#Società Belle Arti Torino
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ANTONIO LIGABUE
Ligabue, genio fuori dagli schemi, l’artista per il quale la pittura era un’esigenza innata
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Società Promotrice delle Belle Arti, Torino - Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e i miti del Giappone.
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4 ott 2023 18:33
PERCHÉ JOHN ELKANN NON VUOLE CHE SIA RESO PUBBLICO IL SUO PATRIMONIO DI OPERE D’ARTE? – GIGI MONCALVO: “TEME CHE SI SCOPRA UNA COSA POCO COMMENDEVOLE? L'IPOTESI PIÙ PROBABILE: HA PAURA CHE SUA MADRE SCOPRA CIÒ CHE GIÀ SA. E CIOÈ CHE MOLTI DIPINTI NON APPARTENGONO A LUI, MA A MARGHERITA” – “QUESTO ‘OCCULTAMENTO’ DIMOSTRA CHE L’ACCORDO CHE LE HANNO SOTTOPOSTO È ANNULLABILE. SE TALE ‘AGREEMENT’ NON È VALIDO, TUTTO CIÒ CHE JOHN HA RICEVUTO DALLA NONNA, A PARTIRE DALLA DICEMBRE, POTREBBE PORTARE ALLA CANCELLAZIONE DELL’ASSETTO DI CONTROLLO DELL’IMPERO…”
1. L’ALTRO TESORO SPARITO DI GIANNI AGNELLI – S’INFITTISCE IL CASO DELLE 400 OPERE D'ARTE APPARTENUTE ALL'AVVOCATO E ORA AL CENTRO DELLA DISPUTA EREDITARIA TRA MARGHERITA AGNELLI E I SUOI TRE FIGLI, JOHN, GINEVRA E LAPO ELKANN - SECONDO “PANORAMA”, LA STIMA DI 213 MILIONI DI EURO SAREBBE ERRATA, CON VALORI PIU' BASSI DEL REALE - TRA QUADRI DI KLIMT, MONET E PICASSO, IL VALORE SAREBBE DI OLTRE 2 MILIARDI – DOVE SONO FINITE LE TELE CHE ERANO CUSTODITE IN CAVEAU SVIZZERI?
2. LA DISPUTA SUI QUADRI DEGLI AGNELLI METTE A RISCHIO I POTERI DI ELKANN
Estratto dell’articolo di Gigi Moncalvo per “Panorama”, pubblicati da “La Verità”
Si è persino rivolto al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, che gli ha dato ragione. John Elkann si è opposto al fatto che venga reso pubblico l’elenco delle opere d’arte di cui è in possesso. Perché? Motivi di sicurezza? No di certo dato che le sue residenze, a Torino e a St. Moritz, sono inaccessibili e sorvegliate dalla security che fa capo all’ex impero Fiat.
John teme forse che si scopra una cosa poco commendevole, e cioè che non si è messo in regola con le leggi italiane secondo cui le opere di particolare pregio devono essere «notificate» dal proprietario e denunciate alle Belle arti, vincolandole qualora siano ritenute di «interesse nazionale»? Chissà.
Certo che sull’osservanza delle leggi Elkann ha già dato una precedente clamorosa dimostrazione tenendo celati per più di vent’anni, fino al luglio 2022, i documenti della società Dicembre […].
Altra ipotesi, la più probabile: Jaky ha paura che grazie a questo elenco ufficiale sua madre scopra ciò che già sa. E cioè che molti dipinti che il figlio ha appeso alle pareti delle sue case o alle fredde lastre in metallo dei cupi caveau di Ginevra, Zurigo, Chiasso, non appartengono a lui, che le ha ricevute dalla nonna Marella, ma a Margherita in virtù del suo titolo di unica erede di Gianni Agnelli (la mamma le aveva in usufrutto fino alla propria morte).
