#Torri di Bassano
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Un Giorno a Vasto
La prima tappa del nostro “on the road” in Italia è Vasto, Abruzzo. Ho iniziato a considerare questa meta per merito di un blog. Mi ha incuriosita la divisione tra Vasto vecchia, arroccata sulle colline, e Vasto Marina, affacciata su un bel tratto della costa adriatica. E devo confermare che questa cittadina è stata davvero una bella sorpresa.
La piazza Rossetti da cui può iniziare la visita…
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#Abruzzo#Aderici#Avalos#Bassano#Beach#Belvedere#Caldoresco#Castello#Cattedrale di San Giuseppe#Hotel San Marco#Italia#Italy#Mare#Piazza Rossetti#Punta Aderici#San Giuseppe#Seaside#Torri di Bassano#Vasto
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Nota come la città murata, Cittadella si trova nella pianura veneta. Una località da inserire senza alcun dubbio nell’elenco dei luoghi da visitare almeno una volta nella vita. Spesso ci si reca al di fuori dei confini italiani per lasciarsi ammaliare da luoghi dall’indubbio fascino. A volte però sarebbe necessario soffermarsi sul nostro Paese, andando alla scoperta di posti come Cittadella, che si trova dall’altra parte di un ponte di collegamento diretto con il Medioevo. La sua fondazione risale al XIII secolo ma gli storici hanno individuato alcune tracce che lasciano pensare come il borgo abbia origini che affondano le radici ai tempi degli antichi romani. Questi infatti occuparono il Veneto sul finire del III a.C., per poi cedere il dominio ai Longobardi. La realizzazione di Cittadella però si farà attendere ancora a lungo. Si arriva infatti all’anno 1220, quando Padova decise di rispondere a Treviso, che aveva dato vita all’avamposto militare di Castelfranco. Un borgo fortificato che si distingue dal predecessore, fondandosi su una pianta rotondeggiante. Cosa vedere a Cittadella Inutile a dirsi, il primo elemento che cattura lo sguardo di qualsiasi visitatore è la cinta muraria. Si tratta di uno dei pochi esempi di sistema difensivo con camminamento di ronda ancora percorribile. Ci si ritroverà dinanzi a una struttura enorme, con un’altezza media di 14 metri. Una base che sembrerà addirittura bassa se confrontata alle vette di 30 metri raggiunte dalle torri. La forma della cinta è ellittica e il suo spessore è di circa 2.10 metri. Sia all’interno che all’esterno vi sono dei terrapieni, che garantiscono sostegno alla struttura, che generalmente risulta priva di fondamenta. Nel corso degli anni si è lavorato molto alla messa in sicurezza del camminamento di ronda. Si voleva regalare un’esperienza incredibile al pubblico, che non ha deluso le aspettative. Questa è oggi una delle principali attrazioni turistiche del borgo fortificato di Cittadella. Attraverso questo cammino ci si sentirà più vicini alle origini del luogo. A ciò si aggiunge la magia del panorama, dal momento che questa posizione privilegiata consente di ammirare numerosi dettagli della città, altrimenti difficilmente apprezzabili. Il Teatro sociale merita una visita. Un luogo storico, neanche a dirlo, con all’interno custoditi affreschi realizzati da Francesco Bagnara. Ci si potrà poi spostare verso il Duomo, la cui realizzazione è avvenuta tra il 1774 e il 1826. Al suo interno è possibile ammirare “La Cena in Emmaus” di Jacopo da Ponte, così come “Lamento sul Corpo di Cristo” di Andrea da Murano, e infine “La Fragellazione” attribuita a Palma il Giovane. Restando in ambito ecclesiastico, di grande interesse è la Chiesa di Santa Maria del Torresino, posta di fianco alla cinta muraria, prendendo il nome dal torresino lì vicino. Al suo interno vi è un interessante crocifisso ligneo. In un luogo come Cittadella, dove poter respirare storia in ogni vicolo, si consiglia di girare in ogni dove, perdendosi, andando alla scoperta di piccoli dettagli e storie. Tra gli elementi da non mancare durante la visita però vi è anche la Torre di Malta. Questa venne edificata per volontà di Ezzelino III da Romano, che la volle come prigione. Camminando in lungo e in largo ci si ritroverà dinanzi alle tre porte. Porta Trevisana rappresenta l’ingresso orientale, con un torrione alto 22-25 metri. Quasi nulla però è giunto fino a noi degli esterni e dei ponti levatoi. Porta Padovana è l’ingresso principale, con pareti esterne adorate da affreschi con il carro dei Carraresi e lo stemma di Padova. Porta Vicentina è invece l’ingresso occidentale che, al pari dell’orientale, non conserva molto sul fronte esterno. Come arrivare a Cittadella Per riuscire a raggiungere Cittadella in auto si dovrà prendere l’uscita Vicenza Nord sull’autostrada Valdastico. A quel punto prendere la direzione Treviso. In alternativa, da Padova, si prenderà l’uscita Padova Ovest, in direzione Bassano. Da Treviso invece si dovrà proseguire sulla statale Treviso-Vicenza. Chi invece dovesse optare per il