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Algea: God of Pain (2023)
Algea: God of Pain (2023) #JdAllen #JasonKWixom #MusaAden #LaylaAjeel #HaniAli #SofiaAli Mehr auf:
Jahr: 2023 Genre: Horror Regie: Jd Allen Hauptrollen: Jason K. Wixom, Musa Aden, Layla Ajeel, Hani Ali, Sofia Ali, Jd Allen, Jshaun Allen, Jennica Anusua, Sahviena Ballard, Yvonne Bass, Jennifer Gigi Bayanni, David Bianco, Elijah Cameron, John Campanile… Filmbeschreibung: Die Zeit kommt, in der Sie sich Ihren inneren Dämonen stellen müssen, und Algea ist keine Ausnahme. Wir werden Sie durch…
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Aden Bianco
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A Vision of Yemen Régard sur le Yémen
Photographs by Sheikh Hassan Al Thani
Introduzione di Nicole de Pontcharra
Skira, Milano 2006, 200 pagine
euro 65,00*
email if you want to buy :[email protected]
Un viaggio fotografico nella penisola araba meridionale, lungo le coste del Mar Rosso, il Golfo di Aden, e il Golfo di Oman, tra l’Africa e l’Asia: nello Yemen, un paese il cui nome risuona di mistero.
Fotografo arabo di grande impegno sociale, lo sceicco Hassan Al Thani è un infaticabile esploratore della storia dell’Arabia meridionale. Non vede lo Yemen attraverso gli occhi di un ingenuo turista, ma come artista che cerca di coglierne la carica emozionale. Osservatore curioso con una profonda conoscenza del soggetto, fotografa le orme di questa civiltà della parola scritta, le vie dell’incenso e del caffè, le colonne del tempio della Regina di Saba, le rovine della torre di Mocha, le oasi, le aride distese e le palme, il tutto accompagnato da una riflessione sul futuro del paese.
Divisa in cinque parti, quest’opera ci accompagna gradualmente nel cuore dello Yemen. Siamo accolti inizialmente da paesaggi affascinanti, in cui la natura rivela sempre però i segni della civiltà e la sua storia man mano che scopriamo, uno dopo l’altro, piccoli villaggi abbarbicati in cima a rupi scoscese. E lo sceicco Hassan Al Thani continua a stringere l’inquadratura, regalandoci una visione più intima. Rivela le strade e l’architettura di città come Tarim, Sayun, Aden, o Sanaa, dove troviamo automobili, parabole satellitari e altri segni di modernità. Allena poi il suo obiettivo sulle persone, bambini e anziani, che emergono da queste fotografie per fornirci altre chiavi di lettura di questa terra straordinaria e mutevole.
Scattate a colori e in bianco e nero, le immagini affascinanti costituiscono un’incomparabile testimonianza della ricchezza di questa antica civiltà e ispirano un irresistibile desiderio di visitare questa terra.
orders to: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
flickr: fashionbooksmilano
instagram: fashionbooksmilano
tumblr: fashionbooksmilano
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“Rimane la realtà, cruda come un chiodo”: Paolo Universo, ritratto di un poeta radicale, che ha fatto di tutto per scomparire, “il Rimbaud triestino”
Di Paolo Universo sono venuto a conoscenza durante uno degli innumerevoli momenti di flânerie trascorsi per i vicoli di Trieste. La gloriosa e deceduta libreria “In der Tat”, nei pressi di Piazza Hortis, conservava ancora due copie, salvate dal macero, del poema Dalla parte del fuoco di questo Poeta deragliato, visionario, consanguineo della follia, semignorato dai suoi stessi concittadini.
Chi era dunque Paolo Universo?
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Sappiamo che nacque nella Pola in orbace del 1934 e si spense (se una stella si spegne di un Universo dovremmo forse dire che collassa?) a Trieste nel 2002. Della sua fisionomia restano sparute fotografie in un bianco e nero che odora già di epigrafe. “Il Piccolo”, storico quotidiano locale delle città giuliana, lo definisce in un articolo commemorativo del 2005 ‘il Rimbaud triestino’. Eppure, se il maestro d’oltralpe decide di non lasciare traccia di sé dopo la sua deflagrazione letteraria (a tal proposito Jean Cau avrà a scrivere: «Ci sono mille modi di suicidarsi. Balzac scelse il caffè, Verlaine l’assenzio, Rimbaud l’Etiopia»), Universo imbocca la via del silenzio già in vita.
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Le juvenilia della sua produzione poetica – non più di 50 componimenti – trovano eco solo sulla rivista “Nuovi Argomenti” nel 1971 e sull’“Almanacco dello Specchio” mondadoriano nel 1972. All’indomani della scomparsa dell’Autore altre poesie, espunte dalla parva pubblicazione, faranno capolino in una pubblicazione postuma: Poesie giovanili 1967-1972, a cura di Giorgetta Dorfles. Stop.
