#Soltanto alcuni pazzi
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"A cinquant’anni nessuno è romantico tutti hanno accettato la sconfitta il mutuo il matrimonio dozzinale, gay o etero non cambia molto. Soltanto alcuni pazzi si perdono nel mare in una barca solitaria soltanto alcuni pazzi scrivono libri soltanto alcuni pazzi si ubriacano di un alcool interiore soltanto alcune pazze suonano alle due del mattino per dire farei l’amore con te fino a morire e senza precauzioni".
.🦋.
🔸Cristina Peri–Rossi
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A cinquant’anni nessuno è romantico,
tutti hanno accettato la sconfitta
il mutuo/ la coppia d’ordinanza
gay o etero/ non cambia molto.
Soltanto alcuni pazzi si perdono nel mare
in una barca solitaria
soltanto alcuni pazzi scrivono libri
soltanto alcuni pazzi si ubriacano
di un alcol interiore
soltanto alcune pazze
suonano alle due del mattino
per dire:
farei l’amore con te fino a morire
e senza precauzioni.
Cristina Peri – Rossi - Montevideo, 1941
(Trad. di M.Fernández)
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A cinquant’anni nessuno è romantico
tutti hanno accettato la sconfitta
il mutuo/ la coppia d’ordinanza
gay o etero/ non cambia molto.
Soltanto alcuni pazzi si perdono nel mare
in una barca solitaria
soltanto alcuni pazzi scrivono libri
soltanto alcuni pazzi si ubriacano
di un alcol interiore
soltanto alcune pazze
suonano alle due del mattino
per dire:
farei l’amore con te fino a morire
e senza precauzioni.
Cristina Peri – Rossi - Montevideo, 1941
Trad. di M.Fernández
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A cinquant’anni nessuno è romantico tutti hanno accettato la sconfitta il mutuo/ la coppia d’ordinanza gay o etero/ non cambia molto. Soltanto alcuni pazzi si perdono nel mare in una barca solitaria soltanto alcuni pazzi scrivono libri soltanto alcuni pazzi si ubriacano di un alcol interiore soltanto alcune pazze suonano alle due del mattino per dire: farei l’amore con te fino a morire
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A cinquant’anni nessuno è romantico
tutti hanno accettato la sconfitta
il mutuo/ la coppia d’ordinanza
gay o etero/ non cambia molto.
Soltanto alcuni pazzi si perdono nel mare
in una barca solitaria
soltanto alcuni pazzi scrivono libri
soltanto alcuni pazzi si ubriacano
di un alcol interiore
soltanto alcune pazze
suonano alle due del mattino
per dire:
farei l’amore con te fino a morire
e senza precauzioni.
Cristina Peri – Rossi - Montevideo, 1941
(Trad. di M.Fernández)
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A cinquant’anni nessuno è romantico tutti hanno accettato la sconfitta il mutuo/ la coppia d’ordinanza gay o etero/ non cambia molto. Soltanto alcuni pazzi si perdono nel mare in una barca solitaria soltanto alcuni pazzi scrivono libri soltanto alcuni pazzi si ubriacano di un alcol interiore soltanto alcune pazze suonano alle due del mattino per dire: farei l’amore con te fino a morire e senza precauzioni.
Cristina Peri–Rossi, Tr. M. Fernández, Montevideo, 1941
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Ci sono uomini...alcuni uomini che sanno cosa vogliono. Sono quelli che fanno pazzie soltanto per vederti mezz’ora, gli uomini che ti sorprendono, quelli che riuscirebbero anche a vivere senza di te, ma non è quello che vogliono.
Quelli che ti scelgono proprio perché sei estremamente complicata, terribilmente dolce e semplice. Quelli che ti mandano a quel paese ed un attimo prima di perderti, tornano a riprenderti senza dire niente.
Ci sono uomini che non sono pieni di Se, Io sono pieno Te.
Copriti, ma non le gambe, il cuore che se lo vedono te lo fanno a pezzettini.
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A cinquant’anni nessuno è romantico
tutti hanno accettato la sconfitta
il mutuo/ la coppia d’ordinanza
gay o etero/ non cambia molto.
Soltanto alcuni pazzi si perdono nel mare
in una barca solitaria
soltanto alcuni pazzi scrivono libri
soltanto alcuni pazzi si ubriacano
di un alcol interiore
soltanto alcune pazze
suonano alle due del mattino
per dire:
farei l’amore con te fino a morire
e senza precauzioni.
Cristina Peri – Rossi - Montevideo, 1941
(Trad. di M.Fernández)
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*trigger warning: famiglie "problematiche" . Potrebbe sembrare un'accortezza inutile ma so quanto questo argomento possa essere attivante*
Mi ritrovo per l'ennesima volta a pensare che non ne posso più di dover convivere con persone che non hanno nemmeno una vaga idea di cosa siano gli spazi personali, seppure non si incrocino -o meglio vengano calpestati- così frequentemente nell'arco di una stessa giornata, ma soltanto per la mancanza totale di affetto e conoscenza reciproca.
Così come non ne posso più di dover respirare sempre quest'aria pesante, densa di malattia. È come stare in costante apnea. E sotto il livello del mare problemi profondi come abissi, ma anche eventi che ormai non si possono nemmeno confrontare ad un indice di normalità, vengono ignorati quotidianamente, perché la più sacra tra le leggi non scritte è che niente si risolve, nessuna ferita viene ricucita, i vuoti delle persone sono destinati solo a diventare sempre più grandi. Si piange poco oppure per ore, in silenzio o strillando come pazzi, la maggior parte delle volte senza che nessuno ti consoli, alla fine si va a letto come ogni sera. Al massimo due giorni e tutto sarà archiviato. Sempre.
