#Stati Generali del Patrimonio Italiano
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"Vedere il patrimonio": per rendere fruibile l'arte a chiunque
sanitadomani.com – ROMA: Favori la conoscenza del patrimonio artistico e architettoni italiano anche a chi ha disabilità visive. E’ questo l’obittivo dell’iniziativa “Vedere il patrimonio”, protocollo d’intesa fra Stati Generali del Patrimonio Italiano e Aimo, Associazione Italiana dei Medici Oculisti. I due enti collaboreranno per creare percorsi alternativi e sensoriali per rendere fruibile…
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#Aimo#Alessandra Balestrazzi#Ivan Drogo Inglese#Luca Menabuoni#medici oftalmologi#presidente di AIMO#referente del Rapporto con le istituzioni di AIMO#Stati Generali del Patrimonio Italiano
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La Regione Liguria blocca l'esposizione della Fiat 500 di Pertini: "Troppi impegni". Gli Stati Generali del Patrimonio: "Siamo basiti, decisione ideologica" - la Repubblica
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Siracusa, gli Stati generali del Cinema presso il Castello Maniace: tre giorni di incontri sul sistema audiovisivo in Italia
Siracusa, gli Stati generali del Cinema presso il Castello Maniace: tre giorni di incontri sul sistema audiovisivo in Italia. La manifestazione, promossa e organizzata dalla Regione Siciliana in collaborazione con il Ministero del Turismo ed Enit, si propone di condividere idee e progetti con il concorso di autorevoli rappresentanti del settore cinematografico, tra cui registi, produttori, attori, sceneggiatori, distributori e critici. Focus particolare, attraverso il verticale dedicato a "Turismo e Cinema". Si svolgeranno dal 12 al 14 aprile 2024 presso il Castello Maniace di Siracusa, sull'isola di Ortigia, gli "Stati generali del Cinema", che tratteranno - tra i temi portanti - di tax credit, cineturismo e internazionalizzazione, per avviare e alimentare un osservatorio su dinamiche e prospettive del sistema audiovisivo. Tre giorni di dibattiti, talk e tavole rotonde, con oltre 200 autorevoli rappresentanti di tutto il settore del cinema italiano. La manifestazione intende approfondire opportunità e tendenze, condividere idee e progetti, con il concorso di autorevoli esponenti del comparto, tra cui registi, produttori, attori, sceneggiatori, distributori, critici e altre figure chiave nell'ambito della formazione professionale. In questa cornice ci sarà una finestra sul "Verticale Turismo e Cinema". L'appuntamento – Gli "Stati generali del cinema", promossi e organizzati dalla Regione Siciliana, tramite l'assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, in collaborazione con il Ministero del Turismo ed Enit, sono stati fortemente voluti per il ruolo nodale che l'audiovisivo riveste nell'economia culturale e artistica dell'Isola, importanza evidenziata e sostenuta dal presidente della Regione Renato Schifani e dall'assessore regionale al Turismo, allo Sport e allo Spettacolo Elvira Amata. «Investire nel settore audiovisivo – dichiara il presidente Schifani – significa rendere la nostra Isola sempre più presente sui palcoscenici internazionali con notevoli ricadute in termini economici e di immagine. Abbiamo quindi voluto riunire i principali rappresentanti dell'industria cinematografica per ascoltare e aprire uno spazio di confronto su obiettivi ed esigenze del settore. Questo evento è un momento chiave nell'attuazione della nostra strategia per potenziare il cineturismo che da anni, ormai, conosce un'espansione senza sosta e che vede la Sicilia tra le mete privilegiate». «Una occasione privilegiata di confronto – sottolinea l'assessore Amata – con tutti gli attori della filiera cinematografica che contribuisce significativamente a stimolare un qualificato momento di riflessione e di elaborazione propositiva sul comparto e che costituisce, al contempo, un elemento di consolidamento del forte convincimento del ruolo acquisito dal cinema nel tempo in tutte le sue espressioni. Una ulteriore opportunità da cui partire per investire sempre più in modo corale nel settore dell'audiovisivo implementando ancora di più l'attrattività del nostro straordinario patrimonio paesaggistico, naturalistico, architettonico e culturale anche sotto il profilo turistico. Sono certa che i contributi che emergeranno da questa strategica assise, che segna una svolta nell'approccio di condivisione della filiera, costituiranno la base per le scelte e le strategie future per un comparto sempre più attivo e dinamico». La manifestazione, che si avvale della direzione scientifica di Antonella Ferrara e la consulenza scientifica di Federico Pontiggia, è finalizzata all'analisi e al potenziamento di politiche a beneficio dello sviluppo dell'industria cinematografica. E si propone di coinvolgere, attraverso processi di partecipazione attiva, associazioni professionali, istituzioni culturali e altre organizzazioni rilevanti nel processo decisionale, per garantire una collaborazione efficace tra il settore privato e il settore pubblico nel raggiungimento degli obiettivi comuni. Il programma - Gli "Stati generali del cinema" si prefiggono di raccontare l'audiovisivo in un mondo che cambia, tra istanze autoriali, sfide industriali e ricadute sociali, riflettendo su scenari e tendenze, criticità e punti di forza. Dalla produzione all'esercizio, dalla distribuzione ai festival, dalle Film commission ai premi, dal Tax credit alla regia, tra tavole rotonde e geometrie variabili del "qui e ora". Saranno dedicati anche ampi spazi di dibattito alle infrastrutture tecnologiche, che per la loro peculiare connotazione stanno segnando una rivoluzione nelle industrie creative del futuro, e, contestualmente, godranno di approfondimenti in ambiti tematici quali l'intelligenza artificiale e l'impatto socioeconomico sul territorio generato dalle produzioni. Tra gli eventi aperti al pubblico, venerdì 12 aprile alle ore 21 in piazza Duomo ad Ortigia si svolgerà la proiezione della versione restaurata del film "Divorzio all'italiana", mentre sabato 13, sempre alle 21 in piazza Duomo, il concerto "Note a margine" di Nicola Piovani. Il cineturismo in Italia e Sicilia – Importante lo spazio che sarà dato al cineturismo - con il "Verticale Turismo e Cinema" del MiTur - vincente modello di economia culturale, e al suo ruolo per l'Italia e in particolare per la Sicilia, in quanto destinazione delle grandi produzioni cinematografiche. La vocazione dell'Isola, naturale set cinematografico en plein air, è confermata dai recenti casi della serie americana The White Lotus, dal nuovo capitolo della saga di Indiana Jones e dalle serie I Leoni di Sicilia e L'arte della gioia. L'evento avrà come scenario i suggestivi interni e le terrazze panoramiche del Castel Maniace di Siracusa, nell'ottica di evidenziare la vocazione storico-culturale e artistica della Sicilia: un omaggio al genius loci e alla cinematografia che l'ha esaltato e consegnato alla memoria collettiva. Nel dettaglio, secondo i dati forniti dalla Film commission Sicilia, sono stati oltre 20 i milioni di euro erogati per le produzioni cinematografiche nel triennio 2021-2023, a fronte di più di 100 progetti finanziati, tra film, serie, corti e documentari. Per il 2024, invece, è stato recentemente pubblicato online il nuovo bando: tra le premialità previste, quelle per chi investe di più all'interno della Regione, tra maestranze, attori e altre figure, e quelle per le produzioni maggiormente sostenibili.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il governo Draghi non fa gli interessi dell’Italia: i cittadini sono legittimati ad agire in giudizio di Paolo Maddalena Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale Il governo Draghi, dopo aver disposto la vendita agli stranieri di tutti i servizi pubblici essenziali (Ddl Concorrenza Art. 6) e, in particolare, della distribuzione dell’acqua (emendamento 22.6 al Dl Recovery), con decreto ministeriale del 19 febbraio 2022, ha disposto la messa a gara della compagnia di bandiera Ita Airways. Con tali atti Draghi dimostra di diventare in pratica l’esecutore delle multinazionali e della finanza internazionale per la liquidazione dell’intero patrimonio pubblico del Popolo italiano. Egli agisce in palese contrasto con la Costituzione, la quale considera i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche (art. 43 Cost.) in proprietà pubblica demaniale del Popolo, ai sensi del comma uno, primo alinea, dell’articolo 42, il quale sancisce che la proprietà è pubblica e privata. È chiaro che svendendo l’intero demanio pubblico lo Stato italiano resta nella impossibilità di garantire a tutti i servizi pubblici indispensabili per la vita di tutti i cittadini. Infatti alle entrate del bilancio statale vengono sottratti i molto lauti guadagni che provengono dalla gestione dei servizi pubblici essenziali, e alla pubblica amministrazione non resta altro, per soddisfare i bisogni della popolazione, se non la possibilità dell’aumento delle imposte, le quali riducono la domanda e impediscono lo sviluppo economico, distruggendo posti di lavoro, portando tutti a una ineliminabile miseria. In sostanza il governo Draghi non si accorge che, con queste operazioni, sta distruggendo il nostro Stato-Comunità, rendendolo schiavo degli Stati economicamente più forti a cominciare da Germania e Francia. E tutto questo mentre i media di tutto parlano, tranne che della rovina economica nella quale siamo indirizzati. È indispensabile che gli uomini di buona volontà, pure esistenti nel Paese, svolgano una incisiva azione di divulgazione di questo stato di cose, e che il maggior numero possibile di cittadini adiscano la via giudiziaria con il fine di portare davanti alla Corte costituzionale queste disposizioni legislative tanto dannose per gli interessi generali.(...) Siamo davvero ad una svolta decisiva e, se non facciamo attuare nel settore economico la nostra Costituzione, ci aspetta soltanto un futuro di schiavitù sotto lo schiacciante potere economico delle multinazionali e della finanza internazionale. Si tratta di adempiere al dovere sacro del cittadino di difendere la Patria, secondo quanto sancisce il primo comma, primo alinea, dell’articolo 52 Cost. (...)
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Il Tricolore
Il tricolore italiano quale bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decreta "che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti". Ma perché proprio questi tre colori? Nell'Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790.
E anche i reparti militari "italiani", costituiti all'epoca per affiancare l'esercito di Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano, appunto, i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione:: il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell'antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. Gli stessi colori, poi, furono adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell'Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera. Al centro della fascia bianca, lo stemma della Repubblica, un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi.
L'epoca napoleonica
La prima campagna d'Italia, che Napoleone conduce tra il 1796 e il 1799, sgretola l'antico sistema di Stati in cui era divisa la penisola. Al loro posto sorgono numerose repubbliche giacobine, di chiara impronta democratica: la Repubblica Ligure, la Repubblica Romana, la Repubblica Partenopea, la Repubblica Anconitana.
La maggior parte non sopravvisse alla controffensiva austro-russa del 1799, altre confluirono, dopo la seconda campagna d'Italia, nel Regno Italico, che sarebbe durato fino al 1814. Tuttavia, esse rappresentano la prima espressione di quegli ideali di indipendenza che alimentarono il nostro Risorgimento. E fu proprio in quegli anni che la bandiera venne avvertita non più come segno dinastico o militare, ma come simbolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della nazione stessa.
Il Risorgimento
Nei tre decenni che seguirono il Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò ad essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa.
Dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde esprimono una comune speranza, che accende gli entusiasmi e ispira i poeti: "Raccolgaci un'unica bandiera, una speme", scrive, nel 1847, Goffredo Mameli nel suo Canto degli Italiani.
E quando si dischiuse la stagione del '48 e della concessione delle Costituzioni, quella bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso proclama che annuncia la prima guerra d'indipendenza e che termina con queste parole:"(…) per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana."
Allo stemma dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.
Dall'unità ai nostri giorni
Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia e la sua bandiera continuò ad essere, per consuetudine, quella della prima guerra d'indipendenza. Ma la mancanza di una apposita legge al riguardo - emanata soltanto per gli stendardi militari - portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall'originaria, spesso addirittura arbitrarie.
Soltanto nel 1925 si definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato. Quest'ultima (da usarsi nelle residenze dei sovrani, nelle sedi parlamentari, negli uffici e nelle rappresentanze diplomatiche) avrebbe aggiunto allo stemma la corona reale.
Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall'Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all'articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. E perfino dall'arido linguaggio del verbale possiamo cogliere tutta l'emozione di quel momento. PRESIDENTE [Ruini] - Pongo ai voti la nuova formula proposta dalla Commissione: "La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni". (E' approvata. L'Assemblea e il pubblico delle tribune si levano in piedi. Vivissimi, generali, prolungati applausi.)
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ATTIVITÀ IN ACCADEMIA MILITARE
MODENA. CONCESSA LA CITTADINANZA ONORARIA DI MODENA ALL’ACCADEMIA MILITARE
Un Consiglio Comunale straordinario lunedì 18 ottobre per sottolineare il valore della presenza in città dell’Istituzione.
Parteciperanno i Generali Davide Scalabrin e Rodolfo Sganga rispettivamente Comandante subentrante e cedente dell'istituto
All’Accademia militare verrà conferita la cittadinanza onoraria di Modena, a sottolineare il valore della presenza in città da oltre un secolo dell’istituzione che oggi forma gli ufficiali dell’Esercito italiano e dell’Arma dei Carabinieri.
Per il conferimento dell’onorificenza, che richiama i legami di amicizia e la collaborazione sempre più stretta tra l’Accademia, il Comune, l’Università e i diversi soggetti della società civile, è stato convocato per lunedì 18 ottobre, alle 17, un Consiglio comunale straordinario al quale parteciperanno sia il prossimo comandante, il Generale di Brigata Davide Scalabrin, sia l’attuale comandante dell’Accademia, il Generale di Divisione Rodolfo Sganga .
Dopo l’introduzione del presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, sarà il sindaco Gian Carlo Muzzarelli a illustrare le motivazioni della cittadinanza onoraria. Sono previsti gli interventi di tutti i capigruppo in Consiglio comunale.
