#Vene Chun
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Vene Las: Stormtrooper Warrior by Jade Gretz
Vene Las stood alone in the shadow of the Imperial outpost on Vespera Prime, her armor glinting under the eerie light of the planet's twin moons. She was a stormtrooper, a soldier molded in the relentless grind of the Empire’s training facilities, yet there was something different about her. With striking emerald eyes and a long cascade of dark hair, she cut a captivating figure in stark contrast to the cold, sterile environment surrounding her.
The base had been established to oversee the mining operations in the region, but lately, reports had filtered through the command channels of strange occurrences. Equipment malfunctioned, personnel went missing, and the eerie sounds of unidentifiable creatures echoed in the night. Vene had been assigned as part of a small detachment to investigate, a task she took on with steely resolve.
The night was heavy with fog, shrouding the outpost in an unsettling silence, broken only by the distant hum of machinery. As she patrolled the perimeter, her senses heightened. Her hand rested on the hilt of her blaster, ready for anything. A part of her had always felt more at home in the depths of shadows, a trait that had earned her respect among her fellow troopers. Yet, on this desolate planet, shadows felt alive, twisting and curling with a sentience that sent shivers down her spine.
The sun dipped below the horizon, plunging the outpost into darkness. As Vene made her rounds, she noticed something unusual: the vast array of surveillance equipment flickered with static, their screens shrouded in grainy blackness. She activated her comms, her voice steady. “This is Trooper Vene Las. I’m experiencing some issues with the surveillance systems. Anyone else seeing this?”
“Negative,” came the voice of Sergeant Tarkin, crackling through the static. “We’re all clear on our end. Keep your eyes open, Las. We can’t afford any slip-ups tonight.”
Her heart raced. Something was wrong. The oppressive silence bore down on her, and the feeling of being watched clawed at her mind. A sudden howl echoed through the trees, a sound so alien it sent a co …(see the rest of the story at deviantart.com/jadegretzAI). For more supergirl, chun li, batgirl, tifa, lara croft, wonder woman, rogue and much more, please visit my page at www.deviantart.com/jadegretzai - Thanks for your support :)
#ai#aiart#digitalart#jadegretz#fantasyart#fanart#beautifulgirl#aiartwork#aiartcommunity#aayla#stormtrooper#femalestormtrooper#starwarsart#scifi#ai art#digital art#jade gretz#fantasy art#fan art#beautiful girl#ai art work#female stormtrooper#star wars art
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'Kuleana' In Wide Release
‘Kuleana’ In Wide Release
Locally-originated motion picture Kuleanacan now be easily watched from the comfort of your own home with its release as a Blu Ray/DVD combo and as a Video on Demand selection. The Maui-centric feature film, the first in a decade to screen statewide in the theater chains, enjoyed an unprecedented seven-week, 13-theater run in Hawai‘i and Guam and also screened in over 40 cities across the US in…
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#Augie T#Branscombe Richmond#Brian Kohn#Get a Job#Guam Film Festival#Hawaii Film Critics Society#Kainoa Horcajo#Kealani Warner#Kristina Anapau#Kuleana#Kuleana-Maui#Marlene Sai#Maui Film Festival#mel cabang#Moronai Kanekoa#San Antonio Film Festival#Santa Cruz Film Festival#Sonya Balmores#Stefan Schaefer#Vene Chun#weeklynews
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[BLOG] Il massacro di Gwangju: ciò che dovreste leggere prima del 18 maggio “Noi ARMY dei BTS siamo molto entusiasti per questo comeback che si terrà il 18 maggio. Sicuramente sarà il più grande nella storia! Tuttavia, il 18 maggio, se vi trovate sui social media, specialmente su Twitter, dovreste prestare molta attenzione quando vedete random hashtag coreani, perché questo è un giorno tragico per il paese. È chiamato 5.18 민주화운동 (il massacro di Gwangju o la rivolta democratica del 18 maggio), che fu un movimento storico pro-democrazia (situato) nella città di Gwangju in Corea del Sud, dal 18 al 27 maggio 1980. È anche iscritto nel registro della memoria mondiale dell’UNESCO (N/B: programma dell’UNESCO con lo scopo di mantenere il ricordo di eventi tragici per evitare avvengano nuovamente). Sto condividendo la storia di questa giornata speciale in modo tale che i nostri ARMY internazionali possono avere un’idea di cosa solitamente succede in Corea il 18 maggio e suggerisco che provino ad evitare di utilizzare hashtag per le votazioni o (scrivere) Tweet inerenti al comeback dei BTS con gli hashtag coreani riguardanti questo evento, come ‘광주’ ‘광주민주화운동’ ‘518민주화운동’. Inoltre, è un archivio molto importante della città natale di J-Hope. Perciò, credo possiate capire un po’ di più su lui e i BTS in generale. Ne parlerò alla fine di questo post. La primavera del 1980 è chiamata ‘Primavera di Seoul’. Il 15 maggio, 150.000 persone, specialmente studenti universitari da tutta la Corea, si riunirono nella stazione di Seoul per protestare contro il governo, preso da un colpo di stato militare nel dicembre del 1979 in seguito all’assassinio del precedente presidente Park Chung-hee, che aveva governato la Corea per 18 anni. Tuttavia, la loro protesta non ebbe successo. Tra il 18 e il 23 maggio del 1980, centinaia di cittadini innocenti in Gwangju persero le loro vite combattendo per la democrazia. Durante questo periodo, i cittadini stavano protestando contro il governo di Chun Doo-hwan. Questo aveva praticamente isolato Gwangju, tagliando tutte le strade e le vie di comunicazione e aveva attaccato (i cittadini) mandando loro truppe del governo.
