#Tablet per genitori
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SANNUO Tablet per bambini: il regalo perfetto
Il SANNUO Tablet per Bambini è ideale per i più piccoli. È pensato per l’apprendimento e il divertimento. Ha un display da 7 pollici e un sistema operativo Android 11. Il processore è potente, assicurando un uso fluido. La memoria interna si espande fino a 128GB. Questo offre spazio per molti contenuti multimediali. Lo schermo ha una alta risoluzione e protezione degli occhi. Questo rende…
#Apprendimento interattivo#Divertimento educativo#Giochi educativi#Innovazione educativa#Regali per bambini#Tablet educativi#Tablet per genitori#Tablet per l&039;infanzia#Tecnologia per l&039;apprendimento
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Quando ero piccolo, genitori, maestri, professori, ripetevano continuamente che bisognava studiare; non tanto per il lavoro ma perche' studiando si diventava critici, si capivano meglio le cose. Lo studio era lo strumento per non farsi prendere per i fondelli da nessuno. Oggi capisco che mia nonna Emilia, contadina e analfabeta, era piu' scaltra e saggia di tanti diplomati o laureati di oggi. Quando dicevo qualche sciocchezza, lei replicava: "Robe' , smettila di dire certe fregnacce!" Ecco, oggi di fregnacce ne sento tante e quasi nessuno ci riflette, cosi' acconsente. Da qualche giorno, certa politica ha acceso i suoi megafoni per dire che bisogna fare qualcosa contro la concorrenza sleale sui prodotti agricoli e gli italiani battono le mani al grido: "Giusto! Giusto. Non e' accettabile che importiamo i pomodori cinesi o l'olio algerino quando loro non hanno gli stessi standard lavorativi e le stesse regole che abbiamo noi in Italia". Lo dicono i politici, ma anche diplomati e laureati italiani, almeno la grande maggioranza. Ma allora, dobbiamo stracciare anche gli accordi commerciali per importare PC, tablet e I-phone, visto che litio e cobalto sono estratti in miniere dove la maggior parte dei lavoratori sono bambini di 12 anni? E perche' e' canaglia chi compra a 0,50 le zucchine e sugli scaffali si vendono a 7 euro e non e' canaglia APPLE che fa produrre i suoi I-Phone ai cinesi a 100 euro e li rivende a noi a 1.000 euro? O Nike che produce in India a 10euro e vende a 200? Per queste importazioni che facciamo? Le blocchiamo? Eh, chissa' per quanti altri secoli sara' valida la frase di mia nonna: "smettetela di dire fregnacce!" @ilpianistasultetto
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Non mi vergono a dirlo, ma ogni volta che guardo le famiglie che hanno messo su alcuni amici del passato, con età comprese fra i 25/28 anni, mi viene sempre il magone, imbarazzante come mettiate al mondo figli per poi sbatterli sui social, oppure coi tablet per non sentirli piangere, per quanto io considera gli animali e i bambini le uniche creature che si meriterebbero di respirare in questo cancro che è la vita, non riesco a vedervi proprio come genitori, come non vi vedevo maturi ai tempi, ora ancora meno, e vi auguro tutto il bene di questo mondo, anche se ricordo parola dopo parola tutte le prese in giro che ho ricevuto da voi, non è cattiveria, è realtà dei fatti il più delle volte.
I genitori di oggi sono ancora più bambini dei bimbi di oggi.
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In Finlandia la scuola inizia quando il bambino ha compiuto i 7 anni di età. È considerato il sistema scolastico migliore al mondo.Le lezioni hanno la durata di 60 minuti di cui 45 +15 di pausa. Dal lunedì al giovedì 8 ore al giorno, il venerdì fino alle 13 e sabato libero. In Finlandia, l'istruzione scolastica è assolutamente gratuita. I genitori non pagano un centesimo per niente. È tutto a spesa dello stato. Ogni bambino riceve dallo stato un tablet gratis,e tutti i libri di testo sono apposti sul tablet in modo che i ragazzi non debbano portare zaini pesanti. Il cibo scolastico è gratis, vario e pulito ed ogni studente può ottenere ciò che vuole e quanto vuole. Ogni investimento nell'istruzione di un paese è un investimento nel suo futuro. Questo è l' investimento più importante. La nazione istruita è il motore sia dell'economia che della sanità e della giustizia.
Enzo Dolphinba
p.s. mio: p.s. la Finlandia è una delle nazioni con le tasse più alte ma tutti le pagano avendo in cambio servizi sociali d'eccellenza. Evidentemente la distanza geografica dal nostro paese è uguale a quella morale
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Pensieri inutili ed a caso.
Mi rendo conto di metterci l'anima in quello che faccio. Mi faccio in quattro per i miei ragazzi, ma perché ci tengo talmente tanto a loro che sono disposta anche a fare chissà che per aiutarli.
Seguo questo ragazzo online ormai da mesi. Ultimamente è parecchio giù ed è in gran conflitto con i genitori, però si fida di me. A tratti non capisco se si sia preso una mezza cotta e quindi quando va male a scuola di vergogna di dirmi le cose. Dopo ore e ore di lezioni di diritto dove sapeva tutto, l'altro giorno ha preso 4, perché l'insegnante gli ha fatto domande su cose che non erano da studiare. La mamma mi ha contattata e mi ha detto che lui si è affossato e che ha paura di essere bocciato e che non ha fatto altro che proteggermi dicendo che non è colpa mia, che io gli faccio capire tutto, che non aveva dubbi. Non mi ha ancora scritto e la mamma dice che non mi contatta, perché si vergogna e che sta aspettando che gli scriva io.
Nonostante lo segua online, mi sono offerta di incontrarci, perché la mamma dice che è come se con me avesse avuto da subito un rapporto, che lo sprono a fare le cose, lo incoraggio. Tutto ciò nonostante lui abiti davvero lontano da me, ma fa niente dato che tende a confidarsi ed aprirsi di più con me, perché con la mamma litiga solo.