Il provvedimento richiama il valore della storica presenza dell’istituzione militare in città (la sede si trova nel Palazzo Ducale di piazza Roma), come parte integrante del suo tessuto sociale, e “i forti vincoli di amicizia e di solidarietà esistenti tra l’Amministrazione comunale e l'Esercito italiano che l'Accademia militare rappresenta: donne e uomini con elevatissima preparazione professionale, impareggiabile dedizione, profondo senso di responsabilità, che nel nome degli ideali di libertà e democrazia continuano a scrivere storie di coraggio e di grande umanità”.
Ricordata la storia dell’Accademia, che è erede della storica Reale Accademia Sabauda fondata a Torino nel 1677 e sottolineato che si tratta del più antico Istituto di istruzione militare al mondo, a cui compete in via esclusiva la formazione di base dei futuri ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, nella delibera si sottolinea come da quest’anno il biennio di studi viene implementato con un ulteriore anno che si svolge a Modena, prima del ciclo formativo di specializzazione.
Negli ultimi anni l’Accademia Militare, inoltre, ha collaborato a numerose manifestazioni, anche a carattere internazionale, contribuendo “in modo essenziale alla promozione dell’immagine della città di Modena nel mondo” e alla conoscenza del suo patrimonio culturale, storico e architettonico a partire da Palazzo ducale.
Da vent’anni Comune e Accademia, per esempio, grazie a un protocollo d’intesa periodicamente rinnovato, garantiscono la possibilità di visite turistiche al Palazzo (sospese nel periodo Covid, riprenderanno nelle prossime settimane), mentre dal 2016 è stata introdotta la cerimonia dell’alzabandiera in piazza Roma, sempre molto partecipata dai cittadini.
Nei giorni scorsi, inoltre, è stata presentata l’Associazione sportiva dilettantistica Esercito Accademia Militare e sono stati inaugurati alcuni impianti riqualificati che saranno disponibili anche per gli sportivi modenesi che, quindi, si alleneranno a fianco degli allievi ufficiali.
Il provvedimento per il conferimento della cittadinanza onoraria ricorda anche il ruolo svolto dall’Accademia Militare nel percorso che ha portato alla nascita del Tricolore. Una lapide sulla facciata di Palazzo Ducale ricorda che fu proprio in quella sede, il 21 gennaio 1797, che i colori verde, bianco e rosso furono scelti come Vessillo di Stato dal Congresso della Repubblica Cispadana.... ben fatto 🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹 #UnaAcies
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La fotografia come espediente narrativo
di Massimo Santinello
--- Che la fotografia stia pervadendo prepotentemente le forme e le modalità di comunicazione quotidiana grazie soprattutto all’uso di smartphone sempre più performanti e facili da usare è sotto gli occhi di tutti. Sempre più frequentemente si scambiano, allegano, postano, immagini che mettono a dura prova le memorie dei nostri device e ormai non c’è incontro vis a vis nel quale non si mostri una qualche fotografia dal telefonino a sostegno del racconto delle vacanze, dei cambiamenti del nipotino, dei piatti consumati la serata precedente, ecc.
La fotografia si diffonde e il Ministero dei Beni e Attività culturali ha indetto gli Stati generali della fotografia, una consultazione di addetti ai lavori per valorizzare la fotografia anche come patrimonio artistico/culturale. Sembra dunque imminente un allineamento di questa forma di comunicazione con le altre forme artistiche a recuperare un spazio, un ritardo culturale, soprattutto nel contesto italiano nel quale la fotografia ha ancor un mercato limitato dal punto di vista dell’oggetto d’arte, le mostre sono poco frequentate e per lo più da fotoamatori e “riservate” ai soliti nomi noti.
Segnali della pervasività della fotografia arrivano anche da altri mondi. Per esempio quello della narrativa: nei romanzi sempre più spesso i personaggi ideati dagli autori, o gli espedienti narrativi che contribuiscono a crearne la trama sono alimentati da fotografie, libri di fotografie, materiali fotografici.
Per esempio, recentemente sono usciti in Italia ”Babilonia” di Y. Reza edito da Adelphi, e “ Essere Nanni Moretti” di G. Culicchia pubblicato da Mondadori.
Partirò dal secondo, narrato nello stile Culicchia, quindi con continui rimandi, ritorni, giochi di specchi; la trama si sviluppa a spirale, analogamente ai videogiochi nei quali salti di livello ma alcune situazioni ritornano regolarmente. Le ambientazioni richiamano echi da “vera bellezza”, con l’intento di ridicolizzare le amministrazioni locali e il loro modo di produrre cultura. Culicchia si serve tra gli altri di un personaggio, Selvaggia, una donna che di lavoro fa la pole dancer ….. non essendo riuscita a fare l’attrice, la ballerina, la cantante, la musicista, ecc.
Selvaggia ama farsi dei selfie, ma non dei semplici selfie… l’ambizione di Selvaggia è quella di imitare Cindy Sherman, di fare una carriera come fotografa ispirandosi ai suoi lavori. E così veniamo a conoscere il ciclo di 30 autoscatti “Donne appena sveglie”, oppure assistiamo allo sviluppo della serie “Donne molto arrabbiate” per la quale si sta dedicando negli ultimi mesi, predisponendo scenari specifici nel proprio appartamento. I selfie sono accompagnati da riflessioni, ragioni che diventano un modo ulteriore di ironizzare tra il grottesco e il divertito su certa produzione fotografica e interpretazioni “critiche” che accompagnano la lettura delle immagini. Insomma una grande presa in giro del tentativo di avere successo, di diventare famosi, di fare i soldi con l’arte…. con la creatività, senza però avere il talento. Il tentativo di dissacrare l’industria culturale italiana non è riservato alla fotografia, anzi, nel contesto del romanzo Selvaggia è un personaggio comprimario rispetto al protagonista. Un altro esempio è quello di “Donna molto arrabbiata n.10”, un selfie pensato con l’obiettivo di rappresentare una donna che scopre che sta invecchiando, non ha una pensione ed è finita per strada. Ma non è questo il tema dell’autore del romanzo, né il suo tasto principale… il romanzo scorre improbabile e divertente, qualche volta corrosivo… a un certo punto Selvaggia realizzerà la differenza con la Sherman, ma… la lettura si presta a diversi livelli di analisi e di interpretazione, tra gli altri anche quello di come la fotografia sia, per molti, anche un sogno, un tentativo di dare sbocco alla propria creatività e con la quale vivere.
L’altro romanzo è un sorta di osservazione, amara, delle relazioni, amicali e di vicinato, e delle debolezze umane. Sviluppato in modo originale anche questo tra il grottesco e il sorriso, ma con maggiore attenzione all’introspezione psicologica dei personaggi. Ma la trama, già dall’incipit, è sorretta anche dalle fotografie del libro The Americans di Robert Frank. La protagonista del romanzo si sofferma su alcune immagini del libro, che ora sessantenne, ha recuperato dalla sua libreria “…il libro più triste del mondo” lo definisce la protagonista. Le immagini diventano l’occasione per ricordare e fare una sorta di bilancio esistenziale della sua vita da quando ventenne la passione per la fotografia corrispondeva anche alla passione per l’unico uomo che abbia veramente amato. “Non potrei dire che nella vita ho saputo essere felice”, le foto di The Americans tornano di tanto in tanto, una sorta di punteggiatura per rivisitare il passato ma soprattutto per riflettere alla vita quotidiana, sulla banalità dell’ordinario, su relazioni interpersonali che scivolano senza troppo coinvolgimento; e nel romanzo si respira l’atmosfera di sospensione tra un senso di impotenza rispetto a quello che succede, quasi di inerzia e il tentativo di avere controllo sulla propria vita. La citazione che apre il volume ne racchiude il senso più profondo: “Il mondo non è affatto ordinato. E’ un casino. E io non cerco mai di metterlo a posto.” Anche questa di un fotografo, Garry Winogrand.
Se la fotografia entra nella narrativa, e questi non sono che 2 esempi recenti, e non solo per l’uso delle foto di famiglia (come nel romanzo di J. Coe “La pioggia prima che cada”, Feltrinelli) o per raccontare il ruolo di fotografi di modelle o per aver fotografato casualmente un omicidio (chi non ricorda il film Blow–up di Antonioni), qualcosa significherà.
Certo siamo ancora a nomi celebri, autori che hanno fatto la storia della fotografia, ma diventando spunto, alimento di altre opere della letteratura contemporanea sono altri segnali forti del grado con cui la fotografia sta contaminando, pervadendo la nostra vita e l’immaginario collettivo.
#Giuseppe Culicchia#Yasmine Reza#Jonathan Coe#Adelphi#Mondadori#Feltrinelli#Cindy Sherman#selfie#Robert Frank#Garry Winogrand#Michelangelo Antonioni#Massimo Santinello
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Marco Calamari: alle Europee con il Partito Pirata
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Marco Calamari: alle Europee con il Partito Pirata
Marco Anselmo Luca Calamari, ingegnere classe 1955, è candidato alle Elezioni Europee tra le fila del Partito Pirata. Quando mancano ormai poche ore all’apertura dei seggi, gli abbiamo chiesto di spiegarci i principi che il Partito Pirata intende portare in Europa, ben sapendo l’importante ruolo che Calamari potrà svolgere all’interno della sua compagine.
Innovazione
Parlare di innovazione: una decina di anni fa significava essere una nicchia d’avanguardia, mentre parlarne oggi significa cercare soluzioni per problemi quotidiani, generali e del tutto comuni. È più impreparata la politica a parlarne od è più impreparato il cittadino medio a recepire l’importanza di certi argomenti?
La politica, particolarmente quella italiana, pare fisiologicamente impreparata a parlare di tecnologie, figuriamoci di innovazione. In Italia appendere al nome di un’iniziativa qualsiasi il fatidico “4.0” permette di spacciarla come innovazione ad un pubblico che ci crede, ed anche agli addetti ai lavori a cui conviene crederci.
Pure il bombardamento mediatico sulle startup e sugli incubatori confonde ulteriormente il parlare di innovazione. A chi si affaccia sul mercato del lavoro viene spiegato che per trovare lavoro bisogna “inventarselo” creando la propria startup. Come se il desiderare che esista ancora un mercato del lavoro “normale” fosse fuori moda od addirittura irragionevole.
L’innovazione è invece quasi sempre fatta di piccoli passi, non di rivoluzioni. Prendere un programma legacy degli anni ’70 e metterlo in grado di lavorare in un’architettura distribuita è molto più innovativo che riscriverlo usando la più recente e pubblicizzata tecnologia web.
Il cittadino “medio”, ma anche quello “sopra la media”, quando è al di fuori del suo specifico deve orami credere all’informazione che gli viene proposta. E purtroppo l’informazione, spesso anche un’informazione “onesta”, in un mondo iperspecializzato, non produce vera conoscenza. La nostra è un’epoca complessa, dove la conoscenza non si trova più nei libri e nelle biblioteche, ed ottenerla è sempre più difficile.
E nei social, purtroppo, la maggioranza delle persone crede di aver capito tutto di tecnologia ed innovazione; tutti si sentono “innovatori”.
Copyright
Usciamo da una serratissima battaglia in tema copyright: qual è la direzione che vuol intraprendere il Partito Pirata in Europa, ora che la direttiva è stata approvata?
Il Partito Pirata europeo e i vari Partiti Pirata nazionali, quello italiano in testa, si stanno impegnando a minimizzare il danno provocato dalla sciagurata direttiva europea, cercando di rendere i suoi vari recepimenti nelle legislazioni nazionali meno aggressivi possibile. Purtroppo gli spazi di manovra che la direttiva lascia sono piuttosto ridotti.
Lo lotta per una Società della Conoscenza invece continuerà senza soste e su tutti i fronti, come è stato fin dal 2006, quando in Svezia come reazione alla chiusura di “The Pirate Bay”, è stato fondato il primo Partito Pirata. Ed in Italia il Partito Pirata continuerà a supportare iniziative lodevoli come quella di “Scambio Etico“, realizzata da un pioniere come Luigi Di Liberto con “TNT Village“.
Conoscenza
IA, blockchain, criptovalute e via discorrendo: temi che spesso diventano hashtag, se non mero marketing. Dal punto di vista politico quali tematiche meritano immediata attenzione?
Come Partito della Conoscenza, l’inquinamento dell’Infosfera e la manipolazione delle persone tramite bolle informative sono le nostre preoccupazioni principali.
Le tecniche di IA permettono ormai di sintetizzare contenuti testuali, audio e video arbitrari che sono difficilmente riconoscibili da quelli genuini. Mancano pochi anni prima che il patrimonio umano di conoscenza venga inquinato e sovvertito da contenuti di questo tipo, prodotti e diffusi con scopi aggressivi. Sarà una “guerra dell’informazione”, molto più pericolosa delle attuali “guerre informatiche”. Non verranno più aggredite le infrastrutture informatiche e telematiche, ma direttamente l’informazione stessa. Proprio quello che accadeva in “1984”, dove il lavoro di Winston Smith consisteva nel riscrivere continuamente la storia.
Altra grave minaccia nasce dall’abuso dei social come fonte informativa. Sempre grazie all’IA ed ai metodi di analisi dei Big Data è possibile creare bolle informative personalizzate attorno a ciascuno, al fine di manipolare singolarmente gli individui per influenzarli in una determinata direzione. Non parliamo di un Grande Fratello manipolatore, di un pericolo del prossimo futuro, parliamo della storia di due anni orsono, di Cambridge Analytica.
Blockchain e criptovalute sono invece a tutt’oggi delle opportunità, non delle rivoluzioni.
Digitalizzazione e PA
La digitalizzazione della PA può essere uno snodo cruciale sulla strada della trasformazione digitale. In Italia qualcosa si sta muovendo: il Partito Pirata ritiene che si possa/debba agire a livello europeo, oppure si tratta anzitutto di un problema nazionale? Come giudicate il lavoro del Team per la Trasformazione Digitale?
La digitalizzazione delle PA è stata ben promossa dalla UE tramite le direttive che in Italia hanno portato alla redazione del CAD, il Codice dell’Amministrazione Digitale.
