#Resistenti Antibiotici
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Superbatteri creati nella stazione spaziale
I batteri sulla Stazione spaziale internazionale stanno mutando. L’analisi del genoma svela come i microrganismi si stiano adattando alla vita in orbita, rafforzando anche alcuni tratti patogenici. Ovunque ci siano essere umani ci sono anche batteri. Ce li portiamo dietro, è inevitabile. Ed è così che microrganismi che si sono evoluti con noi sulla Terra hanno “conquistato” anche lo Spazio, e si stanno adattando. Lo confermano le ricerche degli scienziati del Jet propulsion laboratory della Nasa, che da un decennio circa raccolgono e analizzano campioni dalla Stazione spaziale internazionale (Iss) per monitorare i cambiamenti e assicurarsi che non ci siano minacce per gli astronauti in orbita. Ecco cosa hanno scoperto finora. Batteri a confronto I ricercatori hanno isolato molte specie batteriche dai campioni prelevati in diversi ambienti della Iss - specie che, ovviamente, esistono anche sulla Terra. Mettendo il materiale genetico a confronto, però, hanno notato che i microbi che hanno vissuto nella bassa orbita terrestre si stanno differenziando dai loro parenti sul pianeta natale, sviluppando adattamenti che li aiutano a sopravvivere in condizioni estreme. Nel loro ultimo lavoro, Kasthuri Venkateswaran e colleghi hanno studiato specie batteriche scoperte sulla Iss di recente, in particolare Microbacterium mcarthurae, Microbacterium meiriae, Paenibacillus vandeheii, Arthrobacter burdickii e Leifsonia williamsii. Questi microbi - sostengono i ricercatori - hanno sviluppato caratteristiche comuni tra di loro, ma diverse da quelle degli stessi batteri sulla Terra. Si sono adattati alla vita nello Spazio modificando alcune proteine così da renderle più funzionali in condizioni di microgravità e il loro sistema di riparazione del dna è più attivo per contrastare gli effetti dell’aumentata esposizione alle radiazioni. Inoltre, gli scienziati hanno osservato la presenza di elementi genetici mobili che ne hanno migliorato il metabolismo. I batteri spaziali mutanti sono una minaccia? A destare in modo particolare l’attenzione degli esperti, però, è il fatto che nelle specie batteriche vissute sulla Iss siano emersi tratti genetici collegati a potenzialità patogene: alcuni geni associati alla virulenza (come quelli che aiutano a eludere o danneggiare il sistema immunitario) sono più attivi. In più, sembra che i microbi spaziali siano in grado di costituire dei biofilm sulle superfici della Iss - capacità che li rende più resistenti ai disinfettanti e agli antibiotici. Se ad oggi ciò rappresenti un rischio concreto per la salute degli astronauti non è ancora chiaro (non c’è comunque nessun allarme), ma si conferma come studiare gli adattamenti dei microbi allo Spazio sia di estrema importanza in previsione di viaggi spaziali di lunga durata. Innanzitutto ora siamo consapevoli come sia necessario mettere in pratica azioni più incisive per prevenire la proliferazione dei batteri sulle superfici (per esempio controllare meglio l’umidità degli ambienti sulla Iss); poi, quelle stesse mutazioni potrebbero diventare bersaglio per nuovi farmaci, qualora i batteri modificati si rivelassero un rischio per la salute. Ma - concludono gli scienziati - potremmo anche scoprire che questi superbatteri sono una risorsa. Read the full article
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Uso responsabile degli antibiotici: cosa fare per contrastare l'antibiotico-resistenza?
Introduzione L’uso degli antibiotici ha rivoluzionato la medicina moderna, salvando milioni di vite da infezioni batteriche potenzialmente letali. Tuttavia, l’uso improprio e eccessivo di questi farmaci ha portato alla comparsa di batteri resistenti agli antibiotici, una delle più grandi minacce alla salute globale. L’antibiotico-resistenza non solo riduce l’efficacia dei trattamenti esistenti,…
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"Aumentano cistiti e donne più colpite", i consigli di Bassetti
(Adnkronos) - Può essere una scomoda compagna di vacanze, e rendere più complicati i giorni tanto sognati sotto l'ombrellone, fra mare e bagnasciuga. Estate tempo di cistiti, soprattutto per la popolazione femminile. Secondo le stime, almeno una donna su 3 ne ha sofferto nella vita e fra queste c'è chi va incontro a forme ricorrenti. "Le cistiti, episodi fastidiosi di infezioni delle vie urinarie che colpiscono più facilmente le donne, sono molto più frequenti in estate per tante ragioni - spiega all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova - Si beve meno acqua, in genere si hanno più rapporti sessuali" nella stagione delle vacanze "e la cistite, nelle donne sessualmente attive, è appunto spesso correlata direttamente ai rapporti sessuali". Altre condizioni che aumentano il rischio di incappare in una cistite sono per esempio "il costume bagnato - elenca ancora Bassetti - o degli indumenti particolarmente stretti che magari si utilizzano di più in estate, tutti fattori che aumentano evidentemente il rischio di queste infezioni che possono essere veramente fastidiose, soprattutto nel genere femminile". I sintomi? Campanelli d'allarme sono il classico bruciore, o dolore, quando si fa la pipì; difficoltà a urinare e bisogno frequente e