treno avrà due opzioni. Le linee ferroviarie che servono Cittadella sono Padova-Bassano del Grappa e Vicenza-Treviso. Una volta fatta la propria scelta, in base a orari e convenienze, si potrà scendere alla relativa stazione, con il centro di Cittadella che dista appena cinque minuti. https://ift.tt/2PPYG2z Cittadella, la città murata nella pianura veneta Nota come la città murata, Cittadella si trova nella pianura veneta. Una località da inserire senza alcun dubbio nell’elenco dei luoghi da visitare almeno una volta nella vita. Spesso ci si reca al di fuori dei confini italiani per lasciarsi ammaliare da luoghi dall’indubbio fascino. A volte però sarebbe necessario soffermarsi sul nostro Paese, andando alla scoperta di posti come Cittadella, che si trova dall’altra parte di un ponte di collegamento diretto con il Medioevo. La sua fondazione risale al XIII secolo ma gli storici hanno individuato alcune tracce che lasciano pensare come il borgo abbia origini che affondano le radici ai tempi degli antichi romani. Questi infatti occuparono il Veneto sul finire del III a.C., per poi cedere il dominio ai Longobardi. La realizzazione di Cittadella però si farà attendere ancora a lungo. Si arriva infatti all’anno 1220, quando Padova decise di rispondere a Treviso, che aveva dato vita all’avamposto militare di Castelfranco. Un borgo fortificato che si distingue dal predecessore, fondandosi su una pianta rotondeggiante. Cosa vedere a Cittadella Inutile a dirsi, il primo elemento che cattura lo sguardo di qualsiasi visitatore è la cinta muraria. Si tratta di uno dei pochi esempi di sistema difensivo con camminamento di ronda ancora percorribile. Ci si ritroverà dinanzi a una struttura enorme, con un’altezza media di 14 metri. Una base che sembrerà addirittura bassa se confrontata alle vette di 30 metri raggiunte dalle torri. La forma della cinta è ellittica e il suo spessore è di circa 2.10 metri. Sia all’interno che all’esterno vi sono dei terrapieni, che garantiscono sostegno alla struttura, che generalmente risulta priva di fondamenta. Nel corso degli anni si è lavorato molto alla messa in sicurezza del camminamento di ronda. Si voleva regalare un’esperienza incredibile al pubblico, che non ha deluso le aspettative. Questa è oggi una delle principali attrazioni turistiche del borgo fortificato di Cittadella. Attraverso questo cammino ci si sentirà più vicini alle origini del luogo. A ciò si aggiunge la magia del panorama, dal momento che questa posizione privilegiata consente di ammirare numerosi dettagli della città, altrimenti difficilmente apprezzabili. Il Teatro sociale merita una visita. Un luogo storico, neanche a dirlo, con all’interno custoditi affreschi realizzati da Francesco Bagnara. Ci si potrà poi spostare verso il Duomo, la cui realizzazione è avvenuta tra il 1774 e il 1826. Al suo interno è possibile ammirare “La Cena in Emmaus” di Jacopo da Ponte, così come “Lamento sul Corpo di Cristo” di Andrea da Murano, e infine “La Fragellazione” attribuita a Palma il Giovane. Restando in ambito ecclesiastico, di grande interesse è la Chiesa di Santa Maria del Torresino, posta di fianco alla cinta muraria, prendendo il nome dal torresino lì vicino. Al suo interno vi è un interessante crocifisso ligneo. In un luogo come Cittadella, dove poter respirare storia in ogni vicolo, si consiglia di girare in ogni dove, perdendosi, andando alla scoperta di piccoli dettagli e storie. Tra gli elementi da non mancare durante la visita però vi è anche la Torre di Malta. Questa venne edificata per volontà di Ezzelino III da Romano, che la volle come prigione. Camminando in lungo e in largo ci si ritroverà dinanzi alle tre porte. Porta Trevisana rappresenta l’ingresso orientale, con un torrione alto 22-25 metri. Quasi nulla però è giunto fino a noi degli esterni e dei ponti levatoi. Porta Padovana è l’ingresso principale, con pareti esterne adorate da affreschi con il carro dei Carraresi e lo stemma di Padova. Porta Vicentina è invece l’ingresso occidentale che, al pari dell’orientale, non conserva molto sul fronte esterno. Come arrivare a Cittadella Per riuscire a raggiungere Cittadella in auto si dovrà prendere l’uscita Vicenza Nord sull’autostrada Valdastico. A quel punto prendere la direzione Treviso. In alternativa, da Padova, si prenderà l’uscita Padova Ovest, in direzione Bassano. Da Treviso invece si dovrà proseguire sulla statale Treviso-Vicenza. Chi invece dovesse optare per il treno avrà due opzioni. Le linee ferroviarie che servono Cittadella sono Padova-Bassano del Grappa e Vicenza-Treviso. Una volta fatta la propria scelta, in base a orari e convenienze, si potrà scendere alla relativa stazione, con il centro di Cittadella che dista appena cinque minuti. Cittadella è un borgo del Veneto racchiuso da storiche cinta murarie dove poter ammirare monumenti che affondano le loro radici nell’epoca medievale.