Per altre informazioni, per favore visitate l’archivio del 518: http://www.518archives.go.kr/eng/?PID=008 Per coloro che preferiscono guardare video, per favore controllate questo documentario con sottotitoli in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=z6ycdzF1Lso
Durante questo periodo, il governo coreano controllò i media in modo che nessuno al di fuori di Gwangju sapesse veramente cosa stava accadendo lì. Un gruppo di giornalisti si licenziò rivendicando la libertà di parola dopo aver fallito nel pubblicare gli spaventosi avvenimenti di Gwangju.
Poi, un coraggioso giornalista tedesco decise di intrufolarsi nella città. Jürgen Hinzpeter, che si trovava in Tokyo come corrispondente di ARD (N/B: principale gruppo radiotelevisivo pubblico tedesco), fu uno dei primi giornalisti stranieri a rivelare l’orrore di Gwangju al mondo. L’articolo del NY Times riguardante Hinzpeter: https://www.nytimes.com/2017/08/02/world/asia/south-korea-taxi-driver-film-gwangju.html Arirang News su Hinzpeter: https://www.youtube.com/watch?v=2wSm5ldNeLU Hinzpeter visitò due volte Gwangju in modo da riportare lo scenario e ricevette un notevole aiuto dai tassisti, soprattutto Kim. Nel 2017, la storia di Hinzpeter e del tassista fu resa in un film chiamato ‘A Taxi Driver’. https://www.youtube.com/watch?v=bB7z4Xn5oNA
Hinzpeter voleva incontrare Kim un’altra volta e guidare attraverso Gwangju insieme, ma non è riuscito a trovarlo ed è morto nel 2016 per cancro. Mentre stavo raccogliendo fonti per questo post, ho scoperto che il figlio di Kim e la moglie di Hinzpeter sono apparsi sul programma mattutino della KBS ieri (15 maggio 2018).
Il figlio di Kim ha affermato che, a differenza di quanto racconta il film, suo padre era ben cosciente della situazione presente a Gwangju e aveva interagito attivamente con i giornalisti. Per questo, portare Hinzpeter a Gwangju non fu un caso per il tassista visto che sapeva benissimo che cosa stava rischiando. Il padre di Kim morì poi nel 1984 all’età di 53 anni a causa del cancro.
(Fonte: https://news.sbs.co.kr/news/endPage.do?news_id=N1004758668)
(Descrizione foto: in alto il figlio del tassista Kim e in basso Hinzpeter e il tassista Kim)
Tuttavia alcuni ancora sostengono che il “Massacro di Gwangju” non fu un movimento pro-democrazia ma una rivolta armata, anche se la legge coreana stabilisce chiaramente che si è trattato di un movimento pro democrazia. Non si dovrebbe nemmeno mettere in dubbio che il “Massacro di Gwangju” sia stato un movimento storico e di importanza critica per la storia della democrazia coreana.
Quindi adesso che avete il background storico, parliamo del rapporto tra i BTS e il “Massacro di Gwangju”.
Se ascoltate “Ma City” dei BTS, sentirete J-Hope rappare dicendo “Radunatevi e componete tutti il (mio numero) 062-518”. 062 è il prefisso telefonico di Gwangju mentre 518 si riferisce al “Massacro di Gwangju” che ha avuto luogo il 18 maggio.