Vorrei fargli capire con tutto il cuore che non è un 4 che lo deve abbattere o che lo descrive come persone, perché ha tutte le capacità di fare ogni cosa desideri. Tutti siamo stati più in difficoltà su alcune cose piuttosto che altre, a scuola, sul lavoro, nella vita in generale. Mi dispiace tantissimo che si butti così giù e che si senta un fallimento. Spero di potergli dare una mano e di fargli capire che è un ragazzo d'oro con delle potenzialità allucinanti.
P.s. la mamma ad un certo punto in audio mi ha detto: "lui si fida di te, nel tuo essere, per come sei nella tua semplicità. Ti devo pagare anche come psicologa ahah".
Non sapete quanto mi renda felice sapere che, nonostante non ci siamo mai visti faccia a faccia, ma solo tramite un telefono o un tablet, lui si senta così legato a me. Per me non è solo una questione di aiutarli con i compiti o mettermi 3 soldi in tasca, ma questo. Fargli sapere che hanno una persona su cui sanno di poter contare, anche solo per due chiacchiere.
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ARGOMENTI TABÙ
Ho scritto ieri un post su bambini e libri che ha suscitato qualche diversità di opinione in chi l’ha letto (e questo va bene), ma anche qualche malumore (e questo va bene lo stesso e rientra nella categoria del “chi se ne frega”). C’è una regola non scritta ma ferrea dei social che dice di non scrivere mai di certi argomenti. La lista degli argomenti è varia e mutevole, ma certamente contiene come “invariabile fissa” l’argomento BAMBINI. Solitamente mi dedico a ciò che conosco meglio e amo di più dei bambini per evitare di toccare le sensibilità dell’altra categoria intoccabile nei social ma anche nella società italiana LA MAMMA (col corollario di complemento LA NONNA, LA ZIA e infine LA MAESTRA). Io sono un po’ un selvaggio del pensiero, un autodidatta della sociologia, un anarchico nelle opinioni, però prima di scrivere qualcosa sui social e altrove, solitamente, mi documento, ma certamente attingo anche ad esperienze personali. Nel 2022 sono stati venduti 23,2 milioni di libri per bambini e quindi un dato confortante (anche se in calo rispetto all’anno precedente). Però secondo i dati degli editori solo il 49,70 nella fascia di età 6/10 anni ha letto almeno un libro in un anno (scolastici esclusi). Drammaticamente poco, anche se il mercato cresce (e cresce anche perché vende a scuole e biblioteche). Poi c’è, come già detto l’esperienza empirica che può valere quel che vale, ma spesso corrisponde alla realtà: se a Natale regali un libro a un bambino, il regalo è considerato certamente (a partire da certi genitori, sottolineo certi), un regalo di seconda importanza. La mamma, il papà, la nonna, come regalo principale al bambino non regalano un libro. Il libro lo può regalare la zia ex insegnante un po’ rincoglionita, il vicino di casa per salvarlo dalla barbarie di certi genitori o magari l’amico gay. Il vero regalo al bambino sono gli sci, il tablet, sua maestà il telefonino, la PlayStation. Il libro viene molto dopo, di solito si dimentica sotto l’albero e l’infante lo scarta solo quando mammina dice: “topoletto guarda cosa ti ha portato la zia”…
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Sviluppo del progetto borse di studio
Sono state individuate le scuole professionali da proporre ai ragazzi che escono dal Collegio o dal Liceo per il proseguimento degli studi con Borsa di Studio.
Gesuiti Scuola Xavier Fianarantsoa
Scuola O M fabbro (carpenteria/lavorazione metalli)
Gesuiti Scuola Bevalala Antananarivo
Scuola idraulici (idraulique/plombiers)
Scuola agronomi
Salesiani Fianarantsoa
Non adatti a noi perché prendono solo giovani per scuole tecniche ma che abbiano abbandonato gli studi; si tratta di scuole di recupero accelerato
Salesiani Tulear
Scuola meccanico (auto)
Scuola O M fabbro (carpenteria/lavorazione metalli)
Scuola Elettricista
Menusière (non rilascia titolo ma non siamo interessati se PF ne vuol fare una a Jangany)
Salesiani Antsirabè
Sage femme
Infermerie
Laboratoire medique
In questo momento siamo in contatto con la Direzione delle diverse scuole, stiamo raccogliendo la disponibilità di ragazzi (almeno 14 già disponibili) e i loro genitori.
Ecco i contenuti del contratto in corso di definizione
Il progetto prevede un contratto di impegno degli Amici di Jangany ma anche degli stessi studenti.
. impegno a frequentare il corso della durata di tre anni, per la formazione professionale
. Amici di Jangany ODV si impegna a pagare gli studi attraverso ECAR - Congrégations des Filles de la Charité de Saint Vincent De Paul presso Lycèe Sainte Marie Jangany mediante una borsa di studio che comprende:
il pagamento dell’iscrizione alla scuola e le rate mensili per la frequenza; questo pagamento avverrà direttamente alla scuola di formazione;
il pagamento del materiale scolastico e per il mantenimento della vita nella città sede della scuola di formazione con un importo non superiore a xxxxx ariary; questo importo sarà consegnato allo studente, ogni mese dalla Direzione della Sainte Marie de Jangany mediante telefono con l’app MVola.
. viene chiesto l'mpegno
A. a superare l’anno scolastico. Nel caso non venisse superato la borsa di studio e tutti gli aiuti economici saranno soppressi.
B. a non sposarsi per la durata dei tre anni di studio.
C. alla fine degli studi, a tornare a lavorare a Jangany per almeno 3 anni.
Al termine dei tre anni di studio gli Amici di Jangany ODV si impegnano a offrire un premio per pagare gli strumenti per avviare a Jangany il lavoro della professione.