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Itália: O que ver, fazer e comer em Vêneto
Localizada no nordeste da Itália, a região do Vêneto se estende das Dolomitas ao Mar Adriático, por meio de uma extensa gama de colinas e um vale sulcado por rios, canais e pelo delta do rio Po.
O cenário típico da costa de Vêneto é a lagoa veneziana e, nesta mesma lagoa, fica talvez a cidade mais única do mundo –Veneza, visitada por milhões de turistas todos os anos.
No entanto, todo o Vêneto, uma região com mil faces diferentes, é o guardião de tesouros naturais, artísticos e tradicionais da Itália.
Vêneto expressa uma variedade extraordinária em seu cenário: das Dolomitas, mergulhadas nos tons avermelhados do pôr do sol, até a costa leste do lago Garda e Peschiera del Garda, Torri del Benaco e outros destinos turísticos. Longas praias de areia se alternam com resorts conhecidos, como os de Jesolo, Bibione, Cavallino e Caorle.
Neste cenário natural espetacular encontra-se uma rica herança cultural que torna o Vêneto uma região tão fascinante, desde suas cidades de arte até as magníficas vilas paladianas espalhadas pela Riviera Brenta. E não se deve esquecer as pequenas aldeias de Arquà Petrarca, Monselice, Asolo e Bassano del Grappa que reúnem os aspectos mais típicos desta região diversificada e variada.
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Vêneto também é o destino ideal para férias de conforto e relaxamento, graças às suas águas termais com valiosas propriedades terapêuticas: as suaves encostas das colinas de Euganean abrigam as instalações bem equipadas dos spas euganeanos: Abano, Montegrotto e Teolo, onde os hóspedes podem combinar tratamentos e terapias com agradáveis excursões às áreas próximas.
O que ver
Vêneto é uma região com inúmeras atrações naturais e artísticas, além de uma ampla variedade de locais e pontos turísticos.
A primeira parada em sua jornada de descoberta, naturalmente, deve ser Veneza, um Patrimônio Mundial da Unesco que também compreende sua lagoa, ilhas e o Grande Canal, ladeado por edifícios antigos e decorados que lembram o esplendor da antiga República Marítima.
Veneza, famosa por seu histórico Carnaval, vidro de Murano e renda de Burano, pode ser visitada a pé, através de pequenas pistas (chamadas calli) e por inúmeras pontes -ou de barco- de barcos a vapor a gôndolas, transportando passageiros pelos canais para admirar algumas das paisagens mais especiais do mundo.
Piazza San Marco, com sua Basílica exibindo mosaicos e cúpulas bizantinas; o Palácio Ducal, o labirinto de ruas marcadas por lojas e oficinas; igrejas decoradas com pinturas, esculturas e afrescos; museus e até as praças mais escondidas são inesquecíveis.
Outro patrimônio da lista da Unesco é o centro histórico de Verona, uma mistura única dos estilos arquitetônicos renascentista, medieval e romano.
Os monumentos mais famosos da cidade são a varanda romântica de Julieta, famosa pela tragédia de Shakespeare, e a arena, que se torna uma espetacular casa de ópera ao ar livre durante o verão.
A natureza é outra das excelências do Vêneto: as Dolomitas foram recentemente incluídas na lista da Unesco devido à sua forma notável e à fascinante interação de luz entre seus picos e pináculos.
Este é o lugar ideal para os entusiastas do esqui: uma imensa área com quilômetros de pistas e resorts bem equipados – o primeiro entre eles, o exclusivo e elegante Cortina d’Ampezzo, a “pérola” das Dolomitas e um dos resorts de montanha mais famosos no mundo.
