficanti. Ma lo stesso quotidiano ha già sostenuto “che gli ufficiali della Guardia Nazionale siano in combutta con i contrabbandieri per organizzare i viaggi in barca dei migranti”. Un’evoluzione già vista in Libia, dove i soldi dell’Italia e dell’Europa sono finiti in mano alle milizie che controllano il territorio, i ministeri, la guardia costiera libica e i famigerati centri di detenzione dove i migranti subiscono torture ed estorsioni prima di finire imbarcati, ripresi e imprigionati un’altra volta.
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Tra le testimonianze, anche quelle di chi, in mare, aveva davanti a sé i fari delle motovedette della guardia costiera italiana. Ma è finito lo stesso a bordo di quelle della guardia tunisina che, una volta riportato a terra lo ha ammanettato, caricato sugli autobus e deportato nel mezzo del nulla. “Il 28enne di Conakry, in Guinea, era a bordo di una delle quattro imbarcazioni intercettate al largo di Sfax nella notte del 6 febbraio 2024. Gli occupanti – circa 150 tra uomini, donne e bambini – sono stati portati a terra a Sfax, ammanettati e fatti salire su autobus“, racconta l’articolo. “Verso le 2 del mattino sono arrivati in una base della Guardia Nazionale vicino al confine con l’Algeria. Poco dopo, racconta Moussa, le forze di sicurezza tunisine hanno iniziato a violentare sistematicamente le donne. In seguito Moussa racconta che alcune riuscivano a malapena a camminare”. Ancora: ““C’era una donna incinta e l’hanno picchiata fino a quando il sangue ha iniziato a uscire dalle sue gambe. È svenuta”, sussurra Moussa al piano superiore di un caffè di Sfax. I media stranieri non sono benvenuti in città. Il suo racconto è confermato dalle organizzazioni di Sfax che lavorano con i migranti sub-sahariani”. Secondo l’organizzazione sanitaria di Sfax che cura le ferite delle donne vittime di violenza, “nove su dieci” delle donne africane migranti arrestate nei dintorni di Sfax hanno subito violenze sessuali o “torture” da parte delle forze di sicurezza”. Quanto ai pestaggi, sarebbero quotidiani, senza risparmiare vecchi e bambini. Come ha dichiarato alla firma del memorandum, l’Ue intende anche migliorare il codice di condotta per la polizia tunisina, un’ambizione che include la formazione sui diritti umani. “I trafficanti di Sfax, tuttavia, raccontano al Guardian di una corruzione diffusa e sistematica tra loro e la guardia nazionale”. ““La guardia nazionale organizza le imbarcazioni del Mediterraneo. Le guardano entrare in acqua, poi prendono la barca e il motore e li rivendono a noi”, dice Youssef. Spesso, dice, la scarsità di motori da 2.000 sterline a Sfax fa sì che la guardia nazionale sia l’unico venditore. “I contrabbandieri chiamano la polizia per avere motori di ricambio. Un contrabbandiere potrebbe comprare lo stesso motore quattro volte dalla guardia nazionale””.
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I Miei Libri del 2023
Leggere libri è il gioco più bello che l’umanità abbia inventato. Wisława Szymborska
1 - Benjamin Stevenson - Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno
2 - Bernardo Zannoni - I miei stupidi intenti
3 - Michela Marzano - L'amore che mi resta
4 - Martin Griffin - L'impostore
5 - Eric Fouassier - L'ufficio degli affari occulti
6 - Wendy Doniger - L'anello della verità
7 - Peter Hopkirk - Il Grande Circo
8 - Carmine Pinto - Il Brigante e il Generale
9 - Susan Cain - Il dono della malinconia
10 - Dennis Duncan - Indice, Storia dell'
11 - Maria Grazia Calandrone - Dove non mi hai portata
12 - Eshkol Nevo - Tre Piani
13 - Marcus Du Sautoy - L'enigma dei numeri primi
14 - Pietro Trifone - Brutte, sporche e cattive
15 - Giuseppe Barbera - Agrumi. Una Storia del Mondo
16 - Gianrico Carofiglio - Della gentilezza e del coraggio
17 - Audrey Magee - La colonia
18 - Edith Wharton - L'età dell'innocenza
19 - Antti Tuomainen - Il fattore coniglio
20 - Geoff Dyer - Natura morta con custodia di sax
21 - Franco Lorenzoni - Educare controvento
22 - Toshikazu Kawaguchi - Finché il caffè è caldo
23 - Florian Illies - 1913
24 - Francesco Paolo De Ceglia - Vampyr
25 - Richard Osman - Il Club dei delitti del giovedì
26 - Giulio Boccaletti - Acqua
27 - Domenico Dara - Malinverno
28 - Alessandra Necci - Al cuore dell'Impero
29 - Andrew Verghese - Il patto dell'acqua
30 - J.F. Powers - Morte d'Urban
31 - Imma Eramo - Il Mondo Antico in 20 Stratagemmi
32 - Gianni Solla - Il ladro di quaderni
33 - Alice Cappagli - Niente caffè per Spinoza
34 - A.K. Blakemore - Le streghe di Manningtree
35 - A.J. West - La meccanica degli spiriti
36 - Eric Fouassier - Il fantasma del Vicario
37 - Beatrice Salvioni - La Malnata
Nel 2023, finalmente, ho superato le 10 mila pagine lette, arrivando a quota 11336. Era un piccolo limite personale, niente di competitivo, ma il fatto di aver cambiato metodo di lettura mi ha aiutato nell'intento. Quest'anno ho letto anche libri su consigli di amici di Tumblr, uno tra questi è stato un regalo graditissimo. Per quelle vie misteriose e magiche che i libri ti fanno seguire, a volte ho comprato, senza saperlo, libri che sono complementari per tematiche e trame. Obiettivo del prossimo anno è leggere un classico a trimestre. Se ci sono curiosità sui titoli, chiedete!
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Hanno trasformato il lavoro in titoli di borsa, e i campi della terra in rendite, e tutti i valori reali della vita umana, l'arte, l'amore, l'amicizia in merci da comprare e intascare. Gli Stati sono delle banche di strozzinaggio, che investono il prezzo del lavoro e della coscienza altrui nei loro sporchi affari: fabbriche d'armi, intrallazzi e guerre omicide! Le fabbriche di beni sono dei lager di schiavi a servizio dei loro profitti. L’uomo era nato libero e loro l'hanno compresso a umiliato per farselo entrare nelle loro tasche.