Il fatto è che Margherita rischia di fare del male anche a se stessa: se l’elenco dei quadri nelle mani di suo figlio venisse reso pubblico, il ministero della Cultura potrebbe attivare i carabinieri del nucleo per la tutela artistica
[…] l’elenco delle opere della Collezione Agnelli venne stilato alla fine del 2003 in sede di «spartizione» tra le due eredi. Solo che il duca di Beaufort, aristocratico mercante d’arte di Gianni e Marella, ha redatto un elenco di 309 opere attribuendo loro un valore molto basso. In realtà i capolavori erano circa 150 in più, i più pregevoli di tutti.
Solo a Villa Frescot a Torino ce ne sono 75 «sfuggiti all’attenzione di Somerset», a Villar Perosa altri nove, per non parlare di quelli racchiusi nei caveau in Svizzera, non inclusi nel primo inventario con la scusa che i luoghi in cui si trovavano non erano più tra le pertinenze di Donna Marella (in primis la penthouse di Park Lane a New York e lo chalet di Chesa Alcyona a St. Moritz «regalato» a John).
Tra l’altro, il confronto tra questi quadri mancanti dal primo inventario e quelli emersi dall’elenco che Margherita ha potuto stilare dopo la morte della madre […] ha una conseguenza ulteriore.
Le consente cioè di avere una prova che questo «occultamento» dimostra come fosse stata «ingannata» e che l’accordo che le hanno sottoposto è annullabile. Se tale «agreement» non è valido ecco che anche tutto ciò che John ha ricevuto dalla nonna, a partire dalla Dicembre, potrebbe portare alla cancellazione dell’assetto di controllo dell’impero [...].
L’erede di Gianni Agnelli si è rivolta ai pm di Milano segnalando che nel box numero 253, una delle «cabine extraterritoriali dei Magazzini generali con Punto Franco Sa di Chiasso», erano custodite almeno otto opere che le appartengono [...]. Ma le telecamere interne hanno dimostrato che tre giorni prima il contenuto del caveau era stato trasferito in un’altra camera blindata.
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I miti del Giappone a Torino
Dal 23 febbraio al 25 giugno 2023, la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino ospita la mostra Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e i miti del Giappone. L’esposizione, curata da Francesco Paolo Campione, direttore del MUSEC di Lugano, prodotta da Skira, presenta l’universo giapponese attraverso un percorso tematico suddiviso in nove sezioni, con oltre 300 capolavori e alcune opere…
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Torino, Società Promotrice delle Belle Arti: "Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere"
Kobayashi Kiyochika, Bellezza dell’era Kyōhō dalla serie “Motivi floreali”, stampa xilografica, 1896 Per quattro mesi, Torino si vestirà delle luci, dei colori, delle suggestioni del Sol Levante Il Giappone protagonista a Torino Dal 23 febbraio al 25 giugno 2023 alla SOCIETÀ PROMOTRICE DELLE BELLE ARTI SKIRA presenta: Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere Il…
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Antonio Fontanesi
La Società Promotrice delle Belle Arti in Torino. Album, 1864
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02/09/2020 - 12/09/2020 #Giuseppe Stellato
Inizia la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Giuseppe Stellato | stabilemobile compagnia Antonio Latella
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Automated Teller Machine
ideazione e regia Giuseppe Stellato collaboratore e performer Domenico Riso musica e sound design Andrea Gianessi luci Omar Scala video Alessandro Papa coordinamento organizzativo Francesca Giolivo direttore di produzione Brunella Giolivo organizzazione Michele Mele
prodotto da stabilemobile con il sostegno di L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna in collaborazione con l’asilo – exasilofilangieri.it
Progetto di residenza condiviso da L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna; Teatro Petrella di Longiano, l’Asilo – ex Asilo Filangeri Napoli
Teller, sostantivo. Traduzione: Cassiere (cashier, teller) Narratore (narrator, teller, writer)
“Digitare il codice segreto avendo cura di non essere osservati”.