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Quando Universo viene pubblicato sullo Specchio del 1972, accanto al suo nome campeggiano dei ‘mostri sacri’ della poesia italiana e straniera: Pound, Montale, Bertolucci, Sereni, Mandel’stam, Kavafis ecc. La vis polemica del triestino appare subito evidente:
io ti vedrei piuttosto in una parodia di Franz Lehar vedova allegra con lo sguardo gaio in una grande birreria di Marsovia scintillante di cristalli di Boemia brindare ad un peto asburgico di Magris
Universo odiamava Trieste:
Trieste… io ti vorrei vedere distrutta casa per casa al suolo vorrei che un nuovo Scipio ti mettesse a ferro e fuoco come Cartago vorrei che vere orde di barbari ti mettessero a sacco vorrei vederti squassata dal mare come Messina vorrei che sulla tua austroungarica rovina fosse cosparso il sale
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Il porto dell’Impero simboleggia tutto quell’ideale borghese che il Poeta detesta, declinato nella nostalgia del ripiegamento sui passati splendori che conducono alla mitizzazione della città asburgica. MITTELEUROPATICA; questa è la diagnosi implacabile che Universo fa della sua città adottiva. Luigi Nacci, classe 1978 e rigorosissimo studioso della letteratura giuliana del secondo Novecento, nel suo impagabile Trieste allo specchio ricorda un aneddoto – e l’aneddotica su Universo è ben più corposa della sua produzione letteraria, quantomeno di quella edita – a sua volta ricevuto dalla vedova del Poeta: « […] Universo, invitato a presentarsi a Milano per firmare un importante contratto di pubblicazione ed essere così introdotto nei salotti “bene” degli intellettuali più in voga, giunto alla stazione lombarda, voltò le spalle alla fama per ritornare immediatamente a Trieste» [citato in L. Nacci, Trieste allo specchio, Battello Stampatore].
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Lo sberleffo supremo è in una poesia lanciata come una granata contro Vittorio Sereni, proprio colui che tanto si era prodigato per includerlo nel mazzo degli autori da dare alle stampe sullo “Specchio” del 1972:
in attesa di una tua risposta da milano passavano i postini i frutti di stagione le settimane i mesi io invecchiavo a vista d’occhio ma tu col cavolo che mi rispondevi
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Universo è una rivolta permanente, contro tutti i dogmi: il capitalismo, peculiarmente nella sua deformazione borghese, il cristianesimo (rivolgendosi a Dio il Poeta scrive: «tu/ solitario come un verme/ non ci interessi più»), le convenzioni e la pubblica morale («ho già pronto/ il dito/ infilami/ una fede/ sicura/ faremo tanti figli per sfamarci/ con cura ho tirato/ le somme/ puoi lasciare la pendola/ madonna/ ritornare con me/ sedentaria/ respirare l’aria pura/del bidet»). Una dissacrazione voluta, inseguita e portata alle estreme conseguenze: di Universo, come Rimbaud tra le sabbie di Aden, si sono perdute le tracce. Dopo la frammentaria pubblicazione delle poesie giovanili l’Autore sceglierà di trascorrere (ancora da Nacci, op. cit.) «i suoi ultimi anni tra i “matti” del Padiglione M di S. Giovanni, in mezzo ai reietti, gli emarginati». Risalgono a questo momento storico (non sarà superfluo rammentare che negli anni in cui Universo si emargina, a Trieste esercita Franco Basaglia) le ultime ‘pubblicazioni’ dell’Autore: «decine di slogan aforistici ideati per la realizzazione di maglie stampate all’Opp» (Nacci, op. cit.).
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Dalla ricognizione storica di Nacci resta escluso – per ragioni metodologiche adottate dal critico e poeta nella sua trattazione – il poema cui Universo si dedicherà per tutta la vita e che sarà dato alle stampe dopo la morte dell’Autore in virtù di una iniziativa editoriale commemorativa: Dalla parte del fuoco (Hammerle Editori, 2005). Il testo è corredato da una serie di testimonianze di amici ed estimatori dell’opera universale. Ed è proprio da questi testi che si possono cogliere altri scorci di una esistenza al ‘termine della notte’: «Benché ostentasse una preferenza per gli animali, quei “nostri fratelli minori” di cui in gran numero era popolata anche la sua casa, amava gli uomini e amava l’infinita varietà di storie con cui essi sono capaci di animare il teatro del mondo. Sembrava averne collezionati di tutti i tipi, dai più comuni ai più singolari ed eterogenei. Nella mia lunga frequentazione con lui, non mi era mai capitato di vedere altrettanta abbondanza di tipologie umane tra le più anomale e disparate come nella sua casa» [Nicoletta Brunner Tamburini, in Dalla parte del fuoco, op. cit.)
