#accoppiatore
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レンケツキ
連結器は、鉄道車両を連結するための装置です。一般的には、鉄道車両の前後に設置され、車両同士を引っ張り合い、連結します。連結器は、車両同士が密着し、安全かつ頑丈に連結されるように設計されています。鉄道車両の連結器は、クーラー式や連結棒式などさまざまなタイプがありますが、すべての連結器は、列車の正確な位置を維持し、力を伝達するための重要な役割を果たしています。
手抜きイラスト集
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NUOVO ACCOPPIATORE DI LINEA JUNG
Il nuovo accoppiatore di zona e linea KNX di JUNG si inserisce in un alloggiamento REG con 1 unità binario. Compatto e potente, il nuovo dispositivo di sistema offre al mercato una soluzione affidabile per il collegamento di due linee KNX con separazione galvanica simultanea e nuove funzioni dell'ETS6.Come accoppiatore di zona, il prodotto serve a collegare una linea principale con una linea di zona, a scelta con o senza funzione di filtro. Inoltre il nuovo accoppiatore può funzionare come amplificatore e consente l'elaborazione e la ripetizione di telegrammi su una linea senza funzione di filtro. Con l'ETS6 ora è anche possibile collegare segmenti. A differenza dell'amplificatore di linea, l'accoppiatore di segmento può fornire tabelle di filtro. Supporta la suddivisione di una linea in un massimo di quattro segmenti di linea indipendenti, per cui per ogni linea con un totale di 255 partecipanti possono essere utilizzati al massimo tre amplificatori di linea collegati in parallelo. Come accoppiatore di linea, il prodotto serve a collegare una linea con una linea principale, per cui questa funzione può essere utilizzata a scelta con o senza tabella dei filtri. Logicamente l'accoppiatore è assegnato alla linea subordinata. Inoltre, il nuovo accoppiatore di area e linea KNX di JUNG è compatibile con KNX Data Secure, che garantisce la sicurezza e l'affidabilità della trasmissione dei dati. KNX Data Secure Proxy consente il collegamento di linee private con linee pubbliche (ad es. casa residenziale con area esterna non protetta). Grazie a KNX Secure Bridge è possibile collegare due linee private anche in un'area pubblica. Qui i tempi di lavorazione e di reazione sono stati notevolmente ridotti. Il nuovo accoppiatore di zona e linea KNX può essere aggiornato tramite la JUNG KNX Service App e sarà disponibile dal 15 ottobre. Informazioni su www.jung-group.com/en-DE/Products/Systems/KNX-building-technology Read the full article
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Scienza e Magia e pensiero magico nel 1600
In questo articolo ci interesseremo del ruolo della magia e del pensiero magico nel 1600. Nel 1600 la scienza rivestì un ruolo di fondamentale importanza. Il primo ad aver posto le premesse di quella che sarebbe diventata di lì a poco la grande avventura della scienza moderna è stato un filosofo ovvero Francesco Bacone. In realtà nessuno prima e più di lui ha contribuito a dare alla scienza un metodo di studio induttivo che partisse dalla conoscenza e dall’analisi dei fatti. Ci si potrebbe chiedere che ruolo abbia la magia nella dottrina di un filosofo che ha segnato una svolta nel sapere occidentale proprio per il suo rigoroso pragmatismo. Eppure Bacone non ignora la magia. Nella sua gerarchia dei saperi egli pone da un lato la Metafisica come ricerca delle forme e dall’altro la Fisica come ricerca della causa efficiente della materia. A queste due scienze sono quindi subordinate la Meccanica (rapporto alla fisica) e la Magia (in rapporto alla Metafisica). Purché ne venga purificato il nome Bacone vede infatti nella magia una conoscenza che prepara un maggior dominio sulla natura. Del resto a ben guardare è la sua stessa concezione pragmatica della scienza a inviare ad uno degli aspetti fondamentali del sapere magico. Come la magia la scienza in Bacone privilegia il sapere pratico rispetto al sapere meramente contemplativo. Infatti Bacone è convinto che la superficie visibile del reale nasconda una verità profonda e che soltanto connettendosi a questa diventi possibile aumentare il potere dell’uomo sulla natura. Tuttavia Bacone aldilà dell’inconsapevole legame da lui intrattenuto con alcuni essenziali aspetti della tradizione magica assunse delle posizioni negative riguardo la magia naturale. Secondo il filosofo inglese la magia naturale conteneva nozioni superstiziose e osservazioni di simpatie cosmiche futili.
