#accordo societario
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Gruppo Intergea e Proglio Spa siglano partnership societaria strategica
Proglio Spa, storico dealer automotive di riferimento nella provincia di Cuneo per i marchi Volkswagen, Skoda e Opel, ha siglato un accordo societario strategico con il Gruppo Intergea, leader nella distribuzione auto e primo in Italia per numero di auto vendute.
Proglio Spa, storico dealer automotive di riferimento nella provincia di Cuneo per i marchi Volkswagen, Skoda e Opel, ha siglato un accordo societario strategico con il Gruppo Intergea, leader nella distribuzione auto e primo in Italia per numero di auto vendute. L’intesa prevede l’ingresso del Gruppo Intergea nel capitale della Proglio e rappresenta un importante passo avanti per il…
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Cison, 53mila tonnellate di rifiuti conferiti illegalmente in una cava: due arresti da parte dei Carabinieri
Due arresti, quattro persone sottoposte a misure interdittive nel settore della gestione dei rifiuti e dei trasporti, il sequestro preventivo di una cava e di nove automezzi utilizzati per la commissione dei reati e altre dieci persone denunciate a piede libero.
E’ questo il risultato di una vasta ed articolata attività investigativa dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Treviso, diretti e coordinati in oltre un anno di indagini dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Venezia, conclusasi nella mattinata di oggi con l’esecuzione delle ordinanze di misura cautelare emesse dal gip del capoluogo lagunare per i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, falsità in registri e notificazioni, realizzazione e gestione di discarica non autorizzata, abuso edilizio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.
L’indagine tutta veneta – nei luoghi interessati dall’attività delittuosa e nelle persone coinvolte – avviata a gennaio del 2017 e sviluppatasi nel corso dei mesi con pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali e, per la prima volta almeno nel Veneto, anche con l’utilizzo del sistema Sistri, il sistema di tracciabilita dei rifiuti di cui l’Arma dei Carabinieri gestisce i processi ed i flussi di informazioni in esso contenuti.
I Carabinieri del Noe sono partiti attenzionando i lavori di bonifica dell’ex fonderia Montini di Paese, dove dal giugno del 2016 ha operato in esecuzione di un contratto d’appalto la ditta “Ecostile Srl”, con sede legale a Pordenone ma plesso operativo a Gorgo al Monticano.
Emergeva quindi che il materiale in uscita da Paese (misto di terre e rocce da scavo e scorie/terre di fonderia, contenente fluoruri e quindi classificabile come rifiuto) invece di essere conferito in una discarica autorizzata di Vittorio Veneto, in località Forcal, gestita dalla ditta Centro recuperi Piave Srl, con sede in Conegliano, veniva illecitamente dirottato, smaltito ed intombato nel secondo sito protagonista dell’indagine, ubicato a pochi chilometri di distanza, l’ex cava di Cison di Valmarino (nella foto), sita in località Formesin, i cui lavori di sistemazione e reimpimento sono in corso da parte della ditta “Fal Srl”, con sede legale in Pieve di Soligo e dove, però, non possono essere conferiti rifiuti ma solo materiale inerte.
Ovviamente tale traffico illecito non si sarebbe mai potuto concretizzare senza altre complicità e, nella fattispecie, quella rappresentata dalle aziende trasportatrici – la “Dal Zilio Inerti Srl” con sede a Quinto di Treviso e la veneziana “Marchiori Group” – che redigevano false annotazioni sui registri di carico/scarico rifiuti e fornivano autisti compiacenti per i trasporti, nonchè quella fornita dal gestore della discarica di Vittorio Veneto che si adoperava per fornire falsa copertura documentale che attestasse l’arrivo dei rifiuti in discarica, in realtà mai avvenuto.
Va senz’altro evidenziato in primis l’ingiusto profitto, derivato per le due ditte maggiormente coinvolte. Per l’Ecostile senz’altro l’abbattimento dei costi di smaltimento. I Carabinieri infatti hanno monitorato direttamente 41 viaggi di trasporti illeciti, pari 1.640 tonnellate di rifiuti che invece di finire nella discarica di Forcal sono stati delittuosamente smaltiti nella cava di Cison, divenuta nei fatti una vera e propria discarica abusiva. Tali viaggi, confrontando i costi di smaltimento per i due siti, indicano un immediato guadagno di oltre 30 mila euro. A ciò va aggiunto il vantaggio derivante alla Fal (ma anche alla stessa Ecostile in virtù di un accordo societario tra le due ditte) dal riempimento indebito della cava di Cison.
I militari del Noe hanno infatti anche accertato, in sede di controllo, che sono stati conferiti illecitamente nella cava di Cison gestita dalla Fal oltre 53 mila tonnellate di materiali (pari a quasi 2.000 conferimenti) che per la loro natura di materiale edile di risulta e derivante da lavorazione non avrebbe potuto essere smaltito nel sito. Tale abnorme conferimento quantifica per Fal un profitto illecito di circa 215 mila euro. Nelle prime ore di stamane, con il blitz conclusivo che ha visto all’opera, oltre ai Carabinieri del Noe di Treviso, altri 30 militari dei comandi provinciali di Treviso, Venezia e Padova, del gruppo Carabinieri tutela ambientale di Milano, sono stati fermati e posti agli arresti domiciliari nelle proprie abitazioni:
• l’amministratore delegato di Ecostile, un 47enne di Ponte di piave che ha anche materialmente gestito la bonifica dell’area ex fonderia di Paese;
•il responsabile dei lavori per le attività di riempimento della ex cava di Cison di Valmarino gestita dalla Fal, 41 anni di Follina. Nei confronti invece dei rappresentanti legali delle due ditte di trasporti (Dal Zilio inerti e Marchiori Group), nonchè a carico del gestore della discarica di Forcal, un 59enne di Torre di Mosto (Venezia) e di un altro socio dell’ecostile, 45enne di Gorgo al Monticano sono state notificate le misure cautelari di interdizione dall’esercizio di attività d’impresa per un periodo variabile dai sei mesi ad un anno. Dieci infine gli indagati a piede libero, autisti delle due ditte di trasporti e consapevoli pienamente, come hanno dimostrato i Carabinieri nel corso dell’indagine, dei viaggi di trasporto illecito che stavano eseguendo. Eseguito anche, sempre su disposizione del gip, il sequestro preventivo dell’intera cava di Cison, un’area di oltre 25 mila metri quadri e quello dei nove mezzi (motrice e rimorchio, per un valore complessivo di oltre 350 mila euro) utilizzati per i viaggi di trasporto illecito. Ancora, sono state eseguite una decina di perquisizioni ed il sequestro di copiosa documentazione cartacea e digitale, che sarà ora vagliata dagli inquirenti.
Nell’ambito dell’attività si è proceduto alla notifica del provvedimento della misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per quattro mesi nei confronti di un appuntato dei Carabinieri in servizio nella provincia di Treviso, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, in concorso e a vantaggio di uno dei due arrestati, per aver svelato che il numero di targa notato nel corso di un servizio di osservazione e controllo nei pressi della cava apparteneva ad una macchina dei Carabinieri del Noe.
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Cison, 53mila tonnellate di rifiuti conferiti illegalmente in una cava: due arresti da parte dei Carabinieri
Due arresti, quattro persone sottoposte a misure interdittive nel settore della gestione dei rifiuti e dei trasporti, il sequestro preventivo di una cava e di nove automezzi utilizzati per la commissione dei reati e altre dieci persone denunciate a piede libero.
E’ questo il risultato di una vasta ed articolata attività investigativa dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Treviso, diretti e coordinati in oltre un anno di indagini dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Venezia, conclusasi nella mattinata di oggi con l’esecuzione delle ordinanze di misura cautelare emesse dal gip del capoluogo lagunare per i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, falsità in registri e notificazioni, realizzazione e gestione di discarica non autorizzata, abuso edilizio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.