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Dalla Parte del fuoco è un poema in prosa ‘sinfonico’, costruito in 6 movimenti/capitoli contrappuntati da annotazioni di tempo all’inizio di ogni sezione. I primi 5 movimenti si concentrano sullo squallore della metropoli industriale – quella Milano alle cui lusinghe aveva rifiutato di cedere: «bisogna inventare bisogni indurre in tentazione nutrire i satolli darle a bere agli assetati vestire i nudisti subornare le nonne stimolare gli stitici – dovunque… anche in tram. statistiche interviste ricerche di mercato indagini demoscopiche vendite di propaganda campagne campione sondaggi d’opinione buoni premio punti qualità…» [Dalla parte del fuoco, I, Sinfonia della città – allegro vivace].
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La scrittura ha un andamento frantumato, come di appunti sulla distruzione, fortemente onomatopeico e con abbondante uso di calembour, allitterazioni e rime interne. Mi richiamo al docufilm ispirato a La distruzione di Dante Virgili perché la sperimentazione linguistica di Universo si approssima molto a quella del Céline italiano. La città è percorsa come un girone infernale guidato dal Capitale cui nulla e nessuno può sfuggire se non con un atto di rivolta camusiano. I sintagmi attingono alla poesia beat tanto quanto alle avanguardie ma le tematiche sono più affini a La vita agra di Bianciardi che ai mantra lisergici di Ginsberg. L’umanità che vi è dipinta – come in una raffigurazione di Bosch – è una umanità alla deriva, in malora.
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L’ultimo movimento, il solo ad avere carattere non prosastico – si intitola profeticamente “L’isola che non c’è”. Dalla città apocalittica all’Ospedale Psichiatrico. Mondi lontani che si toccano nel dolore e nello squallore. La tensione delle prime 5 sezioni si stempera in un ‘Adagio’ amaro, una ballata ininterrotta da misantropo innamorato dell’uomo:
scelto nel dolore sono stato ma l’enorme privilegio più non sento sempre dentro dentro dentro dentro quattro pareti ingabbiato tutto finisce troppo presto in un precipitare di parole rimane la realtà cruda come un chiodo il vuoto…
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Questo era Paolo Universo, il poeta senza voce che urlava al mondo dalle abissalità del bigbang. In Francia, che di poesia se ne intendono gli è stata dedicata da una piccola editrice una antologia di ottima fattura, Dans un lieu commun j’ai fini par te trouver, poésie, che racchiude tutto il corpus poetico giovanile, gli aforismi dell’OPP e l’ultima sezione di Dalla parte del fuoco.
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«la mia vita da poeta drammatico – lirica fino alla pazzia. ora suono la cetra teutonica dentro una grande cattedrale nera stracarica d’oro in una città dal cranio di madreperla che aizza le sue teste bionde nell’urlo della bora…» [Dalla parte del fuoco, I, Sinfonia della città – allegro vivace]
Luca Ormelli
*Desidero ringraziare Luigi Nacci per le preziose indicazioni cimiteriali e Gianfranco Franchi per la fratellanza concessa ad un triestino infiltrato come il sottoscritto.
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Indicazioni bibliografiche:
Paolo Universo, Dalla parte del fuoco, Hammerle Editori, 2005, Trieste.
Paolo Universo, Dans un lieu commun j’ai fini par te trouver, poésie, ERES Edizioni, 2015, Tolosa.
A.A.V.V., Almanacco dello Specchio, Mondadori, 1972, Milano.
Luigi Nacci, Trieste allo specchio, Battello stampatore, 2006, Trieste.
*In copertina: un’opera di Roland Topor (1938-1997)
L'articolo “Rimane la realtà, cruda come un chiodo”: Paolo Universo, ritratto di un poeta radicale, che ha fatto di tutto per scomparire, “il Rimbaud triestino” proviene da Pangea.
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SAG-AFTRA President Gabrielle Carteris and SAG Awards® Committee Chair JoBeth Williams to Announce Stunt Ensemble Honorees
Ryan Michelle Bathe (L) and Sterling K. Brown - 2017 Red Carpet Arrivals. Photo courtesy of SAG-AFTRA.
LOS ANGELES (Jan. 09, 2018) — SAG-AFTRA President Gabrielle Carteris and SAG Awards® Committee Chair JoBeth Williams will reveal the honorees for Outstanding Action Performances by Film and Television Stunt Ensembles from the 24th Annual Screen Actors Guild Awards® red carpet, SAG Awards Executive Producer Kathy Connell announced today.
Audiences can watch Carteris and Williams reveal the names during the first half-hour of PEOPLE, EW & TNT’s SAG Awards® Red Carpet Live pre-show, which will live-stream on tntdrama.com/sagawards , sagawards.org , People.com, PeopleTV.com, EW.com, InStyle.com and Time.com, beginning at 5:30 p.m. (ET) / 2:30 p.m. (PT).
