#Verona tra sogno e realtà
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Treviso - Porta Santi Quaranta - 1516
Mentre in Italia il Rinascimento stava vivendo il suo tramonto, questa moda entra nel mondo anglosassone ed influenza, con intellettuali italiani che vi si trasferiscono come John Florio, la cultura inglese.
William Shakespeare - che del resto scrive sonetti come Petrarca - si ispira dunque non solo a storie e luoghi totalmente di fantasia (Amleto e la Danimarca, l’isola inventata de La Tempesta), ma, grazie al contatto con John Florio, all’Italia di Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, a Roma ed in particolare a Venezia nella cui natura mercantile Londra non può non raffigurarsi.
Fra i personaggi più celebri delle opere di Shakespeare vi sono:
- Amleto: principe di Danimarca, tormentato dal dubbio e dal desiderio di vendetta dopo l'assassinio di suo padre da parte dello zio Claudio, antesignano dei nodi messi in evidenza dalla psicanalisi, precursore delle incertezze degli inetti dei romanzi del Novecento, vera testimonianza dell’uomo moderno messo all’angolo dal dilemma fra volontà e nichilismo, dal conflitto fra il vecchio mondo medioevale basato sulla vendetta e la nuova sensibilità critica rinascimentale (“c’è del marcio in Danimarca”).
"["Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile per l'animo soffrire i colpi di fionda e i dardi di una fortuna oltraggiosa, o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, finirli. Morire: dormire; nient'altro; e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne"
- Ofelia: giovane nobile, innamorata di Amleto, che impazzisce e si suicida come le eroine del Novecento (es. Anna Karenina, Tosca);
- Macbeth: un valoroso generale scozzese che, spinto dall'ambizione propria e della moglie, e dalle profezie delle streghe, diventa re tramite l'assassinio e la tirannia;
"La vita è solo un'ombra che cammina; un povero attore che si dimena e si agita per un'ora sul palcoscenico, e poi non se ne parla più"
- Lady Macbeth: moglie di Macbeth, che lo incita al regicidio e alla violenza, ma alla fine è consumata dal senso di colpa;
- Romeo Montecchi: giovane amante di Verona, innamorato di Giulietta, con la quale vive un tragico amore proibito.
"Ma, ecco, sorge a levante una luce: è l'oriente, e Giulietta è il sole"
- Giulietta Capuleti: giovane innamorata di Romeo, la cui relazione con lui è ostacolata dalla faida tra le loro famiglie;
"Ma cos'è un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso dolce profumo"
- Otello: generale moresco al servizio di Venezia e pronto a combattere a Cipro contro i Turchi, che è ingannato da Iago e uccide la moglie Desdemona per gelosia;
- Puck (Robin Goodfellow): spirito birichino e servitore di Oberon, famoso per i suoi scherzi nel metateatro del Sogno di mezza estate;
- Re Lear: nonostante gli avvisi del giullare di corte ("The Fool"), re anziano che divide il suo regno tra le figlie, innescando una tragica catena di eventi;
"Ripeness is all"
- Falstaff: presente in più opere (es. Enrico V), cavaliere gaudente e spaccone;
- Prospero: ne La Tempesra, Duca deposto di Milano, mago e signore dell'isola su cui è naufragato;
[Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni]
- Enrico V vincitore ad Azincourt
"Una volta di più nella breccia, cari amici"
- Giulio Cesare: generale romano il cui assassinio innesca il conflitto civile;
- Bruto: congiurato che vive il suo dilemma fra il senso di colpa derivante dal suo amore filiale per Cesare e l’aspirazione stoica alla libertà;
- Marco Antonio: Alleato di Cesare, che cerca vendetta contro i cospiratori. Il suo monologo è in realtà quello di un inglese che teme l’anarchia nel caso in cui il sovrano - come un’Elisabetta senza eredi - sia deposto.
"Amici, Romani, concittadini, prestatemi orecchio; / vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. / Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro, / il bene è spesso sepolto con le loro ossa"
"Ci rivedremo a Filippi"
- Cleopatra: regina d’Egitto che suicida dopo la sconfitta di Azio
"la poppa era di oro battuto, le vele di porpora e così profumate che i venti languivano d’amore per esse, i remi erano d’argento e mantenevano i colpi al ritmo del flauto"
- Shylock: l’ebreo astuto, il villain, ne Il mercante di Venezia, costretto successivamente alla conversione per via del conflitto con il debitore Antonio.
“Egli m’ha vilipeso in tutti i modi, e una volta m’ha impedito di concludere un affare per un milione.
"Ha goduto per le mie perdite e ha dileggiato i miei guadagni, ha disprezzato la mia razza, ha intralciato i miei buoni affari, ha allontanato da me i miei buoni amici e mi ha aizzato contro i nemici!
E tutto questo per quale ragione? Perché sono ebreo! E dunque? Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni? Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano? Non viene ferito forse dalle stesse armi? Non è soggetto alle sue stesse malattie? Non è curato e guarito dagli stessi rimedi? E non è infine scaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate che un cristiano? Se ci pungete non versiamo sangue, forse? E se ci fate il solletico non ci mettiamo forse a ridere? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci usate torto non cercheremo di rifarci con la vendetta? Se siamo uguali a voi in tutto il resto, dovremo rassomigliarvi anche in questo. Se un ebreo fa un torto a un cristiano, a che si riduce la mansuetudine di costui? Nella vendetta. E se un cristiano fa un torto a un ebreo quale esempio di sopportazione gli offre il cristiano? La vendetta. La stessa malvagità che voi ci insegnate sarà da me praticata, e non sarà certo difficile che io riesca persino ad andare oltre l’insegnamento.”
La letteratura inglese - con l’epica del ciclo arturiano e la raccolta di storie di Chaucer - influenza l’opera di Shakespeare il cui sguardo sull’uomo e sul potere darà poi i suoi frutti nell’epoca romantica di Yeats ("Cammina dolcemente perché cammini sui miei sogni"), Keats, Woodsworth, Shelley, Coleridge e Byron.
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Verona, prevista la riqualificazione della Stazione di Porta Vescovo
Verona, prevista la riqualificazione della Stazione di Porta Vescovo. Verona città Universitaria è un sogno che la città insegue da decenni. E che ora si appresta a diventare realtà, grazie al gioco di squadra tra Amministrazione, Università e Rete ferroviaria Italiana. E’ la riqualificazione della stazione di Porta Vescovo il primo tassello dell’ambizioso progetto che punta ad integrare polo universitario e territorio circostante non solo virtualmente, ma anche realmente e soprattutto logisticamente. Perché la stazione può essere molto di più di un semplice luogo di passaggio, può uscire dagli schemi del non luogo, dove gli spazi esterni sono spesso terra di nessuno e dove la sicurezza non è mai abbastanza percepita, soprattutto nelle ore serali e notturne. La stazione deve invece essere un luogo vivo, bello, sicuro e accessibile a tutti. Connesso in modo diretto con l’Università attraverso nuove piste ciclabili e percorsi pedonali, vissuto durante tutto il giorno, in linea con la vivacità del quartiere universitario in cui si insedia. E’ questa la visione che anima il progetto presentato ieri, venerdì 13 gennaio, in municipio, un investimento che rientra nel piano nazionale di riqualificazione delle stazioni passeggeri di Rfi e che l’Amministrazione ha colto come occasione per connettere l’infrastruttura con l’adiacente polo universitario e integrarlo in modo concreto e reale con il vissuto del territorio. I lavori, il cui costo è stimato in 15 milioni di euro, inizieranno l’anno prossimo per concludersi nel 2026. Verranno eliminate tutte le barriere architettoniche oggi presenti e saranno completamente riqualificati gli spazi interni attualmente in stato di parziale degrado. Elementi qualificanti del progetto saranno l’attenzione alla sostenibilità e al verde. “Verona città universitaria, questa è l’aspirazione dell’amministrazione comunale per i prossimi quattro anni e mezzo e questo è un tassello concreto verso l’obiettivo – ha detto la vicesindaca Barbara Bissoli – Un’occasione importante per rinsaldare la collaborazione tra Verona e l’Ateneo veronese e per mettere in connessione le infrastrutture con l’università. Siamo convinti che i saperi accademici possano integrarsi perfettamente con l’amministrazione pubblica della città e quindi ben vengano interventi di questo tipo”. “Allarghiamo lo sguardo oltre il perimetro dell’intervento per connetterlo con la realtà universitaria – ha spiegato l’assessore alla Mobilità Tommaso Ferrari – L’obiettivo del protocollo a tre è proprio questo, allargare la progettualità di RFI fino alla Santa Marta e al Polo Zanotto, creando connessioni oggi inesistenti. L’idea è far sì che la Stazione di Porta Vescovo possa ritornare a essere un luogo vivo e sinergico all’università, con collegamenti ciclopedonali che permettano di raggiungere in sicurezza l’università della stazione e viceversa anche attraverso viale Torbido. Una sinergia di ampio respiro, per un progetto che rappresenta una svolta per il quartiere di Veronetta e non solo”. Alla conferenza stampa hanno partecipato per l’Università di Verona il Pro Rettore Vicario Roberto Giacobazzi e il referente trasferimento conoscenza e rapporti con il territorio Diego Begalli, per la Direzione stazioni di RFI Antonello Martino, responsabile ingegneria e investimenti stazioni, Susanna Borelli, responsabile investimenti stazioni area nord e Giuseppe Riggi, project manager investimenti stazioni area nord. Come spiegato dai responsabili, gli interventi di Rete Ferroviaria Italiana (capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS) nella stazione di Verona Porta Vescovo prevedono la riqualificazione e la rifunzionalizzazione del fabbricato viaggiatori e delle aree esterne, con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità in stazione, il decoro e la sicurezza. Nello specifico i lavori di RFI garantiranno l’innalzamento dei marciapiedi a 55 cm (standard europeo) per consentire l'accesso a persone a ridotta mobilità e l'abbattimento di barriere, l’inserimento di ascensori, e la realizzazione di pensiline con nuova illuminazione e sistema di informazione al pubblico. Saranno incrementati anche i servizi per il viaggiatore, con lo sviluppo di un polo di mobilità intermodale all’esterno della stazione. Entro la fine del 2023 sarà completato l’iter progettuale e nel primo semestre del 2024 saranno inaugurati i cantieri. I lavori, per un investimento di 15 milioni di euro, avranno una durata stimata in due anni. “Quante volte abbiamo provato a pensare Verona come città universitaria – ha aggiunto il Pro Rettore vicario Giacobazzi – L’università di Verona è una grande università non solo in termini di iscritti ma anche come indotto economico. L’università vuole esistere per quella che è, cioè un luogo e una comunità in cui gli studenti vivono gli spazi non solo virtualmente ma anche realmente. Integrare la stazione al polo universitario anche dal punto di vista logistico potrebbe essere forse il primo vero passo per rendere Verona davvero una città universitaria. Se poi ci saranno spazi a disposizione dell’Università, si potrà pensare ad attività in sintonia con quelle che già si realizzano d’estate per e con gli studenti”. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Sogno o realtà? - un racconto submit
