#Un mondo orfano
Explore tagged Tumblr posts
angelap3 · 11 days ago
Text
Tumblr media
L’uomo ritratto in questa fotografia non è un mendicante, né un vagabondo, né un povero. Quest'uomo è Lev Tolstoj, uno dei giganti della letteratura russa, celebre in tutto il mondo. Eppure, pochi conoscono la straordinaria storia dietro questa immagine.
A cinquant’anni, Tolstoj precipitò in una profonda depressione. La tristezza lo consumava giorno dopo giorno, senza una causa apparente. Era un conte, uno degli uomini più ricchi del suo paese, ammirato ovunque per i suoi romanzi. Eppure, era infelice.
«Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano persone che avevano entrambi ed erano infelici. Anche la salute non contava molto; c’erano persone malate piene di voglia di vivere e persone sane che appassivano, angosciate dalla paura di soffrire».
Un giorno, passeggiando per il viale Afanasevsky, vide un orfano. Mosso dalla compassione, lo portò a casa con sé. Per la prima volta dopo tanto tempo, provò un senso di pace. Si dimenticò di sé stesso, della sua angoscia, della sua insoddisfazione.
Fu l’inizio di un cambiamento radicale. Tolstoj rinunciò ai suoi abiti eleganti, ai privilegi della sua condizione, e scelse di condurre una vita semplice, dedicandosi agli altri e donando ciò che possedeva ai bisognosi.
«Non parlarmi di religione, di carità, di amore», diceva, «mostrami la religione nelle tue azioni».
Tolstoj divenne il primo grande teorico della non violenza, predicò la fratellanza tra i popoli e le sue idee ispirarono un’altra figura straordinaria del XX secolo: Mahatma Gandhi. Fino all’ultimo giorno della sua vita continuò ad aiutare il prossimo, tanto che molti lo consideravano pazzo.
In un mondo che esalta il possesso, dove tutti vogliono prendere ma pochi sanno dare, Tolstoj sembrava un folle. Un giorno, un vecchio amico, immerso nel lusso e nella comodità, gli chiese:
«Che senso ha tutto questo? Che ti importa degli altri? Dovresti pensare a te stesso».
Tolstoj rispose con parole destinate a restare immortali:
«Se senti dolore, sei vivo. Ma se senti il dolore degli altri, sei umano».
24 notes · View notes
eresia-catara · 2 months ago
Text
Eternal war 1, spoilers
Notando come il capitolo IV insista sul rappresentare Guido come qualcosa di anormale e incatalogabile. Non è la conoscenza di Kabal che lo porta allo sradicamento e perdita di sé, semmai lui li esaspera ma le premesse c'erano già tutte:
Tumblr media
Guido non è come il padre Cavalcante, e Cavalcante lo riconosce. Cavalcante riconosce una distanza tra loro, una discontinuità, una non-identità che va contro il concetto stesso del termine figlio che implica una qualche condivisione con il padre. In un certo senso, Cavalcante non riconosce in Guido suo figlio.
Guido anche riconosce questa cosa, rifiuta Cavalcante e i suoi metodi, rifiuta la continuità dunque rifiuta di riconoscere in lui una figura di padre.
Così vediamo Guido, agli inizi della saga, nella prima scena dove appare adulto, già come orfano — ancora prima di diventarlo davvero, peraltro poco dopo — e quindi sradicato dal primo ambiente, la famiglia, dove una persona impara a costruire la propria identità.
Infatti Guido poi dice
Tumblr media
la sua affermazione di sé non è in forma positiva ma negativa. Lui sa solo cosa non vuole essere, e ciò è il figlio di Cavalcante.
Tumblr media
però il rifiuto non è tout-court, Guido ancora guarda al passato splendore. Ha ancora un punto di riferimento, seppur labile, che lo stimola alla virtù. È successivamente che perderà tutto e si smarrirà completamente.
Allo stesso modo, Guido in un certo senso è già sradicato da Kabal sin dal suo concepimento:
Tumblr media
Kabal non sapeva cosa stesse facendo, Guido è solo un esperimento narcisistico, una strategia peraltro non sensata, il che è un paradosso. E ciò si ripercuote dopo la sua nascita
Tumblr media
Kabal non sa comprenderlo né gestirlo. Ciò significa che sin da subito non sa essergli spirito guida e radice identitaria. Guido è sradicato dallo stesso fantasma della sua famiglia, della sua identità, si muove già con radici labili.
Ma a ciò si aggiunge il fatto che ha due anime, che lo rende estraneo anche rispetto al mondo intero, e perciò il rifiuto avviene anche dalla società.
Tumblr media
In breve Guido non rientra da nessuna parte, è il pezzo del puzzle che si è perso con quelli di un altro e ciò mi rende assolutamente normsleAaAaaaaaaaaaaA.
5 notes · View notes
palmiz · 8 months ago
Text
Il libraio di 72 anni (1948), Mohamed Aziz, di Rabat, Marocco, passa dalle 6 alle 8 ore al giorno a leggere libri. Dopo aver letto più di 5000 libri in francese, arabo e inglese, rimane il libraio più anziano di Rabat dopo oltre 43 anni nello stesso posto. Quando gli è stato chiesto del perché lasci i suoi libri incustoditi fuori, dove potrebbero potenzialmente essere rubati, ha risposto che chi non sa leggere non ruba libri, e chi può leggere non è un ladro.