Per Bacone il mago è colui che va al di là dell’immaginazione e perde il senso delle proporzioni cosa che a Bacone appariva molto grave e pregiudizievole. Poiché egli non vede nel mondo l’immagine vivente di Dio né pensa che la conoscenza della natura riveli qualcosa di Dio è convinto che la natura vada studiata “iuxa propria principia”. Infatti il suo metodo conoscitivo non vuole servirsi dei riferimenti al divino e la mistica di matrice platonica e neo platonica tanto cari alla magia. Partendo da queste basi Bacone qualifica Paracelso “fanatico accoppiatore di fantasmi”. Ne si priva del piacere di ridicolizzare Agrippa definendolo “triviale buffone”. Ai suoi occhi la vera scienza non deve far apparire le cose più meravigliose di quel che siano come fa la magia. Non diversamente da Bacone anche gli altri grandi intellettuali del 600 cominciano a prendere le distanze da tutto quanto sa di mistero. Tuttavia lo stesso Bacone accanito oppositore dei maghi parla di percezioni e desideri e avversioni della materia. Addirittura Bacone ammette che la ricerca degli alchimisti mira allo stesso scopo a cui è diretto il suo metodo conoscitivo. In ogni caso la tradizione magica ed il pensiero magico mantennero una certa forza anche nel 1600. Forse potrà apparire cercare una testimonianza della forza della tradizione magica a cavallo tra 500 e 600 in un nome che non ha rapporti diretti con la scienza o la filosofia quelle di Shakespeare. In Shakespeare si è visto di tutto e nel tutto è compresa anche la testimonianza di una concezione magica del reale. Per fare un esempio concreto il (Il Mercante di Venezia) risente dell’influsso del “Dea armonia mundi“ di Francesco Giorni e di altri testi cabalistici. In quest’opera Shakespeare sembrerebbe muoversi tra misteri della Sapienza -Torah e tra le personificazioni di essa. Ne si può negare che streghe fate folletti e maghi siano presenti nell’opera di Shakespeare un’opera che può spesso apparire intrisa di spirito magico. Tuttavia non è sempre semplice stabilire quale sia l’autentico significato di tale spirito magico. Per fare un esempio nel “Sogno di una notte di mezz’estate" ambientato in un mondo notturno e rischiarato dalla luna dove le fate sono a servizio di un re e di una regina Shakespeare usa immagini esoteriche. Inoltre una tenebrosa notte di stregoneria, magia cattiva autentica, necromanzia caratterizza poi il Macbeth. Sempre nel 600 Niccolò Copernico il grande astronomo non teme di invocare l’autorità di Ermete Trismegisto. A sua volta il medico inglese William Gilbert si richiama all’autorità di Ermete e Zoroastro. Famosa è la dottrina di Gilbert del magnetismo terrestre. Gilbert riconduce tale dottrina alla tesi dell’animazione universale. A sua volta Keplero dimostra di conoscere molto bene il “Corpus Hermeticum” e non nasconde la convinzione di una segreta corrispondenza tra le strutture della geometria e quella dell’universo. Del resto la sua teoria della musica e delle sfere celesti rinvia a una chiara matrice magico-pitagorica. Non per questo si potrebbe annoverare Keplero tra i cultori dell’arte magica. Tuttavia quello che si vuole dire è che alcune personalità alle quali più direttamente è riconducibile la svolta della cultura occidentale in senso scientifico razionalistico conservano a volte nella loro dottrina un eco di quella che si può definire ”Pensiero magico”. Non mancano in questo secolo di forti contrasti e straordinarie commistioni figure di scienziati per i quali il pensiero magico è ben più che un semplice eco. Un tipico esempio di queste figure di scienziati è l’inglese Robert Fludd. Medico e filosofo il cui ermetismo suscitava la ferma condanna di Keplero Fludd un personaggio molto importante della medicina e della filosofia del 600. Robert Fludd come medico era senz’altro in grado di curare molto bene sé stesso essendo morto quasi centenario. Fludd adepto della tradizione ermetica citava quasi a memoria in ogni pagina i testi di Ermete Trismegisto nella tradizione di Marsilio Ficino. Il medico inglese fondeva il racconto biblico della creazione con le pagine del “Corpus Hermeticum”. Fludd univa la concezione delle sfere degli elementi con quella dei pianeti. Il filosofo inglese dimostrava di avere pure una perfetta conoscenza della Cabala. Perfettamente fedele allo schema rinascimentale del sapiente