L’indagine tutta veneta – nei luoghi interessati dall’attività delittuosa e nelle persone coinvolte – avviata a gennaio del 2017 e sviluppatasi nel corso dei mesi con pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali e, per la prima volta almeno nel Veneto, anche con l’utilizzo del sistema Sistri, il sistema di tracciabilita dei rifiuti di cui l’Arma dei Carabinieri gestisce i processi ed i flussi di informazioni in esso contenuti.
I Carabinieri del Noe sono partiti attenzionando i lavori di bonifica dell’ex fonderia Montini di Paese, dove dal giugno del 2016 ha operato in esecuzione di un contratto d’appalto la ditta “Ecostile Srl”, con sede legale a Pordenone ma plesso operativo a Gorgo al Monticano.
Emergeva quindi che il materiale in uscita da Paese (misto di terre e rocce da scavo e scorie/terre di fonderia, contenente fluoruri e quindi classificabile come rifiuto) invece di essere conferito in una discarica autorizzata di Vittorio Veneto, in località Forcal, gestita dalla ditta Centro recuperi Piave Srl, con sede in Conegliano, veniva illecitamente dirottato, smaltito ed intombato nel secondo sito protagonista dell’indagine, ubicato a pochi chilometri di distanza, l’ex cava di Cison di Valmarino (nella foto), sita in località Formesin, i cui lavori di sistemazione e reimpimento sono in corso da parte della ditta “Fal Srl”, con sede legale in Pieve di Soligo e dove, però, non possono essere conferiti rifiuti ma solo materiale inerte.
Ovviamente tale traffico illecito non si sarebbe mai potuto concretizzare senza altre complicità e, nella fattispecie, quella rappresentata dalle aziende trasportatrici – la “Dal Zilio Inerti Srl” con sede a Quinto di Treviso e la veneziana “Marchiori Group” – che redigevano false annotazioni sui registri di carico/scarico rifiuti e fornivano autisti compiacenti per i trasporti, nonchè quella fornita dal gestore della discarica di Vittorio Veneto che si adoperava per fornire falsa copertura documentale che attestasse l’arrivo dei rifiuti in discarica, in realtà mai avvenuto.
Va senz’altro evidenziato in primis l’ingiusto profitto, derivato per le due ditte maggiormente coinvolte. Per l’Ecostile senz’altro l’abbattimento dei costi di smaltimento. I Carabinieri infatti hanno monitorato direttamente 41 viaggi di trasporti illeciti, pari 1.640 tonnellate di rifiuti che invece di finire nella discarica di Forcal sono stati delittuosamente smaltiti nella cava di Cison, divenuta nei fatti una vera e propria discarica abusiva. Tali viaggi, confrontando i costi di smaltimento per i due siti, indicano un immediato guadagno di oltre 30 mila euro. A ciò va aggiunto il vantaggio derivante alla Fal (ma anche alla stessa Ecostile in virtù di un accordo societario tra le due ditte) dal riempimento indebito della cava di Cison.
I militari del Noe hanno infatti anche accertato, in sede di controllo, che sono stati conferiti illecitamente nella cava di Cison gestita dalla Fal oltre 53 mila tonnellate di materiali (pari a quasi 2.000 conferimenti) che per la loro natura di materiale edile di risulta e derivante da lavorazione non avrebbe potuto essere smaltito nel sito. Tale abnorme conferimento quantifica per Fal un profitto illecito di circa 215 mila euro. Nelle prime ore di stamane, con il blitz conclusivo che ha visto all’opera, oltre ai Carabinieri del Noe di Treviso, altri 30 militari dei comandi provinciali di Treviso, Venezia e Padova, del gruppo Carabinieri tutela ambientale di Milano, sono stati fermati e posti agli arresti domiciliari nelle proprie abitazioni:
• l’amministratore delegato di Ecostile, un 47enne di Ponte di piave che ha anche materialmente gestito la bonifica dell’area ex fonderia di Paese;
•il responsabile dei lavori per le attività di riempimento della ex cava di Cison di Valmarino gestita dalla Fal, 41 anni di Follina. Nei confronti invece dei rappresentanti legali delle due ditte di trasporti (Dal Zilio inerti e Marchiori Group), nonchè a carico del gestore della discarica di Forcal, un 59enne di Torre di Mosto (Venezia) e di un altro socio dell’ecostile, 45enne di Gorgo al Monticano sono state notificate le misure cautelari di interdizione dall’esercizio di attività d’impresa per un periodo variabile dai sei mesi ad un anno. Dieci infine gli indagati a piede libero, autisti delle due ditte di trasporti e consapevoli pienamente, come hanno dimostrato i Carabinieri nel corso dell’indagine, dei viaggi di trasporto illecito che stavano eseguendo. Eseguito anche, sempre su disposizione del gip, il sequestro preventivo dell’intera cava di Cison, un’area di oltre 25 mila metri quadri e quello dei nove mezzi (motrice e rimorchio, per un valore complessivo di oltre 350 mila euro) utilizzati per i viaggi di trasporto illecito. Ancora, sono state eseguite una decina di perquisizioni ed il sequestro di copiosa documentazione cartacea e digitale, che sarà ora vagliata dagli inquirenti.
Nell’ambito dell’attività si è proceduto alla notifica del provvedimento della misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per quattro mesi nei confronti di un appuntato dei Carabinieri in servizio nella provincia di Treviso, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, in concorso e a vantaggio di uno dei due arrestati, per aver svelato che il numero di targa notato nel corso di un servizio di osservazione e controllo nei pressi della cava apparteneva ad una macchina dei Carabinieri del Noe.
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Inter, Zhang trova l’accordo con il fondo .......
Inter, Zhang trova l’accordo con il fondo Pimco: così potrà tenersi il club articolo di Francesco Bertolino: https://www.corriere.it/sport/calcio/serie-a/24_aprile_20/inter-zhang-accordo-fondo-pimco-9dd893e0-ff20-11ee-af8d-330189c56d3e.shtml?refresh_ce Milano, 20 aprile 2024 Buone notizie sul fronte societario, con il presidente Zhang che sta formalizzando un accordo di rifinanziamento con il…
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Società in crisi ? La ritiriamo noi e la mettiamo in liquidazione .
La società in liquidazione vs i terzi
Proprio come la vita di una persona fisica, quella di una persona giuridica attraversa delle fasi. La liquidazione, con la cessazione dell’attività, è una di queste.
SOSAzienda La società in liquidazione
La società è un soggetto giuridico dotato di personalità distinta da quella dei soci. Tra le vicende aziendali c’è appunto la cessazione, che può essere decisa volontariamente dai soci. Una causa può essere ad esempio la perdita di capitale sociale conseguente a una crisi irreversibile. Per poter chiudere i battenti è necessario provvedere prima a estinguere i rapporti pendenti. Prima di tutto liquidando l’eventuale attivo tra i creditori, rispettando l’ordine di priorità prescritto dalla legge, e poi ripartendo ciò che resta tra i soci. Non c’è una durata prestabilita dalla legge per la conclusione della liquidazione. Prendiamo il caso di una società che abbia un patrimonio immobiliare sostanzioso: dalla messa in vendita all’acquisto potrebbero trascorrere anche anni.
L’apertura della liquidazione
La liquidazione volontaria viene decisa in una delibera dai soci: verrà nominato un liquidatore - o più liquidatori- che si sostituisce all’organo amministrativo per portare a conclusione gli affari pendenti. Dovrà essere quindi un buon manager, diligente e professionale, con senso degli affari, oltre che conoscenza approfondita delle procedure previste dalla legge. Il compito del liquidatore è di realizzare l’attivo societario necessario. Per questo dovrà redigere un inventario dal quale emergerà l’eventuale liquidità necessaria a soddisfare i creditori e a ripartire, tra i soci, l’eventuale residuo.
Oltre all’inventario, tra gli adempimenti del liquidatore c’è anche la redazione e compilazione dei documenti sociali prescritti dalla legge, oltre al rendiconto di gestione.