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Pádua, a cidade da cultura, oferece aos visitantes muitas atrações, desde a Basílica de Santo Antônio, um destino de turismo religioso, até a maravilhosa Capela Scrovegni, uma obra-prima atemporal inteiramente afrescada por Giotto. Seu Jardim Botânico do século 16, rico em ervas medicinais, também é um Patrimônio Mundial.
O centro histórico de Vicenza, caracterizado pelo estilo clássico do arquiteto Andrea Palladio, também recebeu o status de Unesco, juntamente com as maravilhosas casas imponentes que ele projetou, incluindo as impressionantes Villa Capra Valmarana e Villa Poiana, cercadas por grandes parques.
Esta região tem muito mais surpresas reservadas para os visitantes de Belluno, Treviso e Rovigo. Até as cidades mais pequenas estão repletas de história e cultura: Asolo, uma pitoresca vila medieval; Possagno, dominado pelo mausoléu de Canova; e as cidades muradas de Cittadella, Monselice, Montagnana e Castelfranco Veneto, agora são parte da paisagem regional.
O que fazer
Montanha, mar ou colina: a região de Vêneto oferece férias emocionantes em um ambiente natural, com oportunidades para esporte, relaxamento e experiências agradáveis.
Das Dolomitas a Lessinia, resorts famosos como Cortina d’Ampezzo, Falcade, San Vito di Cadore e outros oferecem experiências inigualáveis para os entusiastas de esportes de inverno: pistas cheias de adrenalina para esquiar ou praticar snowboard, rafting, escalada, trekking em todos os níveis, cursos especiais para esqui cross-country, caminhadas com raquetes de neve e emocionantes corridas de trenó de cachorro.
A costa dourada que se estende de Bibione a Cavallino é perfeita para se exercitar: vôlei de praia, vela, surf, esqui aquático e ciclismo em pinhais frescos e arredores intocados. Aproveite a vida noturna nos modernos bares e clubes de resorts turísticos. Os fãs de golfe encontrarão vários “greens” nas colinas, com o lago Garda ao fundo ou perto da costa.
Os amantes da natureza podem fazer excursões ou seguir trilhas nas áreas protegidas de Vêneto, como o Parque Nacional das Dolomitas de Belluno, conhecido por sua paisagem de tirar o fôlego, ou o Parque de Lessinia, onde você pode ver a fauna típica do sopé dos Alpes.
Você pode visitar muitos lugares enquanto pratica mountain bike, incluindo o Planalto Asiago, que é atravessado por uma rede de trilhas com diferentes níveis de dificuldade, em meio a paisagens extraordinariamente bonitas.
O charmoso delta do Pó e as outras áreas da lagoa, dominadas pelo reflexo do céu na água e povoadas por centenas de espécies de pássaros, são um verdadeiro paraíso para quem gosta de observar pássaros e fotografar a natureza, enquanto as margens do lago Garda, cercada pela vegetação mediterrânea típica, oferece muito espaço para esportes aquáticos, vela, canoagem e mergulho.
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Você pode desfrutar de uma estadia relaxante nos muitos spas da região, incluindo a famosa Terme Euganee (Euganean Spas), com tratamentos e terapia de beleza para restaurar o equilíbrio entre corpo e mente.
Os amantes da boa comida podem seguir as muitas trilhas do vinho: de Bardolino a Pramaggiore, de Conegliano a outras áreas que se tornaram conhecidas por sua produção de vinho, parando nas vinícolas para provar excelentes vinhos e produtos típicos.
A agenda de eventos está sempre cheia; alguns desses eventos são reconhecidos mundialmente, especialmente a Bienal e o Carnaval de Veneza, seguidos de exposições e mostras de arte, vários festivais religiosos e de vilarejos e feiras de alimentos (sagre), até mesmo nas menores vilas da região.
O que comer
Embora a culinária seja diferente de uma província para outra, a comida da região é baseada em alguns ingredientes comuns: arroz, legumes e principalmente polenta.
Polenta, particularmente amada pelos nativos de Vêneto, é preparada e consumida com carne, peixe ou queijo. O feijão de Lamon (província de Belluno) é um produto típico da região, assim como os aspargos de Bassano del Grappa, o aipo de Verona e o radicchio vermelho de Treviso, que se tornou um ingrediente universal mesmo fora de Treviso.
Outra especialidade desta província é a soapa calda, uma sopa quente com pombo e frango; nas áreas próximas dos Alpes, você também pode comer cogumelos e veados, enquanto o platô de Asiago é conhecido por seu queijo.
Na lagoa, por outro lado, são frutos do mar.