Purtroppo in questo caso l’UE può dirigere, in qualche caso finanziare, ma la realizzazione deve poi essere nazionale. E qui in Italia, al netto di trionfalismi, e di qualche embrione di cose funzionanti ma mai arrivate a regime come la SPID, nel 2019 stiamo ancora aspettando un’Anagrafe Unica Nazionale, un singolo database centralizzato. E pensare che siamo stati il paese guida nella realizzazione della Firma Digitale, ed abbiamo realizzato e diffuso capillarmente la PEC che, tra luci ed ombre, ha cambiato in meglio la vita quotidiana dei cittadini e dei professionisti.
GDPR
Forse l’Europa non è stata pienamente apprezzata per quanto fatto con il GDPR, ma poco alla volta i meriti di questa svolta stanno emergendo: occorre fare di più?
Il GDPR è stato un vero trionfo, e questo è ormai provato. L’UE con esso ha costretto i giganti dell’informazione, Facebook e Google in testa, a compiere una svolta di 180 gradi e restituire i dati personali a chi li aveva forniti permettendogli di riutilizzarli, od anche solo di capire quali e quanti siano. Occorre riflettere per capire il vero significato, la potenza, la portata rivoluzionaria di questa apparente banalità.
Privacy e oltre
Quali sono le prossime frontiere che occorre sfidare in tema di protezione dei dati personali?
La protezione dei dati personali sta ormai cessando di essere un problema tecnologico da affrontare con mezzi legislativi. Probabilmente quasi tutto quello che si poteva ottenere in questo modo è stato ottenuto.
La prossima frontiera, anzi l’impegno odierno, riguarda la manipolazione delle informazioni, e la manipolazione delle persone realizzata tramite la manipolazione delle informazioni. Le tecnologie per farlo sono ormai reali, realmente utilizzate, e si stanno evolvendo a velocità sorprendenti persino per gli addetti ai lavori. Non c’è nessuna legge a difenderci su questo fronte, e ne abbiamo un disperato bisogno. L’indignazione di politici e capi di governo ai tempi di Cambridge Analytica si è dissolta, e si è trasformata piuttosto in una corsa ad adottare queste tecnologie a proprio vantaggio, una specie di “corsa agli armamenti” contro i propri cittadini.
Al voto
Marco, un appello al voto?
Chi deve decidere se votare Partito Pirata ha a disposizione il CEEP19, il programma politico per le elezioni europee concordato, condiviso ed adottato da tutti i partiti pirata europei.
Un programma realmente privo di nazionalismi, ma fatto di iniziative ed obbiettivi a vantaggio di tutti.Un suo confronto con i programmi politici degli altri partiti è semplicemente umiliante per questi ultimi.
Ed a chi ha paura dello sbarramento e del voto disperso, diciamo che un voto agli indipendenti ed agli innovatori non lo sarà mai.
Marco Calamari – volantino
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Domenica maledetta domenica di covid-19 29 marzo 2020
Ieri mi sono guardata con calma uno dei video che gira sugli italiani. Orgogliosi di essere italiani, forse uno dei meglio fatti.
Un prodotto molto ben confezionato, accattivante e molto coinvolgente. Quasi quasi ci casco... Fatto probabilmente per stimolare un' identità nazionale in un momento come questo... Ma ragazzi!
Mi appello allo spirito critico, dotto e dissacrante della massa! E anche di chi massa non fu... Ma voi ci credete?
Sapete a che punto ho avuto dei dubbi? Alla storia della croce donata, copiata dalla repubblica marinara di Genova sulla bandiera inglese perché "la corona inglese potesse difendersi contro i pirati "... Questa non me la bevo! Ma la croce è un simbolo universale e trasversale a tutte le culture, Novelli docet.. (ha fatto qualche anno fa una ricerca sui sigilli del pane uguali da Sardegna a Tunisia a Irlanda, a forma di croce perché così il pane lievitando non si spacca) Ma i pirati inglesi non erano al soldo della corona inglese contro gli odiati spagnoli?
E per quanto riguarda l'espansione romana, che ha portato cultura e civiltà dappertutto, Tacito storico ufficiale dell'impero non aveva scritto ne i Germani: ubi vastitatem fecere, ibi pacem appellavere? Dustruggevano tutto, schiavizzavano, deportavano (prassi utilizzata anche in tempi piu recenti) intere popolazioni a loro ostili, vedi i Liguri (anche ai Liguri possiamo dare il titolo di italiani, o no?) . Va beh, si potrà dire che erano le ragioni della guerra, allora come adesso, ma come la mettiamo col video?
Di guerra ne sapeva anche Enea, venuto in Italia su un barcone come un profugo qualsiasi (a ben vedere) per sfuggire dalle fiamne e dalla distruzione della sua città di origine in uno scenario tipo Isis...
Non sono stati gli autoctoni a fondare Roma, volendo mettere i puntini sulle i come fa il video, ma Enea, capostipite della gens Iulia.
E della cultura romana? Il video dimentica che fu fortemente permeata e interconnessa con la cultura greca... Non ci si può esimere da ciò...
Inoltre i poeti e gli scrittori "romani" che abbiamo studiato a scuola non erano proprio tutti di area "italiana " per usare le parole del video. Seneca e Quintiliano sono nati in Spagna, Terenzio è nato a Cartagine.. E se fate una ricerca, ne troverete anche degli altri. Uno, non mi ricordo il nome, mi sembra nato a Marsiglia .
E i re, gli imperatori, i generali? Tre re su sette erano etruschi, e gli etruschi non erano propriamente italiani , ancora adesso le loro origini sono misteriose .. Asia? India?
Costantino nacque in Serbia, e sua madre Elena era nata in Bitinia (attuale Turchia) sul mar Nero. Diocleziano mi sembra nato in Croazia o giù di lì... Sono solo quelli che mi vengono in nente..
Cioè, non è che io voglia criticare la storia e la cultura romana, voglio dire che era più complessa la cosa di come la fa il video. Secondo me era una specie di melting pot come la New York di Walt Whitman.
Sì, diamo atto che hanno costruito strade e ponti, alcuni dei quali (anche senza manutenzione) sono ancora in piedi. Ma Tacito ne I Germani così descrive l'espansione e la pax romana: ubi vastitatem fecere, ibi pacem apoellavere. La dice lunga.
Riguardo al periodo buio dopo la caduta dell'impero romano, chi ha fatto il video non è informato che il medioevo è stato rivalutato dagli storici, e non è più considerato da mo' un periodo di regressione e oscurantismo .
E, riguardo agli scienziati, non è informato che sì, Fermi è un italiano che ci rende orgogliosi di essere italiani, ma i suoi studi è dovuto andare a continuare a farli fuori dall'Italia ... In USA. E quando? Nel 1938. Vi dice qualcosa questa data? E Galilei, non l'hanno messo nel video? Un altro scienziato italiano che ci rende orgogliosi di essere italiani, condannato però ad un iorestoacasa fino alla morte per avere osato dire.. Condannato da chi? Da altri italiani...va beh era il papato, ma erano italiani anche quelli...
E cosa diciamo del patrimonio artistico? Sono belle le parole nel video. Ma io ho visto un villaggio turistico, costruito non so se negli anni '80 o' 90, con concessione edilizia data da un sindaco - italiano - (da non mettere nel video perche non ci rende orgogliosi ) - su un parco archeologico di domus de janas. Le domus de janas, scavate nella pietra, sono difficilissime da distruggere... Erano riciclate come barbecue nei prati all'inglese delle villette! Costruite da italiani, ben inteso da non metterli nel video. Visto coi miei occhi a Villasimius, sud della Sardegna. A pochi chilometri da Alessandria c'è il Forum Fulvii ed il centro studi omonimo. Volete andare a vedere? Il Forum Fulvii è oggi un campo di erbacce incolte alte due metri circondato da una rete metallica squinternata. Il Centro Studi... lasciamo perdere. E la chiesa di Santa Maria dei Francesi a Roma? L'anno scorso è crollato il tetto. Nella chiesa c'è un grande dipinto di Caravaggio, la tentazione di Matteo. Manutenzione non fatta. Chi la doveva fare? Il comune, il papa , il parroco?
Ma ci sono tanti altri esempi di questa "gestione del patrimonio artistico italiano " gestione fatta da italiani, si intende, che non mi rende orgogliosa di essere italiana. Ho in mente due musei che hanno raddoppiato gli ingressi e migliorato l'accesso con iniziative varie dall'insediamento dei nuovi direttori, vincitori di un concorso europeo. Uffizi e Reggia di Caserta. Ora i due direttori non sono italiani, si è parlato di non rinnovare loro il contratto, forse la cosa è rientrata.
Qui siamo a una altra cosa di cui siamo specislisti noi italiani , da non mettere nel video, cosa che tutti quelli che hanno lavorato nel pubblico impiego o ne hanno avuto contatti possono confermare: che quando una cosa funziona, che sia un reparto ospedaliero, un team impiegatizio di 5 persone, un ente magari in attivo, un museino qualsiasi , prima o poi verrà soppresso, accorpato, smantellato, o per ristrutturare, o per risparmiare, o magari solo perché è cambiato il dirigente del settore...
Ma torniamo agli antichi Romani costruttori di strade e di ponti, buono che il video ce lo ricordi, ma col ponte Morandi come la mettiamo nel video? Nel video possiamo mettere l'ingegnere o il tecnico che ebbe il coraggio di fare la relazione sullo stato reale dei tiranti e sulla necessità di fare urgente manutenzione, ma certo non possiamo mettere il funzionario - italiano - che l'ha chiusa in un cassetto, o i funzionari del ministero che si sono tappati occhi e orecchie....
E che dire delle strutture sportive, tipo la piscina comunale di Alessandria , che era una piscina olimpica , la più bella di tutta la provincia, nonché un polmone verde per la città ? Al vento le lotte del comitato per riuscire a sbloccarla.. Il muschio cresce nella vasca grande da ormai 4 o 5 anni.
E il teatro comunale, portatore di valori e cultura italiani? Da anni in attesa di definitiva bonifica dall''amianto.. Da mettere nel video Adelio Ferrero che donò la sua biblioteca di opere prime autografate dagli autori - italiani - alla Fondazione Teatro. Da non mettere chi chiuse la donazione in un armadio in attesa di tempi migliori, e chi la tirò fuori in blocco e la buttò via durante una delle varie bonifiche...
Forse l' identità di orgoglio italiano deve essere costruita un po' meglio perché uno ci possa credere veramente... O dovrebbe portare altri esempi... Forse adesso qualcosa di buono sta venendo fuori... Scusate lo sproloquio e lo sfogo ma mi sono fatta un po' prendere la mano ... . Ah, ho dimenticato la Cittadella ...
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In prima linea per il Covid-19, il dottor Carlo Alfaro fa il punto della situazione partendo dall’origine fino alla sua attuale evoluzione
Il dottor Alfaro è Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi, componente della Consulta Sanità del Comune di Sorrento, Consigliere Nazionale di SIMA e Responsabile del Settore Medicina e Chirurgia dell’Associazione Scientificò-culturale SLAM
di Carlo Alfaro
Il Coronavirus è in Italia. La Cina sembrava così lontana con i suoi malati e morti di Coronavirus e le immagini surreali di intere città svuotate e spente, che osservavamo a distanza come fosse un medical thriller, eppure, a distanza di due mesi dall’esordio dell’epidemia, in pochi giorni è cambiato tutto e addirittura l’Italia è tra i tre Paesi, con Corea del Sud e Iran, che rilevano il più alto numero di casi al di fuori della Cina (forse, dicono gli esperti, anche perché li abbiamo cercati più attivamente di altri Paesi europei) e ci sono addirittura 24 casi, secondo l’Oms, esportati dall’Italia in 14 Paesi, compresa la Cina stessa.
Il dottor Carlo Alfaro
Mentre il Presidente della Repubblica, in una dichiarazione alla Nazione, invita ad essere uniti per sconfiggere il virus, e sempre più Paesi chiudono le frontiere agli Italiani, considerati pericolosi per la trasmissione del nuovo virus, ogni giorno attendiamo con apprensione il bollettino diffuso in conferenza stampa alle 18 dal commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, e capo della protezione civile, Angelo Borrelli.
Maschera sanitaria filtrant
All’8 marzo, una surreale Giornata della Donna senza feste e senza baci e abbracci, si contano 7.375 contagiati, di cui 650 in terapia intensiva e 366 deceduti. Solo nelle ultime 24 ore ci sono stati 1.492 nuovi contagi, 769 dei quali nella sola Lombardia, e 133 decessi. Sono coinvolte tutte e 20 le Regioni, nell’ordine: 4.189 casi in Lombardia, 1.180 in Emilia-Romagna, 670 in Veneto, 360 in Piemonte, 272 nelle Marche, 166 in Toscana, 101 in Campania, 87 in Lazio, 78 in Liguria, 57 in Friuli Venezia Giulia, 53 in Sicilia, 40 in Puglia, 26 in Umbria, 23 in Provincia autonoma di Trento, 17 in Abruzzo, 14 in Molise, 11 in Sardegna, 9 in Provincia autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Calabria, 4 in Basilicata.
La diffusione del contagio
L’epidemia in Italia è cominciata in due focolai, apparentemente non collegati tra di loro: uno nel lodigiano, in Lombardia, costituito da 10 piccoli Comuni abitati da un totale di oltre 50mila persone, e un altro in Veneto, nell’area di Vo’ Euganeo, in provincia di Padova. La maggior parte dei restanti casi in Italia sarebbero collegati ad importazioni dal “cluster” lombardo-veneto.
Il primo caso di contagio locale in Italia (caso “indice” o paziente numero 1) è stato annunciato nella notte tra il 20 e il 21 febbraio: un 38enne di Castiglione d’Adda, in provincia di Lodi, affetto da una forma grave e ricoverato tuttora all’ospedale di Codogno (i casi precedenti, il 30 gennaio una coppia di turisti cinesi provenienti da Wuhan, città focolaio dell’epidemia, e il 6 febbraio un ricercatore italiano arrivato dalla Cina, curati e guariti allo Spallanzani di Roma, erano importati e non hanno dato luogo a focolai).