Il bilancio in fase di liquidazione
La procedura di liquidazione, come abbiamo visto, può andare avanti anche per diversi esercizi. Ecco perché il liquidatore dovrà redigere un rendiconto alla fine di ogni anno, procedere alla vendita del patrimonio sociale e accantonare le somme necessarie a soddisfare i creditori, oltre a restituire ai soci eventuali beni concessi in godimento. Il piano di riparto verrà redatto alla fine di tutta la procedura su descritta: prima di verificare l’esistenza di un eventuale residuo, infatti, va verificato che non ci siano più debiti. L’atto finale è la cancellazione della società dal registro delle imprese press la Camera di Commercio di riferimento.
La pubblicità della società in liquidazione
Poter sapere che una società è in liquidazione può essere molto importante: si immagini infatti di concludere contratti con un’azienda che, di fatto, non esiste più, o di avere dei crediti con la stessa. Nell’uno e nell’altro caso sarà importante assicurarsi che il patrimonio consenta di adempiere alle obbligazioni previste da un determinato accordo. E, nel caso di creditori, mettere in campo ogni azione utile per assicurarsi di essere soddisfatti.
Come riconoscere una società in liquidazione
Ecco perché la legge prescrive una procedura ben definita per consentire di riconoscere una società in liquidazione. È sufficiente infatti procedere a una visura camerale della CCIAA di riferimento dell’impresa e si potrà così verificare l’eventuale stato di liquidazione.
La richiesta può essere effettuata da un professionista o altro soggetto abilitato attraverso un collegamento telematico.
Se poi dalla società stessa si dovesse ricevere della corrispondenza, verificare lo stato di liquidazione sarà ancora più semplice: sulla carta intestata, fattura o altro documento prodotto sarà indicato, accanto alla ragione sociale, anche la dicitura “in liquidazione”. È dovere dei liquidatori, infatti, menzionare lo stato di liquidazione in ogni atto prodotto e diffuso all’esterno. Stesso discorso se la società possiede un sito Internet o un altro qualunque spazio di comunicazione verso l’esterno: anche qui, la procedura di liquidazione deve essere pubblicizzata. Se l’obbligo di rendere pubblica la liquidazione non viene rispettato, è prevista la sanzione amministrativa comminata per le omesse dichiarazioni al registro camerale. Ecco cosa prevede infatti l’art. 2630 del Codice Civile: “Chiunque, essendovi tenuto per legge a causa delle funzioni rivestite in una società o in un consorzio, omette di eseguire, nei termini prescritti, denunce, comunicazioni o depositi presso il registro delle imprese […] è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 206 euro a 2.065 euro. 2 […]”.
SOSAZIENDA®I creditori della società in liquidazione
Il primo atto dei liquidatori è soddisfare i creditori che vantano pendenze certe e esigibili con l’attivo realizzato dalla liquidazione del patrimonio. Eventuali residui andranno ripartiti tra i soci.
Un credito vantato verso una società in liquidazione prevede una procedura di recupero analoga a quella ordinaria. Il creditore dunque invierà in prima battuta una diffida alla società, in questo caso rappresentata dal liquidatore, e se non sarà soddisfatto in questo modo potrà procedere in giudizio.
L’accantonamento delle somme a favore dei creditori
Il liquidatore dovrà accantonare anche le somme necessarie a soddisfare i crediti non sicuri, ad esempio depositandole in banca. Sono non sicuri ad esempio quei crediti per i quali sia stato contestato il titolo, o non siano esigibili perché ancora non scaduti. È infine il caso dei titoli non liquidi perché non ancora non determinati nel loro ammontare.
Aspetto molto importante è che il liquidatore non ripartisca i beni societari tra i soci prima di aver provveduto all’accantonamento o al pagamento dei creditori. Il danno causato configura un reato per il quale è prevista la reclusione da sei mesi a tre anni. In questo caso, tuttavia, il giudizio si estingue se si provvede a risarcire del danno causato il creditore, prima del giudizio.
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Watching the women’s march from the set in budapest I wish I could be there but my thoughts and full support are with those marching today do not give this administration a New York Is Always Home Vintage Retro T Shirt chance to do the terrible things it wants to do lgbt and environmental information has already been removed from the white house website fight for equality fight for women to have control over their bodies thank you to all of those who are taking action ps donald trump you’re a bad dancer. The party is just getting started from hollywood dick clark’s new year’s rockin’ eve is starting so make sure you come hang out with us 8 7c on abc rockineve hello2018. Il milan è sempre stato per me un affare di cuore e passione la mia storia quella di mio padre e quella dei miei figli lo dimostrano e nessuno potrà cancellare questo nostro legame con I colori rossoneri proprio questo forte legame mi impone di essere attento preciso e professionale nell accettare l incarico che mi è stato offerto certo sarebbe molto più facile seguire l emozione della proposta e dire di si senza pensare alle possibili conseguenze e partire a testa bassa in questa nuova avventura invece no non posso devo rispettare I valori che mi hanno accompagnato durante tutta la mia vita devo rispettare I tanti tifosi che si sono negli anni identificati in me per passione volontà e serietà devo rispettare il milan e me stesso vorrei chiarire alcuni concetti ai tifosi milanisti e a parte della stampa che ha raccolto e raccontato delle notizie che spostano la sostanza della questione sull aspetto economico dimenticando l importanza che io e la mia famiglia abbiamo dato al senso di appartenenza al milan la retribuzione è sempre stata una conseguenza dell accordo mai la causa queste notizie tra l altro sono state suggerite da fonti anonime attraverso canali e persone che conosco da 30 anni che mirano a screditare la mia persona per giustificare il mancato accordo non sono stato certo io a rompere il nostro patto di riservatezza non ho avanzato richieste economiche ho ribadito fin dal primo incontro che la definizione del ruolo fosse la chiave basilare di una possibile collaborazione come potrei quantificare una proposta quando non sono stabilite con chiarezza le responsabilità ho fatto presente che avrei dato tutto me stesso per un progetto serio che mi avesse visto in un ruolo importante che non avrei mai accettato per essere utilizzato come la semplice bandiera lo ribadisco il milan per me è una scelta di cuore non ho mai chiesto un ruolo alla galliani ovvero di amministratore delegato con pieni poteri so quali sono le mie virtù ma conosco ancora meglio I miei limiti l area di mia competenza deve essere quella sportiva mi è stato proposto il ruolo di direttore tecnico prima di me è stato ingaggiato un direttore sportivo di fiducia dell amministratore delegato quindi secondo l organigramma societario che mi è stato presentato avrei dovuto condividere qualsiasi progetto acquisto o cessione di calciatore con il mio parigrado ds a mia precisa domanda su cosa sarebbe successo in caso di disaccordo mi è stato detto dal sig fassone che avrebbe deciso lui detto questo non credo ci fossero le premesse per un team vincente io ho fatto parte di squadre che hanno fatto la storia del calcio e so che per arrivare a quei risultati ci deve essere una grandissima sinergia tra tutte le componenti societarie investimenti importanti e ruoli ben definiti le ultime stagioni del milan con il doppio amministratore delegato e ruoli sovrapposti dovrebbero essere d insegnamento naturalmente mi sarei dovuto prendere agli occhi dei tifosi della stampa e della proprietà tutta la responsabilità della parte sportiva con la possibilità di essere escluso da ogni potere esecutivo non ho mai chiesto di avere un contatto diretto con la proprietà per bypassare l amministratore delegato ho espresso la volontà di sentire dal sig david han li direttore esecutivo della sino europe sports che ho incontrato solo per pochi minuti cosa si aspettassero da me avrei voluto ascoltare dalla sua voce quali obiettivi si fossero prefissati e quali investimenti avessero intenzione di fare credo che questa sia una richiesta seria che ogni professionista abbia diritto di formulare al proprio datore di lavoro specialmente quando si ha alle spalle un passato come il mio con il club fatto di appartenenza e di credibilità spero con queste poche righe di avere chiarito la mia posizione rimane l amarezza di questi giorni per un sogno che è svanito e rimangono le polemiche strumentali che non mi hanno certo fatto piacere io difendo il diritto delle persone a capo di società importanti come il milan di poter scegliere I propri collaboratori in base ai criteri a loro più idonei anch io farei la stessa cosa nella loro posizione ma ribadisco anche che I miei valori e la mia indipendenza di pensiero saranno per me sempre più importanti di qualsiasi impiego paolo maldini
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9 lug 2020 08:23
“ERA LECITO ESTROMETTERE AUTOSTRADE” – LA CORTE COSTITUZIONALE DÀ UNA MANO AL GOVERNO E CONFERMA LA LEGITTIMITÀ DELL’ESCLUSIONE DELLA SOCIETÀ DEI BENETTON DALLA RICOSTRUZIONE DEL PONTE MORANDI PERCHÉ DECISA IN UNA SITUAZIONE DI “ECCEZIONALE GRAVITÀ” – CONTE, CHE HA FATTO PASSARE DUE ANNI SENZA PRENDERE UNA DECISIONE, ORA DÀ L'ULTIMATUM: "O ARRIVA UNA PROPOSTA DA ASPI O PROCEDIAMO ALLA REVOCA"
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Autostrade, Conte: Proposta da parte di Aspi o pronti a revoca
(LaPresse) - La vicenda Autostrade "si trascina da troppo tempo. Ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati. Quindi o arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a La Stampa. Quando? "Entro questo fine settimana", ha risposto il premier.