che compie operazioni di natura magico cabalistica Fludd è una figura molto interessante. Egli conoscitore dell’opera di Cornelio Agrippa rappresenta nei confronti di Fludd e Campanella una sorte di magismo reazionario ancora legato allo spirito di Pico della Mirandola e di Marsilio Ficino. Fludd si dimostra scarsamente sensibile al grande movimento innovativo che stava caratterizzando il suo secolo. Certamente vi sono anche punti in comune tra il suo trinitarismo ermetico-cabalistico e la teologia magica di Campanella nonché il monismo di matrice neo platonica caratteristico di Giordano Bruno. Ma Fludd si dimostra soprattutto vicino alla concezione magico esoterica dei Rosacroce di cui si professa discepolo. Appare dunque evidente che nel 600 come in ogni altra epoca la scienza non ha percorso un itinerario perfettamente lineare e pienamente coerente. Infatti i progressi scientifici non derivano mai da un astratto superamento del passato o delle sue teorie. Non senza ragione uno studioso del calibro di Ernesto de Martino ha messo in evidenza che il pensiero magico non è affatto uscito di scena con l’avvento dell’età moderna. Il pensiero magico ha continuato a esistere in qualche modo nella struttura delle nuove visioni del mondo che andavano affermandosi sullo sfondo di una ribollente modernità. Un esempio particolarmente calzante di questo stato di cose è il pensiero di Leibniz. Con questo filosofo ci andiamo avvicinando al “secolo dei Lumi”. Proprio in Leibniz prende vita la più significativa commistione tra una raffinatissima cultura matematica, un potente sistema metafisico -teologico e una seria assunzione di elementi magico-sapienziali di provenienza lulliana. Nel 600 troviamo quindi in alcuni filosofi e scienziati la presenza di elementi del pensiero magico. Concludiamo tale articolo ricordando le parole di Karl Popper che ha affermato che: "anche nella scienza moderna rimane con forza la tendenza a spiegare il mondo visibile mediante un presupposto invisibile". Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
#Corpushermeticum#FrancescoBacone#gerarchiadeisaperi#iuxapropriaprincipi#pensieromagico#scienzaemagia#superstizione
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Compressore DEWALT 10 Litri compatto. Accoppiatore doppio. Gabbia di protezione
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Compressore DEWALT 10 Litri compatto. Accoppiatore doppio. Gabbia di protezione Descrizione Dati tecnici Capacita‘ serbatoio 10 l Voltaggio 230 V Potenza 2.0 HP Potenza 1500 V Tipo pompa Senza Olio Pressione operativa 10 bar Spostamento d‘aria 216 l/min Portata d‘aria 82 l/min Rumorosità LWa 1sd / Incertezza 97 / 1.5 dB Rumorosità LPa 1sd / Incertezza 77 dB Larghezza 530…
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pacchetto (ogni set) comprende: 1x DC Accoppiatore DK-X1; 1x USB cavo DC. questo DK-X1 accoppiatore è progettato per fornire alimentazione continua per Sony fotocamere. di solito deve essere utilizzato con un adattatore di alimentazione CA. far scorrere DK-X1 accoppiatore al posto di una batteria e quindi utilizzare un adattatore per alimentare il vostro Cybershot fotocamera digitale. forniamo un cavo CC USB insieme a questo accoppiatore, in modo che si può usare con una banca di potere, spero che tu possa trovare un modo più semplice per utilizzare questo accoppiatore CC. questo accoppiatore CC è pienamente compatibile con i seguenti Sony modelli di fotocamere: Sony DSC-RX1, Sony Cybershot DSC-RX1, Sony Cybershot Dsc-RX1 Sony DSC-RX1R, Sony Cybershot DSC-RX1R, Sony Cybershot Dsc-RX1R Sony DSC-RX100, Sony Cybershot DSC-RX100, Sony Cybeshot RX100 Sony DSC-RX100 II, Sony Cybershot DSC-RX100 II, Sony Cybeshot RX100 II Connection: Plug InOutput Type: DCUsage: CameraModel Number: USBrand Name: zhenfaOutput voltage: 4.2V
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Il mio primo modem era un 300 baud con accoppiatore acustico. Il secondo uno spettacolare 2400 MNP5. Tra i due, una infinita serie di chiamate intercontinentali con le blue box e sessioni eterne sulle bbs americane attraverso gli outdial x.25 scroccando itapac alla Fiat. Che bei tempi... 😉
Ieri ho rivisto, per la 6.02E+23sima volta, il mio film preferito
È un film stupendo per diverse ragioni.
È la foto della mia gioventù, anche se, per Internet, ho dovuto aspettare il 1997.