Elsa Morante, La storia. (Pablo Picasso.) #capitalismo #storia
Professor X
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Yuriko Tiger personal facebook post 09/24/2023
(No, non ho lavorato per Capcom! Mettiamolo in chiaro!) Anche se una delle mie amiche e colleghe di agenzia, si! Come Juuri 😍 Quest’anno ho fatto solo un giorno da business day per parlare di affari, sabato niente perché ero MORTA dal jet lag e dal viaggio e domenica mi son vestita da Manon perché mi piace, fine (sempre a far i francesi oh). Però chissà… Chissà 👀 Non mi dispiacerebbe visto che il 6 è l’unico titolo a cui sto giocando più degli altri dopo millenni! E mi piacerebbe fare cosplay con una persona che già conosco e so che gli piace il gioco!! Adoro i personaggi egocentrici come Karin (e si era capito) ma ho fatto Manon più per “sfida” pensando ci starci malissimo!! E invece mi ci vedo un sacco 😳 Comunque do un consiglio a chi vuole far diventare il cosplay un lavoro: Le bugie hanno le gambe corte e soprattutto i clienti (o potenziali clienti come aziende), lo notano e si vanno a informare. Per quanto si può dire su di me, ogni mio lavoro è registrato direttamente insieme all’immigrazione 😐. Dire che “non è vero” perché non si sa leggere il giapponese equivale a diffamazione e anche una denuncia. Persona avvisata mezza salvata 🙏🏻 Ve lo dico giusto per visto che molti fanno i furbi dicendo “ho lavorato al TGS” e poi hanno il pass da… Visitatori. Questa storia l’abbiamo già sentita, no? ….. Ecco. Non fatelo. Ci stanno gia alcuni italiani (ovviamente italiani) a puntare il dito sul “eh ma non eri sul palco della Bandai” (non pensate che son scema, conosco più gente di voi e vivo qua da dieci anni. Daje.) Ora vi spiego: I lavori vanno a titoli di contratto! Si, rimango sempre la cosplayer ufficiale di Tekken ma questo non vuole ne’ che son l’unica, ne’ che lavori solo per loro! Ho lavorato a tutti Tekken7 ma non so’ nulla dell’8 perché in 7-8 anni, i team di marketing cambiano e anche le mode. Una delle Xiayou è un’altra mia amica cosplayer quindi son solo felice quando qualche mia collega lavora al mio stesso titolo ✨(era un sacco patata e so quando gli piace Tekken perché abbiamo legato per quello). È proprio brutto vedere solo gente che rosica di continuo.. Divertitevi con il proprio cosplay qualche volta 🥲💦 Avevo dei lavori, non per vantarmi ma non avevo proprio cazzis. Mi sono fatta due settimane in Italia belle piene, atterrata e 6 ore dopo ero MakuhariMesse… MACHICHAPIULASBATTAH. Se ci sono novità, le scriverò 🙂!! Al momento posso solo dirvi: EvoJapan2024 - Aprile Se siete in Giappone per quel periodo, non potete perdervelo 🍵 Ora dormo che provo a combattere questo fuso orario maledetto..
#Juri Han#Manon#Street fighter 6#SF6#Street Fighter#Cosplay#Cosplayer#Cosplay Girl#Cosplayer Girl#コスプレ#コスプレイヤー#コスプレガール#コスプレイヤーガール#ユリコ・タイガー#ユリコタイガー#Yuriko Tiger#Yurikotiger#Yuriope#「エレ」#エレ#「ERE」#Ere7rock#Ere#ERELAST#Psykhere#EronoraMono#Eredalle#Yuriko tiger Is Not Mai Waifu!#Faceboook
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—— 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐧𝐧𝐚 & 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐬𝐨.
—— levi ackermann x reader.
# uso della lingua italiana perché .. why not?
fem!reader, fluff, a little bit of smut. reader is younger than levi.
levi ha trent'anni, un'ossessione per il pulito e la pazienza infinita per tollerare hange zoe, i piani strampalati di erwin e, dulcis in fundo, i - non più — mocciosi della squadra, ora più alti e barbuti rispetto a qualche anno fa.
è una giornata semplice, di quelle dove è piacevole uscire, mangiare un boccone e fingere che la città non possa essere presa d'assalto. è uno di quei giorni dove levi si lascia sprofondare goffamente sulla sedia in legno, il capo piegato all'indietro e la cravatta allentata, gli occhi socchiusi: i ragazzi devono essere usciti, oggi c'è riposo per tutti, persino per eren, martire di hange. forse sono tutti fuori, nessuno è ai dormitori, eppure .. un profumo delizioso invade le narici di ackerman, il quale corruccia la fronte li dove si vanno a formare poche rughe; chi è il matto che sta cucinando? e che cos'è questo fastidioso odore d'incenso che si fonde alla fragranza di vaniglia e dolciumi?
si tira su, le gambe snelle lo trascinano fino la stanza opposta, le finestre sono spalancate ed il sole picchia sul legno antico del pavimento, se solo non fosse così cosciente della sua essenza, levi potrebbe pensare di star sognando. passo dopo passo, silenzioso come solo un sicario saprebbe essere, s'introduce nella cucina e si poggia contro lo stipite della porta. avrebbe dovuto immaginarlo, avrebbe dovuto sospettarlo, che proprio Lei fosse rimasta nei paraggi dei dormitori. Lei, lei che non ha un nome, perché levi detesta pronunciarlo, detesta il modo in cui le vocali danno aria alla bocca e le consonanti invece s'arrotolano dalla lingua al palato, pruriginosa, tremendamente bella, spigolosa e morbida tutto assieme e soprattutto giovane, pura. è stato erwin ad accorgersene per primo, durante una spedizione, quando colti di sorpresa dal corazzato il cavallo di Lei è stato maciullato da un gigante di livello speciale e si è ritrovata a colpire con la testa un masso; levi ackerman è un uomo con la testa sulle spalle, lo sa di dover sacrificare i suoi compagni e persino sé stesso, ma Lei, Lei no, un fiore ancora in procinto di sbocciare, troppo giovane per avere le ginocchia sbucciate in quel terriccio. era corso indietro a riprenderla, rischiando di mandare a puttane l'intera spedizione sotto lo sguardo incredulo dei cadetti. levi si era giustificato appena, strafottente: "non possiamo perdere altri cadetti capaci" ed aveva chiuso il discorso, consapevole che erwin non c'avesse creduto neanche un attimo.
"cosa stai facendo?" la voce dura risuona nella cucina e Lei sobbalza, si tiene al bancone malandato ma perfettamente pulito, ha i capelli legati ai lati da un nastro bianco, i fianchi appena più larghi dello standard delle giovani donne del paese ed occhi grandi, pallida come se fosse malata ma sorridente.