1 – La Consulta: lecito estromettere Aspi dalla ricostruzione a Genova
Giovanni Negri per “il Sole 24 Ore”
In una giornata caratterizzata dalle polemiche per l' affidamento ad Autostrade della gestione del nuovo Ponte di Genova, almeno fino alla revoca della concessione, arriva a sera il comunicato della Corte costituzionale che considera legittima l' esclusione della società da tutta l' opera di costruzione. Una decisione che complica certo il percorso per chi, all' interno della maggioranza, punta ancora a un accordo con Aspi.
Le motivazioni saranno depositate solo tra qualche tempo, ma intanto la Consulta fa sapere che la decisione del Governo di non affidare ad Aspi la ricostruzione del Ponte Morandi si giustifica per l' eccezionale gravità della situazione, tale da spingere l' Esecutivo, in via precauzionale, a non coinvolgere nei lavori proprio la società che era incaricata della manutenzione del Ponte stesso.
Ne trae soddisfazione il premier Giuseppe Conte che, dalla Spagna, fa sapere come la sentenza della Consulta «ci conforta sulla piena legittimità della soluzione normativa che a suo tempo venne elaborata dal Governo». Gli fa eco il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per il quale «la Consulta ci ha dato ragione, non era illegittimo estromettere i Benetton dalla ricostruzione del Ponte di Genova. Adesso pensiamo a fare giustizia per le famiglie delle 43 vittime».
Ieri sul tavolo della Corte erano approdate le questioni sollevate dal Tar della Liguria su numerose disposizioni del decreto legge n. 109 del 2018 (Decreto Genova) emanato dopo il crollo del Ponte Morandi. Il decreto ha affidato a un commissario straordinario le attività di demolizione integrale e ricostruzione del Ponte, oltre all' espropriazione delle aree interessate.
Inoltre, al commissario è stato affidato il compito di individuare le imprese affidatarie, impedendogli di rivolgersi alla concessionaria Aspi e alle società da lei controllate o a lei collegate. Infine, il decreto impugnato ha obbligato Aspi a sostenere tutti i costi relativi, sia sul fronte della ricostruzione sia su quello degli espropri.
La Corte ha giudicato infondate le questioni sollevate sull' esclusione di Autostrade dalla procedura negoziata per la selezione delle imprese cui affidare l' operazione di ricostruzione e inammissibili quelle sull' obbligo di farsi carico di tutte le spese.
Di diverso avviso era stato il Tar che, con una raffica di ordinanze, aveva messo nel mirino una serie di elementi del Decreto Genova. In particolare, a venire contestata era stata la tenuta giuridica delle ragioni alla base dell' esclusione di Aspi, il decreto infatti metteva in evidenza come non si poteva escludere una forma di responsabilità della società concessionaria nel disastro del 14 agosto del 2018 e andasse di conseguenza evitato «un ulteriore indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali».
Ragioni che al Tar erano sembrate in conflitto con il parametro di ragionevolezza cristallizzato nell' articolo 3 della Costituzione: «Infatti, l' enunciata impossibilità di escludere che all' origine dell' evento si collochi un grave inadempimento della concessionaria autostradale non equivale ad affermare che la stessa sia responsabile in relazione al mancato assolvimento degli obblighi di manutenzione idonei, in ipotesi, ad evitare il crollo dell' infrastruttura».
L' esclusione in altre parole sarebbe stata fondata non tanto sull' accertata responsabilità per il crollo del viadotto del Polcevera, ma su una semplice ipotesi, fondata sulla «non certa irresponsabilità» della società.
Tanto più grave la scelta poi, sostenevano le ordinanze di rinvio, a tenere conto che il Governo ha imposto alla concessionaria di finanziare l' intervento di ripristino, senza predeterminare alcun parametro quantitativo al riguardo e senza prevedere la restituzione delle somme versate, nel caso la responsabilità per il crollo del ponte dovesse essere esclusa.
2 – «Una giusta precauzione»
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
L' estromissione di Autostrade per l' Italia dalla demolizione dei resti e dalla ricostruzione del ponte Morandi è legittima perché decisa in una situazione di «eccezionale gravità».
Il governo che varò il «Decreto Genova» il 28 settembre 2018, a un mese e mezzo dalla tragedia, e il Parlamento che lo convertì in legge il successivo 16 novembre, scelsero «in via precauzionale di non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del ponte stesso»; e questo secondo la Corte costituzionale rende valida quella decisione.
Il verdetto è arrivato ieri sera dopo un' intera giornata di discussione; prima nell' aula del quinto piano del palazzo della Consulta attrezzata per le udienze «in presenza», con tutte le garanzie dettate dall' emergenza Covid, e poi in una camera di consiglio durata meno di due ore. In sostanza i giudici costituzionali hanno ritenuto che il legislatore, nell' immediatezza, si sia mosso come in autotutela escludendo chi, in quanto «manutentore» della struttura, poteva avere responsabilità nel suo cedimento.
Senza violare i principi di ragionevolezza, né le garanzie sul «giusto processo» e a difesa della libertà imprenditoriale e di concorrenza. In attesa della sentenza che sarà depositata nelle prossime settimane, il comunicato emesso dalla Corte lascia intendere che hanno fatto breccia le ragioni esposte dall' Avvocatura dello Stato a difesa della legge, contro le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale amministrativo regionale della Liguria al quale si era rivolta proprio Aspi, la concessionaria Autostrade per l' Italia.
Tutto lecito perché «il principio della responsabilità oggettiva esiste», aveva spiegato l' avvocato Vincenzo Nunziata per conto del governo: «La presunzione della colpa in capo al custode di un bene in assenza di cause di forza maggiore è prevista dal codice civile», e nel caso del ponte Morandi il «custode» era proprio Aspi, l' ente societario con il quale il 14 agosto 2018 s' è rotto il rapporto fiduciario.
Perché secondo il legale del governo, la tragedia di due anni fa non ha colpito solo le persone e le famiglie convolte, bensì lo Stato in quanto tale; è stata compromessa la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni rivelatesi incapaci di garantire la sicurezza della circolazione. Di qui la decisione di tagliare fuori Aspi dalla ricostruzione, in base a norme eccezionali varate per fare presto. Assicurandosi però di fare bene.
Anche questo aspetto contestavano gli avvocati di Autostrade e quelli della società Pavimental, ammessa a presentare un' offerta ma senza possibilità di aggiudicarsi l' appalto perché controllata proprio da Aspi (in parte direttamente, e per il resto attraverso Atlantia): l' ente concessionario, in quanto tale, avrebbe potuto fare meglio di altri il lavoro. «Non a caso il collaudo e la gestione della nuova struttura sono stati affidati ad Aspi», ha spiegato l' avvocata Luisa Torchia.