Entre os pratos típicos da região estão o risoto com vieiras, camarões e chocos, saor (sardinha marinada com vinagre e cebola), bacalhau seco ou bacalhau ao estilo Vicenza. A enguia cozida (bisato) é uma especialidade veneziana.
Existem muitas sobremesas típicas, incluindo bolinhos, zaletti (biscoitos de polenta), carnaval galani (doces) e o pandoro de Verona que mais tarde se tornou nacionalmente famoso.
Vêneto também possui uma produção extensa e valiosa de vinhos tintos e brancos, incluindo Amarone di Valpolicella, Breganze Bianco, Bardolino e Soave, para citar apenas alguns.
Os vinhos com passas são melhor representados pelo Recioto di Soave; os vinhos espumantes (espumante) também são os favoritos, em especial o Prosecco da Conegliano-Valdobbiadene. A produção de grappa é notável em Bassano del Grappa e em Coneglian,
Veja também: 14 vilarejos na Itália para você viajar no tempo
A Catraca Livre leva para as ruas a campanha #CarnavalSemAssédio, que visa acabar com abusos durante a folia. Com a parceria da Rua Livre e da Prefeitura de São Paulo e apoio da 99, além de conteúdos que promovem o debate sobre o problema, a campanha criou a ação Anjos do Carnaval, que oferece orientação, acolhimento e atendimento psicossocial a mulheres e LGBTs vítimas de assédio. Vem entender como você pode fazer um #CarnavalSemAssédio!
Itália: O que ver, fazer e comer em Vênetopublicado primeiro em como se vestir bem
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La transdolomitica
Premessa
Prima esperienza di bikepacking per lungo tragitto (già provato per we o 3 giorni ed è eccezionale) e valuto come prima cosa l’attraversamento delle Alpi da Trieste a Nizza (e prendo pure il libro). Pensandoci un po’ su però, anche per le notti da passare in svizzera decido che è un po’ troppo impegnativo e complicato per la prima esperienza e cambio sulla, da me denominata, Transolomitica, ricalcando il percorso della Transdolomitic way. Curiosamente quando riguardo il percorso dopo un mese ne trovo un altro. Forse ho preso quello del 2018 o 2017, vai a sapere.
Il bagaglio
Parto con la mia Canyon Endurace attrezzata in questo modo:
1) Sul tubo orizzontale del telaio il Node con dentro: chiavi di casa (le essenziali), spazzolino da denti e dentifricio, powerbank e cavi vari, passaporto e “portafoglio”. Peso: 0,5 kg
2) Sottotelaio: Cartina (praticamente mai usata), intimo, maglia mavik antivento, gambali e bracciali, minipompa, frontale, telo antigelo. Peso 0,9 kg
3) Sottosella (16 litri): un ricambio di tutto per la bici (calze, sottocasco, ciclisti, maglietta), kway (mai usato), fantasmini, scarpe ultraleggere che si rivelano perfette, pantaloncini per la sera, t-shirt, maglietta leggerissima decatlhon (usata pochissimo), due paia di mutande (una persa subito), maglia pesante (usata poco) e giacca gore semipesante, e-reader (lettura: Il confine di Don Winslow). All’occorrenza ci stavano anche barrette e gel. Peso: 3,8 kg
Addosso ho naturalmente un completo di ciclismo e un anti-vento nella tasca posteriore della maglietta.
A corredo menziono anche: luce anteriore e posteriore + borraccia 0,75 litri + borraccia con attrezzi e camera d’aria di ricambio + pezzo di copertone.
Devo dire che mai avrei potuto fare un bagaglio migliore di questo. Le cose pesanti pesanti le ho usate pochissimo però direi necessarie se si fa un viaggio in montagna.
Ed ecco la mia compagna di viaggio
Il viaggio
In totale fatti 1.490 km e 29500 m d+ e 27 salite/passi (ok, fatto male i conti, seppure un po’ imbrogliando, volevo farne 28 come il Raid dei Pirenei dell’anno scorso) che naturalmente diventano nei racconti 1500 km e 30000 m d+
1 tappa: Trento - Val Cembra - Passo Lavazé (1/27) - Obereggen (2/27) - Vipiteno (165 km e 3.000 m d+)
Parto bene, facendo la Val Cembra in una strada quasi parallela alla statale ed è molto bella.
Il passo Lavazè lo affronto con entusiasmo sia perchè è il primo sia perchè è un posto a cui sono molto affezionato andandoci quasi ogni anno a sciare.
Alla fine della discesa però a sorpresa la strada per Bolzano è chiusa così mi tocca farmi la salita fino a Obereggen, breve ma molto intensa. Cominciamo bene...