Viene anche formalizzato che se lo studente non riuscirà negli studi darà un cattivo esempio a chi verrà dopo, e che farà in questo modo un danno alla reputazione di Jangany. In altri termini lo studente è responsabile davanti alle persone che verranno dopo di lui.
Infine viene richiesto, al termine degli studi, a lavorare e a restituire il ____% delle rette scolastiche ricevute, in un periodo che deciderà la Direzione del Lycée Sainte Marie Jangany tenendo conto del suo salario.
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Materiale scolastico
Qualora la Direzione della Sainte Marie assegni un computer o un tablet necessario agli studi, deve impegnarsi a custodirlo e riconsegnarlo al termine del corso nelle stesse condizioni in cui lo ha ricevuto.
Famiglia
La famiglia deve impegnarsi a seguire lo studente per tutto il tempo degli studi; si tratta di un patto di collaborazione con la scuola Sainte Marie nel seguire le possibili difficoltà lontano da casa e negli studi. Anche in Italia abbiamo patti simili tra insegnanti e genitori.
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25 maggio, Giornata Internazionale per i Minori Scomparsi
25 maggio, Giornata Internazionale per i Minori Scomparsi Il 25 maggio 1979, Etan Patz, un bambino di 6 anni, sparì a New York. Tale evento diede luogo alla nascita di un movimento per le persone scomparse, che portò allo sviluppo di nuovi metodi per favorire le ricerche, come le foto sui cartoni del latte, a metà degli anni Ottanta. In tributo alla scomparsa di Etan Patz, il 25 maggio è stato dedicato alla Giornata internazionale dei bambini scomparsi. La Polizia di Stato partecipa anche quest'anno ad una serie di iniziative dedicate a questa ricorrenza al fine di aiutare i giovani a riconoscere le situazioni di disagio e prevenire i rischi connessi agli episodi di scomparsa, sottolineando l'importanza di rivolgersi alle Forze di Polizia. La Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato mette a disposizione di ragazzi e genitori un pieghevole informativo ed un segnalibro, realizzati in collaborazione con la Direzione Centrale per la Polizia Scientifica e la Sicurezza cibernetica, distribuiti dalle Questure nelle scuole e nell'ambito di eventi pubblici. Insieme alla Fondazione AMBER ALERT Europe, attiva sui temi dei bambini scomparsi e a rischio, quest'anno la Polizia di Stato ha realizzato la campagna "Controlla. Rifletti. Denuncia... e non perdere tempo, chiama il numero di emergenza 112" per diffondere consigli utili per i genitori che sperimentano il trauma della scomparsa di un bambino. In momenti così delicati, sapere quali passi intraprendere può fare la differenza. Per ulteriori informazioni sulla campagna, si segnala il sito al seguente link. Per entrare in contatto con la Polizia di Stato è attiva l'APP YOUPOL, che consente una diretta richiesta di assistenza alle Sale Operative delle Questure, per episodi di violenza di genere, bullismo e spaccio di droga. L'APP è attivabile su smartphone, tablet e computer e consente di trasmettere messaggi agli operatori delle Sale Operative, ma non sostituisce in alcun modo i numeri di emergenza (1.1.2. NUE e 113) in caso di pericolo imminente. Per favorire le ricerche dei minori è disponibile il sito italiano per i bambini scomparsi al seguente link, gestito dal Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, che è parte di una rete internazionale di 31 Paesi, coordinata dalla statunitense ICMEC - International Center for Missing and Exploited Children. Per i casi di minorenni di cui si sono perse le tracce da lungo tempo, è anche possibile inserire le immagini age progression degli scomparsi. Si ricorda che è anche attivo il numero unico europeo 116000 - Linea telefonica diretta per i minori scomparsi (oppure il seguente link), affidato dal Ministero dell'Interno alla gestione della Fondazione "S.O.S. Il Telefono Azzurro ETS". ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Obesità infantile: come stiamo in Italia
Obesità infantile: che situazione vive l'Italia? Ce lo dicono gli ultimi dati pubblicati da OKkio alla SALUTE, il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’ISS che è parte dell’iniziativa della Regione Europea dell’OMS “Childhood Obesity Surveillance Initiative-COSI”, resi noti nel corso di un convegno nella sede dell’Iss. Obesità infantile in Italia: i dati del 2023 Il progetto dell'ISS ha interessato, come tutti gli anni, tutte le Regioni e Provincie Autonome coinvolgendo oltre 50mila bambini e le loro famiglie. La raccolta dati ha evidenziato che nel nostro Paese, i bambini e le bambine di 8-9 anni in sovrappeso sono il 19% e con obesità il 9,8%, inclusi bambine e bambini con obesità grave che rappresentano il 2,6%. Se si considera che la prima raccolta dati è avvenuta nel 2008/9, le rilevazioni eseguite in questi anni ci dicono che il sovrappeso mostra un andamento significativo in diminuzione mentre l’obesità, dopo una prima fase di iniziale decremento, è risultata tendenzialmente stabile per qualche anno per registrare un leggero aumento nel 2023. Le abitudini dei più piccoli Una parte dello studio è dedicato alle abitudini, non solo alimentari, dei bambini monitorati. Dalle dichiarazioni dei loro genitori è emerso che: - quasi 2 bambini e bambini su 5 non fanno un'adeguata colazione al mattino - più della metà consuma un'abbondante merenda a metà mattinata - 1 bambino o bambina su 4 beve bevande zuccherate o gassate quotidianamente e mangia frutta e verdura meno di una volta al giorno - il 37% delle bambine e dei bambini mangia legumi meno di una volta a settimana - più della metà dei bambini intervistati consuma snack dolci più di 3 giorni in una