Nei giorni precedenti al ricovero, il 38enne ha condotto la vita di tutti i giorni: è andato al lavoro, nel reparto amministrazione dell’Unilever di Casalpusterlengo, ha partecipato a due corse – una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant’Angelo Lodigiano – ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro.
Dal caso indice il virus si è diffuso a macchia d’olio, considerando che il paziente ha avuto nei due giorni prima della diagnosi rapporti con 120 colleghi, 80 persone della sua più stretta cerchia di amici, a partire dai 40 della sua squadra di corsa, 70 tra medici e personale sanitario, oltre ad altri pazienti, anche perché all’ospedale di Codogno, dove ha praticato due accessi, non essendo stato subito diagnosticato, è stato trattato senza le precauzioni del caso, trasformandosi in uno spaventoso amplificatore del contagio.
Non è stato possibile individuare, invece, il paziente o i pazienti zero da cui è partito il contagio, il che avrebbe consentito di tracciare l’intera linea della catena del contagio e tutti i rami di diffusione dell’epidemia, ma oramai, data l’ampia diffusione raggiunta, questo non ha più importanza.
Gli esperti presuppongono che il virus, venuto dalla Cina, abbia iniziato a circolare nel Nord-Est d’Italia, che ha forti contatti commerciali con il Paese orientale, già prima della fine di gennaio, quando ancora i voli non erano bloccati: vari soggetti non identificati avranno preso l’infezione in forma lieve, con sintomi comuni (febbre, tosse) e l’avranno diffusa nell’epicentro dell’epidemia, nel lodigiano; altri “pazienti zero” potrebbero essere implicati in altri piccoli focolai.
Dopo il primo caso clinicamente rilevante, l’Italia ha adottato la strategia di sottoporre al prelievo con tampone faringeo per la ricerca del virus tutti i contatti delle persone malate, arrivando ad eseguire ad oggi oltre 34mila tamponi, a dispetto delle indicazioni dell’Oms di ricercare il virus solo in presenza di sintomi di sospetto e su eventuali contatti stretti di casi confermati, dato che la positività del test non fornisce indicazioni utili ai fini clinici o terapeutici.
Dal 27 febbraio, il Consiglio superiore di sanità ha deciso di cambiare la strategia di rilevazione: non più test a tappeto anche a soggetti asintomatici ma solo a chi ha i sintomi di un’infezione respiratoria sospetta, cioè con sintomi simil-influenzali (ILI: Influenza-Like Illness, definita dall’improvviso e rapido insorgere di almeno uno tra i sintomi generali di febbre/febbricola, malessere/spossatezza, mal di testa, dolori muscolari e, almeno uno tra i sintomi respiratori di tosse, mal di gola, respiro affannoso) e proviene da una zona a rischio o ha avuto stretto contatto con un caso confermato negli ultimi 14 giorni, oppure con sintomi gravi quali Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS: Acute Respiratory Distress Syndrome,) o Infezione Respiratoria Acuta Grave (SARI: Severe Acute Respiratory Infections).
La nascita dell’epidemia
Il 31 dicembre 2019, la Commissione Sanitaria Municipale della città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei, ha segnalato all’Oms un cluster (focolaio) di casi di polmonite ad eziologia ignota con quadro radiografico a vetro smerigliato. Wuhan è una metropoli di 11 milioni di abitanti, dotata di aeroporto, ed è la città più grande della Cina centrale. L’epidemia è esplosa in modo esponenziale e dall’epicentro i casi sono stati esportati in altre città cinesi e fuori dalla Cina. Il 9 gennaio 2020, il China CDC (Center for Disease Control) ha identificato e sequenziato quale agente eziologico dell’epidemia un nuovo ceppo di Coronavirus, che non era mai stato trovato prima negli esseri umani, denominato provvisoriamente “novel 2019 Coronavirus” o 2019-nCoV. Il 20 gennaio la National Health Commission cinese (massima istituzione sanitaria nel Paese) ha confermato che il nuovo virus si può trasmettere da uomo a uomo, il che ne fa un virus potenzialmente capace di creare una pandemia. Gli studi sui genomi virali isolati suggeriscono che il virus si sia sviluppato presso il mercato ittico di Wuhan, dove, passando da un animale serbatoio ancora sconosciuto all’uomo, sarebbe mutato acquisendo la possibilità di trasmettersi ad altri umani. I contagi sarebbero iniziati tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, ma è stato a dicembre 2019 che il virus ha manifestato una forte accelerazione nella capacità di propagazione, avendo probabilmente acquisito una maggiore rapidità ed efficienza di trasmissione.
Il salto di specie
Per passare da una specie all’altra (“salto di specie” o “spillover”) i virus devono mutare il loro patrimonio genetico. I Coronavirus, come gli altri virus a RNA, tendono a mutare facilmente. Anche in casi precedenti di gravi epidemie influenzali erano in gioco nuove varianti virali che dal serbatoio animale si erano adattate all’uomo: la SARS nel 2002 dai pipistrelli agli zibetti e poi all’uomo, nel 2009 l’influenza A H1N1 (aviaria) dagli uccelli ai suini e da questi all’uomo, nel 2012 la MERS dai pipistrelli ai dromedari e poi all’uomo.
Dopo il salto di specie, il virus può mutare ancora e diventare capace di passare da uomo a uomo, moltiplicando esponenzialmente la capacità di diffusione. Non è ancora chiaro in quale specie si sia originato il nuovo Coronavirus. Le analisi genetiche suggeriscono che i pipistrelli siano i suoi ospiti originali, dato il suo stretto legame con altri coronavirus che circolano in questo mammifero, tuttavia un altro animale (probabilmente presente al mercato ittico di Wuhan) ha agito da ospite intermediario (transfert) tra pipistrelli e umani. L’ipotesi dei serpenti, nei quali il virus, trasmesso dai pipistrelli, si sarebbe ricombinato e poi passato all’uomo per ingestione, è poco accettata dato che i Coronavirus hanno infettato sinora solo mammiferi e uccelli e non ci sono evidenze che possa svilupparsi in altre specie animali.
Il micidiale salto di specie del virus si collega strettamente comunque ai mercati di animali vivi diffusi in Asia e in Africa, detti “wet market” (“mercati bagnati”) per l’abbondante quantità di acqua usata per ripulire i pavimenti: in questi luoghi si vendono animali vivi di ogni tipo (anche selvatici) destinati all’alimentazione umana, in condizioni igieniche scadenti per l’estremo affollamento e l’eccessiva promiscuità tra animali, alimenti e uomo, che possono creare un mix epidemiologico esplosivo: spesso gli animali sono macellati e scuoiati sul posto, col rischio di diffondere goccioline di sangue e liquidi organici nell’aria e infettare cibi e bevande, mentre mani non pulite possono toccare e contaminare la merce. Inoltre un fattore di rischio è collegato al consumo, collegato a questi mercati, della “bushmeat”, letteralmente “carne da cespuglio”, la selvaggina tropicale (scimmie, roditori, uccelli, rettili) che è una fonte di cibo classica nelle culture di popolazioni di Asia, Africa e Sudamerica. L’infezione è partita tra quanti avevano frequentato il Mercato Ittico Huanan della città di Wuhan: un mercato di prodotti ittici dove oltre al pesce fresco e ai frutti di mare vengono esposti e venduti animali vivi, domestici e selvatici, quali volatili, conigli, maiali, pipistrelli, serpenti, tassi, porcospini, zibetti, molti dei quali noti come riserve di virus capaci di “saltare” all’uomo.
I Coronavirus
I Coronavirus (CoV) sono una vasta famiglia di virus a RNA responsabili di infezioni respiratorie, chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie quando osservati al microscopio elettronico, che sono un fattore di virulenza, perché costituite da glicoproteine per l’aggancio alle membrane delle cellule dell’organismo. I coronavirus sono presenti in molte specie animali (uccelli, mammiferi di allevamento, cammelli, pipistrelli) che fungono da serbatoio per la loro diffusione, ma in alcuni casi possono evolversi e infettare l’uomo (virus “zoonotici”).
Si conoscono almeno 6 ceppi che infettano esseri umani – ora 7, col nuovo virus cinese. Nella specie umana, sono responsabili di comuni raffreddori, influenza e patologie del sistema respiratorio. Si stima che i 4 Coronavirus 229E, NL63, OC43 e HKU1 siano ormai endemici anche alle nostre latitudini e nel complesso causino circa un terzo dei raffreddori comuni. Nell’ambito di quelli tipizzati come Beta-Coronavirus, ci sono alcuni ceppi capaci di dare una sintomatologia importante e potenzialmente fatale, quali il SARS-CoV, responsabile della SARS (Severe acute respiratory syndrome) e il MERS-CoV, responsabile della MERS (Middle east respiratory syndrome), gravi epidemie occorse negli anni scorsi.
La SARS (Sindrome respiratoria acuta grave) apparve inizialmente in Cina nella provincia del Guangdong nel novembre 2002, e tra il 2002 e il 2003 provocò quasi 8.500 casi con oltre 800 decessi in 37 Paesi del mondo, con una mortalità di circa il 10 per cento. Il numero maggiore di decessi si ebbe in Cina, seguita da Hong Kong, Taiwan, Canada e Singapore (4 casi in Italia).
La MERS (Sindrome respiratoria mediorientale) è stata una grave epidemia sviluppatasi da un focolaio in Arabia Saudita nel giugno 2012, con 2.494 casi e 858 morti, manifestando, rispetto alla SARS, una maggiore letalità (del 35%) ma una minore contagiosità.
L’analisi del patrimonio genetico del nuovo virus lo rende vicino a SARS-CoV e MERS-CoV per il 70-80%, tuttavia è ancora più simile ad altri due patogeni (bat-SL-CoVZC45 e bat-SL-CoVZXC21) che infettano i pipistrelli e che sono stati identificati nel 2018 nella Cina orientale. Dal punto di vista epidemiologico, il nuovo Coronavirus presenta rispetto a SARS e MERS maggiore infettività ma minore letalità, benchè non trascurabile.
Denominazione del nuovo virus
Il nuovo Coronavirus cinese è stato denominato dall’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV), che si occupa della designazione e della denominazione di tutti i virus, “SARS-CoV-2” ovvero “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2” e la malattia che provoca “Covid-19” dove “Co” sta per corona, “vi” per virus, “d” per disease e “19” per l’anno in cui si è manifestata.
Diffusione
SARS-CoV-2 è un virus respiratorio che, come gli altri Coronavirus, si diffonde da una persona a un’altra attraverso contatto ravvicinato: saliva, goccioline del respiro eliminate attraverso tosse e starnuti, contatti diretti personali (come toccare o stringere la mano e portarla alle mucose), o con oggetti o superfici contaminati dal virus portandosi poi le mani (non lavate) su bocca, naso, occhi; non è contemplata per i virus respiratori la trasmissione alimentare, ma è al vaglio della comunità scientifica la trasmissione per via oro-fecale. Gli occhi, attraverso la congiuntiva, sembrerebbero una potenziale via di ingresso della infezione virale. Il principale “driver” di trasmissione del virus sono persone ammalate con evidenti sintomi; le persone nella fase pre-sintomatica, quando sono cioè asintomatiche ma di lì a poco svilupperanno la patologia, sono potenzialmente infettive nelle 48 ore antecedenti ai sintomi.
Ci sono invece dubbi sull’esistenza di “portatori sani”, che peraltro aumenterebbero i contagi e ne renderebbero molto più complicata la prevenzione: una delle caratteristiche della SARS che ha permesso di limitarne la diffusione, infatti, è stata proprio la rarità di casi asintomatici. Benchè le autorità di Hong Kong abbiano segnalato che sulla mucosa orale e nasale di un cane asintomatico appartenente ad una donna colpita dal SARS-CoV-2 sono state trovate tracce dello stesso virus, al momento c’è accordo sul fatto che cani o gatti non possano essere infettati né essere una fonte di infezione per l’uomo.
Incubazione
Si stima che il periodo di incubazione, cioè il tempo tra il contatto con la persona che contagia e il manifestarsi dei sintomi, vari da 0 a 14 giorni, più spesso 2-10 giorni, con la media di 5-7 gg, mentre l’intervallo seriale, cioè il tempo che passa tra l’insorgere dei sintomi nell’individuo che contagia e l’insorgere dei sintomi nell’individuo che è stato contagiato, vada dai 4,4 ai 7,5 giorni. Per precauzione, il contatto si considera potenzialmente contagioso fino a 14 giorni dopo l’esposizione all’ammalato.
Contagiosità
In epidemiologia per poter valutare contagiosità e velocità di diffusione di una malattia infettiva si ricorre a un indicatore, R0 (“R naught”, cioè R-zero) che indica il numero di individui che è capace di contagiare una persona ammalata: se ogni persona ne contagia un’altra, R0 equivale a 1, se l’indicatore risulta superiore al valore 1, significa che ogni persona ne sta contagiando più di una, e più il valore cresce, più l’agente patogeno si sta diffondendo velocemente. Il morbillo, uno dei virus più contagiosi, ha in valore R0 fino a 15-18, la parotite circa 10, la pertosse 5, il virus Ebola pari a 2, anche perché data l’alta letalità molte persone infette muoiono prima di poter contagiare.
Per il Covid-19, la stima di R0 è intorno a 2,5 (ogni persona infetta ne contagia altre 2 o 3), grossomodo come per la SARS e altre influenze, compresa quella spagnola del 1918 e la pandemia di influenza H1N1 del 2009.
Quando R0 è inferiore a 1, cioè ogni infetto non contagia almeno un’altra persona, la diffusione si arresta da sola, mentre se R0 è maggiore della soglia critica di 1, si può sviluppare un’epidemia. Obiettivo della prevenzione primaria, ridurre il valore di R0, cioè limitare il più possibile i contagi per rallentare l’espansione esponenziale del virus.