Comunque sono in forma e il pranzo lo faccio già dopo i due passi. Da quì è tutta ciclabile fino al Brennero ma comunque decido di fermarmi a Vipiteno per fare una notte di più in Italia.
Noto che sulla ciclabile c’è un sacco di gente in bici (molti con quelle elettriche) cosa che poi non ritroverò sul resto della strada. Comunque bene.
2 tappa: Vipiteno - Passo Brennero (3/27) - Innsbruck - Passo Kuhtai (4/28) - Pillerhohe (5/27) - Fliess (147 km e 3.146 m d+)
La salita fino al Brennero la conoscevo anche se non sono riuscito a prendere la ciclabile del Val d’Aveto (penso). Cioè l’avevo fatta una volta in discesa e non mi sembrava quella, boh.
Dal Brennero la strada è brutta brutta (statale con macchine che viaggiano velocemente,ecc... Comunque sono in discesa e quindi il fastidio è limitato) e si scende fino quasi a Innsbruck dove c’è la deviazione per il Kuhtai che si rivela una montagnona (2.017 m) e neanche facile perchè molto irregolare. Però bellissima anche perchè non c’è nessuno. In cima fa freddo e scendo subito.
Dopo la discesa mi perdo in un bosco (ma avevo tracciato la strada con Strava cavoli!!!!) e così mi tocca scarpinare con bici in spalla per passare il fiume di fondo valle. Dopo c’è subito il Pillerhohe, anch’esso tosto: 7 km all’8,2%, comunque lo faccio bene e oltretutto non c’è un cane, tipo così
La valle è abbastanza solitaria e in discesa mi fermo a Fliess, un piccolo paese dove trovo però un albergo che mi fa pagare pochissimo. Bene.
3 tappa: Fliess - Passo Resia (6/27) - Glorenza - Passo Stelvio (7/27) - Bormio (130 km e 2.867 m d+)
Oh, il passo Resia è incredibile. Mi riferisco soprattutto all’immenso lago in cima... Comunque prima di arrivare in Italia c’è una città bellissima in Austria che si chiama Nauders. Da passarci mille vacanze invernali (se ci fossero anche le piste da fondo naturalemente).
La salita è fattibilissima in scioltezza, alla fine si riduce a 9 tornanti (morbidi) e poi è in pratica un lunghissimo altopiano, tutto in ciclabile.
Il pensiero di tutto il giorno va però al successivo Passo dello Stelvio che ho già affrontato più volte ma dalla parte facile. Stavolta mi tocca il lato “nobile” da Prato allo Stelvio.
Si inizia con una pendenza abbordabilissima finchè non incontri il cartello “48 tornanti” e allora pensi “ok”. Però poi i tornanti dopo sono dopo 2 km ciascuno e allora ti inizi a preoccupare... E infatti, se la matematica non è un opinione, gli ultimi 10 km sono tutti sopra l’8% ma più vicino ai 9.
Insomma una tortura che affronto inizialmente con la più bella ciclista che abbia mai incontrato e che ha pure lei una Canyon Endurance.
Dopo lo Stelvio nella mia idea iniziale c’era quella di fare pure il Gavia ma c’è una pioggerella, fa freddo e arrivo a Bormio alle 18,00. Insomma, spendo un sacco di soldi per dormire (l’unica volta del viaggio) e decido saggiamente di rimandare il Gavia al giorno dopo.
4 tappa: Bormio - Passo Gavia (8/27) - Val Camonica – Esine (105 km e 1504 m d+)
E quindi il Gavia, che molti mi dicono essere la loro salita preferita, lo affronto dalla parte facile e cioè da Santa Caterina. I paesaggi e la vista sono fantastici e così si arriva in cima. Su però fa freddissimo e anche oggi inizia a piovere, così arrivo a Ponte di Legno e mi rifugio in un bar attendendo la fine della pioggia, che arriva.
Mi faccio tutta la Val Camonica (strada brutta e trafficata) e arrivo a Esine. Mi tocca però qui redarguire quel ciclista che mi si è messo dietro per 15 km e poi appena mi distraggo un attimo, scatta senza mettersi davanti. Mah, vai a capire. Poi alla fine per principio naturalmente lo vado a riprendere, scambiamo due parole e si rivela anche simpatico. Ma non si fa così!
A Esine trovo la Casa di Carla pagando pochissimo e trovando una bella ospitalità (in paese c’è pure una pizzeria buonissima) e così mi ripropongo di tornarci abbinando Passo Presolana + Passo Vivione, Passo Crocedomini o una così così. In bkpk, ovvio.