urgente; ma anche una sensazione di peso sulla vescica, al basso ventre, e di non completo svuotamento e visivamente si osservano anche urine torbide. Cistiti: importante non trascurarle Il fastidio può essere significativo, osserva l'infettivologo, sottolineando l'importanza di non trascurare questa problematica, perché spesso questi episodi di cistite "portano a un utilizzo spropositato di antibiotici, anche in autoprescrizione - avverte lo specialista - Purtroppo oggi le infezioni urinarie sono uno dei settori nel quale abbiamo più facilmente batteri resistenti agli antibiotici, necessità di ricovero in ospedale e quant'altro. Quindi bisogna fare grande attenzione", ammonisce. L'esperto affronta il tema anche in un post su Facebook dedicato alle cistiti estive, nel quale dispensa qualche consiglio "per provare a prevenirle: bevi almeno 2 litri di acqua al giorno - suggerisce - segui una dieta ricca di vitamine e antiossidanti come frutta e verdura; evita cibi zuccherati e bevande gassate; svolgi attività fisica regolarmente; bevi molta acqua; limita il consumo di caffè, alcolici, dolci o cibi troppo conditi; non trattenere la pipì; non indossare vestiti troppo attillati di materiale sintetico o passare la giornata con il costume bagnato". E infine: "In caso di episodio di cistite, è molto importante fare un'urinocoltura prima di iniziare l'antibiotico (meglio evitare il fai da te)". [email protected] (Web Info) In copertina foto di Irina L da Pixabay Read the full article
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L'anno in cui le macchine esauriranno i dati Scoperta di nuovi antibiotici tramite l’intelligenza artificiale Un algoritmo di machine learning ha individuato più di 800.000 frammenti di DNA codificanti per composti antimicrobici in genomi microbici, con risultati promettenti contro patogeni resistenti. Questa scoperta potrebbe portare a nuovi antibiotici meno tossici. Ricerca su Cell Intelligenza Artificiale per le previsioni atmosferiche Il modello AI di Microsoft, Aurora, è in grado di predire con precisione il meteo e l’inquinamento atmosferico globale in meno di un minuto, con costi computazionali nettamente inferiori ai modelli tradizionali. Questo rappresenta un notevole avanzamento nel settore. Prestampa di arXiv Scarsità di dati per l’intelligenza artificiale Secondo
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La strana polmonite che colpisce i più piccoli avrebbe smesso di rispondere agli antibiotici
In questi giorni la Cina è tornata sotto i riflettori a causa di un boom di polmoniti che ha allertato anche l’Oms facendo sospettare la presenza di un nuovo patogeno. In realtà si tratta di casi di polmonite da mycoplasma pneumoniae frequentemente resistenti all’azitromicina, un antibiotico ad ampio spettro utilizzato, tra le altro cose, anche per contrastare le infezioni delle vie respiratorie…
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Gli antibiotici e il loro abuso
Gli antibiotici e il loro abuso. "Dottore avevo male al dente e ho preso l’antibiotico!" Gli antibiotici sono farmaci fondamentali per la cura di numerose infezioni batteriche, utilizzati, ovviamente, anche per ascessi orali, ma il loro uso improprio può rappresentare un grave problema per la collettività. L'abuso di antibiotici, infatti, può portare allo sviluppo di resistenze batteriche, cioè rendere questi farmaci sempre meno efficaci e aumentare, quindi, il rischio di infezioni difficili o impossibili da trattare. Quando l’utilizzo degli antibiotici può essere improprio? Ad esempio, una prescrizione inappropriata, cioè quando gli antibiotici vengono prescritti in modo eccessivo o in casi in cui non sono necessari, ad esempio per infezioni virali, che non necessitano di essere trattate con questi farmaci. Altro esempio è l’automedicazione. Non è raro sentire pazienti che hanno assunto antibiotici senza aver consultato un medico, spesso sulla base di consigli di amici o familiari, oppure perché hanno un residuo di antibiotici in casa. Assunzione incompleta del trattamento. Spesso le persone interrompono l'assunzione degli antibiotici prima della fine del trattamento, perché si sentono meglio. Tuttavia, questo può favorire la sopravvivenza dei batteri resistenti agli antibiotici. Oltre alla somministrazione degli antibiotici per motivi di salute c’è un altro grosso problema, gli antibiotici negli animali. L'uso di antibiotici negli animali da allevamento è un altro importante fattore che contribuisce alla diffusione delle resistenze batteriche. Gli antibiotici vengono utilizzati negli animali per prevenire o trattare le infezioni, ma anche per promuovere la crescita e l'aumento di peso. La ricerca ha dimostrato che l'uso di antibiotici negli animali può portare a due fenomeni molto importanti, il trasferimento di batteri resistenti agli antibiotici agli esseri umani. Cioè i batteri resistenti agli antibiotici presenti negli animali possono essere trasmessi agli esseri umani attraverso il consumo di carne, latte o altri prodotti animali. Un altro fenomeno molto importante è la selezione di batteri resistenti agli antibiotici nell'ambiente: i batteri resistenti agli antibiotici presenti negli animali possono contaminare l'ambiente, rendendo più difficile l'eradicazione di queste resistenze. Le conseguenze dell'abuso