Ma a parte ciò, gli «sconfitti» lamentavano molte violazioni nell' esclusione dalla trattativa privata (con l' obbligo, però, di risarcire gli espropriati e pagare le spese della nuova opera). «In nome dello stato d' emergenza non si può azzerare lo Stato di diritto», aveva ammonito il professor Massimo Luciani. E negli atti del collegio difensivo c' erano toni molto duri sui presunti diritti conculcati dal Decreto Genova: «Norme con intento punitivo», dettate da «retorica politica e ad uso mediatico»; in sintesi: «Un monumento all' inciviltà giuridica».
I legali di Aspi, come il Tar della Liguria, lamentavano un' anticipazione del giudizio sulle cause e le responsabilità del crollo: «Il legislatore s' è sostituto al giudice, imponendo norme afflittive sulla base di una presunzione di colpevolezza e spazzando via tutte le garanzie». Un giudizio sommario e anticipato, senza contraddittorio e senza garanzie. Ma, ha replicato l' Avvocatura dello Stato, Aspi non era un passante capitato per caso sul ponte. Il fatto che avesse degli obblighi, che sia indagata nell' inchiesta penale e «non possa nemmeno avvicinarsi» ai resti del ponte sequestrati dalla magistratura, ha inciso sull' estromissione.
Al pari della situazione di emergenza creatasi con il crollo. Il momento di «eccezionale gravità» in cui la politica ha fatto le proprie scelte si è rivelato determinante: sia su quelle decisioni sia sulla loro legittimità costituzionale certificata ora dalla Corte.
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Ssd Colonna, il neo direttore generale è Carletta: “Colpito positivamente da questa proposta”
Ssd Colonna, il neo direttore generale è Carletta: “Colpito positivamente da questa proposta”
Colonna (Rm) – Il Colonna è ripartito di slancio. Il lungo periodo caratterizzato dalla pandemia è stato duro per il club castellano come per tutte le società, ma grazie anche al recente accordo di sponsorizzazione con la “New Energy Gas e Luce” il Colonna ha sicuramente ripreso linfa. Il nuovo consiglio di amministrazione societario, sempre guidato dal presidente Simone Di Girolamo, ha…
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Var Group acquisisce il 55% del capitale di WSS Italia
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Var Group acquisisce il 55% del capitale di WSS Italia
Il Gruppo Sesa ha sottoscritto un accordo vincolante in esecuzione del quale Var Group, controllata totalitaria attiva nel settore Software e System Integration, acquisisce il 55% del capitale di WSS Italia (Worldwide Software Solution Italia).
WSS Italia, con base a Milano e una sede in Svizzera, un capitale umano di circa 50 risorse specializzate, offre soluzioni software di system management e servizi di remote ed application management sia sul mercato italiano sia su quello svizzero.
WSS Italia, assieme alla controllata totalitaria WSS IT Sagl con sede in Svizzera, ha chiuso l’esercizio 2019 con ricavi per oltre 5 milioni di euro, un Ebitda adjusted di circa il 10% delle revenues, un utile netto dopo le imposte di circa 150.000 euro, una Posizione Finanziaria Netta attiva (“PFN”) per 350.000 euro.
Il forecast per l’anno 2020 prevede un’ulteriore crescita di ricavi e redditività, grazie al portafoglio degli ordini già acquisito e alla domanda crescente di servizi informatici nei settori di riferimento.
Il prezzo dell’acquisizione è coerente con i parametri Ev/Ebitda applicati dal Gruppo Sesa nelle recenti acquisizioni (4,75 volte l’Ebitda medio normale) e verrà liquidato in parte al closing ed in parte nei 36 mesi successivi, con meccanismi di earn out e sulla base di un piano di allineamento dei vettori di interesse con i soci fondatori, che resteranno coinvolti nella gestione e proprietà per un periodo pluriennale.
L’acquisizione ha tra i principali milestone la continuità manageriale ed operativa dei due soci fondatori, nonché del capitale umano della Società. Grazie a questa acquisizione, Var Group si rafforza come digital partner di riferimento nel settore software ed application management per il segmento Enterprise entrando anche sul mercato svizzero, avvalendosi delle competenze di capitale umano e soluzioni specializzate di WSS.
Si conferma inoltre il supporto di Var Group a fianco delle imprese del Made in Italy, in qualità di partner dell’innovazione tecnologica, in una fase di evoluzione del mercato e accelerazione della trasformazione digitale. Var group amplia ulteriormente la propria presenza sui mercati esteri, avviando con questa operazione la copertura del mercato svizzero e operando già con 3 sedi in Germania (che offrono soluzioni di smart industries), 1 in Spagna, 1 in Romania ed 1 in Cina a Shangai (soluzioni di digital marketing).
L’operazione si inserisce nella strategia di continuo investimento e focalizzazione del Gruppo Sesa sulle aree a maggior valore aggiunto dell’Information Technology, con potenziale di crescita e generazione di valore nel lungo termine e costituisce la decima acquisizione di controllo societario effettuata da inizio anno 2020 ed in particolare dall’avvio della fase di emergenza pandemica.
Francesca Moriani, amministratore delegato di Var Group
“Grazie a questa operazione arricchiamo ulteriormente le nostre competenze nel settore delle soluzioni software e di application management, a supporto della trasformazione digitale delle imprese, sempre più orientate alla digitalizzazione. Per sostenere le sfide e la trasformazione digitale delle imprese, nell’attuale fase di ripartenza, sono necessari investimenti in tecnologie innovative e capitale umano specializzato con profonda conoscenza dei processi di business, come quello che integriamo attraverso la partnership con WSS”, ha affermato Francesca Moriani, Amministratore Delegato di Var Group.
“L’integrazione in Var Group è un passaggio cruciale per continuare il nostro percorso di sviluppo, con il comune obiettivo di perseguire una crescita sostenibile a lungo termine, arricchendo le competenze sviluppate in alcuni dei settori più importanti del Made In Italy e con obiettivi di crescita anche sul mercato svizzero” ha affermato Massimo Fumagalli, fondatore ed Amministratore Delegato di WSS Italia.
“In una fase di forte accelerazione della trasformazione digitale, sostenuta dall’evoluzione dei modelli organizzativi verso modalità ibride e convergenti con le tecnologie digitali, il Gruppo Sesa realizza la decima acquisizione di controllo societario a partire dal Febbraio 2020, arricchendo ulteriormente il capitale umano con risorse specializzate in aree di sviluppo strategico. L’accelerazione nel ricorso alla crescita esterna adottata nell’attuale fase di ripartenza, attraverso progetti industriali di lungo termine, alimenterà il futuro percorso di sviluppo sostenibile del Gruppo Sesa”, ha affermato Alessandro Fabbroni, Amministratore Delegato di Sesa.
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La sede di Autostrade (Ansa)
Ansa
Un grafico della situazione Governo e Atlantia, 13 luglio 2020. (Ansa)
Arriva il passo indietro dei Benetton che apre all’accordo su Autostrade per l’Italia. L’intesa passa dall’ingresso di Cassa depositi e prestiti con il 51%, che renderà di fatto Autostrada per l’Italia una società pubblica e da una revisione complessiva della concessione, dai risarcimenti,, alla revisione delle tariffe.
Il Consiglio dei ministri ha dato quindi mandato a Cdp per avviare, entro il 27 luglio, il percorso che dovrebbe portare all’uscita progressiva dei Benetton, prima scendendo al 10-12% dell’azionariato, poi con un’ulteriore diluizione in coincidenza con la quotazione in borsa della società di Atlantia.
Tra i punti della proposta transattiva di Aspi arrivata in Cdm c’è la “rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge “Milleproroghe””. Inoltre è prevista la “riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del dl “Milleproroghe””, che ha ridotto l’indennizzo in caso di revoca da 23 a 7 miliardi.
Nel comunicato del Cdm si legge che per l’ingresso di Cassa depositi e prestiti in Aspi, la proposta transattiva prevede un aumento di capitale per l’acquisizione del controllo da parte di Cdp e l’uscita di Aspi dal perimetro di Atlantia. “In alternativa Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento”. Lo si legge nel comunicato stampa del Cdm.