La scritta che compare sullo schermo del bancomat mette sempre un po’ di agitazione, ci spinge a guardarci intorno, a capire se qualcuno ci stia spiando mentre schiacciamo i tasti e magari possa scoprire la chiave d’accesso al nostro conto in banca. Contemporaneamente una voce da un altoparlante prova a rassicurarci dicendoci che l’area è videosorvegliata “per la nostra sicurezza”.
Quello sportello automatico rappresenta una porta di comunicazione tra pubblico e privato. Una macchina situata solitamente in luoghi aperti e di passaggio, può consentire l’accesso ad alcuni dei nostri segreti più importanti: i nostri risparmi, i nostri acquisti, i nostri viaggi, cosa abbiamo comprato, dove abbiamo dormito, quanto guadagniamo…
Le riflessioni che scaturiscono sono tante: il nostro status economico ci definisce in quanto persone? I nostri ”movimenti” possono essere considerati, in una società consumistica, i segreti più intimi? Che legame c’è tra il nostro “potere economico” e la libertà di esprimere realmente ciò che siamo? Essere privati del nostro potere d’acquisto è il tipo di censura che ci spaventa di più? Da queste domande nasce l’idea di lavorare con una macchina ad alto potenziale simbolico, che ci costringe a interrogarci sul potere di un elemento tanto concreto quanto astratto, spesso alla base di molte delle controversie della nostra società: il denaro.
Questo lavoro si pone come naturale conclusione di un ciclo performativo legato al rapporto uomo-macchina, dove le tematiche affrontate trovano in quest’ultimo capitolo un possibile esito.
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Nasce a Caserta nel 1979. Nel 2008 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli in arti visive e discipline per lo spettacolo con una tesi sull’installazione multimediale. Ha all’attivo numerose partecipazioni a mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali sia con lavori personali che con interventi site specific (Madre di Napoli, La Générale di Parigi, museo Campano di Capua, Castello Carlo V di Lecce). Per il teatro realizza nel 2010 “Il sonno di Benino” un’installazione multimediale presentata al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. Dal 2014 è membro di stabilemobile compagnia Antonio Latella e nel 2015 firma le scenografie degli spettacoli: “Ti regalo la mia morte, Veronika”, “MA”, e “L’IMPORTANZA DI ESSERE EARNEST” tutti per la regia di Antonio Latella. Nel 2017, sempre con Latella, firma le scene di “Pinocchio”, al Piccolo di Milano e successivamente progetta e realizza le scene di “Aiace” di Linda Dalisi e di “Essere bugiardo” per la regia di Emiliano Masala. A settembre firma la regia di “Oblò”, installazione-performance presentata al Terni Festival 2017, a cui segue il secondo capitolo “Mind the gap”. Entrambi i lavori sono stati presentati nella sezione teatro della Biennale di Venezia del 2018, dal titolo “Atto secondo attore-performer”. Ad ottobre 2018 riprende la collaborazione con Emiliano Masala firmando le scene di “6 personaggi in cerca d’autore”, prodotto da Lugano Arte e Cultura. Con Antonio Latella, firma le scene di “Aminta”, produzione stabilemodime e AMAT, “EINE GÖTTLICHE KOMÖDIE. DANTE < > PASOLINI”, presso il Residenz Theate di Monaco di Baviera, “Bonaventura prigioniero dell’isola dei pappagalli”, al teatro Carignano di Torino, e “La valle dell’Eden” presentato all’Arena del Sole di Bologna. Nello stesso anno collabora col regista Leonardo Manzan per le scene di “Cirano deve morire”, che ha debuttato nella sezione teatro della Biennale di Venezia 2019.
#residenze 2020#residenza creativa#giuseppe stellato#Automated Teller Machine | Giuseppe Stellato – stabilemobile compagnia Antonio Latella#automated teller machine#performance art
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Nuovo post su https://is.gd/U76R1j
Arturo Santo (1921-1989), il pittore amato dalla gente
di Pietro De Florio
Arturo Santo era considerato a Nardò il pittore per antonomasia, per la sua capacità di dipingere la natura, le persone, gli oggetti quotidiani, i momenti di vita, gli scorci urbani, in maniera mite, diretta ed empatica. In altre parole, tutto ciò che veniva impregnato dalla luce, dal colore e dall’energia della materia, diventava sostanza vibrante sulla tela.