Quando mi fermo a pensare che persone che non hanno niente in comune, fatta eccezione per il legame di sangue, continuino a vivere assieme per anni, e assieme ai mostri dell'indifferenza, della mancanza di cura, e della cattiveria, sono presa dal terrore. Come può questo essere la normalità consolidata di chissà quante persone?
Al tempo stesso, nonostante sia scontato dire che le famiglie perfette non esistono, so da alcuni racconti che possono essere funzionali, o semplicemente con meno buchi dappertutto come quelli di questa; e che ci possono essere relazioni reali tra persone che vivono sotto lo stesso tetto. Non che abbia davvero fiducia nel concetto di famiglia -sicuramente non quella di questa cultura, cioè la famiglia nucleare e di stampo patriarcale. Però che male pensare da anni e anni a come sarebbe stato crescere in maniera diversa e non poter smettere di chiederselo.
Così anche stasera, per l'ennesima volta, prego a me stessa di riuscire a lasciarmi questa casa e le sue mostruosità alle spalle al più presto, rifugiandomi ed accasciandomi in una via di fuga che risulta tiepida, perché so quanto sia difficile da mettere in pratica e soprattutto di quanto tempo ho ancora bisogno.
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Storia Di Musica #105 - Frank Zappa, The Best Band You Never Heard In Your Life, 1995
Basta un esempio, a mio avviso, per spiegare la creatività senza limiti di Frank Zappa. Nel 1983 sfogliando il New Grove Dictionary Of Music And Musicians si accorse che il suo nome non c’era, ma esisteva un Francesco Zappa (nessuna parentela), musicista barocco di musica da camera, nato a Milano e attivo tra il 1763 e il 1788. Zappa trovò alcuni spartiti presso la Biblioteca di Stato dello Utah, di proprietà della comunità Mormone, e li pubblicò egli stesso come spartiti da suonare. Non contento, ne scelse un paio da suonare alla sua ultima diavoleria, un sintetizzatore chiamato Synclavier, con risultati a tratti spettrali ma che di fatto fanno di FZ un esperto anche di musica barocca (l’album si chiama Francesco Zappa ed esce nel 1984). Questo era il grande genio siculo-americano (i genitori erano nati a Partinico). Nella sua trentennale carriera, terminata anzitempo per via di un cancro nel 1993, Zappa ha sondato ogni ambito non solo musicale, ma culturale e sociale, con lo sguardo bizzarro e creativo di chi non ha peli sulla lingua. Tra cavalcate leggendarie di assoli chitarristici (Zappa è unanimemente considerato tra i più grandi chitarristi di tutti i tempi), spesso affidati con il nome di “impossible guitar parts”, per la loro difficoltà, a veri funamboli dello strumento (uno su tutti, Steve Vai), il gusto ironico per la musica da cabaret, per il raccontare le storie più bizzarre, per le contaminazioni musicali, con passione viscerale per la musica classica, la discografia zappiana è un unicum variegato e variopinto con pochissimi epigoni, e continua ancora oggi, a distanza di vent’anni, dove dagli archivi spuntano esibizioni, live, progetti, film, ad ulteriore conferma della sua voglia di esprimersi in ogni modo. Il disco di oggi è tra i fan uno dei più amati, e testimonia il tour mondiale che nel 1988 intraprese con la sua band; in realtà da quel tour furono ricavati tre dischi: Broadway The Hard Way (1988) concentrato su nuovi brani, Make a Jazz Noise Here (1991) quasi tutto strumentale e che riprende classici del suo repertorio, e questo The Best Band You Never Heard In Your Life (1991) che mixa i primi due con una dose spettacolare di cover, momenti cabaret e pazzie zappiane, e dei tre è il disco più memorabile. Nel titolo alla storia di oggi ho scritto come anno di riferimento 1995 perchè questo disco ha una storia particolare che riguarda la sua copertina: la prima che scelse Zappa nel 1991 ritraeva la band mentre suonava incastonata in una cornice blu, a ricordare una luce al neon. La foto però fu usata senza il permesso di chi la fece, ma Zappa decise soltanto di coprire la foto con un fondo nero. Nel 1995, quando l’intero catalogo di Zappa fu remasterizzato, Cal Schenkel, uno dei suoi disegnatori di fiducia e già autore delle copertine dei suoi dischi più famosi (da Hot Rats a We’re Only It For The Money, da The Grand Wazoo a Uncle Meat) disegna questa versione, il cui kanji giapponese dell’insegna propriamente non significa nulla, ma foneticamente ha il suono di fu-ran-ku-za-pa, una nipponizzazione del nome del nostro. Sia come sia il doppio disco è un portento, contenendo davvero di tutto: da riprese dei temi di Bonanza a I Left My Heart In San Francisco, a sentiti omaggi a Ravel, con il suo Bolero, e a Nino Rota, con un accenno al tema de Il Padrino Parte II. Tra i capolavori propri, versioni favolose di Inca Roads (dalla metrica musicale vertiginosa, proprio come se si salisse una vetta andina), Sofa No.1, gli assoli sanguinanti di The Tortune Never Stops o della stupenda Heavy Duty Judy che apre il disco, e una ripresa della geniale Cosmik Debris, che racconta di un fantomatico guru, The Mystery Man, alla ricerca di un Nervanna (scritto proprio così), con assolo formidabile. Ma non finisce qui: la vicenda del pastore pentecostale Jimmy Swaggart, famoso per le sue invettive sulla moralità degli americani ma beccato con una prostituta, è un richiamo troppo forte per Zappa e i suoi, che modificano il testo di tre canzoni, Lonesome Cowboy Burt, More Trouble Every Day e Penguin In Bondage in tre Swaggart Version, dove vengono campionate parti della confessione televisiva del nostro (l’ossessiva ripetizione del suo I have sinned). I tesori non finiscono certo qui, e sono favolose cover: Purple Haze di Jimi Hendrix, Sunshine Of Your Love dei Cream, Ring Of Fire di Johnny Cash e, prima di un sentito e delicato omaggio al free jazz di Eric Dolphy (The Eric Dolphy Memorial Barbecue) si finisce con la più comica, esilarante e favolosa cover di Stairway To Heaven, con effetti sonori che seguono il leggendario testo zeppeliano e che nell’assolo finale di chitarra aggiunge una sezione fiati da urlo. Per dirla con il grande maestro, questo è un perfetto modo di muovere le molecole d’aria, che è il compito fondamentale della musica: una musica che in Zappa rompe i confini dei generi, e rimane uno degli esempi più liberi e geniali di passione per l’argomento.