Nella proposta transattiva sono previsto anche – secondo quanto si legge nel comunicato del Cdm – “misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro” e “accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’ART (Autorità di regolazione dei trasporti, ndr) con una significativa moderazione della dinamica tariffaria” è uno degli altri punti.
Ai ministri Roberto Gualtieri, che ha portato sul tavolo del Cdm la proposta finale dell’azienda, e Paola De Micheli viene dato il mandato a definire gli altri aspetti dell’accordo. Sul tavolo il premier Giuseppe Conte fino all’ultimo tiene l’arma della revoca: “Se gli impegni assunti questa notte non vengono rispettati, sarà revoca”, spiega un ministro.
L’ultima trattativa tra il premier e i Benetton si consuma nella notte, nel corso di un Consiglio dei ministri infuocato che vede il capo del governo stretto tra sospetti interni alla maggioranza, l’irritazione di Iv e un M5S che assomiglia ogni giorno di più a un vulcano pronto a ribollire. In Cdm Gualtieri, che descrivono non contrario in principio alla revoca ma convinto di poter trovare una soluzione migliore, porta una nuova proposta di Aspi. Ma non basta, e parte così una lunga e durissima negoziazione, che porta l’azienda a inviare al governo quattro diverse lettere nel corso della notte per perfezionare una bozza di intesa.
Conte e anche i Cinque stelle, per la parte dell’assetto societario, si dichiarano subito insoddisfatti: l’uscita graduale di Benetton richiederà una negoziazione dai tempi troppo lunghi, secondo fonti pentastellate. “Nessuna divisione”, fa sapere una fonte di governo Pd. Ma tra gli stessi Dem il dossier porta tensioni. E il clima a Palazzo Chigi si fa pesante. Salta una riunione dei capi delegazione che era stata convocata prima del Cdm: raccontano sia stato Dario Franceschini a chiedere di confrontarsi direttamente in Consiglio, dove siedono anche De Micheli e Gualtieri.
Il Cdm viene aperto intorno alle 23 e sospeso poco dopo. La cosa non va giù a Teresa Bellanova, che ne fa una questione di metodo: quando Conte e Gualtieri si riuniscono per decidere come condurre la trattativa finale, la capo delegazione di Italia viva, l’unico partito apertamente contro la revoca, fa trapelare la sua irritazione. Ma è soprattutto l’irritazione nel Movimento 5 stelle a emergere durante la lunga notte di Chigi: è rivolta anche – forse soprattutto – al premier, in un crescendo che fa ipotizzare a qualche esponente di maggioranza come possibile addirittura lo scenario un ribaltone estivo. Al di là di trame e suggestioni, Conte sul dossier Autostrade si gioca molto.
L’intervista al Fatto Quotidiano ha segnato un cambio di passo nella sua strategia. E, prima del Cdm, il premier non cambia linea. “O Aspi accetta le condizioni che il governo le ha già sottoposto o ci sarà la revoca”, è l’ultimo avvertimento con cui Conte entra alla riunione di Palazzo Chigi. Anche perché, dice ai suoi, “non si può tergiversare”.
Il premier non è disposto a fare passi indietro sul taglio delle tariffe autostradali, sulla modifica dell’articolo 35 del decreto Milleproroghe che riduce da 23 a 7 miliardi l’indennizzo in caso di revoca, sulla manleva per sollevare lo Stato dalle richieste risarcitorie legate al ponte Morandi e sul diritto di recesso, per il futuro, in caso di gravi inadempienze del concessionario risarcendo solo gli investimenti non ammortizzati. Ma la novità che permette alla trattativa di sbloccarsi riguarda l’azionariato: i Benetton danno la disponibilità allo scorporo di Autostrade rispetto ad Atlantia, al contemporaneo ingresso di Cdp in Aspi e alla successiva quotazione in Borsa.
Il processo, che secondo fonti di governo si consumerebbe nel giro di sei mesi o un anno, avverrebbe in due fasi: nella prima Cdp entrerebbe con il 51% e ci sarebbe lo scorporo che porterebbe il peso della famiglia Benetton tra il 10 e il 12%, soglia sotto la quale non si entra in Cda; nella seconda ci sarebbe la quotazione in che dovrebbe portare a una società con un azionariato diffuso alto, fino al 50%, in cui potrebbero entrare nuovi soci, con un’operazione di mercato, abbassando ulteriormente il peso della famiglia Benetton. Ma sul range temporale dell’uscita dei Benetton il M5S mostra subito un evidente scetticismo.
“E’ un tempo troppo lungo”, spiega una fonte autorevole del Movimento. Che, già nel pomeriggio, non nascondeva l’irritazione per la gestione di De Micheli, inserita – nelle ipotesi pentastellate – nella casella degli addii in un eventuale rimpasto a settembre. Trapela in giornata una lettera di marzo in cui la ministra spingeva per un accordo e chiedeva a Conte di agire ma la cosa non piace ad alcuni tra i Dem: “Non è iniziativa del Pd”, dicono dal partito, mentre tra le fila parlamentari emergono diverse anime. Attorno alla mezzanotte, quando il Cdm viene sospeso, la proposta dell’azienda non convince ancora il governo: “Non è abbastanza”, osserva il premier. Ma si decide di trattare, fino in fondo, per evitare la revoca: il negoziato con gli “sherpa” dei Benetton continua in parallelo. All’alba in Consiglio dei ministri, dopo un cornetto offerto a tutti i colleghi da Vincenzo Spadafora, si legge l’ultima lettera inviata dall’azienda: “Accoglie tutte le richieste del governo”, dice un ministro. Il M5s chiede fino all’ultimo garanzie che Benetton esca davvero dall’azienda. La revoca della concessione non viene tolta dal tavolo, visto che gli aspetti tecnici del negoziato dovranno essere perfezionati, ma appare ormai molto lontana.
Autostrade per l'Italia diventerà pubblica, intesa del governo con i Benetton. Arriva il passo indietro dei Benetton che apre all'accordo su Autostrade per l'Italia. L'intesa passa dall'ingresso di Cassa depositi e prestiti con il 51%, che renderà di fatto Autostrada per l'Italia una società pubblica e da una revisione complessiva della concessione, dai risarcimenti,, alla revisione delle tariffe.