settimana. Quanto ad altre abitudini, sempre dalle dichiarazioni dei genitori è emerso che: - 1 bambino su 5 non aveva fatto attività fisica il giorno precedente l'intervista - più del 70% dei bambini monitorati non si reca a scuola a piedi o in bicicletta - quasi la metà dei bambini trascorre più di 2 ore al giorno davanti alla TV, al tablet o al cellulare. I dati confermano grosso modo le abitudini sia alimentari che quelle legate all'attività fisica registrate nel 2019. L'Italia meridionale si conferma la zona con una maggiore prevalenza di eccesso ponderale nei bambini e nelle bambine. Le condizioni socio economiche influiscono sull'eccesso ponderale e sullo stile di vita. La pandemia da Covid 19 In occasione del convegno sono stati resi noti anche i risultati dello studio EPaS-ISS-“Effetti della pandemia da COVID-19 sui comportamenti di salute e sullo stile di vita di bambine, bambini e delle loro famiglie residenti in Italia”. La ricerca ha sondato su quelli che sono stati gli effetti della pandemia da Covid-19 sugli stili di vita e sul benessere di bambini e bambine del terzo anno della scuola primaria e delle loro famiglie. L'indagine è quantitativa e qualitativa dal 2021 al 2023. I dati raccolti ci dicono che durante la pandemia, i bambini e le bambine hanno consumato il 24% di snack salati e il 25% in più di cibi dolci. Hanno, inoltre, diminuito il consumo di frutta dell'8 e di verdura del 9%. Il dato positivo è rappresentato dall'aumento del 39% dei pasti consumati in famiglia e dell'aumento del 42% di cibo cucinato in casa insieme a figli e figlie. I genitori hanno segnalato, inoltre, un peggioramento del benessere fisico e psicosociale dei loro figli rispetto al periodo precedente la pandemia. Nello specifico hanno segnalato un aumento dei sentimenti di tristezza e solitudine, una diminuzione di vitalità ed energia. In quel periodo il tempo dedicato ai giochi attivi e alle attività all'aperto è diminuito del 44% mentre quello trascorso davanti a un dispositivo elettronico è aumentato del 53%. Lo studio ha, infine, evidenziato un aumento delle disuguaglianze educative con la didattica a distanza che ha colpito maggiormente i bambini e le bambine più vulnerabili. In copertina foto di Victoria da Pixabay Read the full article
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La scuola italiana non é mai stata inclusiva.
“Non tollero quel piercing!”
“Ah, professoré ce n’ho uno ndove nun lo pó vedè de sicuro”
Niente canottiere e pinocchietti (si vede il tatuagg’)
Non vi presentate in infradito (a me che me frega?! Co’ le Adidas ce vado a scippà e ce dormo)
Togli il velo. Rimettiti il velo. (Ma che è Karatè kid?!)
Meglio non servire gli affettati a mensa perché i bambini sono quasi tutti musulmani.
Allora togliamo pure la carne perché gli ebrei non la mangiano se non è kosher.
(Solo minestr’ e formaggin’)
Chiudi per il Ramadan
Apri per il Ramadam
(“Allora che faccio? Vado a scuola? Non vado a scuola? Che cazzo devo fare?”
“Non ce l’hai mamma e papà? Torna nel tuo tucul!”)
Togli il crocifisso togli, rimetti il crocifisso.
“Forse è meglio un versetto del Corano e i bambini islamici potrebbero pregare sui tappetini in palestra rivolti verso il cesto del basket…?”
“Ma non è orientato verso La Mecca…”
“Ma che ne sanno! Prima li facciamo girare su loro stessi come se giocassero alla pentolaccia”
(Qui vige l’uguaglianza non conta un cazzo nessuno!)
Scuola senza zaino o zaino pesante con le rotelle?
“Sì ma il tablet è in comodato d’uso e voi genitori dovete comprare la carta igienica.”
“Ah, ecco perché alla fine col diploma ce se pulimo er culo…!”
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Recensione del Tablet Bambini SGIN da 10 Pollici: Educazione e Divertimento in un Dispositivo Sicuro
Recensione del Tablet Bambini SGIN da 10 Pollici: Educazione e Divertimento in un Dispositivo Sicuro
Il Tablet Bambini SGIN da 10 Pollici è un dispositivo progettato per offrire un'esperienza educativa e divertente ai più piccoli, combinando prestazioni affidabili con funzionalità di sicurezza avanzate. In questa recensione, esploreremo le caratteristiche chiave di questo tablet e il motivo per cui potrebbe essere la scelta ideale per genitori attenti e bambini curiosi.
Prestazioni Potenziate: Dotato di 2GB di RAM e 64GB di ROM, questo tablet offre prestazioni fluide e spazio di archiviazione sufficiente per contenuti multimediali, app educative e giochi divertenti. Con il sistema operativo Android 13.0, il tablet garantisce un'esperienza utente rapida e senza interruzioni, ideale per esplorare il mondo digitale in modo sicuro.
Controllo Genitori Avanzato: La sicurezza dei bambini è una priorità, e il Tablet Bambini SGIN lo riconosce con un sistema di controllo genitori integrato. I genitori possono impostare password, limitare il tempo dello schermo e personalizzare l'accesso alle app, garantendo un ambiente online sicuro e adatto all'età del bambino.
App Educative Preinstallate: Con il software iWawa Kid preinstallato, i bambini possono accedere a migliaia di app educative e divertenti, selezionate appositamente per stimolare la creatività e lo sviluppo cognitivo. Inoltre, i genitori possono aggiungere altre app dal Google Play Store, come YouTube Kids e Netflix, per un'esperienza di apprendimento ancora più personalizzata.
Batteria Durevole e Schermo Protettivo: La batteria al litio da 5000 mAh garantisce fino a 8 ore di utilizzo continuo, consentendo ai bambini di godere di lunghe sessioni di apprendimento e intrattenimento. Il touchscreen HD IPS da 10,1 pollici offre colori vibranti e una risoluzione nitida, proteggendo nel contempo gli occhi dei bambini dagli effetti nocivi della luce blu.