Ci siamo, si fa. Sono un po’ teso ma non voglio tirarmi indietro, dove trovo un’altra occasione così? Sono in autostrada, ad ogni chilometro il cuore batte sempre di più, al cartello dell’uscita di Verona credo si fermi del tutto per tipo 3 secondi. Abbiamo appuntamento in un locale carino, ora aperitivo, uno spritz aiuta di sicuro, magari due. Vi vedo e mi accogliete come se ci conoscessimo da anni, mi rilasso subito, le sensazioni durate le chat sono vere, sapete proprio mettermi a mio agio. Dopo un’oretta di chiacchiere è ora di andare, vi seguo in auto verso un motel, terreno neutrale per tutti è la scelta più saggia. La camera è bella, un po’ anonima ma chissà come mai piena di specchi! Andiamo a darci una rinfrescata a turno e il momento è giunto. Gilda, ultima ad andare in bagno, esce in intimo con solo un asciugamano per coprirsi, noi siamo seduti sulle poltroncine, chissà perché il letto ancora nessuno l’ha toccato. Gilda improvvisa delle mosse sexy usando l’asciugamano, serie ma fino a un certo punto. Gilda sei stupenda, che non vedo l’ora di soddisfarti assieme a Mirko come meriti. Noi siamo ancora vestiti, ti avvicini come a prendere il controllo della situazione, ammicchi e ci fai sentire il tuo profumo sul collo. Per poco svengo ma mi do un contegno. Per un po’ ti lasciamo condurre ma i nostri piani sono altri. Quando ci inviti a spogliarci ti facciamo stendere sul letto e Mirko tira fuori una benda. Il mio piano è non farti vedere la parte di me che aspetti da giorni, non subito almeno. Ci stendiamo accanto a te ma senza dirti chi è da che parte. Cominciamo ad accarezzarti, prima le braccia, poi il collo, i seni e la pancia, 4 mani che stimolano senza una logica comprensibile per te. Solletico, carezze e grattini, la benda sugli occhi e il nostro silenzio fanno il resto. Poi cominciamo a baciarti, lievemente, sul collo appena sotto l’orecchio, sui capezzoli e sulla pancia scendendo verso il pizzo delle mutande, tutto volutamente molto lento mentre il tuo respiro si fa già corto. Finalmente anche noi ci spogliamo senza dartelo a vedere. Mirko spoglia anche te completamente. Io sto giocando col tuo ombelico con la punta della lingua e do uno sguardo a Mirko quasi a chiedergli il permesso, con suo un cenno impercettibile capisco che posso scendere. Mi posiziono tra le tue gambe e mi fermo un momento ad ammirarti, perfetta, depilata e profumata. Un Sogno. Comincio a baciarti l’interno coscia, avvicinandomi con una lentezza volutamente esasperata. Quando finalmente appoggio la punta della lingua sul tuo clitoride inarchi la schiena e spalanchi la bocca. Ignara che Mirko era durissimo a pochi millimetri da te aspettando proprio questo, affonda quasi con prepotenza e tu immediatamente identifichi il suo cazzo, lo avvolgi con le labbra, come se ti ci aggrappassi, come se ti desse sicurezza ormai capire chi è dove. Io gioco con te, mi diverto a stuzzicarti e farti vibrare, sei già bagnata e assaporo ogni istante senza fretta esplorandoti più che posso mentre, sempre bendata, succhi Mirko con avidità. Sei già eccitatissima e ancora non sai cosa ti aspetta. Ci scambiamo, Mirko scende su di te e con l’esperienza ti stimola i punti giusti per portarti ancora più in alto nel piacere. Per me è ora di fare le presentazioni ufficiali, ma prima di lasciarmi assaggiare ti bacio per condividere con te il tuo sapore che ho in bocca di cui purtroppo sono già dipendente. Tu per contro non lesini di assaporare e mi restituisci sapore di cazzo, che sorprendentemente non mi schifa ma mi eccita ancora di più. Appena percepisci la vicinanza del mio uccello lo prendi in bocca, molto più profondamente di quanto mi aspettassi, come a prenderne le misure con le labbra e finalmente scoprire l’unica parte di me che ancora non hai visto. È divino e non posso trattenere qualche mugolio… Mirko nel frattempo si sdraia accanto a te e baciandoti il collo ti gira su un fianco e ti penetra da dietro. Finalmente piena, la dolce tortura è finita. Ti distrai e ormai mi stringi in mano senza tanto badare al movimento. Anche io sono incantato dal vedervi scopare, mi abbasso per baciarti il seno e stuzzicare un po' di punti caldi, mi avvicino al tuo orecchio e ti chiedo il permesso di contribuire. “TI PREGO SI!” Scendo baciandoti lungo la pancia, non so bene cosa sto facendo, fino a mezz’ora fa non avevo mai visto un uomo nudo in erezione dal vivo e in due secondi mi ritrovo a leccarti il clitoride col naso a due centimetri dal vostro sesso. Grondi umori e tremi mentre Mirko aumenta il ritmo afferrandoti da dietro il bacino per spingere meglio. L’odore del vostro scopare è inebriante e faccio schizzare la lingua su di te più forte che posso. Bastano pochi minuti per il tuo primo, e molto più rumoroso del previsto, orgasmo che ti lascia per qualche istante col fiato corto stesa nel letto, con Mirko ancora dentro di te e io che ti ammiro incantato mentre decidiamo che è giunto il momento di giocare alla pari e toglierti la benda. Non mi guardi subito, guardi lui in uno sguardo di intesa che per un secondo invidio da morire. Poi finalmente volgi lo sguardo a me, al mio cazzo in verità, con un espressione un po’ del “te la farò pagare cara” quasi ridendo. Ci fai mettere uno accanato all’altro e ci afferri insieme, alternando uno di migliori pompini della mai vita tra me e lui, scambiando gli sguardi con, a turno, l’altro. Dopo un po’ mi divincolo e ti lascio continuare con lui mentre ti facciamo mettere a 4 zampe. Giro dietro di te, all’inizio ti ammiro per qualche secondo di troppo, devo avere una faccia tipo, detto alla romana “mmecojoni!” mi verrebbe da farti un applauso per tanto sei perfetta se solo non rischiassi di rendermi ridicolo. Ancora una volta mi avvento su di te, ho questa dannata fissazione per dover assaggiare tutto. Questa volta le mie attenzioni sono per il tuo culo, tanto qualcuno doveva pur cominciare. Ci passo la lingua prima larga ad accarezzare, poi ci giro intorno con la punta, mi fermo per darti un leggero morso su una chiappa per poi tuffarmi di nuovo con foga, cerco di esplorarti più che posso e vedo che apprezzi, la curva della schiena non mente e la tua mano che senza nemmeno accorgerti ti è scivolata tra le gambe sono segni inequivocabili. Un po’ a malincuore, che potrei starci delle ore, mi tiro su, ti bacio ancora la schiena e finalmente ti penetro. Sento il mio cazzo farsi strada dentro di te, percepisco ogni contrazione ogni vibrazione, è così caldo e gronda umori da tutte le parti. Ti prendo sempre più forte, quasi a spingerti contro il cazzo di Mirko che nel frattempo ha iniziato a fare altrettanto con la tua bocca, sei oscenamente aperta e piena di noi, l’hai voluto tu. Mi lecco il pollice e lo appoggio sul culo, non opponi resistenza, il lavoro di prima aveva già ampiamente rilassato la muscolatura ed entro con facilità. Sento il mio cazzo da dentro, che si indurisce ancora di più, e col dito cerco di spingerlo in punti che prima non poteva raggiungere per stimolarti meglio. Smetti di succhiare il tuo amante per riprendere fiato, probabilmente è merito suo che non ti ha dato tregua per diversi minuti ma mi piace pensare che sia anche un po’ colpa dei miei colpi sempre più profondi. È ora di darsi il cambio, stessa formazione a ruoli invertiti ma Mirko che aspettava il momento da un po’ approfitta delle mie precedenti attenzioni per prenderti il culo. Lo fa con l’esperienza di chi va sul sicuro, forte, deciso e senza esitazioni. Certo tu sbarri gli occhi e ti si strozza un gemito di piacere misto a dolore in gola, ma dura poco. Si vede l’affiatamento tra di voi e Mirko non accenna a rallentare, sa che non è quello che vuoi. Ti prende sempre più forte mentre tu, ti occupi ancora di me ripulendomi l’uccello dai tuoi umori. Il momento per me più atteso sta arrivando, quella famosa DP che per anni ho solo digitato nella barra di ricerca dei siti porno. Ricordo ancora la prima volta che Mirko me lo ha scritto in chat, per poco svengo. Scivolo sotto di te e con lui ancora dentro ti penetro. Non è affatto facile entrare e soprattutto muoversi. Per comodità e per la mia eccitazione che mi sta portando velocemente al punto di non ritorno decido di lasciarvi fare. Tu muovi il bacino in modo divino e Mirko continua come una macchina a prenderti da dietro afferrandoti i fianchi e dando colpi come se dovesse spingertelo in gola partendo dalla parte “lontana”. Io sento il suo cazzo muoversi contro il mio dentro di te, sento la sua durezza contro la mia e la frizione contro le tue pareti, questo basta a farmi toccare vette mai raggiunte prima! Mirko mi propone ancora una volta di scambiarci i ruoli. Non posso certo rifiutare anche se trattenere l’orgasmo è ormai un’impresa titanica. Ti facciamo girare restando noi nella posizione. In un attimo ti impali su di me, sfruttando la gravità per scendere, ormai oscenamente aperta, fino alle palle facendo letteralmente sparire il mio cazzo nelle tue viscere. Io non capisco più niente, faccio solo in tempo ad afferrarti il seno da dietro che Mirko si rifà strada in te da sopra. Le sensazioni sono diverse, probabilmente ancora migliori che prima. Sei ovviamente più stretta ma sento meno le tue contrazioni, percepisco però ancora di più per la diversa inclinazione il cazzo di Mirko che non ti da tregua. Anche per te questa angolazione è più consona, Mirko ti solleva le gambe per stimolare più punti e tu fai roteare il bacino sui nostri cazzi come a volerne sempre di più. Se talmente bagnata che sento i tuoi umori uscire dalla figa, colare lungo il tuo culo su di me e arrivare al letto tra le mie cosce. Animali, nulla di diverso, sudati, ansimanti e assolutamente senza più un briciolo di razionalità. In pochi minuti esplodi in un orgasmo che ti lascia riversa a tremare in un modo che quasi ci preoccupa. Giunti a questo punto noi due non possiamo reggere oltre, siamo ben oltre il limite. Visto come sono andate le cose vi chiedo un’ultima assurdità: mettermi a sessantanove sotto di te mentre Mirko ti finisce a pecora. Voglio vedere da vicino il vostro ultimo orgasmo, costi quel che costi. In pochi secondi mi ritrovo nuovamente a pochi centimetri dal vostro sesso. Mirko, giuro non so come faccia, non molla un secondo e ricomincia a penetrarti la figa con una forza che raramente ho visto nei film. Io mi godo la scena dal palco d’onore, e cerco i stimolarti il clitoride senza affogare nel bagno di liquidi che ormai non provi nemmeno più a trattenere. Pochi colpi, poi l’ultimo affondo. Forte deciso e liberatorio. Vedo distintamente le sue contrazioni 5, 6, 7 spasmi per altrettanti fiotti che ti riempiono come per farcirti. La scena mi eccita come mai nella vita, mentre Mirko esce esausto da te e si accascia dietro di noi sul letto io faccio l’impensabile: ti afferro da sotto per le chiappe e ti tiro a me, mi ritrovo con la faccia che affonda nella tua figa ormai stanca e fradicia mentre con una mano ti spingo la testa sul mio cazzo, per qualche frazione di secondo senza alcun rispetto né reverenza e ti scarico in gola il miglior orgasmo della mia vita, rischiando di affogarti per altro, mentre i tuoi ultimi spasmi spingono la sborra di Mirko nella mia bocca… Ormai esausto non posso però evitare di venire a baciarti condividendo con la star della serata il sapore di tre orgasmi indimenticabili.
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Bentornato King Claudio...
Claudio Ranieri, Leicester. La rivalsa della periferia del mondo. Il voglio ma non posso che si materializza nel vertice più alto, nel sogno maximo di unoscudetto operaio in salsa british . Nel salotto prestigioso, per pochi, sempre quelli, della Premier League. Siamo dentro l'impresa di una squadra, di una città di 288 mila anime nelle Midlands Orientali, di una guida più eroica che tecnica, costruita in punta di piedi da mister Ranieri, l'ultimo dei Leggendari. Che gli innamorati dell'epica paragonano ad Achille dell'Iliade, al più determinante e determinato dei guerrieri.