Un pittore amato dalla gente (assai meno dalla critica e dagli intellettuali concettualisti paesani), perché faceva una pittura era senza orpelli, mai saccente, in comunanza al sentire di tutti, qui, sta la stra – ordinarietà dell’artista, infatti in molte case di Nardò non è raro trovare sue opere appese alle pareti.
Arturo Santo nacque a Nardò il 4 gennaio 1921 da Ettore Santo detto “Lu Paratore” e da Maria Addolorata Longino, una famiglia numerosa composta da tredici figli e, giovanissimo si trasferì a Torino per cercare lavoro. Allo scoppio del conflitto fu chiamato alle armi e dopo l’armistizio nel 43’passò in una brigata partigiana, stando alla testimonianza del figlio dell’artista, Raffaello e ai documenti dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea “Giorgio Agosti”, in cui compare il nome dell’artista, come riporta un articolo a firma di Antonio Falconieri Resistenza, Nardò scopre nove partigiani sconosciuti, “Quotidiano di Puglia” del 25.04.2020.
Fatto prigioniero dai fascisti riuscì a fuggire, ritornando a Nardò nel 46’, ma ripartì per Torino nello stesso anno per continuare lavorare come metalmeccanico e a frequentare l’Accademia Albertina di Belle Arti, legandosi ai propri maestri accademici Cesare Maggi e Giuseppe Leoni, mantenendo nel tempo ottimi rapporti di cordiale amicizia e fecondi scambi di idee.
Nei primi anni ’50 fece ritorno definitivamente a Nardò e sposò Jolanda Margherita Napoli (morta il 15.03.2020), avendo da lei Eleonora e Raffaello e, si ringrazia quest’ultimo, per le essenziali informazioni biografiche del padre e la disponibilità per le riprese fotografiche delle opere.
Nel 1970 l’artista aprì un laboratorio di pittura e galleria permanente delle proprie opere in via San Giovanni, di fronte alla sagrestia di S. Antonio, per chi volesse acquistare o semplicemente vedere i dipinti del maestro e scambiare qualche parola con lui.
Arturo Santo preferiva dipingere prevalentemente a olio su supporti di tela, compensato o faesite e, la sua opera, non si esauriva nella pittura di cavalletto, talvolta veniva chiamato per riprendere e rifare decorazioni pittoriche parietali in palazzi nobiliari, oppure per lavorare semplicemente in qualità di tinteggiatore.
Un artista versatile, un po’ alla rinascimentale, non disdegnava ridipingere o integrare le decorazioni agiografiche nelle edicolette storiche votive sparse nel contado neretino o in quelle nel centro storico di Nardò dove è facile riconoscere la mano del maestro e, talora, scorgerne la firma e la data. Insomma, per il lavoro Arturo Santo non si tirava indietro, aveva conosciuto l’emigrazione, le penurie materiali della guerra, il lavoro in fabbrica e queste vicissitudini non faceva altro che confermare i propri principi etici.
Il suo essere discreto e riservato lo induceva a sottovalutare o a non parlarne affatto delle mostre e dei vari riconoscimenti ricevuti, comunque almeno si sa che dal 1970 ai primi anni ’80 ha partecipato a mostre in Lombardia, presso la Galleria d’Arte “Manzoni” di Cormano (Mi), nel 1973; nel Centro Artistico “Il Pavone” di Monza nel 1978; presso il Centro “San Magno” di Legnano nel 1981, secondo quanto riporta l’articolo di Riccardo Leuzzi Profilo d’Artista sul “Quotidiano di Lecce”(?) del 30.11.1983 (1). Nel Salento ha effettuato ad altre mostre, soprattutto a Gallipoli, ottenendo importanti riconoscimenti, come ricorda il figlio Raffaello.