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Guardatemi vi prego Non tutti hanno la fortuna di avere amici renziani, quindi a molti di voi è forse sfuggita questa cosa che circola sulle loro bacheche, originata da una delle diverse pagine "unofficial" di propaganda digital a Matteuccio nostro. Oh non c'è niente di male, sia chiaro: tutti i politici o quasi annunciano le loro comparsate mediatiche, alcuni magari in modo meno reboante di così, ma insomma di spot a trasmissioni e talkshow vari ne vediamo tanti. Quello che però un pochino colpisce nel caso in questione l'ha detto bene questa mattina a Radio Popolare la collega Maria Teresa Meli, che certo di Renzi non è antipatizzante: lui ama follemente avere i riflettori puntati addosso, e ha talento perché ciò accada, e allo stesso modo gli garba parecchio creare l'attesa, avere un pubblico scalpitante che aspetta vorace il suo ingresso sul palco (ho riassunto Meli con parole mie, ma il concetto era esattamente questo). La bulimia mediatico-spettacolare di Renzi l'avevo notata fin dalla prima Leopolda: Civati parlava di politica, lui faceva l'intrattenitore, gigioneggiava, sparava battute, chiamava l'applauso e la risata, insomma si vedeva che godeva da pazzi a stare lì, sul palco appunto. Poi ho rivisto lo stesso onanistico piacere quando faceva le conferenze stampa da Palazzo Chigi, con tutte quelle belle slide, e lui che scherzava con i giornalisti, saltellava qua e là, si divertiva un mondo, sarebbe rimasto lì in eterno. Per non dire dei "Matteo risponde" su Internetì: erano una ininterrotta e orgasmica carezza del suo io. L'io, appunto: stare su un palco, avere i riflettori addosso, è una gigantesca iniezione di endorfine, è una ciclopica masturbazione mentale. A volte mi chiedo quanto in tutta questa vicenda politica attuale - ma diciamolo pure, in tutta la parabola dell'ex sindaco di Firenze ed ex premier - non ci sia una questione di rapporto un filo complesso con il suo io, di desiderio ingordo di farsi vedere, di divorarsi titoloni di giornali e tg, di farsi guardare da mille telecamere, insomma di essere sempre al centro dell'attenzione. Un po' come mia figlia, che però ha 9 anni e presto imparerà che il pianeta non gira intorno a lei, come di solito accade diventando adulti. Non so, magari sbaglio, e gli amici renziani di cui sopra non si offendano, forse il loro leader è solo un politico che sa usare bene i media. Però mi ricordo una volta, quando era premier, che nel mezzo della notte Renzi mise su Twitter un selfie in cui giganteggiava a close-up il suo stesso volto, e pure un po' sbilenco, le luci sbagliate, insomma si vedeva soltanto la sua faccia e, dietro, il soffitto alto di una stanza di Palazzo Chigi. Il testo era secco: io. Così: io. Io e basta. Poi lo cancellò, il mattino dopo, e fece sapere che non era stato lui a postare. di Alessandro Giglioli
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Quelli che il BDSM....
rubato sul web
Quelli che “ciao cagna”
Quelli che “ciao master”
Quelli che “ciao, sono alla prima esperienza, mi insegni tutto?” ed alla terza parola iniziano a farti obiezioni sul fatto che “il termine schiava mi sembra francamente offensivo e lesivo della dignità femminile…..”
Quelli che “sono Dom, però con la persona giusta posso anche essere switch…”
Quelli che “sono sub, però con la persona giusta posso anche essere switch….”
Quelli che “sono switch e non mi prende sul serio nessuno…”
Quelli che “buonasera Padrone, sono qui per servirVi” e quando gli rispondi “ma non sei la mia schiava, dammi pure dal tu che prima vorrei conoscerti come persona, sai com’è…” si offendono
Quelli che sono sempre collegati ma non scrivono mai.
Quelli che non sono mai collegati ma scrivono sempre.
Quelli che “ho capito che Il BDSM è la mia vita e voglio viverlo in maniera totalizzante!”, poi scopri che hanno coniuge, 2 amanti, 3 figli in età scolare, suocera inferma in casa a cui badare, yoga 3 volte alla settimana, corso di cucina cajun alla domenica mattina, triplo lavoro, possono chattare solo dalle 23,00 alle 23,10 al martedì e al giovedì ed incontrarti per una conoscenza preliminare soltanto nei giorni pari dei mesi dispari degli anni bisestili quando Mercurio è in terza casa con Giove e ti dicono “la mia vita non deve essere messa in discussione eh, questa è la base”
Quelli che “amore e BDSM sono due cose inconciliabili” e poi appena dici una parola gentile diventano così dolci che ti si cariano anche le unghie dei piedi
Quelli che “io non ho limiti” e poi alla prima cinghiata ti urlano “AHIAAAAAA! BASTA BASTA BASTA TI PREGOOOOOO!!!!”