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Eni ed ENEA si uniscono per la ricerca sulla fusione
Intesa per sviluppare tecnologie avanzate per produrre energia sostenibile e sicura Il Presidente dell’ENEA - Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile Federico Testa e l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno firmato un protocollo d’intesa che apre la strada alla collaborazione nella ricerca sulla fusione a confinamento magnetico, per ottenere energia pulita, sostenibile e sicura con il meccanismo con cui viene prodotta energia nel Sole. In particolare, il Memorandum of Understanding (MoU) prevede la possibilità di collaborare, attraverso la costituzione di un’apposita società, nella realizzazione e conduzione del progetto Divertor Tokamak Test (DTT), il polo scientifico-tecnologico in realizzazione presso il centro ENEA di Frascati. Il DTT si propone come nuova macchina sperimentale per testare diverse soluzioni e fornire risposte scientifiche e tecnologiche ad alcuni aspetti peculiari del processo di fusione, quale ad esempio la gestione di elevatissime temperature. Il Memorandum prevede, nello specifico, la definizione degli ambiti di azione e degli impegni delle Parti per realizzare e condurre il progetto DTT e la valutazione congiunta delle modalità di costituzione del veicolo societario. L’Amministratore Delegato di Eni ha dichiarato: “Eni è orgogliosa di collaborare sui temi scientifici con enti di ricerca pubblici e privati di primaria importanza, con eccellenze italiane, quale ENEA. Questo accordo rafforza ulteriormente il nostro impegno nello sviluppo e l’applicazione di tecnologie innovative, un elemento chiave nella strategia di decarbonizzazione di Eni verso un futuro più sostenibile. L’accordo conferma per Eni l’impegno e l’interesse in un campo sfidante come quello della fusione a confinamento magnetico iniziato un anno fa con l’investimento nella start up CFS (Commonwealth Fusion Systems) e con le collaborazioni con MIT in USA, e recentemente con la sigla di un accordo con CNR per la realizzazione di un Centro di Ricerca congiunto a Gela. Contribuiremo con le nostre competenze industriali, tecniche e commerciali alla realizzazione di questa importantissima iniziativa”. “Nel settore della fusione a ENEA è riconosciuta una leadership internazionale grazie al livello di eccellenza dei nostri ricercatori, alla dotazione strumentale e a laboratori tecnologici avanzati”, ha sostenuto il presidente Testa aggiungendo che il progetto DTT, già interamente finanziato, pone l’Italia all’avanguardia nella ricerca di frontiera e consentirà di creare 1500 posti di lavoro e un ritorno di oltre 2 miliardi di euro. “ENEA ha maturato un elevato grado di professionalità nella gestione di progetti complessi a livello nazionale, europeo e internazionale fornendo prove, studi e misure finalizzati ad incrementare la qualità dei prodotti, dei servizi e dei processi, favorendone la sostenibilità e la valorizzazione ai fini produttivi e della competitività e questa alleanza con Eni è una positiva conferma”. L’accordo sulla fusione fa seguito al Protocollo d’Intesa siglato nel luglio 2018 per individuare aree di comune interesse per lo sviluppo congiunto di soluzioni tecnologiche innovative. Read the full article
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Il Milan a Elliott, sfumato accordo con Rybolovlev: l’era cinese di Yonghong Li è già al termine
Il Milan a Elliott, sfumato accordo con Rybolovlev: l’era cinese di Yonghong Li è già al termine
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Sono giorni caldi per il Milan, soprattutto per quanto riguarda il futuro societario. Tra dubbi e incertezze, situazione in evoluzione in attesa di definire il quadro. Una cosa è certa: Yonghong Li non riesce a vendere la società rossonera e, dopo il mancato pagamento dei giorni scorsi, le sue quote passeranno a Elliott. Il fondo avvierà quindi l’iter per l’escussione, non essendo andata…
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ASCOLI PICENO – Dal 1° gennaio 2018, il legame fra Piceno Gas Vendita S.r.l. ed Estra Energie S.r.l. è ancora più forte, grazie ad un accordo per l’affitto di ramo d’azienda. Grazie a tale accordo, con la nuova piattaforma software in dotazione, Piceno Gas sarà in grado di fornire ai clienti anche l’energia elettrica ampliando quindi il portafoglio prodotti con prezzi concorrenziali e servizi aggiuntivi.
Quest’operazione consente di migliorare gli standard di qualità, trasparenza e convenienza garantiti ai clienti. Sarà messa a disposizione una nuova area clienti ricca di funzionalità e comodità: i clienti dovranno registrarsi con il nuovo codice cliente che riceveranno nella prossima bolletta, nella quale troveranno anche istruzioni dettagliate. Inoltre potranno scaricare la nuova App per gestire la fornitura in modo semplice e piacevole, ovunque si trovino.
Le variazioni che avverranno sono di natura esclusivamente amministrativa (come ad esempio il cambio del codice cliente), dovute al cambio societario ed alla nuova piattaforma di fatturazione. Le condizioni economiche non saranno modificate e non ci saranno interruzioni della fornitura.
Per qualsiasi informazione, come sempre, l’azienda rimane a disposizione tramite i propri sportelli sul territorio e il numero verde 800 287 444 a disposizione dei clienti.
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Cambiare tutto per non cambiare mai niente,ma solo per fare un altro di di valzer delle poltrone e,allora, via il vecchio consiglio di amministrazione di Asp per far posto ai nuovi consiglieri,quelli voluti dalla giunta in carica.
L’amministrazione comunale di Asti non usa mezzi termini: “Il consiglio di amministrazione non è espressione del centro destra e se ne deve andare”.
Andare poi dove,ma a casa,naturalmente, per far posto a quelli simpatici alla giunta,che ne sarebbero anche l’espressione,ma saranno anche in grado,oltre a occupare una poltrona e ricevere un lauto compenso,a fare gli interessi della città di Asti invece di essere solo l’espressione della nuova giunta di centro destra?
Riprendiamo e pubblichiamo la lettera con cui l’amministrazione comunale ha deciso di sfiduciare l’attuale consiglio di amministrazione Asp:
“L’attuale Consiglio di Amministrazione di ASP è formato da due componenti espressione del socio privato e di tre componenti nominati dalla Città di Asti.
Attualmente i tre amministratori (tra cui il Presidente) di nomina pubblica sono espressione della precedente amministrazione, individuati a ridosso delle ultime elezioni amministrative. Asp è una società significativamente strategica per l’amministrazione, in quanto svolge servizi rilevanti per la collettività; di conseguenza la governance della stessa (per la parte pubblica) deve necessariamente essere in linea con le posizioni dell’Amministrazione ed essere impostata secondo linee di indirizzo che non possono prescindere dalla programmazione operativa ed economico- finanziaria della Città di Asti, anche in considerazione delle strategie operative e di sviluppo dei servizi per il territorio.
Per questi motivi, e nell’ambito della più completa correttezza istituzionale, è stato richiesto agli attuali componenti pubblici del Consiglio di Amministrazione di rimettere il proprio incarico, in quanto espressione di una linea politico-amministrativa ormai non più attuale, consentendo all’Amministrazione di poter esprimere nuovi rappresentanti nell’ambito delle rinnovate linee di programmazione e gestione dei servizi pubblici.
Tale richiesta, peraltro, è intervenuta recentemente, in quanto si è ritenuto utile dare continuità per qualche mese agli assetti del CDA, al fine di non pregiudicare il corretto funzionamento degli organi e dare all’Amministrazione la possibilità di valutare la complessiva situazione di ASP.
Oggi il Comune, avvalendosi di un accordo di reciprocità con l’Università del Piemonte Orientale, ha avviato una accurata verifica delle condizioni generali in cui versa ASP, attraverso l’esame dei contratti di servizio ormai da tempo scaduti, la verifica dei rapporti tra socio pubblico e socio privato, la verifica dei patti parasociali in essere, le possibili modifiche statutarie, l’affidamento dei servizi in essere e delle ulteriori attività previste, operando quella necessaria attività di controllo societario finalizzata ad ottimizzare il rapporto costi/benefici per la collettività amministrata, pur nel rispetto dei rapporti in essere con la società stessa.
In tale ambito si è dovuto riscontrare come l’attuale Consiglio di Amministrazione sia stato nominato senza tener conto di alcune specifiche prescrizioni di legge, prevedendo addirittura compensi aggiuntivi ad alcuni amministratori che la legge vietava di attribuire e che ancora oggi vieta.
Non solo, l’attuale componente pubblica del Consiglio di Amministrazione opera senza il necessario raccordo con il Comune, assumendo scelte a volte anche in contrasto con l’interesse dell’Ente: in un recentissimo CDA un rappresentante del Comune ha espressamente votato per presentare un ricorso contro il Comune stesso, ponendosi così in una situazione di conflitto e senza sollecitare alcun atto di indirizzo del Comune stesso ovvero confrontarsi con l’Amministrazione.
E’ un atto di inaudita gravità, insieme alla posizione di astensione degli altri due componenti pubblici i quali, nell’assumere questa posizione per così dire “neutra” non hanno sollecitato alcuna presa di posizione del socio pubblico Comune, pur essendo espressione diretta e fiduciaria dello stesso.
E’ evidente che in queste condizioni il Comune di Asti non è in grado né di conoscere né di influenzare in maniera giuridicamente corretta le posizioni dell’organo di amministrazione di ASP; di conseguenza oggi il Comune non ha propri rappresentanti nel CDA, nel senso che gli stessi operano a prescindere dalla volontà del socio che li ha espressi e talvolta anche contro gli interessi dello stesso.
E’ evidente come questa situazione paradossale sia frutto di scelte frettolose ed intempestive operate dalla precedente amministrazione: l’attuale CDA è stato rinnovato per tre anni nel mese di aprile (quindi nell’imminenza delle elezioni amministrative) mentre ben si sarebbe potuto differire l’approvazione del bilancio di ASP al 30 giugno e lasciare in carica il precedente CDA, rimettendo al nuovo sindaco la scelta dei rappresentanti pubblici.