di antibiotici L'abuso di antibiotici può avere gravi conseguenze per la salute pubblica, tra cui: - Aumento del rischio di infezioni gravi: le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici possono essere più difficili da trattare e possono portare a complicazioni gravi, anche mortali; - Aumento dei costi sanitari: il trattamento delle infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici è più costoso e richiede spesso l'utilizzo di farmaci più nuovi e costosi; - Riduzione dell'efficacia degli antibiotici: l'aumento delle resistenze batteriche rende gli antibiotici meno efficaci, rendendo più difficile trattare anche le infezioni più comuni. La prevenzione dell'abuso di antibiotici Per prevenire l'abuso di antibiotici è importante: - Informare la popolazione sui rischi dell'automedicazione: è importante che le persone siano consapevoli dei rischi dell'automedicazione e che consultino sempre un medico prima di assumere antibiotici; - Educare i medici sull'uso appropriato degli antibiotici: è importante che i medici siano informati sui rischi dell'uso improprio degli antibiotici e che prescrivano questi farmaci solo quando sono necessari; - Ridurre l'uso di antibiotici negli animali da allevamento: è importante ridurre l'uso di antibiotici negli animali da allevamento, promuovendo pratiche di allevamento più sostenibili. L'abuso di antibiotici è un problema globale che richiede un intervento urgente. È importante che tutti, cittadini, medici e istituzioni, si impegnino a prevenire l'uso improprio di questi farmaci, per salvaguardare la salute pubblica e garantire l'efficacia degli antibiotici anche per le generazioni future.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'Aou di Sassari in prima linea contro l'antimicrobico resistenza
Sassari. Una giornata per ricordare che il fenomeno, l’antimicrobico resistenza, sta diventando un problema per la sanità pubblica, perché l’uso inappropriato degli antibiotici può selezionare batteri multi-resistenti, in grado di causare infezioni gravi ad alto tasso di mortalità. Sabato 18 novembre nel vecchio Continente si celebrerà la Giornata europea per l’uso consapevole degli…
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Streptococco: fare tampone e prendere antibiotico Amoxicillina
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/streptococco-fare-tampone-e-prendere-antibiotico-amoxicillina/115740?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=115740
Streptococco: fare tampone e prendere antibiotico Amoxicillina
Lo streptococco è un batterio a forma di sfera che può causare una vasta gamma di malattie, alcune delle quali possono essere gravi o addirittura letali. Ci sono diversi tipi di streptococco, alcuni dei quali sono considerati patogeni umani.
Il tipo più comune di streptococco che infetta gli esseri umani è lo Streptococcus pyogenes, noto anche come Streptococcus beta-emolitico di gruppo A (GAS). Questo batterio può causare una vasta gamma di infezioni, tra cui faringite, infezioni della pelle e delle ferite, otite media, polmonite, infezioni dell’apparato urinario e infezioni del sangue. Inoltre, può causare malattie più gravi come la febbre reumatica e la glomerulonefrite.
La faringite da streptococco, comunemente chiamata “mal di gola”, è una delle infezioni più comuni causate da questo batterio. I sintomi includono dolore alla gola, difficoltà a deglutire, febbre e mal di testa. La diagnosi viene solitamente fatta attraverso un tampone faringeo e il trattamento prevede l’uso di antibiotici.
Le infezioni della pelle sono un’altra causa comune di infezione da streptococco. L’impetigine è un’infezione della pelle che si verifica comunemente nei bambini, causando vesciche e croste sulla pelle. La cellulite è un’infezione della pelle più grave che può causare gonfiore, arrossamento e dolore. In casi gravi, l’infezione può diffondersi al sangue e causare sepsi.
La febbre reumatica è una malattia autoimmune che può verificarsi dopo un’infezione da streptococco non trattata o non adeguatamente trattata. Questa malattia può danneggiare il cuore, le articolazioni, la pelle e il sistema nervoso.
La prevenzione delle infezioni da streptococco può essere fatta attraverso l’igiene personale, come lavarsi le mani regolarmente e coprire la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce. Inoltre, la vaccinazione contro lo streptococco può essere raccomandata in alcuni casi.
Il trattamento delle infezioni da streptococco prevede l’uso di antibiotici. Tuttavia, alcuni tipi di streptococco possono diventare resistenti agli antibiotici, il che rende il trattamento più difficile. In alcuni casi, può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere l’infezione.
In conclusione, lo streptococco è un batterio che può causare una vasta gamma di malattie, alcune delle quali possono essere gravi o addirittura letali. La prevenzione attraverso l’igiene personale e la vaccinazione, insieme al trattamento tempestivo con antibiotici, sono i metodi migliori per prevenire e curare le infezioni da streptococco.
Antibiotico Amoxicillina
L‘amoxicillina è un antibiotico appartenente alla classe dei penicillini, utilizzato per trattare una vasta gamma di infezioni batteriche. È un farmaco molto comune e largamente prescritto dai medici in tutto il mondo.