Quelli che “io ho questi limiti che non supererò mai e poi mai” e poi alla prima cinghiata ti dicono “fammi quello che vuoi…”
Quelli che non hanno mai praticato e ti dicono “io non sono masochista”, e dopo la prima sessione della loro vita rivedono la loro posizione e con aria pensierosa ti guardano e dicono “però… non credevo….”
Quelli che “da quando c’è Internet non è più come una volta quando ci si riconosceva dalle parole in codice sulle riviste negli anni 80…ahhh, bei tempi quelli..”
Quelli che “da quando ci sono gli smartphone non è più come quando è iniziato il BDSM su Internet negli anni 90…ahhh, bei tempi quelli…”
Quelli che “sono un Maestro di Shibari” e quando gli chiedi che ne pensano del Karada ti rispondono “Non ci sono ancora stato, l’anno scorso ho fatto il Mar Rosso, sai c’era l’offerta…”
Quelli che “mi sono avvicinato alla filosofia BDSM approfondendo alcuni testi” e poi ti citano “50 sfumature …la TRILOGIA…”
Quelli che “le schiave di questo sito non mi rispondono,è pieno di fake e di maschi che si spacciano per donne, il sito fa schifo, è una truffa, mi rivolgerò all’Adiconsum, alla polizia postale, all’Onu ed anche a Putin se è il caso!!” e poi scopri che il loro messaggio di esordio è invariabilmente “ciao” + “epiteto a scelta”+ contatto skype.
Quelli che “il BDSM è una dimensione totalizzante dell’essere che si esplicita attraverso un libero incontro di corpi e spirito in uno scambio di ruoli spesso antitetico al quotidiano, eversivo nel suo svolgere una sorta di capovolgimento carnascialesco dei ruoli socialmente imposti traslati in una chiave dell’Es erotizzante che già Foucault, riprendendo De Sade, aveva individuato come via d’uscita dalla nevrosi della quotidianità”, e quando gli chiedi “è da molti anni che pratichi?” ti rispondono “In realtà non ho mai praticato XD!”
Quelli che “mi sono appena iscritta e ho 100 messaggi, alcuni mi hanno anche insultato…è uno scandalo!!!” poi nel profilo hanno un primo piano della topa senza una riga di testo
Quelli che “il BDSM è pev tutti, siamo una gvande famiglia che condivide una mevavigliosa filosofia e non facciamo distinzioni di ceto sociale, ti spieghevò meglio il concetto alla festa pvivata che ovganizzevò a fine mese nel pavco della mia villa a Covtina alla quale ti invito, sevata ponyplay..vicovda di povtave la biga..hai una biga vevo? No? Chi non ha una biga al giovno d’oggi daaaaai…se vuoi pvaticave attvezzati pevò!”
Quelli che “ciao…” “dimmi” “sono timida” “dico io?” “mmhh, no…” “e chi dice?” “mmhh, non lo so…” “facciamo testa o croce?” “ecco, mi prendi in giro perché sono timida!”
Quelli che “dai lo sappiamo che è un gioco, tra noi possiamo dircelo, siamo tutti qui per scopare e basta su, non giriamoci attorno troppo dai…” e quando gli rispondi “io non gioco e non sono qui “per scopare e basta”, per me è una ricerca vera” ti dicono “anche per me, volevo metterti alla prova….ora che so che sei serio/a possiamo procedere.”
Quelli che postano una foto presa da Internet ogni 20 minuti ignorando che esiste “Google immagini”
Quelli che “concorderete tutti con me che il BDSM è innanzitutto apertura mentale, accettazione delle diversità e tolleranza, e che i froci e le puttane che non lo capiscono devono essere espulsi dall’ambiente e bruciati vivi”
Quelli che “sono 25 anni che pratico, ho imparato a fare tutti i nodi esistenti al mondo inclusi quelli marinari ma lo ammetto: non ho mai capito come si pronuncia correttamente la parola bondage”
Quelli che “una sera ero strafatto con degli amici cioè troppo fuori volevamo andare a un rave e per sbaglio siamo finiti in un posto con tutta sta gente strana in pelle e in lattice…noo, guarda, troppo fuori, tutti pazzi, troppo ridere…cioè alla fine mi sono incuriosito e sono qui…come funziona la storia?”
Quelli che “Si, è vero, ho 20 anni ma sono straconsapevole di cos’è il BBMS eh, non giudicarmi dall’età….”
Quelli che “io sono uno che conta nella scena, ho anni e anni di feste, eventi, sessioni, pratiche, sperimentazioni, scoperte, ho brevettato tecniche di bondaggio che conosco solo io, mi costruisco le fruste da solo, ho un dungeon di 100mq attrezzatissimo in centro, conosco tutte le slave, Mistress, Master e schiavi nel raggio di 500km, giro sempre in dress code e sono fiero di quello che sono, non mi nascondo mica io, ci metto la faccia…” e poi quando gli chiedi il contatto skype ti dicono “eh, un attimo, la privacy sai…”
Quelli che “ma come funziona sto sito? Oddio non ce sto a capì nulla….” …inizi a spiegarglielo, si disconnettono di colpo e non li rivedi mai più...