“non l’avevo vista, capitano levi. sto preparando una torta, i rifornimenti in città questa volta sono stati appena più generosi ed ho pensato di cucinare il dessert per tutti noi. ”
e levi schiocca la lingua, non sorride ma fa un accenno e piuttosto si avvicina, passo dopo passo pare di varcare qualcosa di insormontabile, un confine che non dovrebbe essere neanche guardato da lontano, perché se eren yeager ha in mente di guardare cosa c’è oltre le mura, levi invece si tortura affinché non guardi oltre sé stesso ed il suo autocontrollo.
e c’è Lei, ancora, che fissa il capitano con un’espressione imbarazzata, le gambe di gelatina nel pensarsi stupida di fronte ad un uomo così affascinante e di pugno.
“ sei fin troppo generosa coi tuoi compagni, sei sempre così? “ non dovrebbero essere neanche affari suoi, ma come si può non farle domande?
“ uh — ” e Lei arrossisce, l’incenso pizzica il naso di entrambi e la giovane è fin troppo svelta nel correre a spegnerlo con un soffio, poi prosegue: “ sono felice qui, ci sono tutte le persone a cui voglio bene.. e mi piace renderle felici. ”
dolcezza di ragazza, ha le guance rosse ed il capitano Levi vorrebbe affondare i denti dove non è concesso, lambirne la pelle e stringerla ossessivamente, custodire quella grazia di donnina in una campana di vetro. il solo pensiero gli fa stringere i pantaloni.
“ vorresti rendere felice anche me? ” levi non ci pensa neanche, pronuncia quella frase così, con tono beffardo, le mani in tasca e la schiena dritta, una provocazione che forse Lei non coglie, perché sbatte le palpebre alcuni secondi prima di comprendere.
“ ..sì, certo che vorrei, lei è il capitano Levi e — ”
“ taci. ”
si avventa su di lei con il cuore in procinto di esplodere, l’irruente foga di chi per anni ha trattenuto quel fastidioso sentimento, qualcosa di paragonabile ad un pizzicotto che viene dato sempre sullo stesso punto e che poi diventa insopportabile come la punta del coltello che sfrega sulla ferita ricoperta di sale. levi è più alto di lei, le stringe i fianchi, affonda le dita tra le scapole ed il fondoschiena, una mano si chiude attorno la nuca di Lei.
tutto così sbagliato, tutto così inconcepibile, inammissibile, per il Capitano.
ma per Lei, per gli occhi immensi e quella bocca al sapore di panna e vaniglia, il capitano andrebbe persino all’inferno.
e Lei non se ne lamenta, anzi, ansima, si stringe al corpo del maggiore e pronuncia frasi sconnesse: non lasciarmi, ti ho aspettato tanto, ma allora mi vuoi anche tu? anche tu?
sì, sì che anche levi la vuole, l’ha sempre voluta, la ragazzina dai capelli lunghi che non sapeva usare il movimento tridimensionale, la stessa che cucina torte alla panna e sbatte con la tempia contro un masso durante la spedizione, la stessa che risponde a tono ma non comprende subito un doppio senso.
Lei, che ora giace a gambe aperte sul tavolo e le iridi si riempiono di lacrime, gli dona quell’involucro prezioso che per anni ha preservato per donarlo a qualcuno che avrebbe amato davvero, Lei che ora ficca le unghie tra le clavicole di quell’uomo che da sempre le tormenta i sogni, i giorni, contamina i suoi respiri, ed ora che Levi è sul suo corpo può osservarlo dal basso, può scoprire la meraviglia del suo respiro affannoso, il profumo della sua pelle e gli addominali scolpiti e lisci, le braccia forti ma mai violente con lei, la mascella contratta e dentro di sé c’è il mondo.
sotto di loro, il tavolo si sporca di liquidi, gocce di sperma e sangue, sono ingordi e si aggrovigliano, si divorano a vicenda e Levi ammette di star amando. la ama, la ama terribilmente, potrebbe morire per amore di quella ragazzina dai capelli lunghi, gli stessi che s’appiccicano sul suo seno e contro il petto di Levi.
il loro apice arriva come una lingua di fuoco, levi gode, Lei piange un po’, perché fa male, ed allora lui le bacia la bocca soffice con la tenerezza di chi ha ricevuto troppe frustate dalla vita.
levi si accascia sui suoi seni tondi, li bacia, bacia le clavicole, il collo, il mento, la bocca, prende aria ma è insaziabile di quel viso di caramella salata, le lacrime vengono rigettate dalle ciglia.
“ ti ho fatto male, non è vero? ” la sua voce è calda, il mondo pare essersi fermato e non è più mattina, sarà forse pomeriggio, dove il soffice sole diventa arancio ed illumina i loro corpi bagnati.
Lei tira su col naso, una vita di pugni e lavoro non l’hanno mai resa arida, solo diffidente, e oggi invece si sente di aver trovato casa, di essere piena d’amore.
“ fa sempre tanto male? così? ” chiede Lei, il pugno chiuso asciuga le lacrime da uno zigomo e ritorna a guardare il capitano, intento ora ad accarezzarle quelle guance irritate con occhi buoni, con la preoccupazione di averle fatto male. vorrebbe insegnarle tutto.
“ no, bambina, ti insegno io. ti piacerà di più, lo prometto. ”
Lei annuisce, lo stringe forte, la panna montata nel vassoio pare divenire liquida e l’incenso è del tutto consumato sul bancone grande.
levi non indossa più una maschera, il bambino fragile dentro di sé è inondato d’amore, è pieno di quella donnina e forse soffrire ne è valsa la pena, perché adesso è in paradiso.