L’amoxicillina agisce impedendo la crescita e la riproduzione dei batteri sensibili al farmaco. Essa inibisce la sintesi della parete cellulare del batterio, che lo rende vulnerabile all’azione del sistema immunitario del paziente e degli altri antibiotici.
Le infezioni batteriche che possono essere trattate con l’amoxicillina includono infezioni delle vie respiratorie, dell’orecchio medio, del tratto urinario, della pelle, delle gengive e dei denti, nonché infezioni causate da batteri che possono causare la febbre tifoide o la meningite.
L’amoxicillina è generalmente ben tollerata, ma come tutti i farmaci può causare effetti collaterali. Alcuni dei più comuni effetti collaterali includono nausea, diarrea, vomito, rash cutanei, prurito, eccessiva sudorazione, vertigini e mal di testa. In rari casi, l’amoxicillina può causare una reazione allergica grave, nota come shock anafilattico, che può mettere in pericolo la vita del paziente.
Inoltre, l’amoxicillina può interagire con altri farmaci, come ad esempio i contraccettivi orali, riducendo la loro efficacia e aumentando il rischio di gravidanza indesiderata.
È importante ricordare che l’amoxicillina deve essere presa solo sotto la supervisione di un medico e seguendo scrupolosamente le istruzioni sulla dose e sulla durata del trattamento. Il dosaggio e la durata del trattamento dipendono dal tipo di infezione, dalla gravità e dalle condizioni del paziente.
In conclusione, l’amoxicillina è un antibiotico ampiamente utilizzato per trattare una vasta gamma di infezioni batteriche. Come tutti i farmaci, può causare effetti collaterali e interagire con altri farmaci, quindi deve essere prescritta solo da un medico e utilizzata con cautela. Il trattamento deve essere seguito attentamente e la durata del trattamento deve essere rispettata anche se i sintomi migliorano.
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Pandemia in corso e non è il Covid - Magazine
L’antibiotico resistenza è causata da numerosi batteri, alcuni con nomi difficili e provoca una trentina di malattie diverse. Eppure è una epidemia silenziosa per la cui diffusione l’Italia è seconda in Europa, dietro alla Grecia. La causa, invece, è semplice da spiegare: un uso eccessivo o non corretto di antibiotici. Questo favorisce l’insorgenza di ceppi batterici resistenti ai farmaci, cioè…
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Di resistenza ai farmaci, vaccinazioni, antibiotici, mutazioni ed evoluzione
Questo post sarà lungo. Parecchio. Va letto da cima a fondo per capirne il senso, è noioso persino scriverlo e interessa una fetta minima di persone. Ma dovrebbe essere letto da chiunque non sia del settore.
Cos’è l’evoluzione e come funziona
L’evoluzione è un processo che coinvolge tutti gli esseri viventi della Terra e la migliore spiegazione di questo processo è, appunto, la Teoria dell’evoluzione. Senza entrare nei dettagli (non ne sarei capace nemmeno io, non sono aggiornato e non è il mio campo di studi) e semplificando al massimo, possiamo definire l’evoluzione come il cambiamento degli esseri viventi nel tempo. Il soggetto del cambiamento non è l’individuo ma la specie e l’unità di tempo non è il giorno o l’anno ma la generazione. Non è l’individuo che evolve nell’arco della vita, è la specie che evolve con l’avanzare delle generazioni.
I motori dell’evoluzione sono di tipo genetico: sempre per semplificare, cito solo la mutazione casuale. Le mutazioni avranno effetti sulla popolazione e sulla specie a seconda di come interagiranno con l’ambiente esterno. Mettiamo caso che esista la specie dei Groodies (cfr. Griffiths et al. - Genetica, principi di analisi formale - Zanichelli, quarta edizione italiana, pag. 150), degli animaletti con una coda, molti flagelli al posto delle zampe e un po’ cicciottelli.
La loro vita scorre beata, si riproducono, mangiano, dormono. A un certo punto, ne nasce uno diverso, per una mutazione del DNA assolutamente casuale: nasce un Groody smilzo. Ebbene, questa mutazione potrà essere determinante per la vita del nostro amico: se quella popolazione vivesse in un ambiente stretto, avrebbe più facilità di movimento, potrebbe sfuggire più facilmente ai predatori. Avrebbe quindi quello che viene chiamato vantaggio selettivo. In queste condizioni, il Groody smilzo riesce ad accoppiarsi più spesso, o per più tempo, dei Groody cicciottelli e pian piano, nella popolazione, cresce il numero di Groodies smilzi. Ecco quindi che la specie del Groodies evolve, cambia, col passare delle generazioni più Groodies si presentano come creature smilze, finché l’originale cicciottello non sarà una bizzarria che capita ogni tanto, per caso.
I Groodies, quindi, sono cambiati nel tempo.
Questa cosa è valida per qualsiasi animale, pianta, fungo, batterio o alga unicellulare al mondo, uomo compreso.
Voglio che sia chiara una cosa fondamentale: per evolversi, la specie deve riprodursi.