Il pittore, come amava definirsi (e non artista, per la sua disarmante umiltà), muore l’otto ottobre 1989, già sofferente da tempo e afflitto da un indebolimento della vista, da qualche anno ormai non lavorava più. Nemo propheta in patria, comunque meglio tardi che mai, nel 2004 il Comune di Nardò gli dedicava una via in contrada Torremozza.
Per quanto riguarda la formazione, tra il 1946 e il 1950, frequentava l’Accademia torinese, qui ha modo di assimilare le tecniche pittoriche impressionistiche e divisionistiche, probabilmente la pittura di Giovanni Segantini e, magari, anche il formalismo plastico di ascendenza classico – rinascimentale derivante dal movimento “Novecento”, se si tien conto delle inclinazioni culturali dei propri maestri Maggi e Leoni. L’articolo anzidetto definisce la pittura del maestro delicata, ingenua o romantica (termine quest’ultimo dal significato estetico assai complesso, non certamente e banalmente traducibile nel sinonimo di sentimentale sognatore), o contemplativa, ma è difficile accettare che la sua fosse una pittura disimpegnata e avulsa dalle correnti avanguardiste, fatta di idilli naturalistici, immagini georgiche (secondo l’articolo anzidetto), di felicità campestri da età dell’oro, lontana dai frastuoni del mondo.
Afferma l’artista: “esprimo quello che vedo e che sento, con semplicità e passione. Mi sono ispirato ai grandi personaggi dell’800 italiano e francese”.
In questa breve intervista tratta dall’articolo menzionato, sta il testamento estetico di Arturo Santo: dalla scuola di Barbizon al realismo, dall’Impressionismo al post Impressionismo francese, fino ai Macchiaioli toscani e alla scuola di Posillipo, l’artista si pone alle origini della pittura moderna, alla fonte della sensazione visiva dove ogni nota coloristica si condensa in configurazione formale, attuando così il congedo dalla pittura tradizionale. Le impressioni vengono recepite dalla coscienza e si consolidano nella materia – memoria pittorica, come in San Domenico (anni ’70) che evoca il ricordo tutti i momenti emozionali e affettivi vissuti in consonanza con questo monumento.
Oppure nella ritrattistica, nel caso di una donna anziana, la Nana degli anni ’80. Ora le macchie si ricompongono in termini di sintesi e risultante spaziale (in San Domenico lo spazio era dato a priori), nasce un’immagine spontanea (fatta di sovrapposizioni di pigmenti) di un modo di essere o anima di Nana, con tutte le sue trepidazioni o insofferenze stratificate nel colore e disvelate dall’artista.
“Nana”, olio su tela (anni ’80) dimensione 27 x 22 (coll. privata Giuseppe Rizzo che qui si ringrazia per la riproduzione fotografica)
Si direbbe una posizione artistica classica, perchè l’arte di Arturo Santo produce estetica in sé, indaga le sembianze della luce e del colore, facendole diventare sostanza nella coscienza, in altre parole la sua pittura non trasmette alcun contenuto trascendentale, se non quello semplice del proprio farsi, nell’esistenza del qui ed ora. Tutto ciò in alternativa alla correnti figurative della contemporaneità, militanti in ambito politico sociale (anni 60’ e 70’) e impegnate negli spazialismi epistemologici, in semantiche del gesto pittorico ecc.,
In una terra impregnata di luce oro e colore dai Bizantini al Barocco, sorda allo spazio albertiano, ci si chiede quanto ciò abbia influito nella poetica del colore – luce di Arturo Santo.
1) L’articolo di Riccardo Leuzzi mi è stato messo a disposizione da Giuseppe Rizzo.
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UTAMARO, HOKUSAI E HIROSHIGE Geishe, Samurai e la civiltà del piacere. Gli artisti giapponesi più noti le cui opere sono l’espressione estetica più alta di quella che potrebbe essere definita una civiltà del piacere
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BIO
Clara Sofia Rosenberg is an Art Critic, Architect and independent Artist. Her aim is to curate and produce an Art that connects people,and a sustainable Architecture that helps them,in the respect of the environment.