The Stunt Ensemble honors commend work within the stunt community during 2017 and recognize stunt performers and coordinators. Nominees chosen by their respective SAG Awards film and television nominating committees were announced on Dec. 13, 2017 by Olivia Munn (X-Men: Apocalypse, The Predator) and Niecy Nash (Claws, The Soul Man). Information on voting procedures to choose the recipients was sent to the 121,544 members in good standing of SAG-AFTRA on Dec. 19. Ballots must be received by Integrity Voting Systems, the Awards' official election teller, by noon on Friday, Jan. 19.
Actor Tituss Burgess - 2017 Red Carpet Arrivals. Photo courtesy of SAG-AFTRA.
The nominees for this year’s Outstanding Action Performances by Film and Television Stunt Ensembles are:
Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Motion Picture
“BABY DRIVER” (TriStar Pictures and MRC) Keith Adams Chris Antonucci Brian Avery Ben Aycrigg Jennifer Badger Dean (Donny) Bailey Adrienne Ballenger Ele Bardha Kenny Bartram Randy Beckman Kelly Bellini Chad L. Bowman Danny Boyer Chelsea Bruland Jwaundace Candece Jeff Chase Laurence Chavez David Conk Alan D'Antoni Paul Justin Darnell Elizabeth Davidovich Keith Davis Philip Dido Gary Dionne John Dixon Danny Downey Kevin Dyer Mike Endoso Ian Eyre Troy Faruk Robert Fisher Michael H. (Reece) Fleetwood Clay Donahue Fontenot Rob Foster Jeremy Fry Dante Ha Jermaine T Holt Crystal Hooks Damita (Jane) Howard Scott Hunter Daniel (Duke) Jackson Cal Johnson Bobby Jordan Karin Justman Kara Kimmer Paul Lacovara Joshua Lamboy Bethany Levy Jared Losano Curtis Lyons, Jr. Daniel R. (Danny Maze) Majzlik Ronny Mathew Andrew McDermott Michael McGuire Jeff Milburn Matthew Murray Robert Nagle Mark Norby Chris O'Hara Christopher Padilla Christopher Palermo Gary Peebles Nathaniel Alapati Perry Darrin Prescott Delmar Reyna Antjuan Rhames Christopher Cody Robinson Corrina Roshea John Ross Marvin Ross Rich Rutherford Elena Sanchez Todd Schneider Erik Schultz Paul E. Short Dalton Simons Samuel Situmorang Jeffrey James Smith Buddy Sosthand Eric Stratemeier Christopher Tardieu Todd Rogers Terry Diego Ward Jim Wilkey Thom Williams Tyler William Witte Marielle Woods Justin Yu Alvin Zalamea
“DUNKIRK” (Warner Bros. Pictures) Kevin Derr Zack Duhame Mark Fichera Marie Fink Gregg Forshaw Shane Geraghty Cody Gilbert Jacob Griffin Shane M. Habberstad Reid Harper Riley Harper Chuck Hosack Luke Kearney Matt Leonard Daniel Locicero Rick Miller James Mitchell-Clyde Sean Morrissey Mark Norby Travis Quist Mark Rayner Dalton Rondell Tracey Ruggiero Steven Sawicki David M. Schultz Marc Scizak Ray Siegle John Street Tom Struthers Bryan Thompson Sam Trimming Jeremie Vigot Peter White Joshua Yadon
“LOGAN” (20th Century Fox) Stanton Barrett Kenny Bartram Matt Berberi Nicolas Bosc Solomn Brende Scheryl Brown Steven John Brown Christopher Bryant Kurt Bryant Mark Chavarria Alvin Chon Tim Connolly Clay Cullen Eddie Daveport Liam Day Chris Denison Loren Dennis Mark Dobson Clay Donahue Fontenot Joseph J. Dryden Dillon Eddo Nick Epper Chris Fanguy Troy Faruk Jeff Galpin Paula Gunawan Lydia Hand Daniel Hargrave Regis Harrington Eugene Hartline Jim Henry Christopher Heskey Jay Hieron Logan Holladay Ashley Hudson Thekla Hutyrova Gary Hymes Andy Jones Antal Kalik Horace Knight, Jr. Angelica Kushi Efka Kvaraciejus Marissa Labog Josh Lakatos Kurt Lott Jay Lynch Eric Mainade Emmanuel Manzanares Bryan Marsh Rich Minga Vanessa Motta Mike Mukatis Carl Nespoli Dan Norris Randy Reitenbach Greg Rementer Anthony Repinski Brady Romberg Shahaub Roudbari Michael Ryan Bill Scharpf Cale Schultz Kenneth H. Sheard Brett Sheerin Gunter Simon Matthew R. Staley Aden Stay Daniel Stevens Spencer Stone Curtis Stuart, Jr. Sunny Sun Hamid-Reza Thompson Matt Thompson Ayhan Tongadur Steve Upton Torrey Vogel Cord Walker Garrett Warren Kevin Waterman Timothy “Storms” Werner James Wilkey Jessica Williams Nico Woulard Marcus Young
