#Real Casa Santa dell’Annunziata
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Anna Maria cerca suo fratello ❣️❣️❣️
Anna Maria cerca suo fratello ❣️❣️❣️
Anna Maria Ginny (cognome fittizio) mi ha scritto,
sono nata a Napoli il 26/08/1956, cerco mio fratello Paolo Farfalla (cognome fittizio) nato pure lui il 16/08/1956, tutti e due il 30/08/1956 fummo lasciati nella sacra ruota degli Esposti, successivamente portati alla Real Casa Santa dell’Annunziata.
Ho saputo che nostra madre biologica all’epoca aveva 19 anni, nata nel 1937.
Vi chiedo…
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Cappella degli Scrovegni - Giotto - 1300ca.
La capacità di concentrarsi nella caratterizzazione fisica e psicologica dei personaggi rappresenta una delle innovazioni più straordinarie della pittura di Giotto. Appare particolarmente evidente negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, la cui complessa rappresentazione occuperà l’artista dal 1303 al 1305.
Il ciclo di affreschi viene commissionato da Enrico Scrovegni, la sua decisione di costruire una cappella di famiglia e di farla affrescare da uno degli artisti di maggior prestigio del momento è attribuita alla volontà di voler riparare ai peccati di usura commessi dal padre Reginaldo; studi approfonditi trovano motivazioni più complesse ed economiche. Grazie a questa cappella Enrico riesce a dare prova tangibile di potere e ricchezza a tutta la città. Questo gli permette di ampliare la sua rete di relazioni e prestigio personale.
La piccola costruzione era dedicata in origine a Santa Maria della Carità e a quel tempo si chiamava anche dell’Annunziata all’Arena.
Gli affreschi
La cappella, forse progettata dallo stesso Giotto, ha una struttura molto semplice. Presenta un’unica navata coperta con volta a botte e illuminata da sei monofore, terminanti con archi a tutto sesto poste sul lato destro. Il modesto portale è sormontato da una trifora gotica di gusto toscano a sua volta inserita in un arco a tutto sesto.
L’artista affresca le due pareti laterali e l’arco trionfale della cappella con storie tratte dalle Vite di San Gioacchino e Sant’Anna della Vergine e di Cristo.
La volta è dipinta di azzurro a suggerire un cielo trapunto di stelle dorate, viene decorato con dieci medaglioni raffiguranti: Gesù, Maria e vari Profeti.
Sulla controfaccia d’ingresso realizza un grandioso Giudizio Universale.
Rispetto al ciclo di Assisi che si inseriva in un complesso preesistente, quello di Padova è concepito interamente da Giotto. Questo consente all’artista di studiare con attenzione la disposizione dei propri affreschi in modo da adattarli alla struttura muraria della cappella.
Pittura e architettura si fondono armonicamente tra loro senza che la prima debba necessariamente porsi come complemento alla seconda. La pittura, dà l’impressione di voler sfondare le pareti, mentre l’architettura volutamente sobria costituisce il contenitore ideale per mettere in risalto la narrazione pittorica giottesca.
Gli affreschi si svolgono da sinistra a destra e dall’alto in basso, sono suddivisi in tre ampi registri sovrapposti. Ogni scena è separata dalla successiva da una larga cornice dipinta a motivi geometrici e dopo l’ultima scena di ogni parete la cronologia riprende dalla parete di fronte, in una sorta di ininterrotto dialogo narrativo speculare.
Nella parete destra le cornici dipinte che dividono le varie scene fungono anche da realistica inquadratura per le sei monofore che insieme alla trifora della facciata sono le uniche fonti di illuminazione della cappella. Alla base del registro inferiore, lungo tutto il perimetro interno della costruzione, corre uno zoccolo dipinto ove le raffigurazioni allegoriche delle sette Virtù (a destra) e dei sette Vizi Capitali (a sinistra) realizzate in monocromia si alternano a zone affrescate in modo da imitare un rivestimento marmoreo secondo il gusto dell’antica pittura romana a incrostazione.