È conosciuto come il libraio più fotografato al mondo. Ha la sua bancarella di libri usati dal 1963 nella Medina, il quartiere più antico di Rabat, la capitale del Marocco. Rimase orfano a 6 anni, provò a fare il pescatore per realizzare il suo sogno di diplomarsi alle superiori, ma a 15 anni lasciò la scuola perché non poteva permettersi i libri di testo, troppo cari per la sua famiglia. Frustrato e senza studi, decise di aprire una libreria, mettendo i libri su un tappeto per terra sotto un albero, e ora da oltre mezzo secolo gestisce il suo negozio, realizzando il sogno di studiare.
La sua giornata dura dodici ore. Prima di aprire la libreria, cerca libri usati in altri negozi per leggerli e rivenderli. Oggi, oltre i settant'anni, dice che con due cuscini e un libro è sufficiente per sentirsi felice. Accumula torri di libri e quando gli chiedono quanti ne abbia, risponde che non ne ha mai abbastanza. Interrompe la lettura solo per pregare, fumare, mangiare e servire e consigliare i clienti interessati a temi specifici. Col tempo la sua libreria è diventata famosa e molti turisti gli fanno visita per comprare qualche libro e scattargli fotografie.
Fonte: web
Tumblr media
11 notes · View notes
pettirosso1959 · 4 months ago
Text
Tumblr media
🧑‍🎤 VECCHIONI: "ETTORE COME SINWAR"
• IL TALLONE DI ACHILLE DI VECCHIONI
Di Tonino Serra Conti
Caro prof. Vecchioni
amo in lei il poeta, il cantore delle emozioni profonde, l'insegnante amato nel suo liceo, l'uomo buono che ha sofferto molto ma, mi permetta di dirle con affetto, che lei è un gran pasticcione.
Paragonare Ettore a Sinwar è una solenne bestemmia, caro professore, e nei suoi allievi potrebbe provocare una grave confusione. Non avrei mai immaginato che, forzando il mito avrebbe tradito il logos, preferendo un paragone suggestivo, ma falso, alla realtà cruda ma vera.
Mai avrei pensato che sarebbe diventato un cattivo maestro.
La seguiranno in molti purtroppo perché confonderanno la sua musica con le sue parole inappropriate. Lo stanno già facendo.
Ettore, "il grande Ettorre", è l'eroe magnanimo per eccellenza, il guerriero che si batte per la sua gente affrontando a viso aperto il più forte e invincibile degli eroi greci: Achille, figlio di Teti, che lo aveva reso quasi immortale.
Sa bene di morire nel duello, sotto le mura di Ilio. Lo sa così bene che saluta per l'ultima volta Andromaca, la donna amata che sta per lasciare sola insieme con il piccolo Astianatte, al quale augura comunque un futuro felice: "Non fu sì forte il padre".
Ma si fa uccidere in un duello impari per proteggere la sua città, si sacrifica per essa.
Sinwar non affronta il nemico con lealtà. Si nasconde nelle caverne profonde e sicure, dove ha ammassato viveri e danaro, assistendo al massacro della sua gente, che sacrifica sull'altare di un ideale di morte. Non difende i suoi cittadini, ma se ne fa scudo e li lascia uccidere.
Prima di scatenare il pogrom di vecchi e bambini, prima di rapire e stuprare uomini e donne ridotti a schiavi, sapeva che avrebbe portato il suo popolo al massacro: lo desiderava, anzi, per suscitare la commozione contro il nemico che si era costruito con odio per anni.
Il sangue della sua gente sarebbe servito a erigere uno stato islamista, fanatica, malvagia.
Ama il martirio, ma degli altri.
Dal suo regno sotterraneo vede soddisfatto la sua gente morire sotto le bombe da lui innescate
No. Sinwar non è Ettore.
E non merita, come lei auspica, che il suo cadavere sia restituito alla famiglia per rendergli onorata sepoltura.
Sinwar non ha una famiglia, non ha un padre come Priamo che gli dei pietosi aiutano a raggiungere di nascosto la tenda dove abita l'assassino del figlio Ettore. Ha solo dei complici di una vita violenta, di assassini senza umanità alcuna.
Lascia non un orfano puro come Astianatte, ma figli educati all'odio con lettere deliranti e un esempio diabolico. Questi familiari chiederebbero il suo corpo per farne un feticcio di morte, un monumento all'intolleranza, al razzismo, all'odio eletto a sistema.
No. Sinwar non avrà un Omero che ne racconti i giochi in suo onore, con il mondo eroico che si inchina davanti alla purezza del più grande di loro.
Ecco, professore, il nemico restituisce il corpo di un uomo che rispetta, non il cadavere di un uomo odiato per la sua ferocia, che ha disonorato ogni principio di civiltà.
Questo cadavere sia bruciato e le sue ceneri vengano disperse.
Come quelle di un altro efferato assassino, anche lui cresciuto nell'odio verso gli ebrei e nel sogno infernale di distruggere un popolo.
Era Adolf Eichmann.
--------------------------------
Caro professore,
avrebbe potuto dire ai suoi allievi e ai fanatici che domani costruiranno il mito di Sinwar anche attraverso le sue parole, che il macellaio di Gaza e dei palestinesi non è Ettore: Sinwar è Thanatos, la personificazione della morte.
Omero, che le consiglio umilmente di rileggere, racconta che era un dio crudele, figlio della Notte come Ipno, che concede ai mortali la dolcezza del sonno.