La prima attività in senso piratesco fu scrivere crack per videogiochi. Il primo a cadere fu
anche se, per bypassare la protezione, modificai direttamente l'eseguibile, e diciamo che non era proprio la tecnica seguita dai pirati ufficiali, perché generava una nuova versione del gioco.
Il mio primo crack fatto come regola comanda fu su quest'altro gioco
dove realizzai il mio primo TSR e mi sentivo tipo Super Sayan. Ne vennero altri, come Monkey Island, ad esempio.
Poi iniziammo (io e i miei amici di Uni) a scrivere sniffer per rubare le password agli studenti di Ingegneria Informatica, quando ancora non avevamo Internet, per poterci collegare dai PC dell'Uni di Napoli.
Il mio primo modem fu un 14.4k, ma solo col 56k iniziai a scansionare le reti per trovare PC da bucare. Non avete idea di quanti Windows ci fossero con condivisioni attive, o macchine Linux col telnet acceso e password cretine (pure server TFTP senza password!).
Col senno di poi, così come il protagonista del film, mi rendo conto di essermi preso un bel rischio ad utilizzare il mio PC. È un po' come fare una rapina in banca con la propria auto, però a quell'età non si capisce la differenza tra gioco ed effrazione. È anche vero che non ho mai rubato informazioni o distrutto dati, anche se, su uno soltanto, un dispetto lo feci: gli cambiai le stringhe di boot del NTLOADER con delle parolacce e poi gli mollai un documento sul desktop, dove gli suggerivo di chiudersi, prima che fosse passato qualcun altro a fare danni ben più grossi. Ecco, lì gli estremi per una denuncia ci sarebbero stati.
Vi lascio con (e ve lo consiglio) un video su come si craccavano le linee telefoniche negli anni '80, e War Games è uno dei pochi film, dal punto di vista tecnologico, abbastanza realistico (se togliamo il fatto che si è collegato al NORAD per sbaglio), rispetto a film anche stupendi come Codice Swordfish, ma che con la realtà informatica hanno poco a che spartire (basta sentire la vagonata di stronzate che dicono quando parlano di virus).
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Risparmio di spazio nei data center con i connettori MDC
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Risparmio di spazio nei data center con i connettori MDC
Risparmio di spazio nei data center. Rosenberger OSI annuncia l’imminente produzione in serie di MDC (Miniature Duplex Connector).
Già nel 2019, Rosenberger OSI aveva partecipato alle fiere di settore con esempi di applicazioni insieme a US Conec, azienda statunitense ideatrice del connettore.
Parallelamente alla collaborazione, soprattutto nel campo dell’assemblaggio, Rosenberger OSI ha iniziato ad integrare l’MDC nei suoi PreCONNECT cabling systems.
L’integrazione del sistema di connettori MDC nei sistemi di cablaggio PreCONNECT è un ulteriore contributo all’ottimizzazione dell’uso dello spazio nei data center e apre una nuova era. Oltre alle soluzioni Standard Density (SD), High Density (HD) e Ultra High Density (UHD), il portafoglio sarà ampliato da Mega High Density (MHD).
“Con l’MDC, la densità delle porte può essere raddoppiata o triplicata rispetto agli LC duplex per unità di altezza 19”, a seconda del sistema di pannelli, e quindi risparmiare decisamente spazio nel rack“, afferma Harald Jungbäck, Product Manager Datacenter della Rosenberger OSI.
La soluzione Mega High Density (MDH) è resa possibile perché gli adattatori MDC con tre o quattro porte possono essere utilizzati al posto di un accoppiatore LC duplex. All’interno di questo campo di applicazione, il connettore Duplex miniaturizzato si distingue per il suo metodo di inserimento ed estrazione push-pull-boot flessibile e robusto, che permette una facile manipolazione nonostante la più alta densità di porte.
Harald Jungbäck, Product Manager Datacenter di Rosenberger OSI
Risparmio di spazio nei data center con i connettori MDC. L’MDC è un vero connettore duplex push-pull basato sulla tecnologia a ferula interamente in ceramica da 1,25 mm e appartiene alla categoria dei connettori Very Small Form Factor (VSFF).
Sviluppato come Media Dependent Interface (MDI) o Optical Interface dei nuovi transceiver SFPDD e QSFP-DD, Jungbäck dà importanza a questo connettore innovativo: “Con il lancio sul mercato dei due nuovi transceiver con l’MDC come interfaccia del connettore, esso ha il potenziale per sostituire il connettore di massa LC duplex. Siamo lieti, come già avvenuto negli anni ’90 con l’MTP, di essere partner pioniere della US Conec”, ha dichiarato il Product Manager.
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