#attack on titan#aot#aot x reader#aot x y/n#aot x you#levi ackerman#levi x reader#levi x you#levi x y/n#levi ackerman smut#levi smut
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lo sberleffo
Nel frattempo era diventato normale che fosse l'esercito a scegliere l'imperatore e grazie alla profezia dell'ebreo romano Giuseppe Flavio, Vespasiano non era stato colto di sorpresa. Ha accettato la nomina come se non ci tenesse granché ma, visto che l'imperatore qualcuno doveva pur farlo, tanto valeva che lo facesse lui. Non ha avuto fretta di tornare a Roma, non più di quanta ne avesse avuta di attaccare Gerusalemme. Come il generale Kutuzov in Guerra e pace, Vespasiano non amava agire di fretta, preferiva prendere tempo. Tutti facevano affidamento su di lui perché ristabilisse l'ordine, e lui l'avrebbe ristabilito con i suoi tempi, con la sua astuta bonomia da mulattiere. Si è fatto aspettare qualche mese, e alla fine è partito lasciando al figlio Tito il compito di liquidare i conti con Gerusalemme. Giuseppe Flavio aveva puntato sul cavallo vincente. In questo periodo, in omaggio al nuovo imperatore, ha sostituito il nome ebraico Yosef ben Matatyahu con quello romano con cui lo conosciamo noi, e la condizione di prigioniero di guerra con quella di una specie di commissario agli affari ebraici presso Tito, nominato generalissimo per l'Oriente. Nell'entourage di Tito Giuseppe ha ritrovato due vecchie conoscenze: il reuccio Agrippa e sua sorella Berenice - diventata amante del generalissimo. Possiamo dire che Berenice e Agrippa erano, come Giuseppe, collaborazionisti, ma non cinici farabutti. Erano spaventati da quello che accadeva sotto i loro occhi e hanno fatto tutto il possibile per difendere davanti ai romani la causa del loro popolo e davanti al loro popolo la causa dei romani. A parte questo, se la passavano bene, sempre dentro i palazzi del potere, sempre dalla parte giusta della barricata. Innamoratissimo di Berenice, Tito avrebbe voluto farle un piacere mostrandosi conciliante, ma da un lato è difficile mostrarsi conciliante quando si hanno di fronte dei pazzi scatenati, perché tali erano ormai diventati gli abitanti di Gerusalemme sotto assedio, dall'altro la tabella di marcia che gli aveva lasciato il padre prima di tornare a Roma era molto chiara: bisognava inaugurare il regno con una grande e significativa vittoria, e far vedere che non si poteva sfidare Roma impunemente. Bisognava, come ha detto Vladimir Putin a proposito della situazione non molto diversa in Cecenia, inseguire i terroristi fin dentro i cessi. Così è stato.
Giuseppe, che scriveva per celebrare la gloria di Tito, dice che questi aveva raccomandato di fare una strage, ma contenuta, e proibito di distruggere il Tempio. Ma Tito non poteva badare a tutto di persona: il Tempio è stato incendiato, e le donne e bambini che vi si erano rifugiati dentro bruciati vivi. Fra ribelli, abitanti e pellegrini, si sono contate alcune centinaia di migliaia di morti e i sopravvissuti venduti come schiavi a privati o, i più ribelli, risparmiati in vista del trionfo che si stava preparando a Roma.
Quando non è rimasto più nessuno da uccidere, il buon Tito ha fatto distruggere la città, abbattere le mura, radere al suolo il Tempio. Sul piano ingegneristico, non è stata una passeggiata. Bisognava pur mettere da qualche parte i colossali blocchi di pietra caduti a terra, ma dopo aver riempito fino all'orlo il burrone che all'epoca separava il Tempio dalla città alta, i romani si sono rassegnati a lasciare tutto ammucchiato alla rinfusa. I diversi invasori - romani, arabi, crociati, ottomani - che nel corso dei secoli successivi hanno conquistato e riconquistato la città hanno preso da quel mucchio il materiale per ricostruirla come volevano, rivendicando ogni volta il merito dell'opera. In quel gigantesco Lego l'unica cosa rimasta sempre in piedi è il muro di cinta occidentale del Tempio, al quale ancora oggi gli ebrei affidano le loro preghiere. La conclusione di Giuseppe (ma ricordiamoci chi era) è che "la città fu abbattuta dalla rivoluzione, e poi i romani abbatterono la rivoluzione". Vale a dire: a cominciare sono stati gli ebrei, e i romani, per ristabilire la pace, non hanno avuto scelta. Si può dire la stessa cosa anche in un altro modo, come fa il comandante bretone Calgaco di cui Tacito ci ha lasciato queste parole, riferite ai romani: "Dove fanno il deserto, lo chiamano pace".
-Emmanuel Carrère - Il Regno
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I will translate this one soon, but I'd also like to share it like this.
[ita] un altro headcanon con BiKang; relazione nascosta
(NSFW sottointeso. Questo testo è estratto da una conversazione che ho avuto con mia amica, ed è ciò che ha poi ispirato la mia fanfiction pubblicata su ao3, alcune cose potrebbero essere simili)
Mi immagino Bi-Han come una persona molto riservata, infatti raramente parla di qualcosa che non abbia a che fare col suo incarico da Granmaestro; perfino in quel caso lì tende ad andare sempre dritto al punto, senza perdersi in conversazioni che ritiene inutili. Forse l'unica eccezione sono stati i suoi fratelli, ma fino ad un certo punto. Tomas menziona nelle intro un Bi-Han freddo e distaccato, quindi i due, seppur cresciuti insieme, non hanno mai condiviso momenti particolarmente intimi nonostante Bi-Han comunque tenesse a lui (a modo suo, ovviamente). Kuai Liang invece, quando ancora erano ragazzi, aveva avuto modo di conoscerlo in modo più approfondito, e con non poca fatica era riuscito a scalfire in superficie per intravedere una minima parte della sua interiorità. Nonostante ciò, andando avanti con gli anni Bi-Han aveva finito per chiudersi sempre di più in sé stesso, preferendo affrontare i propri problemi da solo, anche nei momenti in cui era evidente quanto avesse bisogno di una spalla su cui piangere. Allo stesso tempo, i due fratelli minori rispettavano il suo bisogno di privatezza.
Per questo motivo, nessuno aveva mai più sentito Bi-Han parlare di qualcosa che non fosse prettamente legato al suo lavoro. Addirittura, non considerava nessuna relazione al di fuori di quelle famigliari e lavorative come valide. Mai. Solitamente, se qualcuno provava ad avvicinarsi a lui, Bi-Han si irritava dopo i primi segni d'insistenza e cambiava argomento di conversazione, o optava direttamente per gli insulti.
Quindi nel mio stato delulu mi sogno la sorpresa di Kuai nel notare un comportamento insolito in suo fratello, da quando Liu Kang aveva chiesto loro aiuto. Bi-Han era sempre stato una testa calda e più di tutto non sopportava che gli venissero dati degli ordini; allo stesso tempo però, se Liu chiedeva loro un favore, Bi-Han lo eseguiva senza se e senza ma. Ancor meno Bihan amava i colloqui, ma se era Liu Kang a necessitarne uno si presentava anche agli orari più insoliti. Per non parlare del fatto che trascorreva una quantità di tempo immane lontano dai Lin Kuei per stare con i monaci che allenava Liu Kang. Inizialmente nessuno ci faceva nemmeno troppo caso, perché Bi-Han era solito sfiancarsi dal lavoro e tale dedizione era ormai normale da parte sua.