Occorre ricordare come la precedente amministrazione abbia lasciato, purtroppo, scadere i precedenti contratti di servizio al 31/12/16, senza rinnovarli, lasciando alla nuova amministrazione post elezioni il compito di rinnovarli; inoltre nel mese di gennaio 2017 il Sindaco, con lettera, riteneva di non assumere decisioni sul teleriscaldamento in quanto l’imminenza delle elezioni amministrative consigliava di attendere la nuova amministrazione.
E’ paradossale come sei mesi prima del termine del mandato non si assumano decisioni rilevati per la società e per la collettività mentre poche settimane prima delle elezioni si nomini per tre anni un CDA!
E’ vergognoso, altresì, come per conservare un compenso pagato comunque dai cittadini i rappresentanti di nomina pubblica decidano di mantenere la carica, pur non avendo più nessuna rappresentanza del socio pubblico, e quindi del Comune e di tutti i cittadini di Asti.
Si ritiene perciò corretto pretendere che costoro si assumano le proprie responsabilità, lasciando un incarico che non è più voluto, non rappresenta l’amministrazione del Comune, non è espressione della volontà (mediata) dei cittadini, ma appare oramai solo come un tentativo di mantenere poltrone e prebende.”
ASTI. IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI ASP E’ SGRADITO ALLA GIUNTA DI CENTRO DESTRA: L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE “DOVETE ANDARVENE”. Cambiare tutto per non cambiare mai niente,ma solo per fare un altro di di valzer delle poltrone e,allora, via il vecchio consiglio di amministrazione di Asp per far posto ai nuovi consiglieri,quelli voluti dalla giunta in carica.
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Lo sport abbandonato dall'Amministrazione locale, la denuncia dell'Associazione Amatori rugby di Milazzo
Si riporta una lettera-denuncia pervenuta in redazione dall'Associazione Amatori Milazzo Rugby che lamenta in maniera trasparente il mancato accordo con il Comune di Milazzo per poter usufruire di strutture sportive a favore di ragazzi, studenti del luogo. Attività meritoria dell'Associazione che ha sempre fatto, da anni, con entusiasmanti risultati. Lo sport, il rugby grazie all'Associazione Amatori Milazzo ha vissuto, nel piccolo comune siciliano, momenti di gloria e attenzione nazionale. Tante le manifestazioni sportive che hanno richiamato l'attenzione della F.I.R., del Presidente del Coni Malagò e di personalità del Governo in carica. Distogliere i ragazzi dalla strada ed insegnare uno sport come il rugby, dove il sacrificio di squadra premia ed educa, è un compito sociale ineludibile a cui tutte le amministrazioni del territorio, regionali e nazionali dovrebbero guardare con favore ed incentivare nelle migliori condizioni possibili. In territori difficili come quelli del centro sud ogni Amministrazione deve fare il proprio dovere sociale, ispirandosi al dettato costituzionale in "primis", tralasciando le mere questioni burocratiche ed amministrative. ________ Bene. Siamo arrivati a fine anno, e manca poco all’anno che verrà. Per noi è stato un semestre di soddisfazioni, di impegni nel quotidiano; un semestre fatto di dialogo, di confronto interno, di scontro ma sempre alla ricerca di una sintesi per il bene di una neo Società Sportiva. Sì, ne sentivamo il bisogno. Diceria vuole che alle porte del Santo Natale siamo tutti più buoni, ma chi è costui che dice ciò? Noi siamo, saremo sempre dei Buoni non solo per una settimana ma per ben Cinquantadue settimane. Questo ci contraddistingue da chi possiede un atteggiamento tipicamente ipocrita. Abbiamo piantato un seme sotto la neve, noi siamo i custodi dalle varie intemperie. Il seme germoglierà ed i frutti arriveranno perché confidiamo nelle nostre capacità. Da oggi, chiudiamo ogni rapporto di dialogo con le istituzioni locali della città di Milazzo; abbiamo dato fiducia, abbiamo atteso le nuove tariffe sugli impianti sportivi, abbiamo in tutti i modi evitato di farci ingabbiare da chi tentava di metterci cappelli perché noi siamo una società sportiva libera dai condizionamenti o da lacci di pseudo segreterie di politici di turno. Abbiamo presentato l’istanza al comune di Milazzo in data 22 settembre c.a. per la concessione in uso temporaneo della struttura sportiva “Grotta Polifemo – Marco Salmeri” per svolgere attività motoria e di allenamento dei bambini della scuola dell’obbligo. Solo impegno sociale. IL Comune di Milazzo ci risponde il 20 ottobre c.a. entro i termini del decreto Sacconi/ Brunetta sulla trasparenza della pubblica amministrazione evitando così di incorrere ad una denuncia omissione in atti di ufficio Art 328 procedura penale, quest’ultimo prepara prima un’istruttoria chiedendoci 40 € l’ora per fare attività con i bambini! Sì, avete capito bene, 40 € l’ora, UNA FOLLIA per di più anticipando con un bonifico bancario il periodo di fruizione, per un minimo di due ore al giorno come tale a settimana vuol dire 160€ , al mese ben 640€. Pensavano forse che scappavamo, ma con chi credono di avere a che fare? Oggi assistiamo alle barzellette, ci si dice di attendere, che le tariffe sono state riviste con una delibera di giunta nº 179 del 30 novembre 2017, che entro Natale ci sarebbe stato il nuovo regolamento sugli impianti sportivi della città di Milazzo. Nulla di fatto, noi abbiamo atteso fiduciosi in questo dialogo con le istituzioni locali; non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non si fanno più sconti. Piaccia o no, Noi indipendentemente dalle vostre promesse dall’anno venturo entreremo al campo sportivo, non vi daremo nulla perché lo prevede l’attuale regolamento con Delibera nº 87 del 1999 all’art. 40, adesso tenterete di trincerarvi in una pseudo discussione che il consiglio comunale ha approvato in data 21 dicembre c.a. un atto di indirizzo sui canoni relativi agli impianti sportivi che prevede anche la riduzione del 50% delle tariffe per le società sportive e le associazioni che sviluppano attività giovanili senza scopo di lucro. Già lo prevede l’art. 40 della delibera n° 87 del 1999. L’art. 40 della disciplina per gli impianti sportivi di proprietà o gestiti dall’amministrazione comunale, approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 87 del ’99 è, a parere di chi scrive non è illegittimo, in quanto rimette al sindaco o all’assessore allo sport l’assegnazione di benefici come tale non deve essere invece regolamentato da parte del Consiglio Comunale. Noi facciamo attività sociale senza fini di lucro con dei protocolli firmati tra circoli scolastici e convenzione Coni. IL 2 gennaio con una richiesta di accesso agli atti presso il Comune di Milazzo vogliamo prendere visione per sapere chi abbia pagato le tariffe sugli impianti a domanda individuale dal momento in cui è stata approvata la delibera di giunta n° 75 del 31 Marzo 2017, questa delibera di giunta sostituita dalla successiva nº º179 del 30 novembre 2017 che vede si la riduzione delle tabella ma pure le ore di utilizzo degli impianti. Se le società non hanno versato il bonifico come richiesto da tabella allegata citeremo il comune per danni erariali con una denuncia presso la Procura della Repubblica Il vostro tempo è scaduto. Chiedeteci pure il bilancio societario, i protocolli firmati che attestano la convenzione MIUR/Coni, ma non azzardatevi mai nel tentare di fare un gioco di rimpallo perché noi siamo irriverenti, anticonformisti, sognatori, perfezionisti, sfrontati, testardi, intrattabili, idealisti, incontentabili, impulsivi, creativi, orgogliosi, guerrieri. Non smetteremo mai di batterci per quello in cui crediamo. E quando ci direte che é tutto inutile, non vi ascolteremo, continueremo a lottare, guardando avanti, non distogliendo lo sguardo dall’orizzonte. Concludendo i nostri Auguri a tutti per un Buon Nuovo Anno. Read the full article
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