CV
ARCHITECTURE
From February 2022: Architect at CCHE architects Lausanne, CH
From December 2021: Architect curator at Felicia Lamanuzzi Architetto, CH
June 2020: works as architect in Lugano, Ticino.
2016-2020 “Accademia di Architettura”, Mendrisio, Bsc Architecture 2019: opens TheActive-Landscape: a sustainable architecture collective among Accademia di Architettura di Mendrisio
https://theactive-landscape.tumblr.com/
Oct 2018/ June 2019 , internship at Junya Ishigami, Tokyo, Japan
ART
From 2012:
Rosenberg&Rosenberg&Co. - FABBRICA ARTIGIANALE ITALIANA OPERE ARTE
2014-2016: Art Gallery Assistant and curator, Alberto Peola Gallery of Contemporary Art, Turin.
Opens “LaGilda”, independent school and collective of contemporary art:
https://lagildahome.tumblr.com/
2013-2014:
MA, Fine Arts, 110/110 cum laude “Accademia Albertina delle Belle Arti” Turin, Italy
2009-2012: BA, Fine Arts (History of Contemporary Art) 110/110 cum laude “Accademia Albertina delle Belle Arti” Turin, Italy
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SHOWS
CURATOR:
2020, "Art Coronavirus2020" TheActive-Landscapewebsite,2020
2016, LaGilda, “Work in Project@MEA”, Mea Antiques, oriental art gallery, Torino
2015, Victoria Stoian, “Rallenting Codri Earthquake”, Studiolacittà, Verona 2015, Victoria Stoian, “Codri Earthquake”, Galleria Alberto Peola, Torino
2015, “Pinksie the whale”, Palazzo Ersel, Torino
2015, LaGilda, “Work in Project@SCOOP”, SCOOP, Società Cooperativa di Progettazione, Torino.
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ARTIST:
2015, “Between Crinkles”, Palazzo Montevecchio, Turin, curated by Caterina Avataneo
2015 “Auction, Pinksie the whale”, Palazzo Ersel, Turin
2013, “Sguardi Luminosi”, Mirafiori Galerie, Turin, curated by Guido Curto
2014, “Exhibition Italia-Israele”, Cripta San Michele, Turin, curated by Luca Beatrice.
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TEXTS:
2014, “Riccardo Gualino’s Modern and Contemporary collection of art”, relator Martina Corgnati, 2014
2013, “Art and psychoanalysis: from Mike Kelley to Sigmund Freud”
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ARTICLES:
Artribune: http://www.artribune.com/author/clararosenberg/
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Apa / Rt 2020 a Torino Dal 21 al 25 ottobre la storica palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino ospiterà la quarta edizione di Apa /Rt Fair, un evento dedicato all’arte e all’antiquariato organizzato dall'Associazione Piemontese Antiquari.