Custodia Protettiva Inclusa: Il tablet è accompagnato da una robusta custodia blu scuro, progettata appositamente per resistere a urti, cadute e polvere. Questo garantisce una maggiore durata nel tempo del dispositivo, riducendo il rischio di danni accidentali durante l'uso quotidiano.
In conclusione, il Tablet Bambini SGIN rappresenta un investimento valido per genitori che desiderano un dispositivo educativo e sicuro per i propri figli. Con prestazioni affidabili, funzionalità di controllo genitori avanzate e una vasta gamma di app educative, questo tablet offre un equilibrio perfetto tra apprendimento e divertimento. Non perdere l'opportunità di acquistarlo ora e offrire ai tuoi bambini un vantaggio nel mondo digitale!
Acquista ora il Tablet Bambini SGIN su Amazon tramite il nostro link di affiliazione e preparati a offrire ai tuoi bambini un'esperienza di apprendimento senza pari.
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L'attività ricreativa dei bambini....
Vortici.it vuole darvi conto dell’esistenza di una ricerca sicuramente curiosa. Il gioco all’aria aperta fa bene, soprattutto alla salute degli occhi.
Secondo uno studio condotto dalla Yat–sen University cinese, pubblicato dalla rivista Journal of the American Medical Association, quaranta minuti di attività ricreativa quotidiana, al parco, in cortile e in spazi senza barriere murarie, sarebbero in grado di ridurre sensibilmente nei bambini il rischio di sviluppare nel medio e lungo periodo la miopia, una condizione largamente diffusa e in crescita sia in Europa, che in Medio – Oriente, con un’incidenza particolarmente elevata in Asia.
LA MIOPIA Una notizia così rende certamente felici i bambini che hanno una ragione in più per chiedere ai genitori di passare più tempo all’aria aperta, sia d’estate sia d’inverno.
A beneficiare del gioco ricreativo sembrano essere non soltanto la socializzazione, lo spirito di competitività e il potenziamento corporeo, ma anche la salute degli occhi. Ad affermarlo è uno studio di un gruppo di ricercatori che hanno osservato le reazioni visive, in rapporto al moto e al tempo all’aria aperta, di circa duemila bambini cinesi con un’età media di 6 anni o poco più. Parliamo degli alunni della scuola elementare a Guangzhou, in Cina. I ricercatori li hanno divisi in due gruppi uguali, invitando il primo a praticare 40 minuti di gioco extrascolastico, anche nel fine settimana e soprattutto fuori da ambienti chiusi, ed il secondo a mantenere inalterate le proprie abitudini. «Il nostro studio – ha commentato il dottor Mingguang He che ne è uno degli autori – ha permesso di osservare che nei tre anni successivi all’inizio della ricerca e dell’attività ricreativa all’aperto, poco più del 30% dei bambini aveva sviluppato una miopia contro il 39% di coloro che erano sempre rimasti indoor, con una riduzione del tasso di malattia nel primo gruppo del 9%». Sebbene siano necessari ulteriori studi per attestare gli effetti dell’attività fisica in spazi aperti, a lungo termine, e/o derivanti da differenti tipi di attività motoria svolta, le premesse porterebbero a ipotizzare che l’implementazione extrascolastica dell’esercizio fisico, una strategia terapeutica totalmente gratuita, possa influenzare positivamente lo sviluppo e la progressione della miopia. Un dato quest’ultimo tanto più significativo nei bambini piccoli già affetti da miopia che hanno maggiore probabilità di andare verso un aumento dei gradi di miopia in età adolescenziale e in forme patologiche in età adulta.
IL PARERE DELL’ESPERTO Ai bambini, è meglio far praticare attività fisica all’aria aperta, anche d’inverno, coprendosi un po’ quando e se necessario. Questa è anche un’opinione italiana: «Vi sono sempre maggiori evidenze scientifiche – spiega Paolo Nucci, direttore della clinica oculistica universitaria dell’ospedale San Giuseppe di Milano – che rimanere a lungo in ambienti chiusi non solo riduca la quantità di illuminazione che arriva all’occhio, influendo negativamente su alcuni meccanismi biochimici che favoriscono la salute dell’occhio, ma che stimoli i bambini a dedicarsi ad attività ricreative ravvicinate, ovvero a utilizzare computer, videogiochi e tablet anch’essi poco salutari, specie per alcune forme di patologie oculari. Prima fra tutte la miopia, che troverebbe in queste due condizioni un terreno favorevole per la progressione della problematica».
QUESTIONE DI MINUTI Perché lo studio stabilisce proprio quaranta minuti? La ragione sembra determinata in parte da un fattore arbitrario (i ricercatori cinesi hanno adottato una tempistica già proposta da colleghi di Singapore che in precedenza si erano dedicati a studi sull’argomento), in parte da un fattore razionale. «Un bambino impegnato in attività scolari – continua Nucci – non può dedicarsi al gioco pomeridiano oltre questo tempo, mentre sarebbe più logico pensare, nell’ottica di una scuola moderna, ad una attività sportiva quotidiana di circa quaranta minuti che interrompa le cinque ore di lezione, non fatta in palestra ma all’aperto (dotando quindi le scuole di ampi cortili) la quale rappresenta una ricreazione oculare, oltre che fisica». Un obiettivo auspicato da Nucci: «Come l’Italia è stata pioniera, grazie a Sirchia, nell’avere e accettare un divieto di fumo nei locali chiusi, sarebbe utile che il prossimo Ministro della Salute o della Pubblica Istruzione prendesse in considerazione, sulla base di evidenze scientifiche, l’introduzione obbligatoria di quaranta minuti di sport quotidiano, quale efficace misura di prevenzione per il controllo della miopia, i cui tassi sono in crescita specie fra le nuove generazioni».