Il giudizio universale
DATI: Affresco, 1000×840 cm
Questa grandiosa rappresentazione, attribuibile direttamente a Giotto, è estremamente indicativa della nuova concezione che il maestro ha dell’arte. Essa nonostante il soggetto sia di pura fantasia, non tende più a raffigurare qualcosa di estraneo alla realtà quotidiana ma, al contrario, ne utilizza molti elementi, con il risultato di accrescere il realismo complessivo della scena.
È interessante notare come il committente, inginocchiato in basso al centro, ai piedi della croce della Passione, venga di fatto rappresentato come facesse parte della narrazione stessa dell’affresco. Sopra di lui, in una mandorla con i colori dell’arcobaleno, circondata da dodici angeli, giganteggia la figura di Cristo giudice, seduto su un trono di nuvole fra le schiere celesti degli angeli, dei santi e dei beati.
Alla sua destra gli eletti iniziano la loro gioiosa ascesa verso il regno dei cieli, mentre alla sua sinistra i dannati vengono sprofondati negli orrori dell’inferno. In questo modo la presenza di un personaggio reale come lo Scrovegni e quella di invenzione del Giudizio Universale, finiscono per avere la stessa importanza agli occhi di chi osserva.
Il modello della cappella dà all’insieme un’ulteriore nota di concretezza e di quotidianità. L’edificio in muratura, infatti, è rappresentato prospetticamente in modo fedele.
L’incontro a Porta Aurea
DATI: Affresco, 200×185 cm
In questo affresco, che pure è uno dei primi del ciclo, sono già presenti tutti gli elementi caratteristici della grande pittura giottesca. In esso vengono rappresentati Anna e Gioacchino, futuri genitori della Vergine Maria, che si sarebbero dovuti incontrare proprio sotto la Porta Aurea, uno dei luoghi-simbolo di Gerusalemme.
La narrazione si svolge da sinistra verso destra. Il giovane pastore che accompagna Gioacchino, all’estremo margine sinistro, è per metà fuori dal dipinto stesso, come se Giotto volesse farci capire che ciò che rappresenta non è che un piccolo frammento di una realtà sempre più vasta e complessa. Il senso di questa realtà, può essere colto sia nella serena tenerezza con la quale i due personaggi principali si abbracciano, baciandosi castamente sulla bocca, sia nell’emozione delle donne. I corpi di San Gioacchino e di Sant’Anna sono descritti con vigore e decisione. Anche le due aureole splendenti d’oro che si fondono in una sola contribuiscono a sottolineare il senso di indissolubilità del vincolo che lega i due personaggi.
Tra le donne in lontananza che avevano accompagnato Anna all’incontro notiamo in particolare quella avvolta nel mantello nero. È una figura densa di mistero, probabile personificazione della vedovanza, della quale Giotto ci mostra solo uno spicchio di volto e due dita di una mano. Nonostante ciò essa riempie di sé tutto il dipinto, ponendosi come ideale punto di stacco tra gli altri personaggi opposti.
Annuncio a Sant’Anna
DATI: Affresco, 200×185 cm
La scena, straordinariamente innovativa, raffigura Sant’Anna, in ginocchio al centro della propria abitazione, nel momento in cui l’angelo di Dio le annuncia che diventerà madre di Maria.
L’invenzione giottesca sta soprattutto nel trattare l’architettura della casa di Anna come una meravigliosa scatola prospettica che ci consente di osservarne l’interno.
La profondità spaziale è suggerita dai mobili, disposti fra loro perpendicolarmente e dalla cassettonatura del soffitto.
A sinistra l’ancella è intenta al suo lavoro, serena e inconsapevole.
A destra, al contrario, l’angelo irrompe con impeto attraverso la piccola finestra, protendendo la mano destra a ribadire la solennità dell’annuncio. A fronte del concreto realismo degli oggetti, Giotto attribuisce all’angelo caratteristiche assolutamente soprannaturali. L’artista non rappresenta la parte del corpo rimasta all’esterno, che in base alla collocazione prospettica, avrebbe dovuto essere ben visibile.