Batteri resistenti agli antibiotici
Tutti sappiamo che esistono tipi di batteri particolarmente difficili da sconfiggere, e tutti ci diciamo che è per colpa degli antibiotici nel pollo. Mi sono accorto però che questi concetti non sono poi così chiari. La cosa più logica da pensare è che gli antibiotici vadano a creare batteri resistenti ad essi. Niente di più sbagliato.
L’antibiotico-resistenza, o in generale la farmaco-resistenza di un patogeno a una cura, non è nient’altro che l’evoluzione in atto. Possiamo descrivere meglio questa cosa parlando di crescita batterica in laboratorio
Nell’immagine che vedete qui sopra ci sono due piastre Petri con una coltura batterica, quella a sinistra è datata 2009, quella a destra è datata 2019. L’immagine fa riferimento alla Ten Years Challenge che l’anno scorso c’ha massacrato i marroni con le foto di quanto eravamo più belli dieci anni fa rispetto a oggi.
Fatemi dire che questa immagine è terrificante.
Nella prima immagine abbiamo quattro tondini messi nella piastra con la coltura batterica e si vedono enormi aloni: i tondini contengono antibiotici e gli aloni sono aree in cui l’antibiotico agisce, impedendo la crescita batterica. Sono quattro antibiotici diversi, ovviamente.
Passano dieci anni, i batteri evolvono col passare delle generazioni e nessuno dei quattro antibiotici funziona più. Cosa è successo?
È successo che gli antibiotici hanno fatto il loro lavoro, ma anche la natura ci ha messo del suo. In laboratorio, il tempo di generazione dei batteri può essere dell’ordine dei minuti, non degli anni come per gli animali. In ambiente naturale sono sempre un po’ più lenti, ma non è che un Escherichia coli si moltiplichi una volta ogni due anni, lo farà ogni sei o sette ore invece di ogni 90 minuti. Questo significa che i batteri accumulano generazioni su generazioni, quindi accumulano mutazioni. Cambiano. E cambiano in maniera spaventosamente veloce. E qualche batterio, casualmente, ha sviluppato una resistenza agli antibiotici (il Groody è diventato smilzo). L’antibiotico, usato a muzzo, ha spazzato via il resto dei batteri e ha lasciato campo libero per moltiplicarsi a lui (l’ambiente stretto ha quasi eliminato i Groodies cicciottelli), al punto che ora c’è solo lui. E noi stiamo inguaiati con gli antibiotici che non funzionano.
Come funziona un vaccino
Saltiamo di palo in frasca e facciamo una digressione necessaria.
Un vaccino è un farmaco che, nella stragrande maggioranza dei casi, non è usato per curare una malattia, è usato per prevenirla. Il suo funzionamento è tanto semplice quanto geniale: facciamo un Varicella Party senza però farci ammalare di varicella. L’idea, ai tempi di Fleming che inventò questa cosa, derivò dall’osservazione di due fenomeni:
le donne che mungevano le mucche si ammalavano del vaiolo vaccino, forma meno grave di quello umano, sopravvivevano e non si ammalavano di vaiolo umano
i guariti dal vaiolo non si riammalavano
Quindi l’idea: facciamo in modo che la gente pigli un virus più debole, così l’altro non attecchisce. Funziona.
Al giorno d’oggi sappiamo quasi tutto, a livello molecolare, di come funzionano i vaccini. Come sempre semplifico.
Inietto nel corpo qualcosa contro cui voglio difendermi (un virus o un batterio attenuati o uccisi, una tossina, una parte di patogeno)
lascio il tempo al mio organismo di costruire le sue difese
fine
Le difese immunitarie sono divisibili in due parti: innate e adattative. Le prime reagiscono un po’ a tutto, sono la prima barriera di protezione (per dire, anche la pelle può essere considerata una difesa immunitaria innata). Le altre invece sono specifiche per quel patogeno e non altri, e sono queste ultime che andiamo a stimolare quando ci vacciniamo.
Le difese innate agiscono subito, ma non sono in grado di combattere virus e batteri da soli. Le difese adattative sono invece molto più efficaci, ma hanno bisogno di un paio di settimane per prepararsi. Ad alcune malattie, due settimane sono sufficienti per uccidere l’ammalato, quindi c’è bisogno di prepararsi prima.
In particolare, dobbiamo creare Cellule B e T di memoria, per poter reagire velocemente, produrre anticorpi e le altre molecole importanti per una reazione rapida ed efficace anche dopo anni dal primo contatto.
A volte c’è bisogno di un richiamo perché queste cellule della memoria non sono eterne (tetano), altre volte c’è bisogno di un richiamo perché nel frattempo il patogeno è mutato (influenza)
La resistenza ai vaccini
Esistono tre tipi di resistenza ai vaccini: quella seria, quella inutile e quella oh mio dio non c’hai capito una mazza, che poi è il motivo di questo post così complicato.