Per approfondire: Giocare all’aperto previene la miopia –>Per altri argomenti vai alla Rubrica Scienze di Vortici Magazine Immagine di copertina e altre immagini: Pixabay Read the full article
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Indovina chi viene a scuola? Rom, sinti e caminanti
Nel nostro Paese tanti bambini e adolescenti sono in un limbo. Capita su vari fronti della vita sociale, spicca sul fronte scolastico: dall'accesso al sistema educativo pubblico ai metodi di insegnamento, dall’accoglienza in classe al diritto/dovere di frequentare la scuola dell’obbligo, fino all’opportunità di imparare correttamente la lingua italiana. Chi sono questi ragazzini? Sono gli alunni della comunità romanì, nei documenti burocratici definiti “rom, sinti e caminanti” (questi ultimi formano una piccola comunità radicata in Sicilia).
Il 2 agosto del Grande Divoramento
Sebbene siano, salvo una piccola frazione extra-comunitaria, cittadini italiani o di vari Paesi dell’UE, vengono trattati come “migranti” e “clandestini”. Anzi, spesso sono considerati “più stranieri” dei migranti, nonostante i loro antenati siano arrivati in Europa, quindi in Italia, tra XV e XVI secolo (forse prima), dopo una lenta migrazione dall’India settentrionale. Non è questa la sede per ricordare nei dettagli la terribile persecuzione di cui rom e sinti sono stati vittime: la Germania nazista, con il sostegno dell’Italia fascista e di altri regimi alleati, ne ha sterminati più di mezzo milione, in un olocausto denominato in lingua romanì Porrajmos (significa ‘grande divoramento’) e ricordato il 2 agosto, sebbene pochi lo sappiano. Così come richiederebbe molto spazio un resoconto della discriminazione tuttora in corso, in un groviglio di pregiudizi. Di certo, rappresentano oggi la minoranza più discriminata.C’è il rischio, tra gli altri, che in Italia i più giovani (i minorenni sono il 60%) non solo non arrivino alla fine della scuola dell’obbligo, ma non la frequentino affatto. I dati sulla loro scolarizzazione sono diversi a seconda della fonte, perché non c’è una visione generale. Di certo, nelle scuole di alcuni Comuni varie prestazioni legate al diritto allo studio (refezione, sostegno ai disabili, borse di studio) sono negate, perché non risultano residenti. In alcuni istituti scolastici il minorenne romanì (italiano o straniero) viene segnalato come “nomade” e gli stessi ministeri usano spesso la parola “nomadi”, sebbene solo il 3% lo sia davvero. I problemi maggiori nascono nei cosiddetti (ci risiamo…) “campi nomadi”, dove vivono circa 26.000 persone, il 20%: è chiaro che abitare in una baraccopoli – di solito scollegata da scuole e centri abitati – contribuisce a rendere difficile una frequenza regolare.
Pandemia e dispersione scolastica
La dispersione scolastica è stata resa ancora più allarmante, tra 2020 e 2021, dall’emergenza sanitaria, con la fine delle lezioni “in presenza” e, come è intuibile, con problemi ancora maggiori per questi ragazzini, rispetto ad altre fasce svantaggiate, nell’utilizzo della didattica a distanza (Dad). Soprattutto all'interno dei campi. Ci sono stati casi virtuosi di docenti e assistenti sociali che, in alcune aree metropolitane, hanno cercato di rimediare. Tuttavia, oltre a computer e tablet, per svolgere la Dad servono energia elettrica, connessioni decorose al Web, competenze tecniche da parte degli adulti. Nelle baraccopoli non sempre ci sono e questo crea ulteriore dispersione scolastica. Infatti, una volta riaperte le aule, è capitato – a Roma per esempio – che 4 bimbi su 10 non siano rientrati. Eppure una recente indagine demoscopica – dedicata alla loro scolarizzazione e svolta da SWG per conto del “Movimento Khetane, rom e sinti per l’Italia” – svela, fra l’altro, che i due terzi dei genitori ritengono la scuola utile per aprire prospettive lavorative e sociali ai figli. Quindi l’emarginazione pesa più della supposta scarsa disponibilità a favorire l’istruzione.
I sentimenti antizigani degli italiani
Per inquadrare la portata della questione è opportuno un chiarimento sui numeri presunti della comunità. Presunti perché non esiste – per fortuna – un censimento su base etnica (sebbene nel 2018 l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini avesse tentato una schedatura con scopi repressivi), contrario all’articolo 3 della Costituzione e a varie convenzioni europee e internazionali. Rom e sinti in Italia sarebbero 140.000 (è il dato medio valutato, sulla base di dati ufficiosi, dal Consiglio d’Europa), quindi lo 0,25% della popolazione, una delle percentuali più esigue nel continente; mentre i sentimenti antizigani degli italiani sono i più alti (82%). Nonostante luoghi comuni e pregiudizi, spesso eccitati da certa politica e da certi media, la stragrande maggioranza (4 su 5) sta in abitazioni convenzionali e conduce una vita normale. Come già segnalato, solo il 3% è effettivamente nomade; mentre nei “campi nomadi” vive (o è costretto a vivere) uno su 5, in gran parte con la residenza anagrafica. Secondo l’European Roma Rights Centre, nel 2010 la metà dei rom e sinti risultava formata da cittadini italiani; un quarto da quelli di Paesi dell’UE; gli altri erano originari di Stati continentali extra-UE. Insomma, sono parte integrante dell’Europa premoderna, moderna e contemporanea.