“WAR FOR THE PLANET OF THE APES” (20th Century Fox) Trevor Addie Yusuf Ahmed Brett Armstrong Maja Aro Shawn Beaton Jason Bell Krista Bell Guy Bews Marco Bianco Greg Bray Dustin Brooks Neil Caldwell Clint Carleton Janene Carleton Steven Chang Doug Chapman Colby Chartrand Jason Chu Tommy Clarke Alastair Collis Brent Connolly Chad Cosgrave Eric Daniel Ken Do André Dominguez Connor Dunn Cassandra Ebner Will Erichson Jonathon Field Corbin Fox Mike Garthwaite Nilo Ghajar Mitch Glanville Lars Grant Kory Grim Dean Hart Steven Hassenpflug Leif Havdale Rob Hayley Kai Hirvonen Trevor Jones John Kaye Brad Kelly Alistair King Keanu Lam Dave Lane Rob Lane Scott Lang Paul Lazenby Jake Loube Brian Lydiatt Eli Martyr Joel McGowan Kyle Mills Russel Mitrovich Gaston Morrison Skyler Mowatt Tammy Nera Scott Nicholson Todd Nobles Rochelle Okye Efosa Otuomagie Gerald Paetz Rick Pearce Fred Perron Darryl Quon Travis Rempel Chad Riley Spencer Rutherford Jeff Sanca Quentin Schneider Todd Scott Sam Smith Rafael Sola John Stoneham, Jr. Sylvesta Stuart Taylor Tai Monte Thompson Ty Trand Albert Valladares Clay Virtue Danny Virtue Marshall Virtue Brennan Walstrom Kye Walstrom Owen Walstrom Chris Webb Rhys Williams Paul Wu
Wonder Woman - Warner Bros. Pictures
“WONDER WOMAN” (Warner Bros. Pictures) Gordon Alexander Sina Ali Brad Allen Guiomar Alonso David Anders Chey Anich Mark Archer Camilla Argent Cole Armitage Georgina Armstrong Adam Basil Lloyd Bass Joanna Bennett Christopher Bowden Alex Bracq Aidan Brindle Steve Brown Andrew Burford Nellie Burroughes Michael Byrch Damon Caro Richard Cetrone Neil Chapelhow Jonathan Cohen Joel Conlan Liam Coote Lucy Cork Lateef Crowder Dos Santos Jason Curle Danielle Da Costa Nicholas Daines Wayne Dalglish Bill Davey Andrius Davidenas Tim Davies Caitlin Dechelle Josh Dyer James Embree Rachael Evelyn Mickey Facchinello Bradley Farmer Pete Ford Dean Forster Sarah Franzl Aaron Gassor Martin Goeres Luke Gomes Nic Goodey Oliver Gough Jessie Graff Ryan Green Guillermo Grispo Gary Grundy Tom Hallahan James M. Halty Paul Heasman Matt Hermiston Rob Herring Jeff Hewitt-Davis Maria Hippolyte Nick Hobbs Al Holland Bobby Holland Hanton Timo Honsa Gary Hoptrough Paul Howell Rob Hunt Luke Ioannou Jack Jagodka Allen Jo Antal Kalik Gary Kane Ian Kay Matthew Kaye Robbie Keane Orissa Kelly Cristian Knight David Knight Wendy Leech Sarah Lochlan Sam Looc Sonny Louis Glenn Marks Tina Maskell Chelsea Mather Kim McGarrity Adrian McGaw Kye McKee Andy Merchant Carly Michaels Donald Mills Chris Morrison Theo Morton Rory Mulroe Elliot Murray Lucy Jayne Murray David Newton Mayling Ng Brian “Sonny” Nickels James O'Daly Lauren Okadigbo Natalie Padilla Abian Padron Ramirez Sam Parham Charlie Pawlett Ian Pead Justin Pearson Andy Pilgrim Rubie Planson Oleg Podobin Chris Pollard Tilly Powell Juliet Reeve Tim Rigby Shane Roberts Phoebe Robinson-Galvin Tom Rodgers Nick Roeten Seon Rogers Matthew Rugetti Fabio Santos Christiaan Schodel Nicholas Schodel Julia Schunevitsch Luke Scott Marcus Shakesheff Matt Sherren Lee Sheward Mark Slaughter Adam Smith Mark Stanton-Kelly Samuel Stefan Anna Stephenson James Stewart Shane Steyn Matthew Stirling Jonny Stockwell John Street Roy Taylor Arran Topham Luke Tumber Alicia Vela-Bailey Miguel Villalba Garcia Andy Wareham Calvin Warrington-Heasman Ryan Watson Reg Wayment Maxine Whittaker Belle Williams Donna Williams Justin A. Williams Annabel Wood Sebastian Zaniesienko
Yara Shahidi - - 2017 Red Carpet Arrivals. Photo courtesy of SAG-AFTRA.
Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Comedy or Drama Series
“GAME OF THRONES” (HBO) Boian Anev Mark Archer Luis Miguel Arranz Ferenc Berecz Richard Bradshaw Michael Byrch Nick Chopping Jonathan Cohen Chris Cox Jake Cox James Cox David Cronnelly Matt Crook Ricardo Cruz Jr. Jason Curle Levan Doran Daniel Euston Bradley Farmer Pete Ford Vladimir Furdik Eduardo Gago Angel Gomez David Grant Lawrence Hansen Richard Hansen Nicklas Hansson Rob Hayns Bobby Holland Hanton Paul Howell Radoslav Ignatov Rowley Irlam Erol Ismail Orsányi Iván Sonny Louis Leigh Maddern Jonny McBride Leona McCarron Kim McGarrity Trayan Milenov-Troy Sian Milne David Newton Jason Oettle Radoslav Parvanov Ian Pead Andy Pilgrim Oleg Podobin Marc Redmond Andrej Riabokon Florian Robin Doug Robson Fabio Santos Stanislav Satko Paul Shapcott Mark Slaughter CC Smiff James Stewart Jonny Stockwell Ryan Stuart Gáspár Szabó Lukas Tomsik Marek Toth Teodor Tzolov Raycho Vasilev Calvin Warrington-Heasman Annabel Wood Leo Woodruff Lewis Young
“GLOW” (Netflix) Helena Barrett Shauna Duggins Chavo Guerrero, Jr.
“HOMELAND” (Showtime) Frank Bal Chris Barnes Mike Burke Chris Cenatiempo Andre Da Silva Mark Fichera Steve Mann Anthony Mecca Jim Ng Tracey Ruggiero Hannah Scott Brian Smyj
“STRANGER THINGS” (Netflix) Max Calder Crystal Hooks Kathryn Howard Cal Johnson Jason Kehler Jo Jo Lambert Anderson Martin Lonnie R. Smith, Jr
“THE WALKING DEAD” (AMC) Benjamin Thomas Aycrigg Kelly Bellini John Bernecker Jason Charles Stephen Conroy Elizabeth Davidovich Keith Davis Liam Day Greg Dela Riva Loren Dennis Anthony Dirocco Danny Epper Dillon Esperon Eddo Lance Herota Jason Charles Hill Damita Howard Karin Justman Kara Kimmer Jordan Malone Taylor McDonald Haley Nott Marque Ohmes Christopher Cody Robinson Andy Rusk Elena Sanchez Felipe Savahge Dalton Simons Monty Simons Savannah Simons Caine Sinclair Dena Sodano Nikki Marie Tomlinson Ashley Rae Trisler Tony Vittorioso Kevin Waterman Thom Williams
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1, 10, 1000 Rimbaud! Per una nuova traduzione di Arthur: “ha posto un interrogativo senza tempo: è davvero necessario scrivere poesia?”
Paradosso meridiano: Rimbaud, lo scomparso, il giovane svanito, il gioco di prestigio della lirica – eccolo, lo dici, ne acciuffi il ceppo del verbo e… puf!, è già via – chiede condivisione di miracolo. Va spezzato, come il pane. Se lo leggi da solo, nello shuttle della tua stanza, Rimbaud ti confonde, ti divora, ti ammazza. Non puoi imitarlo; devi seguirlo. Cioè, starti zitto. Smettere l’opera quotidiana – la scrittura, oppure: l’accomodarti tra le ore – e partire, avventarsi nell’ignoto, nel senza niente, avventurarsi a mordere la limonaia della vita. Da solo, Rimbaud brucia; insieme, stiamo intorno alla sua fiamma, oranti a quel lampo. Stiamo intorno alla sedia lasciata vuota dal poeta veggente, facendo rito di gratitudine – quella sedia è lì, chi avrà fame sufficiente per sedersi? In questa moltiplicazione di Rimbaud – un Rimbaud centuplicato, acceso all’eccesso – credo stia il lavoro di Carmine Pistillo, che si è messo nel pericolo maggiore, tradurre Una stagione all’inferno (per La Vita Felice), dopo che nell’inferno del tradurre Rimbaud si sono messi in moltissimi. La traduzione, però – che, come deve accadere, esige che il tradotto perda ogni vocabolario – è l’esito di un incontro fugace – con Moravia, mito dell’adolescenza di Pistillo – e di una ossessione mordace – inizia a tradurre ventenne. Rimbaud, appunto, obbliga al silenzio. E Pistillo – che ha esorcizzato il silenzio scrivendo decine di pagine introduttive – per uscire dall’incubo bianco in cui è piombato ha chiesto aiuto. Ai vivi. Ai morti. Per capire questo libro, parere mio, bisogna partire dal fondo, dalla “Crestomazia rimbaudiana” – che dura sessanta pagine – dove si schedano molteplici, millesimati Rimbaud: di Giovanni Testori (“Credo che Verlaine avesse intuito subito una cosa: che gli angeli in esilio non desiderano il paradiso, bensì l’inferno; e che fatalmente lo cercano sulla terra dove, appunto, sono stati gettati…”) e di Vittorio Sereni (“Su Rimbaud si potrebbe tranquillamente spendere una vita di studio. Ma come vincere lo smarrimento di fronte a quel baratro; o, per altro verso, la tentazione di abbandonarsi alle troppe e contrastanti ipotesi che