C’è un altro membro che ha onorato il “Massacro di Gwangju” attraverso la sua musica. Nel 2010, Suga, che allora era uno studente del secondo anno al liceo, ha scritto una canzone chiamata “518-062” come membro della crew D-Town prima del suo debutto. Ha inviato la canzone ad un concorso del festival di Gwangju ma ha fallito nel passare il primo round di selezione. Successivamente ha poi postato la traccia su Nate, un portale coreano, allegandoci il testo.
Video con i sottotitoli in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=mfim-5l_AQ4
Traduzione del post originale di Suga:
“Ho inviato questa traccia al festival della musica ‘Chung’ ospitato dalla città di Gwangju a maggio ma ho fallito nel passare il primo round ㅠㅠ
Sarebbe stato un peccato buttarla via quindi la sto postando sulla sezione video di Nate.
Questa è ‘518-062’ rappata da Nakshun hyungnim, il leader della D-TOWN, la crew hip-hop di Daegu, e prodotta dal producer Gloss di D-TOWN.
518-062 è un codice composto dal prefisso di Gwangju 062 e la data del “Massacro di Gwangju” ovvero 5-18.
‘cinque-uno-otto fino a zero sessantadue’ indica il movimento del 18 maggio a Gwangju. Ho scritto questa canzone per riportare a galla il ricordo di questo movimento.
518-062 potrebbe farvi venire in mente un codice postale. (Se non è così, mi scuso.)
Spero che la canzone ‘518-062’ diventi un codice postale e riesca a far arrivare alle persone il messaggio ‘non dimenticatevi di questo movimento’.
- Min Yoongi”
Spero che questo post e queste informazioni vi siano stati di aiuto per capire un po’ meglio la Corea e i BTS.
Sono davvero orgogliosa che i BTS siano artisti interessati e informati sui fatti che riguardano la società. Non si dimenticano mai delle loro origini e sanno come utilizzare la loro influenza per rendere migliore la comunità in cui viviamo.
L’anno scorso ho visitato Gwangju per la prima volta. È una città talmente bella. In quel periodo, la comunità locale stava tenendo un festival. Un gruppo di ballerini si sono esibiti in strada in ricordo del “Massacro di Gwangju”. Sono rimasta così sorpresa e quasi scioccata dal pubblico. Uomini, donne, bambini, giovani e vecchi erano tutti immersi nelle proprie emozioni. Un uomo anziano stava camminando per la strada e improvvisamente si è fermato sentendo la familiare canzone “임을 위한 ��진곡 (Una marcia per l’amata)”, la quale rappresenta un inno al movimento. L’uomo ha versato delle lacrime. Non mi scorderò mai di quel momento di cui sono stata testimone a Gwangju. Il “Massacro di Gwangju” scorre letteralmente nelle vene dei cittadini di Gwangju e c’è ancora un edificio in rovina dove si possono chiaramente vedere i buchi causati dalle pallottole.
È una lettura abbastanza lunga ma spero vi sia piaciuta. [...]
Ancora una volta, non sto scrivendo questo post per collegare i BTS a questo movimento. Preferisco precisarlo nuovamente ed essere estremamente cauta a riguardo :)
Grazie per aver letto il mio post!
@BTSARMY_Salon”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Clara, ©lynch) | ©BTSARMY_Salon
#bts#bangtan#bangtan boys#post#blog#gwangju#massacro di gwangju#18 maggio#traduzione ita#traduzione#ita#trad#trad ita
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KULEANA New Movie Review
KULEANA New Movie Review
Brian Kohne’s eagerly awaited Kuleana is a film island audiences deserve but might not be expecting. The only quality this has in common with Get a Job, Kohne’s goofball, debut 2011 indie comedy is a wealth of cameo appearances by local Maui celebrities and personalities. Otherwise, everything in Kohne’s sophomore effort is far more polished and serious-minded.