Thanatos è invece il dio dell'angoscia e dell'incubo: abita il mondo sotterraneo dal quale esce per tormentare i mortali.
Nell’Alcesti di Euripide Thanatos è il tetro sacerdote dell’Ade che combatte con Eracle venuto a riprendere Alcesti: il dio della morte che combatte per sottrarre una sventurata alla vita.
Ieri nell'Ade, oggi a Gaza.
E siccome a lei piacciono i paragoni, vorrei ricordarle che Freud, profondo conoscitore dell'animo umano, contrappone teoricamente Eros a Thanatos, due divinità che da sempre agitano l’inconscio dell’uomo tra istinti di vita e istinti di morte.
Sta qui la differenza tra Ettore e Sinwar: non simili, ma contrapposti e incompatibili come lo sono il culto della vita e la morbosa adorazione della morte.
Io so con chi stare. Senza alcun dubbio e nessuna confusione.
Fino alla sconfitta definitiva di Thanatos e dei suoi fanatici fedeli.
Buona vita e buone letture, professore.
Di Tonino Serra Conti
5 notes · View notes
valentina-lauricella · 6 months ago
Text
Tumblr media
Brancaleone, 5 novembre 1935
Esercito il piú squallido dei passatempi: acchiappo mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il mare, giro i campi, fumo, tengo uno zibaldone, rileggo la corrispondenza dalla patria, serbo una inutile castità. Non capisco perché muoiono tanti padri di famiglia lasciando belle corone di orfani inconsolabili e non crepo io, orfano piú che consolato. La caratteristica del Padre Eterno è evidentemente la mancanza di tatto, per cui, esagerando poi dalla parte opposta, riporta vanto di esser l'alta armonia che concilia i contrari. Prendi un esempio: ci sono delle persone cui tutto va male, di quelli che, «se vendessero cappelli, la gente nascerebbe senza testa». Ebbene, il Padre Eterno mette al mondo delle altre persone cui tutto va bene, e dopo averle fatte belle e sapienti, le fa ancora vincere alla lotteria. E giustizia è fatta. Ha persino inventato il Diavolo; per poter addossare a lui le trovate troppo enormi.
3 notes · View notes
diceriadelluntore · 2 years ago
Text
Animali Domestici
Tumblr media
In foto, San Rocco del Parmigianino, che sebbene sembri un quadro modernissimo è del 1527-1528.
Rocco è tra i santi più venerati del mondo cattolico: si narra che Roq nacque tra il 1345 e il 1350 a Montpellier, capoluogo della Linguadoca (Francia meridionale, a 10 km dalla costa del Mediterraneo, un posto incantevole). Secondo la pia devozione, il neonato nacque con una croce vermiglia impressa nel petto. Rimasto orfano, vendette tutti i suoi averi donandoli a favore dei poveri e si mise in pellegrinaggio verso Roma. Nel 1367, arrivato ad Acquapendente (provincia di Viterbo), si fermò per dare assistenza ai malati di peste in un ospedale e, narrano le cronache, cominciò ad operare guarigioni miracolose: per questo, e altri prodigi riguardanti le guarigioni, sin dal Concilio di Costanza, nel 1414, lo si invoca per la liberazione dall’epidemia di peste e si festeggia il 16 Agosto, giorno della sua morte (nel 1376 o 1379).
Nell'iconografia, porta il tabarro, il bastone del pellegrino e ha due caratteristiche: una piaga, di solito sulla coscia, a dimostrare la lotta contro il morbo pestifero, e il cane, che leggenda vuole fosse al suo fianco quando, ammalatosi mentre curava gli appestati, si ritirò in una grotta: per confortarlo gli leccava le piaghe e ogni giorno gli portava un po’ di pane, rubato alla tavola del padrone. Dopo qualche giorno, san Rocco si riprese e la peste lo abbandonò, mentre il cane rimase con lui per sempre.
In francese roquet indica sia il carlino, sia in generale un piccolo cagnolino, ma la tradizione vuole che il cane di San Rocco fosse un Epagneul breton
Tumblr media
Il suo culto è diffusissimo in tutto il Mediterraneo, e in ogni altra nazione dove l'emigrazione da questi paesi ha creato forti comunità all'estero.
19 notes · View notes
unfilodaria · 2 years ago
Text
Io sono un padre
Per di più un padre “single” perché mia figlia ha scelto di stare con me, anche se è fuori per studi. Ma qui è la sua casa ed io sono in parte la sua casa.
Mio padre ci voleva bene, lo so, perché ricordo quante volte mi prendeva in braccio da piccolo, o soddisfava le mie voglie di Dudufour oppure come sorrideva il giorno che mi ha regalato il tavolo da disegno, perché in qualche modo seguivo il suo percorso ed un suo desiderio inespresso. Ma mio padre era un taciturno, un orso. Non anaffettivo ma probabilmente incapace per educazione a dire ti voglio bene. Orfano di madre dall��età di sei anni, figlio di contadino, vita da campagna in una sorta di matriarcato, trattato a modo suo come un principe dalla sorella più piccola. Ma ti voglio bene lo sapeva esprimere o facendo cose o in silenzio. E quel silenzio, aggravato dal suo umore peggiorato dai mille acciacchi a seguito di un grave incidente, è risuonato come un urlo in un vano scale: assordante.