Quelli che fanno un profilo, se ne vanno sbattendo la porta e facendosi bannare, rifanno un profilo, si comportano male e si rifanno bannare, rifanno un profilo e provano a comportarsi bene ma reggono per pochissimo e si rifanno bannare…
Quelli che organizzano un incontro per 3 mesi rimandando ogni volta e quando finalmente fissi un giorno certo non si presentano
Quelli che “cerco in un Master quello che mio marito non è e non potrà mai darmi, ma mi donerò solo ad un vero Master, al Padrone della mia vita” poi lo trovano, proclamano Appartenenza eterna, si fanno scoprire, incasinano un matrimonio, vanno, vengono, forse divorziano, forse abbandonano il BDSM per sempre e alla fine scoprono che il loro marito era “il loro vero Master”, poi tornano si fanno riscoprire e abbandonano il BDSM, poi il marito torna “il loro vero Master” etc.etc. (questa è autobiografica, alcuni e soprattutto alcune di voi che sanno tutta la storia la apprezzeranno particolarmente;))
Quelli che “il BDSM è anzitutto rispetto, fiducia e trasparenza” poi lei vede 3 Master e lui 4 slave ed entrambi se lo nascondono…
Quelli che “io sono un’anima nera, uno spirito inquieto, un lupo della steppa…il BDSM è il mio lato oscuro senza il quale non posso vivere”, poi con la prima persona di cui si innamorano fuori dall’ambiente ci fanno 3 bimbi e se gli parli di BDSM ti dicono “BDS cosa?”
Quelli che “ ma un sub a un Dom deve dare del tu, del lei o del Voi? E se il sub da del Voi al Dom il Dom non dovrebbe usare il plurale maiestatis? E da quando? Come si fa a capirlo? Qual è la regola?”
Quelli che “ma Gorean e BDSM che cazzo c’entrano scusate?”
Quelli che “se sei BDSM vero devi essere Gorean, oh yeah!”
Quelli che “Gorean va bene per alcune cose come le posizioni, ma la filosofia sottesa è sessista e schiavista…mi spiace, ma devono essere messi dei limiti”
Quelli che “Gorean non può essere analizzato come “una filosofia”..è un immaginario distopico dove il BDSM è la pulsione di fondo che viene sviscerata per contrapposizione, se si usano parametri etici è chiaro che il concetto è aberrante, suvvia, non c’è neanche bisogno di specificarlo…”
Quelli che “Cosa vuol dire Gorean?”
Quelli che “mio nonno non sapeva manco cos’era il BDSM ma a mia nonna gli dava certe cinghiate e la faceva stare al suo posto…quelli erano uomini, altro che quelli di oggi….”
Quelli che “mia nonna manco sapeva cosa era il BDSM ma mio nonno le dava certe cinghiate che la facevano stare al suo posto..finché un giorno lei si è stancata e gli ha fracassato un ferro da stiro in testa…quelle erano donne, altro che quelle di oggi…”
Quelli che “scusami ma cagna lo reputo comunque offensivo, siamo esseri umani e non bestie dai….” e poi chiamano la loro slave “troia”…
Quelli che hanno 2 profili e si rispondono da soli
Quelli che hanno 3 profili e si rispondono da soli a turno
Quelli che hanno 4 profili e creano una comunità nella comunità
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ma perchè comunque se con qualcuno hai già condiviso qualcosa e per via di cose comincia a mancarti, perlomeno hai qualche ricordo da sorseggiare, alcuni più amari, altri dolcissimi. ma ricordi. invece se questa persona non ha niente o quasi niente a che fare con te, se ti manca (ed ho scoperto più volte che questo è più che possibile) non hai niente da stringere tra le mani, niente con cui fare “replay”, solo visioni di cose mai accadute, solo speranze altalenanti. ed è assurdo perché io adesso sto provando questo tipo di mancanza, questa paura di perdere qualcuno che non ho mai perso perché non abbiamo avuto niente, e mi chiedo se è soltanto una fragilità emotiva momentanea o se in fondo io davvero vorrei vivere con lui. vivere qualcosa, a prescindere da tutto. penso semplicemente che sia arrivata l’ora per me di rinnamorarmi (e giustamente ci penso un mese prima di partire per 6 mesi in Irlanda, ovvio), ho voglia di buttarmi nel vuoto. ho voglia di lui, ed è da pazzi perché è bastato così poco.