Come è accaduto attualmente in Cina, dove il picco dei contagi è stato raggiunto e superato proprio ed esclusivamente grazie alle misure iper-restrittive che sono state applicate, bloccando in casa un centinaio di milioni di persone, il che ha trascinato giù e mantenuto basso a forza il tasso di contagio (R0): nel momento in cui le misure di isolamento sociale venissero allentate, è probabile che R0 tornerebbe al suo valore “naturale” di 2,5 e il contagio ricomincerebbe a diffondersi.
Poiché i casi sintomatici sono solo la punta dell’iceberg dell’epidemia, non basta isolarli per contenere i contagi, ma si rende opportuno il “distanziamento sociale” per ridurre la velocità di diffusione del virus.
Fin quando si hanno solo casi isolati e sporadici che sono importati da focolai epidemici a distanza il rischio epidemico è ancora contenuto, ma quando si verificano casi autoctoni a trasmissione locale, ovvero in soggetti non direttamente provenienti dalle aree a rischio, si entra in una nuova e più pericolosa fase dell’epidemia, che degenera ancora di più se si contano focolai plurimi che si accendono contemporaneamente in più parti: a quel punto non vale più per il sospetto clinico il criterio epidemiologico di contatto con una persona che o ha il virus o è stata in un paese ad alto rischio, perché chiunque potrebbe avere il virus.
Le misure draconiane, cioè rigorosissime e intransigenti, prese dalla Cina e ora anche in Italia per il contenimento della diffusione, mirano ad evitare di entrare nella fase incontrollabile, come si riuscì a fare per la SARS, che a un anno dalla diffusione si arrestò, grazie allo sforzo a livello globale di controllare l’epidemia attraverso l’isolamento e il tracciamento di contatti, ma ciò fu più facile perché la trasmissione avveniva dopo l’insorgenza dei sintomi, non in fase pre-sintomatica o asintomatica.
Sintomatologia
L’infezione da Covid-19 causa una malattia respiratoria acuta che nella maggior parte dei casi colpisce le vie aeree superiori, con sintomi tipici e non specifici di un’influenza classica, come febbre, raffreddore, tosse secca e insistente, respiro corto, gola secca e dolente, stanchezza, dolori ossei e muscolari, mal di testa, malessere generale, più raramente nausea, vomito, diarrea (quest’ultimo sintomo, secondo una ricerca cinese, sarebbe uno dei più presenti, confermando la possibilità di una trasmissione oro-fecale del virus).
Nei casi più gravi, l’infezione può causare una polmonite virale primaria che può provocare una sindrome respiratoria acuta grave con difficoltà respiratoria fino a distress respiratorio, shock settico, insufficienza multipla di organi e morte. Una forma inizialmente lieve, simil-influenzale, può progredire in una forma grave, soprattutto in persone anziane e/o con condizioni cliniche pre-esistenti (comorbidità).
Il primo studio “di massa” effettuato dal Chinese Centre for Disease Control and Prevention (Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie della Cina) su oltre 72mila casi registrati dall’inizio dell’epidemia fino all’11 febbraio, pubblicato lo scorso 17 febbraio su Chinese Journal of Epidemiology e ripreso poi da Jama, documenta che nell’80,9% dei casi Covid-19 causa una malattia lieve, nel 13,8% grave (con dispnea, polipnea, saturazione di ossigeno nel sangue inferiore al 93%, infiltrazioni polmonari tra le 24 e le 48 ore) e nel 4,7% critica (con insufficienza respiratoria, shock settico e disfunzione multiorgano). Il tasso di mortalità è risultato del 2,3%, con un rischio più elevato per pazienti con oltre 60 anni che presentavano patologie di base (pazienti “fragili”).
Gli uomini hanno manifestato maggiori probabilità di decesso (2,8%) rispetto alle donne (1,7%). La maggior parte dei pazienti hanno tra i 30 e i 79 anni, il 3% è costituito da adulti oltre gli 80 anni, mentre i bambini tra gli 0 e i 9 anni e i giovani tra i 10 e i 19 rappresentano ognuno l’1% dei casi totali. I ricercatori hanno osservato una riduzione del numero di linfociti nella maggior parte dei pazienti, come nella SARS.
L’evoluzione
Si stima attualmente che, su 100 persone colpite da Covid-19, 80 hanno sintomi assenti o lievi e guariscono a domicilio, 15 hanno una malattia seria da gestire in ambiente sanitario, 5 hanno forme gravi che richiedono assistenza intensivistica, e 3 muoiono, soprattutto se con gravi condizioni di salute di base. Per le persone con malattia lieve, il tempo di recupero è di circa due settimane, mentre le persone con malattia grave o critica guariscono entro 3-6 settimane.
Al di là della letalità, un aspetto preoccupante del Covid-19 è l’elevato tasso di ricoveri necessari, che potrebbe, in caso di rapida diffusione del contagio tra le persone suscettibili (potenzialmente, tutta la popolazione, essendo un virus nuovo per la specie umana) avere un impatto devastante sui sistemi sanitari. In Italia, in particolare, abbiamo una popolazione tra le più anziane del mondo: la demografia che caratterizza il nostro Paese ci espone sicuramente a rischi elevati di mortalità da Covid-19, in caso di epidemia, anche considerando che in Italia sono meno di 5mila i posti in terapia intensiva, essendone stato tagliato negli ultimi dieci anni il 7-8%. Già dalla Lombardia, arrivata ormai al limite delle proprie capacità di assistenza, con oltre 2.700 malati, 359 dei quali in terapia intensiva (solo il 28 febbraio erano 50), è stato preannunciato il trasferimento di pazienti nelle Regioni vicine, Piemonte e Liguria.
La mortalità
In epidemiologia si studiano due parametri circa la capacità di un evento patogeno di causare la morte: il tasso di letalità e il tasso di mortalità. Il tasso di letalità è il rapporto tra morti per una malattia e il numero totale di soggetti affetti dalla stessa malattia, mentre il tasso di mortalità è il rapporto tra il numero di morti e il totale della popolazione media presente nel periodo di osservazione (e non il numero di malati). L’Oms ha riportato per il Covid-19 una letalità pari a circa il 3,4% degli ammalati, dunque superiore all’influenza stagionale (1%), anche se inferiore a SARS (9.6%) e MERS (34,4%), rispetto alle quali, in assoluto, sta causando un numero molto maggiore di decessi, per il numero elevato di persone colpite, data la superiore contagiosità.
La letalità potrebbe essere tuttavia sovrastimata perchè non è possibile considerare tutti i potenziali casi asintomatici o pauci-sintomatici. Il tasso di mortalità è compreso tra il 2% e il 4% e, proprio come l’influenza, aumenta nelle persone sopra i 65 anni e/o con altre patologie di base, precipitate dal virus, soprattutto le malattie cardiovascolari (10,5%), il diabete (7,3%), le malattie respiratorie croniche e l’ipertensione (6%), il cancro (5,6%). Fino a 39 anni, il tasso di mortalità rimane basso (0,2%) per poi aumentare gradualmente con l’aumentare dell’età: tra i 40 e i 49 anni, è pari allo 0,4%, tra i 50 e i 59 è dell’1,3%, per salire al 3,6% tra i 60 e i 69 anni, all’8% dai 70 anni e al 14,8% dagli 80 anni.
Nella casistica italiana, riportata al 4 marzo dall’Istituto superiore di Sanità, l’età media dei pazienti deceduti è stata di 81 anni, in maggioranza maschi e in più di due terzi dei casi con patologie preesistenti (ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete mellito): oltre l’80% più di due malattie, il 60% più di tre e solo il 2% senza alcuna co-morbidità.
Rischi in gravidanza e allattamento
Le donne in gravidanza sono considerate in genere una popolazione a rischio per le infezioni respiratorie virali, per cui è innanzitutto fondamentale per loro la prevenzione primaria come lavarsi accuratamente le mani ed evitare il contatto con soggetti malati o sospetti. Secondo una revisione pubblicata su Lancet, non ci sarebbero prove di trasmissione intrauterina dell’infezione da Sars-CoV-2 e quindi di passaggio verticale della malattia dalla madre al feto. Allo stato attuale delle conoscenze, per le donne infette non esiste indicazione elettiva al taglio cesareo. Il Covid-19 non è stato rilevato nel latte materno delle donne affette, per cui l’allattamento al seno viene liberamente consentito, con le rigorose misure per prevenire l’eventuale trasmissione dell’infezione per via aerea o per contatto con le secrezioni nel post partum, come l’accurata igiene delle mani e l’uso della mascherina durante la poppata. Sulla base degli ancora limitati dati disponibili in letteratura, l’infezione postnatale da Sars-CoV-2 sembrerebbe comunque non essere grave o risultare addirittura asintomatica rispetto a quanto avviene nelle età successive.
I bambini e gli adolescenti
Sulla base dei dati dell’Oms in Cina, solo il 2,4% dei casi di infezione da Covid-19 sono stati segnalati nella fascia di età inferiore ai 19 anni, e solo una piccola parte di questi (il 2,5%) ha sviluppato una forma severa della malattia, mentre in genere si osservano quadri clinici sfumati e decorso non grave; nessun decesso segnalato. Non è noto perché l’età evolutiva sembri preservata dall’attuale epidemia di Coronavirus: si è ipotizzato per una minore probabilità di esposizione al virus date le principali modalità di diffusione iniziale dell’epidemia (mercato di Wuhan, ospedalità), oppure perché I bambini entrano frequentemente in contatto con altri Coronavirus, implicati in patologie respiratorie banali come il raffreddore, e questo potrebbe creare una risposta anticorpale tale da proteggerli. Anche per la SARS, su 8.000 casi, le diagnosi pediatriche furono poche: solo 80 casi confermati in laboratorio e 55 casi probabili o sospetti, con sintomi più lievi rispetto agli adulti e nessun decesso. Allo stesso modo, durante l’epidemia di Mers nel 2016, il World Journal of Clinical Paediatrics ha riportato come il virus fosse raro nei bambini, anche se la ragione della bassa prevalenza non era nota.
La diagnostica
La ricerca dell’infezione si effettua attraverso tampone rino-faringeo e test diagnostico Real Time PCR per SARS-CoV-2; richiede normalmente 16 ore. Vengono effettuati da un centro ospedaliero di riferimento, mediamente uno per ogni Regione. I test effettuati nei centri di riferimento regionali sul territorio devono poi essere validati presso il laboratorio dell’Istituto Superiore di Sanità, benchè fino ad ora si sia trovata una concordanza del 100%. Sono in fase di sperimentazione avanzata anche test rapidi che permettono di identificare l’infezione in poche ore.
La classificazione dei casi di Covid 19
il Ministero della Salute con una circolare ad hoc ha fornito precise indicazioni sulla definizione di caso “sospetto”, “probabile”, “confermato”, e di “contatto stretto”.
Caso sospetto, che richiede esecuzione di test diagnostico: una persona con infezione respiratoria acuta (insorgenza improvvisa di almeno uno tra i seguenti segni e sintomi: febbre, tosse e difficoltà respiratoria) che richieda o meno il ricovero ospedaliero e che soddisfi almeno uno dei seguenti criteri epidemiologici (riferiti al periodo di tempo dei 14 giorni precedenti la comparsa dei segni e dei sintomi): essere un contatto stretto di un caso confermato o probabile, o essere stato in zone con presunta trasmissione comunitaria.
Caso probabile: un caso sospetto positivo al test presso i laboratori di riferimento regionali.
Caso confermato: un caso con una conferma di laboratorio effettuata presso il laboratorio di riferimento dell’Istituto Superiore di Sanità.
Contatto stretto: chi vive nella stessa casa di un caso confermato, o che ha avuto un contatto fisico diretto (per esempio la stretta di mano) o indiretto (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati) o ravvicinato (faccia a faccia o in ambiente chiuso, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti) con un caso confermato, o un operatore sanitario che abbia fornito assistenza diretta a un caso o personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso, senza l’impiego dei dispositivi di protezione raccomandati, o infine una persona che abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti adiacenti.
Terapia
Contro la malattia Covid-19 causata dal nuovo Coronavirus SARS-CoV2 non esistono al momento terapie specifiche, ma solo sintomatiche oltre che, nei casi più gravi, il supporto meccanico alla respirazione. Sono in corso trials clinici promossi dall’Oms con terapie antivirali sperimentali, con il lopinavir/ritonavir, un antivirale utilizzato per l’infezione da Hiv attivo anche sui Coronavirus, e il remdesivir, un antivirale già utilizzato per la malattia da Virus Ebola e potenzialmente attivo contro l’infezione da nuovo Coronavirus.
Questi farmaci sono stati utilizzati anche per trattare i due coniugi cinesi e il ricercatore italiano, guariti dallo Spallanzani di Roma. Anche sul favipiravir, un farmaco antinfluenzale disponibile nei mercati stranieri, è in corso uno studio clinico controllato. Buoni risultati ha dimostrato pure una terapia che utilizza il plasma dei pazienti guariti. Anche la clorochina fosfato, farmaco ampiamente utilizzato contro malaria e malattie autoimmuni da oltre 70 anni, è stato impiegato con buoni risultati nel trattamento di 285 pazienti gravemente malati di Covid-19 in un ospedale di Wuhan.
In corso in Cina anche sperimentazioni con tocilizumab, un anticorpo monoclonale ad attività anti-infiammatoria (blocca gli effetti dell’interleuchina-6) usato nell’artrite reumatoide, e con le cellule staminali. Poiché il virus per penetrare nelle cellule alveolari utilizza l’endocitosi tramite l’angiotensin-converting enzyme 1 come recettore d’entrata, modelli di intelligenza artificiale predicono che il Baricitinib, un immunosoppressore che agisce inibendo enzimi noti come Janus Chinasi, usato per curare l’artrite reumatoide, sarebbe potenzialmente in grado di contrastarne l’azione. Intanto, passi avanti si stanno facendo anche sul fronte del vaccino, per la cui disponibilità si dovrà, comunque ancora attendere vari mesi. L’Oms ha riferito che ci sono più di 20 vaccini in via di sviluppo a livello globale.