Resistenza seria: non tutte le persone, dopo la vaccinazione, sono protette. Si chiamano non responders, e per qualche ragione su di loro i vaccini sembrano non attecchire. Esistono per tutti i tipi di vaccino, l’efficacia di questi farmaci non è mai del 100% e le ragioni sono tra le più disparate: si va da particolari corredi genetici a difetti nel vaccino stesso (la cacchio di vaccinazione influenzale è basata su quel che conosciamo, quindi sui virus passati, non è mica detto che siano gli stessi che ci verranno a trovare) e non sempre è facile capire perché succeda. In questi casi, la persona è coperta dall’immunità di gregge, ovvero dal fatto che la malattia ha difficoltà a diffondersi.
Resistenza inutile: l’OMS ci fa sapere che la resistenza ai vaccini è uno dei maggiori problemi del 2019. Ma in questo caso si parla del fatto che le persone sono imbecilli e non vogliono vaccinarsi (Vaccine hesitancy), andando a inficiare quanto detto sull’importanza dell’immunità di gregge poco fa.
Resistenza oh mio dio non c’hai capito una mazza: molte persone si chiedono se SARS-CoV-2 svilupperà resistenza contro i prossimi vaccini, e quindi come affrontare la mutazione che li renderà inutili (nonostante non siano nemmeno ancora in commercio).
Se guardiamo la questione dal punto di vista evolutivo, la cosa non ha alcun senso. Il vaccino non agisce sul patogeno in alcun modo, agisce piuttosto sull’ospite. L’unico modo che ha un patogeno di affrontare delle difese immunitarie preparate e sconfiggerle è mutare in qualcosa di diverso e diffondere questa mutazione. Quindi evolversi, cambiare. Ma abbiamo detto che questa cosa si può fare solo se si diffonde, solo se si moltiplica, si riproduce. Il vaccino impedisce la riproduzione del patogeno, è il suo scopo, crea immunità di gregge, ne ostacola la diffusione, rende una mutazione improbabile.
Non è impossibile, certo, anche perché SARS-CoV-2 è un virus anche animale, e quindi potrebbe avere altre possibilità di mutare, ma se muta in un cane potrebbe non essere comunque capace di diffondersi tra gli esseri umani e rimanere un problema animale (un po’ come il cimurro).
La chiave per capire il problema è tutta lì: bisogna ragionare in termini evolutivi. Una volta impostata questa mentalità, è tutto estremamente più chiaro e semplice.
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Abbiamo aumentato il nostro numero fino a sette miliardi e più, arriveremo a nove miliardi prima che si intraveda un appiattimento della curva di crescita. Viviamo in città superaffollate. Abbiamo violato, e continuiamo a farlo, le ultime grandi foreste e altri ecosistemi intatti del pianeta, distruggendo l’ambiente e le comunità che vi abitavano. A colpi di sega e ascia, ci siamo fatti strada in Congo, in Amazzonia, nel Borneo, in Madagascar, in Nuova Guinea e nell’Australia nordorientale. Facciamo terra bruciata, in modo letterale e metaforico. Uccidiamo e mangiamo gli animali di questi ambienti. Ci installiamo al posto loro, fondiamo villaggi, campi di lavoro, città, industrie estrattive, metropoli. Esportiamo i nostri animali domestici, che rimpiazzano gli erbivori nativi. Facciamo moltiplicare il bestiame allo stesso ritmo con cui ci siamo moltiplicati noi, allevandolo in modo intensivo in luoghi dove confiniamo migliaia di bovini, suini, polli, anatre, pecore e capre - e anche centinaia di ratti del bambù e zibetti. In tali condizioni è facile che gli animali domestici e semidomestici siano esposti a patogeni provenienti dall’esterno (come accade quando i pipistrelli si posano sopra le porcilaie) e si contagino tra di loro. In tali condizioni i patogeni hanno molte opportunità di evolvere e assumere nuove forme capaci di infettare gli esseri umani tanto quanto le mucche o le anatre. Molti di questi animali li bombardiamo con dosi profilattiche di antibiotici e di altri farmaci, non per curarli ma per farli aumentare di peso e tenerli in salute il minimo indispensabile per arrivare vivi al momento del macello, tanto da generare profitti. In questo modo favoriamo l’evoluzione di ceppi batterici resistenti. Importiamo ed esportiamo animali domestici vivi, per lunghe distanze e a grande velocità. Lo stesso avviene per certi animali selvatici usati in laboratorio, come i primati, o tenuti come esotici compagni. Commerciamo in pelli, contrabbandiamo carne e piante, che in certi casi portano dentro invisibili passeggeri patogeni. Viaggiamo in continuazione, spostandoci da un continente all’altro ancora più in fretta di quanto faccia il bestiame. Dormiamo in alberghi dove magari qualcuno prima di noi ha starnutito e vomitato. Mangiamo in ristoranti dove magari il cuoco ha macellato un porcospino prima di pulire i nostri frutti di mare. Visitiamo templi pieni di scimmie in Asia, mercati in India, paesini pittoreschi in Sudamerica, siti archeologici polverosi in Nuovo Messico, fattorie nei Paesi Bassi, grotte piene di pipistrelli in Africa orientale, ippodromi in Australia - e ovunque respiriamo la stessa aria, diamo da mangiare agli animali, tocchiamo tutto, diamo la mano ai simpatici abitanti del luogo. Poi risaliamo su un bell’aeroplano e torniamo a casa. Siamo punti da zanzare e zecche. Cambiamo il clima del globo con le nostre emissioni di anidride carbonica e spostiamo le latitudini a cui le suddette zanzare e zecche vivono. Siamo tentazioni irresistibili per i microbi più intraprendenti, perché i nostri corpi sono tanti e sono ovunque. Tutto ciò che ho appena scritto si può rubricare sotto la voce « ecologia e biologia evolutiva delle zoonosi ». Le circostanze ambientali forniscono opportunità per gli spillover. L’evoluzione le coglie, esplora le potenzialità e dà gli strumenti per tramutare gli spillover in pandemie.