Mio padre di colpo è mancato, non tanto inaspettatamente, ma ci ha lasciato nel fiore della mia gioventù stravolgendomi la vita. É mancato nel momento in cui sembrava stesse cambiando, in cui era più sereno, in cui sembrava cercasse maggiormente il nostro contatto. É venuto a mancare ed io l’ho potuto vedere solo steso sul letto, pronto ad essere messo in una cassa per sempre, senza avergli potuto dire ciao oppure “ti voglio bene”. Tante parole mancate che non possono essere più dette ma almeno pensate, per ricordargli e ricordarsi che non bisogna mai far mancare a un figlio il senso di protezione, un abbraccio, un “ti voglio bene” anche quando sei distrutto o il mondo ti si rivolge contro.
Non gliene faccio una colpa. Lui era così. Non poteva fare di più di quel che ha fatto. Ma io da lui posso solo apprendere che quello che a me è mancato, non deve mai mancare a mia figlia, anche se le ho inferto un dolore insanabile essendo la concausa dello sfascio della nostra famiglia.
Un “ti voglio bene”, un abbraccio non sono mai troppo. Bisognerebbe dirli ed esprimerli a profusione per dare quel senso di calore e sicurezza ai propri figli nei giorni belli e nei giorni brutti, per ricordare loro che, anche se siamo imperfetti, anche se sbagliamo e possiamo fare loro del male (siamo pur sempre uomini) noi ci siamo e ci saremo, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non ci separi davvero.
Dopo, tutto quello che non è stato dato non ritornerà più.
3 notes · View notes
micro961 · 25 days ago
Text
Dirlinger: “Contastorie”
Tumblr media
L’album d’esordio del cantautore “marchignolo” - a cavallo tra Romagna e Marche - racconta storie del nostro tempo, attraverso tematiche sociali, ma anche più individualiste
Dopo due anni di prove e sperimentazioni in studio; dopo due anni di palchi e locali; dopo due anni di singoli e un EP, arriva la necessità di cambiare modus operandi. Un album volto a definire la vocazione artistica di Dirlinger, ovvero quella di farsi "contastorie" del proprio tempo. Il primo album di inediti del cantautore “marchignolo”, come suole definirsi, si compone di otto storie che trattano tematiche sociali e politiche e non solo, lasciando spazio a tematiche più individualiste come l’inquietudine della vita di provincia e la diffidenza verso il futuro. È tutto ciò che serve per lasciare un dubbio o un’impressione in chi ascolta. Il primo singolo estratto da questo album d’esordio è “Mafalda”, un brano che rappresenta una testimonianza sincera dell'arte cantautorale contemporanea, capace di intrecciare tematiche sociali a un'estetica musicale che guarda alla tradizione.
"Mafalda" nasce tra le influenze di grandi nomi della musica d’autore come De Gregori e Brunori Sas, trovando però un linguaggio personale e originale, caratterizzato da un arrangiamento “ritmicamente sospeso” per gran parte del brano. Dirlinger, oltre a firmare il brano, ha curato ogni dettaglio della produzione, dal mix al mastering, conferendo alla canzone un'eleganza artigianale, nel senso più alto del termine.
TRACK BY TRACK Vincent - Bonariamente tacciato di eccessivo “vintagismo”, come nella migliore tradizione musicale italiana degli anni Sessanta e Settanta, Dirlinger ci restituisce la traduzione (non senza licenze compositive) di uno dei brani caposaldo del folk americano: “Vincent” di Don McLean. La storia del celebre pittore olandese diventa l’archetipo dell’artista contemporaneo fragile, che vive in bilico tra il desiderio di libertà espressiva e la necessità di trovare un linguaggio che crei un ponte col pubblico. De André diceva che l’artista non deve cercare consensi, ma è anche vero che l’artista sente talvolta il bisogno di comprensione. Preghiera Miscredente - È il canto maledetto di chi cerca un dio o una forza superiore tra le cose considerate dai “religiosi” come impure e basse. Alla fine della propria ricerca, l’uomo (da intendersi anche come rappresentante dell’umanità) trova una propria soluzione. E per scoprire quale sia, basta ascoltare la canzone. Il brano è stato tra i vincitori dell’HoE contest 2024 e di Punta Alle Stelle 2023. È stato inoltre tra i brani presentati a Botteghe D’Autore 2024. Cemento - Il brano sta tra il distopico e un realismo dalle tinte marcate. La narrazione alterna immagini di un mondo vittima di cementificazione, surriscaldamento globale, del petrolio e delle banche, e di un mondo perduto dai tratti bucolici. Il brano è permeato di rabbia e malinconia e sembra lasciare poche speranze per il futuro; eppure è proprio quella rabbia la benzina di un movimento nuovo e alternativo. Ho Paura - È uno dei brani più intimi ed esistenziali dell’album. Temi del brano sono la sfiducia verso il futuro e l’ignoto, verso la presenza sempre più “totalitaria” della tecnologia, e le difficoltà comunicative nel rapporto col pubblico e col palco. Shalom - La storia nasce come “storia di tante storie”: le vicende del protagonista sono tratte e ispirate da varie storie, sentite tra notiziari e racconti in prima persona di chi ha vissuto là dove “cadono solo macerie miste a schegge”. Momo è un bambino palestinese, orfano di padre, che viene spedito dalla madre su una nave per raggiungere l’Italia, con la speranza di un futuro migliore. Queste speranze verranno disattese nel momento in cui si renderà conto di essere finito in una “Terra di pizza / Terra di mafia / Terra di pelli chiare e menti poco fini”, nella quale avverrà un’integrazione a metà. Il brano è stato tra i finalisti di Botteghe D’Autore 2024 e tra i vincitori di HoE Contest 2024. Il Cartomante di Barocchi - Il personaggio più enigmatico tra quelli dell’album è il cartomante di barocchi, personaggio-metafora di quegli incontri strani dove si conoscono sconosciuti che, con poche frasi profonde e precise, danno l’impressione di conoscerti da una vita intera. Mafalda - Un’altra “storia di tante storie”; il racconto si alterna tra l’insicura e fragile figura di Mafalda, vittima di violenze, e “la gente”, gretta e provinciale, che vede in Mafalda una squilibrata che inventa storie. Questa storia ha però un lieto fine. Il brano è stato finalista al Premio Dalla 2024 ed ha vinto il Premio della Critica al Premio Pigro. Oggi come ieri - Insieme a “Ho Paura”, è il brano più personale (non è un caso si trovino rispettivamente a metà e a fine dell’album). Il brano racconta il senso di insoddisfazione e di noia di chi vive nella provincia, tra doveri e ambizioni, col desiderio di cambiare la propria quotidianità.