Kuai non è uno che ama particolarmente farsi gli affari degli altri, ma si fidava abbastanza di Bi-Han per sapere che quest'ultimo non gli avrebbe mai nascosto dettagli riguardanti il loro lavoro o le loro successive missioni. Ad esclusione, se Bihan non aveva nulla da nascondere, significava che la maggior parte degli incontri che teneva con Liu Kang non riguardavano il loro lavoro. Altrimenti, avrebbe sicuramente detto qualcosa anche a Kuai e Tomas.
Quindi beh, Kuai non si fa gli affari degli altri, no, ma se c'è da scartare un po' di drama non si tira certamente indietro, a maggior ragione se la persona coinvolta è suo fratello. Per settimane non aveva mai esternato i suoi dubbi, finché non fu Tomas, una mattina, a tirare fuori l'argomento, facendo notare a Kuai come Bi-Han avesse lasciato il tempio la sera ma non fosse più rientrato.
Da quel momento entrambi iniziarono a osservare Bi-Han con un occhio di riguardo, stando particolarmente attenti a dove diceva di andare e cosa faceva quando loro tre erano da soli; entrambi riuscirono a notare come Bi-Han cambiasse completamente approccio ogni qualvolta che Liu Kang era insieme a loro: diventava più tranquillo, meno sfacciato, e la sua espressione quasi si rilassava. Erano anni che Kuai non vedeva il volto di Bi-Han contorto in un'espressione che non fosse di concentrazine o rabbia. Tomas giurò perfino che una volta aveva visto Bihan sorridere sotto la maschera mentre parlava con Liu Kang, e ne aveva parlato come se avesse visto gli Dèi.
Kuai aveva racimolato abbastanza coraggio per affrontare Bi-Han a riguardo, spinto più da interesse che altro: certamente, non denunciava il fratello per essersi fatto un eventuale amico, ma era ben curioso di sapere come Liu Kang fosse riuscito nell'impresa. Dovette però parlare senza fare nessun tipo di accusa che potesse obbligare Bi-Han a mettersi subito sulla difensiva: quando gli chiese perché si lasciava sottomettere senza obiezioni da Liu, Bi-Han aveva semplicemente detto qualcosa simile a "perché ci stiamo guadagnando anche noi".
Eppure loro non ci guadagnavano un bel niente, ad aiutare Liu Kang; se non altro, ci perdevano su molto del loro tempo: c'erano giorni in cui il loro clan non aveva nessuno che potesse seguire i loro allenamenti, considerando che Bi-Han era sempre lontano dal tempio. Tempio che, tra l'altro, erano giorni che non veniva più seguito come prima, perchè il Granmaestro non aveva più tempo per dedicarsi alla cura della struttura. A quel punto era palese che, se Bi-Han ci stava effettivamente "guadagnando" qualcosa, era parallelo al loro lavoro, e che non ne aveva ancora fatto parola con nessuno.
Kuai aveva iniziato a sospettare che Bi-Han e Liu Kang fossero diventati amici stretti, anche se l'idea che Bi-Han potesse anche solo concepire una relazione di questo genere era già surreale. Eppure non c'erano altre spiegazioni, ed era evidente che Bi-Han stesse bene quando Liu Kang era al suo fianco. Forse, pensava che coltivando un'amicizia con Liu sarebbe riuscito in qualche modo a elevare lo status del loro clan, o ad accontentare le sue aspirazioni di potere.
Il dubbio fu presto smentito quando un giorno Kuai e Bi-Han si cambiarono insieme dopo un allenamento: era da un po' di tempo che i due non combattevano l'uno contro l'altro, e la loro seduta era durata ore. Erano entrambi talmente stanchi che Bi-Han non aveva neanche avuto la forza di lamentarsi quando aveva visto Kuai Liang entrare nello spogliatoio insieme a lui. Mentre si cambiavano, l'occhio di Kuai cadde involontariamente sul fisico del fratello: la sua pelle chiara era imperlata di sudore e coperta di lividi, alcuni che riconosceva essere opera sua, come quelli sul bacino e sulle spalle, ma altri erano in posti alquanto ambigui: sul suo petto, appena sotto le clavicole, sulle sue cosce, e alcuni più piccoli perfino sul collo, che fino a quel momento Kuai non aveva nemmeno notato. Ma più di tutto lo colpì una scottatura, che si trovava sull'interno coscia di Bi-Han, e che Kuai poté vedere solo quando il fratello gli stava dando le spalle. Non era grave, ma era stata comunque abbastanza potente da lasciare un'impronta scura sulla sua pelle; era stranamente grande, e Kuai quasi spalancò gli occhi quando vide che aveva la forma di una mano. Qualcuno aveva premuto con forza fino a lasciare un alone sulla sua gamba; e non era neppure l'unico segno, perché se ne potevano intravedere anche di più leggeri sui suoi fianchi.
Preso dalla curiosità, ma anche dalla preoccupazione, gli aveva chiesto cosa fosse successo. Appena finirono di cambiarsi, Kuai afferrò Bi-Han per un braccio chiedendogli se stesse bene; quando quest'ultimo gli chiese il perché della domanda, lui menzionò i segni che aveva sul corpo.
Suo fratello aveva aggrottato le sopracciglia, scazzato, incitandolo a farsi gli affari propri senza interessarsi tanto a quello che faceva lui nella sua vita privata. Già il fatto che Bi-Han avesse usato il termine "privata" era come ammettere che Kuai aveva ragione a pensare quello che pensava.
L'ultima, definitiva prova che Bi-Han stava apprezzando fin troppo la compagnia di Liu Kang arrivò quando i tre fratelli furono invitati da quest'ultimo a passare dei giorni al suo tempio per seguire gli allenamenti dei due campioni presi da Madam Bo.
Le notti erano particolarmente tranquille, ma Kuai aveva ugualmente fatto fatica ad addormentarsi in un letto che non era il suo. Così, aveva più volte passato le notti in piedi passeggiando per i giardini del tempio, osservando la loro struttura e godendosi la tranquillità che trasmettevano. Per arrivare ai giardini era obbligatorio passare davanti alle stanze dei monaci e conseguentemente davanti a quella di Liu.
Passando davanti alle varie porte, dei suoni catturarono l'attenzione del ninja. Kuai constatò di non essere l'unico sveglio, e preso dall'interesse aveva appoggiato l'orecchio sulla porta da cui provenivano per distinguere la voce che li emetteva. Si staccò immediatamente quando li identificò come gemiti di piacere. A maggior ragione, appena riconobbe la voce roca di suo fratello mescolarsi insieme a quella Liu Kang, si allontanò preferendo uscire dal corridoio senza intromettersi più di quanto non avesse già fatto...