Il bacio di Giuda
DATI: Affresco, 200×185 cm
Realizzato nel terzo quadro del registro inferiore della parete di destra, mostra uno dei momenti di massima maturità espressiva dell’arte di Giotto.
Al centro del dipinto Giuda bacia Cristo, avvolgendolo in un abbraccio che fa delle due figure un unico solidissimo blocco, che l’ampio mantello giallo dell’Apostolo traditore panneggia con compostezza solenne. Attorno ai protagonisti, si agita la folla tumultuosa delle guardie (sulla destra) e quella degli Apostoli (sulla sinistra).
Anche in assenza di qualsiasi riferimento paesaggistico o architettonico il senso della profondità spaziale è suggerito in modo straordinariamente realistico dal convulso agitarsi di lance e alabarde che si stagliano nitidamente contro l’azzurro intenso di un cielo già notturno.
I corpi dei personaggi minori sono realizzati in modo massicciamente compatto e anche la scelta dei colori delle vesti, alternativamente caldi e freddi, contribuisce a evidenziare la maestosa solidità fisica delle figure.
La posizione frontale, tipica di tutti i dipinti di tradizione gotica e bizantina, presuppone che le scene siano composte appositamente per essere guardate, come su di un palcoscenico teatrale. In Giotto, al contrario, i personaggi appaiono sempre intenti all’azione e incuranti degli eventuali spettatori, tanto che possono tranquillamente permettersi non solo di non guardarli direttamente, ma anche di voltare le spalle. I personaggi visti da dietro sono un espediente per coinvolgere lo spettatore nell’azione.
La Carità (Kàritas)
DATI: Affresco, 120×60 cm
Nello zoccolo monocromo con le allegorie delle sette Virtù e dei sette Vizi Capitali, il grande pittore fiorentino si cimenta nel simulare una ricca fascia decorativa in marmi policromi e di rendere, con il chiaroscuro, il senso del rilievo e del volume tipico di una scultura a tutto tondo.
Si tratta di una prova di abilità straordinaria, per realizzare la quale Giotto ha studiato i marmi antichi (a Roma) e quelli bizantini. Nella celebre allegoria della Carità (Karitas) l’artista rappresenta una statua in marmo bianco, riuscendo a dare l’illusione concreta della terza dimensione.
I modelli di riferimento sono probabilmente ripresi dalle sculture di Giovanni Pisano.
Il personaggio veste i panni di una fanciulla che regge con la mano destra un cestino, simbolo dei frutti che la terra dona in tutte le stagioni; con la sinistra, offre sorridente il proprio cuore a Gesù. La rappresentazione della statua è all’interno di una nicchia in prospettiva, anticipando il senso dello spazio rinascimentale.
Coretti
DATI: Affresco
Dove il gioco prospettico si fa più raffinato e ardito è nei due cosiddetti coretti posti ai lati dell’arco trionfale subito sopra lo zoccolo perimetrale dipinto a finto marmo.
Essi sono inquadrati attraverso due archi a sesto acuto e simulano la presenza di due ulteriori locali retrostanti coperti con volte a crociera e illuminati grazie a esili bifore.
Dal centro delle crociere dei coretti, infine, pendono due lampadari cilindrici in ferro battuto, che aiutano ad accrescere l’illusione della profondità spaziale.
La prospettiva giottesca libera i personaggi, le architetture e gli oggetti dall’immobile astrattezza della tradizione pittorica gotico-bizantina, cercando di proiettarli in una dimensione più vicina alla realtà quotidiana.
È per questo motivo che le narrazioni bibliche della cappella sono così cariche di spontaneità ed efficacia, come se quegli antichissimi avvenimenti si stessero svolgendo sotto i nostri occhi.