Andrea Sandroni, in arte Dirlinger, è un cantautore e storyteller, un autentico menestrello “marchignolo" (si muove artisticamente tra Romagna e Marche). Con la sua chitarra, racconta storie d’amore, di religione e di vita quotidiana, toccando temi universali che risuonano con il pubblico. Inizia il suo percorso musicale esibendosi dal vivo nelle serate della riviera adriatica, affermandosi come organizzatore e protagonista de Il Salotto di Dirlinger, un evento dedicato ai cantautori indipendenti. Nel 2022 esordisce con il singolo "Pantera di Mare", un’autoproduzione che cattura l’attenzione di festival e concorsi musicali, segnando il primo passo di un viaggio artistico in continua evoluzione. A seguire pubblica l’EP "Bildungsroman // Romanzo di formazione", consolidando la sua identità musicale. Nel 2024, Dirlinger si afferma non solo come cantautore, ma anche come comunicatore. È coautore e conduttore del programma radiofonico "Nota Bene" su Radio Talpa Cattolica, dove dialoga con artisti di spicco legati alla canzone d’autore, tra cui Claudio Fabi, Stefano Pio e Roberto Costa. Lo stesso anno è scelto come open act in prestigiosi eventi, tra cui:
Gianluca De Rubertis allo Spazio WEBO di Pesaro per la tournée promozionale de L’equazione del destino (primavera 2024); Rumore Adriatico - Musica dal presente, festival estivo dedicato alla musica alternativa (estate 2024); Festival Errare e Umano, al fianco di Alberto Bertoli (ottobre 2024). Nel febbraio 2025, sarà open act al NomadIncontro di Novellara (RE), evento annuale della storica band italiana Nomadi.
CONTATTI E SOCIAL Instagram Facebook Spotify YouTube
0 notes
pleaseanotherbook · 2 months ago
Text
BABEL di R.F. KUANG
Tumblr media
'It's so odd,' Robin said. Back then they already passed the point of honesty; they spoke to one another unfiltered, unafraid of the consequences. 'It's like I've know you forever.' 'I think,' said Ramy, 'it's because when I speak, you listen.' 'Because you're fascinating.' 'Because you're a good translator.' Ramy leaned back on his elbows. 'That's just what translation is, I think. That's all speaking is. Listening to the other and trying to see past your own biases to glimpse what they're trying to say. Showing yourself to the world, and hoping someone else understands.'
"Babel. Or the Necessity of violence: an arcane History of the Oxford Translators' Revolution" di R.F. Kuang è uno di quei libri che è entrato nella mia lista di cose da leggere perché temi di traduzione, lingua e storia mi affascinano incredibilmente. E non potevo certo lasciarmelo scappare. Uscito nella traduzione italiana per Mondadori, è un romanzo in cui linguistica e interpretazione e magia si avvicendano alla storia personale del protagonista in un racconto corale che sfugge alle regole e reinterpreta di fatto la storia della torre di Babele. Affascinante come non mai, per certi aspetti, estremamente inconclusivo per altri.
Oxford, 1836. La città delle guglie sognanti. Il centro di tutta la conoscenza e l'innovazione del mondo. Al suo cuore c'è Babel, il prestigioso Royal Institute of Translation dell'Università di Oxford. La torre da cui sgorga tutto il potere dell'impero. Rimasto orfano a Canton e portato in Inghilterra da un misterioso tutore, Robin Swift credeva che Babel fosse un paradiso. Fino a che non è diventata una prigione… Può uno studente lottare contro un impero?
Per chiunque abbia mai avuto un minimo di interesse per una lingua diversa dalla propria, l'idea di essere capaci di capirla e interpretarla e farla propria ha sempre avuto un ruolo molto importante. Tutta la narrazione parte dal presupposto che la lingua sia un qualcosa da mantenere sempre vivo per poterne sfruttare tutto il potere intrinseco. Non basta sapersi esprimere in una lingua di cui non si è madrelingua, bisogna esserne così assorbiti da essere capaci di riprodurne ogni sfumatura, di risalirne l'etimologia, definire i confini di parole non più in uso ma che restano permeate nelle consuetudini attuali. Babel è sì una torre, ma è un luogo magico, un custode, un'entità che si muove da sola animata dai suoi studenti e dai suoi professori. Il racconto della Kuang si articola quindi non solo intorno ai suoi protagonisti che si muovono nei meandri di un luogo che ha mille tentacoli persi nel mondo, ma anche e soprattutto intorno alla babele di lingue, studi, regole e tradizioni che si tramandano nell'università di Oxford. Mentre alcuni dettagli emergono direttamente dalla realtà storica, altri sono completamente inventati e funzionali al racconto, costruendo un intrigo di fatti da cui è difficile identificare il vero dall'inventato.