Appena raggiunse i giardini il peso della scoperta gli gravava così tanto sulle spalle che non potè fare a meno di immaginarsi la faccia di Tomas appena gli avrebbe confidato il segreto.
Penso che Bi-Han sarebbe quindi uno riservato anche nelle sue relazioni, preferendo tenerle nascoste il più possibile. Di certo sarebbe l'ultima persona a mostrarsi romantico in pubblico. Inoltre, non vorrebbe di certo passare come "smielato" davanti al suo clan o ai suoi fratelli, in quanto Granmaestro ha pur sempre un'immagine da mantenere.
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Giorgia Meloni, prima alla Camera e poi al Senato, ha accusato Giuseppe Conte di aver firmato il nuovo trattato del Mes “con il favore delle tenebre”, ovvero nascondendolo al Parlamento e agli italiani. “Ricordo – ha detto Meloni – che l’unico mandato parlamentare sulla materia del Mes, nel 2019, impegnava il governo Conte a non ratificare la modifica del trattato”. Aggiungendo poi che l’Italia ha dato con il governo Conte “il suo assenso un giorno dopo essersi dimesso, senza mandato parlamentare, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani”.
Al Senato, sventolando un foglio con l’autorizzazione da parte del governo Conte a firmare l’accordo, con tono alterato Meloni ha detto che “dalla storia non si esce: la propaganda si può fare ma poi rimangono i fogli a dimostrare la serietà di chi parla”.
Ma la prova della menzogna di Meloni e dell’innocenza di Conte è, paradossalmente, proprio sul foglio che la premier agita in Aula.
“Vi ho portato un bel fax – dice Meloni ai senatori mostrando il foglio – Per il rappresentante permanente d’Italia presso l'Ue, ambasciatore Maurizio Massari.
La s.v. è autorizzata a firmare l’accordo recante modifica del trattato che istutiisce il Mes. Firmato: Luigi Di Maio’”. E quindi l’affondo della premier: “Questa firma è stata fatta un giorno dopo le dimissioni del governo Conte, quando era incaricato solamente per gli affari correnti, contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, e con il favore delle tenebre!”.
Non è affatto così. E’ vero che Conte ha dato le dimissioni il 26 gennaio e che la riforma del Mes è stata firmata dall’Italia il giorno successivo, il 27 gennaio, ma ciò che Meloni nasconde è quando il ministro degli Esteri ha inviato il messaggio all’ambasciatore presso l’Ue.
Eppure lo si vede chiaramente, ingrandendo la foto, in testa al foglio, dove compare il numero di protocollo con la data: 2021-01-20.
Il ministro Di Maio ha cioè mandato il messaggio il 20 gennaio, alle 16:25, sei giorni prima delle dimissioni di Conte, quando il governo era nel pieno delle sue funzioni.
Ma questo Meloni non lo ha detto, appositamente per far credere che l’ordine è stato inviato il giorno della firma, il 27 gennaio, “dopo le dimissioni del governo”.
Non è l’unica affermazione falsa della premier. Non è vero, ad esempio, che non c’è stata un’approvazione parlamentare. E’ vero che il governo Conte formalmente firmò il trattato del Mes il giorno dopo le sue dimissioni avvenute il 26 gennaio 2021: ma l’ordine è stato inviato il 20 gennaio 2021, mentre il consenso politico dell’Italia era già stato dato l’11 dicembre 2020, dopo aver ricevuto il mandato dal Parlamento il 9 dicembre. Tutto alla luce del sole, senza il favore delle tenebre.
Come dice Meloni: “La propaganda si può fare, ma poi rimangono i fogli a dimostrare la serietà di chi parla”.
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Nulla sarà come prima.
Tre anni fa era "solo" il lavoro, con annessi e connessi, con le difficoltà che con il passare del tempo ci hanno messo di fronte ad una situazione a dir poco di disagio o meglio ancora catastrofica….ma il fondo lo dobbiamo ancora raggiungere: in Italia la magistratura in cui tutti speravano ha detto, in buona sostanza o puntura o non mangi. E non è che le cose vadano molto diversamente in altre parti del mondo: tanto per dire, in Canada i giudici hanno detto che sia gli arresti dei manifestanti che il blocco dei conti bancari sono assolutamente legittimi.
Ora i mutui sono triplicati per non parlare di benzina alimenti e bollette, ma arriverà il salvatore, il Q o il guru di turno.
No. L'unico salvatore che ci potrà mai essere ce l'hai di fronte allo specchio.
Leva la maschera amico e amica mia.
È una semplice questione di raziocinio: pensi che ti possano salvare il culo i ricorsi in tribunale? Credi ancora che i mezzi approntati dal sistema possano volgersi in tuo favore? Credi ancora in politica e giustizia? Perché se sei ancora a questo punto, forse la questione coso19 non ti ha dato una lezione sufficiente.
Hanno inoculato i bambini, e già questo dovrebbe bastare.
Gli artefici di tutto ciò che è accaduto negli ultimi tre anni sono tutti ancora in posti di comando, con tanto di segreto militare.
Le case farmaceutiche protagoniste della campagna vaccinale stanno ancora beatamente facendo soldi a palate.
Ovunque si parla di reazioni avverse anche fatali, morti improvvise, ma tutto procede come se niente fosse.
Si mandano armi ad uno Stato con cui non abbiamo niente a che fare, ma è perché l'articolo 11 della costituzione va reinterpretato in chiave gialloblù.
Insetti.
Casa a classi energetiche.
Auto a combustione estinte,
Gli UFI…
E queste sono solo alcune piccole pennellate di un quadro esposto a Davos che definire dimmmerda è un eufemismo.
È servito comprarti l'auto euro 5 anche se la vecchia funzionava ancora benone? No. Te l'hanno bloccata comunque: se l'obsolescenza programmata non basta, te ne impedisco l'uso per legge.
Ora, credi davvero che per le case non sarà lo stesso, e che la ristrutturazione che hai già in mente ti basterà per schivare la mannaia di questi criminali? La tua ristrutturazione non basterà mai, perché sposteranno gli standard sempre più in là: lo hanno già fatto con le auto e hanno visto che il popolo bue accetta tutto, perché non farlo su qualcos'altro che per loro è infinitamente più redditizio?
Ma la vera domanda è un'altra: ancora non ti basta? Ancora non hai capito che l'unica salvezza non verrà dall'esterno, ma solo da te stesso , dal tuo cambiamento, e dall'unione di tanti uomini che si sono guardati allo specchio e hanno deciso che si sono rotti i coglioni?
Stanno continuando ad alzare l'asticella.
Forse è il caso di bloccargli la mano, e infilargli quella asticella su per il culo.