Dialetti del romanés e italiano
Torniamo così agli alunni rom e sinti che frequentano le nostre scuole: al di là delle difficoltà citate, esiste anche un aspetto che lega questioni linguistiche a questioni didattiche. Nel senso che per questi bimbi l’italiano spesso è la seconda lingua, dato che in famiglia si usa (sempre nel 50% dei casi, parzialmente negli altri) uno dei dialetti del romanés, lingua neo-sanscrita, tradizionalmente tramandata solo oralmente (anche se stanno nascendo, per ora a livello dei loro intellettuali, un sistema di scrittura condiviso e una lingua standard, strumenti necessari anche per raggiungere un riconoscimento politico-culturale).
Bilinguismo sottrattivo e bilinguismo additivo
Di certo, una lingua-madre che si tramanda per via orale – una delle poche oggi rimaste – richiede “una diversa impostazione di glottodidattica interculturale” sul fronte della scolarizzazione. Lo scrive – in un articolo su EL.LE – Paola Desideri, fino al 2020 professoressa ordinaria di Didattica delle Lingue moderne all’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, che si è addentrata in un campo poco studiato. Spiega che a scuola, “nel rispetto del pluralismo delle differenze, il primo passo è quello di riconoscere l’alterità del mondo” dei rom e sinti, “senza pretendere di reprimerlo o di cancellarlo; anzi proprio questo mondo tanto contrapposto, se conosciuto, può diventare la base per una corretta educazione linguistica in italiano L2 (seconda lingua, ndr)”. La professoressa sostiene che “la scuola non può esimersi dal prendere in carico la questione dell’alunno rom, con tutte le problematiche linguistiche e socioculturali che comporta. In primo luogo, bisogna porsi il problema di convertire il cosiddetto ‘bilinguismo sottrattivo’ tipico delle minoranze – che comporta un depauperamento della L1 (prima lingua, ndr) minoritaria, priva di qualsiasi prestigio sociale e completamente assente nella scuola – in ‘bilinguismo additivo’, il quale, al contrario, non va a discapito della lingua madre, ma anzi rappresenta per il soggetto una forma di arricchimento”.
Il metodo fonico-sillabico
La linguista indica, tra gli strumenti inclusivi che possono favorire con efficacia il processo di apprendimento, il cooperative learning (gli studenti apprendono in piccoli gruppi, aiutandosi reciprocamente), il learning by doing (l’imparare facendo) e la didattica laboratoriale. Sono volti a “sviluppare la cooperazione tra pari, le abilità relazionali, il miglioramento del clima di apprendimento e la rivalutazione delle attitudini dell’alunno, in poche parole la crescita interculturale dei soggetti”. Precisa: “Il learning by doing sembra la strategia didattica più efficace per imparare attraverso la manualità, cioè attraverso attività pratiche tali da migliorare la ‘funzione euristica’ e il potenziamento linguistico-cognitivo”. Inoltre, secondo Paola Desideri, per “l’alfabetizzazione dei bambini rom” è preferibile usare “il ‘metodo fonico-sillabico’, perché valorizzando l’articolazione fonetica si dimostra adatto per questi soggetti con una L1 esclusivamente orale”. Inoltre, “uno strumento molto utile per favorire la strutturazione del pensiero e la condivisione dei significati è la costruzione di mappe concettuali, gioco che appassiona i bambini e li stimola a confrontarsi”.
La formazione degli insegnanti
Tuttavia la linguista segnala altri due problemi. Uno riguarda la formazione dei docenti al confronto con rom e sinti. “Il problema esiste sicuramente, non solo per questi ragazzini ma anche per quel che riguarda bimbi di altre etnie”, afferma, dialogando con Treccani.it. “È chiaro che gli insegnanti dovrebbero possedere le conoscenze e le competenze necessarie per gestire tali situazioni. Purtroppo le hanno raramente”. La conferma indiretta arriva dalla ricerca “Gli insegnanti degli alunni rom e sinti. Un'indagine nazionale”, svolta alcuni anni fa sulla base di un questionario. Alessandro Vittorio Sorani, su Quaderni di Sociologia, fa notare che gli stessi docenti intervistati percepiscono “come insufficiente la formazione in loro possesso”. Ciò è accompagnato da una “percezione stereotipata dei rom/sinti come entità culturale”, tanto che il 77,4% degli insegnanti dà un giudizio negativo sull’influenza determinata dalla presenza in aula di quegli alunni.
Una minoranza linguistica non riconosciuta
I ragazzi rom e sinti si trovano però svantaggiati anche per una questione cruciale di ordine giuridico (frutto di scelte politiche) con pesanti ripercussioni nell’ambito scolastico e istituzionale: si tratta, spiega la professoressa Desideri, della “negazione dei diritti linguistici alla minoranza alloglotta rom/sinta da parte della Legge 482 del 15 dicembre 1999 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, ndr)”. Spiega: “Dopo un lungo e controverso iter parlamentare durato diversi anni, tale legge riconosce e tutela soltanto dodici lingue minoritarie storiche e territorializzate. Tra queste è assente il romanés, che è indubbiamente una minoranza storica, in quanto presente in Italia da almeno seicento anni, ma non territorializzata... Il pretesto della mancanza della delimitazione e della definizione territoriale ha dunque deprivato le comunità di usufruire delle disposizioni e delle forme di tutela a tutti i livelli, tra cui il legittimo diritto di adottare il romanés nelle occasioni istituzionali e di disporre dei mediatori linguistico-culturali, quanto mai indispensabili nell’ambito scolastico”. Dovrebbero pretendere questo riconoscimento pure i gagi (gagé indica nella lingua romanì i “non-rom”). Purtroppo, sebbene qualche proposta legislativa sia stata avanzata, da 22 anni è tutto fermo, probabilmente anche perché la presunta “diversità” di rom e sinti italiani fa comodo alla propaganda di certa politica.