La favola del piccolo Leicester e di Claudio, terzo maschio di quattro figli, nato nel 1951 a Roma all'ombra della Piramide Cestia da un macellaio di Testaccio, con mamma Renata alla cassa, è un po' come il Verona di Bagnoli, il Cagliari di Scopigno. È la rincorsa impossibile dei meno bravi, dei meno ricchi, dei meno belli, che diventano più forti. Un romantico azzardo. Sorto da un pensiero stupendo, dal nulla. Da un allenatore di successo, sempre schivo con i vincenti. Che ora fa impazzire il mondo. Con il suo proletariato pedatorio nelle vene, con la sua faccia mai da fotografo. Sir Claudio Ranieri ha vinto il campionato (2016) inglese, è riuscito nel folle stravolgimento delle gerarchie di Sua Maestà il pallone, da quelle parti più ordinario del rintocco del Big Ben. E non poteva che essere un romano, introspettivo e controcorrentista, a cambiare le regole morali del football britannico. Delle sue principali leve. Neanche fosse Josè Mourinho o Arrigo Sacchi, “il mago di Fusignano”.
Fresco di scudetto, l'allenatore è raccontato nel libro “Se vuoi provarci fallo fino in fondo- Claudio Ranieri storia di un vincente” di Malcom Pagani (Rizzoli). Un'opera completa sulla vita di questo talento del made in Italy che da noi, sulle prestigiose panche di casa nostra, non ha mai sfondato. I club italiani hanno sempre trovato il modo per non attribuirgli il reale valore. Come nel secondo anno (2008) alla guida della Juve. Malcom Pagani nel libro: “C'erano rapporti tumultuosi tra Ranieri e qualche giocatore (Trezeguet,Camoranesi) e soprattutto con «il signorino» francese, l'amministratore delegato della società Jean-Claude Blanc. Succedevano cose non esattamente corrette a quei tempi. Quando arrivavano i Christian Poulsen, che non eccitavano l'immaginario, e i tifosi protestavano, una vocina faceva filtrare bugie affilate come verità. Bugie verosimili, e per questo ancora più maligne: «Poulsen è arrivato perché Ranieri lo ha preferito a Xabi Alonso». Erano falsità o, come ebbe a dire un giorno Ranieri, «balle totali. Xabi è stato sempre uno dei miei calciatori preferiti. Ma io sono un dipendente. E non vado a lamentarmi in giro».
All'estero il Nostro ha invece sempre fatto le cose in grande, titolo francese con il Monaco, secondo posto con il Chelsea, poi il trionfo targato Midlands. «Il mio Leicester- racconta l'allenatore romano - è come Forrest Gump». Uno a cui la madre diceva che i miracoli «accadono tutti i giorni». Eccolo, il miracolo. «Una banda di sottovalutati, di derisi, di esclusi arrivati a toccare il cielo con un dito. Una banda di estrosi, di originali, di gente che vive come vuole, che raggiunge il campo di allenamento in treno, che non ha sposato una modella, che non conosce la dieta a zona, forse neanche il gioco a zona, che si sazia e fa festa intorno alla tavola mangiando come io non ho mai visto mangiare nessuno in vita mia». I boys di Ranieri, la sua squadra.
Fondato nel 1884 da un gruppo di studenti della Wyggeston School, il Leicester del bomber Jamie Vardy, in testa alla classifica fin dalle prime giornate, lo scorso primo maggio ha conquistato la Premier League con 3 turni d'anticipo, pareggiando all'Old Trafford (1-1) contro il Manchester United. È il primo titolo della sua storia. Una vittoria probabilmente irripetibile, nell'apoteosi della semplicità. «È il metodo Leicester- dice Ranieri. - Vincere provando a restare se stessi. Essere se stessi. Al miglior giocatore della Premier, votato dai calciatori stessi, cioè Riyad Mahrez, dicevano sempre la stessa cosa: “Fai il ballerino per caso? Hai le gambe troppo magre”. E allora Mahrez ha aspettato il proprio turno e poi ha danzato da Nureyev, tra le difese muscolari della Premier League. Niente palestre, niente pesi, solo incoscienza, talento e corsa». Corre Mahrez e corre l'altro che gli gioca accanto, Jamie Vardy. «Uno che dopo una vita divisa tra i turni nei capannoni a costruire sostegni ortopedici, gli hamburger mangiati in piedi accanto ai distributori di benzina e gli scarpini indossati in macchina nel parcheggio dello Stocksbridge, guardando la realtà dell'ottava serie dai vetri appannati della sua macchina di terza mano, ha avuto un contratto tra i professionisti a quasi trent'anni, e non vede alcuna ragione plausibile per fermarsi proprio adesso». Non la vedono neanche i tifosi. Che sono stati tutto l'anno in platea e adesso che del Leicester parla tutto il mondo cantano e non smettono. Cantano e vogliono restare qui, perché è qui che la storia dà torto e dà ragione. Cantano e vogliono cantare ancora. «Perché in città è arrivato un italiano con gli occhiali da professore e ha colto l'attimo».
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Molo - Brescia: 3/6 Vida Loca, 4/6 Andrea Damante
Che succede al Molo - Brescia dopo i primi weekend per l'estate "The summer is magic"'? Ovviamente si continua a ballare, con i migliori dj e grandi party.
Venerdì 3 giugno per Friday Format al Molo - Brescia l'evento è Vida Loca (nella foto). E' una serata che anima già da tempo tutto il Mediterraneo: dj d'eccellenza, un corpo di ballo di qualità assoluta e un mix di emozioni tutto da vivere a ritmo di pop, hit e sound latino, quello che fa ballare il mondo in questo periodo. Mentre si balla sul dancefloor, sui palchi del #Costez prendono vita show d'eccellenza. Vida Loca, riassumendo è un musical tutto da ballare. La festa, oltre che in tutta Italia, in questo periodo prende vita ogni venerdì d'inverno al Matis di Bologna, mentre il sabato gli artisti VL si sostano al Peter Pan di Riccione (RN). D'estate? Ecco Vida Loca alla Villa delle Rose e in tanti altri hot spot italiani e non solo.
Sabato 4 giugno invece al Molo - Brescia suona Andrea Damante. Noto anche a chi non frequenta le disco per le sue apparizioni in tv e non solo (Tronista ad Uomini e Donne, ha tra gli altri partecipato come 'tentatore' a Temptation Island, etc), Andrea Damante non è solo un personaggio mediatico. Oggi infatti è dj guest nei locali di tutta Italia. E prima, a lungo si è esibito come resident al Club Berfi's di Verona. Da tempo inoltre produce la sua musica con l'etichetta indipendente The Saifam Group e non solo. Andrea Damante ha lasciato l'università per amore della musica, che rimane il suo principale interesse insieme alla cucina. Nato a Gela il 9/3/1990, è cresciuto a Verona. Vive da solo dall'età di 19 anni, si definisce pignolo, preciso e testardo e tende a voler avere sempre tutto sotto controllo.
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Molo - Brescia
via Sorbanella 23 Brescia A4: Brescia Ovest
https://www.instagram.com/molo_brescia/
https://www.facebook.com/molo.brescia/
info: 333 210 5400
Ingresso con consumazione: 15 euro venerdì e sabato, 10 euro il giovedì
Sarà un'estate magica, tutta da vivere con gli amici con il sorriso sulle labbra, quella che è iniziata venerdì 13 e sabato 14 maggio al Molo di Brescia. Lo slogan è il titolo di una scanzonata hit anni '90 degli italianissimi Playahitty: The Summer is magic! In realtà, in inglese, si dovrebbe dire Summer is magic, senza the... ma chi se ne importa. Il ritmo è alto, fa finalmente e ci si può divertire.
Dopo un lungo periodo di stop dovuto al Covid e dopo una seconda parte di stagione di successo assoluto al Circus beatclub, infatti, lo staff del Molo dà vita ad una disco estiva che sarà aperta fino a settembre inoltrato per oltre 60 serate tutte da vivere. In città, senza fare chilometri e chilometri per poter ballare bene e/o bere qualcosa di nuovo in un grande e curato giardino.
Gran parte del Molo è stata appena rinnovata: l'impianto luci ed il grande ledwall, i banchi bar, i servizi... tutta la struttura è quindi perfetta per far passare serate da sogno ai ragazzi di Brescia e non solo.
Nel corso dell'estate al Molo si esibiranno artisti italiani ed internazionali che verranno annunciati via via nel corso della stagione, nomi davvero importanti... Ecco qualche anticipazione.
Il weekend del Molo - Brescia inizia ogni venerdì con Friday Format, una festa decisamente scatenata che propone i migliori party format in circolazione: ad esempio, spesso al Molo arriverà lo crew di Vida Loca, lo scatenato evento pop che mette sul palco un vero corpo di ballo ed ottimi dj come Tommy Luciani e Giulia Alberti. Non è tutto: ecco infatti appuntamenti come Random, 90 in Wonderland, TRL e tanti dj internazionali. Venerdì 13 maggio si parte con Off Beat, il venerdì del Circus, un appuntamento pieno di stile e musica.
Il sabato del Molo di Brescia sarà dedicato anche ai più giovani (dai 16 anni in su) e metterà in console, accanto ai resident, super dj come Botteghi, Stefano Pain e tanti altri. I sabati da ballare sono tanti, per fortuna, visto che si balla dal 14 maggio al 24 settembre.
Il 9 giugno 2022 inizia poi Frio, il party del giovedì sera del Molo, forse l'appuntamento più "up" della settimana. E' una festa dedicata a chi vuol iniziare il fine settimana con qualche ora d'anticipo e continuare a diversi anche dopo l'aperitivo o la cena in città con i propri amici. Si balla e ci si diverte, già dalle 21:30 e fino alle 02:30.
Ci saranno anche altri appuntamenti, soprattutto la domenica sera, ma intanto una cosa è sicura: al Molo di Brescia, durante l'estate 2022, si balla e lo si fa ai massimi livelli.
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Molo - Brescia, cosa si balla? 3/6 Vida Loca + 4/6 Andrea Damante
Che succede al Molo - Brescia dopo i primi weekend per l'estate "The summer is magic"'? Ovviamente si continua a ballare, con i migliori dj e grandi party.
Venerdì 3 giugno per Friday Format al Molo - Brescia l'evento è Vida Loca (nella foto). E' una serata che anima già da tempo tutto il Mediterraneo: dj d'eccellenza, un corpo di ballo di qualità assoluta e un mix di emozioni tutto da vivere a ritmo di pop, hit e sound latino, quello che fa ballare il mondo in questo periodo. Mentre si balla sul dancefloor, sui palchi del #Costez prendono vita show d'eccellenza. Vida Loca, riassumendo è un musical tutto da ballare. La festa, oltre che in tutta Italia, in questo periodo prende vita ogni venerdì d'inverno al Matis di Bologna, mentre il sabato gli artisti VL si sostano al Peter Pan di Riccione (RN). D'estate? Ecco Vida Loca alla Villa delle Rose e in tanti altri hot spot italiani e non solo.
Sabato 4 giugno invece al Molo - Brescia suona Andrea Damante. Noto anche a chi non frequenta le disco per le sue apparizioni in tv e non solo (Tronista ad Uomini e Donne, ha tra gli altri partecipato come 'tentatore' a Temptation Island, etc), Andrea Damante non è solo un personaggio mediatico. Oggi infatti è dj guest nei locali di tutta Italia. E prima, a lungo si è esibito come resident al Club Berfi's di Verona. Da tempo inoltre produce la sua musica con l'etichetta indipendente The Saifam Group e non solo. Andrea Damante ha lasciato l'università per amore della musica, che rimane il suo principale interesse insieme alla cucina. Nato a Gela il 9/3/1990, è cresciuto a Verona. Vive da solo dall'età di 19 anni, si definisce pignolo, preciso e testardo e tende a voler avere sempre tutto sotto controllo.