Ma non solo un pezzettino. Non un pezzo per volta.
No. Tutta insieme. Tutta in una volta con insetti, casa a classi energetiche, auto elettrica, siringa, armi e green pass.
Perché questi stanno andando spediti verso crediti al carbonio, moneta digitale a tempo e ci manca un tanto così per lo sdoganamento definitivo dell'eutanasia obbligatoria al raggiungimento di una certa età.
Possiamo ancora prendere in mano l'asticella, possiamo ancora cambiare le cose cambiando noi stessi, le nostre credenze, finendola di applaudire chi recita.
Nessun mercante fa affari senza la complicità di chi compera la sua merce.
Siamo ancora in tempo.
Nulla sarà come prima.
Ma nulla deve essere come prima, perché è proprio quel PRIMA che ci ha portato a questo.
Fabiano Mazzoni.
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Scandalo Burisma: il socio di Biden incomincia a cantare davanti alla commissione parlamentare
L’ex socio in affari di Hunter Biden, Devon Archer, ha parlato davanti al Congresso, confermando ai legislatori, in una sessione a porte chiuse, che Burisma Holdings ha fatto pressioni su Hunter Biden nel dicembre 2015 per “trattare” con un procuratore ucraino che stava indagando l’azienda per corruzione.
Poco dopo il vicepresidente Joe Biden minacciò l’Ucraina di interrompere gli aiuti finanziari se non fosse stato licenziato il procuratore.
(Quei finanziamenti che vanno e vengono in base agli interessi personali...)
Archer ha anche contraddetto le affermazioni di Joe Biden secondo cui non aveva mai incontrato i soci in affari stranieri di Hunter Biden – affermando al comitato che Joe Biden si era messo in vivavoce più di 20 volte con i clienti aziendali di suo figlio – per non impegnarsi in affari specifici, ma “è stato messo in il telefono per vendere ‘il nome'”.
(Ops... The President of The United States DICE LE BUGIE?)
Tutto da leggere 😂
(La notizia è di 11 mesi fa, ma dato che non se ne è più saputo nulla, ci piace ricordarla prima del testa a testa con Trump di questa notte)
GLI AGGIORNAMENTI RECENTI QUI 👉 https://sharylattkisson.com/2024/06/emails-show-joe-biden-adviser-had-contact-with-burma-at-height-of-corruption-probe/
👉 Su Scenari Economici
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[...] In sintesi, nell’incontro del 29 marzo 2022 a Istambul, russi e ucraini erano sul punto di raggiungere un compromesso con un testo redatto dagli ucraini e accettato provvisoriamente dai russi come possibile base di un accordo: nel testo era previsto che Kiev avrebbe rinunciato all’adesione alla NATO, diventando uno Stato permanentemente neutrale e senza armi nucleari. Malgrado la neutralità, l’Ucraina avrebbe potuto avvicinarsi alla Ue, in quanto non erano previsti divieti espliciti al suo ingresso nell’Unione. Inoltre, le due parti si sarebbero impegnate a risolvere pacificamente la disputa sulla Crimea nei successivi quindici anni. I garanti dell’intesa sarebbero stati i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (inclusa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Victoria Nuland, quell’accordo non vide la luce a causa delle ingerenze statunitensi e britanniche: «In quel periodo l’Ucraina ci avevo chiesto suggerimenti sull’andamento di queste trattative. E divenne chiaro per noi, così come per i britannici, che le principali condizioni poste da Putin erano inserite in un allegato a questo documento e includevano limiti a precisi tipi di sistema di armamenti che l’Ucraina avrebbe dovuto avere dopo l’accordo. Questo avrebbe sostanzialmente ucciso le forze armate ucraine», ha dichiarato la diplomatica americana in un’intervista. La questione ruoterebbe, dunque, intorno alle strategie occidentali per l’Ucraina. La Nuland è nota per avere in passato preso parte ad azioni che hanno destabilizzato la politica ucraina, in particolare con la “rivoluzione di Maidan” del 2014, quando era assistente del Segretario di Stato per gli affari europei e eurasiatici. Allora, Nuland aveva fatto pressione sull’ex presidente ucraino Viktor Janukovic perché accettasse un accordo di libero scambio con l’UE; successivamente è stata fotografata in piazza Maidan durante i disordini del 2014 mentre distribuiva del cibo ai manifestanti. In seguito al golpe che ha portato alla cacciata di Janukovic, inoltre, è diventata virale la registrazione di una telefonata in cui la diplomatica americana parlava con l’ambasciatore USA a Kiev circa chi avrebbe dovuto sostituire Janukovic tra i rappresentanti dell’opposizione: alla dichiarazione dell’ambasciatore, secondo cui sul punto avrebbero dovuto consultare anche i capi europei, la Nuland rispose con la celebre frase “fuck the UE” (“l’UE si fotta”), cosa che ha suscitato l’imbarazzo dimesso delle cancellerie europee. Moglie del politologo neoconservatore Robert Kagan, cofondatore del Progetto per un nuovo secolo americano (Project for the New American Century), è membro del Council on Foreign Relations, la Nuland è considerata un falco antirusso, protagonista delle vicende che hanno preceduto i disordini di Maidan e presente a Kiev in quegli stessi giorni, ben informata sul quadro geopolitico eurasiatico e russo in particolare. Le sue ultime dichiarazioni rivelano le determinanti influenze di Washington e Londra nel sabotare le trattative del 2022, così come i preponderanti interessi che la sfera anglo-americana ha in Ucraina, smentendo allo stesso tempo l’ipotesi che a far fallire i negoziati siano stati i crimini di guerra russi, in molti casi smentiti da indagini e testimonianze successive. Sebbene la stampa occidentale continui a negare che l’Occidente abbia avuto un ruolo nell’influenzare i negoziati, le affermazioni della Nuland sembrerebbero suggerire che USA e Gran Bretagna non abbiano voluto un’Ucraina neutrale, scegliendo piuttosto di continuare a utilizzare il Paese est europeo come “bastione” antirusso.
L’ex segretario di Stato USA rivela come Washington ha sabotato gli accordi tra Russia e Ucraina
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"Stella stellina" Francesco de Gregori
Nata sono nata nell'Africa d'Italia,
in qualche posto e in qualche modo sono pure cresciuta.
Non c'erano chitarre ai miei tempi,
non c'erano chitarre da suonare
ma fili d'erba quanti ne volevi tu da strappare e poi soffiare.
E sì la notte, ti potevi fidanzare con la luce dei treni che
fischiavano lontano.
Probabilmente cominciò con la corriera o con la ferrovia,
un uomo chiuse lo sportello e la campagna volò via.