Le strategie di prevenzione: misure governative in Italia
L’epidemia da Covid-19 rappresenta una sfida per il nostro Paese e il mondo intero di cui non si conosce ancora bene la portata. Le uniche armi disponibili al momento per arginare la diffusione dei contagi sono: diagnosi precoce dei casi, isolamento dei pazienti e contact tracing per isolare i contatti in quarantena, in modo da rompere le catene di trasmissione. Misure che vanno assolutamente perseguite, anche se non si sa se basteranno: secondo uno studio pubblicato il 28 febbraio su The Lancet dai ricercatori del Centre for the Mathematical Modelling of Infectious Diseases della London School of Hygiene & Tropical Medicine, che hanno elaborato un modello di trasmissione matematico per quantificare la potenziale efficacia del tracciamento di contatti e dell’isolamento dei casi nel controllo di questo virus, sembra che potrebbero non essere sufficienti a scongiurare la pandemia.
Dopo l’inizio del contagio in Italia, il 22 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato all’uopo un decreto-legge con drastiche misure urgenti nelle aree interessate dai focolai.
Era inoltre previsto su tutto il territorio nazionale la disinfezione e sanificazione degli ambienti aperti al pubblico e la disponibilità in tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione, di soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani per gli addetti, nonché per utenti e visitatori.
Un nuovo decreto, datato 4 marzo, alla luce del diffondersi dell’epidemia sul territorio nazionale, seguendo la linea della massima precauzione, estende a tutto il territorio nazionale le limitazioni inizialmente prescritte per le “zone rosse”:
chiude scuole e università fino al 15 marzo (molte scuole e atenei hanno già attivato la didattica a distanza, mentre il governo è già al lavoro per mettere a punto una norma che prevede la possibilità per uno dei genitori di assentarsi dal lavoro per accudire i figli minorenni), esclusi i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie;
sospende congressi e riunioni, manifestazioni ed eventi di qualsiasi natura e in qualsiasi luogo; ordina che partite e competizioni sportive, compresa la serie A, si svolgano a porte chiuse;
fa divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa e proibisce l’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite e strutture residenziali per anziani, istituti penitenziari;
richiede al personale sanitario di applicare le appropriate misure di prevenzione per la diffusione delle infezioni per via respiratoria previste dall’Oms e le indicazioni per la sanificazione e la disinfezione degli ambienti previste dal Ministero della salute.
Si raccomanda poi alle persone anziane, o affette da patologie croniche, o con multi-morbilità o stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro dagli altri.
Chiunque, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del decreto, abbia fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, o sia transitato o abbia sostato nei Comuni a rischio, dovrà comunicare tale circostanza al dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio nonché al proprio medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta; l’operatore di sanità pubblica e i servizi di sanità pubblica territorialmente competenti dovranno provvedere, sulla base delle comunicazioni, alla prescrizione della permanenza domiciliare sotto sorveglianza (divieto di contatti sociali, divieto di spostamenti e viaggi, obbligo di rimanere raggiungibile per le attività di sorveglianza, misurazione bi-quotidiana delle febbre e monitoraggio dei sintomi). In caso di comparsa di sintomi, la persona in sorveglianza deve: avvertire il medico o pediatra di famiglia e l’operatore Asl; allontanarsi dagli altri conviventi e rimanere nella propria stanza con la porta chiusa, in attesa del trasferimento in ospedale, ove necessario. Ulteriori misure sull’intero territorio nazionale prevedono: obbligo di esporre in tutte le scuole di ogni ordine e grado, nelle università, negli uffici delle pubbliche amministrazioni, negli esercizi commerciali, le informazioni sulle misure di prevenzione igienico-sanitarie rese note dal Ministero; in tutti i locali aperti al pubblico devono essere messe a disposizione degli addetti, utenti e visitatori, soluzioni disinfettanti per l’igiene delle mani; le aziende di trasporto pubblico devono adottare interventi straordinari di sanificazione dei mezzi; nello svolgimento delle procedure concorsuali pubbliche e private devono essere adottate le opportune misure organizzative volte a ridurre i contatti ravvicinati tra i candidati; vanno incoraggiare modalità di lavoro “agile” per la durata dello stato di emergenza.
La chiusura delle scuole fino al 15 marzo potrà essere prorogata ulteriormente in base a quello che sarà lo scenario epidemiologico che sarà verificato giorno per giorno. La chiusura delle scuole come modalità di contenimento dell’epidemia ha suscitato parei discordi; secondo il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) può funzionare in caso di epidemia di una normale influenza come deterrente al contagio dei bambini, che sono particolarmente esposti al virus influenzale (con un’incidenza superiore di 10 volte a quella degli adulti) e ne risultano pertanto grandi diffusori nel loro contesto familiare e nella comunità, ma non per questo nuovo virus che non impatta sui bambini e per il quale non è stato mai dimostrato alcun contagio scolastico. Peraltro, le evidenze scientifiche indicano il perseguimento di risultati, peraltro di modesta efficacia, solo con provvedimenti di durata almeno di due mesi. Ulteriori misure assunte dal governo prevedono l’assunzione di 20mila nuove unità tra medici e personale sanitario, processi a porte chiuse o rinviati a giugno, acquisto immediato di macchine e strutture necessarie per potenziare del 50% i posti in terapia intensiva sul territorio nazionale, la possibilità di requisire alberghi da trasformare in luoghi di assistenza domiciliare collettiva, l’accelerazione delle procedure per l’acquisto di materiale sanitario.
Un nuovo Decreto ministeriale delle ultime ore prevede una ulteriore inasprimento delle restrizioni per contrastare e contenere il diffondersi del Coronavirus: evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita” nella Regione Lombardia e in 11 province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Marche: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria, mentre sull’intero territorio nazionale sono sospese le attività di pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati fino al 3 aprile, prevedendo specifiche sanzioni in caso di mancato rispetto; bar e ristoranti possono rimanere aperti se riescono a garantire la distanza di un metro tra una persona e l’altra. Sono confermati gli eventi sportivi nazionali solo a porte chiuse. Infine, il governo raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari.
Le misure di protezione individuali
La protezione individuale nei confronti del virus prevede, secondo le raccomandazioni delle autorità sanitarie di tutto il mondo, alcune semplici regole: lavarsi frequentemente e correttamente le mani per almeno 20 secondi con acqua e sapone o un disinfettante per mani con almeno il 60% di alcol (il virus sopravvive sulle mani per circa dieci minuti); non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani non lavate; evitare luoghi affollati e assembramenti di persone; evitare le strette di mano e gli abbracci (tranne che in ambito familiare); non scambiarsi bottiglie e bicchieri; evitare il contatto ravvicinato con chiunque mostri sintomi di malattia respiratoria acuta come febbre, mal di gola, tosse, starnuti, difficoltà a respirare; evitare di andare al lavoro o uscire se si è malati; coprirsi con un fazzoletto quando si tossisce o starnutisce (e gettare il fazzoletto subito dopo); pulire le superfici (il virus può persistere su oggetti, strumenti, mobili, cellulari, a temperatura ambiente, fino a 9 giorni): è bene sanificare 1-2 volte al giorno (dopo pulizia con un detergente neutro) con disinfettanti a base di ipoclorito di sodio allo 0,1-0,5% (candeggina) o etanolo al 62-71% o perossido di idrogeno allo 0,5%; lavare spesso gli abiti o esporli al sole (il virus può vivere annidato nei vestiti e sui tessuti per circa 6/12 ore).
La gestione sanitaria dei casi
Nelle strategie di prevenzione è cruciale la gestione sanitaria dei casi. Le indicazioni delle autorità sanitarie internazionali, e in Italia il Ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità, raccomandano agli utenti di non affollare i Pronto soccorso o gli ambulatori medici, i luoghi più pericolosi per la diffusione delle infezioni, ma in caso di sintomatologia sospetta avvisare telefonicamente il proprio medico o i servizi assistenziali di emergenza o i sanitari dei numeri verdi regionali, che effettueranno un triage telefonico fornendo consigli mirati al ridurre al minimo le occasioni di contatto tra pazienti. Ai medici è stata infatti fornita una scheda di triage telefonico per inquadrare il rischio del paziente di essere stato contagiato: provenienza da zone a rischio, esposizione a casi sospetti per sintomi (febbre >37,5°, mal di gola, rinorrea, difficoltà respiratorie) o per provenienza da aree a rischio, tipo di sintomatologia e suo decorso (esempio data di comparsa dei sintomi, andamento della febbre, difficoltà respiratoria, stato generale), compresenza di patologie, esecuzione del vaccino antinfluenzale. Se vi sono segni suggestivi di infezione da Coronavirus, il medico richiede attivazione del 118/112. Per i medici che dovessero visitare a domicilio pazienti potenzialmente infetti, è raccomandata la protezione di bocca, naso e occhi con mascherina, camice mono-uso e occhiali sanitari o visiera. Per i pazienti che si recano in ospedale, è stata predisposta la strutturazione di un triage pre-ospedaliero, con spazi idonei distinti e separati dai PS, attraverso allestimento di tende esterne ai dipartimenti di emergenza dedicate appositamente ai casi sospetti, allo scopo di separare i flussi dei pazienti. Il paziente sospetto, individuato al proprio domicilio attraverso il triage telefonico con il medico o dal triage ospedaliero, attraverso il 118/112 viene condotto al reparto di malattie infettive di riferimento attraverso ambulanza ad hoc da decontaminare subito dopo. Per tutto il trasferimento il paziente sarà gestito da personale sanitario dotato di adeguata protezione. I medici in ospedale, secondo le linee di indirizzo ministeriali, visiteranno gli ammalati a rischio dopo essersi lavati le mani con acqua e sapone o alcol, indossando un primo paio di guanti, poi il camice monouso sopra la divisa, quindi la maschera filtrante facciale, gli occhiali di protezione e infine un secondo paio di guanti. Dopo la visita, per prima cosa i sanitari devono rimuovere il camice monouso e il primo paio di guanti (che vanno nei rifiuti infettivi), gli occhiali per sanificarli, ancora nel contenitore infettivi la mascherina filtrante maneggiandola dalla parte posteriore, via l’ultimo paio di guanti e poi devono lavarsi le mani con soluzione alcolica o acqua e sapone. Il paziente accertato resta isolato e non sono consentite visite fino a guarigione clinica sancita da due tamponi negativi a distanza di 24 ore. I familiari degli ammalati in quanto “contatti stretti” sono sotto monitoraggio per due settimane, con gli operatori sanitari venuti in contatto e con chi ha viaggiato insieme all’ammalato.
La classe medica a rischio
Come per la SARS e la MERS, esiste un grande rischio potenziale per il personale sanitario. Ogni sanitario che diventa un contatto di un paziente infetto deve essere sottoposto alla quarantena di 14 giorni. E’ quanto accaduto agli operatori sanitari della terapia intensiva dell’ospedale di Codogno che erano di turno la sera del 20 febbraio, quando si è scoperto che il 38enne ricoverato con gravi problemi respiratori era positivo al Coronavirus: sono rimasti in servizio “prigionieri” del loro stesso reparto ad accudire i malati per 30 ore, fino a quando i loro colleghi – con le dotazioni adatte – hanno potuto dare loro il cambio, dopodichè non sono andati a casa ma in isolamento. Anche i medici curanti diventano “contatti stretti” quando l’Asl trasmette l’informazione che un assistito visitato negli ultimi 14 giorni è positivo al Coronavirus. Più di 250 medici si trovano in quarantena in Italia, e di questi 150 medici di base, con circa 200.000 pazienti virtualmente senza medico.
I Dispositivi di Protezione Individuale (DPI)
I DPI sono attrezzature utilizzate allo scopo di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. I DPI per le vie respiratorie sono studiati per evitare o limitare l’ingresso nelle vie aeree di agenti potenzialmente pericolosi (fumi, polveri, fibre o microrganismi); comprendono maschere, occhiali, guanti e tute. Le maschere di uso medico, a differenza di quelle chirurgiche (o “igieniche”), che servono solo a proteggere i pazienti dai germi eventualmente propagati dall’operatore, sono le semi-maschere Facciali Filtranti la Polvere (FFP): dispositivi monouso che proteggono bocca, naso e mento grazie a un bordo di tenuta sul volto e sono muniti di uno specifico sistema filtrante per aerosol solidi e liquidi che trattiene le particelle aero-disperse, impedendone l’inalazione. Sono classificate in quattro tipologie, FFP1, FFP2 e FFP3, FFP4, in base al livello crescente di protezione. In presenza di contaminazioni elevate o di agenti biologici estremamente pericolosi come quelli di gruppo 4 (per es. virus delle febbri emorragiche), potrebbe essere necessario isolare completamente l’operatore dall’ambiente esterno impiegando autorespiratori che forniscono aria pura: non è il caso del Covid-19, per il quale è raccomandato l’utilizzo di maschere con protezione almeno 2 o 3. La loro durata è limitata, massimo 4 ore secondo l’Oms, dopodichè si riduce la capacità filtrante. L’Oms stima che per l’emergenza Covid-19 ogni mese saranno necessari almeno 89 milioni di maschere mediche, 76 milioni di guanti da visita e 1,6 milioni di occhiali: per fronteggiare queste richieste a livello globale le forniture di DPI dovranno essere aumentate del 40%. Poiché il Covid-19 ha dimensioni piuttosto grandi (diametro circa 400-500 nanometri), se la carica virale non è eccessiva, l’Oms nelle nuove linee guida del 27 febbraio permette la sostituzione delle semi-maschere filtranti antipolvere, in loro mancanza, con quelle chirurgiche (non filtranti) per gli assistenti di studio, i tecnici di laboratorio, gli inservienti e i visitatori degli ospedali, ma non per i medici, esposti a cariche virali molto alte quando visitano. Il decreto Gualtieri consente invece di far ricorso alle mascherine chirurgiche, quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari, e consente di usare anche mascherine prive del marchio CE previa valutazione dell’Istituto superiore di sanità. Affinché comunque la mascherina sia efficace e sicura, l’Oms raccomanda specifiche regole per indossarla, rimuoverla e smaltirla in modo corretto, per evitare che, invece di proteggere dal contagio, possa diventare una fonte di infezione a causa dei germi che potrebbero depositarsi sopra: prima di indossarla, pulire le mani con un disinfettante a base di alcol o con acqua e sapone; nel coprire la bocca e il naso, assicurarsi che non vi siano spazi tra il viso e la mascherina; evitare di toccare la mascherina mentre la si utilizza e, se necessario farlo, pulire prima bene le mani; sostituire la mascherina con una nuova non appena è umida e non riutilizzare quelle monouso; per toglierla, rimuoverla da dietro (senza toccare la parte anteriore) e buttarla immediatamente in un contenitore chiuso; pulire nuovamente le mani con un detergente a base di alcool o acqua e sapone.