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Molo - Brescia
via Sorbanella 23 Brescia A4: Brescia Ovest
https://www.instagram.com/molo_brescia/
https://www.facebook.com/molo.brescia/
info: 333 210 5400
Ingresso con consumazione: 15 euro venerdì e sabato, 10 euro il giovedì
Sarà un'estate magica, tutta da vivere con gli amici con il sorriso sulle labbra, quella che è iniziata venerdì 13 e sabato 14 maggio al Molo di Brescia. Lo slogan è il titolo di una scanzonata hit anni '90 degli italianissimi Playahitty: The Summer is magic! In realtà, in inglese, si dovrebbe dire Summer is magic, senza the... ma chi se ne importa. Il ritmo è alto, fa finalmente e ci si può divertire.
Dopo un lungo periodo di stop dovuto al Covid e dopo una seconda parte di stagione di successo assoluto al Circus beatclub, infatti, lo staff del Molo dà vita ad una disco estiva che sarà aperta fino a settembre inoltrato per oltre 60 serate tutte da vivere. In città, senza fare chilometri e chilometri per poter ballare bene e/o bere qualcosa di nuovo in un grande e curato giardino.
Gran parte del Molo è stata appena rinnovata: l'impianto luci ed il grande ledwall, i banchi bar, i servizi... tutta la struttura è quindi perfetta per far passare serate da sogno ai ragazzi di Brescia e non solo.
Nel corso dell'estate al Molo si esibiranno artisti italiani ed internazionali che verranno annunciati via via nel corso della stagione, nomi davvero importanti... Ecco qualche anticipazione.
Il weekend del Molo - Brescia inizia ogni venerdì con Friday Format, una festa decisamente scatenata che propone i migliori party format in circolazione: ad esempio, spesso al Molo arriverà lo crew di Vida Loca, lo scatenato evento pop che mette sul palco un vero corpo di ballo ed ottimi dj come Tommy Luciani e Giulia Alberti. Non è tutto: ecco infatti appuntamenti come Random, 90 in Wonderland, TRL e tanti dj internazionali. Venerdì 13 maggio si parte con Off Beat, il venerdì del Circus, un appuntamento pieno di stile e musica.
Il sabato del Molo di Brescia sarà dedicato anche ai più giovani (dai 16 anni in su) e metterà in console, accanto ai resident, super dj come Botteghi, Stefano Pain e tanti altri. I sabati da ballare sono tanti, per fortuna, visto che si balla dal 14 maggio al 24 settembre.
Il 9 giugno 2022 inizia poi Frio, il party del giovedì sera del Molo, forse l'appuntamento più "up" della settimana. E' una festa dedicata a chi vuol iniziare il fine settimana con qualche ora d'anticipo e continuare a diversi anche dopo l'aperitivo o la cena in città con i propri amici. Si balla e ci si diverte, già dalle 21:30 e fino alle 02:30.
Ci saranno anche altri appuntamenti, soprattutto la domenica sera, ma intanto una cosa è sicura: al Molo di Brescia, durante l'estate 2022, si balla e lo si fa ai massimi livelli.
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Molo - Brescia, cosa si balla? Il 3/6 Vida Loca ed il 4/6 Andrea Damante
Che succede al Molo - Brescia dopo i primi weekend per l'estate "The summer is magic"'? Ovviamente si continua a ballare, con i migliori dj e grandi party.
Venerdì 3 giugno per Friday Format al Molo - Brescia l'evento è Vida Loca (nella foto). E' una serata che anima già da tempo tutto il Mediterraneo: dj d'eccellenza, un corpo di ballo di qualità assoluta e un mix di emozioni tutto da vivere a ritmo di pop, hit e sound latino, quello che fa ballare il mondo in questo periodo. Mentre si balla sul dancefloor, sui palchi del #Costez prendono vita show d'eccellenza. Vida Loca, riassumendo è un musical tutto da ballare. La festa, oltre che in tutta Italia, in questo periodo prende vita ogni venerdì d'inverno al Matis di Bologna, mentre il sabato gli artisti VL si sostano al Peter Pan di Riccione (RN). D'estate? Ecco Vida Loca alla Villa delle Rose e in tanti altri hot spot italiani e non solo.
Sabato 4 giugno invece al Molo - Brescia suona Andrea Damante. Noto anche a chi non frequenta le disco per le sue apparizioni in tv e non solo (Tronista ad Uomini e Donne, ha tra gli altri partecipato come 'tentatore' a Temptation Island, etc), Andrea Damante non è solo un personaggio mediatico. Oggi infatti è dj guest nei locali di tutta Italia. E prima, a lungo si è esibito come resident al Club Berfi's di Verona. Da tempo inoltre produce la sua musica con l'etichetta indipendente The Saifam Group e non solo. Andrea Damante ha lasciato l'università per amore della musica, che rimane il suo principale interesse insieme alla cucina. Nato a Gela il 9/3/1990, è cresciuto a Verona. Vive da solo dall'età di 19 anni, si definisce pignolo, preciso e testardo e tende a voler avere sempre tutto sotto controllo.
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Molo - Brescia
via Sorbanella 23 Brescia A4: Brescia Ovest
https://www.instagram.com/molo_brescia/
https://www.facebook.com/molo.brescia/
info: 333 210 5400
Ingresso con consumazione: 15 euro venerdì e sabato, 10 euro il giovedì
Sarà un'estate magica, tutta da vivere con gli amici con il sorriso sulle labbra, quella che è iniziata venerdì 13 e sabato 14 maggio al Molo di Brescia. Lo slogan è il titolo di una scanzonata hit anni '90 degli italianissimi Playahitty: The Summer is magic! In realtà, in inglese, si dovrebbe dire Summer is magic, senza the... ma chi se ne importa. Il ritmo è alto, fa finalmente e ci si può divertire.
Dopo un lungo periodo di stop dovuto al Covid e dopo una seconda parte di stagione di successo assoluto al Circus beatclub, infatti, lo staff del Molo dà vita ad una disco estiva che sarà aperta fino a settembre inoltrato per oltre 60 serate tutte da vivere. In città, senza fare chilometri e chilometri per poter ballare bene e/o bere qualcosa di nuovo in un grande e curato giardino.
Gran parte del Molo è stata appena rinnovata: l'impianto luci ed il grande ledwall, i banchi bar, i servizi... tutta la struttura è quindi perfetta per far passare serate da sogno ai ragazzi di Brescia e non solo.
Nel corso dell'estate al Molo si esibiranno artisti italiani ed internazionali che verranno annunciati via via nel corso della stagione, nomi davvero importanti... Ecco qualche anticipazione.
Il weekend del Molo - Brescia inizia ogni venerdì con Friday Format, una festa decisamente scatenata che propone i migliori party format in circolazione: ad esempio, spesso al Molo arriverà lo crew di Vida Loca, lo scatenato evento pop che mette sul palco un vero corpo di ballo ed ottimi dj come Tommy Luciani e Giulia Alberti. Non è tutto: ecco infatti appuntamenti come Random, 90 in Wonderland, TRL e tanti dj internazionali. Venerdì 13 maggio si parte con Off Beat, il venerdì del Circus, un appuntamento pieno di stile e musica.
Il sabato del Molo di Brescia sarà dedicato anche ai più giovani (dai 16 anni in su) e metterà in console, accanto ai resident, super dj come Botteghi, Stefano Pain e tanti altri. I sabati da ballare sono tanti, per fortuna, visto che si balla dal 14 maggio al 24 settembre.
Il 9 giugno 2022 inizia poi Frio, il party del giovedì sera del Molo, forse l'appuntamento più "up" della settimana. E' una festa dedicata a chi vuol iniziare il fine settimana con qualche ora d'anticipo e continuare a diversi anche dopo l'aperitivo o la cena in città con i propri amici. Si balla e ci si diverte, già dalle 21:30 e fino alle 02:30.
Ci saranno anche altri appuntamenti, soprattutto la domenica sera, ma intanto una cosa è sicura: al Molo di Brescia, durante l'estate 2022, si balla e lo si fa ai massimi livelli.
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Architetti Brescia: studio d'architettura Burnazzi-Feltrin
Trovare uno studio come quello degli architetti Burnazzi-Feltrin, tra gli architetti Brescia, dove lavorano specialisti in disegni di interni che sappiano cogliere ogni sfaccettatura e desiderio per trasformarli in pura realtà è quasi impossibile. Tuttavia, tutti i locali interni ed esterni alle dimore valgono se l'originalità del proprietario dell'immobile si sente perfettamente in sintonia con la sua dimora. Gli Interior design Brescia e in generale i dipendenti dello studio d'architettura Burnazzi-Feltrin sono presenti. Allo stesso modo, gli interior design Brescia operano, su esempio dei diretti titolari e in tutta Italia. Lo studio di architettura Brescia e gli interior design studiano continuamente, i nuovi e migliori modi per perfezionare la relazione casa - proprietario.
Egli per avere la dimora che intrinsicamente sogna e a cui pensa, deve trovare l'architetto, tra i migliori dello studio di architettura Brescia, con cui riuscire a entrare in sintonia affinché ne realizzi i disegni. Questo é il caso dello studio di architettura Brescia. Gli architetti Brescia dipendenti dell'azienda architettura Burnazzi - Feltrin Architetti assomigliano a psicologi e analizzano i clienti. In un contesto simile, fantasia e realtà non sono concetti agli antipodi, divengono uguali per perseguire lo stesso risultato.
L'interior design Brescia Chi entra nella dimora nata da una simile logica, troverà spazi realizzati unicamente per assecondare la volontà del proprietario. Questo, dopo lo stress lavorativo delle quotidiane giornate, tornando a casa, la sentirà davvero sua.
Niente sarà più bello e rilassante dell'ambiente che lo circonda, perchè sarà proprio ciò che desiderava. Il sogno é diventato realtà. Trovare architetti e interior designer di questa elevatura, che capiscano l'idea del cliente nella complessità dei suoi sogni architettonici non é facile.
Studio di architettura Brescia
A Brescia Burnazzi Feltrin hanno realizzato uno degli studi più sensibili e percettivi tra tra gli architetti Brescia. Chi cerca ed espone le sue idee allo studio dei dottori Burnazzi Feltrin vedrà i suoi sogni diventare realtà. La coppia di architetti e il suo staff primeggiano in varie città italiane: Trento, Bolzano, Verona, Brescia, Bergamo, Treviso, Padova o Vicenza.
Architettura e interior design Brescia
La logica e il pensiero di ognuno di questi studi d'architettura Burnazzi-Feltrin risponde a un pensiero comune: "Ogni nostro progetto inizia con un sogno. Il vostro." Elisa Burnazzi e Davide Feltrin, compagni nella vita e architetti condividono entrambi un pensiero dell'indiano Toshiro Kawase, che nell'anno 1992 disse: "Solo il sogno più perfetto si avvicina alla realtà".
Il fine dei due architetti é di partire da un sogno, da un forte desiderio e concretizzarli.
Solo in questo modo ogni idea e gusto riescono, grazie a progetti unici e originali, a emozionare a diversificarsi, tenendo conto di tutti gli aspetti. Solo in questo modo e con la giusta concezione gli architetti Brescia riescono a capire profondamente i desideri dei clienti. La prima domanda a cui il cliente dovrà rispondere é ciò che realmente cerca. In ogni studio sono molteplici le richieste. Progetti di immobili nella loro struttura interna ed esterna.
