#Principe Catasto
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Elogio di Maria Teresa
Nel 1980, in occasione del secondo centenario dalla morte della sovrana, la Biblioteca comunale di Milano faceva ripubblicare l’Elogio di Maria Teresa imperatrice, scritto nel 1783 dal matematico Paolo Frisi, all'interno dei Quaderni di Palazzo Sormani, il cui programma consiste nel dilatare uno storico momento culturale milanese a rivestire interessi più vasti, di carattere nazionale ed europeo.
Compendio istorico della vita dell'augustissima imperatrice Maria Teresa d'Austria e fasti del suo regno, corredato con gli opportuni documenti ... - Venezia : presso Francesco Sansoni, 1788
In questo senso, anche la ricorrenza del terzo centenario della nascita di Maria Teresa si presta a una serie di riflessioni, a partire proprio dalla realtà cittadina: alla base della ristrutturazione urbanistica settecentesca di Milano stanno infatti le riforme avviate nel 1718 con la campagna di catastazione del territorio lombardo, fallite nel 1733 per l’opposizione del patriziato e della Chiesa e successivamente riprese nel 1749, regnante la nuova sovrana, dalla Giunta del Censimento, i cui lavori terminarono solo nel 1760, quando il nuovo catasto entrò in vigore restando per sempre legato al nome dell’imperatrice.
Relazione della venuta e dimora in Milano delle Altezze Reali della Serenissima Maria Teresa ... e del Serenissimo Francesco 3. ... col Serenissimo suo fratello principe Carlo di Lorena, nel mese di maggio dell'anno 1739 e loro viaggio per gli stati di Mantova, Parma e Piacenza, dedicata all'eccell entissimo signor conte Otto Ferdinando ... da Carlo Celidonio ..
Il documento costituì in effetti una rilevante innovazione. Furono eseguite attente misurazioni anche nelle più piccole proprietà, che venivano rappresentate con un'estrema cura per i dettagli: per ognuna veniva indicato il proprietario, l'estensione, la destinazione d'uso e la stima. Il catasto si rivelò tra l’altro uno straordinario incentivo all'investimento, dal momento che la lunga durata delle stime sottraeva automaticamente all'imposta gli aumenti effettivi del reddito fondiario. Di fronte alla resistenza alle novità da parte delle magistrature locali, dal 1757, le decisioni sugli affari lombardi furono trasferite a Vienna, e applicate da un governatore plenipotenziario, il conte trentino Carlo Firmian, che si premurò dal canto suo di circondarsi di collaboratori le cui carriere fossero costruite più sui titoli personali che sull’appartenenza di ceto. L’iniziativa delle riforme assunta dall’imperatrice obbedì comunque sempre a criteri pragmatici, tali da rinnovare ma senza stravolgere l’antico edificio che oggi definiremmo federale, in evidente contrasto con l’azione del successore, Giuseppe II, ideologicamente insofferente di tutte le mediazioni accumulate negli anni e convinto assertore dello Stato “assoluto”. Calate dall’alto da parte di un potere accentratore, le disposizioni di Giuseppe II, in Lombardia e altrove, furono avvertite come un’imposizione esterna che produsse il risultato di suscitare l’orgoglio locale nei confronti dell’arbitrio onnipotente di una dominazione percepita sempre più come “straniera”. In tal senso, non fu un semplice dettaglio di araldica il fatto che Maria Teresa avesse continuato a portare il titolo del ducato di Milano, cancellato dal figlio in nome della Lombardia asburgica.
Editto di Maria Teresa d'Austria sulle associazioni ecclesiastiche e laiche nella Lombardia austriaca. - Milano : G.R. Malatesta, 1767
Anche dal punto di vista della politica estera, il regno di Maria Teresa, che contrastò con estrema fatica e notevoli perdite l’occupazione di suoi territori da parte della Francia e della Prussia, rappresentò una fase “intermedia” nella riorganizzazione dell’ordinamento del Sacro romano impero al fine di rientrare a pieno titolo in quella dialettica fra Stati sovrani inaugurata durante la Guerra dei Trent’anni (1618-1648) da Richelieu. L’idea dell’impero era in sostanza quella di un sistema giuridico nel quale anche una piccola città o principato potessero sussistere nella loro autonomia accanto a potenti vicini. Richelieu aveva invece fatto della monarchia francese uno Stato in senso proprio attraverso guerre europee, ma solo dopo averla prima unificata con una serie di conflitti condotti contro regioni e ceti della Francia stessa. Le massime e le categorie nate dal geniale fanatismo politico del cardinale furono elevate da allora ad assiomi della politica e “a loro volta si sono assoggettate la realtà –vale a dire gli schemi di percezione, comportamento e azione di coloro che fanno politica estera, o la analizzano e commentano in veste giornalistica o accademica- a tal punto che essa, alla fine, corrisponde realmente a quelle massime e categorie e ne fornisce una conferma. [E. Krippendorff, Critica della politica estera, Roma, Fazi, 2004, p. 15]”
Per le reali esequie celebrate alla sacra cesarea reale appostolica maestà di Maria Teresa Imperatrice Regina: nella Imperial Regia Collegiata di S. Maria della Scala in S. Fedele il giorno 16 dicembre 1780. Orazione funebre recitata dall'abate Anton Siro Vanini. - In Milano : nell'Imperial Monastero di S. Ambrogio Maggiore, [1780?]