Il lettore viene a scoprire la vita accademica direttamente dall'esperienza del protagonista Robin Swift che si immerge nello studio con un entusiasmo vivido insieme ai suoi compagni di corso. Robin in fondo è lì grazie al suo passato e alla sua lingua. Rimasto aggrappato alla corda che gli ha lanciato il Professor Lovell che da Canton lo porta in Inghilterra per istruirlo per i suoi scopi, Robin si adegua alle sue regole e alle sue aspettative perché sente di non avere altra strada. Ma d'altronde quando arriva a Babel sente che tutti i suoi sacrifici hanno avuto uno scopo. L'atmosfera lì è magica e senza tempo, ha la dolcezza delle prime scoperte dell'adolescenza e il profumo del potere che è quasi alchemico. Tutto il mondo accademico è una lenta scoperta, un accumularsi di strumenti che rendono gli accademici quasi delle divinità, i segreti che si nascondono nella torre rendono non solo Oxford, ma tutta l'Inghilterra estremamente potente, e con una leva in più rispetto alle altre potenze mondiali. Robin non è solo, sempre emarginato per il suo essere straniero e diverso, un cinese in mezzo a un mare di bianchi, si allea con i suoi compagni di corso, altri emarginati come lui, che nelle mura dello spazio della traduzione, sono tutto fuorché degli esclusi. Ma quando Robin si rende conto che questo non basta, che la pace per se stesso non significa la pace per tutti, che la sicurezza che arriva dalla Torre si ferma nei suoi confini, inizia a chiedersi se sia giusto che le cose restino così, se sia giusto che le sue conoscenze restino confinate in un punto solo del mondo, quando potrebbero salvare centinaia, migliaia di vite umane. Mentre la sua storia si intreccia con la politica e gli inizi della guerra dell'Oppio, quando Robin torna in Cina e si rende conto di cosa sta succedendo non può continuare a restare fermo, deve agire, le azioni che fanno da spartiacque alla storia diventano il motore che cambiano tutti gli equilibri, e nella seconda parte il ruolo del traduttore come traditore, perché l'atto del tradurre è sempre un atto di tradimento, assume un significato ancora più chiaro. Robin non è un personaggio semplice da leggere, ha mille contraddizioni dettate dalla voglia di fare la cosa giusta e dalle paure che gli scoppiano nel cuore ogni volta che un pericolo si approccia. Ma impara presto che ogni scelta comporta una conseguenza per sè e gli altri e che quando ci si immerge nella vita vera, la patina di romanzata magia che ci immaginiamo viene stracciata dalle contingenze della quotidianità. La conoscenza è un potere molto forte e messo nelle mani sbagliate può essere molto pericoloso. Dilaniato tra il tradimento verso le sue origini e la sua madrepatria e il tradimento di tutto quello che ha studiato per tutta la vita, Robin è lì che si macera e compie scelte a volte incomprensibili dettate dalla disperazione che lo portano inevitabilmente verso il solo scontro possibile.
Il particolare da non dimenticare? Una barra d'argento...
Una storia incentrata sulle parole, sull'amore per la lingua, sullo studio e il sacrificio, che si intreccia con le ambizioni di una società che vuole essere la prima potenza del mondo, tradurre non è solo diffondere le conoscenze e integrazione di culture diverse, è un compromesso tra le parole, la ricerca di una comunicazione efficace che unisce e divide, in una lotta continua che non lascia scampo.
Buona lettura guys!
Tumblr media
0 notes
sinafortunata · 4 months ago
Text
Nel 1892, all'Università di Stanford, un giovane studente di 18 anni faticava a pagare le tasse universitarie. Era orfano e, non sapendo a chi rivolgersi per chiedere soldi, ebbe un'idea brillante. Lui e un amico decisero di organizzare un concerto musicale nel campus per raccogliere fondi per i loro studi.
Si avvicinarono al grande pianista Ignacy J. Paderewski. Il suo manager richiese una tariffa garantita di 2.000 dollari per il recital di pianoforte. Fu raggiunto un accordo e i ragazzi iniziarono a lavorare duramente per rendere il concerto un successo.
Arrivò il grande giorno, ma purtroppo non riuscirono a vendere abbastanza biglietti. La raccolta totale fu solo di 1.600 dollari. Delusi, si avvicinarono a Paderewski e gli spiegarono la loro difficile situazione. Gli diedero i 1.600 dollari, insieme a un assegno per i restanti 400 dollari. Promisero di saldare l'assegno il prima possibile.
"No," disse Paderewski, "questo non è accettabile." Strappò l'assegno, restituì i 1.600 dollari e disse ai due ragazzi: "Ecco i 1.600 dollari. Dedurre le spese che avete sostenuto. Tenete il denaro necessario per le vostre tasse. E datemi ciò che rimane." I ragazzi rimasero sbalorditi e lo ringraziarono profondamente. Era un piccolo atto di gentilezza, ma chiaramente segnalava Paderewski come una grande persona.