Si lavora sia sulla costruzione pubblica, che privata, dalla ristrutturazione e restauro al nuovo progetto di più di uno spazio verde. Segnali, ogni tipo di allestimento artistico che comunichi un desiderio, un sogno. Da progetti minimali si passa a un equilibrio con altri più sofisticati. Tutto il materiale viene preso in considerazione per progettare anche l'allestimento con pezzi recuperati.
I titolari dell'azienda, Elisa Burnazzi, cresciuta a Rimini, da quando é nata, ma trentina d’adozione e Davide Feltrin, trentino, anche se ha lavorato in ogni luogo italiano sono empatici con i clienti, per cui progettano e realizzano opere diverse, uniche e sapientemente incastrate per lo stesso fine.
Fanno parte dello staff esperti nel settore, gli architetti Brescia sono perennemente alla ricerca di nuove idee, da qualsiasi parte provengano. Uno dei motti dell'azienda Elisa Burnazzi e Davide Feltrin é: "I vostri sogni, la nostra filosofia. Progettiamo per i nostri clienti e per le loro comunità."
Lo studio di architettura Burnazzi - Feltrin Architetti, grazie alle moderne e più efficaci tecnologie, accontenta il cliente più esigente. L'azienda, presente in tutto il territorio Italiano, si avvale anche delle tecniche di lavoro artigianali, lo studio di architettura Brescia tramanda da generazione in generazione ogni conoscenza ricevuta. Naturalmente é indispensabile che si parta dalle migliori materie prime.
I progetti vengono seguiti minuziosamente in ogni fase di produzione dagli architetti Brescia, dall'inizio alla fine, esperti e studiosi sui nuovi materiali e tecnologie, costantemente attenti che tutti i passaggi vengano rispettati. Inoltre il rispetto dell'ambiente, delle tradizioni migliorano sia l'ecologia che le vite delle persone.
La produzione realizzata dagli architetti a Brescia é totalmente sostenibile, si avvale del risparmio energetico e del riciclo. I materiali usati, specialmente all'interno, garantiscono il rispetto dell'ambiente e delle persone. Dopo avere ascoltato i sogni del cliente, gli saranno suggerite le idee migliori e più idonee a ogni esigenza.
Come esperti progettisti, gli architetti Brescia cercano le soluzioni più adatte a voi che varieranno nella loro originalità, in base alla funzione, all’estetica e all’emozione dello spazio da progettare e verranno prese in considerazione. L'azienda ha come primo intento fornire al cliente la comodità, l'utilità, l' efficienza e, contemporaneamente, oggetti straordinari. Tutto l'operato deve stupire, garantire benessere fisico. Ogni sentimento ed emozione si trasmetteranno a chi fa visita.
Le persone riusciranno così a interagire con il loro corpo e con l'interiorità del proprietario. In ogni epoca le strutture architettoniche ricordano, stimolano le emozioni e l'interiorità di ognuno si incontra con il corpo che la ospita così come con l'interior design Brescia.
"Un bravo architetto sa giocare con lo spazio e con la luce, fa cantare i materiali, vi accompagna in un viaggio durante il quale fate mille scoperte." In ogni studio degli architetti Elisa Burnazzi e Davide Feltrin si cerca di assecondare economicamente tutte le tasche dei clienti. Chi entra in azienda, si rende subito conto che tutte le considerazioni fatte, portano alla felicità del cliente. Ecco ciò che cerca lo studio di architettura Brescia.
Una favola che si realizza, un sogno che diventa realtà. Elisa Burnazzi e Davide Feltrin e tutti i loro dipendenti, oltre alle moderne tecnologie e ai migliori materiali, si avvalgono di qualche cosa che pochi considerano, il cuore. Diviene questo il modo in cui l'azienda si pubblicizza. Il cliente tocca con le proprie mani, respira il profumo che ogni mobile emana: l'amore con cui ogni studio di architetti a Brescia plasma la volontà del cliente.
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Blog in Rete: Giornalismo Costruttivo con Assunta Corbo
La comunicazione costruttiva in azienda come sui social
Il quarto appuntamento di Blog in Rete è stato l’ultimo che si è tenuto in presenza. Ti racconterò del progetto e di come si sta sviluppando in queste settimane di lock-down mondiale. Condividerò con te alcuni elementi preziosi, forniti dal nostro tutor d’eccezione, che potrai riutilizzare anche tu sia per valutare la qualità delle fonti delle tue letture ma anche per ispirarti per la comunicazione del tuo brand sui canali di riferimento. Hai mai sentito parlare del giornalismo costruttivo? Per me è stata un’attrazione fatale. Ti confesso che mi ha aperto gli occhi sul mondo dell’informazione restituendomi una consapevolezza da lettrice che non avrei mai immaginato. Ti presenterò, infine, Assunta Corbo che potrai incontrare tu stesso al prossimo SEO & Love del 3 Ottobre 2020 a Verona. Nel frattempo seguila sul suo blog.
Blog in rete: quarto incontro
La giornata formativa con Assunta Corbo è volata. Ricca di argomenti da approfondire è stata davvero di grande ispirazione. Seguo la giornalista e autrice da diverso tempo ma averla in aula come tutor è assolutamente un’altra cosa o meglio un’opportunità straordinaria da non farsi scappare. Giulia Bezzi, ideatrice del percorso Blog in Rete, al quale partecipo dallo scorso ottobre, non sbaglia un colpo. Chi decide di aprire un blog e non importa quale sia il focus dei contenuti divulgati si prende un impegno preciso con il suo pubblico o almeno così dovrebbe essere. Lo sa bene questo Giulia che con la sua SeoSpirito Società Benefit srl segue aziende anche multinazionali per tutto ciò che concerne la SEO e la strategia di content marketing. Ecco perché ha voluto inserire nel nostro percorso un tassello prezioso quanto etico qual è stato il contributo di Assunta. Gli ingredienti della giornata sono stati ben proposti e integrati per darci la possibilità di farli nostri e poterli inserire ognuna nel proprio progetto editoriale. Un equilibrio apprezzabile tra contenuti teorici e attività laboratoriali. Sono sicura che come è successo a noi potresti ascoltare Assunta per ora senza renderti conto del passare del tempo. In realtà l’esercizio che ci ha proposto per sviluppare le nostre capacità di ascolto, osservazione e story telling è consistito nell’intervistarci l’un l’altra adoperando lo strumento dell’intervista costruttiva. Non perdere su Lavoro con Stile e più precisamente all’interno della rubrica Appuntamento con il Talento la mia raffica di domande alla paziente Sabrina Lorenzoni. Perché ho scelto di intervistare proprio lei? Volevo fartela conoscere e condividere con te tantissimi spunti per una vita green, attenta e rispettosa del nostro corpo immerso nella natura. Ti ho già incuriosito? Allora sappi che non te ne pentirai.
Giornalismo costruttivo cos'è
Non voglio esprimermi con definizioni accademiche ma alcuni elementi per una tua valutazione dell’orientamento di cui ti sto parlando è opportuno che te li fornisca. Nato in Nord-Europa nel 2017 il nome di constructive journalism è stato cucito su misura da Cathrine Gyldensted, giornalista e Karen McIntyre, ricercatrice universitaria. Assunta ci racconta che è a loro che dobbiamo questa lente innovativa per leggere i fenomeni e gli avvenimenti che ci circondano. In Danimarca, di lì a poco, è nato il Constructive Institute, fondato dal giornalista Urlik Haagerup, che con il suo progetto si è preso l’impegno di formare i nuovi giornalisti costruttivi. Perché mi sono subito innamorata di questo nuovo modo di leggere gli eventi e raccontarli? Su dai ti dirò la verità. Il punto di partenza del giornalismo costruttivo è la psicologia positiva fondata dal prof. Martin Seligman nel 1998. Questa psicologia è proprio dappertutto starai pensando. La nostra tutor ci ha spiegato come possano cambiare le notizie se le condiamo con alcuni ingredienti preziosi: empatia, emozioni, sensibilità all’ascolto e ai bisogni dell’Altro. Come si riesce? I giornalisti che intendono scrivere storie con taglio costruttivo scelgono di evidenziare le emozioni costruttive della storia. Questo a mio avviso cambia davvero tutto. Ti consiglio di seguire Assunta sui social e di leggere i suoi contributi sul suo blog. Mai come in questo momento di smarrimento e paura generalizzata abbiamo bisogno di un modo di fare informazione etico, responsabile e affidabile. Chi è Assunta Corbo Probabilmente avrai letto chissà quanti suoi articoli sulla rete, seguito interviste o comprato i suoi libri. Un suo grande successo è il Diario della Gratitudine. Te lo avrò già consigliato davvero tantissime volte lo so ma non mi smetterò mai di farlo. Perché è scritto bene e con il cuore. Da psicologa credo nello strumento curativo e di crescita rappresentato dalla scrittura autobiografica e più specificamente da quella del diario. Assunta Corbo è una professionista della comunicazione, giornalista, autrice, edito per la casa editrice Do It Human per la quale ha deciso di fare da madrina e ambassador. Potersi formare con lei è stata una grande opportunità, abbracciarla e confrontarmi con lei un sogno. In attesa di poterla riascolta live agli eventi possiamo seguirla insieme e scoprire quali altre sorprese ci riserverà con il suo Constructive Network. In calendario per te tantissime dirette sulla Fanpage. È grazie al suo impegno e alla sua motivazione contagiosa se abbiamo anche noi qui in Italia un centro di ricerca all’avanguardia sul giornalismo costruttivo nato per sensibilizzare e diffondere i suoi principi tra gli addetti ai lavori. Presto sarà possibile formarsi! Ti ho già detto che puoi contribuire anche tu a tutto questo? Aderisci al manifesto del Constructive Network per una sensibilità rinnovata e differente alle notizie! Firma qui per riscrivere il futuro del mondo dell’informazione e se sei stanco di tanto sensazionalismo e poca sostanza. Questo articolo fa parte di “Bloginrete” de LeROSA, progetto di SeoSpirito Società Benefit srl, in collaborazione con &Love e Scoprirecosebelle, che ha come obiettivo primario ascoltare le donne, collaborare con tutti coloro che voglio rendere concrete le molteplici iniziative proposte e sorridere dei risultati ottenuti. È un progetto PER le donne, ma non precluso agli uomini, è aperto a chiunque voglia contribuire al benessere femminile e alla valorizzazione del territorio, in cui vivere meglio sotto tutti i punti di vista. Read the full article
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Dreamwalker. La ragazza che camminava nei sogni: intervista esclusiva a Mariachiara Cabrini
Lettrice accanita, bookblogger e scrittrice, Mariachiara Cabrini cura il blog L’arte dello scrivere… forse con il nickname di Weirde.
Molto conosciuta sulla rete, grazie alle sue recensioni di libri letti in lingua originale e non ancora pubblicati in italiano, e alle sue campagne mediatiche per portare in Italia i libri degli autori che più ama, ha una forte ammirazione per Jane Austen, adora le trame anticonvenzionali, i vampiri e i romanzi con eroine non bellissime, ma sorprendentemente in gamba.
Ha pubblicato Imprinting love (Zerocentoundici Editore, 2010), un rosa contemporaneo semi adolescenziale; La fiamma del destino (Lulu.com editore, 2011), un romanzo fantasy intrecciato col genere musical; I colori della nebbia (scritto assieme a Francesca Cani e pubblicato da Harlequin Mondadori, 2013), un romance storico; Le rocambolesche avventure di una lettrice compulsiva, un saggio ironico sulla figura del lettore; L’accomodatrice Lie for me (Lie4me Professione bugiarda edito da Harlequin Mondadori Elit, 2015 e ripubblicato col titolo L’accomodatrice, Pub.me, 2017), un divertente chick-lit e ora con Dreamwalker. La ragazza che camminava nei sogni si è gettata sul genere new adult di stampo dramatic paranormal.