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WEBSERIE INTERATTIVA GIOCA QUI: https://www.youtube.com/watch?v=XBqGebhDvRw INCIPIT Attento a non perderti nei meandri del gioco, giocatore. Luca: Si puo' sapere dove stiamo andando? Marco: Linda va portata a spasso. Luca: Chi è Linda? Marco: La macchina. Luca: Hai dato un nome alla macchina? Marco: Sì. Luca: A spasso. Marco: E' come portare a spasso il cane, solo che è una macchina. Luca: E devi andare vestito elegante? Marco: Linda è esigente. Marco: Le vere opere d'arte si trovano solo su musicassetta! Marco: Hai mai fatto caso a quanto ti renda felice un brano triste?! Luca: Come?! Marco: L'unico modo per combattere la tristezza è la tristezza! LE QUATTRO SCELTE: A2 Luca: Posso usare un telefono??? Donna: No. Luca: Come no? Donna: Non abbiamo un telefono. Luca: Non avete un telefono?! Donna: No. Luca: Chi è che non ha un telefono! Donna: Lei ha un telefono? Luca: No... Donna: Vede. A3 Giambo: Oddio. E' successo qualcosa? Luca: Si, abbiamo avuto un incidente! Giambo: E' grave? Luca: Secondo lei??? Giambo: Beh, potrei tranquillamente affermare di sì. Luca: Ma mi darebbe una mano??? Giambo: Certo. Quale vuole? Luca: Fa lo stesso, basta che mi aiuta! Giambo: Il sonno è il portale magico verso l'inconscio della coscienza. Della coscienza incosciente! Luca: Ma la ferita è sparita! Giambo: E solo con la magia si puo' uscire dai sogni. LE QUATTRO SCELTE: B2 Donna: Sono spiacente, ma lei non esiste. Luca: Ma se io non esisto, neanche lei allora esiste. Donna: Io esisto nel momento in cui lei non esiste. Luca: Ma io esisto! Donna: Come fa a dirlo? Luca: Sono qui! Donna: Secondo te lui, esiste? Giambo: Beh, di questi tempi, chi puo' dirlo. Luca: Marco! Tutto apposto?! Marco: E tu chi sei? Donna: Vede che non esiste? LE QUATTRO SCELTE: C2 Luca: Eravamo in macchina, stavamo ascoltando "Questo piccolo grande amore"... Marco: Amore? Luca: Si. Marco: Perché noi... Luca: Noi? Marco: Cioè noi... Luca: No, no, noi no, noi niente! Tu hai dei gusti musicali discutibili, io ti apprezzo lo stesso però noi no, noi siamo solo amici. C4 Donna: Qui non abbiamo telefoni. Luca: Oddio! Lei chi è? Donna: Io sono io. E lei? Luca: Anche io sono io. Donna: Io chi? Luca: Mi sta prendendo in giro?! Donna: No. Mi dica il suo nome. LE QUATTRO SCELTE: D2 Gim: Capo, neanche Dio è misericordioso quanto te! Frank: Jim, nessuno è più misericordioso di Dio, ricordalo. Gim: Scusa capo, pensavo soltanto che lui... Frank: Pensi troppo. Troppo, troppo a lungo e soprattutto troppo quando non te lo dico io. Gim: Certo capo. E' che ho visto poca televisione da piccolo... LE QUATTRO SCELTE: F4 Maschio: Dai Frank! Ancora con le citazioni western?! E' roba anni '60! Frank: I migliori anni in cui un uomo potesse vivere. Non come questi hippie di adesso. Gim: Anche gli hippie sono degli anni '60, capo. Frank: E guarda dove ci hanno portato! LE QUATTRO SCELTE: G4 Luca: Chi erano quei due? Donna: Forse prima farebbe meglio a chiedersi chi è lei. Luca: Io so benissimo chi sono! Donna: Lo vedremo. Giambo: Non c'è sonno che per l'innocenza. I colpevoli non dormono mai. Maschio: Questa volta chi credi di essere? Superman? Batman? L'Uomo Tigre? Se io avessi il tuo problema, credo che sceglierei l'Uomo Tigre, sai?! Quello sì che era un vero uomo. Vero Frank? Frank: Mai come John Wayne. Quello è l'unico superuomo che conosco. Gim: Insieme a quello di Nietzsche, capo. Frank: Sei nazista, Gim? Gim: No capo che c'entra! Lui è stato strumentalizzato da Hitler. Come la fortuna nei biscotti della fortuna. Frank: La fortuna! La fortuna non esiste. Dio sì. Tu credi in Dio, figliolo? Marco: Ehm, non lo so. Frank: E tu? Luca: ... DISCORSO FINALE Donna: Da quando, due anni fa, è stato creato il "Raduno Internazionale Depressi con Disturbi Multipli" in opposizione ferrea al sistema farmacologico, la Festa Triste è senza dubbio il fiore all'occhiello del nostro centro. Un momento di completa catarsi dal nostro status di depressi cronici che contraddistingue ognuno di noi. Donna: La denominazione della festa non è casuale, ma è un ossimoro mirato della nostra doppia e in alcuni casi tripla natura. Noi che abbiamo provato la solitudine, la depressione, la tristezza ora abbracciamo la felicità. Luca: E' un raduno di depressi! Sono tutti pazzi, qui! Marco: Eh, ma felici. Luca: Ma come fanno ad essere felici se sono depressi??? Maschio: Hanno abbracciato la loro condizione. Hanno accolto la felicità.
#La Festa Triste#webserie#webgame#YouTube#teatro#arte#immaginazione#progetto crossmediale#adoro#webserie interattiva
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vivi, muori, ripeti (o non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che è riconoscibile).