Perché aiutare due persone che nemmeno conosceva? Tutti incontriamo situazioni simili nella nostra vita. La maggior parte di noi pensa: "Se li aiuto, cosa succederà a me?" Le persone veramente grandi pensano: "Se non li aiuto, cosa succederà a loro?" Non lo fanno aspettandosi qualcosa in cambio. Lo fanno perché sentono che è la cosa giusta da fare.
In seguito, Paderewski divenne Primo Ministro della Polonia. Fu un grande leader, ma sfortunatamente, quando scoppiò la guerra mondiale, la Polonia fu devastata. Oltre 1,5 milioni di persone stavano morendo di fame nel suo paese, e non c'erano soldi per nutrirle.
Paderewski non sapeva a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Chiese assistenza all'U.S. Food Administration. Sentì parlare di un uomo di nome Herbert Hoover, che in seguito divenne Presidente degli Stati Uniti. Hoover accettò di aiutare e inviò rapidamente tonnellate di grano per sfamare il popolo polacco affamato. Una calamità fu evitata.
Paderewski si sentì sollevato. Decise di viaggiare per incontrare Hoover e ringraziarlo personalmente. Quando Paderewski iniziò a ringraziare Hoover per il suo gesto nobile, Hoover intervenne rapidamente e disse: "Non dovete ringraziarmi, signor Primo Ministro. Forse non ricordate, ma molti anni fa aiutaste due giovani studenti a frequentare il college. Io ero uno di loro."
Il mondo è un luogo meraviglioso. Ciò che semini, raccogli. Aiuta gli altri il più possibile. Alla lunga, potresti aiutare te stesso. L'universo non dimentica mai chi semina un buon seme negli altri.
Niente in natura vive per sé stesso. I fiumi non bevono la loro stessa acqua. Gli alberi non mangiano i loro stessi frutti. Il sole non emette calore solo per sé stesso. I fiori non diffondono il loro profumo per sé stessi. Vivere per gli altri è la regola della natura. E in questo si trova il segreto del vivere.
0 notes
newsintheshell · 4 months ago
Text
Tumblr media
Yamato Video ha recuperato, a sorpresa, un'altra nuova serie da aggiungere al già ricco catalogo del canale ANiME GENERATION su Prime Video.
Conosciuta, per comodità, come I PARRY EVERYTHING, visto che a prescindere dalla lingua il titolo è impronunciabile nella sua interezza, l'avventura fantasy tratta dalla light novel di Nabeshiki arriverà in streaming a partire da domani, con un episodio a settimana ogni mercoledì.
Trama: Noor è un ragazzo rimasto orfano che sogna di diventare un avventuriero, ma nonostante stenuanti allenamenti alla capitale, non riesce a risvegliare il proprio talento, così se ne torna in campagna ad allenarsi da solo per 14 anni.
La serie, il cui titolo italiano ufficiale è USO PARRY SU OGNI COSA - IL PIÙ FORTE DEL MONDO NON CAPISCE DI ESSERLO E VUOLE DIVENTARE UN AVVENTURIERO, è stata trasmessa la stagione scorsa e conta in tutto 12 puntate.
L'adattamento è fatto in casa OLM (Il Monologo della Speziale, Tonbo!) e segna il debutto alla regia di Hiroshi Fukuyama. 
0 notes
londranotizie24 · 5 months ago
Link
0 notes
pettirosso1959 · 5 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
SUGGERIMENTI PER NUOVI E COMMOVENTI SPOT PUBBLICITARI
FORMAT N. 1 – Il cuore del vecchio
Un gruppo di bambini poverissimi gioca a calcio in una strada polverosa. Il pallone finisce nella villa di un vecchio e spietato mercante d’armi d’origine asburgica. Un bambino più coraggioso degli altri salta la recinzione per recuperarlo. Si chiama Shumba ed è un orfano, profugo del Burundi, lo stato più povero del mondo.
Il vecchio spietato lo vede da una videocamera e libera i tre rottweiler Hans, Fritz e Gunther che circondano il fanciullo pronti a sbranarlo. D’un tratto il vecchio nota al collo del ragazzo il ciondolo che in gioventù aveva donato a un eroico burundese che durante un safari lo aveva salvato da una carica di ippopotami inferociti.
Corre in giardino, ferma i cani e chiede al fanciullo: «Dove hai preso quel ciondolo?»
«Era di mio nonno. Prima di morire me lo donò dicendomi di averlo ricevuto da un nobile e generoso signore europeo.»
Il mercante d’armi ripensa al suo passato e a come la vita abbia inaridito il suo cuore. Abbraccia piangendo il fanciullo.
La telecamera inquadra il pallone. Musica romantica e voce profonda fuori campo.
«Il vecchio adottò Shumba e gli offrì un luminoso futuro nella sua fabbrica di mine antinuomo, nominandolo direttore del reparto bombe a grappolo. Tutto questo grazie un pallone Aprigas, Aprigas, palloni cuciti dai bambini poveri per i bambini di tutto il mondo.»
Renato De Rosa.
Tumblr media Tumblr media
1 note · View note
reading-marika · 6 months ago
Text
The Will of the Many - James Islington
Tumblr media
"The Will of the Many" di James Islington è il primo volume di una saga fantasy. Il romanzo narra di Vis, un ragazzo orfano che verrà adottato da un senatore, per cui dovrà cercare informazioni di tipo politico all'interno della prestigiosa Accademia, scuola elitaria di tutti i figli delle figure più illustri di questa società.