Dopo i disastri novecenteschi assistiamo ancora oggi quotidianamente al dramma del Vicino Oriente, per constatare una volta di più che sulle carte della geopolitica mancano le culture, le religioni, le lingue, le diverse tradizioni e modi di vita. Il potere non si è mai interessato a questo genere di cose, o lo ha fatto in modo strumentale per uniformare forme antiche di socialità fra loro incompatibili o per separarne altre che avevano convissuto e interagito pacificamente per secoli.
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-¿Cómo estuvo tu día?.../How was your day?...-
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Isabella es de {Isabella is from}: @askkassandragf-v-2
Catasto: Es mío... {It's mine...}
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G: Esta pareja se nombra en Hello Bloodness... Sí, esa pareja existe en otra Au.../This couple is named in Hello Bloodness... Yes, that couple exists in another Au...
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{Abel} Catasto: Es mío... {It’s mine...}
Pink Brittany y Hello Diamond es de {Pink Brittany and Hello Diamond are from}: @askkassandragf-v-2
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Catasto: No debería haber venido a esta celebración.../I shouldn't have come to this celebration...
Groria: ¡Vamos hermano! Recuerda que mis Hermanos no pueden faltar a las celebraciones de SunMoon y tú eres mi Hermano como Daniela y Juan, además el "Príncipe de las Estrellas" no puede faltar.../Come on brother! Remember that my Brothers cannot miss the SunMoon celebrations and you are my Brother like Daniela and Juan, also the "Prince of the Stars" cannot be absent...
Catasto:...
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-Hermanos-Brothers-
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L’antichissima e nobile famiglia Imperiale, da Genova in Terra d’Otranto (quarta parte)
di Mirko Belfiore
Andrea, figlio di Michele III Senior, fu mandato a Roma per studiare e formarsi nell’atmosfera ecclesiastica, accanto alla figura dell’illustre prozio Giuseppe Renato. Il carattere del giovinetto non fu mai affine alle vicende romane, quest’ultime intrise di frivolezze e pomposità, caratteristiche che si scontravano pienamente con l’atteggiamento chiuso e sensibile del principino, dedito più che altro alla meditazione e al ripiegamento interiore. Dovette comunque accettare le nozze imposte dal padre con Anna Caracciolo figlia di Giuseppe dei principi della Torella, nipote del signore di Avellino, il 30 giugno del 1717. L’unione portò alla nascita dell’erede Michelino Juniore, nato il 7 luglio del 1719 a Francavilla, evento gioioso che non migliorò, in nessun modo, i rapporti fra padre e figlio, divisi profondamente da due temperamenti agli antipodi. Mentre in Michele era forte il richiamo ai valori feudali e alla tutela del prestigio del Casato, per Andrea tutti questi obblighi erano superflui e inutili.
Importante fu, la politica di promozione economica e di ristrutturazione urbanistica che questo Michele III attuò e sostenne nel feudo di Francavilla. Segni indelebili del suo interesse, sono rimaste le imponenti opere urbane realizzate a Francavilla; la citta si sviluppò intorno ai tre grandi assi viari che vennero tracciati simultaneamente: “la strata longa” o via Michele Imperiali, via Simeana, chiamata così in onore della principessa Irene, sua moglie, e via del Carmine, oggi denominata via Roma. Numerosi inoltre furono gli interventi al Castello, nel cui ampliamento profuse grandi somme di denaro. La dimora subì un imponente ristrutturazione, tanto importante da trasformarla in una residenza aristocratica che non aveva nulla da invidiare alle corti del Regno di Napoli. Una volta succeduto all’avo, anche il giovane Michele IV (1719-1782), si profuse in opere di munificenza e di sviluppo, della città e della sua cittadinanza.
ritratto di Michele IV Imperiale Juniore – (Anonimo, XVIII secolo, olio su tela, trafugato).
Dopo la battaglia di Bitonto del 1734 e la conseguente liberazione del Regno di Napoli dagli austriaci, nel Meridione si venne a insediare una nuova dinastia, con Carlo III di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V.