Avevi unghie laccate sopra mani da contadina
e due orecchini di corallo di quand'eri ragazzina.
E ti leggevi i libri che parlavano solo d'amore
e poi chissà che altro avevi dentro al cuore.
E un anno passa e un anno vola
e un anno cambia faccia e una città che morde,
che protegge e che minaccia.
E un uomo con il cappello che ti accompagna alla fermata
e tu che prendi la sua mano e pensi adesso si che sono innamorata.
E non importa niente se capisci che non era vero,
c'è sempre tempo per un'altra mano e per un sogno ancora intero.
Prendila come viene, prendila come vuoi,
non t'impicciare più della tua vita che non sono affari tuoi.
Prendila come viene, prendila come va,
stella stellina, stella cadente, stella, stella.
Notte ✨✨✨
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" Hamas divenne un attore significativo sul campo anche grazie alla politica israeliana di appoggio alla costruzione di un’infrastruttura educativa islamica a Gaza, che intendeva bilanciare la presa del movimento laico Fatah sulla popolazione locale. Nel 2009 Avner Cohen, che aveva prestato servizio nella Striscia di Gaza nel periodo in cui, alla fine degli anni ’80, Hamas iniziò a prendere il potere, ed era responsabile degli affari religiosi nei Territori occupati, dichiarò al «Wall Street Journal»: «Hamas, con mio grande rammarico, è una creazione di Israele». Cohen spiega come Israele abbia aiutato l’organizzazione benefica al-Mujama al-Islamiya (il «Centro islamico»), fondato da Sheikh Ahmed Yassin nel 1979, a diventare un potente movimento politico, da cui emerse Hamas nel 1987. Sheikh Yassin, un religioso islamico disabile e semi-cieco, fondò Hamas e ne fu il leader spirituale fino al suo assassinio nel 2004. Originariamente venne avvicinato da Israele con un’offerta di aiuto e la promessa del benestare governativo all’espansione della sua organizzazione. Gli israeliani speravano che, attraverso la sua opera di beneficenza e le sue attività educative, questo leader carismatico avrebbe fatto da contrappeso al potere di Fatah nella Striscia di Gaza e altrove. È interessante notare che alla fine degli anni ’70 Israele, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna vedevano nei movimenti nazionali laici (di cui oggi lamentano l’assenza) il peggior nemico dell’Occidente.
Nel suo libro To Know the Hamas, il giornalista israeliano Shlomi Eldar racconta una storia affine sui forti legami tra Yassin e Israele. Con la benedizione e il sostegno di Israele il Centro islamico aprì un’università nel 1979, un sistema scolastico indipendente e una rete di circoli e moschee. Nel 2014 il «Washington Post» trasse conclusioni molto simili sulla stretta relazione tra Israele e il Centro islamico fino alla nascita di Hamas nel 1988. Nel 1993 Hamas divenne il principale oppositore degli accordi di Oslo. Mentre c’era ancora chi appoggiava Oslo la sua popolarità diminu��, ma non appena Israele cominciò a rinnegare quasi tutti gli impegni assunti durante i negoziati il supporto verso Hamas crebbe, dando nuova linfa vitale al movimento. La politica di insediamento di Israele e il suo uso eccessivo della forza contro la popolazione civile nei Territori giocarono sicuramente un ruolo importante. La popolarità di Hamas tra i palestinesi non dipendeva però unicamente dal successo o dal fallimento degli accordi di Oslo, ma anche dal fatto che l’organizzazione avesse effettivamente conquistato i cuori e le menti di molti musulmani (che sono la maggioranza nei Territori occupati) per via dell’incapacità dei movimenti laici nel trovare soluzioni all’occupazione. Come per altri gruppi politici islamici in tutto il mondo arabo, il fallimento dei movimenti laici nel creare posti di lavoro e nel garantire benessere economico e sicurezza sociale spinse molte persone a tornare alla religione, che offriva conforto e reti stabili di supporto e solidarietà. Nell’intero Medio Oriente, come nel mondo in generale, la modernizzazione e la secolarizzazione hanno giovato a pochi e hanno lasciato molti infelici, poveri e amareggiati. La religione sembrava una panacea, oltre che un’opzione politica. "
Ilan Pappé, Dieci miti su Israele, traduzione di Federica Stagni, postfazione di Chiara Cruciati, Tamu editore, 2022. [Libro elettronico]
[Edizione originale: Ten Myths About Israel, New York: Verso, 2017]
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Quando ero ragazzo avevo un cane, si chiamava Tommy.
Ne avevo avuti altri nella mia vita, ma ero troppo bimbo per averne ricordi, Tommy invece l'ho visto nascere e abbiamo fatto un pezzo di vita insieme. La cagna di mia zia fece la cucciolata, e diede ad amici e parenti un cucciolo, e me ne capitò uno. Era tipo una pallina quando lo portai a casa.
Avevamo una casa gigantesca con un cortile enorme, con tanto di giardino, alberi e aiuole, quindi aveva spazio per fare buche, cagare ovunque, in piena libertà. Non ha mai avuto un collare, né l'abbiamo mai attaccato con una catena, non gli abbiamo mai fatto mancare nulla, colazione, pranzo, cena, un tetto sulla testa, non l'abbiamo fatto castrare, è cresciuto come la mamma l'ha messo al mondo. Nonostante tutto questo, non abbiamo mai mostrato un amore costante e duraturo nei suoi confronti, non gli abbiamo mai torto un capello, sia chiaro, ma non lo tenevamo davanti ad un camino per dargli i biscotti, per intenderci.
Altro elemento è che, nei primi anni '90, nel mio comune c'era un forte problema di randagismo, le strade erano piene di cani senza padrone che vagavano in cerca di cibo, e si erano formati diversi branchi. Questo comportò che quando Tommy raggiunse l'età "adulta", iniziò ad unirsi ad uno di questi branchi, che lo aspettava ogni mattina fuori al mio cancello, e tornava la sera a casa solo per mangiare e stare al coperto.
Passa sì e no un anno, e un giorno Tommy decide di non tornare più a casa. Inizio a cercarlo per i quartieri, e lo trovo, nel suo branco, intento a fare cose da cani. Un po' cagato addosso, temendo una reazione del branco, lo prendo per riportarlo a casa, si lascia prendere ma si vedeva che non aveva voglia di tornare. Il giorno dopo scappa di nuovo col branco, esco per cercarlo ma stavolta niente, sparito, per sempre.
La morale di questa storia è: potete scegliere di non voler bene a qualcuno o a nessuno, questi sono affari vostri, ma quando poi venite abbandonati, siete pregati di non rompere il cazzo.
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