pullulano dal fondo di esso, variamente autorizzate da quanto lui ha lasciato di scritto?”), di Soffici e di Solmi e di Penna e di Bloom, ma pure dei poeti viventi, pretesi da Pistillo per questo libro, spesso balbettanti di fronte a Rimbaud il Tagliagole, ma è questo il bello, l’audacia dell’indeciso, del titubante (tra tutti, ritaglio parte del pensiero di Giancarlo Pontiggia: “Leggere Rimbaud, negli anni del ginnasio, fu come entrare in un continente nuovo, in una sorta di Africa nera della poesia. Come muoversi, quasi ipnoticamente, verso le sorgenti del Nilo, abbeverarsi di cieli inauditi, di pensieri assoluti”). Voglio dire, il resto è un gioco spericolato, un puzzle infernale, la mattanza sotto il mattino delle allocuzioni. Falciare brandelli di Saison e compararli:
Io! io che mi sono proclamato angelo o mago, liberato da qualsiasi obbligo morale, sono qui, riportato sulla terra, con un dovere da cercare, e la ruvida realtà da stringere! Contadino! Sono forse in inganno? la carità è sorella della morte, per me? Infine, chiederò perdono per essermi illuso con le menzogne. E andiamo. Non c’è nessuna mano amica! e dove chiedere aiuto? (Carmine Pistillo)
Io! io che mi ero detto mago o angelo, dispensato da ogni morale, eccomi riportato al suolo, con un dovere da cercare, e la realtà rugosa da stringere! Bifolco! Sono ingannato? la carità sarebbe sorella della morte, per me? Insomma, chiederò scusa per essermi nutrito di menzogna. E andiamo. Ma neanche una mano amica! e dove attingere soccorso? (Diana Grange Fiori)
Io! io che mi son detto mago o angelo, esonerato da ogni morale, vengo restituito al suolo, con un compito da cercare, e la realtà rugosa da abbracciare! Bifolco! Sono ingannato? la carità sarebbe forse sorella della morte, per me? Infine chiederò perdono per essermi nutrito di menzogna. E via. Non una mano amica, però! e dove trovare aiuto? (Ornella Tajani)
Eppure, è questa comunità rimbaudiana, di poeti ribaldi che non hanno neppure un’Africa né un Aden in cui sparire, in espatrio poetico, che coltivano il cuore di tenebre nell’Harar della metropolitana, che mi conquista. Non resta, rifiutati, sfigati, spretati, che conquistare una città, il circondario del sé, fino all’ultimo fiato. (d.b.)
L’editore Marsilio ha da poco pubblicato una nuova traduzione delle poesie di Rimbaud: di fatto, non c’è editore che non abbia il ‘suo’ Rimbaud. Perché non ti sei accontentato del tanto che già editorialmente esiste, delle traduzioni esistenti, intendo?
La risposta, in un certo senso, è già nella domanda. La Vita Felice, la mia casa editrice, accanto a moltissimi classici antichi e moderni, non aveva nel catalogo Rimbaud. Ma non è solo questo, naturalmente. Sarebbe una risposta editoriale che non mi compete. In realtà, come scrivo nella premessa, avevo un conto in sospeso con questo poeta rivoluzionario. La traduzione della Saison en enfer, in gran parte scritta ai tempi del servizio di leva – nel libro racconto come – era rimasta in silenzio sotto forma di desiderio inconfessato. Quel primo manufatto scritto a vent’anni sia a mano che di nascosto con l’Olivetti della fureria, dormiva da decenni nel cassetto. Parlando con l’editore è riemersa quell’idea, che poi ho abbandonato forse per paura di misurarmi con tutta la letteratura già esistente in proposito e sicuramente perché Rimbaud mi aveva gettato in una spirale di malinconia e di disfatta creativa. Sono stato un anno intero chiuso in casa, seduto in poltrona a guardare il soffitto. Come talvolta accade a chi scrive, mi sono sentito assediato dal fantasma del personaggio. Era già accaduto anni fa con Vincent van Gogh, un altro parto lunghissimo che mi ha portato a sperimentare la scrittura automatica. Parti di quel libro sono state scritte così. Non so spiegarne le ragioni. Probabilmente sono un caso clinico. Ma è anche vero, come dice Benn, che: “bisogna continuare /a portare in sé i motivi, / per anni, si deve saper tacere”. Quando devo affrontare un autore ho sempre la sensazione di trovarmi davanti a un’urna segreta e inviolabile. A un certo punto, come alcuni personaggi pirandelliani, Rimbaud ha deciso di venire alla luce e di chiedermi conto e giustizia poetica di quell’esperienza giovanile. Voleva esistere ancora una volta sulla pagina. Come un bravo soldato, ho obbedito. Ho ripreso la marcia.