Spillover. L'evoluzione delle pandemie David Quammen
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Sconfitta l'antibiotico resistenza con l'endolisina
Scoperta una nuova arma contro i batteri resistenti agli antibiotici. Una nuova arma contro le infezioni batteriche: la fine dell’antibiotico-resistenza? Un team internazionale di scienziati ha scoperto una nuova arma in grado di uccidere lo Staphylococcus aureus, una delle specie batteriche più pericolose e resistenti agli antibiotici. L’endolisina, una versione artificiale di un enzima prodotto naturalmente dai batteriofagi, sembra essere la risposta alla crescente diffusione di batteri resistenti agli antibiotici. L’antibiotico resistenza è un fenomeno che sta portando alla diminuzione dell’efficacia dei farmaci esistenti per il trattamento delle infezioni batteriche. Endolisina, la nuova arma contro i batteri e le infezioni batteriche Il team di ricercatori ha dimostrato, attraverso test di laboratorio, che l’endolisina può uccidere il batterio sia se è resistente che se non lo è. Questo apre di fatto la strada allo sviluppo di nuove terapie contro le infezioni batteriche. E lo fa soprattutto per le persone con sistema immunitario indebolito da terapie come la chemioterapia o che utilizzano dispositivi medici invasivi. Lo Staphylococcus aureus è un comune abitante della pelle e del tratto nasale umano, ma quando riesce a superare queste barriere può provocare infezioni cutanee minori. Queste infezioni sono rappresentate da foruncoli e ascessi, ma anche malattie potenzialmente letali come polmonite e infezioni del sangue, particolarmente preoccupanti quando causate da ceppi resistenti agli antibiotici, come la meticillina (MRSA). La scoperta di questa nuova sostanza apre la strada a nuovi approcci terapeutici per il trattamento delle infezioni batteriche, specialmente per quelle causate da ceppi resistenti agli antibiotici. Questa scoperta potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella lotta contro l’antibiotico-resistenza. L’alternativa agli antibiotici: endolisina, la nuova speranza nella lotta ai batteri resistenti Un’importante scoperta potrebbe offrire una soluzione alla crescente problematica dell’antibiotico-resistenza. Un team di ricercatori internazionali ha individuato una nuova classe di agenti antibatterici chiamati endolisine. Le endolisine sono enzimi prodotti naturalmente dai batteriofagi, i virus che infettano i batteri. In particolare, una versione artificiale dell’endolisina chiamata XZ.700 è stata sviluppata per prendere di mira la parete cellulare di Staphylococcus aureus. S. aureus è la specie più pericolosa della famiglia degli stafilococchi, e uccidere i batteri dall’interno, indipendentemente dalla loro resistenza agli antibiotici. La ricerca, pubblicata sul Journal of Investigative Dermatology, ha dimostrato che l’endolisina XZ.700 è in grado di uccidere i ceppi di S. aureus resistenti e non resistenti che erano stati isolati da pazienti, senza danneggiare i batteri innocui della pelle. Inoltre, la sostanza ha impedito la colonizzazione di S. aureus su campioni di pelle sana e su biopsie di pelle lesionata da pazienti con linfoma cutaneo, rimuovendo le colonie di batteri già presenti sulla pelle. La scoperta ha anche evidenziato un ulteriore effetto positivo. L’endolisina XZ.700 inibisce la capacità dei ceppi di S. aureus di promuovere la crescita tumorale, in particolare nel linfoma cutaneo. Ciò suggerisce che l’endolisina potrebbe avere anche un potenziale impatto sulla prevenzione del cancro della pelle. Conclusioni La ricerca sottolinea la necessità di sviluppare nuove soluzioni antibatteriche per combattere l’antibiotico-resistenza. La disponibilità di nuovi antibiotici è infatti limitata e la resistenza ai farmaci esistenti continua a crescere. L’endolisina XZ.700 potrebbe rappresentare una nuova frontiera nella lotta contro l’antibiotico-resistenza e una nuova speranza per il trattamento delle infezioni batteriche. Read the full article
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Ricerca di Nuovi Antibiotici: Facciamo il Punto sulla Situazione Attuale
Introduzione Negli ultimi decenni, la ricerca di nuovi antibiotici è diventata una priorità globale a causa della crescente minaccia rappresentata dall’antibiotico-resistenza. Questo fenomeno, causato principalmente dall’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici, ha portato alla selezione di batteri resistenti che non possono essere trattati con i farmaci attualmente disponibili.…
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Il virus degli abissi: una scoperta straordinaria