The film draws us in with two…
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#Adi Ell-ad#Anuhea Yagi#Augie T#Branscombe Richmond#Brian Kohne#Dan Hersey#Eric Gilliom#Hawaiian Noir#Hoku Pavao#Kahoolawe#Kristina Anapau#Kuleana#Marlene Sai#mel cabang#Moronai Kanekoa#Sonya Balmores#Stefan Schaefer#Steven Dascoulias#Tsune Watanabe#Vene Chun#Willie K
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La misteriosa origine del nome delle 33 vette delle Apuane
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La misteriosa origine del nome delle 33 vette delle Apuane
“Da essi monti si diramano vari contrafforti, che portano sui loro ciglioni acute prominenze ed una criniera dentellata e discoscesa tanto, che un uomo che non abbia le ali di Dedalo o di Gerione difficilmente può su quelle balze passeggiare. Essendo che simili creste, dove solo allignano piante alpine e annidiano aquile, sono fiancheggiate da profondi burroni pietrosi di color grigio, i quali si succedono gli uni appresso gli altri in direzione quasi uniforme, in guisa che visti dall’alto offrono all’immagine la figura di un mare tempestoso istantaneamente pietrificato”.
Nel 1883 lo storico e geografo Emanuele Repetti descriveva le Apuane con una similitudine fra le più belle ed espressive che siano mai state scritte su queste montagne, eppure di questi luoghi avevano scritto letterati sublimi come Dante, Ariosto e Boccaccio, tuttavia la definizione “di un mare in tempesta istantaneamente pietrificato”, rende chiara l’immagine e la natura delle Apuane.
“un mare in tempesta pietrificato” Borra Canala (Foto Paolo Marzi)
D’altronde le Apuane sono sempre state montagne quasi magiche, a partire proprio dal loro aspetto, dalla loro storia, dalle leggende e dalle “fole” che una volta si raccontavano la sera a “veglio“. Erano narrazioni che vedevano un intrecciarsi di vicende sacre e profane: diavoli, santi, streghi, buffardelli, “omini” selvatici, erano i protagonisti di queste leggende, trame che avevano radici antichissime e che si rifacevano a coloro che dettero il nome a queste antiche vette: gli Apuani. Erano loro gli antichi abitanti di questi monti, fieri, indomiti e cocciuti, proprio come sono oggi quelli che vivono da queste parti. La denominazione Alpi Apuane compare, forse, la prima volta nel 1804 al nuovo dipartimento del Regno italico: “L’aspetto frastagliato delle creste montuose, che ricordano quelle delle Dolomiti, e il biancheggiare quasi niveo dei detriti marmorei delle celebri cave, giustifica il nome di Alpi”. A proposito di nomi ci siamo mai chiesti il significato del toponimo delle trentatrè maggiori cime delle Apuane?
(Foto Paolo Marzi)
Chi è appassionato di passeggiate o scalate sarà salito su quelle cime decine e decine di volte… e fra sè e sè non si sarà mai chiesto… ma perchè il Monte Cavallo si chiama così?…e la Pania Secca?… e il Sagro? Una buona parte di questi nomi si rifà proprio a quelle leggende narrate al caldo di un camino, o anche alle millenarie tradizioni di popoli remoti, altre ancora alla conformazione del monte stesso…Proviamo allora, a fare un viaggio nel misterioso mondo dei loro toponimi.
Prima di cominciare però, se mi consentite vorrei chiedere il vostro aiuto, nonostante le mie varie ricerche non sono riuscito a dare un significato ed un perchè a tutti i nomi delle vette apuane, chiedo per questo la vostra assistenza per completare la definizione delle otto cime che mancano all’appello. L’elenco non sarà alfabetico, ma andremo per ordine di altezza, dalla cima più alta a quella più bassa.
Il Pisanino (foto di Emanuele Lotti)
Il Pisanino La vetta più alta di tutte le Apuane, che nome curioso…il rimando va subito alla città di Pisa…e così in effetti è. Eravamo ai tempi delle confederazioni etrusche e i centri urbani più ricchi come Pisa venivano regolarmente depredati. In una di queste scorribande il popolo spaventato per sfuggire alle persecuzioni scappò verso nord e uno di questi spaventati soldati arrivò fino in alta Garfagnana. Trovò rifugio presso un pastore che aveva il suo gregge su questo alto monte. Lo sventurato per paura però non rivelò mai il suo vero nome a nessuno e per gli abitanti del luogo era conosciuto semplicemente con l’appellativo di “Pisanino”, al momento della sua morte quel monte dove aveva trovato riparo prese il suo nomignolo. (Per saperne di più clicca qui: http://paolomarzi.blogspot.com/2014/05/una-leggenda-struggentela-leggenda-del.html)
Monte Cavallo L’etimologia del Monte Cavallo prende l’appellativo dalla sua conformazione, quattro sono le sue gobbe tondeggianti.