5 tappa: Esine - Passo Crocedomini (9/27) - Passo San Rocco/Capovalle (10/27) - Moniga del Garda (126,44 km e 2.547 m d+)
All’inizio del Crocedomini c’è un cartello che dice CHIUSO, ma figuratevi se mi faccio fermare da una cosa così... Poi quando mancano 5 km c’è un cartello che dice “passo chiuso anche per ciclisti” e mi comincio a preoccupare ma ormai sono lì e così continuo confidando di trovare un modo per passare. E infatti la fortuna aiuta gli audaci e stanno finendo proprio in quel momento di mettere un parapetto, così riesco a transitare, alè!
La salita è bella bella (l’avevo già fatta) e in cima c’è un rifugio ospitale, talmente ospitale che gli lascio la mia maglietta che intanto mi ero cambiato. Azz... Mi toccherà comprarne una nuova un paio di giorni dopo.
Di seguito ci sono Capovalle e la Val Vestino che conosco bene. Uno dei posti più belli in bici del lago di Garda, anche se il lago della Val Vestino è abbastanza inquietante.
Da lì vado a riposarmi un paio di giorni a Moniga del Garda da mia sorella, perchè sono stanco, sì.
6 tappa: Moniga del Garda - attraversamento Garda con traghetto da Toscolano Maderno a Torri del Benaco - San Zeno in Montagna (11/27) - monte Baldo (12/27) - Rovereto (117 km e 2.502 m d+)
Riposatissimo mi godo anche l’attraversamento del lago con il traghetto e, sbagliando strada faccio una salita in più fino a San Zeno in Montagna, che per fortuna è molto bella. Dopo però ridiscendo un sacco e affronto il Monte Baldo quasi da quota lago.
Avevo visto che la pendenza media era del 6% e così sono tranquillo ma azz..., ci sono tratti al 20%!!!! Insomma, mi ammazza.
Però la salita è top!!!
7 tappa: Rovereto - Calliano - Passo Sommo (13/27) - Passo Vezzena (14/27) - Asiago - Valle Stagna - Bassano del Grappa (108 km e 1.975 m d+)
Passo Sommo e Passo Vezzena bruttini e trafficati ma mi portano ad Asiago e da quì a Gallio dove mangio ospite della mia amica Cristina.
Mangio, mangio (e bevo) e dopo arrivo a Bassano del Grappa (dove dormo per 23 euro in una singola nell’Ostello comunale) scendendo dalla Val Stagna. Valle strettissima che prenderà il sole 2 ore in tutto l’anno e che dev’essere bellissima da fare in salita. Pure in discesa non è male però. Macchine, persone, animali e cose incontrate zero di zero.
8 tappa: Bassano del Grappa - Monte Grappa (15/27) - Passo San Boldo (16/27) - Belluno (113 km e 2.736 d+)
Il Monte Grappa è famoso per avere 10 salite. Io ne faccio una sostanzialmente a caso (cioè la strada che mi ha caricato Strava) e che si rivela essere la stessa che avevo già fatto anni fa al Monte Grappa bike day.
In cima c’è il Sacrario e anche una trincea che si può visitare e ogni volta pensi come caxxo facevano quelli a stare su per anni, al freddo, vestiti come erano vestiti, e combattere e andare a morire a migliaia.
In discesa incontro degli sventurati che hanno scelta un’altra strada per salire e, cavoli, quella sì che è tosta.
Ad ogni modo devo arrivare a Belluno così scendo da quella parte in una strada assurda che mi ripropongo di non fare mai più e me lo registro nella mente: strada dissestata, gallerie, mucche, mucche dentro le gallerie...
Il passo San Boldo è bello e pure stranissimo. Negli ultimi km ci sono 4-5 tornanti dentro gallerie e pure i semafori (quindi inutile guardare i tempi:)) visto che questi sono strettissimi. Ci è passato pure il giro d’Italia quest’anno.
La prospettiva dal basso merita una foto.
Alla fine arrivo a Belluno, da me rispettata perchè vince ogni anno come città dove si vive meglio. Io faccio solo un giro in centro ma va bene così.
9 tappa: Belluno - Longarone - Vajont - Passo S. Osvaldo (17/28) - Forcella Pala Barzana (18/27) - Passo Rest (19/27) - Passo Mauria (20/27) - Lozzo di Cadore (164 km e 3.296 m d+)
Da me votata a mio insindacabile giudizio come tappa più bella di tutto il giro.
Parte un po’ male perchè la statalona da Belluno a Longarone è trafficatissima. Qualcuno mi ha detto che c’era una strada alternativa ma giuro di no, Ho ricontrollato dopo.