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Bimba curiosa - Bimbo curioso - I Gladiatori 178° Esposizione Arti Figurative Società Promotrice delle Belle Arti in Torino Atelier "Chez Moi" Torino & Limone Piemonte CN https://www.osvaldomoi.it/category/news/ #societàpromotricebellearti #artyouready #osvaldomoi #spaziobigsantamarta #sculptures #sculptur #sculpture_art #sculpturegallery #galleryart #galleryartist #galleryarts #contemporaryartist #arte #bronze #galleries #gallerieditalia #artecontemporanea #artecontemporaneo #artecontemporaneaitaly #style #stylist #stylish #stylishgirl #artcurator #vittoriosgarbi #artgalleries (presso Societa' Promotrice Delle Belle Arti in Torino) https://www.instagram.com/p/CFRWcFPBq92/?igshid=1e3trccsbhh9v
#societàpromotricebellearti#artyouready#osvaldomoi#spaziobigsantamarta#sculptures#sculptur#sculpture_art#sculpturegallery#galleryart#galleryartist#galleryarts#contemporaryartist#arte#bronze#galleries#gallerieditalia#artecontemporanea#artecontemporaneo#artecontemporaneaitaly#style#stylist#stylish#stylishgirl#artcurator#vittoriosgarbi#artgalleries
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Erik Saglia - Una Tranquilla Apocalisse
Una Tranquilla Apocalisse Mostra personale di Erik Saglia Inaugurazione: 14 marzo, h 18:30 Durata: 15 marzo - 25 aprile
Con "Una Tranquilla Apocalisse" l'artista torinese Erik Saglia porta a Spazio Lampo una serie di dipinti inediti che mescolano meticolosamente colore e pattern geometrici, continuando un discorso già intrapreso nelle sue precedenti mostre personali Odissea nella mia Stanza (Spazio Buonasera, Torino, 2016) e Pregenesi (Spazio Lancia, Torino, 2018). Questa volta, però, l’intervento artistico è destinato a confondersi e mascherarsi tra gli oggetti e gli arredi che rappresentano il molteplice volto dello spazio che lo ospita, un luogo di lavoro che si apre alla contaminazione di idee ospitando una programmazione culturale, trasformandone la percezione anche agli occhi di chi lo vive e consuma ogni giorno. È proprio con lo sconvolgimento che l’opera provoca entrando in punta di piedi nella quotidianità dello spazio, che si compie Una tranquilla Apocalisse, a cui Saglia fa riferimento riportando alla base dei suoi quadri un’antica litografia di Giorgio De Chirico che ritrae un’ ordinata e composta fine del mondo. Allo stesso tempo, la scelta di una simile ’immagine permette all'artista di proporre una riflessione sull'evolversi della tensione socio-politica attuale che, se da una parte prefigura sempre più imminenti scenari catastrofici, dall’altra non sembra avere alcun effetto sulla routine in cui si immerge la nostra società contemporanea. Erik Saglia, classe 1989, vive e lavora a Torino, Italia. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Torino e ha iniziato la sua attività espositiva già nel 2013, con la partecipazione alla collettiva Too big or not too big, alla galleria Thomas Brambilla di Bergamo, galleria della cui scuderia l’artista fa ancora parte; Sphères alla Galleria Continua Les Moulins a Parigi nel 2014 e Face to Face a Palazzo Fruscione nel 2016. Tra le sue numerose mostre successive si segnalano le personali nel 2016 Ceiling 1 al TILE project space di Milano e Odissea nella mia Stanza allo Spazio Buonasera a Torino; nel 2018 Pregenesi allo Spazio Lancia di Torino Mostra a cura di Giulia Guanella
La realizzazione di questa mostra è possibile grazie al prezioso supporto di: Comune di Chiasso Fondo Swisslos e Canton Ticino Migros Ticino Kosmos Kultur Stiftung
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BUSTO ARSIZIO (Varese) – La scorsa settimana è stata caratterizzata, tra l’altro, da un appuntamento info formativo promosso dall’Istituto Comprensivo “Ezio Crespi” di Busto Arsizio (Dirigente Scolastico prof.ssa Cristina Boracchi) con il patrocinio dell’ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani) e dall’Osservatorio della Chicco.
L’evento, tenutosi a Busto Arsizio lo scorso 2 ottobre, presso la sala Magna della Scuola Sant’Anna in via Comerio (Istituto Comprensivo “Ezio Crespi”), è stato incentrato sull’origine, sviluppo e funzione dei giochi da tavolo, in particolare in attività di integrazione e inclusione scolastica.
Hanno relazionato l’ing. Luca Borsa, game designer della Chicco, inventore di giochi da tavolo con cui giocano bambini e adulti di tutto il mondo e relatore presso Istituti Scolastici di Busto Arsizio, Politecnico di Torino e Accademia delle Belle Arti di Brera; la dott.ssa Sara Evangelista, pedagogista; e il dott. Roberto Vicario giornalista e direttore editoriale di “Io gioco”.