La pandemia
È opinione diffusa degli scienziati che l’epidemia si stia globalizzando. Il Covid-19 finora ha provocato, secondi gli ultimi dati Oms aggiornati all’8 marzo, 105.523 casi confermati nel mondo con 3.584 morti, di cui in Cina 80.859 casi confermati e 3.100 morti, e 24.664 casi confermati in 100 altri Paesi con 484 morti.
Il governo cinese ha messo in atto misure di controllo della diffusione del virus senza precedenti, creando la più estesa quarantena della storia, a carico di oltre 50 milioni di abitanti (come “chiudere” l’Italia o la Francia): il trasporto pubblico è stato fermato, chiusi asili, scuole, università, mercati, locali, cinema e teatri, templi, annullati i festeggiamenti per il Capodanno Cinese, interrotti i viaggi turistici; i posti letto negli ospedali pubblici e privati sono stati ampliati e hanno costruito, in poco più di 20 giorni, due nuovi ospedali a Whuan, il primo di 1.000 posti e il secondo di 1.600 posti, attrezzati per la terapia intensiva degli ammalati di Covid-19. Il “Comitato di emergenza speciale per il nuovo coronavirus” che l’Oms ha convocato a Ginevra il 30 gennaio ai sensi del Regolamento sanitario internazionale, ha dichiarato l’epidemia di Coronavirus in Cina “Emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale” (PHEIC), che configura una situazione “grave, improvvisa, insolita o inattesa” ed è definita come “un evento straordinario che si manifesta quando costituisce un rischio per la salute pubblica anche per altri Stati attraverso la diffusione internazionale delle malattie e quando richiede una risposta internazionale coordinata”. Dal 2009 ci sono state cinque dichiarazioni PHEIC: per la pandemia di H1N1 (o influenza suina) del 2009, per la polio del 2014, per l’epidemia del 2014 di Ebola nell’Africa occidentale, per l’epidemia di virus Zika 2015-2016 e, a partire dal 17 luglio 2019, per l’epidemia di Kivu Ebola iniziata nel 2018, mentre la SARS, il vaiolo, la poliomielite di tipo selvaggio e qualsiasi nuovo sottotipo di influenza umana sono automaticamente PHEIC. Inoltre, il 28 febbraio 2020, l’Oms ha elevato la minaccia di epidemia a livello mondiale da “alto” a “molto alto”, benchè non si possa parlare ancora di pandemia in quanto, anche se al momento ci sono epidemie in numerosi Paesi al di fuori della Cina, la maggior parte dei casi può ancora essere ricondotta a contatti noti o gruppi di casi circoscritti a specifici focolai: non si evidenziano ancora riscontri che il virus si stia diffondendo liberamente nelle comunità ad elevata velocità né con una grave mortalità su vasta scala, e questo consente di sperare sulla possibilità di contenere ancora la diffusione, mentre si parlerebbe di pandemia se ogni persona nel mondo fosse potenzialmente esposta al contagio indipendentemente dall’esposizione a uno specifico rischio. A quel punto le misure di contenimento internazionale finora adottate non avrebbero più ragione di essere e, trattandosi di un virus nuovo per l’uomo, verso il quale nessuno ha anticorpi, come nel caso della “spagnola” del 1918, si potrebbe prospettare un contagio a carico del 35-40% della popolazione mondiale. Ma per l’Oms, l’epidemia si può ancora contenere, a patto che i Paesi mettano in campo misure rapide e incisive che interrompano la trasmissione, isolando i focolai. Tre le maggiori preoccupazioni dell’Oms: la protezione degli operatori sanitari; la protezione delle persone che sono maggiormente a rischio, in particolare gli anziani e le persone con condizioni di salute compromesse; la tutela dei Paesi più vulnerabili, con sistemi sanitari più deboli che non sono preparati ad affrontare l’epidemia. Per l’immediato futuro quello che conta è che gli ospedali si preparino ad accogliere più pazienti, facendo anche scorta di materiali protettivi, e che si proceda a effettuare vaccinazioni di massa per influenza e infezioni da pneumococco, in modo da rendere più facile l’identificazione del Covid-19, e per morbillo, che deprime il sistema immunitario. Al momento è impossibile comprendere come evolverà la situazione del nuovo Coronavirus. Secondo gli esperti, possono verificarsi due opposti scenari. Quello più ottimistico è che l’epidemia non diffonda in nessun altro Paese come ha fatto in Cina (dove sono concentrati ancora il 95% dei casi mondiali) e come una normale influenza rallenti la sua diffusione finito il periodo invernale, anche se al momento non c’è alcuna certezza che il Covid-19 abbia un picco stagionale per poi recedere, come le influenze ordinarie. Il secondo scenario è quello della pandemia, che molti ricercatori ritengono ormai inevitabile. Questo non accadrà solo se le misure messe in atto per contenere la diffusione delle infezioni funzioneranno. Il futuro del mondo, a questo punto, diventa responsabilità individuale di ognuno di noi, col suo comportamento consapevole.
Info
Per informazioni generali si può chiamare il numero 1500, numero di pubblica utilità attivato dal Ministero della Salute, 24 ore su 24, per rispondere alle domande dei cittadini sul nuovo Coronavirus.
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Epidemia da Covid-19: cosa sta succedendo In prima linea per il Covid-19, il dottor Carlo Alfaro fa il punto della situazione partendo dall’origine fino alla sua attuale evoluzione…
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Turismo: MIPAAFT, al via a settembre primo meeting nazionale turismo
Il 13 e 14 settembre si aprirà a Ferrara il primo Meeting Nazionale sul Turismo. Una vera propria agorà del turismo italiano, che vedrà la partecipazione di tutti gli attori del settore: Ministero, Enit, Regioni ed enti locali, associazioni di categoria e professionisti. L’evento, promosso dal Mipaaft, sarà una due giorni ricca di dibattiti, tavole rotonde e sessioni tematiche. Il primo vero momento di confronto tra istituzioni e privati, un progetto importante, destinato a rappresentare in Italia un vero e proprio appuntamento per analizzare e disegnare agenda e strategie politiche, puntando su crescita, qualità, obiettivi, regole, promozione e marketing. “Ho voluto riunire tutto il mondo del turismo. Superare il vecchio concetto di Stati generali e creare finalmente un momento di confronto per fare rete e creare strategie per far diventare il turismo italiano sempre più competitivo ed attrattivo. L’obiettivo è costruire una politica industriale del turismo. Stiamo lavorando come Ministero con le Regioni, l’Enit e i privati”, dichiara il Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Sen. Gian Marco Centinaio. “Quello di Ferrara sarà un grande meeting, in cui tutti insieme raccoglieremo spunti, proposte ed idee. Il Sistema Italia, il brand Italia di cui parlo è questo: una vera squadra, fatta di interlocutori importanti, che lavorano insieme per far crescere questo settore, trainante per il nostro Paese”. “Un’ecumenica visione turistica. Anche ad Enit sta a cuore armonizzare il settore per approdare a posizioni condivise sugli strumenti di promozione turistica dando spazio a tutte le idee innovative dei protagonisti del settore. Per questo con il Meeting del Turismo sono stati previsti tavoli specializzati di discussione con centinaia di stakeholders ed esperti di settore. Si parlerà di qualità dei servizi, di normative e regolamentazione dei sistemi, di turismo accessibile e di promozione e marketing”, sottolinea il Presidente dell’Enit, Giorgio Palmucci. "L’ultimo appuntamento risale al 2016, e ora il Mipaaft del Ministro Centinaio e la nuova Enit hanno voluto riportarlo in auge in quanto evento cruciale per l’indirizzo dell’industria turistica. Lo faremo animando il cuore delle location più suggestive di Ferrara attraverso incontri itineranti come al Teatro Comunale e al Castello Estense perché il buon turismo non può prescindere da processi di integrazione territoriale che creino una rete globale strutturata dell’offerta”. “Siamo orgogliosi di ospitare a Ferrara queste giornate di studio e approfondimento su tematiche così importanti – afferma il sindaco del capoluogo estense Alan Fabbri – un appuntamento che va a sottolineare e valorizzare la vocazione turistica della nostra città, il ruolo e la posizione strategica nella rete italiana e internazionale di luoghi storici e tradizionalmente attrattivi. Il nostro territorio è particolarmente ricco di beni monumentali e artistici, nonché di strutture accoglienti per ogni tipologia di visitatore e turista. Il nostro impegno sarà anche quello, grazie agli stimoli che emergeranno nei temi trattati il 13 e 14 settembre da prestigiosi relatori, di valorizzare ancor di più un patrimonio fondamentale per la collettività in termini sia economici sia culturali”. L’evento, sarà aperto dall'intervento del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e dal Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Sen. Gian Marco Centinaio, a cui saranno affidate anche le conclusioni del Meeting. Al termine della due giorni sarà presentato il “Programma operativo 2019-2020” a cura del Dipartimento Turismo del Mipaaft. Nelle prossime settimane sarà divulgato il programma dettagliato del Meeting Read the full article
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Parco e associazioni fanno squadra sulla sentieristica
La sala Consiglio del Parco all’Enfola era piena, lunedì 15 aprile, per il confronto pubblico con le istituzioni, le associazioni e gli stakeholder locali organizzato dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano, il CAI Sottosezione Isola d’Elba e Legambiente Arcipelago Toscano. Una conferma dell’accresciuto interesse all’Elba in Toscana e in Italia per l’escursionismo e le attività outdoor.
Obiettivi di questo primo appuntamento sono stati il confronto e l’ascolto dei vari attori (istituzioni, enti locali, associazioni) che a diverso titolo sono coinvolti nelle attività di gestione e di valorizzazione della rete sentieristica che interessa il territorio del Parco Nazionale.
Dopo un inquadramento delle caratteristiche della vasta rete sentieristica del PNAT, l’incontro ha registrato gli interventi relativi ai diversi ruoli che Club Alpino italiano, Legambiente e Italia Nostra svolgono nell’ambito della gestione e promozione dei percorsi escursionistici dell’Elba e delle altre isole dell’arcipelago. Un’occasione anche per fare squadra con l’agenzia regionale Toscana Promozione Turistica e con la Gestione Associata del Turismo dei Comuni dell’Elba ai fini di una sempre più efficace comunicazione e promozione della rete. Importanti anche i contributi delle associazioni del volontariato che hanno riaffermato l’intenzione di collaborare sulla base di un rinnovato entusiasmo e di un’impagabile passione e dedizione.
Al termine dell’incontro si è registrata la conferma di un impegno forte da parte dell’Ente Parco, individuato come soggetto coordinatore della gestione della rete sentieristica. Gli Stati Generali avranno un seguito attraverso incontri periodici, dedicati di volta in volta alle singole tematiche, organizzati con il supporto delle diverse associazioni locali e quindi itineranti. Verranno affrontate le diverse tematiche emerse dal dibattito: dalla pulizia dei sentieri e lo smaltimento del materiale di risulta, ai connessi aspetti autorizzativi e assicurativi, alla sicurezza, la proprietà e i pubblici passaggi, la valorizzazione della GTE, la regolamentazione dei mezzi motorizzati, la segnaletica uniforme, la prevenzione incendi, i muretti a secco da proteggere, la valorizzazione culturale.
Con gli Stati generali si è di fatto attivata una nuova modalità per consolidare rapporti e relazioni, per contribuire a costruire strategie più forti ed efficaci, condivise e basate sulla consapevolezza che lo straordinario patrimonio ambientale e paesaggistico dell’arcipelago toscano possa rappresentare anche un eccezionale strumento di sviluppo economico, un’infrastruttura verde a disposizione di un turismo responsabile e rispettoso delle risorse naturali e delle identità locali.
Sono intervenuti
Il Presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri che ha introdotto il tema
Il Direttore del Parco Maurizio Burlando e il responsabile dell’ufficio tecnico Giovanni De Luca sul lavoro svolto sulla rete sentieristica del PNAT
Giancarlo Tellini (CAI Gruppo Regionale Toscana) e Michele Cervellino CAI Sez. Isola d’Elba sul ruolo del Club Alpino Italiano nel presidio della rete sentieristica
Umberto Mazzantini (Legambiente Arcipelago Toscano) Sentieristica e valorizzazione del territorio
Marta Javarone (Toscana Promozione Turistica) Le iniziative della Regione Toscana per la promozione della rete sentieristica
Claudio Della Lucia (Gestione Associata dei Comuni per il Turismo dell’Elba) Il progetto Elba Smart Exploring
Cecilia Pacini (Italia Nostra Arcipelago Toscano) Il cammino della rada: percorso natura e cultura
Il sindaco di Marciana Anna Bulgaresi
Colonnello Marco Pezzotta del Reparto Carabinieri Parco Arcipelago Toscano
Presenti il Vice Presidente del Parco Stefano Feri, Confesercenti e Confcommercio, Associazione Amici di Patresi e Colle d’Orano, Associazione Pedalta, Consorzio S. Andrea, Associazione il Libeccio, Moto club isola d’Elba, Circolo Le Macinelle, Elba Gravity Park, Elbafreeride, Amici dell Enfola, Elbaverde Mare, Acqua dell'Elba, Costa dei gabbiani Bike Center , Marciana Borgo d’Arte, Pro loco Isola del Giglio.