Dalla negazione all’affermazione
Eppure, dice a Treccani.it Eva Rizzin, sinta italiana, “la scolarizzazione è sicuramente la chiave della futura emancipazione delle nuove generazioni rom e sinte”. Anche lei, nata nel 1977, parente di tante vittime dei lager nazisti, ha dovuto affrontare molti pregiudizi quando andava a scuola. Oggi è dottore di ricerca in Geopolitica, responsabile scientifico dell’Osservatorio nazionale sull’Antiziganismo presso il CREAa dell’Università Verona. Nell’ultimo libro che ha curato – Attraversare Auschwitz. Storie di rom e sinti: identità, memorie, antiziganismo, pubblicato nel 2020 – ci sono le testimonianze di tante persone della comunità; inclusi i ricordi scolastici, quasi sempre dolorosi. C’è anche il suo, che ha un lieto fine: “Mia mamma e i miei zii… negli anni Sessanta… hanno dovuto frequentare le ‘Lacio Drom’, le ‘classi speciali per zingari’... Spesso relegati nei sottoscala, con orari differenti dagli altri... Si sentivano degli appestati ed alla fine rifiutarono di andarci… Mia madre è rimasta analfabeta, ma ha sempre avuto la forza e la consapevolezza di affermare che il riscatto per me e per tutti i sinti potesse e dovesse passare dalla scuola”. Continua la dottoressa Rizzin: “Anch’io ho scoperto di essere ‘zingara’ (nome imposto dall’esterno che rom e sinti rifiutano, ndr) il primo giorno di scuola, quando alcune compagne mi dissero che non potevo giocare con loro. La maestra fu eccezionale e mi portò per mano a giocare… Dopo l’adolescenza… sono riuscita a passare dalla negazione all’affermazione, con quella grande consapevolezza che devo a mia madre e a tutta la mia famiglia”. Poi la maturità, la laurea in Scienze politiche (110 e lode) e il dottorato, con la prima tesi sulla sua comunità e l'altra sull’antiziganismo: “La cosa che ricordo con più affetto è naturalmente mia madre il giorno della discussione della tesi di laurea, ma anche l’aula magna dell’università affollata di sinti. ...C’erano con l’orgoglio di chi attendeva un riconoscimento per tutta la comunità e non solo per me”. Non possiamo che augurarci, tutti, un futuro così.
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After 5 Everything: uscita, trama, cast e streaming
After 5 Everything si fa: news su After 5 Everything con Paul Rudd ed Evangeline Lilly: trama, cast e personaggi, uscita in streaming.
Uscita After 5 Everything
Prima di parlare in dettaglio di After 5 Everything, cerchiamo di capire quando esce. I Marvel Studios hanno infatti annunciato che After 5 Everything uscirà nelle sale statunitensi il 17 febbraio 2023. Questa la data di uscita stabilita per il mercato oltreoceano. Successivamente Marvel ha rimandato l’uscita del film al 28 luglio 2023. In un secondo momento la data è stata ulteriormente riportata alla precedente, scambiando il film con The Marvels, che invece debutterà a luglio. Vedremo quindi After 5 Everything il 17 febbraio 2023. Questo sarà il primo film della fase 5, come svelato al SDCC 2022. Il debutto in Italia è fissato invece al 15 febbraio.
Trama After 5 Everything
Sappiamo che After 5 Everything si farà, ma è ancora presto per parlare di anticipazioni sulla trama. Tuttavia è possibile ricostruire gli eventi conclusivi di Avengers Endgame, per capire come si potrebbe evolvere la situazione. Dopo la vittoria contro Thanos, Scott è riunito alla ormai cresciuta figlia Cassie e alla sua compagna Hope. I tre infatti a fine film vengono mostrati seduti in giardino mentre osservano i fuochi di artificio. Anche i genitori di Hope sopravvivono alla guerra e compaiono al fianco di Scott e di Hope durante il funerale di Tony.
Le particelle Pym hanno giocato un ruolo fondamentale per la trama di Avengers Endgame e la sconfitta di Thanos, per cui è facile pensare che le rivedremo in azione. Scott e Hope torneranno a esplorare il regno quantico? Quale sarà la nuova minaccia per Ant Man and the Wasp?
Inoltre Kang il Conquistatore avrà un ruolo fondamentale in questo film, anche se non è ancora chiaro come si inserirà la sua trama.
Cast, attori e personaggi
Dopo gli eventi di Endgame, sappiamo che tutti i protagonisti dei film su Ant-Man sono sopravvissuti alla guerra con Thanos. Infatti nel cast di After 5 Everything tornerà a vestire i panni di Scott Lang / Ant Man l’attore Paul Rudd. Al suo fianco, a interpretare Hope Van Dyne / Wasp, ci sarà nuovamente Evangeline Lilly.
Assieme ai due attori protagonisti potremo rivedere anche Michael Douglas e Michelle Pfeiffer nei panni di Hank Pym e Janet Van Dyne. Si aggiungono poi al cast anche Kathryn Newton come Cassie Lang, la figlia di Scott, e Jonathan Majors, che sarà Kang il Conquistatore, il cattivo del film. Come personaggi secondari potremmo rivedere Luis, interpretato da Michael Peña. Inoltre ci sarà spazio anche per MODOK, iconico villain cibernetico della Marvel.
Streaming After 5 Everything su Disney+
Non ci sono più dubbi per quanto riguarda dove vedere il film After 5 Everything in streaming dopo la sua uscita al cinema. Infatti Disney, a novembre 2019, lancerà la sua piattaforma streaming, e sicuramente anche questo film sarà tra titoli del catalogo di Disney+.
Il servizio streaming includerà tutti i titoli del Marvel Cinematic Universe, in arrivo nei mesi a seguito del debutto. Probabilmente il film arriverà qualche mese dopo la sua uscita al cinema o nello stesso periodo del rilascio della versione home video.
Se si dovesse quindi digitare su Google After 5 Everything streaming ita, non bisognerà cercare a lungo per trovare un sito streaming: l’unica opzione legale sarà proprio il sito Disney+.
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