All’inizio della prima salita c’è la diga del Vajont e così non puoi non metterti a ripensare alla disgrazia avvenuta x anni fa. Ci sono targhe, memoriali, turisti, ecc... E in effetti la sua vista fa impressione.
Da lì in poi, ufficialmente dopo Erto, e una specie di avanzata in posti sempre più sperduti e infine dimenticati da dio, fino a Passo Rest.
La strada c’è, all’inizio pure bella larga con due corsie ben definite ma poi si arriva in valli dove non incontro una macchina in tutto il giorno. Nel mezzo pranzo in una specie di supermercato/bar dove pago un panino al formaggio di baita e una coca-cola 3,30 euro. Pazzesco.
Salita al Passo Mauria bruttina, ed arrivo ad Ampezzo prima e a Lozzo di Cadore poi, dove non c’è molto a parte un B&B fantastico dove pago 30 euro.
Insomma, giornata perfetta. Ci scappa pure una birra ovviamente.
10 tappa: Lozzo di Cadore - Cortina - Passo Cimabanche (21/27) - Dobbiaco (71 km e 892 m d+)
Ok, questa tappa cazzeggio un po’. Pioviggina, fa freddo, e voglio arrivare a Dobbiaco e stare fermo un giorno.
Passo da Cortina e come sempre c’è traffico e code e gente vestita da supermontagna con roba ultratecnica e costosissima che la usa per fare lo struscio in centro. Vai a sapere.
Ad ogni modo NON si vedono le Tre Cime di Lavaredo (sarebbero dietro le nuvole), il modellino davanti sì.
Pure il Passo Cimabanche lo metto ma in effetti da Cortina sono 14 km al 2%... Ho fatto cavalcavia decisamente più impegnativi. Con gli sci da fondo lo faccio ogni anno ed è decisamente più impegnativo.
11 tappa: Dobbiaco - Passo Furcia (22/27) - Corvara - Passo Gardena (23/27) - Ortisei - Passo Pinei (24/27) - Prato Isarco - Passo Nigra (25/27) - Carezza (151 km e 3.587 m d+)
Dopo un giorno di riposo passato fondamentalmente a leggere Winslow parto presto e motivatissimo,
Passo Furcia fantastico e nonostante una rampa dei box al 15% e gli ultimi 2 km (8,9% e 7,5%) lo faccio benissimo.
Il Gardena lo affronto sotto una pioggerella ma non è molto impegnativo.10 km al 6,2%, solo alcuni tratti un po’ più duri al 10%. Peccato che ci siano nuvole basse che nascondono un po’ la vista di quelle fantastiche dolomiti che mi attorniano. In cima fa freddo anche perchè siamo sopra i 2000.
Il passo Pinei in realtà non me lo ricordo quindi va bene così, mentre il passo Nigra lo affronto, volendo evitare la statale (e una brutta galleria), da una strada secondaria che ha pendenze al 24%!!! E ho detto tutto, sigh.
Questa è la prova.
Sono però in formissima e andrei pure avanti se non fosse che si mette a piovere di brutto e mi tocca fermarmi in un posto a caso all’inizio della discesa che si chiama Carezza ed è famoso per un lago omonimo da cui passo il giorno dopo. Carino, eh, ma vabbè è un laghetto e c’è gente che ci viene apposta, boh.
12 tappa: Carezza - Obereggen (26/27) - Passo Lavazè (27/27) - Val Cembra - Trento (95 km e 1.505 km)
Ormai è finita. Inizio la giornata con una lunga discesa e poi guarda un po’, rifaccio l’Obereggen ma dall’altra parte e pure stavolta è una mazzata: 7 km al 10% di media!
E non è neppure finita visto che subito dopo (ancora) c’è il Passo di Lavazè che però da questa parte è più abbordabile che non da Cavalese.
Pranzo in anticipo a Cavalese, così per darmi un tono, e scendo a Trento ancora una volta per la Val Cembra e ancora una volta evitando la statale. Ma curiosamente (e per fortuna, giusto per cambiare) non è la stessa non-statale dell’andata e così mi godo la valle da un’altra prospettiva.
Arrivo a Trento con ampio margine per prendere il treno e tornare a Milano in serata ma da anni voglio vedere il MUSE e così mi fermo la notte.
Sul MUSE dico innanzi tutto bravi che mi hanno tenuto la bici (viaggio senza catena o lucchetto o altro) nel loro magazzino e poi che, nonostante meriti senz’altro una visita, forse è un po’ troppo targettizzato su bambini/adolescenti. E anche che l’ha progettato Renzo Piano, tiè.
Il MUSE
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