Aurora Ciardelli
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Inaugurato il nuovo Istituto Italiano di Cultura di Miami
Inaugurato il nuovo Istituto Italiano di Cultura di Miami. Si è inaugurato formalmente il 7 marzo, l'Istituto Italiano di Cultura di Miami, ufficio che va a completare il panorama delle istituzioni italiane in Florida e nel Sud-Est degli Stati Uniti, affiancandosi al Consolato Generale d'Italia e all'Ufficio dell'Agenzia ICE a Miami. L'inaugurazione del nuovo Istituto Italiano di Cultura costituisce una nuova tappa del percorso di rafforzamento della diplomazia culturale italiana nel mondo illustrato dal vicepremier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, nel corso degli Stati Generali della Diplomazia Culturale tenutosi lo scorso ottobre a Firenze. In quell’occasione il Ministro Tajani aveva annunciato iniziative volte a «realizzare, grazie alla diplomazia culturale, un grande processo di internazionalizzazione e di investimento italiano all'estero, basato non solo sulla vendita di beni ma anche sull'esportazione di servizi culturali». A tagliare il nastro dell'Istituto, voluto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) per rafforzare ulteriormente – e a 360 gradi – l'attività promozionale negli Stati Uniti sono stati il Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale della Farnesina, Alessandro De Pedys e il Console Generale a Miami, Michele Mistò. Nel corso della cerimonia è stata aperta al pubblico la mostra "Fortunato Depero. Dall'arte di avanguardia alla nuova pubblicità", curata da Eduardo De Maio con Laura Mattioli, che potrà essere visitata fino al prossimo 5 maggio. Lungo un percorso che muove da alcuni capolavori del primo periodo futurista per approdare a realizzazioni in ambito grafico-pubblicitario, l'esposizione presenta uno spaccato del talento del grande artista italiano (1892-1960). Con l'avvio delle attività dell'IIC si realizza «un salto di qualità nella proiezione e promozione dell'Italia in un'area degli Stati Uniti estremamente dinamica, molto legata all'Italia e ricettiva delle nostre eccellenze negli ambiti più vari, dall'arte contemporanea all'architettura e al design, dalla ricerca scientifica all'innovazione d'impresa». «Miami, la Florida e le aree circostanti – ha sottolineato il Console Generale Michele Mistò – sono un straordinario laboratorio socio-economico, dove si sviluppa una pulsante e innovativa scena culturale, che alimenta una visione del sapere coniugato al saper fare e dà forma a stili di vita e oggetti sempre più originali e sostenibili». Secondo il Direttore Generale De Pedys, «la mostra di Fortunato Depero, che abbiamo selezionato per l'inaugurazione, ben articola un approccio alla cultura italiana che valorizza il connubio tra arte e comunicazione, attraverso l'impiego dei linguaggi della pittura, della grafica e del design. Al tempo stesso, richiamando un artista che soggiornò negli Stati Uniti e che nella sua opera fu fortemente influenzato da quest'esperienza, si mette in luce uno dei compiti centrali della nostra diplomazia culturale, ossia promuovere l'immenso patrimonio storico-artistico dell'Italia veicolando un'immagine attuale e non stereotipata del Paese, allo stesso tempo favorendo il dialogo e la circolazione delle idee nei Paesi in cui operano gli Istituti Italiani di Cultura». Dopo la cerimonia si sono esibiti i cantanti Virginio (Virginio Simonelli) e Arianna (Arianna Bergamaschi), interpreti della cultura e della scena musicale italiana contemporanea e internazionale, con all'attivo qualificate collaborazioni artistiche al di qua e al di là dell’Oceano. In stretto coordinamento con il Consolato Generale a Miami, il nuovo Istituto Italiano di Cultura diretto da Stefano Cerrato proseguirà le attività con un fitto calendario di appuntamenti previsti per i prossimi mesi, con iniziative dedicate ad arte, cinema, architettura e design, letteratura, musica (dall'opera lirica alla canzone), scienza e sport. Tra le prime iniziative, la celebrazione della Giornata Internazionale della Donna con la proiezione del film "Primadonna" nell'ambito dell'iniziativa "Italian Screens"; la Giornata del Design Italiano; la partecipazione del regista e attore Massimiliano Finazzer Flory all'Italian Film Festival di Miami con il documentario "Un coach come padre", dedicato alla grande personalità del basket italiano Sandro Gamba.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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MACERATA – Il coinvolgimento dei giovani è l’elemento fondante nella costruzione dell’Europa. Iniziativa di punta della Festa dell’Europa – organizzata dall’assessorato alle Politiche europee del Comune di Macerata in collaborazione con enti, istituzioni e associazioni cittadine – su questo tema è il convegno che si è svolto stamattina giovedì 10 maggio nell’aula magna dell’Istituto tecnico economico Gentili, dal titolo “Quale Italia per l’Europa. Quale Europa per l’Italia.” che si basa sulla condivisione di due documenti: “Il libro bianco sul futuro dell’Europa” e “Un patto per l’Italia nell’Unione europea. Decalogo per un’Europa unita, solidale e democratica”.
Al convegno, moderato dall’assessore alle Politiche europee Federica Curzi, hanno portato il proprio contributo il sindaco Romano Carancini, il Rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato, il Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo Virgilio Dastoli e Carlo Alberto Graziani già docente UniMc
Per domani, venerdì 11 aprile, penultimo giorno della Festa dell’Europa il programma prevede dalle ore 17, alla galleria degli Antichi forni, per l’anteprima di Terroir Marche, l’appuntamento di promozione dei soci del Consorzio Terroir Marche che riunisce 18 produttori vitivinicoli biologici della regione che quest’anno ospita i vignaioli di Lucca Biodinamica e di Ecovin Mosel (Germania), “Terroir Marche Progetto Europa – Le Marche chiamano la Mossella”, una selezione di vini biologici marchigiani e tedeschi accompagnati da spuntini e assaggi dell’associazione Cuochi di Campagna.
Sempre alle 17 a palazzo Buonaccorsi si terrà il convegno Città della cultura patrimonio d’Europa al quale parteciperanno oltre agli assessori Federica Curzi e Stefania Monteverde anche quelli alla Cultura di Parma e Recanati rispettivamente Michele Guerra e Rita Soccio e che vedrà nei panni del moderatore il sociologo Massimiliano Colombi.
Il 2018 è stato proclamato dal Parlamento europeo “Anno europeo del patrimonio culturale”. Gli obiettivi generali dell’Anno europeo sono di incoraggiare e sostenere l’impegno dell’Unione, degli Stati membri e delle autorità regionali e locali, in cooperazione con il settore del patrimonio culturale e la società civile in senso lato, inteso a proteggere, salvaguardare, riutilizzare, rafforzare, valorizzare e promuovere il patrimonio culturale dell’Europa.
“Attraverso l’accessibilità e la valorizzazione dei nostri beni culturali e con una collaborazione concreta sui temi con Unimc, Playmarche e una rete di comuni “città della cultura” – afferma l’assessore Curzi – il programma della festa dell’Europa crea luoghi di dibattito pubblico e coltiva una progettazione condivisa tra realtà e istituzioni accumunati dalla stessa vocazione culturale”.
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Storia e cucina secondo Ernesto Iaccarino «Oggi è il turno della Dieta mediterranea»
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Storia e cucina secondo Ernesto Iaccarino «Oggi è il turno della Dieta mediterranea»
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La Cucina italiana, centrale al 29° Congresso della Fic, non può prescindere da una linea guida chiara e sana quale è la Dieta mediterranea. A sostenerlo è il cuoco bistellato Ernesto Iaccarino.
Proprio lui ha sottolineato quanto il cuoco e la sua cucina partano inevitabilmente dalla nostra storia e trasmettano, come nel caso del Congresso Fic, questo sapere a una platea di professionisti.
«Il cibo è rispetto di un’identità da una parte, perché se non accettiamo il nostro passato non avremo mai un futuro, ma allo stesso tempo è dedizione». Una doppia definizione che, seppur semplice, delinea a livello generale quanto la cucina rispecchi un contesto storico, sociale e culturale nel quale la stessa prende piede.
Si sono delineate, a questo proposito, quattro situazioni storiche che rispecchiano l’evoluzione dell’uomo parallelamente alla cucina: da Federico II di Svevia alla scoperta delle Americhe, da Luigi XIV alla più recente, la Dieta mediterranea. Iaccarino prende in esame le ultime due: «Luigi XIV dove nasce? In un contesto storico, sociale e culturale durante il quale chi fosse grasso avrebbe comunicato agli altri il suo benessere. Ecco, la grande cucina francese nasce proprio da lì, da un sovrano e dai suoi investimenti, dai 500 addetti che lavoravano a Versailles».
Oggi però non è più così, oggi «chi è grasso ha un problema», perché oggi il contesto è cambiato e ad aver preso piede non è più la visione del Re Sole, quanto il patrimonio conservato e tramandato dagli abitanti del sud Italia, quello stesso patrimonio che il medico statunitense Ancel Keys codificò, iniziando quell’iter che ha portato al riconoscimento della Dieta mediterranea quale Patrimonio immateriale dell’umanità Unesco, «un bagaglio, un’eredità incredibile che noi abbiamo il compito di divulgare e tramandare».
Riflette, Iaccarino, sulle potenzialità di questo regime alimentare e su quanto poco sia stato valorizzato a dovere da chi ne è “modello”: «Secondo me questo Paese a volte è un po’ stolto, perché finisce per ignorare le carte vincenti, puntando altrove. Del riconoscimento della Dieta mediterranea a Patrimonio Unesco se ne è parlato troppo poco! Io punterei i fari su questo, è una carta che può farci vincere in competizioni globali con Cucine come quella giapponese, quella cinese e quella emergente indiana».
E seppur un’idea di tale portata rischierebbe, come discusso in sede al Congresso Fic, di portare ad un’omologazione e a una conseguenze globalizzazione della Cucina italiana in tutto il mondo, Iaccarino rimane fiducioso sulla prosperità e l’identità della Cucina italiana in futuro, così come della Dieta mediterranea, dando qualche suggerimento, come «scrivere un manifesto, farlo a livello europeo». «Può sembrare una banalità – commenta Iaccarino – ma potrebbe invece stabilire le direzioni che i cuochi e la ristorazione di domani dovrebbero intraprendere».
E, entrando nello specifico di queste “direzioni”, di questi accorgimenti, si possono citare il «conoscere i pescatori che ti portano il pesce, conoscere chi ti fornisce il pollame, chi ti porta i bovini. Capire tutta la filiera e come mangia la filiera, perché noi siamo quello che mangiamo». Verità generali, che devono imparare a convivere con le singole identità: «Abbiamo 20 regioni – conclude Iaccarino, in ognuna di esse ci sono stati fenomeni storici che hanno portato stile di vita e tradizioni di un certo tipo, che vanno rispettate, perché se non rispettiamo il nostro passato non costruiremo mai un futuro significativo».
Ricapitolando, per una Cucina italiana ma mondiale, un’alimentazione sana con linee guida chiare: accorgimenti generali, rispetto delle tradizioni e… accettazione. Bisogna accettare che il cibo si evolva, «il cibo è evoluzione, e oggi l’evoluzione ha attraccato sul Mediterraneo… A qualcuno non piacerà, ma la Dieta mediterranea oggi è un modo sano di mangiare, ed è anche un modo che piace, quindi, da buon italiano dico “Viva la Dieta mediterranea!”».
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Il Vicepremier Antonio Tajani apre gli Stati Generali della Diplomazia Culturale
Il Vicepremier Antonio Tajani apre gli Stati Generali della Diplomazia Culturale A Firenze il 9 ottobre si terranno gli Stati Generali della diplomazia culturale, un’occasione di incontro tra Direttori e Direttrici degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, sarà a Firenze lunedì 9 ottobre per aprire gli Stati Generali della diplomazia culturale, un'occasione di incontro e confronto tra i Direttori e le Direttrici degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo con enti pubblici e con organismi privati sulla promozione della cultura e della lingua italiana all'estero. "La diplomazia culturale è uno strumento strategico al servizio dell'interesse nazionale, su cui dobbiamo puntare per alimentare l'attrattività e la capacità d'influenza dell'Italia nel mondo. L'economia culturale vale 90 miliardi di euro con una ricaduta occupazionale di circa 1,5 milioni di posti di lavoro" ha commentato Tajani. "Per questo ho voluto convocare a Firenze gli Stati Generali della Diplomazia Culturale con gli 86 Istituti Italiani di Cultura e i Ministri competenti, con un approccio di sistema Paese. Dobbiamo realizzare, grazie alla diplomazia culturale, un grande processo di internazionalizzazione e di investimento italiano all'estero, basato non solo sulla vendita di beni ma anche sull'esportazione di servizi culturali". I lavori, che si svolgeranno dal 9 all'11 ottobre, si apriranno con i saluti istituzionali del Sindaco di Firenze, Dario Nardella, del Vice Premier Antonio Tajani e delle Autorità politiche competenti nella valorizzazione e tutela del patrimonio e della produzione culturale: Ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; Ministro del Turismo, Daniela Santanchè; Sottosegretario di Stato del Ministero della Cultura, Gianmarco Mazzi; Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Istruzione e del Merito, Paola Frassinetti. I lavori saranno articolati tra sessioni tematiche sugli obiettivi della diplomazia culturale come strumento di affermazione dell'interesse nazionale e sessioni di carattere operativo che aiutino a incrementare l'efficienza nella gestione degli Istituti Italiani di Cultura. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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