La Tambura
La Tambura Il geologo Carlo De Stefani nel 1881 così scriveva: “…la chiamano la Tambura o le Tambure, sebbene poi il nome di Tambura sia dato in special modo alla regione situata a nord del passo omonimo, comprendente anche il Monte Prispole, che, siccome dicevo, viene spesso chiamato, sebbene un poco impropriamente, Tambura. Si chiama Fosso Tambura il canale che scorre nella Valle di Arnetola e raccoglie le acque del versante est della Tambura e dalla Roccandagia e dalle pendici sud del Monte Fiocca e, probabilmente, il nome al fosso precede l’attribuzione del nome al monte”
La Pania della Croce
Pania della Croce La regina delle Apuane, conosciuta in antichità come “Pietrapana” , ovvero Monte degli Apuani. Agli inizi del 1800 si pensò però di fare di questa vetta l’altare delle Apuane. Dalla sua sommità si poteva ammirare, quasi toccare i tre elementi di vita terrena: acqua (il mare della Versilia), la terra (i monti garfagnini) e il cielo. Tale era la magnificenza che lassù ci si sentiva a stretto contatto con Dio e in segno di devozione fu eretta la sua prima croce che era in legno.(Per saperne di più clicca qui:http://paolomarzi.blogspot.com/2014/04/la-pania-della-crocee-la-problematica.html)
Monte Contrario Veramente bizzarro il nome di questo monte. Questo appellativo fu usato per la prima volta in un documento ufficiale nel 1899 da Axel Chun (noto industriale ed appassionato di montagna). Già così era comunque chiamato dai pastori locali, poichè tale denominazione ha origine dal fatto di essere inserito nella linea di spartiacque apuana con andamento diverso da quello delle altre montagne, ma, naturalmente, anche per l’aspetto completamente diverso che offre all’osservatore se visto dall’Orto di Donna o dalle valli massesi.
Pizzo d’Uccello (Foto Daniele Saisi)
Pizzo d’Uccello La presenza dei corvi che li nidificano e in passato la maestosa aquila reale che su quella cima aveva la sua casa gli attribuirono il nome
Monte Sumbra Molte leggende ci sono su questa montagna nella zona di Vagli, dove il Sumbra incombe con la sua imponente mole. Il nome a quanto pare deriva dall’aspetto di un animale accovacciato sulla sua ombra.
Monte Sagro I Liguri Apuani raccontavano che sulla cima vivesse un Dio pietoso elargitore di piogge, un monte sacro quindi, legato proprio al culto delle vette.
Monte Sella Il toponimo nasce dalla sua forma a schienale d’asino
Pizzo delle Saette Proprio lì, cadono tutti lì: lampi, fulmini e folgori. Sarà perchè il monte ha vene minerarie ferrose? Probabile.
Pania Secca (foto Paolo Marzi)
Pania Secca Verrà forse chiamata così per il suo aspetto brullo e spoglio? Ma anche altre montagne apuane hanno il solito aspetto..Infatti la sua storia, o meglio il perchè di questo nome affonda le radici nella tradizione popolare e racconta che Gesù venne a far visita ad un pastore che li abitava. Il Signore bisognoso d’acqua la chiese all’uomo che malamente gliela rifiutò. Il gesto richiamò la collera di Dio su quel luogo e quando le nubi si addensarono sul monte e cominciò a piovere ogni goccia che cadeva si trasformò in una pietra, rendendo il monte spoglio e arido così come oggi lo conosciamo.(Per saperne di più clicca qui: http://paolomarzi.blogspot.com/2014/07/la-leggenda-della-pania-seccavoluta.html)
Monte Corchia
Monte Corchia Per Corchia si può intendere conchiglia, riferito alla caratteristica del monte che vede il suo interno vuoto e dove esistono numerose cavità.
Monte Altissimo Il suo aspetto inganna, visto che altissimo non è, ma se visto dal mare la sua imponenza fa impressione.
Monte Croce Più che altro famoso per la fioritura delle giunchiglie, sulla sommità c’è una croce da tempo immemore.
Monte Freddone Nel suo nome c’è il suo perchè… Il luogo deve il suo appellativo all’ambiente umido di torbiera che lo contraddistingue.
Monte Borla Probabilmente dal greco bothros, che significa fosso, cavità, buca. Da l�� anche il nome Borra Canala, zona situata ai piedi delle Panie.