Riflettevo su una cosa. Imbattendomi nell'ennesimo acceso botta e risposta sugli sviluppi del fenomeno trap, mi sono soffermato sui commenti inviperiti di quanti, in special modo tra i miei coetanei, rimbrottavano di come si stesse meglio prima, di come stiano marcendo le cose, di come visti ‘sti Sonohra frà ho rivalutato i Finley (cit.). Per un istante il mio cervello ha staccato la spina, rotto l'empatia e l'affinità anagrafica e si è chiesto: ma tutti questi che ce l'hanno a morte coi trapper si sono dimenticati dei truzzi? Per quanti erano piccoli o se ne fossero dimenticati, un rapido excursus antropologico. Il fenomeno truzzi ha rappresentato una delle sfumature più cupe della moderna storia delle culture giovanili. In quella che, a ben vedere, è stata l’ultima epoca, perché mi pare sia stata proprio un’epoca, in cui si poteva aspirare a essere qualcosa, o grunge, o metalheads, o punk, o gothic, o indie, o gabber, o qualunque cosa, il “truzzo” era l’unico a volere somigliare al Nulla. Incapace anche solo ad abbinare gli articoli in modo corretto, il truzzo diceva “la rock” non “il rock”, aveva come scopo della vita solo l’opinabile gusto estetico: capelli bisunti, occhiali Carrera o Gucci a mascherina, giacchette imbottite rinforzate con improbabili pellicciotti, colori fluo come se non ci fosse un domani e tutto un armamentario di basica ignoranza (e non solo) musicale che al confronto Achille Lauro potreste pure portarlo a casa e presentarlo ai vostri genitori. Allora invece di chiederci cos'è che ci infastidisce dei recenti fenomeni sociali, faremmo meglio a domandarci: “Cosa ci spinge a distanza di anni a rivalutare il nostro giudizio su tutte quelle cose ritenute in principio detestabili?”. Almeno dagli anni Sessanta, quando un tale chiamato Robert Zajonc sottolineò per la prima volta l'importanza del semplice “effetto da esposizione”, abbiamo capito che la gente preferisce cose che ha già sperimentato. Che siano immagini o melodie, le persone ammettono di apprezzare cose già espedite, anche se in primissima battuta le hanno perfino odiate. E attribuiscono la loro maggiore capacità di percepire ad esempio un politico non a un'esperienza precedente, ma a una supposta qualità insita nella stessa persona. Invece di pensare: “Ho già visto un tipo così, con la camicia bianca e la cravatta blu, quindi ora lo percepisco come familiare”, pensano: “Accidenti, alla fine è meglio uno così!” e si sentono più rassicurati e/o intelligenti. Di contro: Obama che cravatte non ne usava destò sia perplessità che ironia ancora più che per il colore della pelle - politici afroamericani ce n'erano stati anche prima. L'effetto si estende di certo alla musica. Negli anni ci siamo abituati a tutto, dai capelloni ai punk passando per le boy-band e tutto il resto. Per più del 90% del tempo che passiamo con la musica, abbiamo a che fare con dei suoni già sentiti e figure già metabolizzate. La ripetitività è certo la caratteristica assai più diffusa della musica, immaginata o reale. Aspiriamo, in sintesi, a qualcosa ci ricordi i Fugazi nell’attesa di sentire qualcosa di nuovo dei Fugazi, tra un vecchio brano e l’altro… dei Fugazi*. Si pensi al hype attorno al disco dei Messthetics di Joe Lally e Brendan Canty dei Fugazi - di cui in fondo anche sticazzi. La ripetizione nella musica funziona in questo modo: rende gli elementi espressivi sfumati e sempre più fruibili di quelli inediti, per cui la spinta a partecipare - muovere la testa a ritmo o adoperare la stessa estetica da pirla quasi incosciamente - sarà più irresistibile che mai. Può esistere quindi musica senza una ripetizione sensoriale, sia estetica che sonora? In effetti non è un oggetto naturale e i musicisti non sono tenuti a dei requisiti da rispettare. Anzi, nell’ultimo secolo alcuni compositori hanno proprio cercato di evitare, di sabotare, quando non direttamente scardinare questa ripetitività: pensate alle avanguardie ma pensate pure più banalmente ai Sex Pistols. Fa lo stesso. Durante uno studio condotto qualche anno fa dal Music Cognition Lab in Arkansas, sono stati fatti ascoltare dei brani in origine molto simili tra di loro per genere, struttura, eccetera. All’insaputa dei partecipanti, alcuni brani sono stati modificati con un programma audio. Alcuni segmenti sono stati tolti o inseriti. I brani modificati differivano dagli originali solo perché non contenevano una similitudine nella curva sonora. In teoria, così dovevano risultare abbastanza insoliti e sgradevoli. Ma i partecipanti, studenti universitari senza le conoscenze accademiche della musica, le hanno trovate non solo “piacevoli”, anche “più interessanti” e non hanno ritenuto che fossero state create da un computer. Allo stesso tempo, è storia di tutti i giorni il successo o l’insuccesso dettato dalla familiarità di qualcosa o qualcuno nella nostra mente, che poi ci permette di partecipare attivamente a ogni istante che viviamo. Così, il tipo alla Lip-Peep-anche-se-non-è-Lil-Peep verrà riconosciuto come “strafigo” dalla ciurma adorante di quel replay ma un “povero demente” per coloro a cui appare inedito, fino ai casi limite che arrivano a dimenticare o rimpiangere (per dire) i truzzi che di Lil Peep erano formalmente soltanto dei parenti alla lontana, distorcendone nella propria testa il ricordo.
Non tutti gli aspetti della musica hanno bisogno di essere resi più interessanti dalla ripetizione. Una singola nota di violino può suonare musicale anche senza ausili particolari. La ripetizione non spiega perché un accordo minore ci sembra cupo o uno diminuito sinistro, ma forse ci spiega perché una serie di questi accordi ci sembra inevitabile e trascinante. La ripetizione ci spiega perché un taglio di capelli ci fa riconoscere un appassionato di rock da uno di pop, ma non ci spiega perché a distanza di tanti anni e centinaia di look simili le enormi spalline di David Byrne nel 1984 appaiono ai più come strane e affatto invitanti all’ascolto della relativa musica. Percorrendo e ripercorrendo lo stesso sentiero nello spazio di tutta la storia della musica, la ripetizione fa apparire la sequenza di suoni e di immagini meno simile a una obiettiva presentazione di contenuti e più simile a una specie di coda che ci portiamo dietro. Attiva un circuito che ce la fa percepire come qualcosa che ci ricorda in fondo noi stessi, non quello che realmente percepiamo. Il senso di identificazione che proviamo o no attraverso immagini e suoni, e che nella nostra mente fa parte integrante della loro stessa definizione, deve molto all’esposizione ripetuta. Non è casuale. Quando iTunes vi segnala che state ascoltando per la 368esima volta lo stesso album, una piattaforma tra le tante tenta di suggerirvi 68 pagine di artisti simili o cercando una foto dei NoFX vi imbattete in un’immagine dei Prodigy ma non ci fate nemmeno caso, non siete pazzi o maniaci compulsivi. Il problema triste della musica è che ha smesso di ridefinire sé stessa, come invece ancora sembra accedere nel bene e nel male nell’arte contemporanea. C’è un limite e la ripetizione rappresenta la non volontà (o l’incapacità?) di superare quel limite. *Sostituite con chi volete e chi vi rappresenta meglio.