La platea ha visto oltre settanta docenti di diversi Istituti Comprensivi di Busto Arsizio prendere parte all’appuntamento che è stato particolarmente coinvolgente anche alla luce degli interventi dagli astanti e dei contatti presi da diversi partecipanti, con i relatori, per por eseguire l’approfondimento del tema affrontato.
Ad aprire la sessione informativa è stata la dott.ssa Evangelista che dell’origine e del senso del gioco, dunque del linguaggio adulto e linguaggio bambino e del come “il gioco” possa “superare” talune difficoltà, il tutto supportato dall’esperienza in ambito consulenziale scolastico della stessa relatrice.
È seguito l’intervento del game designer Luca Borsa che ha fatto una panoramica sull’origine e sviluppo del gioca da tavolo e del come oggi lo stessa abbia raggiunto non solo alti livelli di intervento impiego, con tanto di fiere e premi internazionali che da qualche tempo coinvolgono e rendono protagonista anche l’Italia, ma diventi occasione di recupero dei rapporti interpersonali nonché occasione di crescita/confronto cooperativo. Nel corso del suo intervento Borsa ha anche descritto le caratteristiche e le evoluzioni del gioco da tavolo, o di società, anche e soprattutto alla luce dell’evoluzione dei rapporti e della comunicazione interpersonale, sottolineando la funzione psicologica degli stessi e i correttivi che vengono posti in tal senso.
Roberto Vicario, proseguendo negli interventi, ha posto l’attenzione sul rapporto tra il video game e giochi da tavolo dimostrando come il secondo, affiancando il primo sta portando al recupero della gestione dei rapporti interpersonali e del come si interscambino le evoluzioni al unto che da giochi da tavolo nascono video game e viceversa. La pubblicazione della rivista “Io Gioco” dallo stesso diretta, dimostra come vi sia una particolare attenzione e divulgazione, informazione e formazione sulla nascita (si contano decine di giochi da tavolo nuovi al giorno nel mondo), crescita e diffusione del gioco da tavolo. Esperienze personali dei tre relatori hanno offerto una interessante aneddotica che ha arricchito le loro relazioni, supportate da slide illustrative. Prima del dibattito e della visione di alunni giochi da tavolo portati per l’occasione, la dott.ssa Evangelista ha offerto, con il supporto e il coinvolgimento di Borsa e Vicario, una panoramica su alcune peculiarità dei giochi da tavolo (anche ricorrendo a suggerimenti specifici) per l’intervento integrativo e inclusivo in classe come in altri luoghi che coinvolgano i minori, ma anche i giovani e gli adulti. È stato possibile per gli intervenuti prendere nota di alcuni giochi da tavolo per specifiche esigenze di intervento didattico curriculare o semplicemente di gestione delle attività scolastiche.
A fine incontro, durato due ore, gli intervenuti, per il tramite di Luca Borsa, hanno omaggiato la Scuola dell’Infanzia “Villa Sioli” dell’Istituto Comprensivo “Ezio Crespi” di Busto Arsizio di diversi giochi da tavolo per i propri alunni, nonché è stato distribuito ai partecipanti un fascicolo sulla natura e funzione del gioco da tavolo redatto dall’Osservatorio della Chicco in collaborazione con l’Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani.
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Oltre 70 docenti all’incontro “Vieni a giocare con me!?” alla Scuola Sant’Anna (I.C. Crespi) lo scorso 2 ottobre 2018 con Borsa, Evangelista e Vicario BUSTO ARSIZIO (Varese) – La scorsa settimana è stata caratterizzata, tra l'altro, da un appuntamento info formativo promosso dall'Istituto Comprensivo "Ezio Crespi" di Busto Arsizio (Dirigente Scolastico prof.ssa Cristina Boracchi) con il patrocinio dell'ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani) e dall'Osservatorio della Chicco.
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