Monte Maggiore Visto da Carrara è il più grande, inevitabile che si chiamasse così
Monte Matanna Qui facciamo nuovamente riferimento alle antiche divinità apuane: Thana, era la dea della luce lunare.
Monte Forato (foto Daniele Saisi)
Monte Forato Credo che il suo toponimo non abbia bisogno di spiegazioni. L’arco naturale si è formato per l’erosione di acqua e vento. Ha una campata di 32 metri e una altezza massima di 25 m, lo spessore della roccia che forma l’arco è circa 8 metri mentre l’altezza è circa 12 metri, queste misure ne fanno uno dei più grandi archi naturali italiani.
Monte Gabberi In tempi lontani detto anche monte Gabbaro, da gabbro, glabro: liscio, pelato.
Monte Lieto Che bel nome questo. In questo luogo sono stati trovati reperti dell’età del ferro che documentano l’occupazione da parte dei Liguri Apuani tra il 300 e il 200 a.C. Probabilmente anche questa era una montagna sacra a queste antiche popolazioni. Il suo toponimo è possibile che derivi da Leto parola legata al passaggio dalla vita terrena all’aldilà.
Montalto La sua altezza era sfruttata dai Liguri Apuani, dove li insediarono torri di vedetta. L’ampia visuale sulla vallata e sul Mar Tirreno faceva si, che si potessero avvistare i nemici in lontananza.
Foto di Paolo Marzi
Questa era l’ultima montagna da me studiata e analizzata. Come avete letto all’appello mancano alcune cime a cui non sono riuscito a trovare il certo significato etimologico. A questo elenco mancano: il Grondilice, Roccandagia, Fiocca, Macina, Nona, Piglione, Prana e Procinto. Questo articolo perciò rimane incompiuto… Chiunque volesse darmi una mano a completare questo pezzo ne sarò ben lieto.
Spero comunque di aver fatto cosa gradita a tutti i miei lettori, agli amanti della montagna e ai suoi abitanti.
Bibliografia:
http://www.escursioniapuane.com/
#Alpi Apuane#Apuane#Montalto#Monte Altissimo#Monte Borla#Monte Cavallo#Monte Contrario#Monte Corchia#Monte Croce#Monte Forato#Monte Freddone#Monte Gabberi#Monte Lieto#Monte Maggiore#monte matanna#monte Pisanino#Monte Sagro#Monte Sella#Monte Sumbra#Monte Tambura#Pania della Croce#Pania Secca#Pizzo d'Uccello#Pizzo delle Saette#toscana
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La misteriosa origine del nome delle 33 vette delle Apuane
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La misteriosa origine del nome delle 33 vette delle Apuane
“Da essi monti si diramano vari contrafforti, che portano sui loro ciglioni acute prominenze ed una criniera dentellata e discoscesa tanto, che un uomo che non abbia le ali di Dedalo o di Gerione difficilmente può su quelle balze passeggiare. Essendo che simili creste, dove solo allignano piante alpine e annidiano aquile, sono fiancheggiate da profondi burroni pietrosi di color grigio, i quali si succedono gli uni appresso gli altri in direzione quasi uniforme, in guisa che visti dall’alto offrono all’immagine la figura di un mare tempestoso istantaneamente pietrificato”.
Nel 1883 lo storico e geografo Emanuele Repetti descriveva le Apuane con una similitudine fra le più belle ed espressive che siano mai state scritte su queste montagne, eppure di questi luoghi avevano scritto letterati sublimi come Dante, Ariosto e Boccaccio, tuttavia la definizione “di un mare in tempesta istantaneamente pietrificato”, rende chiara l’immagine e la natura delle Apuane.
“un mare in tempesta pietrificato” Borra Canala (Foto Paolo Marzi)
D’altronde le Apuane sono sempre state montagne quasi magiche, a partire proprio dal loro aspetto, dalla loro storia, dalle leggende e dalle “fole” che una volta si raccontavano la sera a “veglio“. Erano narrazioni che vedevano un intrecciarsi di vicende sacre e profane: diavoli, santi, streghi, buffardelli, “omini” selvatici, erano i protagonisti di queste leggende, trame che avevano radici antichissime e che si rifacevano a coloro che dettero il nome a queste antiche vette: gli Apuani. Erano loro gli antichi abitanti di questi monti, fieri, indomiti e cocciuti, proprio come sono oggi quelli che vivono da queste parti. La denominazione Alpi Apuane compare, forse, la prima volta nel 1804 al nuovo dipartimento del Regno italico: “L’aspetto frastagliato delle creste montuose, che ricordano quelle delle Dolomiti, e il biancheggiare quasi niveo dei detriti marmorei delle celebri cave, giustifica il nome di Alpi”. A proposito di nomi ci siamo mai chiesti il significato del toponimo delle trentatrè maggiori cime delle Apuane?