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“Se i milionari come il barone hanno maggiori occasioni degli altri di perdere molto denaro, essi hanno anche maggiori occasioni di guadagnarne, e magari proprio quando si abbandonano alle loro pazzie. Quantunque la politica finanziaria della famosa Casa Nucingen sia già stata illustrata in altra sede, non sarà inutile far osservare che patrimoni di quella mole non si acquistano, non si costituiscono, non sì accrescono e non si conservano, fra le rivoluzioni commerciali, politiche e industriali della nostra epoca, senza enormi perdite di capitali, o, se volete, senza che quelli privati vengano gravosamente tassati. Nel tesoro comune del globo terrestre si versano pochissimi valori di nuova costituzione: ogni nuovo accaparramento rappresenta una nuova disuguaglianza nella suddivisione generale.
Lo stato rende ciò che chiede: ma ciò che una Casa Nucingen si prende, se lo tiene. E questo colpo mancino sfugge alle leggi, per la stessa ragione che avrebbe fatto di Federico II un Jacques Collin o un Mandrin, se invece di agire sulle province a forza di battaglie egli avesse lavorato nel contrabbando o sui titoli mobiliari. Costringere gli stati europei a prestiti gravati del venti o del dieci per cento d'interesse, guadagnare questo dieci o venti per cento sui capitali pubblici, taglieggiare su vasta scala le industrie accaparrandosi le materie prime, tendere al proprietario di un'industria una corda per tenerlo a galla finché la sua azienda asfissiata riprenda fiato: insomma, tutte queste vittorie, riportate nei combattimenti a colpi di scudi, costituiscono l'alta politica del denaro. Certo, per il banchiere come per il conquistatore, in questi combattimenti ci sono molti rischi: ma ce n’e così poca, di gente che sia in grado di affrontare simili combattimenti, che il gregge non ha nulla a che vederci, e soltanto i pastori dirigono le operazioni in questo campo. Così, poiché i giustiziati (termine consacrato nel gergo borsistico) sono colpevoli di aver voluto realizzare guadagni eccessivi, generalmente si partecipa con molta freddezza alle sventure causate dalle speculazioni dei vari Nucingen. Che uno speculatore si faccia saltare le cervella, che un agente di cambio prenda la fuga, che un notaio si porti via gli averi di cento famiglie - il che è peggio di un omicidio - che un banchiere fallisca: tutte queste catastrofi, che Parigi dimentica in pochi mesi, sono ben presto cancellate dall'agitazione quasi oceanica della grande metropoli. Le colossali fortune dei Jacques Coeur, dei Medici, degli Ango di Dieppe, degli Auffredi di La Rochelle, dei Fugger, dei Tiepolo, dei Corner, un tempo furono lealmente conquistate in virtù di prerogative dovute al fatto che tutti ignoravano la provenienza delle merci pregiate: ma oggigiorno i lumi geografici hanno talmente penetrato le masse, la concorrenza ha talmente limitato i profitti, che ogni fortuna rapidamente realizzata o è conseguenza d'una scoperta, o è effetto del caso, o è il risultato di un furto legalizzato. Il commercio spicciolo, pervertito da scandalosi esempi, ha risposto - soprattutto da dieci anni a questa parte - alle perfide teorie dell'alta finanza con odiosi attentati contro le materie prime. Dovunque sia praticata la chimica, non si beve più vino: conseguentemente l'industria vinicola soccombe. Per sfuggire al fisco si vende sale falsificato. I tribunali sono terrorizzati da questa generale disonestà: e infine il commercio francese è considerato con diffidenza dal mondo intero, e anche l'Inghilterra sta corrompendosi. Da noi, il male viene dalla legge politica. La legge costituzionale ha proclamato il regno del denaro, e in tal caso il successo diviene la meta suprema di un'epoca dedita all'ateismo. Quindi la corruzione delle alte sfere, nonostante i risultati d'oro e le speciose ragioni di questi risultati, è incommensurabilmente più laida delle ignobili e quasi personali corruzioni delle sfere inferiori, alcuni particolari delle quali forniscono il lato comico - o terribile, se volete - a questa scena. Il governo misoneista ha bandito dal teatro gli elementi della comicità attuale. La borghesia, meno liberale di Luigi XIV, trema al pensiero di vedere il suo Matrimonio di Figaro, vieta la rappresentazione del Tartufo politico, e certamente non permetterebbe neppure quella del Turcaret, oggigiorno, poiché Turcaret è diventato il sovrano. Perciò, la commedia viene narrata e il libro diventa l'arme, meno rapida ma più sicura, dei poeti. “
“Decisamente la natura sociale arma tutte le sue specie delle qualità necessarie ai servizi che da essa si attende! La società è un’altra natura!”
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