In breve il romanzo è questo, ma ciò che lo rende più interessante è la struttura della società nella quale è ambientato. Infatti, la società è suddivisa in diverse classi, ispirate a quelle della Repubblica Romana, in modo piramidale, in cui coloro che stanziano al gradino più basso devono cedere la volontà al gradino appena successivo, e così via, fino ad arrivare alla punta. È evidente, quindi, che questa società sia basata sulla volontà degli esseri umani, che diviene la moneta di scambio per la sopravvivenza. Questo aspetto ricorda la società odierna, nella quale la valuta maggiore è il tempo, la nostra attenzione e, di conseguenza, la nostra volontà. L'autore riesce a creare e strutturare un mondo che è metafora della società odierna, in modo naturale e brillante. Il mondo che viene creato dall'autore è non banale e ben descritto: a partire dalla descrizione piramidale della società, vengono descritti in modo estremamente approfondito le dinamiche politiche, i pensieri stessi della società, i difetti che questa detiene. Niente è lasciato al caso. James Islington crea un mondo reale da quanto minuziosamente viene descritto: ogni cosa al suo interno ha un senso, dalle materie scolastiche, al nome dato alle infrastrutture. Lo stesso funzionamento magico viene descritto esplicitamente, attraverso descrizioni che aggiungono alla vicenda grande veridicità e che trasportano il lettore all'interno del romanzo. Le descrizioni sono caratteristica non indifferente del romanzo, soprattutto quelle dei luoghi: questi vengono descritti e proposti al lettore come se fossero delle fotografie, poiché l'autore non si limita affatto. I luoghi descritti, comprese le infrastrutture, ricordano moltissimo l'architettura antica romana, ma sono circondati da un'aura magica, resa possibile dalla scelta accurata dei termini. Anche i personaggi sono ben approfonditi: Vis, che è il protagonista, ma anche tutti coloro che compaiono, vengono introdotti non solo da un punto di vista estetico, ma nel corso del romanzo si percepiscono tutte le sfumature dei loro caratteri. Questa accuratezza è magnifica, magica. Ovviamente il personaggio di Vis è colui che si conosce meglio, anche perché è proprio lui il narratore. Vis è sicuramente il classico protagonista fantasy prescelto, con alle spalle un passato degno di nota e ricco di domande senza risposta, ma nonostante ciò è molto originale e si discosta dalle consuetudini. È da apprezzare come egli venga introdotto: l'autore non parte con una sua descrizione fisica e caratteriale, bensì lo presenta al lettore piano piano, di pagina in pagina. Si potrebbe dire che è Vis che si svela di volta in volta. Tale scelta rende la narrazione più scorrevole e concatenata, senza bloccarla inutilmente. Vis è un ragazzo coraggioso, che combatte per la verità, sapendo di non aver più nulla da perdere. Ha moltissimi aspetti negativi, che si svelano con la lettura, ma questi lo rendono più umano. Infatti, una qualità da apprezzare è proprio la sua umanità: il lettore diventa a tutti gli effetti un amico di Vis, un suo compagno di avventure, nonché custode dei suoi segreti. Il legame che si crea nasce dalla lettura stessa che porta il lettore ad immaginarsi in carne ed ossa il protagonista. Una peculiarità del romanzo è la trama stessa: essa è fitta di misteri e domande, che naturalmente non vengono risolti in questo primo volume, ma essi sono proposti e raccontati con uno stile non semplicistico e banale, bensì con uno stile ricercato e funzionale. Da qui si evince che il ritmo del romanzo, nonostante la sua mole, è abbastanza veloce, per lo meno tradotto, proprio perché Islington fa nascere nel lettore un interesse sempre maggiore che lo spinge a proseguire nella lettura.
"Ascolta. Guarda. Taci."
Questo primo romanzo della saga "Hierarchy" ha superato le aspettative da ogni punto di vista, perché non solo propone delle ambientazioni in stile dark academia, la seconda parte del romanzo è proprio ambientata nell'accademia, ma ne aggiunge di altre con un'enfasi straordinaria. Ora non resta che aspettare il seguito.
10/10
0 notes
enkeynetwork · 7 months ago
Link
0 notes
notiziariofinanziario · 9 months ago
Text
Il gruppo 21 Invest investe sui farmaci orfani
Tumblr media
La società di investimento guidata da Alessandro Benetton annuncia l’arrivo del parere positivo del Comitato per i medicinali per uso umano, che raccomanda l’approvazione del farmaco orfano Akantior. Il farmaco orfano Akantior è l'unica cura al mondo per il trattamento della cheratite da acanthamoeba, malattia oftalmica rara gravemente invalidante che porta alla cecità. Il farmaco è stato sviluppato da Sifi che ha raggiunto un fatturato di circa 100 milioni di euro nel 2023, con ricavi provenienti per il 65% dall’estero. “Sifi è un gioiello del Sud Italia in cui crediamo fin dal 2015 - commenta Alessandro Benetton -. Sappiamo che sostenere un’azienda nella ricerca di un farmaco orfano per un periodo così lungo va al di là di ciò che è normalmente richiesto ad un fondo d’investimento, ma sono queste le azioni che contraddistinguono il nostro approccio alla crescita delle società in cui investiamo”. Negli ultimi 10 anni, le aziende in cui 21 Invest ha investito hanno registrato un aumento del fatturato di circa il 70% e la forza lavoro è incrementata di circa 6mila dipendenti. Read the full article
0 notes