La sua ultima fatica letteraria, infatti, tocca temi complessi e delicati, come la diversità, la violenza sulle donne, la droga, ma lo fa intrecciando realtà e fantasia per scoprire il vero valore dell’amore e dell’amicizia.
Per saperne di più, leggete l’intervista qui sotto!
Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…
Lettrice, introversa e sognatrice.
Mai senza?
Una borsa enorme, ma anche alla moda, dove riporre ogni ben di dio possibile, devo essere pronta per ogni evenienza. Porto con me libri, più paia di occhiali, da sole e non, salviette, fazzolettini, ombrellino, da bere. Le borse piccole non fanno per me. Se anche arrivasse l’Apocalisse zombie, io con la mia borsa sarei pronta.
Cosa le piace leggere?
Sono una lettrice onnivora. Leggo di tutto veramente. Ma i generi letterari che prediligo sono il fantasy, l’urban fantasy, il giallo, il romance storico o contemporaneo, il paranormal, lo steampunk e lo sci-fi. Il mio mito è Jane Austen, mentre tra le scrittrici contemporanee i miei pilastri sono Mary Balogh e Lois McMaster Bujold. Ma amo anche Jayne Krentz e Nora Roberts e Nalini Singh e molte altre. Adoro le trame anticonvenzionali, i vampiri e i romanzi con eroine non bellissime, ma sorprendentemente in gamba. Odio gli zombie.
Se dovesse esprimere tre desideri?
Avrei almeno quattro serie di libri che ho letto in inglese che vorrei vedere pubblicate in italiano in modo che anche i lettori che non possono leggerle in lingua originale possano conoscerle. Ne nomino solo tre: La Sharing knife serie di Lois McMaster Bujold, La Psy-Changeling series di Nalini Singh e la serie Ghostwalkers di Christine Feehan.
La sua vita in un tweet?
Lavoro a uno sportello pubblico, leggo tanto e scrivo storie fantastiche, il tutto con ironia.
Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?
Dreamwalker la ragazza che camminava nei sogni è stata una mia sfida che spero di aver vinto. Chi ha letto gli altri miei romanzi Imprinting love e L’accomodatrice lie for me, sa che il mio stile tende molto all’ironico e mi piace prendere in giro la realtà. Lavoro a uno sportello pubblico e vedo e sento cose incredibili, ma del tutto vere. La gente ti sorprende sempre. E mi regala molte ispirazioni. Se volete ridere vi consiglio di leggere il mio libro L’accomodatrice lie for me. Di solito la presento così: più astuta di una volpe, più creativa di un saltimbanco, più versatile di un abitino nero, più spericolata di uno stuntman e più sicura di sé di un marine pluridecorato: l’accomodatrice Alice Schiano con le sue bugie specializzate giungerà in tuo soccorso e risolverà i tuoi problemi con irreprensibile determinazione.
Dreamwalker è un romanzo più serio, anche se pur sempre abbastanza leggero. Un new adult, perché i protagonisti hanno 23 e 26 anni rispettivamente, ma è anche un libro con un pizzico di paranormal. Vi racconto la trama in poche righe: Diana ha perso cinque anni della sua vita. Vorrebbe che non fosse accaduto, ma non può cambiare il passato, né cancellare le cicatrici che le ha lasciato. Può solo ricominciare da capo. Costruirsi una nuova identità, trovare nuovi amici, un nuovo scopo, e nascondere a tutti il suo segreto. Nessuno potrebbe mai immaginare che dietro i suoi abiti sempre coordinati, la sua quieta determinazione nello studio e l’abilità di creare dolci squisiti, si celi una paura che stenta a tenere a bada. Nemmeno Sebastiano, l’assistente del corso di giapponese che Diana ha iniziato da poco a seguire. Quando la guarda, lui vede solo una ragazza attraente, con gli occhi grigi più belli che abbia mai visto, ma quando lei lo guarda vede ciò che sta cercando disperatamente di lasciarsi alle spalle. Vede un incubo che le impedisce di dormire, un dolore che l’ha cambiata per sempre e che non vuole mai più provare. Amare è un rischio che non vuole correre di nuovo, ma la scelta non è unicamente nelle sue mani, e osare potrebbe permetterle di raggiungere un traguardo che non aveva mai neppure osato sognare.
Consiglio questo libro a chi ama le storie d’amore, perché Sebastiano è qualcuno di cui non ci si può non innamorare. A chi ama le protagoniste coraggiose che non si arrendono mai. A chi ama il mistero, perché c’è anche quello. E chi ama lo sport e la cucina, perché queste due passioni salveranno letteralmente la vita di Diana, in un momento molto buio per lei. Può un sogno diventare la tua realtà? E se poi un giorno si trasformasse in un incubo, cosa faresti?
Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?
In parte, di più nei miei due libri precedenti. In questo caso tutto è frutto della mia fantasia, Ciò che più è stato preso dal reale è la stanza di Diana e i libri della sua libreria che sono i miei libri, con le mie personali note a margine. E le ricette che cucina, che ho inventato di sana pianta e sperimentato nella mia cucina. Mi son sentita un sacco Benedetta Parodi in certi momenti…
Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Da lettrice cerco delle cose precise in un libro. In primis voglio delle storie strane innovative, qualcosa di inaspettato, ma di non troppo complicato. Mi piacciono la chiarezza e la semplicità e un certo grado di realtà. Purtroppo mescolare realtà e fantasia e magari anche paranormal, che è un genere che adoro, non è semplice. Ma cerco comunque di mettere tutto questo nei miei libri. Il risultato è sempre un mix strano, ma spero affascinante. Per controllare la mia tendenza a strafare e ad esagerare con la fantasia e non perdere contatto con la realtà di solito scelgo ambientazioni italiane, reali, che conosco bene. Stavolta per Dreamwalker ho scelto un’ambientazione a me molto familiare, la città di Verona, dove ho frequentato l’Università, la stessa che frequenta Diana nel libro. Per immedesimarmi meglio nei personaggi e nella storia. Le stanze di Diana sia nella casa dei suoi genitori che nell’appartamento vicino all’Università rispecchiano molto la mia stanza E anche questo per non lasciare sfuggire dalla finestra il realismo, che nel romanzo ho intercalato con il sogno. Fino quasi alla fine del libro il lettore si chiede quale sia il sogno e quale sia la realtà insieme a Diana, perché lo volevo coinvolto nei suoi stessi problemi di percezione e pronto a tifare per lei. Ma non volevo creare un’ambientazione troppo onirica, semmai dei sogni realistici.
Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?
Dreamwalker è una storia d’amore, ma anche di rinascita, coraggio, paura, sfida e speranza. Conosciamo Diana in un brutto periodo della sua vita, quello in cui ha veramente toccato il fondo. Ha fatto molti sbagli, ha commesso molte azioni deprecabili e tutte per sopravvivere e per punirsi e per anestetizzare i sensi di colpa che la tormentano. Sono la somma di cinque anni che vuole cancellare, ma ancora così tangibili da portarne addosso le cicatrici e le sofferenze. La sua è una storia in bilico tra sogno e realtà, tra quello che le distingue e quello a cui ci aggrappiamo quando è il momento di scegliere. È una storia di accettazione: di noi stessi, del nostro passato e dei nostri errori. Ma anche delle scelte degli altri e di quello che queste comportano. È una storia che parla di ciò a cui ci appoggiamo quando ne abbiamo bisogno e di ciò in cui scegliamo di credere – perché alla fine quella scelta è solo nostra. E la speranza e la felicità esistono sempre, anche negli angoli più bui nei quali sono nascoste.
È già al lavoro su un nuovo libro?
Sì, su molti. Purtroppo quando inizio un progetto mi vengono mille altre idee e quindi mi ritrovo almeno per un certo periodo a lavorare su diversi fronti contemporaneamente. Al momento sto lavorando a un progetto molto divertente a quattro mani con una mia amica, poi al seguito di L’accomodatrice Lie for me, a due racconti e ho in testa una bozza di idea per un thriller.
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Verona, la rassegna “L’altro Teatro” al Camploy
Verona, la rassegna “L’altro Teatro” al Camploy. Narrazione, letteratura, poesia, stand up comedy e danza, 14 spettacoli imperdibili con grandi artisti che affrontano tematiche e linguaggi del contemporaneo. Dal 23 novembre ritorna al Teatro Camploy "L'Altro Teatro", rassegna realizzata dal Comune di Verona Assessorato alla Cultura in collaborazione con il Circuito Multidisciplinare Arteven. Ad inaugurare la stagione "Le opere complete di Shakespeare in 90'" di Khora Teatro, a cui seguirà un programma imperdibile con attori e danzatori di diverse generazioni, che si alterneranno sul palco nel segno della contrapposizione tra Vero e Falso in nove rappresentazioni teatrali e cinque di danza. La presentazione della rassegna si è svolta ieri mattina in sala Arazzi. Sono intervenuti l'Assessora alla Cultura Marta Ugolini, il direttore artistico Carlo Mangolini e il direttore di Arteven Pierluca Donin. «Il Teatro Camploy è l'unico teatro pubblico comunale al chiuso di Verona – ha sottolineato l'assessora Ugolini -. Con la sua stagione invernale va a completare e complementare l'offerta culturale, attingendo ai segni e alle espressioni della contemporaneità. Lo fa con una scelta che vuole essere anche espressione di questa Amministrazione, riflettendo i valori di apertura alla diversità, all'incisività e alla curiosità verso quello che è nuovo e diverso. Lo fa con un programma coraggioso, dal punto di vista dei contenuti, e artisticamente elevato. Ringrazio il nostro direttore artistico Carlo Mangolini e Arteven, perché senza il loro contributo artistico-organizzativo la rassegna non sarebbe possibile. Inoltre va sottolineato l'aspetto economico, rendendo accessibili a tutti i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti». «Il Camploy per tutti noi è lo spazio del contemporaneo, per come è costruito e per la vicinanza all'Università – ha detto il direttore Mangolini -. Da qui la volontà di costruire sempre più un ponte verso un pubblico giovane, muovendo il pensiero e la riflessione». «Si tratta di una rassegna costruita pezzo per pezzo, con grande partecipazione da parte di Comune e delle realtà coinvolte – ha affermato il direttore di Arteven Donin -. È frutto di un grande lavoro, un grande progetto che riparte con una selezione di spettacoli nel contesto del teatro Camploy, non con l'obiettivo di cercare consenso, ma muovere le coscienze con le parole rispetto ad un sistema social, che c'è e del quale teniamo conto, ma noi lo facciamo con un fortissimo artigianato umano». Teatro. Si va dai cine-televisivi Lino Guanciale, con Europeana, e Filippo Nigro con Every Brilliant Thing, a compagnie cult della ricerca teatrale come Babilonia Teatri, in Giulio Meets Ramy Ramy Meets Giulio, e Carrozzeria Orfeo in Miracoli Metropolitani. Da sottolineare la presenza di artisti di primo piano come Ascanio Celestini, in Museo Pasolini, Daniel Pennac, in Dal Sogno Alla Scena, Mariangela Gualtieri, in Cattura Del Soffio e Francesco De Carlo in Limbo. Danza. Obiettivo degli spettacoli traslare la contrapposizione "Vero/ Falso" in quella "Passato/Presente" immaginandosi cinque nuovi classici che portano nel XXI secolo Shakespeare (i suoi due testi più noti Amleto e Romeo e Giulietta), la "Sagra della primavera" di Stravinskij e i due miti del '900 Pierpaolo Pasolini e Pina Bausch. Le corografie sono firmate da: Michela Lucenti (Hamlet Puppet), Roberto Zappalà (Romeo e Giulietta 1.1), Carlo Massari (Right), Laura Corradi (Vita morte e miracoli) e Chiara Frigo (Miss lala al Circo Fernando).... Read the full article
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Ciao ragazzi e bentornati nel mio blog!