#giotto#cappella scrovegni#approfondimento#affresco#appunti#arte#storia dell'arte#art#academia#1300#padova#italia
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Estate a Napoli 2019
Estate a Napoli 2019
Napoli si riempie di teatro: iniziano in questo fine settimana gli spettacoli delle due tradizionali rassegne teatrali estive
Ridere 2019, nel cortile del Maschio Angioino, Classico contemporaneo, nel Chiostro di San Domenico Maggiore, mentre si è già avviata la rassegna dell’Estate al Cortile alla Real Casa Santa dell’Annunziata.
Teatro, musica e cinema all’aperto, tutte le sere, senza…
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Letizia Galli
Percorrerà l’Italia, dall’Istituto degli Innocenti a Firenze, al Museo Martinitt e Stelline di Milano, dalla Real Casa dell’Annunziata di e all’Istituto di Santa Maria della Pietà di Venezia, la mostra Storie di Bambini. Una mostra che è poi diventata anche un libro, un disco e infine uno spettacolo teatrale rappresentato per la prima volta presso la Ludoteca della Real Casa dell’Annunziata a…
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Emy cerca sua nonna biologica ❣️❣️❣️
Emy cerca sua nonna biologica ❣️❣️❣️
Emy scrive,
scrivo per conto di mio padre Nicola nato a Napoli il 08/12/1958, successivamente è stato portato alla Real Casa Santa dell’Annunziata e nel 1962 è stato adottato.
La madre biologica di mio padre si chiama Ascino Anna.
Vi chiedo di condividere il più possibile il mio appello affinché possa trovarla.
Grazie
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Fabrizio cerca le sue origini❣️❣️❣️
Fabrizio cerca le sue origini❣️❣️❣️
Fabrizio Coresi (cognome fittizio) scrive,
sono nato il 26/01/1958 a Napoli nel quartiere San Lorenzo, successivamente sono stato portato alla Real Casa Santa dell’Annunziata per poi essere stato adottato.
Vi chiedo di condividere il più possibile il mio appello affinché possa trovare la mia famiglia biologica.
Grazie
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Lucia cerca le origini di suo padre ❣️❣️❣️
Lucia cerca le origini di suo padre ❣️❣️❣️
Lucia scrive, scrivo per conto di mio padre Mario nato il 15/02/1951 a Napoli, successivamente è stato portato alla Real Casa Santa dell’Annunziata per poi essere stato adottato. Vi chiedo di condividere il più possibile il mio appello affinché possa ritrovare la famiglia biologica di mio padre. Grazie
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Anna Maria cerca fratelli o sorelle!!!
Anna Maria cerca fratelli o sorelle!!!
Anna Maria Spirito (cognome fittizio) scrive, sono nata il 11/10/1956 nell’ospedale Cardinale Ascalesi a Napoli, successivamente sono stata portata all’orfanotrofio Real Casa Santa dell’Annunziata. Vi chiedo di condividere il più possibile il mio appello affinché possa trovare i miei fratelli o sorelle. Grazie
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Tony cerca le sue origini ❣️❣️❣️
Tony cerca le sue origini ❣️❣️❣️
Tony scrive,
sono nato all’ospedale di Chiaia a Napoli il 03/11/1954, dopo la mia nascita sono stato accolto all’orfanotrofio della Real Casa Santa dell’Annunziata di Napoli, successivamente sono stato adottato. Vi chiedo di condividere il più possibile il mio appello affinché possa trovare la mia famiglia di origine.
Grazie
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Gaetana cerca le origini di un suo amico
Gaetana cerca le origini di un suo amico
Gaetana mi ha scritto,
scrivo per conto del mio amico Giovanni Lerati (cognome fittizio) nato il 09/03/1942 a Napoli nella clinica Lenzi in via Sant’Aniello Caponapoli 6, successivamente è stato portato, da due ostetriche di nome Tortora Erminia e Podestà Maria, alla Real Casa Santa dell’Annunziata.
Vi chiedo di condividere il più possibile il mio appello affinché possa trovare la famiglia…
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