Nel settembre 2023, un team di ricercatori ha annunciato la scoperta di un nuovo virus nelle Fosse delle Marianne, l'habitat più profondo del mondo. Il "neonato" virus degli abissi, chiamato vB_HmeY_H4907, è stato trovato all'interno di sedimenti a una profondità di 8.900 metri, nei pressi di una sorgente idrotermale calda. Cos'è il virus degli abissi? La scoperta è stata una sorpresa per gli scienziati, poiché si pensava che la vita a queste profondità fosse impossibile. La Fossa delle Marianne è caratterizzata da condizioni estreme, con una temperatura di soli 2°C, una pressione di 1.086 bar e una scarsità di nutrienti. Il vB_HmeY_H4907 è un batteriofago, ossia un virus che infetta esclusivamente i batteri. Le analisi genetiche hanno rivelato che il virus è simile ad altri batteriofagi che infettano batteri del genere Halomonas, già noti per vivere a queste profondità. Quali sono le implicazioni di questa scoperta? La scoperta del virus degli abissi solleva una serie di domande affascinanti sulla sopravvivenza e la biologia dei microrganismi negli ecosistemi oceanici più profondi. Come fa la vita a prosperare in un ambiente così ostile? Quali sono le strategie che i microrganismi hanno sviluppato per adattarsi a queste condizioni estreme? La scoperta del virus degli abissi potrebbe avere importanti implicazioni per la ricerca scientifica. Il virus potrebbe essere utilizzato per studiare i meccanismi di adattamento dei microrganismi alle condizioni estreme. Inoltre, il virus potrebbe anche essere una fonte di nuovi antibiotici, in grado di combattere le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici convenzionali. Condizioni estreme La Fossa delle Marianne è una depressione oceanica situata nel Pacifico occidentale, a circa 2.600 chilometri dalle Isole Marianne Settentrionali. È il luogo più profondo della Terra, con una profondità massima di 11.034 metri. Le condizioni nelle Fosse delle Marianne sono estreme. La temperatura dell'acqua è di soli 2°C, la pressione è di 1.086 bar e la scarsità di nutrienti è molto elevata. In queste condizioni estreme, la vita è difficile. I microrganismi che vivono nelle Fosse delle Marianne hanno sviluppato strategie per adattarsi all'ambiente. Strategie di adattamento I microrganismi che vivono nelle Fosse delle Marianne hanno sviluppato una serie di strategie di adattamento per sopravvivere in questo ambiente ostile. - Riduzione delle dimensioni: I microrganismi nelle Fosse delle Marianne sono spesso molto piccoli, il che riduce la loro superficie e la quantità di nutrienti di cui hanno bisogno. - Produzione di sostanze chimiche protettive: I microrganismi producono sostanze chimiche che li proteggono dalla pressione e dal freddo. - Associazioni simbiotiche: I microrganismi possono formare associazioni simbiotiche con altri organismi, come i batteri che vivono nelle sorgenti idrotermali. Implicazioni per la ricerca scientifica La scoperta del virus degli abissi potrebbe avere importanti implicazioni per la ricerca scientifica. Il virus potrebbe essere utilizzato per studiare i meccanismi di adattamento dei microrganismi alle condizioni estreme. Inoltre, il virus potrebbe anche essere una fonte di nuovi antibiotici, in grado di combattere le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici convenzionali. La scoperta del virus degli abissi è una scoperta straordinaria che ci offre una visione più completa della vita sulla Terra. Il virus potrebbe avere importanti implicazioni per la ricerca scientifica, aprendo nuove possibilità per lo studio dei microrganismi e per lo sviluppo di nuovi antibiotici. Foto di PublicDomainPictures da Pixabay Read the full article
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Le infezioni resistenti ai farmaci hanno maggiori probabilità di colpire le donne, afferma l’OMS Le donne più esposte alle infezioni resistenti ai farmaci, sottolinea l’OMS Un recente studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato che le donne hanno maggiori probabilità rispetto agli uomini di sviluppare infezioni resistenti ai farmaci. Tuttavia, il riconoscimento di questa disparità è ancora limitato nei piani nazionali. Ultimi Aggiornamenti sui Batteri Resistenti ai Farmaci Di recente, l’OMS ha inserito quattro nuovi agenti patogeni nella lista dei batteri resistenti ai farmaci più pericolosi. Questo aggiornamento mira a supportare i paesi nel pianificare strategie per contrastare la resistenza antimicrobica, fenomeno causato dall’abuso di antibiotici. Le modifiche alla lista si basano su
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L'epidemia silenziosa: un morto ogni 30 secondi per la resistenza agli antibiotici
L’uso eccessivo e spesso inappropriato degli antibiotici insieme all’aumento delle infezioni correlate all’assistenza, hanno determinato il diffondersi di ceppi di batteri antibiotico-resistenti riducendo l’efficacia di questi farmaci nel trattamento di molte malattie infettive. Una nuova pandemia, silenziosa, sta acquistando terreno a una velocità preoccupante. I dati epidemiologici a livello…
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