Questa volta zaino in spalla ché si parte: direzione Verona! Un weekend, questo passato, dedicato alla scoperta della città che ha fatto da sfondo alla tragica vicenda shakespeariana “Romeo e Giulietta”.
La mia avventura inizia esattamente alla stazione di Porta Nuova, che prende il nome dall’omonima porta che si incontra avvicinandosi verso il centro della città. La stazione pullula di autobus del trasporto pubblico ATV Verona, ma le linee che mi interessano sono la numero 11, 12 e 13, che stazionano lungo il “marciapiede A” nella piazza fuori dalla stazione. In 10 minuti mi conducono a Piazza Bra’, dove si erge, ferma, l’Arena (vedi foto), sede dal 1913 del noto Festival lirico areniano, inaugurato quello stesso anno con Aida di Giuseppe Verdi.
Nel mio immaginario l’Arena si raffigurava grande quanto il monumento più noto della mia città, il Colosseo. In realtà vengo a scoprire che è il quarto anfiteatro più grande d’Italia dopo quello, appunto, di Roma, di Milano e di Capua. Il suo asse maggiore misura 152,43 m e il minore 123,23 m. Visito l’Arena dall’interno e sogno di assistere ad un concerto lì dentro un giorno, l’acustica della sua struttura mi incuriosisce molto.
Una volta fuori passeggio per Piazza Bra’, che accoglie decine e decine di stand con prodotti artigianali tipici locali e anche regionali d’Italia.
Mi colpisce la fontana (vedi foto) che abbellisce i tre giardinetti centrali, circondati da un lato da Palazzo Barbieri, sede del Municipio, e dall’altro dalla Gran Guardia, inizialmente deposito per le munizioni e oggi sede per congressi e mostre;
e la statua in bronzo di Vittorio Emanuele II, realizzata poco dopo la sua morte (vedi foto).
Proseguo il mio giro lungo il listón (vedi foto), ovvero la pavimentazione in marmo che affianca il lato della piazza, su cui si affacciano bar e ristoranti. Alle mie spalle lascio, così, i portoni della Bra’ (vedi foto)
e mi avvio verso via Mazzini, ovvero il corso, la via più nota in città per lo shopping (vedi foto).
La via conduce direttamente alla mia piazza preferita veronese: Piazza delle Erbe, la più antica della città, sede di un grande mercato. La piazza presenta uno stile medievale alternato al romano, poiché in passato fu sede dell’antico foro.
Nascosti tra le bancarelle del mercato è possibile, inoltre, ammirare la colonna del mercato (vedi foto);
la cinquecentesca berlina, dove avveniva l’investitura dei pubblici funzionari (vedi foto);
la fontana di Madonna Verona (vedi foto);
e la colonna di San Marco con alle spalle palazzo Maffei, affiancato dalla torre del Gardello (vedi foto).
Da questa meravigliosa piazza, inoltre, è visibile la Torre dei Lamberti (che potete vedere nel video), alta 84 metri, la cui vetta è visitabile dopo aver percorso 285 scalini o, in alternativa, prendendo un ascensore (dal video potete immaginare quale opzione abbia scelto!!) La vista dall’alto è imperdibile! La città è coperta da infiniti tetti rossi e si scorge persino il corso dell’Adige che attraversa la città.
Proseguo poi per via della Costa, passando sotto l’arco della Costa, chiamato così per via dell��osso di cetaceo che vi è appeso (vedi foto);
in direzione della piazza dei Signori, nota anche come Piazza Dante, per la statua del sommo poeta che si staglia pensante al centro (vedi foto):
Intraprendo, così, via Santa Maria in Chiavica, in cui si trovano le arche Scaligere (vedi foto), ovvero il sepolcreto della famiglia della Scala, tra cui figura Cangrande, il Signore di Verona, a cavallo.
A questo punto mi trovo al bivio con Vicolo Cavalletto sulla sinistra e via Arche Scaligere sulla destra. Quale strada intraprendere? Dal punto in cui mi trovo riesco a scorgere la famosa casa di Romeo che si affaccia su via Arche Scaligere e decido quindi di orientare il mio percorso da quella parte.
L’edificio che osservo fu costruito nel XIII secolo ed appartenne realmente alla famiglia Montecchi. Avvicinandomi noto che l’ingresso costituisce l’entrata di una taverna chiamata “Osteria al Duca” (vedi foto), guardo l’orologio, è ora di pranzo. L’occasione sembra perfetta.
In questo post non vi racconterò dei piatti assaggiati in questa osteria tipica di Verona, ma sappiate che la mia pancia e il mio palato ne sono stati deliziati.
A questo punto decido di riprendere il cammino nella direzione opposta e di proseguire per Vicolo Cavalletto, da cui mi ero momentaneamente allontanata poco prima. Incrocio, così, corso Sant’Anastasia e proseguo in direzione dell'omonima chiesa. Continuo poi la passeggiata per via Duomo e arrivo direttamente al Duomo della città, sede della diocesi.
Da lì proseguo per Vicolo Sabbionaia ed arrivo al Ponte Pietra (nel video erroneamente chiamato Ponte Scaligero, di cui parlerò qui di seguito) che mi conduce oltre l’Adige sino al Teatro Romano (vedi foto), sede, questo, di numerose rappresentazioni delle maggiori opere di Shakespeare.
La città si percorre facilmente a piedi ed in bicicletta e si presta per lunghe e piacevoli passeggiate. Mi godo le ultime luci della giornata seduta sui gradoni del Teatro. Soffia un vento tiepido e piacevole. La serata si prospetta favorevole.
Torno, così, indietro verso piazza Erbe e decido di terminare la visita della giornata percorrendo via Cappello, per mi avvicinarmi alla tanto attesa Casa di Giulietta. Questa prende vita in uno degli edifici realmente appartenuti alla famiglia Cappelletti (Capuleti nella tragedia di Shakespeare), in cui vi fa mostra il celebre balcone su cui si sarebbe arrampicato Romeo (vedi video), ricostruito intorno agli anni Quaranta del Novecento dall’immaginazione dello storico Antonio Avena. Il luogo oggi è diventato attrazione principale per chi visita la città ed è rappresentativo dell’amore in ogni sua forma (dalla sentimentale alla, ahimè, commerciale). Fanno sfoggio centinaia di lucchetti colorati con incise le iniziali di giovani coppie e lettere e post-it con dolci pensieri. Ammetto di aver lasciato scherzosamente traccia del mio passaggio anche io.
Dal cortile, inoltre, vi è l’accesso alla casa di Giulietta, anche questa frutto di una ricostruzione. Si accede, così, alle sue stanze e al balcone su cui si narra si fosse affacciata la giovane fanciulla (vedi foto):
La mattina seguente ritorno al centro storico e percorro via Roma, una delle vie che si ramificano da Piazza Bra’, che mi conduce al castello di Verona, conosciuto con il nome di Castelvecchio (vedi foto), il cui rinomato ponte (ponte Scaligero, sopra menzionato) collega all’altra parte della città. Il ponte presenta una costruzione in cotto, che è stata distrutta durante la seconda guerra mondiale e riedificata negli anni Cinquanta.
Percorro il ponte e, una volta giunta dall’altra parte, noto che è possibile avvicinarsi alla riva dell’Adige (vedi foto). Decido di scendere. Il fiume scorre quieto questa mattina.
Torno indietro verso il castello e intraprendo regaste (l’argine) San Zeno, attraverso cui si giunge all’omonima Basilica (San Zeno Maggiore, vedi foto), risalente al Duecento d.C, che prende il nome dal patrono della città.
Visito il suo interno e ne rimango incantata. La basilica presenta una pianta a croce latina. Passando per una larga scalinata, inoltre, è possibile accedere alla cripta, chiusa da una cancellata del 1400.
Nel pomeriggio continuo la visita e decido di perdermi tra i vicoli di questa meravigliosa città. Il termine del mio soggiorno si avvicina e torno a casa arricchita di questa nuova esperienza.
In tutto questo, però, che ne è stato del mio immancabile tour culinario?
Nel prossimo appuntamento vi mostrerò una tipica ricetta veronese assaggiata in quella deliziosa taverna che vi ho menzionato sopra. Il mio stomaco sta già brontolando al pensiero!
Vi abbraccio e a presto cari lettori,
JeMMa.
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Giuseppe Flangini - La rivincita del sentimento
Giuseppe Flangini (Verona, 12 ottobre 1898 – Verona, agosto 1961) è stato un pittore italiano, un artista capace di rivelare un percorso pittorico originale e raffinato.
Flangini è stato infatti un appartato e solitario cantore delle atmosfere padane e nordiche e ha saputo costruire un mondo di raffinata bellezza e di pudica e malinconica nostalgia.
" I colori delle sue tele - scrive Francesca Zaltieri - narrano invero sia la generale atmosfera di un clima esistenziale sia lo specifico sentimento dell’uomo, di un uomo smarrito di fronte ad un epoca di cambiamenti e di trasformazioni. Eppure i paesaggi che quest’uomo realizza sono sereni, densi solo della purezza di segni, espressione di un incanto, di una delicata suggestione di fronte ad una natura contemplata e costantemente riscoperta sotto i diversi cieli d’Europa. È dunque con viva emozione che scrivo queste righe, giacché nelle immagini dell’autore, nei suoi paesaggi scarni e lontani da ogni retorica, emerge una poesia alta e intensa, un’autenticità rara. Mi sono chiesta se si può quindi definire Flangini un «poeta pittore»? se osserviamo come riesce a modellare sulla tela o sulla carta i sentimenti ispirati dall’amore per la natura, dall’osservazione di una umanità trasognata e affaticata, che solo lui riesce a cogliere nella giusta dimensione tra sogno e realtà, scopriremo quanto davvero il suo linguaggio sia personalissimo e pieno di fascino, caratterizzato da una soggettività che consente al destinatario molteplici e stimolanti letture. Il che appartiene, appunto, anche alla poesia.(...)"
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Villafranca-Como: per trasformare il sogno in realtà
Villafranca-Como: per trasformare il sogno in realtà
Anticipo pasquale nel piccolo impianto di Villafranca Veronese, località conosciuta per la vicinanza a Verona, il suo Castello Scaligero e l’aeroporto Catullo, tra la locale squadra e la nobile decaduta Como.
È serie D, siamo alla terzultima partita di campionato ed i punti sono molto pesanti. Per i lariani, che sono a +2 dal Mantova, il massimo punteggio è d’obbligo; per i veronesi invece i…
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SAN BENEDETTO – “Cosmo-Polis 2” è il titolo della mostra delle opere di Gianni Sevini che si apre domani sabato 23 marzo alla Palazzina Azzurra (inaugurazione alle ore 17).
“Con questa mostra – scrive Vittorio Spampinato – Gianni Sevini ci rinnova le sue visioni del cosmo e l’indagine originale delle strutture in equilibrio del firmamento mediante le spettacolarizzazione dell’immagine e l’intensità del segno. Un nuovo appuntamento, con lo sguardo attento di chi nell’arte esprime concetti tecnici e cromatici narrativi di una realtà ai limiti tra il sogno e la scienza. Gianni Sevini così, nocchiero della nostra navicella spaziale verso l’ignoto, al limite dell’universo conosciuto e anche oltre, ci suggestiona nuovamente con maestose tele che racchiudono i colori e le nomenclature degli spazi incontaminati e silenziosi vicini e lontani.