Di Rimbaud, poi, scegli “Una stagione all’inferno”, lavoro barbarico e forse terminale: come mai?
Un caso. Comprai il libretto di Rimbaud tradotto da Ruggero Jacobbi in una libreria di Sabaudia, sotto gli occhi di Moravia, autore che amavo incondizionatamente e che ebbi la fortuna di conoscere proprio in quel luogo. Rimbaud, ha scritto Moravia, ha contribuito a salvargli la vita durante la sua lunga malattia. Se Moravia ama Rimbaud, pensai, come per una sorta di transfer, non posso che seguire il suo esempio. Tra una marcia e una ronda, una lezione di balistica e di storia, vale a dire tra la noia e la nausea per il servizio militare, mi avventurai nella traduzione di quel prosimetro infernale. Non so giudicare il risultato. Spetta a chi ne sa più di me. So che per trasformare un fantasma in un oggetto di studio, non mi è bastato tradurre la sua opera più famosa, ma ho dovuto scrivere un saggio di sessanta pagine che accompagna la traduzione. E altre duecento che dormono in uno dei tanti files dentro la memoria del computer.
Spalanco la domanda precedente: perché è ancora così decisivo Rimbaud, oggi? Perché è necessario continuare a tradurlo, a tradirlo?
Rimbaud, il ragazzo di Charleville, rappresenta la storia infinita della poesia. Con la sua opera ha posto un interrogativo senza tempo: è davvero necessario scrivere poesia? Lui l’ha fatto egregiamente, ma poi ha lasciato a noi il conto in sospeso. Ha preferito andarsene in giro per il mondo e ripiantare le radici in Africa. Nel momento stesso in cui ha decretato la fine della sua poesia, ha lasciato a noi l’onere di riportarla in vita. È come se ci avesse detto: se ci credete, andate avanti voi! Forse sta qui il motivo di cercare la spaccatura, la ferita che ha prodotto la sua metamorfosi, vale a dire quell’istante in cui è accaduto qualcosa di enorme e d’inspiegabile: il sacrificio delle parole poetiche a favore di quelle della vita. È questa la sfida!
Ti sei fatto accompagnare, nel lavoro, da una massa di poeti, ciascuno dei quali ha dato descrizione del suo Rimbaud: come mai questa scelta?
Avevo rinunciato, ero solo. Chi scrive, lo so, è sempre solo. Scrivere vuol dire decidere d’imprigionarsi nelle stanze della propria mente. Scrivere, ha detto Hebbel, vuol dire anche suicidarsi. Ma nessuno sapeva di questo lavoro rimasto in sospeso e che stavo male. Nemmeno l’editore, che pazientemente aspettava il lavoro finito. E lì che è scattata l’idea di chiedere ai poeti una loro testimonianza, in realtà un soccorso spirituale. Quell’idea è stata terapeutica. Tutti i libri in circolazione riportavano sempre il giudizio e le riflessioni di scrittori morti. Un vero cimitero, una sequela di croci legate alla cultura del passato. Nessuna contemporaneità.�� Ho cominciato a fare l’appello e la risposta è stata… beh, basta sfogliare quella che ho definito Crestomazia rimbaudiana, in assoluto un unicum. Si tratta di sessanta pagine, un libro nel libro. Alcuni poeti hanno scritto dei brevi saggi, andando al di là della misura richiesta. Naturalmente, accanto ai testimoni d’oggi, tutti corredati della loro bibliografia, ho voluto recuperare le voci del passato, alcune mai citate, ma cruciali e fondamentali per la mia prospettiva. Ne è venuto fuori una specie di palcoscenico con i poeti di ieri da un lato e quelli di oggi dall’altro. Al centro Rimbaud, l’oggetto del desiderio.
Ognuno, in effetti, ha il ‘suo’ Rimbaud: Arthur è tanto sfuggente da stare nella tasca di chiunque lo legge, si fa predare da tutti, essendo di nessuno. Qual è il tuo Rimbaud? O meglio: qual è l’aspetto di Rimbaud che ti ha affascinato, che ti continua a conquistare?
La sua vita, la prosa più della poesia. Lo so, sembra un paradosso, soprattutto per un autore come me che vive immerso nei libri e che rifugge dagli aspetti del mondano.
*In copertina: caricatura di Rimbaud sulla copertina di “Les Hommes d’aujourd’hui”, n.318, gennaio 1888
L'articolo 1, 10, 1000 Rimbaud! Per una nuova traduzione di Arthur: “ha posto un interrogativo senza tempo: è davvero necessario scrivere poesia?” proviene da Pangea.
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