(Foto Paolo Marzi)
Chi è appassionato di passeggiate o scalate sarà salito su quelle cime decine e decine di volte… e fra sè e sè non si sarà mai chiesto… ma perchè il Monte Cavallo si chiama così?…e la Pania Secca?… e il Sagro? Una buona parte di questi nomi si rifà proprio a quelle leggende narrate al caldo di un camino, o anche alle millenarie tradizioni di popoli remoti, altre ancora alla conformazione del monte stesso…Proviamo allora, a fare un viaggio nel misterioso mondo dei loro toponimi.
Prima di cominciare però, se mi consentite vorrei chiedere il vostro aiuto, nonostante le mie varie ricerche non sono riuscito a dare un significato ed un perchè a tutti i nomi delle vette apuane, chiedo per questo la vostra assistenza per completare la definizione delle otto cime che mancano all’appello. L’elenco non sarà alfabetico, ma andremo per ordine di altezza, dalla cima più alta a quella più bassa.
Il Pisanino (foto di Emanuele Lotti)
Il Pisanino La vetta più alta di tutte le Apuane, che nome curioso…il rimando va subito alla città di Pisa…e così in effetti è. Eravamo ai tempi delle confederazioni etrusche e i centri urbani più ricchi come Pisa venivano regolarmente depredati. In una di queste scorribande il popolo spaventato per sfuggire alle persecuzioni scappò verso nord e uno di questi spaventati soldati arrivò fino in alta Garfagnana. Trovò rifugio presso un pastore che aveva il suo gregge su questo alto monte. Lo sventurato per paura però non rivelò mai il suo vero nome a nessuno e per gli abitanti del luogo era conosciuto semplicemente con l’appellativo di “Pisanino”, al momento della sua morte quel monte dove aveva trovato riparo prese il suo nomignolo. (Per saperne di più clicca qui: http://paolomarzi.blogspot.com/2014/05/una-leggenda-struggentela-leggenda-del.html)
Monte Cavallo L’etimologia del Monte Cavallo prende l’appellativo dalla sua conformazione, quattro sono le sue gobbe tondeggianti.
La Tambura
La Tambura Il geologo Carlo De Stefani nel 1881 così scriveva: “…la chiamano la Tambura o le Tambure, sebbene poi il nome di Tambura sia dato in special modo alla regione situata a nord del passo omonimo, comprendente anche il Monte Prispole, che, siccome dicevo, viene spesso chiamato, sebbene un poco impropriamente, Tambura. Si chiama Fosso Tambura il canale che scorre nella Valle di Arnetola e raccoglie le acque del versante est della Tambura e dalla Roccandagia e dalle pendici sud del Monte Fiocca e, probabilmente, il nome al fosso precede l’attribuzione del nome al monte”
La Pania della Croce
Pania della Croce La regina delle Apuane, conosciuta in antichità come “Pietrapana” , ovvero Monte degli Apuani. Agli inizi del 1800 si pensò però di fare di questa vetta l’altare delle Apuane. Dalla sua sommità si poteva ammirare, quasi toccare i tre elementi di vita terrena: acqua (il mare della Versilia), la terra (i monti garfagnini) e il cielo. Tale era la magnificenza che lassù ci si sentiva a stretto contatto con Dio e in segno di devozione fu eretta la sua prima croce che era in legno.(Per saperne di più clicca qui:http://paolomarzi.blogspot.com/2014/04/la-pania-della-crocee-la-problematica.html)
Monte Contrario Veramente bizzarro il nome di questo monte. Questo appellativo fu usato per la prima volta in un documento ufficiale nel 1899 da Axel Chun (noto industriale ed appassionato di montagna). Già così era comunque chiamato dai pastori locali, poichè tale denominazione ha origine dal fatto di essere inserito nella linea di spartiacque apuana con andamento diverso da quello delle altre montagne, ma, naturalmente, anche per l’aspetto completamente diverso che offre all’osservatore se visto dall’Orto di Donna o dalle valli massesi.