Luoghi sconosciuti da cui la vita proviene, da cui tutti noi proveniamo, ignari e solitari per intraprendere il nostro breve viaggio terreno confuso tra Spirito e Materia, in una concezione del “Bello” ben nota all’artista, ma ahinoi, a volte disperso fra le superflue fatiche di un quotidiano banale ed evanescente.Così l’artista riesce a ricongiungere il nostro ormai dimenticato senso di appartenenza alla nostra Madre Celeste per riportarci a Casa, consapevoli finalmente che forse il nostro “passaggio” esperienziale e faticoso, possa riscattarci nella sublimazione delle bellezze dell’Universo”.
Gianni Sevini nasce a Crevalcore (BO) nel 1943, vive e dipinge a Castello d’Argile (BO). Fra i suoi percorsi espositivi, iniziati con la prima mostra presso la galleria “Il Ventaglio” di Udine nel 1972, mostre personali presso istituzioni pubbliche e private: Istituto Italiano di Cultura – Vienna; Pinacoteca Civica – Cento (Ferrara); Arte Fiera – Bologna; Miarte – Milano; Vicenza Arte; Stern Galerie – Kriens (Svizzera); Galleria Guelfi – Verona; Sala Rosa – Budrio (Bologna); ed altri.
La mostra resterà aperta fino al 17 aprile con orario 10-13 e 16-19 (da domenica 31 marzo 10-13 e 17-20. Chiuso il lunedì.
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Alla Normale, gli esami d' ammissione si tenevano in pubblico. Di fronte a un candidato impreparato, Gentile si alzò e disse: "È forse Severino, il raccomandato dai preti? Bocciatelo!". Mio fratello era in aula: "No, Severino sono io". Il filosofo tornò a sedere e mio fratello passò brillantemente l' esame nonostante lo avessero preso di mira».
31 dic 2018 16:56
SEVERINO MA GIUSTO - "LA FORMA PIÙ RIGOROSA DI FOLLIA OGGI È LA TECNOLOGIA CHE UCCIDERÀ LA DEMOCRAZIA, A PARTIRE DAGLI STATI PIÙ DEBOLI COME L' ITALIA” - IL FILOSOFO “ERETICO” EMANUELE SEVERINO RICORDA LA CONDANNA DEL SANT'UFFIZIO: "LA PROCEDURA FU LA STESSA DI GALILEO MA MI ACCOLSERO CON IL TÈ E I PASTICCINI" – QUELLA VOLTA CHE A TEHERAN, DAVANTI AGLI AYATOLLAH, SOSTENNE CHE "IL CAPITALISMO E LA TECNOLOGIA SI SAREBBERO MANGIATI ANCHE L' ISLAM…"
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Pier Luigi Vercesi per il Corriere della Sera
Professor Emanuele Severino, "filosofo eretico", ci consenta la semplificazione per poterle porre la prima domanda: cosa si prova a subire una condanna dal Sant' Uffizio, come accadde a Galileo Galilei? Tra l' altro, proprio mentre gli studenti universitari, alla Cattolica di Milano, dove lei insegnava, alzavano le barricate?
«Cercavo di evitare che il mio discorso filosofico venisse confuso con le manifestazioni studentesche, anche perché Mario Capanna, il loro leader, aveva chiesto di laurearsi con me.
Le mie idee maturavano da tempo, fin da quando, in lavori precedenti, avevo sostenuto la possibilità che il Cristianesimo fosse un errore. Tutto precipitò nel '64, quando scrissi Ritornare a Parmenide , libro dal quale appariva evidente non solo che il Cristianesimo potesse essere follia, ma che lo era certamente».
Tesi sostenuta da un giovane studioso educato in ambienti cattolici.
«Due zii gesuiti e due zie suore in Sicilia, scuole dai gesuiti a Brescia, università a Pavia nel collegio cattolico Borromeo e un meraviglioso rapporto con monsignor Francesco Olgiati, numero due della Cattolica dopo padre Gemelli. Olgiati mi difese quando il Vaticano osteggiò i miei lavori precedenti limitandosi a suggerire: "Figliolo, non puoi sostituire le parole fede e Cristianesimo con altre più generiche?". Tenni duro: "Padre, sto proprio parlando di fede e Cristianesimo , come faccio a cambiarle?". Si impegnò personalmente per la pubblicazione e, per fortuna, era già morto quando scoppiò il "caso Parmenide"».
Venne convocato dal Sant' Uffizio. E messo alla berlina?
«Nonostante la procedura fosse la stessa subita da Galileo, sapevo che non mi avrebbero mandato al rogo. Anzi, mi ricevettero offrendomi tè e pasticcini. Non potevano far altro che condannarmi e il mio caso sarebbe finito negli Acta Apostolica, ma non mi sottrassi. Però uno dei giudici, il professor Enrico Nicoletti, abbandonò l' abito talare dopo aver approfondito le mie idee. Come professore ordinario non potevano licenziarmi, allora mi proposero di percepire lo stipendio senza insegnare.
Non accettai, perché sentivo forte la responsabilità nei confronti dei miei allievi. Passai all' università di Venezia, li portai con me e la vita tornò a scorrere».
Mi spiega, nel modo più semplice possibile, in cosa consiste la sua filosofia?
«Noi siamo Re che si credono Mendicanti.
Non metto in discussione solo il Cristianesimo, ma tutta la civiltà occidentale e la sua filosofia, secondo la quale noi veniamo dal nulla e finiamo nel nulla. Questa è l' essenza del nichilismo. No, ognuno di noi è un dio con la convinzione di essere contingenza, ombra di un sogno. L' uomo è una povera cosa: lo dice Pindaro, lo dicono Shakespeare e Leopardi, è il clima creato da Bertolt Brecht. In realtà siamo l' eterno apparire del destino. I nostri morti ci attendono come le stelle del cielo attendono che passino la notte e la nostra incapacità di vederle se non al buio. Siamo destinati a una Gioia più intensa di quella che le religioni e le sapienze di questo mondo promettono. Il mendicante è il nostro essere convinti, per esempio, che io stia farneticando, perché le cose reali sono questo mondo, l' Europa, l' Italia, i rapporti economici, giuridici, sessuali.
Mentre il fondo dell' uomo consiste nella sua permanenza assoluta. Con la morte noi superiamo lo stato di mendicità: la morte ci consente di oltrepassare il senso del nulla».
Lei è ateo?
«Anche per l' ateo le cose escono dal nulla e vanno nel nulla: l' amico di dio è un folle che crede di aver bisogno di un padrone, di un signore, di un creatore; l' ateo è un folle che crede di non averne bisogno, ma appartengono entrambi alla stessa anima. Il mio pensiero è al di là della follia».
Come l' ha spiegato alla sua famiglia cattolica, ai suoi zii?
«Gli zii preti e suore erano già morti. Quando negli anni 50 andai a trovare zio Sebastiano, che in Sicilia era un' eminenza, era già molto vecchio. Bussai al collegio dei gesuiti di Messina e mi accompagnarono da lui, su in terrazza. Riparato sotto un ombrellone, scrutava il mare. Mi abbracciò, mi chiese se stavamo tutti bene, poi cominciò a inveire contro Garibaldi. Mio padre era un ufficiale di carriera, ferito alla gola nella Prima guerra mondiale. Come mia madre, era cattolico ma non bigotto. Erano preoccupati che la mia coerenza mi rendesse dura la vita. Avevano già fatto la terribile esperienza di perdere un figlio. Mio fratello maggiore era studente alla Normale di Pisa quando lo costrinsero ad arruolarsi. Di giorno sparava, la notte preparava l' esame di Storia della letteratura italiana. Era sul fronte francese quando la morte se lo portò via. Ragazzo di ingegno non comune, ammirava Giovanni Gentile nonostante il loro primo incontro fosse stato traumatico. Zio Sebastiano vantava un' amicizia con il filosofo e probabilmente spese una parola per facilitargli l' accesso alla Scuola. Alla Normale, gli esami d' ammissione si tenevano in pubblico. Di fronte a un candidato impreparato, Gentile si alzò e disse: "È forse Severino, il raccomandato dai preti? Bocciatelo!". Mio fratello era in aula: "No, Severino sono io". Il filosofo tornò a sedere e mio fratello passò brillantemente l' esame nonostante lo avessero preso di mira».
Non le resero la vita dura, ma non ebbe neppure importanti cariche, o sbaglio?
«Non le ho mai volute: le presidenze portano via tempo. Quando ho accettato di tenere conferenze in giro per il mondo, a L' Avana, Teheran, Mosca, l' ho fatto per fare una gita con mia moglie. Quando seppe della mia partenza per Cuba, don Verzé mise in subbuglio tutto il San Raffaele perché trovassero una bottiglia speciale di vino da portare al suo amico Fidel Castro. A Teheran, davanti agli ayatollah, sostenni che il capitalismo e la tecnologia si sarebbero mangiati anche l' Islam. Non so se il traduttore abbia riportato pari pari il mio pensiero, comunque alla fine vennero a complimentarsi. Per il resto, la mia vita è trascorsa pensando, scrivendo e facendo il marito di mia moglie, di cui sono sempre stato molto innamorato. Mi consola che anche Socrate non si sia mosso da Atene, né Kant da Königsberg».
Però Hegel vide Napoleone passare sotto la finestra di casa sua. E lei, chi ha visto?
«Le truppe tedesche: entrare e uscire da Brescia. Dopo l' 8 settembre arrivarono baldanzosi. Sul viale qui davanti, oltre a loro non c' era un' anima, ma il comandante si sbracciò per salutare. Noi sfollammo sui Ronchi, le colline poco distanti dalla città. Un anno e mezzo dopo, da Verona giunse la colonna americana con i carri armati e i tedeschi vennero fatti letteralmente a pezzi. Ai Ronchi salì un soldato tedesco impaurito, venne verso di me e mi chiese dove poteva salvarsi. "Se vai su, tra un chilometro trovi i partigiani". Mi gettò tra le braccia il suo mitra e si mise a correre finché scomparve. Finita la guerra volevo lasciarmi velocemente alle spalle quella tragedia e così feci l' esame per saltare un anno di liceo. Tutto il dolore, tutta la disperazione si placarono un giorno, in bicicletta. Con gli amici avevamo conosciuto una ragazza, la più bella del liceo Arnaldo. Una sera andammo a chiamarla per fare un giro. Lei non aveva la bicicletta e dovette salire su una delle nostre. Scelse la mia. Il mio viso affondò nei suoi capelli, ne sentii il profumo. A 22 anni io e Esterina ci sposammo».
Una vita familiare felice, con due figli. Però ogni volta che scrive un libro rompe con qualcosa: il Cristianesimo, il capitalismo, la tecnologia
«La radice è sempre la stessa, non è che vada a colpire in ordine sparso. La forma più rigorosa di follia oggi è la tecnica: viviamo il tempo del passaggio dalla tradizione a questo nuovo dio. La globalizzazione autentica non è quella economica, è quella tecnica. Commettiamo l' errore di credere che capitalismo e tecnica siano la stessa cosa: no, hanno scopi diversi. Il capitalismo ambisce all' incremento infinito del profitto privato, la tecnica all' incremento infinito della capacità di realizzare scopi, ovvero della potenza. La tecnica ucciderà la democrazia, a partire dagli Stati più deboli come l' Italia. Tale processo poi investirà anche Usa, Russia e Cina. Gli Stati Uniti a un certo punto prevarranno, ma non in quanto nazione, bensì come gestori primari della potenza tecnologica. Ora fatichiamo a comprenderlo, perché ci troviamo in un tempo intermedio. Siamo come il trapezista che ha lasciato un attrezzo (la tradizione) e non si è ancora aggrappato all' altro (la tecnologia, il nuovo dio). Siamo sospesi nel vuoto e ci sembra di essere sperduti».
Ma è una previsione orwelliana!
«Prima o poi si riuscirà ad afferrare l' altro trapezio. E comunque anche la tecnologia è destinata a tramontare, affinché si compia il destino dell' uomo».
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