La situazione economica disastrosa e la persistenza del baronaggio aristocratico, ormai a discapito anche delle classi più dinamiche come la borghesia mercantile straniera adeguatesi alla mentalità tipicamente meridionale, non fermarono la politica illuminata del nuovo reggente. Questa nuova linea fu favorita dalla presenza di un uomo forte e intelligente, il ministro delle Finanze Bernardo Tanucci, il quale con un’azione decisa, compì una serie di riforme strutturali radicali: riduzione dell’immunità ecclesiastica, creazione di un catasto e di un censimento, tassazione uguale per tutte le proprietà, politica di promozione economica delle industrie e tentativo di eliminazione del muro di monopoli e appalti, vero e proprio potere occulto della baronia locale. Il Tanucci, prima di essere rimosso dal suo incarico nel 1777, a causa delle divergenze con Carolina d’Asburgo, moglie dell’erede Ferdinando IV di Borbone, succeduto al padre Carlo III a sua volta nuovo Re sul trono di Spagna, architettò una vera e propria “trappola” ai danni dei feudatari locali per poter eliminare, nel Regno, quel fenomeno parassitario che era il feudalesimo.
Stabilì che lo Stato potesse disporre dei propri beni per la pubblica utilità, dichiarò nulla qualsiasi bolla papale non approvata precedentemente dal re e con estrema furbizia riempì di onori e titoli questa aristocrazia passiva con l’intento di allontanarla dai loro possedimenti e con la speranza che questi ne perdessero l’interesse.
In questo tranello cadde Michele IV Juniore, il quale attirato dalle cariche conferitegli: Maggiordomo Maggiore di Sua Maestà Siciliana, Gentiluomo di Camera e Gran Camerario, insieme alla vita mondana della capitale, dimorò spesso e volentieri fuori dai suoi feudi prendendo residenza a Napoli.
Nel 1740, convolò a nozze con Eleonora Borghese figlia di Camillo, principe di Sulmona. Secondo le fonti, la Principessa ebbe subito modo per farsi amare dai suoi sudditi e l’occasione arrivò, funesta, durante il terremoto del 20 febbraio 1743, evento sismico che sconvolse buona parte della Puglia meridionale. La principessa Borghese dimostrò grande solidarietà umana, non disdegnando di partecipare in prima persona all’opera di soccorso, portando il conforto della sua presenza e sostituendo in modo egregio il marito che si trovava a Napoli.
Ritratto di Michele III Imperiali Seniore (Anonimo, XVIII secolo, olio su tela, Francavilla Fontana, Castello-residenza).
Grazie alla munificenza del Principe, inoltre, fu possibile ricostruire gli edifici compromessi dal sisma: fra tutti ricordiamo la Chiesa Matrice, il convento di Santa Chiara e quello dei Frati Cappuccini. Michele IV contribuì, inoltre, al compimento dei lavori del Castello, completati nel 1739.
Con il passare del tempo però le soste degli Imperiale a Francavilla divennero sempre più rare. Nel 1755 Michele IV prese in affitto una sontuosa dimora per milleseicento ducati l’anno, che fece decorare a proprie spese, per poter ospitare degnamente la nobiltà della capitale e lo stesso re Carlo III. Il Principe morì a Napoli il 10 febbraio 1782 . Non avendo avuto figli, dichiarò suo erede universale il marchese di Latiano Vincenzo Imperiale figlio di Giovanni Luca, suo cugino; ma questi non essendo l’erede naturale, fu contrastato dal Regio Fisco, il quale forte di un diritto di prelazione sui feudi, iniziò il processo di devoluzione annotando e sequestrando tutti i beni e i possedimenti.
Latiano, chiesa del SS. Crocifisso, muro perimetrale, particolare dello stemma lapideo (ph Domenico Ble)
Il Marchese però, fece opposizione. Si aprì un processo che durò a lungo e nel 1785 si stabilì che tutti i beni immobili degli Imperiale, sarebbero passati al Fisco. La disputa quindi si risolse con un accordo e l’erede venne liquidato con la somma di trecentosettantacinque mila ducati, tutti i beni mobili presenti nelle residenze, come gioielli, argenti, librerie, attrezzatura del teatro e i titoli di Marchese di Oria e di Principe di Francavilla. Lo Stato procedette alla vendita dei singoli beni del feudo ai migliori offerenti, decretandone così lo smembramento.
Per la prima parte:
L’antichissima e nobile famiglia Imperiale, da Genova in Terra d’Otranto (prima parte)
Per la seconda parte:
L’antichissima e nobile famiglia Imperiale, da Genova in Terra d’Otranto (seconda parte)
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