Pizzo d’Uccello (Foto Daniele Saisi)
Pizzo d’Uccello La presenza dei corvi che li nidificano e in passato la maestosa aquila reale che su quella cima aveva la sua casa gli attribuirono il nome
Monte Sumbra Molte leggende ci sono su questa montagna nella zona di Vagli, dove il Sumbra incombe con la sua imponente mole. Il nome a quanto pare deriva dall’aspetto di un animale accovacciato sulla sua ombra.
Monte Sagro I Liguri Apuani raccontavano che sulla cima vivesse un Dio pietoso elargitore di piogge, un monte sacro quindi, legato proprio al culto delle vette.
Monte Sella Il toponimo nasce dalla sua forma a schienale d’asino
Pizzo delle Saette Proprio lì, cadono tutti lì: lampi, fulmini e folgori. Sarà perchè il monte ha vene minerarie ferrose? Probabile.
Pania Secca (foto Paolo Marzi)
Pania Secca Verrà forse chiamata così per il suo aspetto brullo e spoglio? Ma anche altre montagne apuane hanno il solito aspetto..Infatti la sua storia, o meglio il perchè di questo nome affonda le radici nella tradizione popolare e racconta che Gesù venne a far visita ad un pastore che li abitava. Il Signore bisognoso d’acqua la chiese all’uomo che malamente gliela rifiutò. Il gesto richiamò la collera di Dio su quel luogo e quando le nubi si addensarono sul monte e cominciò a piovere ogni goccia che cadeva si trasformò in una pietra, rendendo il monte spoglio e arido così come oggi lo conosciamo.(Per saperne di più clicca qui: http://paolomarzi.blogspot.com/2014/07/la-leggenda-della-pania-seccavoluta.html)
Monte Corchia
Monte Corchia Per Corchia si può intendere conchiglia, riferito alla caratteristica del monte che vede il suo interno vuoto e dove esistono numerose cavità.
Monte Altissimo Il suo aspetto inganna, visto che altissimo non è, ma se visto dal mare la sua imponenza fa impressione.
Monte Croce Più che altro famoso per la fioritura delle giunchiglie, sulla sommità c’è una croce da tempo immemore.
Monte Freddone Nel suo nome c’è il suo perchè… Il luogo deve il suo appellativo all’ambiente umido di torbiera che lo contraddistingue.
Monte Borla Probabilmente dal greco bothros, che significa fosso, cavità, buca. Da lì anche il nome Borra Canala, zona situata ai piedi delle Panie.
Monte Maggiore Visto da Carrara è il più grande, inevitabile che si chiamasse così
Monte Matanna Qui facciamo nuovamente riferimento alle antiche divinità apuane: Thana, era la dea della luce lunare.
Monte Forato (foto Daniele Saisi)
Monte Forato Credo che il suo toponimo non abbia bisogno di spiegazioni. L’arco naturale si è formato per l’erosione di acqua e vento. Ha una campata di 32 metri e una altezza massima di 25 m, lo spessore della roccia che forma l’arco è circa 8 metri mentre l’altezza è circa 12 metri, queste misure ne fanno uno dei più grandi archi naturali italiani.
Monte Gabberi In tempi lontani detto anche monte Gabbaro, da gabbro, glabro: liscio, pelato.
Monte Lieto Che bel nome questo. In questo luogo sono stati trovati reperti dell’età del ferro che documentano l’occupazione da parte dei Liguri Apuani tra il 300 e il 200 a.C. Probabilmente anche questa era una montagna sacra a queste antiche popolazioni. Il suo toponimo è possibile che derivi da Leto parola legata al passaggio dalla vita terrena all’aldilà.
Montalto La sua altezza era sfruttata dai Liguri Apuani, dove li insediarono torri di vedetta. L’ampia visuale sulla vallata e sul Mar Tirreno faceva si, che si potessero avvistare i nemici in lontananza.
Foto di Paolo Marzi
Questa era l’ultima montagna da me studiata e analizzata. Come avete letto all’appello mancano alcune cime a cui non sono riuscito a trovare il certo significato etimologico. A questo elenco mancano: il Grondilice, Roccandagia, Fiocca, Macina, Nona, Piglione, Prana e Procinto. Questo articolo perciò rimane incompiuto… Chiunque volesse darmi una mano a completare questo pezzo ne sarò ben lieto.
Spero comunque di aver fatto cosa gradita a tutti i miei lettori, agli amanti della montagna e ai suoi abitanti.
Bibliografia:
http://www.escursioniapuane.com/
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